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Leadership femminile: 9 spunti per guadagnare rispetto sul lavoro

leadership femminile

Foto di RAEng_Publications da Pixabay

Se vuoi che i tuoi collaboratori o colleghi ti trattino come una professionista,
devi comportanti come tale.

Trova l’equilibrio tra business e femminilità.
Soprattutto lascia che, non solo i tuoi vestiti e il tuo trucco, la tua personalità ed etica del lavoro parlino per te.

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Ecco 9 suggerimenti per le donne (e non solo) su come guadagnare il rispetto sul posto di lavoro:

1. Non “scusarti” così tanto

Come ho scritto nel capitolo 2 del mio libro “Autorevolezza” molte persone utilizzano come riempitivo inconsciamente parole tipo “Mi dispiace” oppure “Scusa”.

  • “Mi dispiace, vorrei semplicemente aggiungere qualcosa?”
  • “Mi scusi, vorrei parlare del punto iniziale”
  • “Scusa ma … non avevo ancora finito”.

Sei veramente dispiaciuta?
Hai fatto qualcosa di sbagliato?
Nella maggior parte dei casi, no, non l’hai fatto.

C’è bisogno di chiedere così tanto scusa per condividere i tuoi pensieri?

Le persone forti e fiduciose,
sono disposte ad ammettere l’errore ma dire sempre “scusa” è fuori luogo.

Non è necessario continuare a scusarsi.
Costantemente. Tutto il giorno.
Per tante piccole cose che non hai fatto.

2. Non cadere nella trappola del perfezionismo

L’errore più grande che commettono molte donne è cercare di … essere perfetta come collega e team leader (ma anche come … moglie, madre, amante).

Si abbandona al confronto e alla “disperazione” quando si compara con altre donne.
L’asticella è sempre più alta.
Si sentono sfiduciate e fallite per non aver raggiunto l’obiettivo.
Irrealistico e inarrivabile.
 


 

Non restare bloccata nel tentativo di voler fare tutto.
Perfettamente.

Non fare tutto da sola.
Non cadere nella trappola di pensare che gli altri (colleghi, collaboratori, partner, figli, ecc..) non fanno mai le cose come le faresti tu.

Decidi cosa è “necessario”. Accontentati di “buono” e “abbastanza”.
Non annegare nella perfezione.

Leggi il post.

3. Leadership femminile? Evita i pettegolezzi

Per quanto possa essere divertente, a volte anche “distensivo”,
sparlare dei tuoi colleghi di lavoro ti darà un’immagine di persona poco affidabile.

Invece di spettegolare,
tieni gli occhi e le orecchie aperti su ciò che sta accadendo intorno a te.

Quando gli altri cercano di coinvolgerti, cambia argomento così i tuoi colleghi e collaboratori si renderanno conto che non sei interessata.

4. Sii professionale … sempre

Semplice. Lineare. Ovvio.

Il modo migliore per ottenere leadership femminile e rispetto sul posto di lavoro è fare il tuo lavoro.
E farlo bene!

Quando vuoi ottenere guadagnare rispetto e influenza,
devi dimostrare di essere degna e capace di tali responsabilità.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership al femminile
 

Una professionista di successo rispetta sé stessa e rispetta il tempo degli altri.

Quando scrivi una mail,
ricorda che potrebbe essere inoltrato a qualsiasi persona nel tuo ufficio.
Evita mail frivole.

Ogni e-mail, dovrebbe includere un saluto e una firma appropriata.
Quanto più formale sei,
tanto più seriamente (e chiunque stia potenzialmente leggendo le tue e-mail) ti stimerà.

Non essere una dilettante.
Se vuoi diventare leader, sii professionale. Sempre.

5. Osa un po’ di più

Durante le sessioni coaching,
molte delle mie clienti-donne (anche se molto competenti) “spiccano” per la loro mancanza di fiducia.

Dichiarano che si “trattengono” (invase dal dubbio e dalla poca fiducia).
Perdono le opportunità che invece i loro colleghi-maschi, anche se non hanno idea di cosa stanno facendo, riescono a cogliere.

La paura di fallire ti impedirà di avanzare.
Se ti angosci di ciò che può andare storto, non progredisci.

Vale la pena investire tempo ed energia.
Sii entusiasta di una nuova sfida. Sii coraggiosa.
Almeno un po’.

Prenditi qualche rischio.
Decidi di essere più visibile al lavoro.
Preparati domande durante le riunioni. Sii più audace nella tua rete pianificata e parla con le persone che sanno come andare avanti.

Usa i tuoi punti di forza.
In ogni situazione.
Sempre.

6. Trasmetti fiducia attraverso il tuo linguaggio del corpo

Se vuoi guadagnare leadership femminile, essere percepita come credibile e sicura di sé,
devi essere consapevole dei segnali (soprattutto quelli non verbali) che stai inviando.

Spesso le donne al lavoro sono inconsapevoli dei loro messaggi non-verbali che riducono la loro autorità.
Esprimono vulnerabilità, soggezione o asservimento.

Il tuo atteggiamento, i tuoi occhi, la tua voce devono trasmettere forza e sicurezza.
Parla con fermezza, chiarezza e sicurezza nelle tue opinioni.
 


 
Leggi il post.

7. Non avere paura di prenditi il merito

Troppe donne odiano dover parlare di sé stesse, perché si vedono “vantarsi”.
Arroganti.

Ma finiscono con auto sabotarsi.
Ricorda che … parlare dei tuoi successi e realizzazioni, non è boria.
Arroganza o presunzione.

Quando si parla di un risultato, è un dato di fatto!

Non aver paura di affermare che … sei la persona di riferimento perché sei ben informata, disponibile e amichevole.
Hai risolto un problema, hai imparato una nuova abilità o hai collaborato con il team.

Concentrati sull’obiettivo del progetto e prenditi il merito di quello che fai bene
ecco la leadership femminile!

8. Non farti schiacciare dalle emozioni

Al lavoro,
devi lasciare i tuoi problemi personali fuori dalla porta.

Se coinvolgi gli altri sfogandoti della tua vita amorosa, se trascini le persone nelle tue diatribe familiari, perderai il rispetto di colleghi e collaboratori.

Diventare emotiva ti farà sembrare instabile e inaffidabile.
Non essere lamentevole e piagnucolosa.
Soprattutto sul tuo luogo di lavoro.

9. Impara a dire di no

Molte donne hanno l’idea sbagliata che per ottenere rispetto sul posto di lavoro devono essere educate e fare tutto ciò che le viene chiesto.
Per paura di dire NO, dicono SI.

SI a quel nuovo impegno, SI a più lavoro, SI a quel progetto che le farà tornare a casa alle 9.00 di sera.
Dire sempre SI dimostrerà la tua gratitudine e il tuo valore per la tua azienda, ma non ti farà sentire apprezzata o rispettata.

  • Hai difficoltà dire no?
  • Cerchi sempre di essere gentile con gli altri?
  • I colleghi se ne approfittano?
  • I collaboratori l’hanno capito e sanno come prenderti?

Spesso ci sentiamo in dovere di acconsentire a tutte le richieste, per paura di sembrare poco collaborativi.

Dicendo no,
stai rispettando e valorizzando il tuo tempo e il tuo spazio.
Dire no è una tua prerogativa.

Se vuoi approfondire scopri il mio servizio di coaching per la team leadership

Colloqui individuali: 6 errori assolutamente da evitare

colloqui individuali

Foto di cottonbro da Pexels

Colloqui individuali, incontri singoli, uno a uno, faccia a faccia, 1 a 1 …
chiamali come vuoi, sono uno degli strumenti più potenti che hai come team leader.

Molti manager pianificano incontri uno a uno con i loro collaboratori,
sono ben intenzionati e predisposti, ma troppo spesso li sprecano.

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Un momento potenziante viene dissolto in semplici aggiornamenti e passaggio di informazioni,
ripetizioni verbali di mail e report,
per non parlare di frequenti cancellazioni e costanti rimandi,
ecco come sprecare colloqui individuali!

Perché i colloqui individuali diventano improduttivi?

La mancanza di un modello o di una struttura di come-fare,
impedisce a molti manager di ottenere il massimo dai propri incontri individuali.
La mancanza cronica di tempo fa il resto.

Se non riesci a ottenere valore dai tuoi incontri uno contro uno, la differenza di solito è nei suoi fondamenti. Senza fare i passi giusti è molto facile che i tuoi incontri individuali non raggiungano il loro pieno potenziale.

I migliori leader del mondo investono tempo ed energie,
dichiarano che non c’è investimento migliore che tu possa fare,
incontrare una volta alla settimana o almeno una volta ogni 2 settimane i tuoi collaboratori.

Ecco i 6 errori top che ti aiuteranno (se li eviti) ad avere incontri individuali più produttivi,
a sviluppare ottime relazioni e costruire una cultura di fiducia con i tuoi collaboratori:

1. Non fare incontri uno a uno

L’errore peggiore che puoi commettere è non programmare colloqui individuali con i tuoi collaboratori.

Non ti senti in comfort nell’uno-a-uno, non sai cosa dire e come dirlo, e allora … li eviti!
Aspetti le revisioni delle prestazioni semestrali (o annuali!) per scambiarti feedback e avere “conversazioni” con i tuoi collaboratori.

Fortunatamente, le aziende lungimiranti stanno incoraggiando una comunicazione sempre più frequente (e diretta) tra manager e report, stabilendo incontri one-to-one come norma aziendale.
 


 
I vantaggi degli incontri individuali (se fatti bene) sono enormi.
Ti consentono di promuovere ottimi rapporti di lavoro,
migliorare la produttività del team e rimanere aggiornato sui problemi.
Evitare sorprese.

2. Credere che i colloqui individuali siano efficaci … per te

Un altro errore che puoi commettere come manager è credere che tutti i tuoi collaboratori traggano beneficio dalle riunioni individuali.

Ok, sei sicuro che per te funzioni … ma sei sicuro che per il tuo team sia lo stesso?

  • Hai mai pensato di chiederli cosa ne pensano?
  • Hai mai chiesto ai tuoi dipendenti un feedback sui tuoi one-to-one?
  • Ritengono che questi incontri siano produttivi?
  • C’è una modalità diversa che vorrebbero provare?

Chiedere feedback sulle riunioni è una parte importante per migliorare la cultura aziendale e lo spirito di squadra!

Dopo un incontro faccia a faccia, poni ai tuoi collaboratori una domanda tipo: “Quando hai visto in calendario la pianificazione del nostro incontro, qual è stata la tua reazione? Cosa hai pensato?”:

  • “Oh no! Ancora”
  • “Cosa ho fatto stavolta …”
  • “Mi sento a disagio …”
  • “Bene! Ho davvero bisogno di parlare di …”

Puoi utilizzare questo feedback in modo costruttivo per migliorare la qualità delle tue riunioni e delle tue relazioni con i tuoi collaboratori.

3. Discutere di cose secondarie

Sguardi vuoti e silenzi imbarazzanti.
“Non ho molto di cui parlare” non è il massimo per iniziare un colloquio individuale.
Evita di rendere l’incontro solo un aggiornamento.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

Questo è il motivo per cui non dovresti trascorrere l’intero incontro scambiando aggiornamenti sul progetto o condividendo informazioni facilmente reperibili come statistiche, dati e report.
Potresti semplicemente inviarli via e-mail.

È raro che scaturisca una conversazione straordinaria quando nessuno (tu in primis) non sa cosa dire.
Dovresti organizzarti (e prepararti) prima dei tuoi incontri individuali.

Prepara un elenco di domande per ogni persona con cui ti incontrerai.
Le domande sono il miglior strumento per capire “cosa sta succedendo”.

Non programmare incontri uno a uno…solo perché devi farlo,
oppure ti senti trend nel farlo.

4. Non essere “presente”

Ovvero, lasciarsi distrarre dalle … distrazioni.

