Leadership e collaboratori difficili: come gestire l’incompetente (che non sa di esserlo)

Gestire un collaboratore incompetente che non riconosce (o non ammette) la propria incompetenza richiede delicatezza, empatia e una strategia ben definita.

Chi è il collaboratore incompetente (che non sa di esserlo)

La tua dipendente Isotta tende a sopravvalutarsi.

Nonostante errori, ritardi e mancanze continua a credere che sta facendo un buon lavoro.

Un collega le fa notare come migliorare la sua performance, ma lei puntualmente risponde: “Grazie. Non è un problema, funziona comunque!”

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Non si rende conto delle sue carenze e, invece di chiedere feedback o cercare soluzioni, è convinta che le difficoltà siano dovute agli altri oppure alla sfortuna.

Isotta ignora i suggerimenti dei superiori, … non ne parliamo dei colleghi!
Considera le critiche ingiuste. Indirizzate alla persona sbagliata.

Non si rende conto della propria incompetenza.

Per mancanza di consapevolezza. Non vuole accettare i propri limiti oppure crede che non c’è bisogno di miglioramento. Intanto è entrata in un circolo vizioso di errori ripetuti e scarsa crescita professionale.

Non avendo consapevolezza della sua incompetenza, Isotta non cerca mai di migliorare o di apprendere nuove pratiche. Continua a lavorare con il suo solito approccio che, purtroppo, danneggia il lavoro di team.

Valuta la situazione

Valuta se la persona è (davvero) incompetente.

Potrebbe essere inesperienza, mancanza di formazione o una difficoltà temporanea?
È un problema critico oppure è gestibile?

Interagire con un collaboratore (tipo Isotta) non è facile. Richiede tatto e strategia.

Poniti domande che possono aiutarti a comprendere meglio la situazione:

  • È davvero incompetente o semplicemente inesperto?
  • Qual è l’impatto della sua incompetenza sul team o sul progetto?
  • Quali compiti o responsabilità gestisce in modo problematico?
  • Ci sono aree specifiche in cui fatica di più?

 


 

Chiediti se è al corrente delle aspettative rispetto il proprio ruolo:

  • Ha avuto indicazioni e feedback chiari sul suo lavoro?
  • È consapevole delle sue responsabilità e dei suoi obiettivi?
  • Ha un atteggiamento difensivo o sottovaluta i problemi?
  • Mostra apertura al feedback?
  • C’è qualcosa che fa bene o in cui eccelle?

Se il problema fosse serio, potrebbe essere necessario un intervento formale.

  • Devo coinvolgere il capo o il reparto HR?
  • Quanto tempo e risorse sono disposto a investire per migliorare la situazione?

Il team ha una percezione diversa? Chiediti:

  • Cosa pensa il resto del team del suo operato?
  • Come posso gestire la relazione senza generare conflitti?

Mantieni un approccio equo. Basato sui fatti.

  • Sto affrontando il problema in modo obiettivo o con pregiudizi?

Dopo aver risposto a queste domande, ti sarà più facile decidere se optare per una formazione, la riassegnazione di compiti o una conversazione diretta con il tuo collaboratore.

 


 

Cosa fare

  • Dai feedback specifici e costruttivi

Parla con il collaboratore in modo rispettoso. Riservato. Evita di farlo sentire attaccato, ma esprimi chiaramente i punti critici. Usa esempi specifici.

Evita:
“Non stai facendo un buon lavoro”.

Piuttosto:
“Nel report X mancavano queste informazioni Y, che sono cruciali per … (obiettivo). Possiamo approfondire insieme come migliorarli?”

  • Offri sviluppo e formazione

Offri supporto pratico, come affiancamento a colleghi esperti, corsi di formazione/coaching o momenti di confronto strutturati.

Stabilisci traguardi concreti e raggiungibili per il miglioramento, con scadenze chiare. Organizza verifiche regolari per discutere i progressi. Identificare ulteriori ostacoli.

  • Stimola la sua consapevolezza

Fai domande che lo aiutino a riflettere sulle proprie prestazioni.
“Come pensi sia andata la tua ultima presentazione? Cosa potremmo fare per migliorare?”

Spesso, un feedback ben strutturato può rendere il collaboratore più consapevole.

  • Adatta i compiti alle sue competenze (se necessario)

Trova l’equilibrio tra il supporto al collaboratore e la tutela delle performance del team.
Se possibile, riorganizza il lavoro assegnando attività che siano più compatibili con le capacità del collaboratore.

Puoi considerare di limitare la sua responsabilità in progetti importanti, dandogli invece incarichi che abbiano un impatto meno critico.

  • Sii empatico ma fermo

Aiuta a mantenere un clima collaborativo senza trascurare i bisogni del lavoro del team.

Domande da fare nell’incontro individuale

Durante l’incontro individuale, è importante fare domande che spingano il collaboratore a riflettere sulle sue competenze e sul suo impatto.

Stimola la sua autovalutazione e autocritica.
Aiuta il tuo collaboratore incompetente a capire la percezione che ha di sé. Chiedi:

  • “Come valuti le tue prestazioni nel tuo ruolo?”
  • “Quali aspetti del tuo lavoro senti di fare meglio? E quali ritieni si possano migliorare?”
  • “Come pensi che il tuo contributo stia aiutando il team a raggiungere i suoi obiettivi?”

Poni domande sulle sue responsabilità e il processo di lavoro:

  • “Puoi descrivermi il tuo processo di lavoro per … (specifica attività/progetto)?”
  • “Hai incontrato ostacoli o sfide? Come le hai superate?”

 


 

Per aiutarlo a valutare le sue dinamiche interpersonali:

  • “Come descriveresti il tuo rapporto con i colleghi o con il team?”
  • “Secondo te, quali sono le aspettative degli altri rispetto al tuo ruolo?”
  • “C’è qualcosa che ritieni il team possa fare per supportarti meglio?”

Fai domande orientate alla crescita:

  • “Quali competenze o conoscenze senti di voler sviluppare nei prossimi mesi?”
  • “Quali risorse o strumenti pensi possano aiutarti a migliorare nel tuo ruolo?”
  • “Come ti vedi nel tuo ruolo tra un anno? Quali passi pensi siano necessari per arrivarci?”

Invita a riflettere su errori o problemi, senza essere accusatorio. Coinvolgi la persona nella soluzione e non solo nell’identificazione del problema.

  • “Ho notato … come pensi sia andata? Cosa avresti potuto fare diversamente?”
  • “Ho notato alcune difficoltà su … Come ti senti a riguardo?”
  • “Cosa pensi che possiamo fare per migliorare …?”

Usa una combinazione di domande aperte e chiuse.
Mantieni un tono di curiosità, non di giudizio.

Prendi nota delle risposte per individuare eventuali discrepanze tra la percezione che il collaboratore ha di sé e la realtà.

 
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Cosa non fare con il collaboratore incompetente

  • Non sottovalutare il problema

Sperare che la situazione si risolva da sola è controproducente.

Se non affronti il problema, il collaboratore potrebbe continuare a commettere errori, influenzando negativamente il team e i risultati aziendali.

  • Non etichettarlo come “incompetente”

È fondamentale evitare di usare termini offensivi o connotazioni negative durante le conversazioni.
Questo può minare la sua motivazione. Portare conflitti. Danneggiare il rapporto.

Non dare per scontato che “non possa imparare”. Anche chi sembra incompetente può migliorare con il giusto supporto, formazione e feedback.

  • Non criticarlo pubblicamente

Mettere in discussione le sue capacità davanti agli altri colleghi (“Così almeno si sveglia!”) può essere umiliante. Distruggere il morale.

La critica deve essere fatta in privato, con rispetto e tatto. Non sminuire o attaccare direttamente; focus sul problema e non sulla persona.

  • Non aspettarti un cambiamento immediato

Se il collaboratore non è consapevole delle sue lacune, ci vorrà tempo per aiutarlo a prenderne coscienza e lavorarci.

 


 

Pretendere un miglioramento istantaneo può generare frustrazione per entrambi.

Lasciarsi guidare dall’irritazione può peggiorare la situazione. Mantieni la calma, sii professionale e affronta il problema con pazienza.

  • Non assegnargli compiti critici senza supervisione

Dare al collaboratore incarichi troppo complessi o che richiedono precisione senza un controllo adeguato può portare a gravi conseguenze. Evita situazioni che potrebbero rivelarsi disastrose per il team.

  • Non concentrare tutto il feedback sui problemi

Evita di sottolineare solo ciò-che-non-va. Bilancia il feedback negativo con riconoscimenti per le cose che fa bene, per mantenere un approccio costruttivo.

  • Non lasciare che il suo comportamento demotivi tutto il team

Non tollerare che la sua incompetenza abbia un impatto negativo su tutto il team.
Mantieni alta la motivazione e comunica apertamente su come affrontare eventuali difficoltà.

  • Non escluderlo o isolarlo

Tagliarlo fuori (completamente) dai progetti o trattarlo come un problema senza tentare di integrarlo può farlo sentire emarginato, rendendo ancora più difficile il miglioramento.

Errore TOP da evitare con un collaboratore incompetente

Il peggior errore da evitare con un collaboratore incompetente (ma che non sa di esserlo) è evitare una conversazione franca e costruttiva.

Così facendo perpetui l’incompetenza. Mini la crescita del singolo e del team, perché non dai l’opportunità di migliorare.

Affrontare il problema in modo diretto, ma con empatia e supporto, è essenziale per risolvere la situazione e per promuovere un ambiente di lavoro sano e produttivo.

Se, nonostante gli sforzi, il collaboratore non migliora, oppone “resistenza”, l’incompetenza persiste e danneggia il team, potrebbe essere necessario consultare il tuo capo, HR o il management per valutare il-da -farsi: trasferimento, cambio ruolo o, in ultima istanza, cessazione del rapporto.

Leadership e collaboratori difficili: quello che ambisce al tuo ruolo – parte 2

collaboratore che ambisce al tuo ruolo Foto di Sebastian Voortman

LEGGI ANCHE LA > la parte 1.

Domande da fare nell’incontro individuale

La comunicazione è fondamentale.

Non usare un tono accusatorio. Chiedi chiarimenti sulle sue azioni e intenzioni.
Devi gestire l’incontro nel modo più professionale e strategico, sei tu il leader!

Spiega come le sue azioni stanno influenzando il team e il lavoro. Chiedi come intende collaborare in modo più efficace e rispettoso.

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Comunica apertamente.

Discuti le tue osservazioni in modo costruttivo.

Chiedi al collaboratore che vuole il tuo posto quali sono le sue ambizioni e motivazioni. Chiarisci le tue aspettative e i tuoi obiettivi.

Fagli sapere che conosci le sue intenzioni. Potresti dire:
“Ho notato che hai avviato alcuni progetti senza la mia consultazione e hai espresso critiche sulle mie decisioni. Vorrei capire meglio le tue motivazioni e come lavorare insieme per migliorare la nostra collaborazione.”

Il tuo collaboratore ha una visione differente delle sue responsabilità rispetto a quanto stabilito? Chiedi:

  • Qual è la tua percezione del tuo ruolo e delle tue responsabilità all’interno del team?

Se vuoi capire le sue ambizioni, se il desiderio di scalzarti è basato su insoddisfazione personale, ambizione professionale o altro:

  • Cosa ti spinge a voler prendere un ruolo maggiore o diverso all’interno del team?

 


 

Per comprendere se il collaboratore ha aspettative specifiche riguardo al tuo ruolo, queste domande possono chiarire se ci sono aspettative non allineate che potrebbero influenzare il suo comportamento.

  • Quali sono le tue aspettative nei confronti del mio ruolo e del mio lavoro?
  • Come ti senti riguardo al tuo attuale percorso professionale e alle tue opportunità di crescita?
  • C’è qualcosa che posso fare come leader per supportarti meglio nel tuo ruolo?

Mostra la tua disponibilità ad ascoltare e a lavorare su eventuali problemi che potrebbero influenzare la dinamica.

Al termine dell’incontro potresti dire qualcosa tipo: “Grazie per aver condiviso le tue opinioni. È importante che tutti i membri del team collaborino e comunichino apertamente. Evitiamo conflitti e miglioriamo il nostro lavoro di squadra.”

Affrontare la situazione con domande aperte e un approccio collaborativo può aiutare a chiarire le motivazioni del collaboratore.

Cosa non fare con un collaboratore che vuole il tuo posto

Gestire un collaboratore che sembra avere l’intenzione di scalzarti dal tuo ruolo può essere una sfida delicata. È importante mantenere la professionalità. Gestire la situazione con cautela.

  • Non ignorare il problema

Ignorare il comportamento del collaboratore o fare finta di niente non risolverà il problema; anzi, potrà solo che peggiorare!

Sottovalutare il problema può spingere il collaboratore di consolidare la sua posizione.
La tensione e l’ansia possono aumentare, influenzando negativamente il tuo lavoro e il clima del team.

  • Non reagire con aggressività

Confrontarti con aggressività o impulsività non è produttivo e può amplificare il conflitto.

Un atteggiamento aggressivo può portare a una escalation e un ambiente di lavoro tossico.

 


 

  • Non cadere in comportamenti poco professionali

Non fare allusioni, commenti indiretti o gossippare riguardo al comportamento del tuo collaboratore.

Il gossip può diffondere malumori e peggiorare le relazioni interne. Inoltre, il pettegolezzo può minare la tua credibilità e la tua reputazione.

  • Non negare il supporto al collaboratore

Non cercare di minare il collaboratore negandogli opportunità di crescita o escludendolo dalle discussioni e decisioni di team.

Comportamenti sabotatori possono creare un ambiente di lavoro ancora più tossico. Ridurre la produttività.

  • Non fare complimenti ingenui

Evita di compiacere il collaboratore per evitare il conflitto; potrebbe solo incentivare il suo comportamento.

 
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Errore top

L’errore top da evitare è sottovalutare la situazione e ignorare il problema.

Ignorare il comportamento di un collaboratore che vuole il tuo posto può spingere la persona a diventare sempre più aggressiva nella sua strategia per scalzarti.

Non affrontare il problema potrebbe compromettere la tua posizione e la tua credibilità,
facendo sembrare che tu non sia in grado di gestire le sfide o i conflitti.

Se il collaboratore ambisce al tuo ruolo e il tuo capo o l’azienda non interviene, mantieni calma e professionalità.

Rafforza la tua leadership con azioni concrete, ma se vedi che la situazione si complica potrebbe essere il momento di valutare la tua permanenza in azienda.

Leadership e collaboratori difficili: quello che ambisce al tuo ruolo – parte 1

collaboratore che ambisce al tuo ruolo Foto di Sebastian Voortman

Gestire un collaboratore che vuole farti uno sgambetto (per prendere il tuo posto) richiede diplomazia, professionalità. Strategia ben pianificata.

È una situazione delicata quanto stressante.

Chi è il collaboratore che ambisce al tuo ruolo

Hai notato che uno dei membri del tuo team, Caio, si comporta come se volesse screditarti.
Prendere il tuo posto.

Caio è molto ambizioso. Ambisce al tuo ruolo.

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Potrebbe essere invidioso del tuo stipendio, del tuo status professionale o della tua posizione.
O forse no, potrebbe non avere nulla a che fare con te personalmente. Vuole solo salire di grado nella gerarchia aziendale, e tu sei d’intoppo sulla sua strada.

Caio si è avvicinato a dirigenti e membri chiave dell’azienda, cercando di costruire relazioni strette e di esporre le sue idee su come migliorare il team.

Ha avviato progetti senza consultarti o senza il tuo consenso, presentandoli come iniziative proprie in riunioni importanti.

