15 motivi perché non piaci ai colleghi: 9 è colpa tua, 6 no – parte 2

non piacere ai colleghi

Foto di NoName_13 da Pixabay

LEGGI ANCHE LA > parte 1.

Hai provato a capirli,
hai tentato di parlarci, discuterci.

Ti sei fatto un esame-di-coscienza (magari hai detto/fatto qualcosa di male?).
Boh!

Richiedi l'estratto del mio libro "Autorevolezza" e risveglia il Leader che c'è in te.

Compilando il modulo riceverai l'estratto “La comunicazione autorevole” e sarai iscritto alla mia Newsletter.


Hai provato ad essere ancora più gentile (magari cambiano idea)
Ignorarli (forse capiranno), hai arrischiato anche un profilo-più basso … ma niente!

Proprio non vai a genio!

Se riflettendo o parlando con qualcuno, scopri che non stai facendo niente di male,
è il momento di imparare a gestire le tue emozioni,
per non influenzare il tuo stato d’animo e la tua comunicazione.

Ecco 6 motivi perché non piaci ai tuoi colleghi di lavoro: ma – stavolta – la colpa non è tua!

 

1. Fai da “specchio” agli altri

Non è colpa tua se non piaci a qualche collega,
li ricordi (inconsciamente) i suoi stessi tratti,
quelli che non li piacciono.

Ci sono aspetti della personalità e del carattere che vediamo negli altri che ci infastidiscono e non accettiamo (spesso inconsapevolmente).

Cerchiamo di nasconderlo anche a noi stessi.

Proiettando continuamente sugli altri, notiamo (e mal sopportiamo) nell’altro proprio gli atteggiamenti, il comportamento e le posture che non ci piacciono.

Cosa puoi fa
Veramente poco o niente.

 
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

2. I tuoi successi suscitano invidia

Se ottieni un successo nel tuo lavoro, (anche piccolo, poco importa) susciti immediatamente approvazione e riconoscimento ma anche invidia e gelosia da parte di qualche collega (che inizia improvvisamente a mostrare moderazione nelle relazioni).

Il malcontento si intuisce nei sorrisi poco sinceri.

Quando possiedi carisma, creatività, talento (ma anche una “bella famiglia” o tanti follower di Instagram!), che attirano l’attenzione,
anche il semplice fatto di “essere te stesso” è sufficiente per far risentire alcune persone.

L’invidia è un’emozione comune. Universale.

È una sensazione frustrante che proviamo quando qualcuno (a noi vicino) viene congratulato,
ottiene un riconoscimento o una promozione.

Le manifestazioni più comuni di gelosia sono la paura, l’insicurezza riguardo al proprio valore,
l’invidia.

Molte relazioni “ospitano” questi sentimenti negativi sotto la superficie,
come uno scorpione che si nasconde sotto la sabbia,
aspettano con impazienza l’errore del bersaglio, per cogliere ogni opportunità per criticare e condannare.

La persona potrebbe non mostrare in modo evidente la gelosia,
ma non perderà l’occasione di svalutarti e sabotarti.

 


 

3. Aspetto fisico

Potresti non piacere ai colleghi perché sei di bell’aspetto qualche collega potrebbe essere invidioso.
La persona ti vede come una minaccia.

La bellezza sul luogo di lavoro porta dei vantaggi,
ma è anche un’arma a doppio taglio,
costringe a convivere (e lottare) contro pregiudizi e luoghi comuni.

C’è addirittura chi consiglia alle giovani donne piacenti in cerca di lavoro di non allegare la loro foto sul CV.

Le selezionatrici (solitamente donne), considerandole una minaccia, potrebbero scartarle proprio in virtù della loro prestanza fisica.

Le persone di aspetto gradevole – a volte – godono di scarsa considerazione sia tra i colleghi (invidiosi) sia tra i capi, (più attenti a valutarne le doti fisiche che quelle professionali).

 
PIÙ AUTOSTIMA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te
 

4. Non piacere ai colleghi: hai il coraggio di dire la verità

Potresti non piacere ai colleghi perché non hai paura di dire la verità.