Ascolta la persona per mostrare che davvero vuoi sentire quello che ha da dire.
Spegni il telefono.
Non scarabocchiare.
Non guardare fuori dalla finestra, il cellulare, le notifiche.

Ti sei mai chiesto se …
dovessero farlo i tuoi collaboratori o dipendenti mentre si rapportano con te?
Ne dubito!

Non puoi essere “presente” quando sei interrotto da notifiche acustici, ronzii del cellulare.
Assicurati di non distrarti.
Concentrati sull’ascolto.

Concentrati sullo stabilire un contatto visivo con il tuo collaboratore.
 


 
Assicurati che la persona seduta dall’altra parte del tavolo si senta ascoltata.
Prendi nota di ciò che viene detto e (soprattutto) di cosa non viene detto.

5. Acquisire spiate o soffiate “sottobanco”

L’obiettivo degli incontri individuali è ascoltare, chiarire.

Aggiungere spunti da discutere riguardo …
priorità, dinamiche di squadra, impegno, sfide e ostacoli, aspirazioni e obiettivi di carriera, feedback e richieste di cambiamento.

È un “momento magico”.
È il tuo modo di far sapere ai tuoi collaboratori che tieni a ciò che hanno da dire.

Non rovinare questo momento potenziante con richieste/scambio di spiate, confidenze e soffiate per mantenere il controllo sulla “truppa”.

È puerile.
Lontano dall’immagine di leader autorevole che vuoi trasmettere.

Crea uno spazio riservato dove esplorare una nuova idea,
esprimere preoccupazioni e scetticismi, fare programmi e fantasie di business,
in un ambiente riservato, con la tranquillità di poter riflettere ad alta voce ed esprimere la propria creatività.

6. Ascoltare solo “cosa viene detto” è un grande errore dei colloqui individuali

“Ascolta” il livello di energia della persona che hai davanti.

Le parole sono concilianti ma il suo viso dice altro?
Senti entusiasmo? Ci sono molte esitazioni?
Parla velocemente?
Potrebbe essere ansiosa o arrabbiata?

Essere un grande comunicatore, ascoltare ciò che non viene detto, vuol dire essere consapevole che la “fetta più grande” del messaggio passa attraverso il linguaggio corporeo.

Ciò che non diciamo è più importante di quello che diciamo.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi” la mimica facciale, gesti, posture e il tono della voce,
possono cambiare di molto la tua percezione e la tua comunicazione.

In conclusione, fai del colloquio individuale un momento potenziante per il tuo collaboratore ma ricorda che la “crescita” può essere reciproca.
Come ci ricorda Carl Gustav Jung:

L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche;
se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.

11 credenze sul percorso di personal coaching da sfatare. Subito.

Ci sono molte idee preconcette sul coaching.
Alcuni di queste sono infondate. Veri e propri miti.

Sono tante le convinzioni la cui credibilità si basa non su chi, ma su quanti ne parlano.
Queste opinioni si sono diffuse fino a radicarsi.

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Ecco le principali credenze sul percorso di personal coaching che andrebbero sfatate. Subito.

1. “Non ho problemi. Sto lavorando bene. davvero. Non ho bisogno di un coach.”

Benissimo. Sono contento per te!

Anche se stai lavorando bene, il coaching non si concentra sui problemi e le difficoltà ma piuttosto sullo sviluppo delle potenzialità.

Il coaching è una formazione individuale all’avanguardia ideale se desideri qualcosa di più (più responsabilità, un livello più alto di efficacia come team leader o responsabile, un migliore equilibrio lavoro-privato ecc.).

Lavorare con un coach professionista (riservato e non giudicante) al di fuori della tua organizzazione può aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi in meno tempo e meno dispendio di risorse.

2. “Ho delle domande e il coach mi dà le risposte.”

Esattamente il contrario.

Come coach ti pongo domande per aiutarti a scoprire e trovare le risposte “dentro di te”.
Una domanda ben ponderata può essere un valore immenso.

Il coaching non è consulenza.
Sei tu che devi rispondere alle domande.

Piuttosto che dirti cosa fare utilizzo vari approcci per tirare fuori le soluzioni dal “tuo interno”.

3. “Ho delle domande e il coach mi dà dei consigli”

Il coaching non comporta il dare consigli.
 


 
Piuttosto, si basa sul presupposto che le persone siano naturalmente creative,
e siano in grado di ottenere risultati migliori.

4. “Voglio risposte, voglio sapere cosa-fare e non sentirmi rivolgere domande.”

Le risposte sono dappertutto.
Non avrai problemi a recuperarle. Ti basta digitare.

E infatti ne trovi tante. Tantissime.
Purtroppo … le conosci già.

Le risposte che trovi sono generiche e tutt’altro che significative.
Il problema che (spesso) sono risposte standard e poco personalizzate.
Generiche e poco incisive.

Ecco perché è necessario un approccio individuale personalizzato sulle basi delle tue necessità.
Il percorso di personal coaching. Appunto.

5. “Posso semplicemente parlare con il mio migliore amico.”

A volte, un caro amico è la persona migliore per aiutarti a scavallare una situazione delicata.

Ma sarà difficile per lui/lei essere imparziale.
Non ti farà le domande difficili che “devono essere fatte”.

Il coach riuscirà a far emergere l’efficace prospettiva di un professionista,
non coinvolto e non giudicante,
e per questo più efficiente.

6. “Il coaching per essere efficace necessita di molto tempo”

La realtà è esattamente l’opposto.
 

 
Se parliamo di obiettivi specifici il coaching è molto efficace in “dosi” brevi e mirate.

Ovviamente è irragionevole proporre miglioramenti importanti in un paio sessioni di coaching!

Per un obiettivo ampio e complesso (come potenziare la leadership e la comunicazione) è necessario discutere insieme la durata e la pianificazione.

7. “Il personal coaching è costoso. È solo per grandi manager, atleti e professionisti famosi.”

Potrebbe essere vero per alcuni coach altamente specializzati o molto famosi,
ma certamente non per tutti.

Nella mia esperienza, il costo non rientra nelle “resistenze”, perché le persone lo vedono come un investimento su loro stesse.

Il focus è sulla crescita e lo sviluppo degli obiettivi personali.

8. Personal coaching è una specie di terapia

Questo è causa dei molti malintesi e danni d’immagine che ha subito il coaching nel corso degli anni.

È importante essere chiari …
l’analisi dei traumi passati esula dall’attività di coaching, che si basa prevalentemente sul presente e ciò che sarà il futuro.

Personalmente non propongo terapie, non curo disturbi o problemi psicologici.

Nel mio lavoro, se e quando è il caso, mi avvalgo della collaborazione e del supporto di colleghi professionisti (psicologo, psicoterapeuta, ecc..)

9. Il coaching non produce risultati

Il coaching è ottenere risultati!

Il percorso di personal coaching comporta la definizione e la pianificazione (di tutti i passi intermedi utili al raggiungimento) degli obiettivi.

Non si può parlare di coaching senza parlare di risultati.

Personal coaching: ecco 12 cose che non ti direi mai

personal coaching

1. “Fai questo e non fare quello”

Se c’è una cosa che (come coach) evito accuratamente nelle sessioni di coaching è …
dirti cosa-fare, cosa-scegliere, dove-andare.

La responsabilità è tua.
Non è mia la responsabilità di risolvere i tuoi problemi oppure raggiungere i tuoi obiettivi per te.

Il mio obiettivo è sostenerti, sfidarti, ascoltarti, stimolarti, incoraggiarti,
condividere feedback e offrirti qualsiasi altra cosa nel mio kit-di-strumenti per aiutarti a raggiungere gli obiettivi che sono importanti per te.

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Serve il tuo impegno. Mettersi in gioco.
Almeno un po’!

2. “Fidati di me, sarai leader in un paio di sessioni

Potenziare l’approccio, aumentare la leadership, rafforzare la tua sicurezza, riflettere personalità e stile … non è cosa da poco!

Non scherziamo.
È irragionevole proporti miglioramenti così importanti in un paio sessioni di coaching!

Per un obiettivo così ampio e complesso è necessario discuterne insieme la durata e la pianificazione.

Mediamente, dopo il primo step di base costituito da 5-6 sessioni di personal coaching, decidi se proseguire, incontrarci mensilmente (per essere sicuro di mantenere la direzione) oppure continuare il tuo potenziamento con percorsi di coaching sempre più avanzati.

Oltremodo, non mi piace proclamare la mia correttezza.

L’onestà e la correttezza non si dichiarano a parole,
ma solo attraverso fatti concreti

Ho fiducia che la mia professionalità parli attraverso i miei gesti, le mie parole, i fatti o la mia consulenza. Se proprio devo dimostrarla, porto esempi concreti di situazioni realmente accadute che mostrino in che modo mi sono comportato o come ho reagito.

Essendo sicuro della mia proposta formativa, l’ultima cosa che penso è proclamare,
annunciare e “mettere sul piatto” la mia correttezza e la mia professionalità.

3. “Fai come se fossi un amico

Chi ha un amico ha trovato un tesoro.
Inestimabile, aggiungo io.

Coaching non è amicizia.

Un caro amico/a (pur con la buona volontà e la buona fede) non ti farà le domande difficili che devono essere fatte,
non sarà imparziale e non riuscirà a portare l’efficace prospettiva di un professionista.

Non coinvolto e non giudicante.
E per questo più efficiente.

3. “Sarà una passeggiata

Mi spiace … nessuna pillolina magica.

Non esiste.
Almeno secondo me.

Altro che passeggiata! Quelle si fanno nei boschi.
 


 
Se trovi difficile e faticoso tutto questo, hai perfettamente ragione!
Ecco perché, nonostante la grande offerta di corsi, seminari, libri e blog imbattersi in persone che “trasudano” vera leadership è una rarità.

4. Frasi motivazionali

Nessuno slogan motivazionale,
frasi a effetto o teorie sulla motivazione, lanciate qua e là per creare effetto.

Nelle sessioni di coaching non sentirai frasi da pseudo-guru per “pompare” la tua motivazione.

Nessuna sessione di coaching improntata solo su slogan motivazionale,
facili frasi a effetto o teorie sulla motivazione.

Come perchè?
Se anche tu hai avuto, come tutti,
problemi di motivazione, sai perfettamente che se qualcuno ti dà una pacca sulla spalla e ti dice: “Dai, forza motivati!non ti sarà di grande aiuto.

4. “Vuoi sapere chi sono i miei clienti?”

La riservatezza è un elemento estremamente importante nella relazione di coaching, perché costituisce la base per l’indispensabile rapporto di fiducia e di trasparenza.

Il contenuto delle conversazioni di coaching, come pure i tuoi dati e quelli dell’azienda per la quale lavori, sono quindi strettamente confidenziali e riservati.

Non dirò nomi di persone, aziende, nel mio sito non c’è la sezione “I miei clienti” (anche se mi farebbe davvero comodo).

Così sei sicuro che non dirò neanche il tuo.

5. “Che ne dici di una sessione di prova?”

Il coaching non si prova.
O lo fai o non lo fai.

Provare vuol dire tentare, sperimentare, testare.
Essendo una prova c’è meno coinvolgimento, in compenso molta più razionalità ed eccessiva attenzione sul risultato (“funziona o non funziona sto’ coccing?”).

No, così non funziona.

 
More: scopri il coaching per la tua carriera di successo
 

Preferisco iniziare il personal coaching e se poi ti accorgi che non è quello che ti aspettavi o non è l’approccio giusto per te, ti rimborso tutto il pacchetto, compresa la sessione che hai fatto.
Se continuiamo (senza efficacia) ci perdiamo entrambi.

6. “Io non lavoro come il coach Taldeitali”

Piuttosto che fare una scala di meriti di altri formatori e coach, desidero valorizzare i miei servizi e far percepire il reale valore aggiunto che posso offrire.

Ho fiducia che si parli di me attraverso i miei servizi, il mio blog o la mia consulenza.