Caio ha espresso critiche sul tuo approccio e sulle tue decisioni (in modo sottile ma provocatorio).
Vuole mettere in cattiva luce la tua leadership.

Valuta la situazione

Considera se le sue azioni sono effettivamente mirate a scalzarti oppure sono semplicemente tentativi di miglioramento personale.

Documenta i comportamenti specifici del collaboratore che ambisce al tuo ruolo. Analizza come potrebbe influenzare il tuo ruolo e il team. Le ragioni alla base del suo comportamento. Chiediti:

  • Quali sono le motivazioni di Caio per voler scalzarmi?
  • Potrebbero essere l’insoddisfazione per il ruolo, ambizione personale o altro?

Valuta l’impatto concreto del comportamento del tuo collaboratore sull’ambiente di lavoro e sulla tua posizione.

  • In che modo il comportamento del collaboratore sta influenzando il mio ruolo e il team?
  • Tale influenza può creare conflitti? Diminuire la mia autorità o la coesione del team?

 


 

Rifletti anche sulla parte (eventuale) di tua responsabilità alla situazione.

  • Ho fatto qualcosa che potrebbe aver contribuito al suo comportamento?
  • Errori di comunicazione? Mancanza di chiarezza nell’esporre i compiti ecc.?

Esplora i tuoi approcci per migliorare tue prestazioni:

  • Qual è la percezione del mio ruolo e delle mie responsabilità da parte del team e dei superiori?
  • Come posso migliorare la mia comunicazione? La mia visibilità per rafforzare la mia posizione?

Mantieni un comportamento positivo e focalizzato sul lavoro. Evita di farti coinvolgere troppo emotivamente dalla situazione. Cerca di concentrarti sui tuoi compiti e obiettivi.

  • Come posso mantenere un atteggiamento professionale e produttivo nonostante il comportamento di Caio?
  • Quali sono le possibili situazioni? Un cambiamento di ruolo, un miglioramento della relazione o un intervento formale?
  • Come posso prepararmi per ogni scenario?

Se necessario, coinvolgi le Risorse Umane o i superiori per una mediazione formale.
Documenta le tue osservazioni e preoccupazioni.

Organizza un incontro individuale con Caio.

Cosa fare con un collaboratore che ambisce al tuo ruolo

  • Stai un passo avanti

Anticipa le sue (eventuali) mosse.
Se Caio è interessato al tuo ruolo, ti monitorerà e aspetterà che tu commetta un errore.

Sii pronto e reattivo.
Ciò implica una buona gestione del tempo, pianificazione anticipata e un occhio attento per i dettagli.

  • Mantieni professionalità e calma

Evita conflitti diretti. Mantieni il controllo della situazione.

Evita reazioni impulsive o emotive. Mostra un atteggiamento professionale anche se il comportamento del tuo collaboratore è provocatorio.

Se il collaboratore che ambisce al tuo ruolo fa commenti negativi o cerca di metterti in cattiva luce, rispondi con calma e concentrati su fatti e risultati concreti.

 


 

  • Rafforza la tua leadership

Consolida la tua posizione. Documenta responsabilità e successi. Evidenzia il tuo contributo, richiedi feedback regolare dai superiori e conferma il tuo valore nel ruolo.

Mantieni alte le tue prestazioni.

Afferma la tua autorità con sicurezza, ma senza conflitti inutili. Dimostra il motivo per cui hai ottenuto la posizione, rendendoti indispensabile per il team e l’azienda.

  • Richiedi supporto ai superiori e ai colleghi

Cerca supporto e consiglio dai tuoi superiori o colleghi di fiducia per gestire la situazione e ottenere feedback:

“Ho discusso con Caio riguardo ai comportamenti osservati, ma vorrei anche il tuo feedback su come possiamo migliorare la situazione e garantire un ambiente di lavoro positivo.”

  • Rafforza il tuo rapporto con il tuo capo

È determinante per la percezione del tuo valore all’interno dell’azienda.

Dedica tempo a discussioni (formali e informali) con il tuo capo su obiettivi, progetti e risultati aziendali. Chiedi consigli per mostrare il tuo impegno.

 


 

Concentrati su come migliorare il tuo contributo, piuttosto che sul comportamento altrui.

Se la situazione non migliora o se ritieni che Caio stia agendo in modo particolarmente ostile, cerca il feedback e il supporto dei tuoi superiori o di HR.

Non piagnucolare.
Sarai apprezzato per i tuoi contributi positivi, non per lamentele o insicurezze.

  • Promuovi i tuoi successi

Non dare per scontato che il tuo lavoro venga sempre notato.

A seconda della cultura aziendale, puoi fornire report settimanali sui progetti. Organizzare incontri. Discutere i tuoi progressi. Chiedere feedback e ricevere indicazioni.

Questo rafforza la percezione del tuo valore aziendale. Rende più difficile metterti in cattiva luce.

LEGGI ANCHE > la parte 2.

Leadership e collaboratori difficili: come gestire il demotivato

collaboratore demotivatoFoto di Andrea Piacquadio

Per gestire un collaboratore demotivato è importante capire le cause della demotivazione e adottare misure per ristabilire l’entusiasmo e l’impegno.

Chi è il collaboratore demotivato

Lukas consegna report con errori e analisi incomplete, che richiedono verifiche importanti da parte dei colleghi.

Ha accumulato diverse assenze non giustificate.
Arriva in ritardo, senza fornire spiegazioni adeguate.

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Durante le riunioni, appare distaccato e poco interessato. Evita di partecipare alle discussioni e di contribuire alle idee. Non propone idee o soluzioni.

Lukas spesso si lamenta riguardo ai progetti assegnati e alla gestione del team, il suo ruolo, manifestando insoddisfazione in modo evidente.

Evita interazioni sociali con i colleghi. Durante le pause pranzo si isola e preferisce mangia da solo.

Valuta la situazione

Lukas potrebbe sentirsi non apprezzato.

Insoddisfatto delle sue attuali responsabilità, come per la mancanza di opportunità di avanzamento professionale.

Situazioni personali o problemi fuori dal lavoro potrebbero influenzare il suo stato d’animo e la sua motivazione. Come anche un ambiente di lavoro negativo o conflittuale. Chiediti:

  • Quali sono le cause principali della demotivazione di Lukas?
  • Come sta influenzando la demotivazione il lavoro e la performance del tuo collaboratore?
  • Ho ricevuto feedback o segnali da parte del collaboratore riguardo alla sua demotivazione?

 


 

Identifica se ci sono aspetti dell’ambiente di lavoro o della gestione che potrebbero essere alla base del problema. Chiediti:

  • Ci sono problemi organizzativi o di leadership (la mia) che potrebbero contribuire alla demotivazione del collaboratore?

Comprendi se ci sono disallineamenti tra le aspettative del collaboratore e gli obiettivi aziendali.

  • Come posso migliorare la comunicazione e il supporto per aiutarlo a sentirsi più coinvolto e valorizzato?
  • Quali sono gli obiettivi e le aspettative di Lukas, e come posso allinearli con gli obiettivi dell’organizzazione?
  • Quali sono le migliori pratiche per creare un ambiente di lavoro che prevenga la demotivazione?
  • Che tipo di feedback e riconoscimento sono stati dati al collaboratore fino ad ora?

Affrontare la demotivazione di un collaboratore come Luca richiede sensibilità e un approccio strategico per ripristinare l’entusiasmo e migliorare la sua performance.

Cosa fare

  • Armati di pazienza

Se vuoi salvare il rapporto professionale e “ritrovare” il tuo collaboratore o dipendente devi consapevolizzare che non sarà una cosa veloce.

Ti prenderà tempo e, soprattutto, energie.

  • Comprendi le cause della demotivazione

Parla direttamente con il collaboratore per capire le ragioni della sua demotivazione.

Crea uno spazio sicuro e riservato per una conversazione aperta. Chiedi cosa lo sta demotivando e ascolta attentamente le risposte (senza interrompere).

 


 

Analizza le cause principali della demotivazione e affrontale in modo mirato. Esamina aspetti come carico di lavoro, mancanza di sfide, riconoscimento insufficiente o problemi relazionali.

  • Non reagire con emotività

L’emozionalità è cattiva consigliera.

Se, per il momento, non sei in grado di gestire e controllare la tua emotività, prendi tempo e aspetta di sbollire.

Meglio non approcciare qualcuno quando si è incavolati o agitati. Rischi di dire o fare qualcosa di sconveniente che può compromettere definitivamente il tuo rapporto lavorativo.

  • Riconosci i suoi successi

Motiva il collaboratore riconoscendo i suoi successi e progressi, anche se piccoli.
Considera ricompense o incentivi per risultati raggiunti e per l’impegno dimostrato.

  • Promuovi il coinvolgimento e la partecipazione

Coinvolgi il collaboratore nei processi decisionali e nelle iniziative del team per aumentare il suo senso di appartenenza e responsabilità.

 
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Domande da fare nell’incontro individuale

Quando parli con un collaboratore demotivato, è fondamentale fare domande che ti aiutino a comprendere le cause profonde della sua demotivazione.

Ascolta attentamente. Dimostra comprensione senza giudicare o minimizzare le preoccupazioni.

Potresti aprire l’incontro con:

  • “Ho notato che sembri un po’ demotivato ultimamente e vorrei capire meglio cosa sta succedendo. Questo incontro è un’opportunità per discutere apertamente qualsiasi preoccupazione tu possa avere.”

Usa domande aperte per esplorare le cause e le possibili soluzioni.

 


 

  • Cosa ti sembra particolarmente difficile o frustrante nel tuo ruolo attuale?
  • Hai delle preoccupazioni riguardo al carico di lavoro o alle tue responsabilità?
  • Come ti senti riguardo al tuo ruolo e alle tue responsabilità attuali?

Se vuoi identificare se la mancanza di opportunità di crescita potrebbe essere un fattore di demotivazione.

  • Ci sono opportunità di crescita o di sviluppo che ritieni non siano state adeguatamente considerate?

Per scoprire se/quali fattori esterni al lavoro, stanno influenzando la motivazione, puoi chiedere:

  • Come valuti il tuo equilibrio tra lavoro-privato? Ci sono aspetti che potremmo migliorare?
  • Cosa potremmo fare per migliorare la tua esperienza lavorativa e aiutarti a sentirti più motivato?

In conclusione dell’incontro, potresti dire:

  • “Grazie per aver condiviso queste informazioni con me. Lavoriamo insieme per affrontare queste problematiche e migliorare la tua esperienza lavorativa. Definiamo alcuni passi concreti che possiamo intraprendere.”

 
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Cosa non fare

  • Non ignorare il problema

Sottovalutare la demotivazione, oltre a non risolvere il problema, può portare a una diminuzione della produttività e del morale del collaboratore.

Affronta la situazione in modo proattivo. Trova una soluzione condivisa.

  • Non criticare, colpevolizzare o mortificare

Colpevolizzare o umiliare il collaboratore demotivato può avere (forse) un effetto immediato ma perde velocemente la sua efficacia.

Potrebbe invece aumentare il suo stress e farlo sentire sotto pressione, il che potrebbe ulteriormente minare la sua motivazione e il suo morale.

Utilizza un linguaggio costruttivo e orientato alla soluzione, concentrandoti sui fatti e su come migliorare la situazione.

  • Evita le prediche

I sermoni non sono solo controproducenti perché contribuiscono a colpevolizzare una persona ma sono anche perfettamente inutili.

Dire a un demotivato di “tirarsi su” è come dire a una persona con una gamba rotta di alzarsi e di correre.

  • Evita approcci via e-mail

Il tuo collaboratore deve avere la possibilità di difendersi personalmente e di far valere la sua opinione.

La critica via mail è più veloce, più diretta, meno coinvolgente, emotivamente, ma il feedback motivazionale si fa guardandosi negli occhi.

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

Errore top da evitare con un collaboratore demotivato

L’errore top da non fare è non verificare le radici profonde della demotivazione.

Non offrire soluzioni poco rilevanti o troppo generiche che non affrontano le vere cause della demotivazione.

Ignorare la demotivazione impedisce di scoprire e implementare i cambiamenti che potrebbero migliorare la motivazione del tuo collaboratore.

Offrire un supporto mirato può portare a un miglioramento significativo nella sua motivazione e prestazione.

Leadership e collaboratori difficili: come gestire l’arrogante

il collaboratore arrogante

Foto di Vitabello da Pixabay

Quanta voglia hai di gestire un collaboratore arrogante?
Poca di sicuro, non ho dubbi!

E sicuramente stai sperando che con il tempo capirà, comprenderà, si accorgerà e comincerà a …
Mi spiace. Non accadrà!

Gestire un collaboratore arrogante può essere una sfida significativa, poiché l’arroganza può influire negativamente sull’ambiente di lavoro, sulla dinamica del team.

Se ti si pieghi alle regole dell’arrogante perdi credibilità come leader.

Se non intervieni, se ignori l’arroganza per debolezza o rendiconto, il resto del personale potrebbe vederti come un capo debole o ingiusto e, così con il tempo, farai “ancora più danni” del tuo collaboratore supponente.

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Chi è il collaboratore arrogante

Max spesso interrompe i colleghi durante le riunioni oppure ignora le loro idee. Commenta con frasi “Non credo che tu davvero capisca” o “Lasciami fare; sei ancora inesperto!”

Parla costantemente dei propri successi e dei risultati raggiunti, come se il successo fosse solo merito suo: “Grazie al mio intervento, abbiamo superato questo ostacolo” o “Se non fosse stato per me, questo progetto sarebbe fallito miseramente.”

Max non ascolta le opinioni o i suggerimenti degli altri membri del team. Perché dovrebbe? Sa tutto lui!

 


 

Fa commenti sarcastici. Critiche non costruttive sui lavori dei colleghi “Non so come avresti fatto senza il mio supporto”.

Chiede frequentemente trattamenti speciali o preferenze, come essere il primo a ricevere risorse o l’accesso a informazioni riservate.

L’arroganza di Max sta causando conflitti, frustrazione e demotivazione tra i membri del team, portando a un ambiente di lavoro teso. Le persone non si sentono rispettate.

Affrontare l’arroganza in modo diretto e strategico può aiutare a migliorare le dinamiche del team. Creare un ambiente di lavoro più positivo e produttivo.

Valuta la situazione

Gestire un collaboratore arrogante può essere complesso. È necessario porsi le domande giuste per capire meglio la situazione e trovare soluzioni efficaci.

L’arroganza potrebbe derivare da insicurezze personali, una cultura aziendale molto competitiva o una percezione distorta del proprio ruolo e successo. Prova a chiederti:

  • Quali sono le cause dell’arroganza di Max?
  • In che modo l’arroganza di Max influisce sul team e sulla produttività?
  • Il collaboratore è consapevole dell’impatto del suo comportamento sugli altri?

Potresti offrire feedback costruttivi che possano aiutare il collaboratore a migliorare senza provocare una sua reazione difensiva. Chiediti:

  • Come posso dare feedback senza alimentare ulteriore arroganza?
  • Come posso mantenere un equilibrio tra il rispetto della persona e correggere il comportamento?

Definisci chiaramente le conseguenze in caso di mancato miglioramento. Stabilisci aspettative chiare e misurabili.

Cosa fare

  • Mantieni la professionalità

Rimani calmo e professionale durante tutte le interazioni. Evita di reagire emotivamente alle manifestazioni di arroganza.

Se il collaboratore mostra disprezzo verso le opinioni degli altri, rispondi con calma e concentra la conversazione sui fatti e sugli obiettivi comuni.

  • Consapevolizza che serve tempo ed energie

L’arroganza è una caratteristica profondamente radicata.

Aspettati un progresso, un miglioramento, ma è importante ricordarsi che il vero cambiamento (se ci sarà) richiede tempo.