Sei trasparente, sincero, leale.
Ti comporti con gli altri come vorresti che gli altri si comportassero con te.

La sincerità paga sul lavoro? Spesso non è la scelta migliore.
Dire quello che si pensa può far nascere qualche malevolenza.

Nascondersi dietro a bugie è più facile … e forse “paga” anche di più!
Perché la verità, in alcuni casi, fa male.

Non tutti sono pronti a ricevere “verità” estremamente negative o drammatiche.

L’ideale sarebbe pensare prima a cosa vogliamo dire,
valutare se la persona sia pronta a recepirlo a livello emotivo.

Inoltre, tieni conto che alcune persone non amano chi sa “pensare in modo indipendente”.
Non è facilmente manipolabile.

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

5. Sei vittima di pregiudizi

  • “Le donne sono nevrotiche e poco affidabili”
  • “I giovani sono fancaxxisti”
  • “I senior sono lenti e per niente tecnologici”

Non è colpa tua se qualche tuo collega ha dei preconcetti su di te.
Sei vittima di una mente chiusa e pregiudizievole.

Il pregiudizio si può basare su una serie di elementi.

L’elenco è lungo: dal modo in cui ti vesti, parli, al luogo da cui provenite, il genere, l’etnia, l’età, la classe sociale o la taglia corporea.

Preconcetti su sesso, età, cultura, nazionalità, orientamento sessuale, per l’aspetto fisico e per milioni di altre cose…

I pregiudizi sono limitanti.
Impediscono di aprire in modo completo la mente, di godere davvero di libertà di pensiero.

Liberarsi dai pregiudizi non è così semplice perché è un modo facile di “ragionare”.

Li abbiamo interiorizzati, ci siamo “dentro”,
ci alleggeriscono la mente.

6. Sei bersaglio della frustrazione di hater seriali

Non è colpa tua se alcune persone hanno solo bisogno di attenzione,
e il solo modo in cui riescono a farsi ascoltare e notare è creare dissapori.
Pettegolezzi.

Sono persone che provano ad affievolire la frustrazione e l’insoddisfazione della loro vita nel diffondere in ufficio dicerie e malignità. Fare commenti inopportuni sulla vita lavorativa o privata degli altri.

Anche in questo caso non puoi fare molto poco.
A parte non condividere con i colleghi più di quanto sia necessario per le attività lavorative quotidiane.

Non piacere ai colleghi? In conclusione …

Se un collega ti mancasse di rispetto, potresti avere la tentazione di ripagarlo con la stessa moneta.

Prima di reagire a una provocazione, è importante imparare a mantenere la calma e a non lasciarti condizionare dal comportamento dei tuoi colleghi.

La situazione può essere gestita in modo più razionale,
evitando di mostrare uno stato d’animo alterato di fronte al resto del team.

Dimostrando puntualità, integrità, dedizione al lavoro e rispetto per gli altri.

Quest’atteggiamento maturo non potrà che essere positivo per la tua carriera.
Verrà sicuramente riconosciuto dai tuoi colleghi e dai tuoi capi.

15 motivi perché non piaci ai colleghi: 9 è colpa tua, 6 no – parte 1

piacere ai colleghi

Foto di NoName_13 da Pixabay

Avere dei problemi relazionali al lavoro è (quasi) la normalità.

“Non si può piacere a tutti” è più che una bella frase.
È una verità.

Richiedi l'estratto del mio libro "Autorevolezza" e risveglia il Leader che c'è in te.

Compilando il modulo riceverai l'estratto “La comunicazione autorevole” e sarai iscritto alla mia Newsletter.


Tuttavia, quando il problema diventa consuetudine e le difficoltà sono costanti,
allora è necessario fermarsi e fare una riflessione su sé stessi.

Non piacere ai colleghi, non sentirsi accettati sul luogo di lavoro è un’esperienza che può influenzare la tua autostima.

Ecco 15 motivi perché non piaci ai colleghi.

Di questi, 9 motivi la colpa è (anche) del tuo approccio, la tua comunicazione,
le aspettative su cosa deve/non deve fare o dire i tuoi colleghi.