Anche se ricevo mail che mi chiedono un consiglio sulla scuola, il corso migliore o un parere personale su un determinata persona l’ultima cosa che mi interessa è gossippare sulla preparazione e competenza degli altri formatori e coach.

7. Insistere, pressare o convincere all’acquisto di un percorso di personal coaching

Se c’è una cosa che non faccio durante il primo contatto (ma in definitiva sempre) con un potenziale cliente che desidera iniziare è … vendere il coaching.

Chi è determinato, chi desidera dare una svolta, chi è stufo dei soliti risultati, chi vuole lavorare su se stesso non ha bisogno di “spinte” all’acquisto.

Vuole iniziare il coaching e basta!
Non chiede troppo, non si dilunga su particolari e dettagli, scalpita, ha solo voglia di iniziare.

Per tutti gli altri (chi vuol prendere ancora altre informazioni, chi non è ancora pronto, chi sta semplicemente perdendo tempo, ecc.) cerco di dare il maggior numero di info e spiegazioni ma senza mai forzare o cercare di convincere all’eventuale acquisto.

Anzi.
Indecisione ed esitazione sono i segnali che la persona non è ancora pronta.
Preferisco io stesso consigliare di aspettare.

La relazione di coaching non può essere imposta, né venduta, tanto meno mercanteggiata … deve essere “consapevolmente volontaria”!

8. “Ci vediamo sui social”

Non posso. Non riesco.
Anche volendo.
 


 
Come te, ho il tempo contro.
Esattamente come te, ho i miei impegni e le mie incombenze.

Ecco perchè la mia attività social è pari-allo-zero.
Non riuscirei a rispondere (personalmente) a eventuali commenti, twittare qualche spunto interessante o postare un articolo su fb.

Potrei risolvere il tutto delegando tutto questo (come mi hanno proposto) a qualche agenzia di web marketing ma … non mi interessa.
Non vorrei aggiungere altro blah-blah inutile e standardizzato a quello già esistente in Rete.

9. “Ecco le risposte che cercavi

Personal coaching non è consulenza.

A differenza di un consulente, che è assunto per fornire le risposte,
non è nel ruolo del coach conoscere tutte le risposte e risolvere i problemi del cliente.

Il mio obiettivo di coach non è darti le risposte ma aiutarti a “scoprire le tue risposte”.
Sei tu che devi rispondere alle domande.
Non io.

Sei tu che devi dare le risposte a domande che sembrano facili, ma (in realtà) non lo sono, per niente.
C’è un mondo dentro.
Il tuo.
 

 
Provaci, dai, eccone alcune:
Dimmi chi vuoi diventare?”
“Cosa ti aspetti da te stesso?”

“Che cosa stai aspettando?”
“Dimmi, dove stai andando?”
“Che cosa posso fare (veramente) per te?”

10. “Sarò breve

Non mi dilungo in lunghe e fumose teorie. Anzi di teoria c’è né molto poca.
Quasi niente.

La teoria è controproducente in questi casi.
Cercheresti di approcciare tutti i problemi in modo meccanico tentando di applicare quello che hai sentito.

I problemi che incontri nel lavoro non hanno niente a che fare con quello che hai studiato.
Te ne sei accorto, vero?

11. “Scaviamo nel tuo passato così capisco meglio

Coaching non è terapia.

Non si concentra sul passato, guarigione di profonde ferite emotive o risolvere i sintomi quali ansia o depressione,
ad appannaggio di specialisti del settore.

Il personal coaching si basa prevalentemente sul presente e ciò che sarà il futuro.

12. “Ecco il contrattino da firmare!

Come cliente privato acquisti semplicemente una sessione o un pacchetto di sessioni di personal coaching.

Una volta esaurita, decidi se acquistare altre sessioni di personal.
Come cliente privato non devi firmare nessun contratto o vincolo.

Vuoi iniziare il personal coaching? Ecco le 12 cose che non ti direi mai

Se c’è qualcosa che deve cambiare nel tuo “modo” di lavorare, prendi provvedimenti.
Investi su te stesso.
Passa all’azione.
“Fai” coaching.

Se invece hai solo sentito “parlare di coaching” ma non hai mai fatto il primo passo,
lascia che ti spieghi cos’è (per me) il coaching e come lavoro ogni giorno,
scopri la mia guida di benvenuto gratuita facendo click qui.

Un percorso di coaching individuale: 8 motivi perché ancora non ti decidi – 2

un percorso di coaching individuale

Leggi anche la parte 1.

5. “Coaching? Ci sto pensando ..” (in pratica hai paura di sentirti rispondere “Costo? Durata? Mah! Boh! Dipende!”)

Molte persone sono spaventate da alcune strategie di marketing che ruotano intorno al mondo del coaching.

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Hanno (giustamente) timore di iniziare un percorso di coaching … interminabile …
Trovandosi impegolate per mesi con una persona che si attacca peggio di una zecca.
Con il costo che lieviterà (verso l’alto ovviamente) sessione dopo sessione.

È nell’interesse del buon coach concordare un piano d’azione insieme al cliente.

Per quel che mi riguarda, sul tema costi e durata sono molto trasparente (li trovi sul mio sito). Non avvio un percorso di coaching individuale senza aver delineato (con il mio cliente) i tempi, i costi, le attività e l’impegno che sarà necessario per ottenere risultati in un tempo ben preciso.

6. “Coaching? Naaaaa, grazie …Tutta colpa del capo, collega, team, sfortuna, ecc. … “

Alcune persone sentono che la loro carriera non è mai decollata.
Si guardano indietro e vedono fallimenti causati da circostanze al di fuori del loro controllo.

Lamentano di non essere mai stati apprezzati.
Sono vittime delle circostanze.
Ritengono che manager e azienda abbiano approfittato di loro.
Della loro sensibilità e disponibilità.

La colpa è all’esterno (il capo menefreghista, il collega falso, l’azienda traditrice, la sfiga, il Mercato fluttuante, ecc.). Nessuna assunzione di responsabilità delle proprie azioni.
 


 

A questo punto del loro percorso professionale,
il coaching è visto come inutile. Superfluo o tardivo.
Non serve a “riparare il torto”.
Non riesce ad “assolvere” il fallimento.

Tuttavia,
solo chi sa imparare da quelle esperienze, le sa gestire e “ricostruire”.
È in grado di andare avanti e superare questo stallo.

7. “Un percorso di coaching individuale? Mhhh …” (in verità hai poca fiducia nel coaching)

Quando si cerca un coach, ti ritrovi spesso in un vero e proprio “Selvaggio West” del coaching.

Mental coaching, coaching motivazionale, coaching per la performance, coaching per lo sport,
coaching per business, coaching per tutto e per tutti … e chiunque fa coaching!
Evviva il coaching!

Questo perché non esiste una vera e propria normativa che disciplina questa professione.

Intorno a questa fumosa situazione non ti stupire se operano, a fianco di professionisti seri e competenti, sedicenti coach e scuole di coaching “fake”.
Rilasciano attestati con nessun valore a seguito di corsi della durata di alcune giornate.

Se queste sono le tue preoccupazioni,
prendi contatto con me ed esponimi i tuoi dubbi e perplessità.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

Sono a disposizione per un incontro informativo via Skype o cellulare (breve, gratuito e non vincolante).
Puoi chiedermi liberamente di illustrare le mie esperienze, le mie competenze.
Da quando tempo lavoro come coach e presso quale aziende/istituzioni.

Le mie effettive conoscenze su di un certo argomento.
Domande sul mio approccio e il mio modo di intendere il coaching.

Non aver paura di fare “domande scomode”.

8. “E il costo?” (inteso come resistenza)

Nella mia esperienza (almeno prima del Coronavirus), il costo non rientra nelle “resistenze”,
Le persone lo vedono come un investimento per la loro professionalità.

Generalmente, chi è determinato, chi desidera dare una svolta, chi è stufo dei soliti risultati,
chi vuole lavorare su sé stesso non ha bisogno di “spinte” all’acquisto.

Infatti, se c’è una cosa che non faccio mai con un potenziale cliente che desidera iniziare un percorso di coaching individuale è … vendere, trattare, promuovere, scontare.

Se “funziona” … le persone sono ben contente di acquistare.
Inoltre è a disposizione pagamento dilazionato e una garanzia di rimborso in caso di insoddisfazione. In pratica: se dopo la 1a sessione di coaching (in pratica è la seconda perchè la prima è di pre-coaching) il cliente ha la possibilità di interrompere il percorso ottenendo il pieno rimborso.

Come superare queste resistenze per un percorso di coaching individuale?

Il primo passo è riconoscere il coaching per quello che è:
una fantastica opportunità per la crescita, lo sviluppo, l’auto-comprensione e l’avanzamento di carriera.

Grazie al coaching,
potresti sviluppare il tuo potenziale ancora inespresso.

Potresti colmare una particolare lacuna nel tuo approccio.
Risolvere problemi di prestazioni.
In tutti questi casi un percorso di coaching individuale è un investimento.

Allora … sei pronto per il coaching?
La verità è che non sarai mai pronto.
Muoviti ora! Potresti non partire mai…

Un percorso di coaching individuale: 8 motivi perché ancora non ti decidi – 1

I grandi manager, politici e atleti hanno un allenatore.
Tutti abbiamo bisogno di un coach.

Il professionista di fiducia che ti “allena”.
Ti prepara mentalmente ad affrontare con più fiducia e determinazione i cambiamenti improvvisi e i problemi quotidiani. La competitività sempre più aggressiva.

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Ho notato diversi motivi ricorrenti per cui alcune persone (pur essendo molto interessate alla loro crescita professionale e affascinate dal coaching) esitano e “resistono” a intraprendere un percorso di coaching.

Ecco 8 motivi che causano “resistenza” nell’approcciare il coaching:

1. “Mi piacerebbe tantissimo … ma non ho tempo”

Preso da un turbinio di azioni.
Sempre di corsa.
Indaffarato.

Veramente non hai tempo?
Perché le nostre giornate sembrano più corte rispetto a quelle di altre persone?
Spesso il non-avere-tempo diventa una scusa per riempire la tua giornata.

Spesso il non avere tempo è solo una scusa per non agire (e non iniziare coaching).
Quante ore passi su cose poco importanti?
Quanto tempo dedichi al tuo miglioramento e al tuo progresso?

Forse hai paura di affrontare una certa situazione.
Timore di lanciarti e metterti in gioco.

Se dai priorità alle cose veramente importanti,
scopri di avere tantissimo tempo (anche perché le cose realmente importanti sono poche!).
 


 

2. “Coaching? Figo! Sì … un giorno lo farò”

“In questo periodo sono stressato”.
“Quando sarà passato questo periodo, lo faccio”
“Non sono ancora pronto”
“Non è il momento giusto.”
“E’ un periodo pesante.”
“Dal 1° gennaio comincio.”
“Dopo le vacanze comincio.”

Non lasciarti immobilizzare dalla sindrome di “domani”.
Il tempo giusto per l’azione è “oggi”.
Iniziare “da domani”, “da lunedì”, “dal mese prossimo”, ecc. … non ti farà cominciare mai.

Devi fare il primo passo adesso.
Non esiste il giorno o l’ora giusta per iniziare a fare qualcosa.

È più rassicurante fare corsi, frequentare workshop, comprare libri, video tutorial …
parlare, teorizzare, disquisire, dissertare …
che passare all’azione.

Conosci tutta la teoria,
ma non “scendi” nella pratica restando sempre al punto di partenza.

Puoi leggere e informarti per giorni o per anni, ma non saprai mai tutto quello che c’è da sapere.

Tieni presente che …
se fai quello che hai sempre fatto, otterrai sempre gli stessi risultati.

Se non usci allo scoperto, non succederà mai niente di stimolante,
di vitale o di esaltante.

3. “Coaching? A me? Ma io non ne ho bisogno ..”

