Archivio per mese: Luglio, 2024
Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 5
/in Autorevolezza /da Michele FerrarelliLEGGI ANCHE LA > parte 4.
13. Taci, non dare consigli o pareri (quando non richiesti)
- “Sai perché sei in questa situazione? Perché …”
- “Non dovresti fare così!”
- “Stai sprecando la tua vita …”.
Metti da parte il tuo ego. I tuoi bisogni personali come quello di parlare, di avere ragione, di fare il salvatore-di-anime, il guru. Farti valere a tutti i costi.
Farai impazzire con la tua analisi e la tua esperienza, sul modo in cui si dovrebbe fare/non fare.
Che palle!
Togliti quel sorrisino ironico dalla faccia mentre qualcuno sta parlando.
Smettila di scuotere la testa beffardamente quando qualcuno sta spiegando il suo punto di vista.
Prendi gli altri seriamente se ti aspetti che gli altri prendano sul serio te.
È importante che tu sappia distinguere quando parli per renderti utile e quando parli solo per renderti “visibile”.
Evita con cura le frasi fatte.
Presta attenzione all’impatto di alcune frasi ostentate con troppa leggerezza. Non cedere al finto entusiasmo e sorrisi di circostanza per mascherare disagio e dispiacere.
- “Capisco quanto sia difficile questo cambiamento”
- “So quanto sia faticoso, avete lavorato tanto e come deve essere deludente…”
- “Sono sicuro che andrà tutto bene”
- “So quanto sia triste per te”
Potresti sentirti dire: “No, mi spiace… non lo sai”.
Soprattutto se non sei stato mai coinvolto dalle conseguenze negative (esempio, un licenziamento).
Quando non riesci a immaginare l’effetto delle tue parole, quando rischi di sembrare insensibile, vittima, ingrato, permaloso, esagerato, inadeguato. È meglio mordersi le labbra. Stare zitti!
Tira fuori la borsa dei consigli o pareri solo quando ti sono esplicitamente richiesti.
14. Taci, quando (nonostante il grande impegno) i risultati non sono quelli auspicati
Non appena comprendi il reale potere delle parole, cominci a prestare sempre maggiore attenzione al loro peso.
Poche parole ben indirizzate possono dare speranza, dopo una sconfitta.
Alcune parole maldestre possono rovinare una vittoria, un traguardo appena raggiunto.
Se dici “Avresti potuto fare di più” dopo che la persona ha dato il massimo, si è data completamente alla causa, togli forza. Causi scoramento.
Non puoi dare energia con parole negative.
Non puoi raggiungere il massimo potenziale, se parli di debolezze.
Riserva le tue osservazioni, critiche, suggerimenti (riguardo le cause e gli errori commessi) in un secondo momento.
Prima di confrontarti, prima di avanzare le tue opinioni o suggerimenti devi capire se è il momento giusto per confrontarti, parlare o piuttosto aspettare un momento migliore.
Se la persona è già stressata e demoralizzata di suo, condividere la tua opinione in quel momento può non essere una buona idea.
Al momento, riconosci solo l’impegno e il lavoro fatto.
15. Taci, quando viene commesso un errore (saltuario)
Ogni errore sul lavoro dovrebbe essere affrontato e “studiato”,
per trovare il rimedio e non ripeterlo.
Ma se si tratta di un errore saltuario, se è successo una prima volta (e non è qualcosa di tremendo e irreparabile) non hai bisogno di tirarlo fuori.
Farai solo sentire male la persona che si sentirà attaccata e criticata,
al primo passo falso commesso.
È importante sapere quando è il momento di tacere. Lasciare che un errore saltuario passi senza troppo clamore.
Quando un collaboratore (generalmente affidabile) commette una svista occasionale, rimarcare l’errore potrebbe minare la fiducia e creare un ambiente di lavoro stressante.
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
È più costruttivo focalizzarsi sui successi.
Dimostrare fiducia nelle sue capacità.
La leadership efficace non consiste nel sottolineare ogni errore,
ma piuttosto nel riconoscere quando è opportuno (strategicamente) tacere.
La tua capacità di saper distinguere tra errori occasionali e problemi ricorrenti è una qualità essenziale per costruire una cultura aziendale basata sulla fiducia, il rispetto reciproco.