Ecco 9 motivi perché non piaci ai tuoi colleghi: e la colpa è tutta tua!

 

1. Sei un menzognero seriale

A nessuno piacciono i bugiardi.
Anche se, sul luogo di lavoro, tutti mentiamo.
Sicuro.

Se dicessimo sempre la verità e quello che realmente ci passa per la testa in ogni momento,
le nostre relazioni professionali sarebbero disastrose e spiacevoli.

Quindi, sul lavoro, mentiamo per evitare imbarazzo e non essere considerati rudi e inopportuni.

Mentire è parte normale ed essenziale delle relazioni professionali.

La maggioranza sono le cosiddette “bugie bianche”,
ovvero ciò che è detto/non detto per non urtare i sentimenti e la sensibilità dei colleghi.

Ma se menti di continuo, su cose serie, se sei un bugiardo seriale,
allora la colpa è tua! Ti troverai ben presto isolato.
Giustamente.

Sul luogo di lavoro, l’autenticità continua comunque a essere considerata un valore importante,
capace di creare una cultura lavorativa più forte e migliorare le relazioni con i colleghi e i clienti.

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

2. Sei presuntuoso e arrogante .. difficile piacere ai colleghi!

Ti comporti come se sapessi tutto?
Non solo è arrogante, è (davvero) irritante.

Sei convinto che il mondo del lavoro è una giungla, una lotta continua, dove “la miglior difesa sia l’attacco”; così se qualcuno ti fa un’osservazione, parti subito al contrattacco.

Lasci poco spazio, incalzi e tendi a importi in continuazione. Non ammetti quasi mai di avere torto. Usi il sarcasmo e le battute per svalutare gli altri.

Sei critico. Ogni occasione è buona per mettere in difficoltà i colleghi.
Non stai scambiando arroganza e prepotenza per grinta e carattere?

Spesso se siamo aggressivi, prepotenti o arroganti è in genere un tentativo (peraltro vano) di nascondere un profondo complesso d’inferiorità.

La fiducia in sé stessi si può manifestare in molti altri modi.
Essere sicuri e avere fiducia in sé stessi è sentirsi a proprio agio nei propri panni.

La fiducia più profonda è quella che si manifesta in modo tranquillo, calmo e contenuto.

 
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

3. Sei sempre ipercritico

  • Hai standard eccezionalmente alti?
  • Vuoi che anche i tuoi colleghi siano al tuo livello?
  • Devi fare sempre una puntualizzazione?
  • Usi il tono sarcastico o un’osservazione provocatoria?

Potresti vedere le critiche come positive,
un modo per stimolare gli altri a ottenere di più, ma non è così.

Non è “simpatico” ricevere costantemente valutazioni negative.
Così facendo logori le tue relazioni professionali.

Susciti reazioni aggressive, tensione. I colleghi cominciano a evitarti.
Rendendo inconcludente ed estenuante ogni discussione.

Dovresti trasformare la polemica (soprattutto quella gratuita).
Convogliare l’energia creativa in forme più costruttive.

4. Ricerchi costantemente attenzioni

  • Hai un disperato bisogno di attenzione?
  • Giochi a fare la vittima?
  • Vuoi essere costantemente al centro dell’attenzione, con comportamenti eccessivi e teatrali?

Se non riesci ad essere al centro della scena, inventi storie, gesticolano in modo eccessivo, usando molto la mimica facciale, tendi a usare toni impressionistici, esageri sul tuo stato di salute,
(comunque sempre con modi provocatori e seduttivi per piacere ai colleghi).

Il tutto con il solo scopo di attirare l’attenzione.

Il tuo comportamento risulta inappropriato perché è attuato con persone (colleghi, capo, datori di lavoro) che magari non nutrono un particolare interesse per le tue vicissitudini.

Nonostante i tuoi sforzi per attirare l’attenzione degli altri, farai comunque molta fatica a raggiungere una profonda e sincera vicinanza emotiva con le persone che ti circondano.

5. Sei per tutti empatia-zero

  • Non condividi alcuni sentimenti con i colleghi?
  • Lo vedi come un segno di debolezza e fragilità?