Non sono pochi quelli che vedono nel coaching … una “bocciatura” delle proprie competenze.

Coaching non è un atto d’accusa verso la tua competenza.
L’indicazione della tua non-capacità di raggiungere gli obiettivi.

Iniziare un percorso di coaching non vuol dire essere impreparati.
Incompetenti
Incapaci.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

Significa semplicemente che grazie al supporto di un coach professionista puoi potenziare la performance e raggiungere gli obiettivi.
In meno tempo e meno dispendio di energie.

“Ammettere” di aver bisogno di un coach è accettare di non essere perfetti.
È il primo passo verso il tuo successo.

Nessuna azienda (ma neanche Usain Bolt, Leo Messi, Roger Federer, Federica Pellegrini, ecc.) investirebbe in un percorso di coaching se credesse che i propri collaboratori non siano in grado di migliorare le loro prestazioni.

4. “Coaching? Ci sto pensando ..” (in pratica hai paura di non riuscire)

Se desideri migliorare devi prendere qualche rischio.
Accettare che non ci riusciremo ogni volta che ci provi.

Per vincere, devi imparare a perdere.
Se non stai facendo errori, allora vuol dire che non stai facendo nulla.
Sei ai blocchi di partenza!

Per proteggere la tua autostima, sviluppi meccanismi (soprattutto inconsci) di auto-protezione e di evitamento che “stroncano” sul nascere ogni tua velleità di carriera.
“Tanto non riesco”.
Non pensi di meritare la possibilità di avere un’altra chance?
Lo sai anche tu che …
le persone che raggiungono più successo nella vita sono quelle che non mollano mai.
Anche se inciampano nei loro errori, si rialzano e proseguono.

Continua a leggere la parte 2.

Colloquio di lavoro telefonico: come essere autorevole solo con la voce – 2

colloquio di lavoro al telefono

Leggi anche la parte 1.

L’autorevolezza comincia con “Pronto”

Proprio per questo motivo se ricevi una telefonata da un numero “nuovo” a te sconosciuto…
meglio evitare il poco-professionale “Siii…”.

Il classico “Pronto” oppure il mix spiazzante “Siii…Pronto” che lascia chi chiama nel dubbio di aver composto il numero giusto e lo costringe a chiedere conferma.

Rispondi con il tuo nome (con un tono di voce vivace), in modo che l’intervistatore sappia di aver raggiunto la persona giusta.

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Energico ed entusiasta, ma sempre educato.
Non essere troppo familiare. Non iniziare a parlare come se stessi parlando con un amico (anche e -soprattutto- se percepisci che la persona è giovane).

Indicazioni scontate?
No, per niente.
Le accortezze di una buona “partenza” telefonica sono molto semplici … talmente semplici… che le applichiamo con superficialità o nessun riguardo rendendole (appunto per questo)
…banali e scontate.

Alzati in piedi se vuoi “suonare” autorevole

Se ti alzi,
hai automaticamente una postura migliore.

I polmoni possano espandersi liberamente. È più facile respirare.
Stai “pompando” energia, aumentando il potere della tua voce.
Sembri più sveglio ed energico.

Non sdraiarti sul divano durante il colloquio di lavoro al telefono. Non essere troppo rilassato.
Come minimo siediti dritto.
Ti aiuterà a sentirti più fiducioso e vigile.

Sorridi

Un sorriso sincero è percepito anche al telefono.
Sorridere proietta un’immagine positiva.
Cambia il tono della tua voce.

Sorridendo, la comunicazione diventerà più piacevole e rilassata.
Trasmette disponibilità e positività.

Anche se non hai voglia di sorridere, prova almeno a rilassare i muscoli facciali.
Una voce che “suona” rilassata è più comunicativa di una voce tesa e nervosa.

colloquio di lavoro al telefono

Il colloquio di lavoro al telefono

“Imposta” bene la voce

Il suono della voce può trasmettere molti stati d’animo.
Professionalità ed esaltazione ma anche irritazione e nervosismo.

Molti di noi sono abbastanza bravi a nascondere le proprie emozioni. Altri perdono il controllo, soprattutto al telefono.

Sii sintetico. Non bisbigliare.
Alza il tono della tua voce.
Pronuncia le tue parole in modo chiaro e conciso.

Cerca di non parlare velocemente. Sembra che tu abbia fretta.
L’intervistatore potrebbe interpretare il tuo tono come impaziente.

Nessuno vuole parlare con una persona impaziente durante il colloquio di lavoro al telefono. Neanche a te piacerebbe!
Parla senza fretta. Lentamente … che non vuol dire mosciamente!

Ascoltare in modo attivo ti porta autorevolezza

L’ascolto attivo,
richiede, da parte tua, uno sforzo d’interesse, di concentrazione e d’attenzione per mostrare realmente la tua disponibilità verso il tuo interlocutore.

Ascoltare significa fare silenzio interiormente. Vuol dire calmare il tuo parlottio interno.
Prestare la più totale attenzione a quello che l’altro sta dicendo.

Fai un respiro profondo, prima di rispondere.
Mostra un sincero interesse ponendo domande sull’argomento.
Dai cenni di assenso “Capisco” o “Comprendo” per far capire che “ci sei”. Sei presente.

Per quanto possa essere difficile, non “interferire” con il flusso della conversazione.

 


 

Non interrompere se vuoi carisma

Ascolta attentamente l’intervistatore.
Non interrompere e non “andare sopra”.
A nessuno piace essere interrotto nel mezzo di una frase.

Inizia a parlare solo quando l’intervistatore ha completato la sua domanda.

Se ritieni di avere qualcosa da dire che potresti dimenticare,
tieni pronto un blocco note e una penna (Eh sì… I suggerimenti old-school funzionano ancora molto bene. Anche in questi tempi ultra tecnologici.)

“Prendere” il tempo di rispondere è autorevolezza

Se sei apprensivo,
il tempo si dilata e pochi secondi sembrano minuti.
Concediti qualche secondo per elaborare quello che è stato appena detto.

Se ti viene posta una domanda delicata, prenditi del tempo per pensare.
Puoi sempre dire qualcosa del tipo “Mi dia un attimo di tempo per riflettere “.

Prenditi il tempo di rispondere.
Non si tratta di un “botta e risposta” in velocità.
Mantieni il controllo.

Una persona sicura di sé non ha paura di raccogliere i suoi pensieri.
Affrettarsi a rispondere ti fa apparire ansioso.

Prendi il tempo per pensare a una frase completa prima di pronunciare la tua prima parola.
Hai più tempo di quanto pensi!
E apparirai più sicuro e autorevole se te lo prendi.
Tutto.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per il tuo colloquio vincente.
 

Eliminare “Ehmmmm” e “Ahhh”

Se utilizzi spessoEhmmmm” e “Ahhh..” non sembri autorevole.
Sembri incerto e insicuro.

Se oramai è diventata per te un’abitudine,
non sarà facile non utilizzare “Ehmmm” mentre cerchi di raccogliere i tuoi pensieri.

Sostituisci piuttosto “Ehmmmm” e “Ahhh” con parole di riempimento più forti tipo “Ora… vedi… comunque… “.

Per esempio: ” Ehmmmm” … stavo pensando …” suona molto più potente se la adatti leggermente “Vedi… stavo pensando…“.
Sembra intenzionale e infonde fiducia.

Utilizzare le pause in modo efficace dà potere

I migliori oratori conoscono il potere del silenzio.
E delle pause.
Il silenzio intenzionale è visto come autorevole.
Carismatico.

Utilizza le pause.
Non solo alla fine ma anche nel mezzo delle frasi.
Facendo una pausa, dai il tempo alle tue parole di fare effetto!
Ecco …l’autorevolezza della voce!

Se non fai una pausa,
l’incisività del tuo messaggio si perde nel flusso della conversazione.

Pausa prima di una parola/frase/concetto importante

Devi esprimere un pensiero fondamentale per trasmettere la tua competenza?
Bene. Fai una pausa. Prima.

La pausa attira l’attenzione del tuo ascoltatore … e lo prepara a ciò che verrà dopo …
ecco aspetta ancora un attimo … così bene…
sta aspettando curiosamente quello che hai da dire.

Pausa dopo una parola/frase/concetto importante

Hai appena espresso un concetto/una proposta fondamentale?
Fai una pausa.
Non c’è bisogno di lanciarsi immediatamente a parlare d’altro tipo “Giusto? … Vero? Sai …”.

Se fai silenzio, darai all’ascoltatore il tempo di elaborare ciò che hai appena detto.
Darai la possibilità di capire – veramente – il significato.

Quel piccolo intervallo di silenzio dimostrerà la forza del tuo pensiero,
e la tua autorevolezza.
Che potenza!

Ricorda sempre il tuo obiettivo

Non distrarti. Deconcentrarti.
Non perderti in fantasticherie di come spenderai il tuo primo stipendio nel tuo nuovo posto di lavoro.
Ancora non è il momento di discutere di soldi e date di inizio.

Piuttosto molto più umilmente … concentrati sul primo obiettivo: “arrivare” al colloquio faccia-a-faccia.

Alla fine del colloquio di lavoro al telefono, dopo aver ringraziato l’intervistatore, chiedi la possibilità di un colloquio di persona. Non finire la telefonata senza sapere i dati di contatto.

Quali sono i prossimi passaggi di selezione.
Chi deve fare la telefonata, se tu o il recruiter.

Potresti scoprire che il selezionatore sta lavorando per conto di un datore di lavoro.
Sono ancora in fase iniziale di selezione dei candidati.

Non può rispondere –al momento– a domande dettagliate sul lavoro e sull’azienda.

Se passi alla fase successiva, avrai la possibilità di valutare l’azienda in modo più approfondito.

Che altro dire?
In bocca al lupo per il tuo colloquio di lavoro al telefono!

Colloquio di lavoro telefonico: come essere autorevole solo con la voce – 1

colloquio di lavoro telefonico

Tempi strani. Questi del CV19.
Complessi.

Riapertura, digitalizzazione, distanza sociale, …
In questa “nuova dimensione” il telefono può diventare ancor più strumento di selezione del personale.

Le aziende usano l’intervista telefonica per fare una rapida selezione tra i candidati.
Restringendo così la rosa dei papabili.
Risparmiando tempo e risorse.
L’obiettivo è avere un elenco di pochi nominativi a cui proporre un colloquio di persona.

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Dal canto tuo,
se sottovaluti il colloquio telefonico perché “Devi solo parlare”, “Puoi farlo in mutande” o “Tanto non è un vero colloquio di lavoro” … puoi finirla qui!
Puoi interrompere la lettura.

Ma se continui ricorda che … stiamo parlando di autorevolezza!
Competenza. Capacità.
Preparazione.

Dovrai utilizzare solo la voce.
Dovrai trasmettere competenza e autorevolezza “solo” attraverso la tua voce.
Non potrai mostrare né il tuo abito, né il tuo taglio di capelli così trendy ma anche cosi elegante.
Non potrai ricambiare uno sguardo, non hai una mano da stringere, né un sorriso da mostrare.

Ricorda che …
non sono pochi i professionisti (di ogni età e settore) che, nonostante indubbia preparazione e capacità, davanti un colloquio di lavoro telefonico riescono (complice l’ansia e la tensione) a “incartarsi” da soli,
apparendo impreparati e incompetenti.
Non-esperti.

Finiscono con auto sabotarsi. Perdendo in efficacia.
Pagando in autorevolezza.
Perdendo l’occasione.
Che peccato!

È fondamentale essere preparati.
Pianificare il colloquio di lavoro telefonico.

 


 

L’importante non è quello che dici ma come lo dici

La tua voce è il “veicolo” che spinge le persone ad ascoltare.
A prendere sul serio te e le tue parole.

Gli studi hanno dimostrato che l’87% delle opinioni che le persone si formano quando parlano al telefono,
si basano sul tono della voce.
Solo il 13% si fonda sulle parole che realmente utilizziamo.