L’arroganza non sparirà in una notte.

 


 

  • Stabilisci le aspettative

Assicurati che il collaboratore comprenda le aspettative riguardo al suo comportamento e al rispetto reciproco.

Spiega quali comportamenti sono inaccettabili e come dovrebbe comportarsi in modo costruttivo e rispettoso.

  • Esponi il problema in modo oggettivo

Focus sulle azioni, non sulla persona. Concentrati solo sui comportamenti.

Evita attacchi personali o commenti sulla persona. A esempio, invece di “Sei arrogante”, potresti dire “Ho notato che durante le riunioni hai interrotto frequentemente i tuoi colleghi.”

  • Incoraggia l’auto-riflessione

Stimola la riflessione personale del tuo collaboratore. Poni domande aperte che lo aiutino a considerare come-e-quanto il suo comportamento possa influenzare gli altri.

Usa esempi specifici con feedback dettagliati. Spiega come tali comportamenti influenzano il team e il lavoro.

  • Valuta un cambiamento di ruolo

A volte, un cambiamento di ruolo può ridurre le tensioni e migliorare la dinamica del team.

Se il collaboratore fosse particolarmente competitivo, potrebbe trarre vantaggio da un ruolo che sfrutta la sua ambizione in modo produttivo, senza influire negativamente sui colleghi.

  • Stabilisci obiettivi di miglioramento chiari, misurabili e raggiungibili

Definisci le conseguenze del mantenimento di comportamenti arroganti se non ci sono miglioramenti.
Nonostante il feedback e il supporto, potrebbero essere necessario considerare misure disciplinari.

Documenta tutte le conversazioni, i feedback e le azioni intraprese.
Questo ti fornirà una base solida se sono necessarie ulteriori azioni correttive.

 
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Domande da fare nell’incontro individuale

È fondamentale porre domande che ti aiutino a chiarire la situazione. Esplorare le cause del comportamento per trovare soluzioni costruttive.

Se vuoi capire come il tuo collaboratore vede il proprio ruolo e se c’è una percezione di superiorità che potrebbe influenzare il suo comportamento, puoi chiedere:

  • “Come percepisci il tuo ruolo all’interno del team?”
  • “Quali sono le tue principali sfide lavorative al momento?”

Se vuoi invitare il collaboratore a riflettere sull’impatto del suo comportamento sugli altri.

  • “In che modo pensi che il tuo comportamento influisca sui tuoi colleghi?”
  • “Hai ricevuto feedback in passato riguardo al tuo stile di lavoro o alle tue interazioni con il team?”

Esplora insieme a lui/lei se ci sono preoccupazioni o insoddisfazioni che potrebbero alimentare comportamenti arroganti.

  • “C’è qualcosa che ti preoccupa o che ti fa sentire insoddisfatto nel tuo lavoro?”

Scopri come il collaboratore preferisce ricevere feedback e supporto, facilitando la comunicazione.

  • “Come preferisci ricevere feedback e supporto per migliorare il tuo lavoro?”
  • “Quali suggerimenti hai per migliorare la comunicazione e il lavoro di squadra?”

 
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Cosa non fare

  • Non sottovalutare il suo comportamento

Ignorare il comportamento arrogante può far crescere il problema e creare un ambiente di lavoro avvelenato.

La persona potrebbe pensare che il comportamento sia accettabile o, peggio, che non ci siano conseguenze per le sue azioni/atteggiamenti.

  • Non entrare in conflitto

Confrontarti in modo aggressivo può esacerbare la situazione, portando a ulteriori conflitti. Deteriorando ulteriormente le relazioni.

Mantieni un approccio calmo e professionale. Usa la comunicazione assertiva per esprimere le tue preoccupazioni senza attaccare personalmente il collaboratore.

  • Attenzione ai complimenti e privilegi ingiustificati

Lodare eccessivamente un collaboratore arrogante può rinforzare i suoi comportamenti egocentrici.

Inviare un messaggio errato al resto del team. Assicurati che i privilegi e i riconoscimenti siano meritati.

  • Non accettare giustificazioni poco credibili

Accettare scuse senza un confronto può permettere al collaboratore di continuare nel suo approccio.

Chiedi prove concrete di cambiamento. Monitora i progressi.
Affrontare un collaboratore arrogante richiede equilibrio tra fermezza e comprensione.

 
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Errore TOP da evitare con il collaboratore arrogante

L’errore top da evitare con un collaboratore arrogante è rispondere con aggressività.

Spesso non porta a una risoluzione efficace del problema, ma può invece aggravarlo e renderlo ancora più difficile da gestire.

Rispondere con atteggiamenti conflittuali può inasprire la situazione. Rendere l’arroganza del collaboratore ancora più marcata, portando a un ambiente di lavoro tossico. Una spirale di conflitti sempre più gravi.

Un confronto aggressivo può creare una barriera tra te e il tuo collaboratore, rendendo difficile la risoluzione del problema.

Leadership e collaboratori difficili: come gestire il falso e geloso

collaboratore falso

Gestire un collaboratore falso e geloso può essere particolarmente difficile, poiché tali comportamenti possono influenzare negativamente l’ambiente di lavoro e le dinamiche del tuo team.

Chi è il collaboratore falso e geloso

Il tuo collaboratore Cosimo (spesso) si rivela ingannevole. Invidioso.

Fa spesso complimenti eccessivi ai suoi colleghi. Forzati. Sembra ti stia lodando, ma in realtà ti critica o sminuisce i successi.

  • “Devo dire che hai fatto un lavoro straordinario, pur essendo così inesperto in questo campo!”

Quando un progetto va bene, Cosimo si attribuisce gran parte del merito, se va male, non-lo-vedi e non-lo-senti. Sparito!

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Cosimo sparla dei colleghi. Diffonde pettegolezzi. Potrebbe arrivare anche a manipolare le informazioni per apparire più competente. Indispensabile.

Nasconde informazioni importanti. Non collabora adeguatamente.

La falsità e la gelosia di Cosimo generano conflitti nel team e creano un ambiente di lavoro tossico. Il comportamento manipolativo può minare la coesione del gruppo.

L’ambiente di lavoro può diventare negativo e poco collaborativo.

Gestire un collaboratore falso e geloso richiede un tuo intervento tanto “delicato” quanto deciso per evitare che il comportamento influenzi tutto l’ambiente di lavoro.

Valuta la situazione

Con un collaboratore falso e geloso è importante porsi delle domande chiave per comprendere meglio la situazione. Trovare soluzioni efficaci.

Le fonti di frustrazione di Cosimo potrebbero essere la competizione interna, il mancato riconoscimento? Insicurezze e problemi personali? Stress lavorativo o problemi personali?

È importante determinare se il tuo collaboratore è consapevole del suo comportamento e del suo impatto. Chiediti:

  • Quali sono le cause della sua falsità e gelosia?
  • In che modo il suo comportamento influisce sugli altri membri del team?
  • Cosimo è consapevole delle conseguenze delle sue azioni?
  • Ci sono fattori esterni o personali che potrebbero influenzare il suo comportamento?

 


 

Pianifica azioni correttive se il comportamento continua a essere problematico. Prevedi misure disciplinari in base alle politiche aziendali e alle circostanze specifiche.

  • Quali sono le azioni correttive appropriate se il comportamento non migliora?
  • Quali sono i segnali di miglioramento e come posso riconoscerli?

Cosa fare

Gestire un collaboratore falso e geloso può essere complicato, ma con le giuste strategie puoi affrontare la situazione in modo efficace.

  • Affronta il problema con trasparenza

Organizza un incontro individuale per discutere le tue preoccupazioni. In modo diretto e costruttivo.
Utilizza un approccio non accusatorio, basato su osservazioni e fatti specifici.

Ad esempio, anziché dire “Fai sempre complimenti forzati” meglio “Ho notato che a volte i tuoi complimenti non sembrano allinearsi con i risultati”.

Assicurati che il tuo collaboratore sappia cosa è accettabile e cosa non lo è.

  • Documenta i suoi comportamenti

Tieni traccia dei suoi comportamenti in modo dettagliato.

 


 

Documenta casi specifici e (soprattutto) il loro impatto sul team.
Usa questa documentazione per fornire feedback concreto. Misurare i progressi.

Potrebbero essere prove tangibili per discussioni future ed eventuali decisioni disciplinari.

  • Promuovi un ambiente di lavoro positivo e collaborativo

Stimola la trasparenza e la collaborazione.

Organizza attività di team building. Promuovi una cultura di supporto e riconoscimento.

  • Definisci chiaramente le conseguenze

Spiega le possibili azioni disciplinari che potrebbero essere adottate se non ci sono miglioramenti, mantenendo sempre un approccio conforme alle politiche aziendali.

Affrontare un collaboratore falso e geloso richiede equilibrio tra fermezza e supporto.

 
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Domande da fare nell’incontro individuale

Organizza un incontro individuale con il tuo collaboratore per discutere i suoi comportamenti e come stanno influenzando il team.

Se vuoi comprendere come il collaboratore vede il suo lavoro e se ci sono discrepanze con il team, puoi chiedere:

  • “Come ti senti riguardo al lavoro di squadra e alla collaborazione con gli altri membri del team?”
  • “C’è qualcosa di specifico che ti preoccupa riguardo al tuo lavoro o alle tue relazioni con i colleghi?”

Se vuoi trovare modi per migliorare la comunicazione. Ridurre i fraintendimenti. Offrire l’opportunità di proporre soluzioni prova a domandare:

  • “Come possiamo migliorare la comunicazione e la trasparenza all’interno del team?”

Per aiutarlo a riflettere su come le sue azioni possano influenzare la percezione degli altri e l’impatto del suo comportamento.

  • “In che modo il tuo comportamento potrebbe essere percepito dai tuoi colleghi?”

Dai al collaboratore l’opportunità di suggerire cambiamenti. Portare a soluzioni pratiche che migliorino la situazione:

  • “Quali cambiamenti possono aiutarti a sentirti più a tuo agio nel team?”

 
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Cosa non fare

  • Non ignorare il comportamento negativo

Ignorare o minimizzare il comportamento falso e geloso non risolverà il problema, anzi potrebbe farlo peggiorare.

La mancanza di interventi da parte tua può portare a un ambiente di lavoro tossico, aumentando la sfiducia nella tua leadership.

  • Non indicarlo come esempio negativo

Evita di discutere il suo comportamento di fronte ad altri membri del team.

Questo può umiliare il collaboratore e aggravare i sentimenti di gelosia e risentimento, creando ulteriori tensioni nel team.

  • Non reagire con eccessiva emozione o aggressività

Non rispondere con rabbia o aggressività, poiché potresti solo peggiorare la situazione. Far sembrare il tuo comportamento altrettanto negativo.

La reazione emotiva può rendere difficile risolvere il problema in modo costruttivo e potrebbe far crescere la conflittualità.

  • Non fare supposizioni affrettate

Le teorie non verificate possono portare a malintesi e azioni che non affrontano realmente il problema. È importante basarsi su fatti e osservazioni concrete.

Affrontare un collaboratore falso e geloso con un approccio equilibrato e costruttivo può aiutare a risolvere il problema e migliorare l’ambiente di lavoro per tutti.

Errore TOP da evitare con un collaboratore falso e geloso

L’errore top da evitare con un collaboratore falso e geloso è non affrontare subito e direttamente la questione.

La falsa cortesia e la gelosia possono portare a conflitti latenti che, se non affrontati prontamente, possono diventare esplosivi e distruttivi. Possono deteriorare la fiducia e il morale del team.

Un ambiente di lavoro in cui tali comportamenti non vengono gestiti può diventare tossico.

L’assenza di azioni correttive può generare un clima di sfiducia e malcontento verso la tua leadership.

Affronta direttamente il comportamento malsano del tuo collaboratore. È essenziale per mantenere un ambiente di lavoro sano e produttivo.

Leadership e collaboratori difficili: come gestire l’ultra competitivo

collaboratore competitivoFoto di Cottonbro Studio

Gestire un collaboratore ultra-competitivo può essere molto sfidante, soprattutto se il suo comportamento ostacola la collaborazione e l’armonia del tuo team.

Chi è il collaboratore competitivo

Il tuo collaboratore Ivan “è perennemente impegnato” a superare gli altri. Dimostra la sua superiorità, spesso a spese della collaborazione e del lavoro di squadra.

Vuole dimostrare la sua competenza. Far credere di essere “il migliore”. Attira l’attenzione sui suoi successi e risultati. Minimizza quello degli altri, ignorando o sminuendo i contributi dei colleghi, per elevare il proprio status. Si prende il merito per i successi del team.

Ivan critica i colleghi, tuttavia, non accetta i loro suggerimenti.

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Non riconosce il contributo del team. Cerca di superare i suoi colleghi in ogni occasione, creando una competizione costante. Snervante.

Anche se può portarti, come leader, qualche vantaggio di produttività questa competizione malsana può creare conflitti e tensioni nel team.

Valuta la situazione

Ecco alcune domande che devi farti per affrontare la situazione e mantenere un ambiente di lavoro positivo e produttivo.

  • In che modo la competitività di Ivan influisce sul team e sulla produttività?
  • È consapevole di come il suo comportamento influisce sugli altri?
  • Ci sono opportunità per canalizzare la sua competitività in modo più positivo?
  • Come possiamo garantire che la competitività non diventi distruttiva?
  • Quali sono i segnali che indicano che la competitività di Ivan sta superando i limiti?

È importante identificare i segnali che l’eccessiva competitività sta diventando un problema: stress eccessivo, conflitti frequenti o comportamenti che minano la coesione del team.

Cosa fare

Gestire un collaboratore molto competitivo può essere sfidante, ma con il giusto approccio puoi canalizzare la sua energia in modo costruttivo.

  • Stabilisci obiettivi e aspettative chiare

Definisci obiettivi specifici e misurabili per il collaboratore e per il team.

Chiarisci le aspettative riguardo il lavoro di team, proprio per evitare che un solo collaboratore si appropri di tutto il merito.

Gli obiettivi chiari aiutano a focalizzare l’energia competitiva verso risultati concreti e condivisi, evitando conflitti e rivalità.

  • Promuovi il lavoro di squadra

Incoraggia la collaborazione di team e il lavoro di squadra attraverso progetti di gruppo e attività di team building.

Assegna al collaboratore un ruolo di leader in un progetto di gruppo, ma assicurati che il successo del progetto dipenda dal lavoro di tutti e non solo dalle singole prestazioni.

 


 

  • Fornisci feedback costruttivi e potenzianti

Offri feedback regolari e positivi sui risultati del collaboratore. Riconosci i suoi successi in modo equo e trasparente.

Sottolinea i successi personali del tuo collaboratore ma metti anche in evidenza come il suo lavoro ha contribuito al successo della squadra.

Usa esempi concreti. Obiettivi chiari.

  • Gestisci le rivalità e le conflittualità

Intervieni prontamente se vedi che tende a monopolizzare le discussioni oppure sminuire i contributi degli altri.

Rivalità e conflitti possono minare e il morale del team. Di conseguenza la produttività. È parte del tuo ruolo mantenere un ambiente di lavoro sano e produttivo.

Offri premi o riconoscimenti per il lavoro di squadra e per i comportamenti che rafforzano il team.

  • Incoraggia la crescita personale e professionale

Offri opportunità di sviluppo professionale e personale come corsi di formazione, mentoring o coaching.
I programmi di crescita possono aiutarlo a canalizzare la sua competitività in modi costruttivi.

Domande da fare nell’incontro individuale

Quando incontri il tuo collaboratore ultra-competitivo, è utile porre domande che aiutino a gestire la sua competitività. Bilanciare il suo approccio con gli obiettivi del team e dell’azienda.