Non mostrando una certa sensibilità, nascondi il tuo lato più umano.
Non rivelando le gioie e i dolori, non ti “sintonizzi” con i tuoi colleghi.

Così facendo,
non consenti una conversazione più profonda.

Comincia a condividere (non intendo particolari troppo personali) un po’ di più le tue esperienze e prospettive.

Vedrai che anche gli altri seguiranno il tuo esempio …
senza che diventi un festival del singhiozzo o una seduta terapeutica!

6. Non ti assumi mai le responsabilità

  • “Non è colpa mia”
  • “Ero di libero”
  • “Scusa. Quale progetto?”
  • “Boh! Non lo so, chiedete a Manuel …”

Te ne tiri sempre fuori.
Non eri lì, e se c’eri, eri occupato a fare altro…ne hai sempre pronta una!

Possibile che sono sempre gli altri gli incompetenti, quelli che non capiscono niente, quelli che sbagliano?

Riversare la colpa sugli altri è un atteggiamento frequente soprattutto quando ci sentiamo insicuri o abbiamo paura di fallire.

Assumersi le responsabilità è un mezzo potente per creare rispetto e fiducia nei tuoi colleghi, allo stesso tempo, incoraggi gli altri a fare lo stesso.

7. Sei un ambizioso “tritatutto”

Ogni occasione è favorevole, per metterti in buona luce, sminuire gli altri,
utilizzando bugie che feriscono in maniera mirata una determinata persona davanti al capo o ai colleghi.

Molte persone sono predisposte a mettere in cattiva luce gli altri,
per apparire migliori di quello che sono.

Le persone arriviste e calcolatrici manipolano gli altri per i propri interessi. Ignorano le problematiche degli altri. Essere manipolatori è un modo sicuro per farsi dei nemici.

Anziché svalorizzare gli altri, cerca di dimostrare sul campo il tuo valore,
porta pazienza e vedrai che la tua costanza sarà premiata.

 


 

Esiste una GRANDE differenza tra essere arroganti e “vendere” sé stessi.
Dovresti trovare un sano equilibrio tra “essere ambizioso e fare il coxxione“.

Essere egoisti non offre chance di successo. Di piacere ai colleghi.
Ti porterà solo scarse relazioni interpersonali.

Se usi le persone a tuo vantaggio, o le fai sentire insicure,
non dovresti sorprenderti di non piacere agli altri.

Se i tuoi colleghi non si sentono “sicure” con te,
eviteranno (giustamente) la tua compagnia.

 
PIÙ LEADER DEL TUO TEAM > scopri il coaching (modalità, costi ecc.)
 

8. Parli sempre e solo di te stesso

  • “So bene cosa provi. Anche a me è successo che …”
  • “E io? Cosa dovrei dire? La settimana scorsa stavo … “

Hai iniziato bene, con una buona intenzione (ascoltare il tuo collega che vuole condividere con te la discussione avuta con il capo) ma adesso sei partito per la tua tangente,
stai parlando al posto dell’altro.

Hai preso spunto dalle sue parole per parlare di te e dei tuoi problemi,
delle cose che hai fatto, di quello che ti è successo,
i tuoi viaggi, i tuoi hobby, di quanto sei bravo e brillante.

Sempre e solo di te!

Niente di male, per carità, ma pensi davvero che riuscirai a impressionare, interessare e piacere ai colleghi?

Una cosa è certa, alla lunga diventi sicuramente scontato,
e spingi gli altri a evitarti.

9. Sei un lecchino

Ti rivolgi agli altri con modi umili e complimentosi,
per il tuo tornaconto.

Con i tuoi salamelecchi vuoi ingraziarti i favori di colleghi e capi per ottenere qualcosa in cambio:
un avanzamento di carriera, un permesso speciale ecc.

Non dici mai quello che pensi, perché vuoi solo compiacere e non dire qualcosa di sgradito al tuo interlocutore: “Certo, giustissimo, hai ragione, lo pensavo anch’io ecc.”

Ma davvero credi di poter manipolare gli altri con quattro complimenti e l’occhio languido?. CONTINUA …

LEGGI ANCHE LA > parte 2.