Non è ciò che diciamo.
Ma piuttosto come lo diciamo.

Autorevolezza è anche preparazione. Organizzati con metodo.

 

Registra la tua voce

 
La pratica rende perfetti.
E autorevoli.

Parlare al telefono non è così facile come sembra.
Non sottovalutare … è un errore che si paga caro!

Chiedi a un amico o un familiare di condurre un’intervista telefonica simulata.
Registra la conversazione in modo da poter verificare come “suoni” al telefono.

È il momento di venire a patti con il tuo ego.
La prima volta potrebbe essere scioccante!
Eh, sì … quella voce mono-tono e anestetizzante potrebbe essere proprio la tua!

È incredibile quanto puoi apprendere dalla tua voce registrata.

Sarai in grado di identificare e prevenire errori che potrebbero compromettere il colloquio di lavoro telefonico.

Tipo renderti conto che parli troppo piano o troppo velocemente.
Oppure ascoltare i tuoi “Ehmmmm” e “Vero?” o i continui intercalari “effettivamente … sicuramente … decisivamente … teoricamente …”.
 
colloquio di lavoro telefonico

Scegli uno spazio tranquillo, comodo e riservato.
Senza distrazioni.

 
Così potrai concentrarti sul tuo colloquio di lavoro telefonico.

Vestiti formalmente.
Più ti “senti” professionale, maggiore probabilità hai di “trasmettere” autorevolezza.
Anche al telefono.

Quando arriva il momento della telefonata, assicurati che il tuo cellulare sia carico e acceso.
Di essere in una “zona” con un buon segnale di ricezione.

Se la chiamata arrivasse in un momento inaspettato o imbarazzante,
puoi chiedere al tuo intervistatore di attendere, mentre ti sposti in un posto più tranquillo.

Se qualcosa va storto,
perdi la chiamata o il recruiter non chiama in tempo, non farti prendere dal panico.
Puoi sempre richiamare e riprogrammare l’intervista.

Tutto a portata di mano

 
Durante l’intervista telefonica evita di cercare un documento, una nota o un file.
Tutto deve essere a portata di mano.

Tieni ben visibile il tuo curriculum.
I dettagli dell’offerta di lavoro, una penna e un foglio per prendere appunti.

Metti tutto in un buon ordine,
in modo da poter facilmente raggiungere tutte le informazioni.

…anche una bottiglietta d’acqua

 
Non c’è niente di peggio che avere solletico in gola o tossire quando devi parlare al telefono.

Se la gola si secca, sembrerai rauco o stanco.

Tieni pronto un bicchiere d’acqua.
Oltremodo non fumare, masticare gomme o mangiare.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per il tuo colloquio vincente.
 

Utilizza la tecnologia idonea

 
Possono verificarsi problemi causa mancanza o scarsa qualità di connessione.
Una pessima qualità del suono può distruggere la tua immagine professionale.

Assicurati che tutto sia collegato.
Controlla la qualità del suono effettuando chiamate di prova.

Se hai problemi di linea utilizza un telefono fisso, al posto del cellulare.
Eliminerai la possibilità di ricezioni scadenti o chiamate perse.

Utilizza le cuffiette per il colloquio di lavoro telefonico

 
Usato correttamente,
un microfono con cuffiette rende più semplice l’ascolto, anche se parli a volume normale.
Esegui alcune chiamate di prova, in modo da sentirti a tuo agio.

Il viva-voce raccoglie tutto il rumore di fondo nella stanza.
Renderà più difficile l’ascolto.
Usalo solo se sei sicuro che non ci saranno interruzioni e ti senti a tuo agio con questa modalità.

Concentrati SOLO sulla telefonata

Metti in modalità “silenziosa” il cellulare se utilizzi il telefono fisso. “Spegni” il telefono fisso se utilizzi il cellulare …
Oppure spostati in un’altra stanza.

Evita di rispondere a SMS, WhatsApp, ecc…
Resisti alla tentazione di rispondere ad e-mail, controllare Facebook, preparare il pranzo e così via…

Concentrati solo sulla persona all’altro capo della linea.

Forse sarai sorpreso per (l’apparente) ovvietà di queste affermazioni.
Dalla mia esperienza di anni di formazione e coaching a distanza (skype o cellulare) posso dirti che ho assistito a diverse situazioni curiose e divertenti ma anche poco edificanti per la persona (altro che autorevolezza al colloquio telefonico).

Inoltre, ricorda che il telefono amplifica i rumori di fondo.
Ti posso assicurare che un semplice gesto, tipo girare il cucchiaino nella tazzina di caffè, può diventare un rumore irritante per chi lo ascolta.

Leggi per approfondire.

La telefonata

 

Telefonata improvvisa? Non sei pronto? Rimanda

Può capitare (anzi spesso è così) che la telefonata arrivi in un momento scomodo … sei occupato o il momento è inopportuno.

Di solito l’intervistatore non dovrebbe avere problemi a fissare un nuovo contatto successivo.
Segnati la data e l’ora del prossimo appuntamento. E il nome della persona.

Se rispondi al telefono senza sapere chi ti sta chiamando, farai una pessima figura.
Quando sentirai la persona la seconda volta, ricordati di ringraziare per la disponibilità nel richiamarti.

Telefonata improvvisa? Non sei pronto? Rimanda. Non si può. Ti tocca!

Dal tono del selezionatore capisci che non ci possono essere proroghe … l’occasione va colta subito.
Non hai nulla da perdere. Spostati in un luogo il più possibile tranquillo (oppure accosta se sei in auto) egiocatela meglio che puoi!

A questo punto il colloquio di lavoro telefonico è iniziato.

Continua a leggere la parte 2.

Davanti l’ostacolo non paralizzarti .. pazienza e perseveranza.. ce la farai!

perseveranza

“La pazienza e la perseveranza hanno un effetto magico davanti al quale le difficoltà scompaiono e gli ostacoli svaniscono.”
JOHN QUINCY ADAMS

Quanto sei abituato a perseverare di fronte gli ostacoli?
La maggior parte delle persone getta via sogni e obiettivi, si arrende al primo ostacolo o difficoltà.

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Se le cose ti sono sempre arrivate con poco sforzo, potresti non aver allenato i “muscoli” della perseveranza, necessari quando la strada si fa in salita.

Invece di mettere energia e tempo per superare difficoltà e impedimenti … potresti prendere il primo ostacolo o fallimento come un segnale che non sei “capace”, che non sei “tagliato” e …
mollare di schianto.

La perseveranza è la differenza tra successo e fallimento

Devi imparare da quelle persone che hanno sempre dovuto lavorare sodo, che hanno sviluppato determinazione, costanza e forza di volontà per padroneggiare una nuova abilità o superare un ostacolo.

Non si raggiunge il successo professionale senza fatica, senza un impegno straordinario.
All’inizio – chi non è abituato – trova difficoltà. Dopo varie volte – tale sforzo – diventa naturale e istintivo.

 


 

Quando la salita si fa dura, quando (sembra) che non c’è alcuna ragione di continuare, quando tutto intorno a te invita a mollare, arrendersi, rinunciare, a non continuare …proprio a quel punto che … – se vuoi realizzare il tuo sogno – devi perseverare.

Devi trovare la forza per andare avanti!

Sei disposto ad allenarti intensamente?

A non cedere alle difficoltà?
Sei disposta a cadere e rialzarti sempre ogni volta?
Mettere in discussione le tue credenze e le tue certezze?

Devi trovare la forza di percorrere ancora qualche altro metro e andare avanti.
La perseveranza è quella dote che ti permette di andare oltre la fatica e le circostanze.

Ti permette di superare un passo falso, un colpo di sfiga, recuperare da un infortunio.
Con la perseveranza, verrà il successo.

Una forte motivazione aiuta a vincere molte difficoltà.

Uno sforzo affannoso o occasionale non sarà di nessun valore.
Per ottenere risultati devi applicarti tutti i giorni, fino a quando diventerà un’abitudine.

Perseveranza vuol dire “attaccare” giorno dopo giorno

Non solo per una settimana, non solo per un mese ma per anni … nonostante gli ostacoli che incontri sulla tua strada.

La competenza, la bravura, il talento non è tutto, non è sufficiente, occorrono duro lavoro e tenacia.
Perseveranza.
Grinta.

Il successo professionale non è solo questione di talento, intelligenza, bellezza.
Tra una persona talentuosa senza tenacia e un’altra perseverante ma senza talento, probabilmente sarà quest’ultima a ottenere i risultati migliori. Leggi post.

E adesso che lo sai anche tu …
Davanti al prossimo ostacolo non paralizzarti … pazienza e perseveranza.
Riprova. Credimi.
Ce la farai!

Rinunciare per paura di fallire .. è il fallimento più amaro!

paura di fallire

Foto di Gagilas

“Se tu fallissi, potresti essere deluso, ma sarai dannato se non provi.”
Beverly Sills

Cosa ti blocca?
Cosa ti tiene a terra?

Paura?
Paura di sbagliare e paura di fallire?
Di esser deriso? Criticato?
Di aver deluso le aspettative?

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Se non provi, non puoi crescere e non puoi avere successo.
Nessuno – ripeto nessuno – ha raggiunto ricchezza, fama e successo senza cadute, spesso gravi, ma anche errori ingenui ed evitabili.

Errori che ti riportano (amaramente) al punto di partenza.

Ma quando torni indietro, hai un vantaggio … provarci di nuovo perché conosci già la strada. Puoi tornare al punto (dove ti sei bloccato) più velocemente e spingerti oltre l’ostacolo con rinnovata energia.

Le circostanze sfavorevoli .. plasmano il carattere!

“Le circostanze esterne non fanno l’uomo,
lo rivelano a se stesso.”

James Allen

Sono tantissime le persone che incolpano le loro vite miserevoli per le circostanze difficili in cui si dibattono. “Ho avuto un’infanzia difficile … ecco perché non ce lo fatta.

Eppure non sono poche le persone di successo che rilevano … “Ho avuto un’infanzia difficile … ecco perché ce lo fatta!

Le circostanze che hai vissuto rivelano chi-sei, le tue convinzioni e il tuo atteggiamento,
cosa otterrai (o no) dalla vita.

Ognuno ha situazioni e responsabilità da affrontare.
Alcune non si possono cambiare, ma una cosa che si può cambiare è se stessi.

 


 

Quello che più conta è il tuo atteggiamento e le tue convinzioni, come vedi te stesso e cosa vuoi ottenere.
Una volta che hai deciso dove vuoi andare, chi vuoi essere e cosa vuoi fare …
sarà impossibile fermarti.

Se credi di avere successo, avrai successo.

Se ti immagini felice, sarai felice.
Quando ti concentri su circostanze sfavorevoli, otterrai solo circostanze sgradevoli.
È una legge di attrazione.

Attiri ciò che pensi.

Fai il primo passo..anche se hai paura di fallire

Hai un’idea …
ma cominci a ritardare, aspettare, pensare, perfezionare e modificare, fino a quando ti rendi conto che … qualcun altro è già partito e ti ha superato da un pezzo.
E butti la spugna.

Se rinunci quando fallisci,
non imparerai mai nulla.

Se guardi al fallimento come un’opportunità, come l’inizio di un nuovo viaggio, scoprirai che l’esperienza ti aiuterà e la prossima volta che farai la stessa cosa, la farai molto meglio.
Ma se non provi, non lo saprai mai.

Demordere a prescindere.
Rinunciare per paura di fallirequesto è il fallimento più amaro!

Niente da dire alla riunione: una delle più grandi insicurezze sul lavoro

insicurezze sul lavoro

“Quasi la metà di tutte le nostre angosce e le nostre ansie derivano dalla nostra preoccupazione per l’opinione altrui.”
Arthur Schopenhauer

Un’altra riunione sta arrivando e tu cominci a sudare freddo.
Come sempre.