Se vuoi comprendere le motivazioni personali del collaboratore, cosa lo spinge (ambizione personale, obiettivi di carriera o altro) a essere così competitivo. Potresti chiedere:

  • Cosa ti motiva a raggiungere risultati così elevati?

Se vuoi valutare come il collaboratore vede il suo contributo nel team. Quanto si sente in competizione con il team o se ha una visione collaborativa del suo ruolo.

 


 

È importante capire se la sua competitività è positiva (e motivante) o se sta creando conflitti o tensioni.

  • Come percepisci il tuo ruolo all’interno del team?
  • In che modo la tua competitività influisce sul tuo lavoro e su quello degli altri?
  • C’è qualcosa che ti impedisce di collaborare efficacemente con il team?

Per comprendere come il collaboratore vede il suo percorso professionale e se la sua competitività è allineata con i suoi obiettivi a lungo termine.

  • Quali sono i tuoi obiettivi a lungo termine e come pensi di raggiungerli?

Il collaboratore sa gestire la pressione? Sa affrontare lo stress che potrebbe influire sulla sua performance o sul suo benessere.

  • Come gestisci lo stress e la pressione legata alla tua competitività?

Se vuoi scoprire se il collaboratore ha bisogno di risorse aggiuntive, formazione o supporto per raggiungere i suoi obiettivi.

  • Quali risorse o supporto ti sarebbero utili per raggiungere i tuoi obiettivi in modo più efficace?

L’obiettivo è massimizzare il potenziale del collaboratore, migliorare la collaborazione e garantire che la competitività contribuisca positivamente al successo del team.

 
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Cosa non fare

Gestire un collaboratore ultra-competitivo può essere impegnativo, soprattutto se la sua competitività è eccessiva o dannosa per il team.

  • Non ignorare il comportamento sfidante

Sottovalutare il problema può permettere al comportamento di svilupparsi e diffondersi, causando conflitti e deterioramento dell’armonia del team.
È fondamentale affrontare il comportamento problematico in modo tempestivo.

  • Non favorire o incoraggiare la competizione

Non premiare o incentivare comportamenti troppo competitivi che possono portare a conflitti interni o a una cultura tossica.

Ripeto, una sana competizione è molto produttiva, ma una competitività malsana è distruttiva.

Premiare un comportamento competitivo a scapito degli altri può creare un ambiente di lavoro malsano e divisivo.

  • Non escludere il collaboratore dalle decisioni di gruppo

Non escludere il collaboratore competitivo dalle discussioni e dalle decisioni di gruppo, ignorando le sue opinioni.

L’esclusione può aggravare la sua competitività e portare al risentimento. È importante coinvolgerlo in modo costruttivo per canalizzare la sua competitività in modo positivo.

  • Non adottare misure disciplinari senza un dialogo

È necessaria una discussione aperta e onesta riguardo al suo comportamento e alle sue conseguenze.
Un approccio punitivo può aumentare la resistenza e il conflitto.

È più efficace discutere. Lavorare insieme per trovare soluzioni piuttosto che ricorrere immediatamente a “punizioni”.

 
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Errore TOP da evitare con il collaboratore competitivo

L’errore da non fare con un collaboratore ultra-competitivo è creare conflitto o confronti diretti senza mediazione.

Potrebbe reagire male a confronti o conflitti diretti, vedendoli come minacce alla sua posizione o al suo status. Questo può portare a un’escalation del conflitto, creando un ambiente di lavoro più teso e divisivo.

Le sue inclinazioni competitive potrebbero accentuarsi se si sente minacciato o messo in discussione. Questo può influire negativamente sulla produttività del tuo team.

Cerca di canalizzare la competitività del collaboratore in modi che favoriscano la crescita e la produttività del team. Ad esempio, stabilendo obiettivi di team o incoraggiando competizioni che stimolino il miglioramento collettivo piuttosto che conflitti interni.

Con un approccio attento e strategico, è possibile trasformare la competitività in un vantaggio per l’intero gruppo.

Leadership e collaboratori difficili: come gestire l’invisibile

collaboratore invisibile
Foto di Matheus Bertelli

Un collaboratore invisibile è qualcuno che tende a non partecipare attivamente alle dinamiche di gruppo. Sembra (o forse è) assente sia fisicamente che mentalmente.

Chi è il collaboratore invisibile

Il tuo collaboratore Lorenzo tende a passare inosservato.

Spesso non partecipa attivamente alle discussioni, evita di assumersi responsabilità o semplicemente non si distingue né-nel-bene-né-nel-male.

Non lo noti perché non causa problemi evidenti, ma al tempo stesso non apporta un contributo rilevante al team.

Durante le riunioni di team, Lorenzo preferisce ascoltare piuttosto che contribuire. Tende a evitare di prendersi la responsabilità di progetti complessi o visibili.

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Anche se Lorenzo completa le sue mansioni, il suo lavoro è spesso solo sufficiente.
Non cerca di migliorare i processi, proporre nuove idee o andare oltre le aspettative.
Il suo contributo è regolare ma non eccelle.

I colleghi raramente parlano di lui, né in positivo né in negativo.
Non ci sono conflitti evidenti, ma neanche riconoscimenti per un lavoro particolarmente ben fatto.

Un collaboratore invisibile non contribuisce all’innovazione o al miglioramento dei processi,
il che può rallentare la crescita del team e la realizzazione degli obiettivi aziendali.

Un collaboratore invisibile può diventare una risorsa più attiva e preziosa se gestito correttamente, aiutandolo a sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio potenziale e del valore.

 


 

Valuta la situazione

Quando hai a che fare con un collaboratore invisibile, è importante porsi le domande giuste per comprendere la situazione. Trovare modi per migliorare il suo coinvolgimento e la sua visibilità.

Cerca di capire perché il collaboratore si comporta in modo “invisibile”.
Potrebbe essere timidezza, sfiducia, problemi personali o insoddisfazione lavorativa. Chiediti:

  • Perché il collaboratore è percepito come “invisibile”?
  • Ha le opportunità giuste per farsi notare?

Queste domande ti aiuteranno a capire meglio le dinamiche che rendono un collaboratore “invisibile”. Identificare le azioni necessarie per migliorare il suo coinvolgimento e la sua integrazione nel team.

  • Il collaboratore si sente supportato e valorizzato da me?
  • Ha difficoltà a comunicare o a partecipare attivamente?
  • Sto riconoscendo e premiando i suoi contributi in modo adeguato?
  • Il collaboratore ha relazioni positive con i colleghi e i superiori?
  • C’è qualcosa che posso fare per favorire la sua integrazione e visibilità nel team?

 
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Cosa fare

  • Coinvolgilo attivamente nelle discussioni

Durante le riunioni o le discussioni di gruppo, chiedi direttamente il parere del tuo collaboratore invisibile su questioni specifiche.

Poni domande aperte e mirate, creando uno spazio in cui si senta a suo agio nell’esprimere le sue opinioni. Ad esempio “Cosa ne pensi di questa idea?” o “Hai qualche suggerimento per migliorare questo progetto?”.

  • Assegnagli progetti o responsabilità

Incoraggia l’Integrazione nel team. Affidagli incarichi che richiedono visibilità e che lo obblighino a interagire di più con il team o con altre parti dipartimento dell’azienda.

Crea opportunità per il collaboratore di integrarsi meglio nel team, come assegnare compiti di gruppo o organizzare attività di team building.

  • Riconosci e valorizza i suoi contributi

Riconosci pubblicamente i successi e i contributi del collaboratore, in modo che si senta valorizzato e incoraggiato a partecipare di più.

Evidenzia i suoi successi e sottolinea l’importanza del suo lavoro per il raggiungimento degli obiettivi comuni.

  • Offrigli opportunità di sviluppo personale

Investi nel suo sviluppo professionale attraverso formazione, coaching o opportunità di crescita che possano aumentare la sua fiducia e visibilità. Aiutalo a interagire meglio con il team.

L’obiettivo è creare un ambiente in cui anche il collaboratore invisibile si senta valorizzato.
Supportato e incoraggiato a partecipare attivamente.

Il tuo ruolo di leader è fondamentale per aiutarlo a emergere.

 


 

Domande da fare nel colloquio individuale

Le domande giuste possono aiutarti a comprendere meglio la sua situazione e aiutarlo a diventare più coinvolto.

Se vuoi capire il suo livello di coinvolgimento: se ci sono ostacoli, difficoltà o mancanza di motivazione che stanno rendendo il collaboratore meno visibile o attivo. Esplora la sua motivazione:

  • “C’è qualcosa che ti impedisce di sentirti pienamente coinvolto in questo progetto?”
  • “Credi che ti diano abbastanza opportunità di esprimere il tuo potenziale?”
  • “Come ti senti in questo momento rispetto al lavoro che stai facendo e al team?”

Per comprendere se il problema è legato alla dinamica del team o alla difficoltà del collaboratore nel farsi sentire, puoi chiedere:

  • “Hai avuto difficoltà a condividere le tue idee o contributi nelle riunioni?”
  • “In che modo potremmo migliorare la comunicazione all’interno del team per assicurarti che ti senta più coinvolto?”

Il collaboratore ha chiara la sua posizione? Si sente motivato dalle sue responsabilità o schiacciato dal carico di lavoro? Potresti chiedere:

  • “Pensi che le tue responsabilità siano chiare?
  • “C’è qualcosa che potrebbe essere fatto per rendere il tuo lavoro più stimolante?”
  • “Il carico di lavoro attuale ti sembra appropriato o c’è qualcosa che ti sta frenando nel completare i tuoi compiti?”

Cosa non fare

  • Non ignorarlo

Evita di trascurare o ignorare completamente il collaboratore invisibile solo perché non si fa notare.

L’isolamento può portare a un ulteriore disimpegno e a un calo della motivazione,
riducendo ancora di più il suo contributo nel team.

  • Non escluderlo dalle discussioni e decisioni

Non estrometterlo dalle riunioni, discussioni o decisioni importanti.
Lasciarlo fuori rafforza l’idea che la sua opinione non conti.

  • Non giudicarlo

Non presupporre che il collaboratore sia poco competente o disinteressato solo perché è meno visibile. Questo pregiudizio potrebbe impedirti di riconoscere e valorizzare i suoi punti di forza e le sue capacità.

  • Non lasciare che la sua invisibilità diventi una norma

Non lasciare che il comportamento invisibile diventi una norma accettata all’interno del team,
dove alcuni membri ricevono più attenzione di altri.

Creare un ambiente di lavoro inclusivo è fondamentale per garantire che tutti i collaboratori, inclusi quelli meno visibili, si sentano valorizzati e incoraggiati a partecipare attivamente.

 
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Errore top da evitare con il tuo collaboratore invisibile

Il principale errore da evitare con un collaboratore invisibile è ignorarlo o trascurarlo.

Evita di non darli sufficiente attenzione, pensando che il suo basso profilo equivalga a una mancanza di valore o produttività.

Il collaboratore invisibile potrebbe avere competenze preziose o idee innovative, ma se non viene coinvolto o incoraggiato, il suo potenziale resta inespresso.

Sentirsi ignorato o non valorizzato può portare il collaboratore a demotivarsi ulteriormente,
diminuendo ulteriormente il suo impegno e la qualità del lavoro.

Gestire un collaboratore invisibile richiede sensibilità. Pazienza.

Il tuo obiettivo è aiutare il collaboratore a sentirsi più coinvolto e valorizzato, migliorando così la sua partecipazione e il suo contributo nella tua squadra.

Leadership e collaboratori difficili: come gestire il poco produttivo

collaboratore poco produttivo

Gestire un collaboratore poco produttivo richiede un approccio strategico e sensibile per identificare le cause della bassa produttività.

Chi è il collaboratore poco produttivo

La tua dipendente Mary spesso consegna rapporti e pratiche amministrative con ritardi significativi.
Impiega più del previsto per inoltrare le richieste, causando ritardi nella consegna dei materiali necessari per il lavoro quotidiano.

Produce documenti e report con frequenti errori di formattazione e contenuti inaccurati.
La bassa qualità di lavoro comporta, come puoi immaginare, ulteriori revisioni e controlli.

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Mary tende a limitarsi a completare solo le attività assegnate, senza cercare opportunità per migliorare i processi o assumere ulteriori responsabilità. Non propone mai idee per migliorare i processi aziendali.

Appare frequentemente disinteressata durante le riunioni di team. Non partecipa attivamente alle discussioni e mostra poco entusiasmo per nuovi progetti o cambiamenti.

Affrontare questi problemi richiede un approccio mirato che include la fornitura di feedback costruttivo, la definizione di obiettivi chiari. La creazione di opportunità di sviluppo e supporto per migliorare le sue prestazioni e motivazione.

Valuta la situazione

Quando affronti la questione di un collaboratore poco produttivo, è cruciale porsi domande che ti aiutino a identificare le cause del problema. Trovare soluzioni efficaci.

Ecco alcune domande che puoi considerare:

  • Quali sono le cause della bassa produttività?
  • Il collaboratore è consapevole delle sue carenze di produttività?
  • Ho comunicato le mie aspettative di produttività in modo chiaro?
  • Ci sono problemi strutturali o organizzativi che influiscono sulla sua produttività?
  • Il collaboratore ha ricevuto il supporto e la formazione adeguata?
  • Quali sono le conseguenze se la produttività non migliora?

 


 

Considera eventuali conseguenze o correttivi se non osservi miglioramenti nella produttività.
Porsi queste domande ti aiuterà a comprendere meglio le ragioni della bassa produttività del tuo collaboratore.

Sviluppa un piano d’azione efficace per affrontare il problema. È importante adottare un approccio equilibrato, che includa analisi, feedback, supporto e monitoraggio continuo.

Cosa fare

Gestire un collaboratore poco produttivo richiede un intervento mirato per migliorare la sua performance.

  • Stabilisci un incontro individuale

Pianifica una conversazione privata con il collaboratore per discutere apertamente le sue prestazioni e le tue preoccupazioni. Ascolta il collaboratore per comprenderne le difficoltà.

Spiega chiaramente le aspettative di produttività.
Chiedi se ci sono ostacoli o problemi specifici che stanno influenzando la sua performance.

  • Definisci obiettivi chiari e misurabili

Stabilisci obiettivi concreti e misurabili che il collaboratore deve raggiungere per migliorare la sua produttività. Cosa deve essere fatto/entro quando.

Assicurati che gli obiettivi siano realistici e raggiungibili.
Monitora i suoi progressi regolarmente.

 


 

  • Offri formazione e supporto

Identifica eventuali lacune nelle sue competenze. Offri corsi di formazione, mentoring o altre risorse che possono aiutare il collaboratore a migliorare la sua produttività.

  • Monitora i progressi e fornisci feedback

Segui regolarmente i progressi del collaboratore rispetto agli obiettivi stabiliti.

Rivedi regolarmente i risultati. Apporta modifiche al piano di azione se necessario, assicurandoti di continuare a fornire feedback costruttivi e supporto.

  • Riconosci e premia i miglioramenti

Riconosci i miglioramenti nella produttività del collaboratore per motivarlo ulteriormente. Celebra i progressi raggiunti con riconoscimenti formali o informali, come un apprezzamento in una riunione di team o piccoli premi.

Affrontare proattivamente la bassa produttività di un collaboratore aiuta non solo a risolvere il problema, ma anche a mantenere un ambiente di lavoro positivo e produttivo.

Ignorare il problema può avere conseguenze durature e compromettere l’efficacia complessiva del team e dell’azienda.