Un ambiente di lavoro positivo e produttivo.
In conclusione
In un mondo dove la comunicazione è spesso vista come sinonimo di parlare,
il silenzio strategico emerge come una potente abilità di leadership.
Tacere nei momenti giusti non solo favorisce l’ascolto attivo e il rispetto reciproco,
ti permetterà anche di prendere decisioni più ponderate e valorizzare le opinioni del tuo team.
Se saprai tacere in alcuni momenti cruciali dimostrerai saggezza, empatia e umiltà.
I tuoi collaboratori si sentono veramente ascoltati e apprezzati.
Questo approccio non solo migliorerà la qualità delle tue interazioni, ma contribuirà anche a costruire relazioni di fiducia. Un clima di lavoro più armonioso e produttivo.
La prossima volta che ti trovi di fronte a una decisione, una critica o una conversazione difficile, ricorda che a volte, il potere di un grande leader risiede nel tacere.
In conclusione, il silenzio del leader, non è mancanza di comunicazione, ma una forma di trasmissione raffinata e intenzionale che può portare più valore alla tua leadership.
Diventerai un leader ancora più attento, rispettoso e influente.
Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 4
/in Leadership /da Michele FerrarelliLEGGI ANCHE > la parte 3.
9. Taci, quando porgi un feedback solo negativo
Alcuni feedback sono più produttivi in una conversazione one-to-one,
altri lo sono se effettuati davanti il team, e altri ancora è molto meglio … non parlarne affatto.
Tacere e sorvolare.
Sorvolare non vuol dire “lasciar andare”: ovvero non fare/dire e aspettare che il problema si risolva da solo.
Nascondere la testa sotto la sabbia non è mai una buona soluzione. I problemi non gestiti portano a un calo di produttività e di motivazione.
Se sei deluso o infastidito da qualcosa che è stato fatto/detto, ma non hai (almeno per il momento) alcun suggerimento positivo (e costruttivo) su come si possa migliorare in futuro, è meglio tacere.
Formula il tuo feedback solo quando è effettivamente utile e positivo.
Produttivo.
Un grande leader sa che offrire solo feedback negativo può avere un impatto devastante sul morale e sulla motivazione della singola persona o del team.
Usa il silenzio strategico. Evita critiche immediate per offrire (in un secondo momento) feedback che siano realmente utili e motivanti.
10. Taci, se devi dare un feedback negativo a una persona che sta affrontando un momento di difficoltà
Le performance scarse non sono sempre ciò che sembrano.
Spesso c’è una ragione per cui qualcuno commette errori di frequente o sembra non impegnarsi più come prima. Scava a fondo per capire quale sia la radice del problema.
- Il tuo collaboratore sta affrontando un carico di lavoro eccessivo?
- Non riesce a lavorare per priorità?
- Sta affrontando problemi personali che influenzano la sua capacità di concentrazione (stress, malattia, divorzio, burn out ecc.).
Fai un passo indietro per assicurarti di non criticare la performance quando la persona sta attraversando un momento di difficoltà (malattia, problemi familiari, economici, ecc.).
In questo caso sarai più efficace se diventi un supporto per la persona.
11. Taci, se il feedback negativo è davanti ad altre persone
Non c’è niente di sbagliato nel complimentarsi con alcuni dipendenti di fronte a tutto il team.
Tuttavia, non è mai una buona idea correggere o criticare qualcuno di fronte a un “pubblico” (team, colleghi, clienti, titolari ecc.).
Se ritieni che una critica fatta alla presenza di altri collaboratori sia utile per incoraggiare (in modo indiretto) tutto lo staff, questa non è la tattica migliore per motivare la singola persona.
Oltre a essere imbarazzante, dai anche motivo alla persona di pensare che le tue intenzioni siano tutt’altro che nobili. Hai sottolineato l’errore. Hai evidenziato la falla.
Le persone oggigiorno sono sempre più sensibili e suscettibili, sono più facili a offendersi.
Una parola sbagliata, una correzione inappropriata, un gesto di troppo e il rapporto professionale sparisce nel nulla!
E chi se ne frega! Potresti dire … sono il capo!
Uhm… anche no!
