Vuoi chiedere un aumento ma sei bloccato? Ecco 6 principali paure

chiedere un aumento

Sei puntuale, sei efficiente, produttivo.
Fai un buon lavoro.
Hai sempre fatto un buon lavoro.
E allora?
Ti aspettavi di più.

Un apprezzamento, un riconoscimento.
Un riconoscimento salariale.
A dir la verità ormai sono anni che stai aspettando una proposta dalla tua azienda o dal datore di lavoro.

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Invece,
tutto tace.
Niente si muove.
Nessuno si sente.

Chiedere un aumento. Basta proporlo?

In un mondo del lavoro ideale, la soluzione sarebbe facile:
Vuoi più soldi, devi chiederli”.
Semplice, vero?
Peccato che la questione qui si complica, si blocca, si arena.

Nel mondo del lavoro di oggi,
i soldi e lo stipendio sono ancora argomenti tabù.

Secondo un sondaggio Salary.com,
solo un 12% di persone cerca di negoziare più soldi durante le revisioni delle prestazioni.
E sembra che in un altro recente sondaggio ha rilevato che due terzi dei lavoratori che chiedono un aumento effettivamente lo ottengono.

Se hai troppa paura di chiedere un aumento, è importante capire (prima di arrivare al tavolo della trattativa) che cosa specificamente ti spaventa o ti blocca.
La chiave è capire i pensieri che stanno dietro la tua esitazione.
Ci sono timori e paure che possono sabotare la tua capacità di guadagno.

Per affrontare questo blocco, è necessario per prima cosa individuarlo (esattamente).
Cosa ti fa sentire in ansia e trepidazione?
Ecco le principali paure connesse alla richiesta di aumento di stipendio o promozione.

1. Paura di non meritare l’aumento

Cosa c’è di più tipico di un dipendente che si sottovaluta?
È comune per le persone legare la loro autostima al loro stipendio.
Se non guadagno tanto vuol dire … che non lo merito.
Sono pagato quanto valgo.
Ovvio no?

 


 

Lo sappiamo che i nostri più feroci critici siamo noi stessi.

Salary.com ha condotto un sondaggio e ha scoperto che quasi un terzo degli intervistati pensa di non avere le competenze o la fiducia per negoziare un salario più elevato.

Infatti, se non vedo il mio valore e credo che il mio contributo non sia più prezioso rispetto ad altri,
avrò grosse difficoltà a chiedere di più.
Chiedere un aumento di stipendio.

E poi c’è la “sindrome dell’impostore”.
La paura di essere un “fake”, un bugiardo, di non essere così talentuoso, intelligente o meritevole come gli altri potrebbero pensare.

Di conseguenza,
eventuali promozioni o aumenti sono semplicemente visti come colpi di fortuna o gesti “caritatevoli” da parte del capo o datore di lavoro.

2. Paura di apparire avido, ingrato, presuntuoso

L’avidità (ci è stato insegnato da sempre) è un sentimento sbagliato ed è l’origine di tutti i mali.
Dentro di noi si crea un muro e il senso di colpa inizia a serpeggiare.
Abbiamo paura di essere avidi e presuntuosi.

La modestia è un freno pericoloso.
Troppa modestia ci fa negare, per paura o per essere accettati in gruppo, le nostre capacità.
Ci fa negare di saper fare qualcosa.
E così facendo perdiamo grandi occasioni.

Odiamo dover parlare di noi stessi, perché ci pare di “vantarci”.
Invece, parlare di se stessi, delle proprie realizzazioni non è boria.
Arroganza o presunzione.

Quando parliamo di un risultato, parliamo di un dato di fatto.

Quando parliamo di come abbiamo risolto un problema, di come abbiamo imparato una nuova abilità o collaborato con il team, stiamo parlando di fatti concreti.
È fondamentale essere pronti ad ammettere la propria bravura e a proporsi quando è necessario.