 
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Domande da fare nell’incontro individuale

Quando affronti un collaboratore poco produttivo, è importante porre domande mirate per comprendere le cause e identificare soluzioni efficaci. Ecco alcune domande chiave da considerare:

Se desideri scoprire ostacoli o impedimenti problemi organizzativi o personali che stanno impedendo al collaboratore di raggiungere gli obiettivi, chiedi:

  • “C’è qualcosa che ti impedisce di raggiungere gli obiettivi che ti sono stati assegnati?”

Per determinare se il carico di lavoro è eccessivo o mal distribuito, il che potrebbe influenzare la produttività.

  • “Come valuti il carico di lavoro che hai attualmente? È gestibile?”

Se vuoi scoprire se ci sono aspetti specifici del lavoro che contribuiscono alla demotivazione del collaboratore puoi chiedere:

  • “C’è qualche parte del tuo lavoro che trovi particolarmente demotivante o frustrante?”

Per verificare se il collaboratore sente di essere riconosciuto e apprezzato per i suoi sforzi., chiedi:

  • “Ti senti adeguatamente riconosciuto e premiato per il tuo lavoro?

Per coinvolgere il collaboratore nella creazione di un piano d’azione per aumentare l’impegno e la responsabilità:

  • “Hai bisogno di ulteriore formazione o sviluppo per migliorare le tue competenze?”
  • “Come possiamo lavorare insieme per migliorare la tua produttività?”

Ponendo queste domande, puoi ottenere una comprensione più chiara delle cause della bassa produttività e aiutare il collaboratore a trovare soluzioni efficaci e migliorare le sue prestazioni.

 
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Cosa non fare

Quando si gestisce un collaboratore poco produttivo, è essenziale evitare azioni che potrebbero aggravare il problema o danneggiare ulteriormente l’ambiente di lavoro:

  • Ignorare il problema

Non fare nulla riguardo alla bassa produttività, sperando che il problema si risolva da solo. Può far crescere la frustrazione e la demotivazione del team, far sembrare che non ci siano conseguenze per la bassa produttività.

Questo può portare a una diminuzione generale della performance.

  • Colpevolizzare senza fornire supporto

 


 

Puntare il dito e accusare il collaboratore di scarsa produttività senza offrirgli supporto o risorse per migliorare.
Colpevolizzare senza offrire aiuto non risolve il problema.

Può danneggiare la relazione con il collaboratore, portando a un ulteriore calo di motivazione e impegno.

  • Fare comparazioni con altri membri del team

Confrontare apertamente il collaboratore con colleghi più produttivi.
Tipo: “Mary, hai consegnato solo tre rapporti questa settimana, mentre Giulia e Marco ne hanno completati rispettivamente 5 e 6”.

Confronti negativi possono causare sentimenti di inferiorità e risentimento, aumentando stress e frustrazione, senza migliorare la situazione.

  • Implementare sanzioni senza prima comprendere

Applicare penalità senza prima aver cercato di comprendere le cause della bassa produttività possono aggravare la negatività e la resistenza del collaboratore.

  • Dare feedback vaghi

Fornire feedback generici riguardo alla bassa produttività, senza dettagli specifici o indicazioni su come migliorare.

Errore Top da evitare con un collaboratore poco produttivo

Il top errore da evitare quando si gestisce un collaboratore poco produttivo è ignorare il problema e non intervenire in modo proattivo.

La bassa produttività può portare a una maggiore inefficienza e frustrazione anche per il team.

Si crea un effetto a catena.

La produttività ridotta di un singolo collaboratore può influenzare negativamente il morale e la performance dell’intero team. Inoltre, la mancanza di reazione può essere vista come una mancanza di leadership o di attenzione. La tua.

Leadership e collaboratori difficili: come gestire il negativo

collaboratore negativo

Foto di Engin_Akyurt da Pixabay

Gestire un collaboratore negativo richiede pazienza e strategia.

Con un approccio proattivo, puoi aiutare a trasformare la sua negatività in opportunità di crescita, miglioramento sia per lui/lei che per il team.

Chi è il collaboratore negativo

Luca tende a lamentarsi continuamente dei cambiamenti nel progetto, dei clienti difficili e delle scadenze strette. Ogni volta che si presenta una difficoltà, piuttosto che cercare soluzioni, il suo primo istinto è esprimere insoddisfazione.

Luca palesa sempre preoccupazioni e dubbi sul successo dei progetti e sul futuro dell’azienda. “Non penso che questo progetto avrà successo” oppure “Non ci sono buone prospettive per noi quest’anno.”

Il suo comportamento pessimista può minare il morale del team e portare a una cultura di lavoro negativa. Infatti, alcuni colleghi dicono di sentirsi demotivati e insoddisfatti di tale atteggiamento.

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Luca, come se non bastasse, è fortemente resistente ai cambiamenti nei processi di lavoro. Si oppone a nuove idee. È un susseguirsi di “Però…” “Ma …”

La sua costante lamentela, le critiche non costruttive, la scarsa partecipazione, la resistenza ai cambiamenti e il comportamento pessimista stanno marcando un impatto significativo sul morale del team. Sull’efficacia complessiva dei progetti.

Si sta creando un ambiente di lavoro demoralizzato.
È tempo di intervenire.

Valuta la situazione

Gestire un collaboratore pessimista e negativo in modo efficace richiede una comprensione completa delle sue preoccupazioni.

Ignorare (senza valutare) le preoccupazioni della persona può aggravare la situazione e compromettere l’efficacia e il morale del team.

Ecco alcune domande chiave che dovresti considerare:

  • Qual è la causa principale della negatività del collaboratore?
  • Luca è consapevole dell’impatto della sua negatività sul team e sull’organizzazione?
  • Come influisce la negatività di Luca sul team e sul lavoro?
  • Ho fornito feedback chiaro e costruttivo riguardo al suo comportamento?
  • Ci sono opportunità di sviluppo o supporto che potrebbero aiutarlo a migliorare?

Ponendoti queste domande, potrai ottenere una comprensione più profonda delle cause e delle soluzioni relative alla negatività del collaboratore, permettendoti di gestire la situazione in modo più costruttivo.

Cosa fare

  • Pianifica una riunione uno-a-uno

Pianifica una conversazione privata con il tuo collaboratore, discuti il suo comportamento negativo e le sue preoccupazioni.

Chiedi spiegazioni. Ascolta attivamente. Fai uno sforzo per ascoltare le sue preoccupazioni e le sue lamentele senza interromperlo.

Usa un approccio empatico per comprendere le sue frustrazioni. Offri supporto per risolvere eventuali problemi.

     


     

  • Analizza la situazione

Esamina se ci sono problemi organizzativi o relazionali che stanno contribuendo al comportamento negativo.

Se le lamentele hanno una base valida, lavora per risolvere questi problemi.

Se il malcontento è legato a questioni personali o percezioni errate (per esempio, dice che non viene mai riconosciuto il suo impegno e le altre persone hanno compiti più stimolanti), cerca di chiarire e risolvere tali incomprensioni.

  • Porgi feedback specifici

Offri un feedback chiaro e specifico su come il suo comportamento negativo sta influenzando il clima di lavoro nel team. Come potrebbe migliorare il suo atteggiamento e comportamenti in modo costruttivo?

  • Valuta la possibilità di cambiamenti di ruolo

Considera, se è possibile spostarlo, in un ruolo che meglio si adatta alle sue competenze e preferenze.
Potrebbe aiutarlo a sentirsi più soddisfatto e meno negativo.

Assicurati di monitorare i progressi. Fornire feedback regolare sui miglioramenti o sulle aree che necessitano ulteriori sviluppi.

È importante essere realistici riguardo ai cambiamenti. Alcuni collaboratori potrebbero richiedere più tempo, soprattutto se la negatività è intrinseca della persona.

Domande da fare nell’incontro individuale

Quando interagisci con un collaboratore negativo, è utile farli domande che aiutino a chiarire le sue preoccupazioni, a identificare le cause della negatività. Trovare soluzioni.

Se volessi identificare le problematiche specifiche che stanno causando la sua negatività, potresti chiedere:

  • “Quali sono le principali preoccupazioni che hai riguardo al tuo ruolo o all’ambiente di lavoro?”

Nel caso vuoi coinvolgere il collaboratore nella ricerca di soluzioni e mostrare come le sue opinioni sono valorizzate.

  • “Cosa pensi che potremmo fare per migliorare la situazione?”

 


 

Se desideri scoprire se ci sono eventi recenti che potrebbero aver influenzato l’atteggiamento negativo:

  • “Hai notato cambiamenti recenti nel lavoro o nell’ambiente che potrebbero aver contribuito al tuo malcontento/negatività?”

Per ottenere suggerimenti specifici su come il management e i colleghi possono contribuire a un ambiente di lavoro più positivo:

  • “C’è qualcosa di specifico che ti aspetti da me o dai tuoi colleghi per migliorare la tua esperienza lavorativa?”

Poni domande con empatia e apertura, mostrando un vero interesse nel comprendere e risolvere le preoccupazioni del collaboratore. Questo approccio può facilitare una comunicazione più efficace.

 
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Cosa non fare

Quando gestisci un collaboratore negativo e pessimista, è importante evitare alcune azioni che potrebbero aggravare la situazione.

  • Ignorare il comportamento negativo

Non fare finta che il comportamento negativo e pessimista non esista o sperare che si risolva (magicamente) da solo.

Ignorare la negatività può permettere al problema di peggiorare, diffondendo così un ambiente di lavoro malsano. Influenzando negativamente il morale e la produttività.

  • Essere troppo permissivo

Essere troppo permissivi potrebbe essere interpretato come una mancanza di controllo o di autorità, incoraggiando il collaboratore a continuare con il suo atteggiamento negativo.

  • Rispondere con negatività

Non rispondere al comportamento negativo con altrettanta negatività o con un atteggiamento difensivo. Può intensificare il conflitto e creare un ambiente ancora più tossico.

Sforzati a mantenere un approccio professionale e costruttivo.

  • Concentrarsi solo sul problema senza proporre soluzioni

Non limitarti a evidenziare e discutere i problemi senza cercare attivamente soluzioni o miglioramenti. Farai sentire il tuo collaboratore bloccato e non supportato, aumentando il suo malcontento e la sua negatività.

 
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Errore TOP da evitare con un collaboratore negativo

I top errore da evitare con un collaboratore negativo sono due:

  • trascurare le sue preoccupazioni (legittime)
  • minimizzarne l’impatto

Se il collaboratore ha lamentele valide su processi, risorse o gestione, non ascoltarlo può portare a inefficienze e frustrazioni continue. Ignorare le preoccupazioni legittime del collaboratore può significare che non stai affrontando problemi reali. Stai nascondendo la testa nella sabbia.

Trascurare il problema può permettere alla negatività di diffondersi, influenzando il resto del team e creando un ambiente di lavoro tossico. Altri membri del team potrebbero sentirsi demotivati se vedono che le preoccupazioni non vengono trattate seriamente.

Analizza se ci sono problemi reali che necessitano di attenzione. Se le lamentele del collaboratore hanno una base concreta e quali sono le cause sottostanti.

Leadership e collaboratori difficili: come gestire il solista

collaboratore solista

Gestire un collaboratore “solista” può essere una sfida, soprattutto in ambienti che richiedono un alto livello di collaborazione e lavoro di squadra.

Chi è il collaboratore solista

Il tuo collaboratore Martino tende a lavorare da solo. Preferisce lavorare senza coinvolgere troppo i colleghi. Non condivide (almeno poco) informazioni o risorse.

Martino è noto per la sua capacità di completare compiti anche complessi in modo indipendente.

Non condivide gli aggiornamenti, né chiede feedback. Gli altri membri del team scoprono i progressi del progetto solo quando Martino presenta il lavoro finito.

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Nelle riunioni di team.
Non partecipa, spesso resta in silenzio, preferendo risolvere i problemi da solo.

I colleghi trovano difficile lavorare con Martino, poiché sentono che non sono pienamente coinvolti nei progetti e che le loro opinioni non sono considerate.

Questo può portare a frustrazione e senso di esclusione nel team. Il lavoro di squadra ne risente.

Poiché Martino non comunica regolarmente i progressi del suo lavoro, spesso sorgono problemi (ritardi e modifiche dell’ultimo minuto) quando i progetti devono essere integrati con altre componenti sviluppate dal team.

Valuta la situazione

Cerca di capire se il collaboratore lavora in solitudine per scelta personale, per mancanza di fiducia nel team o per altre ragioni (per esempio una cattiva esperienza passata).

Valuta se la “solitudine” del tuo collaboratore sta creando problemi, come ritardi nella comunicazione, mancanza di sinergia o tensioni tra i membri del team. Chiediti:

  • Come posso bilanciare l’esigenza di autonomia del collaboratore con la necessità di collaborazione?
  • Cosa potrebbe motivarlo a partecipare più attivamente al lavoro di squadra?
  • Qual è la percezione del team nei confronti del collaboratore solista?
  • Quali sono le possibili conseguenze se il comportamento non cambia?
  • Sono state create opportunità sufficienti per il collaboratore di lavorare in gruppo?

Ponendoti queste domande, otterrai una visione più chiara, puoi trovare l’equilibrio tra le sue preferenze e le esigenze del team.

Cosa fare

Il tuo obiettivo dovrebbe essere quello di “integrare” gradualmente il collaboratore nel team, senza forzarlo a rinunciare completamente alla sua autonomia.

  • Riconosci e valorizza la sua autonomia.

Riconosci il suo desiderio di lavorare in autonomia, i successi che sta ottenendo pur lavorando da solo.

  • Incoraggia la condivisione.

 


 

Incoraggia il collaboratore a condividere, in modo progressivo, piccoli aggiornamenti o risultati con il team.

  • Assegna ruoli che richiedono interazione.

Coinvolgi il collaboratore in progetti che richiedono necessariamente una certa dose di collaborazione. Questo gli permette di valorizzare la collaborazione e il lavoro di equipe.

  • Assegna ruoli di leadership.

Un ruolo di leadership (coordinare un progetto di gruppo) potrebbe aiutare il tuo collaboratore solista a vedere il valore della collaborazione. La leadership efficace richieda anche una buona cooperazione.

Un approccio equilibrato, che valorizza i suoi punti di forza e lo supporta nel migliorare le sue capacità di collaborazione, può portare a risultati positivi sia per lui/lei che per l’intero team.

Domande da fare nell’incontro individuale

Quando incontri il tuo collaboratore solista, è utile fare domande mirate per comprendere meglio le sue motivazioni, le sue preferenze e le sue sfide.

Se vuoi identificare eventuali problemi o ostacoli che il collaboratore solista potrebbe aver incontrato, come malintesi o mancanza di comunicazione.

  • “Hai incontrato delle difficoltà specifiche nel lavorare con il team?”

Se vuoi ottenere feedback su come il team potrebbe facilitare una migliore integrazione e collaborazione, puoi chiedere:

  • “Come possiamo migliorare la comunicazione e la collaborazione all’interno del team?”

 


 

Vuoi raccogliere idee su come strutturare il lavoro in modo da rispettare il desiderio di autonomia del collaboratore pur garantendo una collaborazione efficace. Chiedi:

  • “Ci sono modi in cui possiamo rendere le attività di gruppo più efficaci e piacevoli per te?”
  • “Hai suggerimenti su come possiamo meglio bilanciare il lavoro individuale e il lavoro di gruppo?”
  • “Come possiamo supportarti nel raggiungere i tuoi obiettivi mentre lavori all’interno del team?”
  • “Quali aspetti del lavoro di gruppo ti trovi a trovare più difficili e come possiamo affrontarli?”

Se vuoi scoprire come gli obiettivi individuali del collaboratore possono essere integrati con gli obiettivi del team, puoi chiedere:

  • “Quali sono i tuoi obiettivi a lungo termine e come possiamo allineare questi obiettivi con le necessità del team?”