Scarsa leadership: 11 segnali che non dovresti mai ignorare – parte 2

la scarsa leadership

LEGGI ANCHE > la parte 1.

7. Puntare solo sui risultati

Gestire le persone può essere appagante ma anche sfiancante.

Richiede tempo e applicazione. Energia.
I collaboratori impegnano. Stancano. Fiaccano.
Prosciugano.

Richiedi l'estratto del mio libro "Autorevolezza" e risveglia il Leader che c'è in te.

Compilando il modulo riceverai l'estratto “La comunicazione autorevole” e sarai iscritto alla mia Newsletter.


La gestione delle persone è un tema ricorrente nelle mie sessioni di coaching;
i team leader lamentano problemi di rapporti con i collaboratori, con tutto il seguito di conflitti,
scarsi risultati, bruciori di stomaco e… notti insonni.

Non concentrarti solo sui risultati, sulla prestazione,
sui punti deboli dei tuoi collaboratori.

Non ricordarti dei tuoi dipendenti solo quando ci sono problemi,
quando si tratta di valutare o criticare.

Esprimi il tuo lato più umano e sarai apprezzato anche sul lato personale.
A volte, basta un pizzico di disponibilità in più.

 


 

Non devi essere “amico” dei tuoi collaboratori, ma anche le piccole attenzioni significano molto per le persone che lavorano con te: i loro compleanni, i nomi dei figli, dire ‘Ciao, come va?” con sincerità.

La scarsa leadership è concentrata solo sul successo personale.

Prima di intraprendere qualsiasi azione sul posto di lavoro,
chiediti quale sarà il beneficio per tutto il team.

8. Mancanza di fiducia in sé stesso

I dipendenti si nutrono della fiducia dei loro leader.

Quando il leader non è proattivo o fiducioso nel prendere decisioni,
lascia un’impressione sbagliata.

Il team leader che non ha fiducia in sé stesso crea frustrazione (poiché è indeciso),
oppure fornisce feedback di scarso valore (dice solo cosa non va).

Dovresti fornire feedback attraverso il coinvolgimento e la pianificazione.
Creare una visione, avere passione.

La scarsa leadership porterà perdita di informazioni strategiche, scadenze non rispettate,
efficienza mancata e conseguenze rovinose.

 
PIÙ LEADER DEL TUO TEAM > scopri il tuo percorso di coaching ideale
 

9. Non essere in contatto con il lavoro quotidiano

L’efficacia di un leader si basa sulle informazioni che riceve dai suoi dipendenti.

Alcuni team leader per evitare l’etichetta (non proprio lusinghiera) di micro-manager,
cercano di coinvolgere meno i propri dipendenti.

Elargendo a “piene mani” fiducia e libertà (che detto-fra-noi è una bella cosa!).

L’intento è nobile, ma quando “indietreggiano” troppo, il risultato è inefficace perché perdono la prospettiva sul lavoro. Diventano improduttivi nella gestione del team.

I dipendenti iniziano a risentirsi per la mancanza di coinvolgimento del loro manager,
iniziando così a coinvolgerlo sempre meno.

Portando a più risentimento e ancor meno coinvolgimento.

Se ti trovi in questa situazione, prima che si trasformi in un ciclo fatale,
puoi interrompere la sequenza e trovare il giusto bilanciamento tra essere abbastanza “vicino” da relazionarti con il team senza essere oppressivo e invadente.

 
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

10. Giudicare le persone sulla base delle ore lavorative

È importante assegnare il lavoro in base alle competenze e alle personalità dei vari membri del team.

Diversi team leader sono impressionati solo da chi-lavora-tanto,
dai grandi-lavoratori, i “drogati” degli straordinari.

Ma non è detto!
I grandi-lavoratori possono impiegare il doppio del tempo per svolgere il lavoro.
Hanno perso ogni prospettiva di un sano bilanciamento lavoro-privato.

I dipendenti Smart comprendono meglio il concetto di gestione del tempo e multitasking.

Sono metodici nel pensiero e generalmente raggiungono il successo grazie alle loro capacità di gestione delle competenze e del tempo.

