15 motivi perché non piaci ai colleghi: 9 è colpa tua, 6 no – parte 2
LEGGI ANCHE LA > parte 1.
Hai provato a capirli,
hai tentato di parlarci, discuterci.
Ti sei fatto un esame-di-coscienza (magari hai detto/fatto qualcosa di male?).
Boh!
Hai provato ad essere ancora più gentile (magari cambiano idea)
Ignorarli (forse capiranno), hai arrischiato anche un profilo-più basso … ma niente!
Proprio non vai a genio!
Se riflettendo o parlando con qualcuno, scopri che non stai facendo niente di male,
è il momento di imparare a gestire le tue emozioni,
per non influenzare il tuo stato d’animo e la tua comunicazione.
Ecco 6 motivi perché non piaci ai tuoi colleghi di lavoro: ma – stavolta – la colpa non è tua!
1. Fai da “specchio” agli altri
Non è colpa tua se non piaci a qualche collega,
li ricordi (inconsciamente) i suoi stessi tratti,
quelli che non li piacciono.
Ci sono aspetti della personalità e del carattere che vediamo negli altri che ci infastidiscono e non accettiamo (spesso inconsapevolmente).
Cerchiamo di nasconderlo anche a noi stessi.
Proiettando continuamente sugli altri, notiamo (e mal sopportiamo) nell’altro proprio gli atteggiamenti, il comportamento e le posture che non ci piacciono.
Cosa puoi fa
Veramente poco o niente.
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2. I tuoi successi suscitano invidia
Se ottieni un successo nel tuo lavoro, (anche piccolo, poco importa) susciti immediatamente approvazione e riconoscimento ma anche invidia e gelosia da parte di qualche collega (che inizia improvvisamente a mostrare moderazione nelle relazioni).
Il malcontento si intuisce nei sorrisi poco sinceri.
Quando possiedi carisma, creatività, talento (ma anche una “bella famiglia” o tanti follower di Instagram!), che attirano l’attenzione,
anche il semplice fatto di “essere te stesso” è sufficiente per far risentire alcune persone.
L’invidia è un’emozione comune. Universale.
È una sensazione frustrante che proviamo quando qualcuno (a noi vicino) viene congratulato,
ottiene un riconoscimento o una promozione.
Le manifestazioni più comuni di gelosia sono la paura, l’insicurezza riguardo al proprio valore,
l’invidia.
Molte relazioni “ospitano” questi sentimenti negativi sotto la superficie,
come uno scorpione che si nasconde sotto la sabbia,
aspettano con impazienza l’errore del bersaglio, per cogliere ogni opportunità per criticare e condannare.
La persona potrebbe non mostrare in modo evidente la gelosia,
ma non perderà l’occasione di svalutarti e sabotarti.
3. Aspetto fisico
Potresti non piacere ai colleghi perché sei di bell’aspetto qualche collega potrebbe essere invidioso.
La persona ti vede come una minaccia.
La bellezza sul luogo di lavoro porta dei vantaggi,
ma è anche un’arma a doppio taglio,
costringe a convivere (e lottare) contro pregiudizi e luoghi comuni.
C’è addirittura chi consiglia alle giovani donne piacenti in cerca di lavoro di non allegare la loro foto sul CV.
Le selezionatrici (solitamente donne), considerandole una minaccia, potrebbero scartarle proprio in virtù della loro prestanza fisica.
Le persone di aspetto gradevole – a volte – godono di scarsa considerazione sia tra i colleghi (invidiosi) sia tra i capi, (più attenti a valutarne le doti fisiche che quelle professionali).
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4. Non piacere ai colleghi: hai il coraggio di dire la verità
Potresti non piacere ai colleghi perché non hai paura di dire la verità.
Sei trasparente, sincero, leale.
Ti comporti con gli altri come vorresti che gli altri si comportassero con te.
La sincerità paga sul lavoro? Spesso non è la scelta migliore.
Dire quello che si pensa può far nascere qualche malevolenza.
Nascondersi dietro a bugie è più facile … e forse “paga” anche di più!
Perché la verità, in alcuni casi, fa male.
Non tutti sono pronti a ricevere “verità” estremamente negative o drammatiche.
L’ideale sarebbe pensare prima a cosa vogliamo dire,
valutare se la persona sia pronta a recepirlo a livello emotivo.
Inoltre, tieni conto che alcune persone non amano chi sa “pensare in modo indipendente”.
Non è facilmente manipolabile.
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5. Sei vittima di pregiudizi
- “Le donne sono nevrotiche e poco affidabili”
- “I giovani sono fancaxxisti”
- “I senior sono lenti e per niente tecnologici”
Non è colpa tua se qualche tuo collega ha dei preconcetti su di te.
Sei vittima di una mente chiusa e pregiudizievole.
Il pregiudizio si può basare su una serie di elementi.
L’elenco è lungo: dal modo in cui ti vesti, parli, al luogo da cui provenite, il genere, l’etnia, l’età, la classe sociale o la taglia corporea.
Preconcetti su sesso, età, cultura, nazionalità, orientamento sessuale, per l’aspetto fisico e per milioni di altre cose…
I pregiudizi sono limitanti.
Impediscono di aprire in modo completo la mente, di godere davvero di libertà di pensiero.
Liberarsi dai pregiudizi non è così semplice perché è un modo facile di “ragionare”.
Li abbiamo interiorizzati, ci siamo “dentro”,
ci alleggeriscono la mente.
6. Sei bersaglio della frustrazione di hater seriali
Non è colpa tua se alcune persone hanno solo bisogno di attenzione,
e il solo modo in cui riescono a farsi ascoltare e notare è creare dissapori.
Pettegolezzi.
Sono persone che provano ad affievolire la frustrazione e l’insoddisfazione della loro vita nel diffondere in ufficio dicerie e malignità. Fare commenti inopportuni sulla vita lavorativa o privata degli altri.
Anche in questo caso non puoi fare molto poco.
A parte non condividere con i colleghi più di quanto sia necessario per le attività lavorative quotidiane.
Non piacere ai colleghi? In conclusione …
Se un collega ti mancasse di rispetto, potresti avere la tentazione di ripagarlo con la stessa moneta.
Prima di reagire a una provocazione, è importante imparare a mantenere la calma e a non lasciarti condizionare dal comportamento dei tuoi colleghi.
La situazione può essere gestita in modo più razionale,
evitando di mostrare uno stato d’animo alterato di fronte al resto del team.
Dimostrando puntualità, integrità, dedizione al lavoro e rispetto per gli altri.
Quest’atteggiamento maturo non potrà che essere positivo per la tua carriera.
Verrà sicuramente riconosciuto dai tuoi colleghi e dai tuoi capi.