Poni domande in modo aperte e non giudicanti, creando uno spazio sicuro per una discussione sincera.

Questo approccio aiuterà a costruire una comprensione reciproca.
Trovare soluzioni che possano soddisfare sia le esigenze individuali che quelle del team.

Cosa non fare

  • Forzare la collaborazione.

Non costringere il collaboratore a passare subito a un lavoro collaborativo, senza una transizione graduale. Forzare il cambiamento potrebbe generare resistenza o ansia nel collaboratore. Non ignorare il suo desiderio di lavorare in autonomia.

  • Criticare pubblicamente il suo comportamento.

Non affrontare il suo comportamento in pubblico o in modo critico davanti al team. Questo lo può far sentire attaccato o umiliato, rendendolo ancora più riluttante a partecipare al lavoro di gruppo.

  • Presumere che il suo stile di lavoro sia un problema personale.

Non dare per scontato che il comportamento da solista sia un problema personale o di attitudine. Potrebbe essere legato a fattori esterni, mancanza di chiarezza nei ruoli o problemi organizzativi.

  • Escluderlo dalle decisioni importanti.

Escluderlo potrebbe farlo sentire squilibrato o non considerato, rafforzando il suo desiderio di lavorare da solo e diminuendo ancora di più il senso di appartenenza.

È meglio approcciare il collaboratore solista con comprensione e dialogo, cercando un equilibrio tra l’autonomia e la necessità di collaborazione.

 
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Errore TOP da evitare con il collaboratore solista

Il top errore da evitare è isolarlo ulteriormente oppure assecondare completamente il suo desiderio di lavorare da solo.

Isolando ulteriormente il collaboratore, si rischia di farlo sentire escluso o non apprezzato come parte del team. Questo può portare a una diminuzione della motivazione e, a lungo termine, potrebbe spingere il collaboratore a cercare opportunità altrove.

Permettere al collaboratore di lavorare sempre in modo solitario può trasmettere il messaggio sbagliato al resto del team, creando un precedente che potrebbe indebolire la cultura collaborativa dell’azienda.

Cerca di bilanciare il bisogno di autonomia del collaboratore con la necessità di lavorare insieme al team.

Affrontare il comportamento in modo strategico e proattivo è essenziale per mantenere un team coeso e produttivo, garantendo che tutti i membri si sentano parte del gruppo e contribuiscano al successo collettivo.

Leadership e collaboratori difficili: come gestire il saccente

collaboratore saccente

Gestire un collaboratore saccente può essere difficile, poiché spesso tende a comportarsi in modo presuntuoso, mettendo in discussione le competenze altrui e creando tensioni e conflitti.

Chi è il collaboratore saccente

Il tuo collaboratore Biagio, pur essendo molto competente nel suo lavoro, ha un atteggiamento che spesso risulta arrogante e saccente nei confronti dei colleghi.

Durante le riunioni, interrompe spesso i colleghi per correggerli. Spiegare quanto la sua soluzione sia migliore: “Ti spiego io come si fa.” oppure “È chiaro che non è praticabile.”

Durante le discussioni di gruppo, Biagio parla per la maggior parte del tempo, non dando spazio agli altri. Quando qualcuno cerca di intervenire, risponde velocemente, per metterlo a tacere. Quando un collega chiede aiuto o un consiglio, risponde in modo irriverente.

Ad esempio: “È davvero semplice, non capisco come tu non riesca a farlo.”

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Biagio spesso menziona la sua esperienza e competenza per giustificare perché le sue opinioni dovrebbero avere più peso: “Lavoro in questo campo da più tempo di te, quindi so bene di cosa sto parlando.”

I colleghi si sentono frustrati e demotivati. Non riescono a far valere le loro opinioni o a contribuire in modo significativo ai progetti. L’atteggiamento di Biagio sta creando tensioni nel team, ostacolando la cooperazione. Riducendo l’efficacia del lavoro di gruppo.

I colleghi evitano di interagire con Biagio per timore di essere sminuiti.

In un caso come questo, è essenziale affrontare il problema con Biagio per aiutarlo a comprendere l’impatto del suo comportamento. Lavorare su un atteggiamento più collaborativo e rispettoso verso i colleghi.

Cosa fare

Gestire un collaboratore saccente richiede un approccio strategico e diplomatico.

  • Riconosci apertamente le competenze del collaboratore (se davvero le ha!)

Quando il collaboratore dimostra competenza o conoscenza in un’area specifica, riconosci i suoi contributi. quando sono meritate.

Mostrare apprezzamento per le sue competenze può ridurre il suo bisogno di auto-affermazione, dimostrarsi superiore, favorendo un atteggiamento più collaborativo.

  • Mantieni la calma e la professionalità

È facile irritarsi di fronte a un atteggiamento saccente. Rispondere in modo calmo e professionale ti aiuterà a gestire la situazione senza alimentare ulteriori conflitti.

Non cercare di competere con il collaboratore sullo stesso terreno, cercando di dimostrare chi ha più ragione. Questo potrebbe solo aumentare la tensione.

  • Incontra il tuo collaboratore saccente

Esprimi le tue preoccupazioni in modo chiaro. Chiedi se ci sono motivi alla base del suo atteggiamento arrogante. Come potrebbe adattare il suo atteggiamento per migliorare la dinamica di gruppo.

  • Stabilisci regole chiare di comunicazione

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” durante le riunioni o le discussioni di gruppo, invita tutti i membri del team, incluso il collaboratore saccente, ad ascoltare attivamente.

 


 

Stabilisci regole di comunicazione chiare, come ascoltare senza interrompere e rispettare le opinioni altrui.
Creare un ambiente in cui tutti si sentano ascoltati e rispettati, riducendo le possibilità di comportamenti saccenti.

  • Favorisci il lavoro di squadra

Assegna progetti che richiedono collaborazione, dove il successo dipende dal contributo di tutti. Questo può aiutare il collaboratore saccente a capire il valore della cooperazione.

  • Offri opportunità di sviluppo personale

Se il collaboratore è aperto al miglioramento, suggeriscili di partecipare a corsi o workshop su competenze relazionali, leadership o intelligenza emotiva.

Potrebbe sviluppare una maggiore autoconsapevolezza. Migliorare le sue interazioni con il team, riducendo i comportamenti saccenti.

Valuta la situazione

Quando hai a che fare con un collaboratore saccente, è utile riflettere su una serie di domande per comprendere meglio la situazione. Decidere il miglior approccio.

Determina se il comportamento saccente è un problema isolato o un modello ricorrente. Ad esempio:

  • Quali sono i comportamenti specifici che considero saccente?
  • Quando/quale frequenza si manifestano questi comportamenti?

Valuta l’impatto che il suo comportamento ha sulla produttività e sulla coesione del team.

  • Come influiscono i comportamenti del collaboratore sull’ambiente di lavoro e sul team?
  • Ho comunicato chiaramente le mie aspettative riguardo al suo comportamento?

Pianifica un intervento che sia costruttivo e rispettoso. Evita che il tuo collaboratore si senta messo alla gogna e reagisca in modo difensivo.

  • Come posso affrontare il problema in modo che il collaboratore comprenda le mie preoccupazioni senza sentirsi attaccato?

Domande da fare

Quando ti confronti con un collaboratore saccente, è utile porli domande che possano aiutarlo a chiarire il suo comportamento. Avviare una riflessione sul suo impatto.

Senza un confronto diretto, il collaboratore potrebbe non rendersi conto dell’impatto negativo del suo comportamento. Questo può portare a un perpetuo ciclo di atteggiamento arrogante e scarsa comunicazione.

Fai riflettere il tuo collaboratore sul suo comportamento.
Su come potrebbe essere percepito dagli altri.

Queste domande potrebbe stimolare la sua consapevolezza, senza accusarlo direttamente.

  • “Hai notato che le tue interazioni con il team a volte risultano poco collaborative? Cosa ne pensi?”
  • “Come ti senti riguardo al feedback che ricevi dai tuoi colleghi?”
  • “C’è qualcosa che pensi potrebbe migliorare nella tua comunicazione?”

 


 

Aiuta il collaboratore a riflettere su momenti positivi di collaborazione e come potrebbe applicare lo stesso approccio più spesso.

  • “Puoi farmi esempi di quando hai trovato utile il contributo di un collega? Come hai gestito queste situazioni?”

Identifica eventuali difficoltà che il collaboratore potrebbe avere e lavorare insieme per trovare soluzioni che migliorino la dinamica del team.

  • “Quali sfide stai affrontando nel collaborare con il team?”
  • “C’è qualcosa che possiamo fare insieme per migliorare la situazione?”

Cosa non fare

  • Ignorare il comportamento sperando che si risolva da solo.

Non lasciare che il comportamento continui. Rischi di alimentare il problema, creando tensioni nel team. Un ambiente di lavoro negativo.

  • Rispondere con commenti umilianti.

Sminuire pubblicamente il collaboratore. Fare battute sarcastiche o evitare di coinvolgerlo in progetti.

Questo approccio non può che aumentare il risentimento, peggiorare l’atteggiamento del collaboratore. Inoltre, danneggia la tua autorevolezza e può alienare altri membri del team.

Questo comportamento non risolve il problema. Anzi può generare ulteriori conflitti, rendendo l’ambiente di lavoro ancora più teso.

  • Essere troppo indulgente

Permettere al collaboratore saccente di monopolizzare le discussioni o concedere più spazio alle sue opinioni rispetto agli altri, nel tentativo di evitare conflitti.

Assecondare il comportamento saccente rafforza l’idea che tale atteggiamento sia accettabile, scoraggiando altri membri del team dal partecipare attivamente.

 
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L’errore TOP che devi evitare

Affrontare il problema solo quando esplode.
Intervenire solo quando la situazione diventa insostenibile.

Ritardare l’intervento fino a quando il problema diventa grave può renderlo ancora più complicato.

Se intervieni in modo tempestivo potrai prevenire il deterioramento delle dinamiche di team.

Ignorare o evitare un confronto diretto può permettere al comportamento saccente di persistere.
Gli altri membri del team potrebbero sentirsi demotivati o frustrati.

Oltremodo, affrontare il problema in modo poco chiaro o superficiale può essere percepito come una tacita approvazione del comportamento saccente, portando il collaboratore a pensare che il suo atteggiamento sia ammissibile. Addirittura incoraggiato.

Con tanti saluti alla tua leadership!

Leadership e collaboratori difficili: come gestire l’irrispettoso

collaboratore irrispettoso

Gestire un team non è mai una missione semplice.

Soprattutto quando ci si trova ad affrontare comportamenti difficili che mettono a dura prova la tua pazienza e capacità di leadership.

Che si tratti di collaboratori arroganti, passivi, ipercritici, ogni situazione richiede un approccio specifico. Strategie efficaci.

In questa serie di post, esploreremo insieme le sfide più comuni che i leader affrontano con diversi tipi di collaboratori. Come trasformarle in opportunità di crescita e miglioramento.

Iniziamo con il collaboratore irrispettoso.

Chi è il collaboratore irrispettoso

Il tuo collaboratore Andrea ha elevate competenze tecniche, ma mostra atteggiamenti problematici. Provocatori.

Durante le riunioni di team, interrompe i colleghi.
Spesso alza la voce per sovrastare gli altri, dimostrando una mancanza di rispetto per le opinioni altrui.

Fa commenti sarcastici sui contributi dei colleghi, minimizzando le loro idee o facendo battute che mettono in imbarazzo. Tipo: “Davvero pensi che sia una buona idea? Speriamo non come l’ultima volta!”.

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Anche le e-mail di Andrea si rivelano sovente brusche, con toni che possono sembrare accusatori o aggressivi: “Fai come ti pare, ma non credo funzioni.”

Quando gli viene chiesto di lavorare su un progetto di gruppo, spesso rifiuta di partecipare perché “gli altri rallentano solo il processo”. Questo crea tensione e frustrazione nel team.

I colleghi si sentono demoralizzati e a disagio. Evitano di condividere idee. Chiedere aiuto per paura di essere sminuiti o derisi.

Si sta creando un clima di tensione e sfiducia, dove la squadra “non si muove” in modo coeso.

È essenziale intervenire: correggere il comportamento di Andrea, al fine di ristabilire un ambiente di lavoro rispettoso e produttivo.

Valuta la situazione

Se ti trovi a dover gestire un collaboratore irrispettoso, è utile riflettere. Porti alcune domande chiave che ti aiuteranno a comprendere meglio la situazione e decidere come procedere.

Considera se il comportamento di Andrea è influenzato da fattori esterni, come stress o problemi di comunicazione.

Identificare con precisione i comportamenti problematici ti aiuterà a fornire feedback specifico. Evitare generalizzazioni. Chiediti:

  • Si tratta di episodi isolati o un modello di comportamento ricorrente?
  • Quali sono i comportamenti specifici che ritengo irrispettosi?
  • Ci sono fattori esterni o personali che potrebbero contribuire al comportamento sbagliato?
  • In quale contesto si verificano i comportamenti irrispettosi?
  • Qual è il miglior modo per affrontare la situazione senza compromettere il rispetto e la professionalità?


Se il comportamento è ricorrente, annota gli esempi specifici con date e dettagli.
Potrebbe esserti utile, se la situazione richiede un’azione formale.

Mantieni la calma e la professionalità. Non reagire di impulso.
È importante non rispondere con lo stesso tono irrispettoso.

Assicurati di essere emotivamente equilibrato prima di affrontare la persona.
Evita di agire quando sei arrabbiato o frustrato.

Cosa fare

  • Parla direttamente con il collaboratore in un ambiente privato, lontano dagli altri colleghi.

Descrivi il comportamento che hai osservato. Spiega perché è problematico. Inaccettabile. Utilizza esempi concreti. Non essere generico. Sii specifico su come il comportamento impatta il lavoro e l’ambiente di squadra.

Ascolta la sua prospettiva. È possibile che ci siano ragioni dietro il suo comportamento che non conosci.
Ascolta attentamente e cerca di capire il suo punto di vista.

  • Concorda cambiamenti specifici. Spiega ciò che è necessario cambiare e come/cosa il collaboratore deve migliorare.

Assicurati che entrambi abbiate una chiara comprensione delle aspettative future.

Annota i punti principali della conversazione e le azioni concordate.
Questo può essere utile in caso di ulteriori problemi.

  • Affronta il problema in modo professionale e diretto

Spiega come il suo comportamento stia influenzando negativamente il lavoro e tutto l’ambiente.

  • Monitora il suo comportamento.

Assicurati che il tuo collaboratore irrispettoso stia facendo (davvero) sforzi concreti per cambiare e migliorare.

Fornisci ulteriori feedback, positivi o negativi, a seconda del caso.
Se noti un cambiamento positivo, riconosci e apprezza lo sforzo del tuo collaboratore.

  • Se il comportamento non migliorasse, potrebbe essere necessario coinvolgere le risorse umane per un intervento formale.

Avviare un processo disciplinare. Il trasferimento o la cessazione del rapporto di lavoro.

Domande da fare nell’incontro individuale

Quando affronti un collaboratore irrispettoso, è importante porre domande che aiutino a chiarire la situazione. Capire le sue motivazioni. Guidarlo verso un comportamento più appropriato.

Per capire la versione del tuo collaboratore, comprendere le sue motivazioni o eventuali fraintendimenti potresti chiedere:

  • “Ho notato che hai avuto (specificare comportamento) durante (specificare evento/situazione). Puoi spiegarmi cosa è successo dalla tua prospettiva?”