11. Agire in modo diverso di fronte ai propri leader

I leader deboli hanno dubbi sulla propria capacità di guidare,
e si comportano come bambini quando è presente l’autorità (titolare, CEO ecc.).

Mostrano un atteggiamento sottomesso e compiacente di fronte a chi viene considerato superiore.

Una persona sicura di sé si comporta con tutti allo stesso modo.
Porta rispetto per tutti, ma soprattutto per se stesso.

Il tuo valore non dipende da quello che pensano gli altri,
dall’approvazione che riceverai da chi occupa una posizione gerarchicamente superiore.

La scarsa leadership può influire l’organizzazione

Provocare la perdita delle figure più qualificate del team.

Per rendere le aziende più efficienti è necessaria una leadership consapevole e comunicativa,
creare un ambiente in cui le persone siano incentivate al lavoro,
portando il loro valore aggiunto.

11 segnali di scarsa leadership che non dovresti mai ignorare – parte 1

scarsa leadership

Foto di Pixabay

La scarsa leadership può distruggere il clima di lavoro,
provocare la fuga dei migliori dipendenti.

I restanti collaboratori diventano ansiosi e alienati, scarsamente motivanti,
diffondono tossicità nell’ambiente, degradando ulteriormente la produttività di tutta l’organizzazione.

Molti team leader hanno difficoltà a potenziare i propri collaboratori perché non hanno le giuste qualità innate,
oppure non conoscono le tecniche di gestione adeguate per farlo.

Richiedi l'estratto del mio libro "Autorevolezza" e risveglia il Leader che c'è in te.

Compilando il modulo riceverai l'estratto “La comunicazione autorevole” e sarai iscritto alla mia Newsletter.

La leadership è un’abilità che dovrebbe essere sviluppata, ridefinendo e attuando le giuste strategie.

La leadership riguarda l’azione, non lo status. Ha il potere di cambiare, innovare e costruire la strada per il successo.

Vediamo insieme 11 segnali di scarsa leadership che non dovresti mai ignorare o sottovalutare:

1. Sì o no! Nessuna spiegazione!

Ridurre tutte le risposte a un semplice e assoluto sì/no,
senza spiegare la motivazione del caso e senza dare spiegazioni,
a lungo andare (questo comportamento autoritario),
causerà malumore e demotivazione in tutto il team.

Piuttosto, condividi le ragioni delle tue scelte, confrontati per ricercare una soluzione comune,
senza prevaricare il pensiero dei tuoi collaboratori,
mostrando sicurezza e infondendo fiducia.

 
POTENZIA LA TUA LEADERSHIP > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

2. Confondere arroganza con fiducia in sé stessi

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” il leader arrogante comunica a tutti i suoi successi, non importa quanto piccoli siano, dà una visione eccessivamente positiva,
mascherando la realtà che (spesso) non è così ideale.

Il più delle volte, vuole nascondere un’autostima bassa.
Vuole apparire più competente e più bravo degli altri.

Si comporta con arroganza semplicemente perché non ha ancora capito cos’è in realtà la fiducia in sè stessi. Essere arroganti, strafottenti e stronzi non vuol dire “essere sicuri di sé”.

Anche se spesso, quelli che lo sono, sono messi su un piedistallo e osannati perché sono riusciti a diventare qualcuno. Chiediti:

  • Cosa vuol dire essere sicuro?
  • Come posso essere fiducioso senza cadere nella trappola dell’arroganza?

 
PIÙ AUTOSTIMA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te
 

3. Essere inflessibile

Una buona leadership richiede molta flessibilità mentale per rispondere alle dinamiche dell’azienda e al Mercato del lavoro così fluttuante.

Una leadership rigorosa può portare a un ostinato rifiuto di tutti i nuovi concetti o processi,
una rigida aderenza alle tempistiche,
un’organizzazione non produttiva.

Dovresti essere un leader risoluto dove conta,
ma non inflessibile e intransigente (su questioni di poca importanza),
per il bene del team e del raggiungimento degli obiettivi.

In qualità di leader, dovresti migliorare la flessibilità, ascoltando le critiche (costruttive) dei dipendenti,
per creare una cultura positiva del lavoro.