Anche tu come tanti professionisti .. non sei in un ambiente confortevole

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Sicuramente molte più persone di quello che pensi!

Durante la riunione, alcune persone possono dominare la discussione, prendere la scena, catturare l’attenzione, lasciando agli altri (te compreso) poche possibilità per mettersi in luce e mostrare la reale potenzialità.

Si dice che il silenzio è d’oro,
ma in questo caso … stare seduto congelato durante l’ennesima riunione, può essere una sensazione terribile.

Una delle maggiori insicurezze sul lavoro.

C’è qualcosa di peggio di sedersi in una riunione sapendo di non aver niente di produttivo con cui contribuire?

Anche tu … vuoi aggiunge valore, essere apprezzato per la tua capacità e la tua competenza.

Rilassati

Hai detto niente! Mi dirai …

Relazionarsi con gli altri può essere una sfida personale molto ardua.

Ti sei mai chiesto perché per alcuni tutto sembra semplice e naturale … per te invece sembra di scalare una montagna impervia?

La risposta è semplice:
gli altri sono più bravi di te per predisposizione naturale oppure perché hanno imparato meccanismi di copertura del nervosismo e accorgimenti per mascherare il suo effetto.

Quali? Leggi il mio post

Fai attenzione al tuo dialogo interno

“Chissà cosa pensano di me!”
“E se faccio una figuraccia?”
“Se apro bocca sicuramente rischio di dire scemenze”
“Sono talmente ansioso che sicuramente rischio di inciampare!”

 


 

È importante acquisire consapevolezza rispetto il tuo dialogo interno, che è spesso disfunzionale.
Se sei convinto di essere un disastro, ti comporterai come un disastro, agirai proprio così, in modo da avere la conferma “Ecco, vedi, sono un disastro …”.

Se ti convinci (non so su quale base poi …) che se apri bocca durante la riunione gli altri rideranno …
sicuramente tenderai a rimanere in silenzio, sperimentando ansia e disagio, tutte le volte che avrai voglia di dire qualcosa.

È importante a riconoscere i tuoi pensieri depotenzianti e sostituirli con modalità più positive e rassicuranti, in modo da sentirti meglio e cominciare a rischiare!

Molto più produttivo convincersi che: “Se dico quello che penso non sarà un disastro necessariamente. Forse qualcuno potrà non condividere il mio punto di vista ma qualcun altro potrà essere d’accordo!”.

“Allenati” tutte le volte che hai occasione

Sfrutta tutte le occasioni che ti si presentano (il cameriere che non ti ha ancora servito, la venditrice pressante, un collega noioso alla pausa-caffè) per confrontarti ed esporti con gli altri.
Così un po’ alla volta, in modo graduale, partendo da piccoli contesti!

Per combattere la tua insicurezza è utile esporsi continuamente, alle situazioni che ti danno disagio e in imbarazzo, affinché la difficoltà possa diventare “familiare” e diminuire.

“Allenandoti” hai l’occasione di concentrarti sulle tue reazioni per poi deviarle in atteggiamenti più produttivi … e non farti inghiottire da queste insicurezze sul lavoro!

Non essere troppo critico con te stesso

Il tuo critico interiore non analizza oggettivamente.
Alimenta di continuo un dialogo interno eccessivamente negativo che crea ostacoli e impedimenti.

È autodistruttivo, può essere dannoso per te e per gli altri.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

Focalizza le tue paure … sono davvero motivate?
O stai ampliando a dismisura una delle tue più grandi insicurezze sul lavoro?

Pensare che – appena apri bocca – un collega o il capo scoppi in una risata fragorosa ti sembra realistico?

Memorizzare non ti servirà a superare le insicurezze sul lavoro

Anzi.

Così rischi che se c’è un imprevisto che ti fa saltare la tua tabella-di-marcia vai in pallone completamente.

Riduci il discorso a poche parole-chiave.
Ti aiuterà a non incastrarti ed essere più naturale e tranquillo.

Se devi fare una presentazione, accompagnala con aiuti visivi, servono a distogliere l’attenzione su di te e suggerirti il passo successivo.

Leggi il mio post per approfondire.

Se non hai qualcosa di significativo da aggiungere, TACI

Se vuoi parlare solo per piacere agli altri, per paura di essere escluso, deriso o solo per essere “quello smart che aggiunge valore”.
Se ti accorgi che stai parlando solo per essere più gradito, accettato e amato dagli altri … meglio tacere!

Saper comunicare vuol dire (innanzitutto) avere qualcosa da dire. Di produttivo.
Se non hai nulla d’interessante da dire,
meglio tacere!

Come gestire – senza bruciori di stomaco – una persona aggressiva sul lavoro

persona aggressiva

La persona aggressiva è completamente focalizzata sui propri bisogni e sentimenti.
Non mostra alcun rispetto per i bisogni delle altre persone.

Se li serve qualcosa ti asfissierà con le sue richieste… una mail, poi un’altra e un’altra ancora…
Allora! Perché non rispondi?

Il suo motto è “la miglior difesa è l’attacco”. Così cerca sempre di metterti in difficoltà con richieste di dettagli e di particolari.
Ti lascia poco spazio, ti incalza, ti interrompe frequentemente e tende a imporsi in continuazione.

Se apprezza qualcosa, non te lo fa vedere

Non ti dà soddisfazione.
Anche se sei disponibile,
cortese e stai facendo di tutto per assecondarlo diventa una furia se non vai incontro alle sue esigenze.

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Compilando il modulo riceverai l'estratto “La comunicazione autorevole” e sarai iscritto alla mia Newsletter.

Se ha ragione su qualcosa poi … dà il meglio di sé!
Se lo contraddici, non ammette quasi mai di avere torto. Spesso usa un tono di voce alto e aspro, usa il sarcasmo, fa battute o cerca di svalutarti.
È critico e coglie ogni occasione per metterti in difficoltà.

Quando se ne va, ti butteresti a peso morto su un letto.
Ti ha prosciugato tutte le energie.

Ti suona familiare?

Che cosa fai quando incontri un tipo così?
Che cosa fare con una persona aggressiva?

L’ho già scritto … vale per ogni persona “difficile” …
se è un collega o un collaboratore puoi tacere, evitare, snobbare, scansare, cazziare …
ma se la persona in questione è il tuo capo, il titolare o un cliente importante?

La prima reazione ti porta, di solito, a chiuderti in difesa, a provare risentimento e aggressività oppure partire al contrattacco e finire … nella litigata che la persona aggressiva tanto desiderava.

Non cadere in questa trappola

Questo impulso, anche se naturale e comprensibile, può portare a un inasprimento dei toni e a un’escalation dalle conseguenze imprevedibili per te e il tuo lavoro.

Evita di insistere per fargli cambiare idea perché – semplicemente – non ti ascolta e non gli interessa.
Non cercare di giustificarti, non sentirti in dovere di spiegare e di chiarire troppo.
L’hai detto, l’hai ripetuto con garbo e cortesia … bene, basta così!

Non rispondere alle sue provocazioni con altri attacchi.
Mentre parla non anticiparlo, non andargli sopra. Ascoltalo con pazienza fino alla fine senza interromperlo.

Ascolta con pazienza la persona aggressiva

Ascolta attentamente per capire il problema o per cercare di creare un buon clima relazionale.
Ricorda: pazienza e ancora pazienza o tornerai a casa con il bruciore di stomaco.

 


 

Cerca di disperdere la sua aggressività.
Non fare resistenza. Fai defluire la sua onda d’urto. A volte, può essere sufficiente che la persona aggressiva dia libero sfogo alla propria aggressività per poi riprendere il controllo.

Cerca di trovare o vedere aspetti della discussione dell’altra persona con cui puoi concordare.
Chiarisci qualsiasi divergenza. Il comportamento aggressivo spesso deriva da malintesi.
Proponi una soluzione o un’alternativa.

Rimani calmo, sempre cortese e rassicurante, e non lasciarti coinvolgere.

Tieni sotto controllo la situazione. Non essere a tua volta minaccioso, fai credere di essere innocuo e gestibile a suo piacimento. Mi raccomando fallo solo credere!
Sei tu che devi tenere la situazione sotto controllo.

Non comportarti allo stesso modo

La persona aggressiva si aspetta qualcosa da te: un’arrabbiatura, un attacco o un insulto. Non rispondere alle provocazioni con altri attacchi altrimenti l’unico effetto sarà quello di esasperare il conflitto e non di arginarlo.

Non perdere la calma, non lasciarti coinvolgere emotivamente e rispondi con cortesia. E non cedere: in breve non saprà più cosa fare e capirà che con te non-attacca.

Che dire? Una bella sfida vero?
E tu come ti comporti? Lo ascolti con pazienza oppure tiri fuori le unghie e rispondi per le rime?

P.S.
Attenzione … a volta anche noi ci comportiamo in modo aggressivo senza che ce ne rendiamo conto.
Leggi il post per approfondire.

Comunicazione autorevole: un percorso di coaching (caso di studio reale)

comunicazione autorevole

Sono convinto che il modo migliore per raccontarti dell’efficacia di un percorso di coaching sia farti un esempio.
Un esempio concreto di un cliente reale con il quale mi sono confrontato.

Ti voglio raccontare di Antony …

Antony mi ha contattato perché aveva un problema con il suo team. Pur essendo il team leader di 11 persone, la sua comunicazione con i suoi collaboratori è dispersiva, poco incisiva e “sconnessa” rispetto la sua immagine di capo, grande e grosso, con la barba “da duro”.

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Con tanti saluti alla sua comunicazione autorevole!

Antony, abbiamo scoperto, ha avuto problemi con il padre autorevole che hanno minato la sua sicurezza. Come coach ne prende solo atto ma non approfondisco e non entro in queste problematiche perché non mi “servono” e poi sono ad appannaggio di terapeuti, psicologi e professionisti del settore.

Come coach “prende atto” del passato e mi concentro esclusivamente sul futuro.
E sulle azioni da intraprendere per migliorare.

Cosa abbiamo fatto?

Personal coaching per sviluppare la sua comunicazione autorevole.
Pratico e concreto.

Durante le sessioni di coaching abbiamo scoperto che Antony, mentre parlava, alla fine della frase tendeva ad innalzare il tono come se fosse una domanda facendo perdere alla direttiva o disposizione forza e incisività. Inoltre riempiva le sue frasi di intercalari (“vero?”, “giusto?”) che disperdevano il focus e creavano incertezza.

Pagando in autorevolezza.

Un percorso di coaching per potenziare la sua comunicazione autorevole

In un primo percorso di coaching di 6 sessioni ci siamo concentrati proprio su questo aspetto con compiti e esercizi pratici.
Antony doveva… prepararsi, prima di andare da un collaboratore e dare la sua direttiva.

 


 

Inoltre a casa doveva esercitarsi su alcuni particolari esercizi di autocoaching.

Grazie ai buoni risultati riportati,
dopo la pausa estiva abbiamo ripreso con un altro percorso di coaching (più breve) di 4 sessioni sulla sua “presenza” di leader.

Il coaching è stato focalizzato su azioni concrete per quel che riguarda la postura, gli atteggiamenti, gli sguardi che Antony adottava mentre si approcciava ai suoi collaboratori (spesso guardava in basso mentre parlava con le persone).

I risultati sono stati ottimi

Antony ha ripreso in mano il suo team, è consapevole della sua leadership, si sente più sicuro e fiducioso.

Adesso mi contatta solo quando desidera per confrontarsi su situazioni particolare. Ci mettiamo veramente poco ad arrivare al nocciolo della questione e trovare velocemente le sue risposte strategiche.
Complimenti Antony!

8 cose che dovresti eliminare se vuoi essere più produttivo al lavoro – 1

produttivo al lavoro

La chiave del successo non è lavorare tanto,
ma lavorare in modo intelligente.
C’è una notevole distinzione tra essere occupati ed essere produttivi.