Se vuoi far riflettere il collaboratore sulle conseguenze delle sue azioni puoi aiutarlo a prendere consapevolezza dell’impatto negativo con questa domanda:

  • “Come pensi che il tuo comportamento possa influenzare i tuoi colleghi? E il nostro ambiente di lavoro?”

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Se vuoi incoraggiare il collaboratore a pensare a soluzioni e miglioramenti, rendendolo parte della soluzione:

  • “Quali cambiamenti pensi che potresti fare per migliorare la situazione e collaborare in modo più rispettoso?”
  • “Come possiamo migliorare la comunicazione per evitare problemi simili?

Alla fine dell’incontro, assicurati che il collaboratore abbia compreso chiaramente il feedback ricevuto.

  • “Come ti senti riguardo al feedback che ti ho fornito?”
  • “C’è qualcosa che non ti è chiaro o su cui desideri discutere ulteriormente?”

Anche se il comportamento del collaboratore può essere frustrante, è fondamentale mantenere un tono professionale durante la conversazione.

Prendi appunti durante la conversazione per tenere traccia delle risposte e delle azioni concordate.

Cosa non fare con il collaboratore irrispettoso

  • Ignorare il comportamento.

Fingere che il problema non esista o sperare che si risolva da solo. Ignorare un comportamento irrispettoso può farlo solo peggiorare, creando un ambiente di lavoro tossico. Danneggiando il morale di tutto il team.

  • Rispondere al comportamento irrispettoso con altrettanta aggressività. Alzare (a tua volta) la voce.

Usare un linguaggio duro o avvilente, soprattutto davanti ad altri colleghi o in una riunione.

Questo approccio può esacerbare il conflitto. Peggiorare la situazione, minando la tua credibilità come leader e peggiorando il clima lavorativo.

  • Offrire feedback vaghi o generici come “Devi migliorare il tuo atteggiamento!” senza fornire esempi specifici.

Il collaboratore potrebbe non capire esattamente quale comportamento deve cambiare, rendendo il feedback inefficace.

  • Tentare di gestire tutto da solo senza coinvolgere le Risorse Umane, anche se la situazione richiederebbe un intervento formale.

Le HR della tua azienda hanno le competenze e l’autorità per gestire situazioni di questo tipo in conformità con le politiche aziendali. Non coinvolgerle potrebbe portare a una gestione inadeguata del problema.

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Errore TOP da evitare

L’errore da evitare con un collaboratore irrispettoso è non agire immediatamente.

Se non lo affronti prontamente, il tuo collaboratore irrispettoso si sentirà legittimato a proseguire. Puoi perdere la fiducia del resto del team nella tua capacità di gestire la squadra. Danneggiando la tua leadership.

Agisci in modo tempestivo.

Dimostra che rispetto e collaborazione sono valori fondamentali nel tuo team. Intervenire subito può prevenire l’escalation del problema. Ristabilire un ambiente di lavoro positivo.

Come leader, il tuo compito è proteggere il morale e l’armonia del tuo team.

Come motivare il team: 7 spunti

come motivare il team

Come motivare il tuo team?

Che tu sia manager, piccolo imprenditore o responsabile di un piccolo team, di questi tempi, una delle sfide più grandi per chi, come te, si trova a gestire un team di collaboratori è di tenere alto il morale della truppa.

Le persone oggi possono determinare il successo o l’insuccesso della tua attività.
Come motivare il team?
Come puoi chiedere risultati ai tuoi collaboratori senza avere la possibilità di dare compensi economici?

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Se dirigi i tuoi collaboratori solo dicendo cosa fare e come farlo avrai un effetto immediato ma questo approccio sarà poco produttivo nel tempo.

Quando i collaboratori sentono che la loro “voce” non è ascoltata o non sono coinvolti perdono, un po’ alla volta, entusiasmo e motivazione, con effetti negativi sull’ambiente di lavoro e sui risultati in azienda.

1. Inizia da te steso

Per motivare gli altri, innanzitutto dovresti essere te stesso motivante e positivo in ogni situazione.

Sei tu quello che per primo deve motivarsi, entusiasmarsi, ispirarsi. Dopo, solo dopo, la puoi chiedere ai tuoi collaboratori.

Fermati un secondo e chiediti con onestà:

  • Sono sempre entusiasta, positivo e con qualche buona notizia da comunicare a tutti?
  • So ascoltare i miei collaboratori?
  • Ho un obiettivo chiaro e definito?

2. Comunica empatia

I grandi leader sanno come motivare il team, hanno sempre e prima di tutto competenze elevate con le persone. Non perdono mai l’occasione di essere amichevoli nel comportamento e nei gesti.

Prendi a cuore gli interessi del tuo staff, i loro problemi personali, aiutali a bilanciare lavoro e vita privata.

 


 

3. Focalizzati sui punti di forza

La gratificazione è il motore che ci spinge a dare il massimo per ottenere risultati sempre migliori.

Sentirsi apprezzati, è un bisogno assoluto per chiunque.

Un complimento genuino da parte del leader (del capo) gratifica e motiva una persona più di qualunque altro incentivo.

Ricorda: la gratificazione deve essere sincera. L’apprezzamento falso e di convenienza è un boomerang per la tua leadership.

4. Riconosci i meriti

Le persone vogliono essere tenute nella giusta considerazione.

L’autostima è un bisogno umano; si alimenta di riconoscimento e fiducia in se stessi.

A volte sei distratto, fai solo finta di essere interessato, si vede, si “sente”, chi ti parla ha la netta sensazione di non essere ascoltato.

Non c’è niente di più frustrante e irritante vedere come la sua richiesta o problematica sia stata poco ascoltata, capita o fraintesa.

Riconoscere ai tuoi collaboratori il lavoro fatto e i risultati che hanno ottenuto (anche se l’obiettivo non è stato raggiunto) crea un ambiente di lavoro positivo, motivato e molto produttivo.

 


 

5. Crea entusiasmo e positività

Siamo talmente focalizzati sul futuro che raramente ci concediamo una pausa per apprezzare e celebrare i successi nel nostro lavoro.

Celebrare ti permette di condividere sensazioni positive e di creare unità e alleanza con il nostro team.

I grandi leader sanno come motivare il team.

Ogni occasione (una vendita importante, il raggiungimento del target, etc.) deve essere l’opportunità per celebrare con tutto il tuo staff.

6. Assegna obiettivi specifici

Dai obiettivi specifici, quantificabili e raggiungibili a ogni singolo collaboratore.
Diventa il supporto attivo e concreto per ognuno di loro.

Chiedili:

  • “Questo è il tuo obiettivo. Come posso esserti d’aiuto?
  • “Cosa ti serve?”
  • “Quali strumenti ti occorrono?”

Sostieni e incoraggia costantemente il tuo team.

7. Crea rapporti di fiducia

Condividi le responsabilità, i compiti, le informazioni e il successo;
è un grande atto di fiducia e un riconoscimento molto potente.

Rendi partecipi i collaboratori di ogni iniziativa e attività attraverso una comunicazione semplice e trasparente.
Si sentiranno importanti, l’autostima migliorerà e aumenterà l’impegno e la produttività.

  • E tu come la pensi?
  • Quanto spesso festeggi, con tutto lo staff, il raggiungimento di un obiettivo importante?
  • Il tuo capo/a gratifica ognuno dei suoi collaboratori facendoli sentire fondamentale per il successo dell’impresa?

Cosa dire quando qualcuno ti interrompe in un meeting – parte 2

qualcuno ti interrompe

LEGGI ANCHE > la parte 1.

Come tornare all’argomento/punto interrotto

  • “Tornando a quello che stavo dicendo…”
  • “Come stavo dicendo/spiegando …”
  • “Continuando da dove avevo interrotto …”

Quando usi queste frasi, assicurati di mantenere la tua intonazione amichevole.
Se la tua voce è troppo piatta, sembrerai infastidito dall’interruzione.

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Se qualcuno chiede chiarimenti, assicurati di fornirli!

Prova a ripetere la tua idea con parole diverse.
Questo ti dà la possibilità di spiegarti di nuovo ed essere molto più chiaro.

Se qualcuno è d’accordo con ciò di cui stai discutendo

Se qualcuno ti interrompe, potrebbe anche significare che stava ascoltando con interesse ciò che hai da dire.

È d’accordo con te, mostra partecipazione,
addirittura, entusiasmo!

Dovresti rispondere in modo di incoraggiare questa connessione. L’interruzione potrebbe essere un desiderio di stabilire una relazione con te.

Se ignori questo tipo interruzioni (che mostrano interesse per ciò che stai dicendo),
stai perdendo un’opportunità.

Potresti dire qualcosa tipo:

  • “È fantastico! Vero?”
  • “Sono completamente d’accordo! Come dicevo …”.
  • “Sapevo che l’avresti trovato interessante!”
  • “Ecco perché l’ho sto promuovendo”.

 
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Espressioni utili per mettere in “attesa” le interruzioni

  • “Ne parleremo sicuramente dopo. Fammi solo finire quello che stavo dicendo…”
  • “Sono curioso della tua idea/proposta. Ci torniamo tra un minuto.”
  • “Certo! Voglio parlare anche di questo.”
  • “Mi interessa. Ma prima che perda il filo dei miei pensieri…”

Se qualcuno ti interrompe riferendosi a un argomento correlato puoi utilizzare queste espressioni per finire il tuo pensiero. Mettere l’argomento suggerito “in attesa”.

Mostra alla persona che stai ascoltando,
hai notato il tentativo di connettersi con te e sei interessato a ciò che dirà.

In questo modo puoi tornare all’argomento suggerito,
ma solo dopo che avrai finito di parlare.

E se l’interruzione continua …

  • “Non ho ancora finito. Vorrei concludere il mio pensiero.”
  • “Per favore, fammi finire quello che stavo dicendo…”
  • “Mi lasceresti finire?”
  • “Per favore, non interrompermi.”
  • “Non voglio perdere il filo dei miei pensieri.”
  • “Voglio assicurarmi che ascolti tutto il mio ragionamento.”
  • “Ti dispiacerebbe se finissi quello che stavo dicendo?”

Suggerisco di usare queste frasi solo dopo aver provato una risposta più “gentile” o se la conversazione si è trasformata in un’accesa discussione.

Presta attenzione alla tua intonazione.
Cerca di assicurarti di guardare le persone in modo neutro e che il tuo tono sia amichevole.

Se sembri infastidito, la conversazione potrebbe concludersi prima che tu abbia avuto la possibilità di esprimerti pienamente.

 


 

Se la situazione diventa imbarazzante o stressante, dopo l’incontro,
prova a contattare la persona che ti ha interrotto e chiarisci le tue intenzioni.

Prova a parlarne in privato.

Spiega come ti ha fatto sentire la costante interruzione,
e cosa vorresti facesse (diversamente) la prossima volta:

  • “Ho notato che, spesso, mi interrompi quando parlo.
    Quando lo fai, sento che non sei interessato a quello che ho da dire. Ti sarei davvero grato se potessi stare più attento e non parlarmi sopra. Essere interrotto costantemente mi impedisce di spiegarmi in modo adeguato”.

Smettila di parlare

Un altro modo per affrontare un’interruzione è smettere di parlare non appena qualcuno ti interrompe.
E ricominciare ad illustrare il tuo punto dall’inizio.

Fai finta di non ascoltare quello che la persona sta dicendo.

Il proposito è muoversi come se non avesse detto niente,
mostrarli che interrompendo non si ottiene nulla.

Le argomentazioni dell’interruzione non vengono affrontate e non ricevono attenzione.

Questa strategia può sembrare facile da attuare,
ma è meglio usarla con parsimonia.

 
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Qualcuno che interrompe? Continua a parlare

Non sempre è necessario dire qualcosa per stoppare un’interruzione.

In alternativa, puoi provare a ignorare l’interruzione e continuare a parlare.
Non è sempre l’ideale, poiché potresti finire per parlare uno sopra l’altro.

Se hai intenzione di utilizzare questa tecnica,
assicurati di parlare chiaramente e con un volume medio-alto.

Dai un’occhiata alla persona che ti ha interrotto per mostrare che l’hai notata.
come dire: “Ti ho visto, aspetta! Non ho ancora finito”.

Dopo aver finito il tuo punto, puoi dire: “Volevi dire qualcosa?”.

Se ad interrompe è il tuo capo

Attendi che la riunione finisca.

Contatta il tuo capo più tardi per programmare un incontro uno-a-uno,
chiedendo come potreste allinearvi meglio la prossima riunione.

Puoi dire qualcosa tipo:

  • “Ho notato che sei intervenuto durante il meeting di ieri.
    Hai qualche pensiero che vorresti condividere?
    C’è qualcosa che avrei potuto dire/fare diversamente per presentare al meglio i miei risultati/idee/argomenti?”

L’interruzione dice più sulla persona che su di te

In conclusione, tieni presente che tempismo e consapevolezza sono fondamentali per gestire le interruzioni durante i meeting.

Conoscere il momento giusto per parlare/non parlare durante una riunione,
può aiutarti a costruire il tuo marchio personale.

Stabilire la tua presenza autorevole sul lavoro.
Approfondisci con il coaching.

Collaboratore introverso: 7 spunti per aumentarne motivazione e produttività

collaboratore introverso

Foto di MIXU

Se sei un team leader di natura socievole, estroversa,
lavorare con un collaboratore o un dipendente introverso, potrebbe risultare frustrante e spiazzante.

Una persona introversa comunica poco e preferisce stare da sola.
Preferisce feedback scritti o follow up.

È portata a risolvere problemi complessi e pianificare strategie. Interagire con un gruppo ristretto di persone in modo che le sue domande e le sue idee possano essere ascoltate.

NOTA > Proprio questa tendenza rende gli introversi di grande valore sul lavoro.

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Se ti aspetti di intraprendere una conversazione (senza paura di dire cosa si pensa) con uno scambio di battute, aneddoti, sensazioni … potresti rimanere deluso.

A volte potrebbe sembrare disinteressato o scostante, rispondere a monosillabi o mostrare poco coinvolgimento.

Ecco 7 spunti per motivare e aumentare la produttività di un collaboratore introverso:

1. Rispetta i suoi confini

Una persona introversa tende ad avere confini personali più forti e rigorosi.

Non si sente a suo agio di fronte a persone che non conosce o gruppi numerosi,
fare telefonate difficili o comunicare cattive notizie con un cliente o un capo.

Quando sono spinte, a oltrepassare la linea della loro zona di comfort (senza essere pronti),
è facile che diventino emotivi, agitati e turbati.

Quando questo accade, è meglio fare un passo indietro e rispettare “i confini”,
piuttosto che spingere il collaboratore all’azione.

 
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2. Dai tempo e spazio

È importante lasciare al collaboratore introverso il tempo per pensare e raccogliere i pensieri (nel limite del possibile e del buon senso).

Dai il tempo per riflettere sulle sue azioni. Con frasi tipo “Pensaci e torna con un piano/soluzione?” otterrai idee e risoluzioni.

Durante le riunioni di team non aspettarti che sia il primo a parlare,
perché non ama stare sotto i riflettori.

Limitati a darli un po’ di tempo e vedrai che interverrà se ha qualcosa da aggiungere. Probabilmente, il tuo collaboratore introverso sta cercando di capire il problema e sta “preparando” una soluzione meticolosamente strutturata.

Diversi modi di pensare, all’interno del team, aiutano ad aumentare il numero di potenziali soluzioni.

3. Ascolta attivamente

Il primo incoraggiamento che puoi dare a una persona introversa è quella di essere “presente”, fare una domanda, smettere di parlare e … ascoltare con la massima attenzione.

Pianifica incontri periodici uno-a-uno che ti permetteranno di costruire una relazione più stretta.