 


 

4. Essere troppo sensibile con i collaboratori

Alcuni team leader hanno un approccio troppo indiretto con i loro collaboratori.

Sono in soggezione (o al contrario boicottano) il collaboratore competente e preparato.
Sono ancora insicuri e dovrebbero lavorare sulla loro scarsa leadership!

Non temere la concorrenza e non sabotare il talento, anzi guidalo, incoraggialo e diventane il più grande alleato.

Inoltre, non lasciarti condizionare dal desiderio di “essere amato” e non tralasciare gli obblighi fondamentali come manager (feedback negativi, richiami ecc.).

Quando non sei ancora sicuro della tua autorità e cerchi di essere amato, ricorda che …
i problemi non si risolvono, ma crescono, i collaboratori sono frustrati,
e si lamentano … con tanti saluti … all’amore verso il loro leader.

5. Segnale di scarsa leadership? Non ascoltare

Alcuni leader faticano a parlare, altri quando lo fanno creano una discrepanza tra ciò che dicono e ciò che i dipendenti “sentono” (presumono che tutti conoscano le loro intenzioni).

Molti non riescono ad ascoltare. Peccato! La comunicazione efficace è sinonimo di buona gestione.

Non farti fregare dal presupposto che tutti ti capiscano.
Fai domande chiarificatrici (anche quando le cose ti sembrano chiare).

L’ascolto attivo è una capacità che dovresti sviluppare per la tua crescita di team leader.

I leader che ascoltano in modo efficace hanno il “polso” dei dipendenti,
ma è fondamentale ascoltare senza giudicare e con una mentalità aperta.

Quando presti tutta la tua attenzione a chi parla, inconsciamente rispetti anche il suo tempo e la sua persona.

6. Gestire le persone con regole e procedure

Il leader insicuro ha dimenticato che regole e procedure esistono per accelerare e disciplinare l’organizzazione, non per ritualizzarla o santificarla.

Alcune regole e politiche sono necessarie, ma non puoi usare regole e procedure per risolvere i problemi delle persone.

L’amore ossessivo per la procedura (spesso) maschera un’incapacità,
che può diventare letale.

Una tendenza che porta a perdersi e smarrirsi (consciamente o inconsciamente) in lungaggini concettuali, complesse teorie e procedure prolisse anziché “calarsi” su priorità vitali sono in spasmodica (e pericolosa) attesa. CONTINUA

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Lasciare attuale lavoro? I dubbi di Manuel – parte 2

lasciare il lavoro

LEGGI ANCHE > la parte 1

Lasciare il lavoro? Non ci sarà mai un momento perfetto

Vedi Manuel, a volte è solo sfortuna, troppa concorrenza, crisi del settore, altre volte si tratta di un problema di approccio, di mentalità, di pensieri negativi e credenze depotenzianti che compromettono (pesantemente) la ricerca impiego.

Se sei focalizzato sul negativo, ogni porta si chiude e l’unica possibilità che hai è quella di stare fermo e sentirti in trappola nel tuo attuale lavoro.

Ma, se credi che avere una possibilità “là fuori”, puoi prepararti, lavorare sodo per riuscirci.
Per tirarti fuori da un lavoro che non ti piace!
Se insisti, alla fine ce la fai.

Cerca di concentrarti sui risultati probabili.
Evita di speculare (quando pensi di lasciare il lavoro) su cose che non puoi assolutamente prevedere.

Quello che più conta è il tuo atteggiamento

Manuel, quanto riesci a perseverare di fronte gli ostacoli?
Hai mai allenato i “muscoli” della perseveranza, necessari quando la strada va in salita?

  • Sei disposto a non cedere alle difficoltà?
  • Sei disposto a cadere e rialzarti? Sempre ogni volta?
  • Dove trovare la forza per andare avanti?
  • Mettere in discussione le tue credenze e le tue certezze?

Purtroppo, la maggior parte delle persone si arrende al primo ostacolo o difficoltà,
gettando sogni e obiettivi.

Invece di mettere energia e tempo per superare difficoltà e impedimenti … potresti prendere l’ostacolo come un segnale che non sei “capace”, che non sei “tagliato” e …
mollare di schianto.