Lavorare tanto non è sempre la strada giusta. Non ci si rende conto che ci si
chiude in una scatola quando si è troppo concentrati su qualcosa.
E concentrarsi eccessivamente, raramente è salutare o produttivo.

Spesso, lavorare meno può effettivamente produrre risultati migliori

“Poter stare in ozio vale quanto essere potenti.”
Su Tung-Po

Il tempo è un bene limitato.
Essere tanto occupati non significa necessariamente essere produttivi. Dobbiamo imparare a spendere la minor quantità di energia per ottenere maggiori benefici.

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È importante per noi prendere tempo anche per riflettere.
Le pause mentali fanno bene al cervello e allo spirito.
Hai notato che troviamo spesso le soluzioni quando non le stiamo cercando?

Ecco 8 cose che dovresti mettere da parte se vuoi essere più produttivo al lavoro:.

1. Elimina l’affanno di voler fare tutto

La maggioranza di noi,
è abituata a pensare che le persone super-dinamiche,
che corrono senza fiato da un posto all’altro sparando mail a raffica,
che cercano di fare tutto, siano anche molto produttive e redditizie.

Poi spesso quando ci si ferma a esaminare i loro risultati,
si capisce che non sono assolutamente straordinari (se paragonati all’impegno, all’energia profusa … sono normalissimi).

Provare a fare tutto,
equivale a non fare niente (bene).
Fare tutto ti impedisce di diventare (veramente) bravo in qualsiasi cosa.

Diventa il migliore in un campo e, solo allora,
“allarga” i tuoi campi d’azione in altri settori.

 


 

2. Stop a straordinari credendo di aumentare la produttività al lavoro

Numerosi studi dimostrano che più lavori,
meno efficace e produttivo sarai, nel breve e lungo termine.
Lavorare per lunghe ore non significa essere produttivi.

È necessario assicurarsi di lavorare in modo efficace durante le ore di lavoro,
non sovraccaricarsi e dormire bene, in modo da mantenere un alto livello di concentrazione e di produttività.

Medici, scienziati e ricercatori sono tutti d’accordo che per una vita più produttiva,
più ispirata, più gioiosa è necessario dormire abbastanza (7-8 ore il giorno).

Infatti, quando non dormiamo a sufficienza, riscontriamo un degrado cognitivo simile agli effetti del bere grandi quantità di alcol.

3. Smettila di fare tutto da solo

Certo,
può essere esaltante pensare”sto facendo tutto da solo”,
oppure credere che sia un segnale di debolezza,
o ancora semplicemente si sceglie di non voler disturbare le altre persone,
ma ci sono pochi vantaggi nel voler essere superman.

Alla fine,
il pericolo di fallire è molto alto.

È importante renderci conto che – invece di perdere tempo a cercare di capire qualcosa –
possiamo cercare l’aiuto di un esperto o di un consulente.
Ci darà più tempo per concentrarci sui compiti più importanti.

In questo modo guadagniamo tempo per lavorare su altre cose,
e iniziare a essere (davvero) più produttivo al lavoro.

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

4. Basta a giornate senza pause credendo di essere produttivo al lavoro

Ti vanti delle ore di straordinario a tre cifre?
Fine settimana passati al lavoro?
Non sai mai che tempo fa fuori del tuo ufficio?
Conosci (davvero) la differenza tra lavorare tanto e lavorare meglio?

Un malinteso comune è che le persone di successo lavorino giorno e notte,
senza sosta. Ininterrottamente.

Non hanno spazio per divertimenti, svago o tempo libero.
Beh! Non è così.

I creativi – ma anche i grandi leader e uomini d’affari – hanno spesso bisogno di tempo libero per rilassarsi, poter esplorare, ispirarsi e stimolarsi.
Possono riflettere sugli ostacoli che affrontano e vederli da una prospettiva diversa.

Una pausa mentale è (anche) il segreto del successo.
Lavorare troppo (non è eroismo) ma probabilmente il più grande segno distintivo d’incompetenza.

Continua a leggere la parte 2.

Approcciare (senza mal di testa) una persona logorroica al lavoro

persona logorroica

Che sia il capo, un collega, un collaboratore, un cliente …
poco importa … tutti abbiamo già conosciuto una persona logorroica e prolissa nel nostro luogo di lavoro …
e ce la ricordiamo bene!

Si perde in storie che non hanno alcuna importanza.
Approfondisce ogni dettaglio di ogni argomento con pedanteria.

Salta da soggetto a soggetto, argomento per argomento;
non è difficile che inizi la conversazione con considerazioni sul tempo o di carattere personale.

La persona logorroica ama solo il suono della sua voce

“La prolissità non è un eccesso di parole,
ma una carenza di idee.”

Nicolás Gómez Dávila

Ti sommerge sotto una valanga di parole perché ha un intimo bisogno di piacere e ha paura di non essere accettato.
Non si rende conto (o forse si?) che ti sta facendo perdere un sacco di tempo.

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Purtroppo non possiamo semplicemente ignorarli e nemmeno evitare di rispondere …
soprattutto se è un cliente o il capo.

La persona prolissa non ti ascolta, mai, nemmeno quando ti fa una domanda: la risposta non la interessa e se rispondi, ti parlerà sopra!
Te ne sarai accorto anche tu.
Non molla mai la presa. Almeno non spontaneamente.

La persona chiacchierone trova, in ogni singola frase,
un appiglio per imbastire un nuovo discorso, in maniera tale da poter parlare,
almeno potenzialmente, per ore e ore.
Bisogna fermarlo prima.

Se la conversazione è impostata male, tutto quello che potrai ottenere, è … e un gran mal di testa.
Se sarai fermo ma gentile, invece, non ci sarà nessun rancore.

Non lasciarti trascinare in discussioni improduttive

Non incoraggiare la conversazione.
Evita (come il fuoco) argomenti controversi e problematici tipo sport, la crisi, la politica o la religione che potrebbero innescare discussioni interminabili quanto improduttive.

Nel caso di un cliente logorroico cerca di condurlo sempre verso gli argomenti che ti interessano (l’argomento dell’incontro, il tuo prodotto/servizio, ecc…). Se comincia il dialogo parlando del tempo, rispondi in modo gentile ma fermo ”Sì, in effetti fa molto caldo. Come posso esserle d’aiuto?”.

 


 

Non stringere subito i tempi

Dai a questo tipo di persona un po’ di tempo per “sfogarsi” e per parlare di sé.

Non interromperlo durante i suoi soliloqui, ma utilizza ogni suo pensiero, ogni frase,
per cercare un aggancio logico al motivo dell’incontro, i tuoi prodotti o servizi.

Quando prendere il controllo della conversazione?
Usa il buon senso per decidere quando questo punto è stato raggiunto.

Prendi il controllo della conversazione

Poni domande che invitano a una risposta chiusa (con SI e con NO) e se partono di nuovo per la tangente,
resta fermo e ripeti la domanda fino a ottenere la risposta.

Nel caso di una vendita, per indicare che hai il tempo contato,
usa frasi tipo “Prima di occuparmi anche degli altri clienti voglio assicurarmi che lei …” oppure
Stiamo chiudendo … come le posso essere utile in questi ultimi minuti?”.

Riformula quanto ascoltato

Le persone logorroiche continuano a ripetere i concetti perché non sono sicuri che hai capito la loro necessità. Il modo più semplice per abbreviare i tempi è di fare un breve riassunto di quanto hanno detto.

Riassumendo quello che hai ascoltato,
hai la sicurezza di aver compreso davvero la loro esigenza e la persona ha la conferma di essere stato realmente ascoltato.

Quando la persona logorroica fa un commento o fornisce alcune informazioni di carattere personale, gentilmente fai notare che non è necessario e che non vorresti intrometterti nella sua vita privata.

È necessario guidare la conversazione e “mantenere la rotta”

Non devi permettergli d’impostare la direzione della discussione,
perché sarà sicuramente deviata dal suo percorso.

Parla poco,
ma educatamente e offri una minima opportunità per avviare una nuova conversazione. Non incoraggiarlo ponendo domande aperte, non offrire il tuo commento, non rilanciare o partecipare attivamente alla discussione.

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

Quando senti di aver provato di tutto e la persona non ha ancora cambiato il suo atteggiamento, sii sincero.
Digli che capisci le sue intenzioni e necessità e che capirà senza dubbio che devi occuparti anche di altre mansioni.

Se sei cortese e gentile,
non c’è alcun motivo che questa persona possa sentirsi offesa.

Se aspetti (e speri) che sia la persona logorroica a terminare la conversazione (“Prima o poi si stuferà e smetterà di parlare …) stai sbagliando di grosso perché queste persone sembra che abbiano tutto il tempo del mondo e quando parlano, stanno godendo della conversazione.

Un percorso di coaching senza la paura di mettersi in gioco

percorso di coaching

Se le cose ti sono sempre arrivate con poco sforzo,
se hai sempre “vinto facile”, potresti non aver allenato i “muscoli” caratteriali,
necessari quando la strada diventa in salita.

Ti sei già chiesto …
cosa farai quando troverai (perché li troverai) sulla tua strada difficoltà,
insidie, ostacoli, impedimenti?

La routine dà un senso di sicurezza e di protezione.
Difficilmente (o con difficoltà) facciamo un passo fuori dal conosciuto,
dalla certezza,
dalla zona di comfort.

Se fai quello che hai sempre fatto, otterrai gli stessi risultati

“Quelli che vogliono vincere vincono, quelli che hanno paura di perdere perdono:
tendiamo a conseguire ciò su cui ci concentriamo.

Se temiamo di fallire, vuol dire che siamo concentrati sul fallimento,
ed è proprio quello a cui andremo incontro.”
John Whitmore

Se fai quello che hai sempre fatto,
ti comporti o reagisci come sempre …
otterrai sempre gli stessi risultati.

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Se non usci allo scoperto,
non succederà mai niente di stimolante,
di vitale o di esaltante.
Non hai bisogno della sfera magica per sapere che è così.

Sei disposti a correre rischi e a sentirti un po’ a disagio?
All’inizio non ti sentirai mai completamente pronto perché stai andando oltre la tua abituale zona di comfort,
stai prendendo una strada stimolante e affascinante ma anche ignota e (forse) piena d’insidie.

Il disagio fa parte della nostra crescita personale.
Il disagio è il prezzo che paghiamo per la nostra crescita.
La crescita pretende un disagio temporaneo.

Il disagio è il segnale di cambiamento

Per cambiare e crescere devi sentirti infastidito, disturbato …
disagiato.

Sviluppare una sana fiducia in se stessi,
quella che ci dà la certezza di essere in grado di gestire l’imprevisto.
L’ignoto.

Senza disagio, non c’è crescita.
È così.
Il disagio “spinge” per la crescita.
Devi “allenarti” al disagio.
Il coaching è basato sull’azione.

Un percorso di coaching è un’opportunità di crescita

Ecco il coaching,
per vivere i cambiamenti come incentivi e opportunità per la tua crescita (professionale e non) e non come minacce alla tua sicurezza e stabilità.

Dopo aver fatto il percorso di base,
decidi se continuare il potenziamento con percorso di coaching più avanzato e articolato,
per potenziare al massimo il tuo approccio,
il tuo “modo di proporti” e di comunicare.

Poi viaggi da solo …
 

10 frasi che ti fanno apparire subito insicuro al lavoro (anche se non lo sei)

frasi apparire insicuro

Come ho sottolineato più volte nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi” … dovremmo parlare molto meno.
Tutti.

Parlare troppo e male è forse l’errore più comune che facciamo.

Quando parliamo troppo, oppure vogliamo fare i brillanti,
dobbiamo prestare molta attenzione a tutte quelle espressioni, frasi o parole che possono,
a livello inconscio,
essere interpretate negativamente dai colleghi, dal capo o dai collaboratori.