Il tuo lavoro dipende (anche) dalla buona relazione con gli altri.
Non è un caso che la capacità di lavorare in team sia diventata un requisito indispensabile (e molto richiesto: basta guardare gli annunci di lavoro) per tutti coloro che si muovono nell’attuale mercato del Lavoro.
Il feedback più costruttivo è quello individuale.
Di fronte a un gruppo, la persona può sentirsi in difficoltà.
Ridicolizzato.
In privato, è più probabile che la persona ascolti davvero, faccia domande,
e alla fine metta in pratica ciò che stai dicendo.
Essere autoritario quando sottolinei una correzione, servirà solo a farti sembrare pretenzioso e arrogante.
Inoltre, dando al tuo collaboratore la possibilità di salvare la faccia, rafforzerai il tuo rapporto personale, invece di demolirlo.
Poni il focus sull’errore e non sulla persona.
La stragrande maggioranza delle persone si identifica con quello che fa.
Ciò significa che sono portate a pensare che, se fanno qualcosa di sbagliato è perché c’è qualcosa di sbagliato in loro.
La chiave è creare una distanza tra le loro azioni e la percezione della loro autostima.
È indispensabile correggere qualcuno pubblicamente solo se l’errore porterà a gravi conseguenze o farà risparmiare tempo e fatica a tutti o, ancora, è stato fatto intenzionalmente, per mancanza di attenzione e grave superficialità.
Per esempio, se in una riunione si sta partendo con l’ordine del giorno sbagliato, intervenendo, potrai far risparmiare tempo ed energie.
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
12. Taci, quando la conversazione diventa pettegolezzo
Anche se muori dalla voglia di condividere particolari “succulenti” è sempre meglio stare zitti!
Il pettegolezzo da ufficio non è una buona cosa.
Partecipare, anche solo con un commento (apparentemente) innocuo,
può facilmente ritorcersi contro di te, e alla tua immagine di leader, e con gli interessi.
Quindi, tieni la bocca chiusa e finemente esci dalla conversazione.
Il gossip da ufficio solitamente genera sfiducia nell’interlocutore.
Se parli male degli assenti, quando l’assente sarò io, parlerai male di me.
Si parla male di un assente per instaurare una sorta di “alleanza” con chi è presente.
È una strategia per sentirsi protagonisti.
In realtà si utilizza lo screditare come tattica per aumentare il proprio valore e nascondere le proprie carenze.
Sparliamo degli altri anche quando riconosciamo in una persona una nostra caratteristica che non ci piace (e magari non ne siamo consapevoli).
Maligniamo per prendere (inconsciamente) le distanze dal nostro stesso atteggiamento.
Oltremodo, evita di gestire tensioni e conflitti all’interno del tuo team “triangolando”:
ovvero non gestendo direttamente la questione con il diretto interessato, ma mediante una terza persona utilizzata quale “messaggero”.
CONTINUA A LEGGERERE > la parte 5
Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 3
/in Leadership /da Michele FerrarelliLEGGI ANCHE > la parte 2.
6. Taci, se non puoi tenere fede alle tue parole
Quanto è irritante qualcuno che promette e poi sistematicamente non mantiene?
Se poi tiri fuori le solite scuse, giustificazioni e mai fatti concreti,
rischi di essere pericolosamente etichettato come “quello che parla”.
Quando non viene nulla di costruttivo dalle tue labbra, le persone non saranno molto interessate a quello che hai da dire.
Se non inviti mai all’azione… non realizzi quello che prometti, non lamentarti se nessuno ti segue. Recriminazioni e giustificazioni sono gli strumenti preferiti di insicuri e incompetenti.
Una promessa è una promessa.
Se dici che farai-o-non-farai qualcosa e non mantieni la promessa, le persone non avranno alcun motivo di ascoltarti. Mai più!
Se non è tua intenzione mantenere fede alle tue parole,
se stai parlando solo per fare il brillante o stai scimmiottando il “grande uomo/donna”, meglio tacere.
Non aspettarti entusiasmo e passione se la tua comunicazione è ambigua.
La gente ascolta solo le parole di chi-si-fida.
Silenzio del leader? Sa quando parlare e quando tacere.
Promettere qualcosa di irrealizzabile può minare la tua credibilità. Il rispetto dei tuoi collaboratori. Specialmente quando si tratta di fiducia.