3. Paura di parlare di soldi … in tempi di crisi

Paura di sentirsi rispondere …
È già bello che hai un posto di lavoro”.

 
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Spesso siamo in imbarazzo a parlare con i supervisori, responsabili HR o titolari dei problemi di retribuzione,
in particolare chiedere un aumento in tempi così complessi come quelli che stiamo attraversando.

Vero anche che,
se la crisi ha colpito tanto e in vari settori, ci sono però (non poche) nicchie felici e floridi aree in cui la parola “recessione” non si è minimamente sentita.
Anzi.

Se penso di chiedere un aumento alla mia azienda in questo momento, salvo che non sia un idiota,
sono consapevole del fatto che (crisi-non-crisi) una contrattazione sul vile-denaro non è assolutamente inadeguata o irrispettosa.

Sono sicuro che nessuno abbia chiesto un aumento alla sua azienda con la proceduta fallimentare in atto.

4. Paura del rifiuto

Abbiamo paura di chiedere.
Perché temiamo il rifiuto.
Un rifiuto ci farebbe sentire rifiutati, scartati.
Non siamo disposti a sentire un “NO”, mettere la coda tra le gambe e vivere con l’imbarazzo del rifiuto.

Ci intaccherebbe l’autostima.

Ma è necessario ricordarci che “NO” la prima volta non significa (necessariamente) che l’argomento sia fuori discussione per sempre.
La trattativa, in realtà, inizia spesso con una richiesta che è negata.
Altrimenti non si chiamerebbe trattativa. Negoziazione.

Quindi, dobbiamo essere pronti almeno a incassare un primo “NO”.

La volta dopo, possiamo prepararci meglio ed entrare nella trattativa con dati e fatti concreti, cifre ben ponderate e i dati sul proprio rendimento e valore di mercato.
Se si riesce a separare la parte emozionale,
si rimuove la maggior parte dell’attrito.

5. Paura di negoziare

Hai le capacità necessarie per negoziare un aumento?
Incassare un primo “NO”, rilanciare, aspettare, cogliere l’attimo buono nella trattativa?
No, non è facile.
Roba da avvocatoni-di grido, vero?

Se sei titubante per iniziare una trattativa sul tuo aumento di stipendio … è comprensibile.
Il successo non è mai garantito.
Dipende dal tuo stile negoziale, da quello della controparte, dalla tua motivazione, dalla tua assertività e da altri aspetti situazionali, che non sono prevedibili a priori.

Nulla si apprende senza esercizio e perseveranza,
ancor meno la negoziazione.

6. Paura di perdere il lavoro

Essere sottopagati è meglio che non essere pagati del tutto?
È una leggenda che chiedendo un aumento o una negoziazione alla tua azienda o datore di lavoro si rischia (per tutta risposta) di essere licenziati?

Le persone sono spesso preoccupate nel chiedere un aumento,
ma la ricerca mostra che invece paga.

Secondo un sondaggio condotto da PayScale.com, la maggior parte dei datori di lavoro si aspetta di dover negoziare le retribuzioni dei propri collaboratori.
Il 75% dei lavoratori che hanno chiesto un aumento ne ha ottenuto uno e più della metà ha ottenuto l’importo che ha richiesto.
Anche perché in realtà il costo dell’assunzione di un nuovo dipendente porterebbe a spese ben più importanti (non applicabile a tutti i settori).

Prima di lanciarti, poniti delle domande

Quanta trasparenza e predisposizione c’è nella tua azienda per quel che riguarda stipendi e bonus?
L’intero argomento è spinoso o un tabù (se ne parla bisbigliando)?

Alcune organizzazioni hanno creato (volutamente?) una cultura che alimenta questa riluttanza a parlare apertamente di compensazione.

Se questo è il caso,
la soluzione migliore è quella di “presentarsi” armati con i fatti e mantenere il proprio argomento focalizzato e diretto. Le possibilità di successo sono maggiori se ci si prepara punti di discussione oggettivi e basati su dati concreti.