Grazie al clima di fiducia, il collaboratore si sentirà a suo agio e incoraggiato ad aprirsi.
Spronalo a esprimere i suoi punti di forza, il lavoro che più li piace e le aree in cui vorrebbe migliorare.

 
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4. Non pressare

Il collaboratore introverso potrebbe avere difficoltà a pensare o parlare quando è sotto pressione,
specialmente in ambienti competitivi.

Quando pressato potrebbe diventare ansioso.
Ha bisogno di più tempo per pensare prima di rispondere o condividere le sue idee.

Non ama le riunioni vaghe, senza ordine del giorno.
Preferisce che i punti di discussione e le trattande siano condivise in anticipo in modo da “prepararsi”.

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

5. Chiedi “Come posso aiutarti”?

Un collaboratore introverso potrebbe prendere un sacco di tempo ed energia “girando in tondo” chiedendo cosa-come-fare.

A volte, è talmente assorbito da un compito, così concentrato su dettagli e rifiniture, da rendere la mansione più complicata di quello che è.

È importante rompere quel circolo mentale, aiutarlo a passare dal pensiero all’azione, identificare quello che è più utile, piuttosto che concentrarsi su “quello che manca”.

Chiedi di cosa ha bisogno per andare avanti ed essere più efficiente:

  • “Cosa ti serve?”
  • “Più tempo? Più spazio?”
  • “Il supporto di un collega?”
  • “Un corso specifico per sviluppare una determinata competenza?”
  • “Come può essere più facile/semplice questo lavoro/progetto?”

 


 

6. Collaboratore introverso preferisce la comunicazione scritta

E tutte le forme di comunicazione che permette di lavorare con calma e di evitare la “pressione”.

L’introverso, infatti, si sente meglio a esprimere sé stesso con la scrittura piuttosto che parlare davanti alle persone.

Come pensi che possa reagire se li fai una domanda inaspettata o una richiesta a bruciapelo?

Gli introversi sono spesso percepiti come “lenti”. Poco Smart.
Non sono lenti. Li serve solo un po’ di tempo!

Per di più, non pensare che questa idea del “dare il tempo” non permetta al collaboratore di lavorare in un ambiente frenetico e convulso.

Sa adattarsi, anche bene.
Deve solo prendere le “misure”.

7. Collaboratore introverso? Dai fiducia alla persona

Se non credi nelle persone, limiti il loro potenziale.
Il tuo collaboratore introverso deve sapere che sei dalla sua parte.

Celebra lo sforzo, riconosci il progresso, trasmetti fiducia.
I leader che ispirano speranza fanno volare i loro team.

Senza cuore invece, “costruisci” ambienti indifferenti.

È importante sottolineare che questi suggerimenti non sono una forma di “coccole”. Sono accorgimenti che puoi utilizzare per gestire al meglio alcuni tuoi collaboratori, i cui punti di forza possono portare grandi benefici a tutto il team e alla tua azienda.

Se desideri approfondire, ecco il personal coaching per la gestione del tuo team.

Gestire un team giovane: 10 spunti per la tua leadership

gestire un team giovane

Foto di Yan Krukau

Come ogni generazione che si affaccia alla ribalta, i giovani d’oggi sono tanto criticati e bistrattati quanto fraintesi.

Molti sono egocentrici, irriverenti, insolenti, sfacciati, comunicano tantissimo,
troppo e male.

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Ma sono anche creativi, intelligenti, Smart, tolleranti, entusiasti, “attaccati” ai valori della famiglia, della comunità e dell’ambiente.

I collaboratori giovani non sono sempre quello che sembrano.

Ecco diversi spunti che dovresti prendere in considerazione, quando un collaboratore giovane o giovanissimo si “affaccia” nella tua azienda o nel tuo team:

1. Gestire un team giovane? Dai spazio al multitasking e alla flessibilità

I giovani possono praticare il multitasking meglio di qualsiasi altri.

Infatti, per me (che sono multitasking-zero) rimarrà un mistero come possano lavorare, scrivere un messaggio, risponderti e divertirsi … allo stesso tempo!

I giovani si aspettano che la loro azienda/capo li offra flessibilità lavorativa in termini di orario e di sede. Lavorare da casa alcuni giorni.

Entrare/uscire dall’ufficio a orari diversi (quando è il caso).

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro Autorevolezza
 

2. Lascia libera espressione

Nel Mercato di oggi si parla tanto di differenziazione, personalizzazione, distinzione … bene!
Eccoci accontentati.

Quella attuale, è una generazione che celebra (almeno negli intenti) l’auto-espressione e la diversità.
I giovani di oggi vogliono distinguersi.

Pretendono che la loro individualità emerga, anche quando gli è richiesto un apporto costante di servizio e di performance.

Ci sono stereotipi negativi sui dipendenti più giovani che possono indurti a essere scettico.

Vai oltre le creste, felpe e tatuaggi, scava un po’ più in profondità. Cerca il valore aggiunto che i collaboratori più giovani ti possono dare.

3. Definisci le reciproche aspettative sul modo di comunicare

I più giovani sono “nati” con uno smartphone in mano. La tecnologia gioca un ruolo significativo nella loro vita. Prendiamone atto.

Pertanto, diventa fondamentale stabilire adeguati canali di comunicazione durante le ore lavorative.

Sono convinto che stabilire in anticipo linee guida per la comunicazione (quando è necessaria la comunicazione faccia a faccia, quando i messaggi e la posta elettronica) aiuti a prevenire problemi di comunicazione in futuro.

Se non causa un problema di sicurezza, lasciamoli usare i loro smartphone (almeno durante le pause di lavoro) … saranno sicuramente più produttivi, se non limitiamo la loro forma naturale di comunicazione.

Inoltre, anziché ostacolare l’uso dei cellulari, forse è più interessante appassionare i collaboratori più giovani facendoli diventare social-ambasciatori della tua attività o coinvolgendo i tuoi clienti (utilizzando Twitter, Instagram, Facebook, ecc.).

Nessuno sa utilizzare i social meglio di loro.

 
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4. Dai feedback costruttivi (frequenti)

I giovani d’oggi, più di qualsiasi altra generazione precedente, hanno bisogno di feedback sia qualitativi che quantitativi inerenti alle loro prestazioni.

Hanno bisogno di sapere se-stanno-facendo-bene.

Troppo spesso, tutto quello che ricevono, sono rimproveri generici, critiche non costruttive e richiami per compiti mal eseguiti.

I giovani d’oggi sono sempre connessi.

Sono abituati a poter accedere a una grande quantità di informazioni a un ritmo sbalorditivo. La gratificazione o il riconoscimento deve essere “immediato” e frequente.

Piuttosto che fare affidamento su sporadiche revisioni delle prestazioni,
cerca di fornire un feedback coerente e frequente durante tutto l’anno.

Un feedback regolare è vitale per la crescita l’apprendimento e lo sviluppo di un team giovane. Trasmetti il concetto che le grandi idee possono venire da tutti.

5. Evita slogan, prediche e mortificazioni

Se vuoi gestire un team giovane, meglio evitare tutte quelle esortazioni al lavoro, il classico consiglio “dello – zio” o slogan motivazionali presi in prestito dalla Rete.

Gli slogan non sono inutili ma in questo contesto possono essere quasi controproducenti.

Anche lo stile mortificatore è quello in assoluto meno indicato per scuotere e motivare un giovane. Può avere (forse) un effetto nell’immediato ma perde velocemente la sua efficacia.

Non sorprenderti se poi di colpo … sparisce, e non lo vedi più.

Anche le prediche non sono solo controindicate perché contribuiscono a colpevolizzare una persona ma sono anche perfettamente inutili.
Non giudicare e non confrontare i giovani di oggi a quando avevi tu 20 anni.

Evita l’atteggiamento del “Io avrei fatto …”, “Io avrei detto…”, “Quando ero giovane io…”, “Voi giovani di oggi …”. Che palle!

 
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6. Coltiva un clima positivo

Per i giovani il posto di lavoro deve essere (anche) divertente e positivo.

Vogliono fare amicizia con gli altri colleghi, andare a pranzo insieme, ridere e scherzare durante le ore di lavoro ed essere coinvolti negli eventi aziendali.

I giovani dipendenti, anche se lavorano tanto, generalmente non sono maniaci del lavoro. Riempiono la loro vita con molte altre attività (sport, gruppi sociali, le classi, gli amici). Casa, la famiglia e gli amici sono spesso le prime priorità.

È facile immaginare che possano essere facilmente annoiati da compiti banali e di routine. Un ambiente di lavoro monotono, grave e pesante non tratterrà i giovani collaboratori per molto tempo.

7. Riconosci e premia le buone prestazioni

Indipendentemente dall’età, a tutti piace ricevere un apprezzamento per un lavoro fatto bene. I giovani, in particolare, cercano l’approvazione attraverso il riconoscimento e la ricompensa.

Il riconoscimento è la chiave per aumentare la soddisfazione e il coinvolgimento. Aiuta a rafforzare la fidelizzazione dei dipendenti più giovani verso l’azienda.

È fondamentale che possano ricevere risorse, innovazione, formazione, guida e supporto.

In caso contrario molti giovani lasceranno l’azienda perché sentono di non poter utilizzare nuove tecnologie e risorse per la loro formazione e il loro sviluppo.

 


 

8. Il rispetto deve essere “guadagnato”

È un falso mito che i giovani d’oggi non rispettano l’autorità.

Non rispettano l’autorità “in quanto tale”.
La stima del team deve essere guadagnata “sul campo”.

Il capo, manager o titolare deve essere meritevole di rispetto e lealtà. Se li stimi come persone, rispetti i loro interessi, in cambio ti stimeranno e ti apprezzeranno. Infatti, la fedeltà dei più giovani, una volta guadagnata, è di lunga durata.

L’insoddisfazione per il capo o il superiore è il motivo principale d’abbandono dell’azienda o del lavoro.

9. Evita di essere troppo friendly

Vuoi dimostrare di non essere il “solito” capo direttivo e serioso, vuoi essere alla mano, un superiore cui piace condividere informazioni, compreso i commenti e le foto su Fb?

Niente di male ma attenzione che questo è un terreno scivoloso. Leggi il post.

Infatti, un po’ alla volta, si costruisce così un rapporto d’amicizia, in cui è facile mescolare la confidenza con
la parità di ruolo e confondere un rapporto professionale con una vera e propria amicizia.

10. Più che un capo devi essere una guida

I giovani desiderano imparare. Vogliono un’esperienza costruttiva.

Per questo ambiscono a un capo o un superiore che sia vicino,
attento e consapevole.

Un team leader che vada oltre il tradizionale ruolo manageriale.

Una guida. Un mentore. Non è più sufficiente assumere le persone e mostrare cosa-devono-fare. Devi “conquistare” la loro stima.

Il capo (per i più giovani) deve essere una figura di forte di riferimento. “Uno” su cui poter contare e fidarsi. Devono sentirsi bene, “sentire il potere” ma anche sapere di essere ascoltati.

Devi essere autorevole ma non autoritario.
Una persona di polso, con il pugno avvolto in un guanto di velluto.

Gestire un team giovane? Investi tempo ed energia

I più giovani possono porre molte domande e sfidare lo status quo, ma è importante trattarli come individui degni di rispetto, a prescindere dalla loro età.

Anche se pensi che piercing e tatuaggi non siano professionali, ricorda che se vuoi gestire un team giovane, devi consapevolizzare che portano energia ed entusiasmo ma ti richiedono un grande investimento di tempo, attenzione ed energia.

In bocca al lupo!

Scopri il “mio” coaching per la gestione del team.

4 motivi per preferire colloqui di persona con i tuoi collaboratori

colloqui di persona

Foto di Tima Miroshnichenko

I progressi tecnologici (messaging, videoconferenze, social networking ecc.) hanno creato alternative comunicative più flessibili, veloci ed efficaci soprattutto se relazionate a fattori come distanza e tempo.

L’uso eccessivo del digitale e dell’elettronica può portare, col passare del tempo, a interazioni personali aride, sterili, senz’anima che causano sentimenti d’isolamento e la pericolosa sensazione di essere disconnessi da tutto.

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La comunicazione in presenza non dovrebbe essere trascurata perché offre la possibilità di ristabilire il contatto umano.

Ecco 4 buone ragioni per privilegiare colloqui di persona con i tuoi collaboratori:

1. Le persone preferiscono di gran lunga l’esperienza diretta dei colloqui di persona

I tuoi collaboratori o dipendenti sanno che sei occupato. Hai poco tempo a disposizione.

Ecco perché apprezzano il tuo “sforzo”, sanno che hai dovuto ritagliare del tempo per incontrarli.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” le persone desiderano più di ogni altra cosa il contatto autentico.
Oggi il valore aggiunto non è quasi mai quello che “viene detto” durante gli incontri, le riunioni ecc.

Che cosa conta di più?
Il modo in cui “accogli” i tuoi collaboratori, come ti approcci, come interagisci, come rispondi alle domande, la tua postura, … anche il vestito che indossi, perfino il profumo che hai “scelto”.

I tuoi collaboratori sono lì e … osservano tutto.
Attentamente.

 
POTENZIA LA TUA LEADERSHIP > scopri il percorso di coaching (costi, modalità ecc.)
 

2. Solo i colloqui di persona ti permettono di comprendere (davvero) le reazioni delle persone

L’incontro faccia a faccia ti offre la possibilità di osservare il linguaggio del corpo altrui.

È indubbio che poter osservare i comportamenti verbali e non verbali, non visibili da remoto (per esempio i gesti delle mani), ti permette di comprendere le prospettive e il “non detto”.

Prevenire e risolvere (eventuali) conflitti nel tuo team.

Questi segnali di comunicazione aggiuntivi (di reazione alle tue parole) possono fornirti spunti per comprendere al meglio le dinamiche nel tuo team.

La capacità di osservare il “non detto” dei collaboratori o dipendenti è un fattore chiave per la tua team leadership.

I rapporti di lavoro e di coesione di squadra migliorano quando ci sono interazioni in presenza. Una pacca di apprezzamento sincero sulla spalla del tuo collaboratore vale più di 1000 parole!

3. Diminuisci notevolmente il pericolo di incomprensioni

I colloqui di persona ti permettono di spiegare (al meglio) le ragioni di una decisione, illustrare un’informazione complessa, comunicare modifiche imminenti, fornire informazioni rilevanti e ricevere feedback da parte dei tuoi collaboratori.

Se gestiti in modo mirato, efficace e tempestivo, questi incontri possono ridurre il rischio di malintesi, divergenze o disinformazione.

Mettere a tacere le pericolose “voci di corridoio” che provocano tensioni nel team.

 


 

4. Puoi gestire al meglio una valutazione negativa di un collaboratore

La comunicazione faccia a faccia offre anche l’opportunità di gestire un collaboratore che sta ricevendo un feedback negativo, un richiamo o un provvedimento disciplinare.

Il lavoratore deve avere la possibilità di difendersi. Far valere la sua opinione personalmente (via mail è più veloce e diretta ma la valutazione si fa guardandosi negli occhi).

Se gestito in modo obiettivo e professionale, un incontro disciplinare in presenza può disinnescare emozioni negative, evitare incomprensioni che possono essere ostacoli al cambiamento.

Il tempo investito può produrre benefici sia per il lavoratore che per l’azienda. Può migliorare la performance e aiutarlo a raggiungere gli obiettivi.

 
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Investi nei colloquio faccia a faccia!

Le sessioni più efficaci sono quelle quando “scendi in campo” in prima persona e incontri i tuoi collaboratori o i dipendenti faccia a faccia.

I colloqui di persona “fanno sangue”.

Se vuoi migliorare notevolmente la tua comunicazione con il tuo team,
investi nei colloqui in presenza.