La perseveranza è quella dote che ti permette di andare oltre la fatica e le circostanze.

Ti permette di andare oltre i “No grazie” e “Le faremo sapere” che troverai (di sicuro) sulla tua strada di ricerca di un nuovo lavoro.

Lasciare il lavoro: la perseveranza ti porterà al successo

Non puoi raggiungere il traguardo senza fatica, senza un impegno straordinario.

All’inizio – se non sei abituato – troverai difficoltà.
Dopo varie volte – tale sforzo – diventa naturale e istintivo.

Quando la salita si fa dura, quando (sembra) che non c’è alcuna ragione di continuare, quando tutto intorno a te invita a mollare, arrendersi, rinunciare, a non continuare.

Proprio a quel punto che se vuoi ottenere qualcosa dalla vita,
devi perseverare.

La chiave è COME affronti la situazione

Una forte motivazione aiuta a vincere molte difficoltà.
Uno sforzo affannoso o occasionale sarà di poco valore (perché una volta esaurito si spegne).

Per ottenere risultati devi applicarti tutti i giorni, fino a quando diventerà un’abitudine.
Perseveranza vuol dire “attaccare” giorno dopo giorno.

Non puntare solo sulla competenza e gli studi

Vedi Manuel … sei bravo e competente ma il solo talento non è sufficiente.
Occorre duro lavoro e tenacia.

Perseveranza.

“Arrivare da qualche parte nella vita” non è solo questione di talento, intelligenza, bellezza.

Tra una persona talentuosa senza tenacia e un’altra perseverante ma senza talento, probabilmente sarà quest’ultima a ottenere i risultati migliori. Leggi post.

Davanti al prossimo ostacolo non paralizzarti … pazienza e perseveranza.

Riprova.

E Manuel?

Dopo il colloquio conoscitivo, in cui mi ha illustrato i suoi obiettivi e i suoi desideri, ma anche le sue paure e i suoi dubbi.

Ha capito che non era ancora pronto a cominciare il percorso di coaching.
Ha passato alcuni mesi nel dubbio e nelle riflessioni per capire quando fosse il momento giusto per cominciare.

A un certo punto (stufo della situazione di stallo) si è deciso e mi ha contattato per dare inizio al percorso.

In questo periodo il percorso di coaching è stato focalizzato sul mantenimento della direzione.
Non perdersi nella giungla dei dubbi e delle difficoltà.

In realtà Manuel era spaventato dall’idea di lasciare la ditta in cui è cresciuto professionalmente

Li sembrava di lasciare il “nido” che lo aveva accudito e custodito.

Anche se il contesto attuale era completamente diverso e adesso Manuel doveva affrontare l’uscita dalla zona di confort.

In effetti, la ricerca del lavoro è stata la parte più “facile” del processo.

Manuel ha un solido background di studi e di esperienza (anche con una sola esperienza alle spalle) ed ero sicuro che avrebbe avuto “successo”.

Tuttavia, l’idea del cambiamento lo eccitava e attraeva tanto quanto lo spaventava.

Dopo aver un sistemato creato in dossier di candidatura (curriculum vitae e la lettera di presentazione) ci siamo focalizzati sul settore dove incominciare la sua ricerca di lavoro.

Manuel ha effettuato diversi colloqui di lavoro che non sono andati a buon fine ma poi dopo circa tre mesi è stato assunto da una ditta concorrente alla sua (sempre dell’hinterland milanese).

Per superare la paralisi dell’analisi di lasciare il lavoro …

Potrebbe essere efficace confrontarti con un professionista (coach o consulente di carriera) o qualcuno di cui ti fidi.

Il professionista è da preferire perché ti darà feedback più oggettivi e concreti rispetto al familiare o all’amico/a, che (forse) non vuole essere diretto o passare per insensibile.

Il coach ti può far riflettere in maniera diversa da quella abituale, affrontando la questione da un’ottica differente.

A volte è sufficiente un semplice input, per uscire dallo stallo in cui ti sei arenato, per trovare la strada, e poter proseguire da solo.

Guarda il coaching per fare carriera.