Se poi, utilizziamo queste frasi nei momenti più delicati e cruciali,
quando siamo anche emozionati o nervosi,
il rischio di sembrare insicuri, incapaci e impacciati è molto alto.

Ecco 10 frasi che ti fanno apparire subito insicuro al lavoro e poco disinvolto (anche se non lo sei):

1. “Non lo so

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.”
Lucio Anneo Seneca

Certamente non devi avere tutte le risposte.
Nessuno di noi le ha.
Ma rispondere regolarmente alle domande con un arrendevole “Non lo so” (accompagnato da uno sguardo vuoto) può farti sembrare non all’altezza del tuo compito.

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Ammettere di non conoscere la risposta non è una tragedia,
un passo falso e neppure un segno d’incompetenza (anzi spesso è una dimostrazione di forza)
ma dire spesso “non lo so” ti costa credibilità e influenza.

Se vuoi essere preso sul serio,
e non fare la figura di quello insicuro al lavoro,
dovresti abbandonare questa frase e sperimentare cosa dicono i leader di successo quando non conoscono la risposta.

2. “Devo chiedere (al capo) ”

Non importa quale livello occupi nell’organigramma dell’azienda.
Tutti abbiamo un capo.
Anche gli amministratori delegati devono chiedere l’approvazione su questioni importanti.

È depotenziante, sottolineare tutte le volte,
che non sarai tu a prendere la decisione finale.

3. “Credo che …” – “Penso che …”

Credo di si”
“Penso che vada bene”
“Credo che riusciamo a stare nei tempi

Queste parole di riempimento non infondono fiducia.
Anzi.
Diminuiscono l’importanza della tua dichiarazione.

Così dicendo getti ombre sulla tua affidabilità e la tua autorevolezza.
Non essere titubante (almeno non darne l’idea) ma piuttosto chiaro e deciso.

Esprimi subito il tuo pensiero, senza troppi preamboli.
Perché gli altri dovrebbero sentirsi sicuri delle tue scelte, se usi parole così piene d’incertezza?

4. “Vero?” – “ Ho ragione?”

“Ha senso?”
“Che cosa ne pensi”
“Che cosa faresti?”
“Pensi che sia una buona idea?”
“È OK?”

Perché tutte queste richieste di rassicurazione?
Così sembri davvero insicuro al lavoro.

 


 

Se sei sicuro di te,
non hai bisogno di chiedere regolarmente conferma delle tue scelte o approvazione per le tue azioni.

5. “Follemente” – “estremamente”

“Sono incredibilmente ansioso di iniziare,
ma sono estremamente occupato questa settimana – potremo sentirci settimana prossima?”

Queste “paroloni” sono riempitivi e tendono ad aggiungere emozioni (che in realtà non c’entrano proprio nulla con il contesto) in qualcosa che dovrebbe essere in verità molto semplice.

La comunicazione deve essere basata naturalmente sui fatti.

6. “Sono disponibile a qualsiasi ora”

Davvero?
Anche se ti propongono un appuntamento alle 06:30 di giovedì mattina?
Sono sicuro che non sarai così d’accordo.
E poi sembra che non hai null’altro da fare.

Meglio dire “Martedì e giovedì pomeriggio potrebbero andare bene, anche se sono flessibile
che suona più gradevole e mostra che disponi (anche tu) di un importante programma professionale.

7. “Mi dispiace disturbarti …”

In realtà,
non ci si dovrebbe scusare troppo per il disturbo …
quando c’è qualcosa d’importante che non può aspettare.

Inoltre,
questa frase mette il controllo nelle mani dell’altra persona.
Questa frase toglie potere, a chi la dice.

Se sei incerto sul tempismo,
puoi dire semplicemente:
“Quando hai un minuto,
mi piacerebbe discutere qualcosa con te.”

 
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8. “Scusa …” – ti fa sembrare subito insicuro al lavoro

“Scusa il disturbo”
“Mi dispiace …”
“Scusa, era solo un’idea”
“Scusa, spero di non aver sbagliato”

potrebbero mettere in cattiva luce il tuo lavoro o far emergere un senso d’inferiorità.

Ci scusiamo troppo in fretta e troppo spesso.
Chiediamo scusa anche quando non è nemmeno giustificato.

Sei veramente dispiaciuto?
Hai fatto qualcosa di sbagliato?
Nella maggior parte dei casi, no,
non l’hai fatto.

C’è bisogno di chiedere scusa per condividere i tuoi pensieri?
Prima di usare queste parole,
prendi in considerazione se sono necessarie.

Le persone forti,
fiduciose, sono disposte ad ammettere l’errore,
ma utilizzare sempre queste frasi è fuori luogo.

9. “Cercherò di farlo” – “Spero di riuscire”

Ecco un modo perfetto per comunicare che ti senti poco convinto,
insicuro e inaffidabile.
Insicuro al lavoro.

Le espressioni negative e dubbiose hanno il potere di condizionare negativamente chi ascolta.
Se poi le usi spesso ….
il negativo e il dubbioso diventi tu!

Se “speri”,
significa che sei tu il primo poco convinto di quello che stai dicendo o proponendo.

Assicurati di essere assolutamente certo di quello che dici o esponi anche (e soprattutto) quando devi esprimere difficoltà o perplessità.

Se hai bisogno che siano soddisfatte certe condizioni prima di sbilanciarti su un impegno,
esponile chiaramente “Se riceverò i report del secondo trimestre entro metà luglio ,
sarò in grado di finire il rapporto finale.

 
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10. “Posso avere un minuto del tuo tempo?”

Spesso chiediamo “qualche secondo” o “un minuto” quando (in realtà) desideriamo un incontro consistente.

Un minuto non basta per esprimere pienamente le tue considerazioni;
il collega o il capo si aspetta un discorso breve che termina in pochi minuti,
e si sentono spinti e pressati in un lasso limitato di tempo.

Assicurati che le tue domande, le tue preoccupazioni,
e le tue idee abbiano un valore.
I tuoi pensieri meritano più che “qualche secondo”

Non è solo un modo di dire …
è una questione di approccio!

La prossima volta che desideri incontrare qualcuno,
chiedi un incontro,
non un minuto.

Per sradicare l’abitudine di queste frasi ci vuole molta pratica.
Non sarà così facile.
Hai “sempre detto così” e ti diventa difficile cambiare,
migliorare.

Da domani, presta attenzione a cosa dici, conta quante volte usi “scusa, credo, vero, ecc…”
e comincia a invertire la tendenza.
Vedrai che, giorno dopo giorno, diventerà naturale.
E qualcosa di grande sta cambiando.

6 segnali che indicano che vuoi davvero lavorare per affermarti sul lavoro

cambiamento

“Troppa gente si occupa dei sensi unici e dei sensi vietati,
senza mai mettersi in cammino.”
Fabrizio Caramagna

Poco importa quanto abbiamo ricevuto dalla vita,
abbiamo un costante desiderio di miglioramento.
Desideriamo di più.
Vogliamo di più.
Più successo, più soldi, più felicità, rapporti più solidi e …
pensiamo, sogniamo e lottiamo per ottenere quello che stiamo cercando.

I grandi manager, politici e atleti hanno un allenatore.
Tutti abbiamo bisogno di un coach.
Il professionista di fiducia che ti “allena” e prepara mentalmente ad affrontare con più fiducia e determinazione i cambiamenti improvvisi,
i problemi quotidiani e la competitività sempre più aggressiva.

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Ecco 6 segnali che indicano che vuoi un cambiamento e desideri mostrare agli altri le tue reali capacità:

1. Hai capito che “pronto” non lo sarai mai

Hai aspettato,
rimandato, rinviato,
hai raccolto tutte le informazioni necessarie …
adesso devi fare il primo passo!

Non aspettare di essere preparato, perfetto o di “saperne di più”.
Non aspettare di essere pronto per iniziare il percorso di coaching.
Perché “veramente pronto”non lo sarai mai.

Non ti sentirai mai completamente pronto perché stai andando oltre la tua abituale zona di comfort,
stai prendendo una strada stimolante e affascinante ma anche ignota e (forse) insidiosa.

Anche se conosci tutta la teoria,
ma non “scendi” nella pratica sei sempre al punto di partenza.

Potresti leggere 1000 libri e informarti per giorni o per anni,
ma non saprai mai tutto quello che c’è da sapere.

A un certo punto dovrai fermarti,
respirare e … lanciarti!

2. Sei disposto a investire tempo ed energia

Il coaching richiede tempo ed energia.
Vero!
 


 

Non guardare solo l’investimento,
prendi in considerazione (piuttosto) il ritorno di questo investimento: centrare i tuoi obiettivi,
migliorare alcuni aspetti della tua leadership,
andare incontro all’opportunità di sentirti ancora più vivo,
più leader, pieno di energia e deciso a mostrare al mondo le tue reali capacità.

Vale la pena investire tempo ed energia?
Certo che si!

E il costo?
Nella mia esperienza,
la spesa non rientra nelle “resistenze”.

Generalmente,
chi è determinato, chi desidera dare una svolta, chi è stufo dei soliti risultati,
chi vuole lavorare su se stesso, il costo lo vede come un investimento e …
vuole cominciare subito!

3. Sei stufo dei soliti risultati.

Per tanto tempo la routine ti ha dato un senso di sicurezza e di protezione?
Difficilmente hai fatto un passo fuori dal conosciuto,
dalla certezza, dalla zona di comfort?

Adesso basta.
Non ne puoi più.
Se fai quello che hai sempre fatto,
se ti comporti/reagisci come sempre … otterrai sempre gli stessi risultati.
Non hai bisogno della sfera magica per sapere che è così.

Adesso,
hai capito che se non esci allo scoperto, non succederà mai niente …
di stimolante, vitale.
Niente di esaltante.

Devi vivere i cambiamenti come incentivi e opportunità per la tua crescita
e non come minacce alla tua sicurezza e stabilità.

4. Hai capito di aver bisogno di una “spinta” per superare un ostacolo

Hai capito che non appena la salita comincia a farsi dura,
anziché prendere l’opportunità per metterti alla prova, tiri fuori un ventaglio di giustificazioni per non continuare (o iniziare) e getti subito la spugna.
Piuttosto che metterti in gioco, te la prendi con la fortuna, il caso o il destino.

Perché ti nascondi dietro queste scuse per non-fare?
Che cosa succederà se continui a rimandare?

Se rispondi onestamente,
ti renderai conto che è importante iniziare subito.
Non importa quale sia il tuo obiettivo.

5. Hai capito che se chiedi aiuto non sei un incapace

Anche se stai lavorando bene, in questi tempi incerti e complessi,
la sfida è essere sempre motivati e determinati nell’affrontare i cambiamenti improvvisi e la competizione organizzata.

Coaching non è un solo un intervento per risolvere problemi o superare limiti.

Iniziare un percorso di coaching non vuol dire essere impreparati,
incompetenti
incapaci.

Coaching non è un atto d’accusa verso la tua competenza o un’indicazione della tua non-capacità.

6. Hai capito che per un reale cambiamento hai bisogno di un supporto professionale

Commercialisti, medici, avvocati ma anche architetti (per interni),
hair stylist e tecnici informatici sono professionisti cui ci rivolgiamo quando abbiamo bisogno di cure specifiche,
consigli tecnici o assistenza pratica.

Di solito si fa così.
Chiedi aiuto e sostegno in caso di bisogno e necessità.

Per il coaching è la stessa cosa perchè è una metodologia all’avanguardia nell’area della formazione.

Il coach non ha la bacchetta magica,
ma ti affianca personalmente per aiutarti a raggiungere obiettivi più ambiziosi e appaganti,
investendo meno tempo, risorse ed energie.

Il coaching è cambiamento.
Un nuovo modo di pensare porta a nuove idee,
nuove strategie e nuove opportunità.

Se sei pronto per il cambiamento positivo,
sei pronto per il coaching (altrimenti segui la mia guida d’introduzione).