Per esempio, a volte è meglio prendere tempo per valutare realisticamente le risorse e le priorità, piuttosto che fare promesse affrettate che non possono essere mantenute.
La trasparenza e l’onestà sono fondamentali per costruire un ambiente di lavoro basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco.
Il silenzio del leader non è un segno di debolezza, ma di saggezza e integrità.
7. Taci, quando sei arrabbiato o sfiduciato
Quando le emozioni sono forti, le parole (anche nelle e-mail) possono fare male.
È un momento frenetico che rischia di danneggiare la tua immagine davanti ai tuoi collaboratori. Una volta che hai parlato (o inviato la e-mail) non hai la possibilità di fare rewind per cancellarle.
Il danno è fatto.
Quando ti senti intimamente demoralizzato, deluso, amareggiato, afflitto … dai risultati sul lavoro, dal comportamento delle persone, dalla vita … se parli troppo, corri il serio rischio che dalla tua bocca usciranno sterili piagnistei, patetiche lamentele. Meglio tacere!
È molto meglio scegliere il silenzio del leader. Libero sfogo alle amarezze e delusioni davanti ad una birra al bar, con un caro amico.
Il modo in cui scegli di rispondere intensifica le emozioni coinvolte.
Prenditi almeno una mezzora per “riconquistare” logica e prospettiva. Calma.
Non esprimere valutazioni, critiche o giudizi … quando sei arrabbiato o turbato.
Il più delle volte, finisci per dire qualcosa di cui ti penti o che in definitiva peggiora la situazione.
Se ti senti arrabbiato, è meglio dire/scrivere il meno possibile. Le tue emozioni influiranno la tua professionalità. Discutere in pieno scisma emotivo è raramente produttivo.
Meglio prendere un po’ di tempo, allontanarsi dalla situazione e guardarla oggettivamente. Ti aiuterà a evitare una reazione istintiva. Sarà più facile, in un secondo periodo, affrontarla nuovamente.
Nel frattempo … non scaricare la tua frustrazione o incazzatura sul tuo team.
Il tuo successo come leader dipende (anche) da questo.
Esprimere la tua rabbia o sfiducia in questi momenti potrebbe demoralizzare il team.
Invece di sfogarti, scegli di tacere (temporaneamente) e adottare un approccio più calmo e costruttivo.
Esprimere rabbia o sfiducia in modo impulsivo può avere solo effetti negativi sulla motivazione e sul morale del tuo team.
L’autocontrollo (silenzio del leader) è una qualità cruciale della leadership: sapere quando tacere è una dimostrazione di forza e saggezza.
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
8. Taci, se sai di essere suscettibile, sospettoso o scatti per un nonnulla
- Metti il broncio alla minima osservazione?
- Hai difficoltà a sorridere dei tuoi difetti?
- Ti manca autoironia? Spirito di autocritica?
Un leader mentalmente debole si avvelena la giornata per un nonnulla. Si prende sempre troppo sul serio. S’innervosisce non appena riceve una osservazione.
Ha spesso crolli emotivi.
Ogni parola di troppo la prende come una mancanza di rispetto, una presa in giro. Una cattiveria.
Non reagire in modo eccessivo.
Rivelando una personalità ossessionata dal giudizio degli altri.
Se la tua giornata è rovinata da una critica, un parere discordante o una battuta è sintomo di un malessere più profondo.
Evita di mascherare l’insicurezza.
Se possiedi vera fiducia in te stesso non hai bisogno di convalide. Se hai il coraggio di ascoltare gli altri, accettare feedback e i tuoi errori (piuttosto che fingere o trovare ogni volta giustificazioni) è il segnale che sei un grande leader.
CONTINUA A LEGGERE > la parte 4.
Michele Ferrarelli
Formatore e Coach.
Propongo coaching per trasmettere più forza e autorevolezza sul lavoro. Utilizzare una comunicazione più efficace con i collaboratori, il capo, i colleghi oppure l'azienda.
Il mio nuovo libro: “Prima volta Leader”
Se non nasci leader, lo puoi diventare. Riconosci le insidie. Supera gli ostacoli. Costruisci la tua leadership forte.