Buone vacanze!


Buone vacanze!

I servizi di coaching sono sospesi, riprenderanno a settembre.

Buone vacanze a tutti!

Michele

Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 5

il silenzio del leaderFoto di ZuluZulu su Pixabay

LEGGI ANCHE LA > parte 4.

13. Taci, non dare consigli o pareri (quando non richiesti)

  • “Sai perché sei in questa situazione? Perché …”
  • “Non dovresti fare così!”
  • “Stai sprecando la tua vita …”.

Metti da parte il tuo ego. I tuoi bisogni personali come quello di parlare, di avere ragione, di fare il salvatore-di-anime, il guru. Farti valere a tutti i costi.

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Farai impazzire con la tua analisi e la tua esperienza, sul modo in cui si dovrebbe fare/non fare.
Che palle!

Togliti quel sorrisino ironico dalla faccia mentre qualcuno sta parlando.
Smettila di scuotere la testa beffardamente quando qualcuno sta spiegando il suo punto di vista.

Prendi gli altri seriamente se ti aspetti che gli altri prendano sul serio te.

È importante che tu sappia distinguere quando parli per renderti utile e quando parli solo per renderti “visibile”.

Evita con cura le frasi fatte.

Presta attenzione all’impatto di alcune frasi ostentate con troppa leggerezza. Non cedere al finto entusiasmo e sorrisi di circostanza per mascherare disagio e dispiacere.

  • “Capisco quanto sia difficile questo cambiamento”
  • “So quanto sia faticoso, avete lavorato tanto e come deve essere deludente…”
  • “Sono sicuro che andrà tutto bene”
  • “So quanto sia triste per te”

Potresti sentirti dire: “No, mi spiace… non lo sai”.
Soprattutto se non sei stato mai coinvolto dalle conseguenze negative (esempio, un licenziamento).

Quando non riesci a immaginare l’effetto delle tue parole, quando rischi di sembrare insensibile, vittima, ingrato, permaloso, esagerato, inadeguato. È meglio mordersi le labbra. Stare zitti!

Tira fuori la borsa dei consigli o pareri solo quando ti sono esplicitamente richiesti.

 


 

14. Taci, quando (nonostante il grande impegno) i risultati non sono quelli auspicati

Non appena comprendi il reale potere delle parole, cominci a prestare sempre maggiore attenzione al loro peso.

Poche parole ben indirizzate possono dare speranza, dopo una sconfitta.
Alcune parole maldestre possono rovinare una vittoria, un traguardo appena raggiunto.

Se dici “Avresti potuto fare di più” dopo che la persona ha dato il massimo, si è data completamente alla causa, togli forza. Causi scoramento.

Non puoi dare energia con parole negative.

Non puoi raggiungere il massimo potenziale, se parli di debolezze.

Riserva le tue osservazioni, critiche, suggerimenti (riguardo le cause e gli errori commessi) in un secondo momento.

Prima di confrontarti, prima di avanzare le tue opinioni o suggerimenti devi capire se è il momento giusto per confrontarti, parlare o piuttosto aspettare un momento migliore.

Se la persona è già stressata e demoralizzata di suo, condividere la tua opinione in quel momento può non essere una buona idea.

Al momento, riconosci solo l’impegno e il lavoro fatto.

 


 

15. Taci, quando viene commesso un errore (saltuario)

Ogni errore sul lavoro dovrebbe essere affrontato e “studiato”,
per trovare il rimedio e non ripeterlo.

Ma se si tratta di un errore saltuario, se è successo una prima volta (e non è qualcosa di tremendo e irreparabile) non hai bisogno di tirarlo fuori.

Farai solo sentire male la persona che si sentirà attaccata e criticata,
al primo passo falso commesso.

È importante sapere quando è il momento di tacere. Lasciare che un errore saltuario passi senza troppo clamore.

Quando un collaboratore (generalmente affidabile) commette una svista occasionale, rimarcare l’errore potrebbe minare la fiducia e creare un ambiente di lavoro stressante.

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

È più costruttivo focalizzarsi sui successi.

Dimostrare fiducia nelle sue capacità.

La leadership efficace non consiste nel sottolineare ogni errore,
ma piuttosto nel riconoscere quando è opportuno (strategicamente) tacere.

La tua capacità di saper distinguere tra errori occasionali e problemi ricorrenti è una qualità essenziale per costruire una cultura aziendale basata sulla fiducia, il rispetto reciproco.

Un ambiente di lavoro positivo e produttivo.

In conclusione

In un mondo dove la comunicazione è spesso vista come sinonimo di parlare,
il silenzio strategico emerge come una potente abilità di leadership.

Tacere nei momenti giusti non solo favorisce l’ascolto attivo e il rispetto reciproco,
ti permetterà anche di prendere decisioni più ponderate e valorizzare le opinioni del tuo team.

Se saprai tacere in alcuni momenti cruciali dimostrerai saggezza, empatia e umiltà.

I tuoi collaboratori si sentono veramente ascoltati e apprezzati.

Questo approccio non solo migliorerà la qualità delle tue interazioni, ma contribuirà anche a costruire relazioni di fiducia. Un clima di lavoro più armonioso e produttivo.

La prossima volta che ti trovi di fronte a una decisione, una critica o una conversazione difficile, ricorda che a volte, il potere di un grande leader risiede nel tacere.

In conclusione, il silenzio del leader, non è mancanza di comunicazione, ma una forma di trasmissione raffinata e intenzionale che può portare più valore alla tua leadership.

Diventerai un leader ancora più attento, rispettoso e influente.

Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 2

silenzio strategicoFoto di ZuluZulu su Pixabay

LEGGI ANCHE LA > la parte 1.

3. Taci, se rischi di dire banalità

Se la tua intera conversazione è basata su luoghi comuni e frasi fatte allora è comprensibile che le persone siano poco interessate alle tue parole.

Esistono parole adeguate ad ogni situazione. Non utilizzare sempre le stesse, riciclandole ad ogni occorrenza. Non aprire continuamente parentesi perché creano dispersione e confondono chi ascolta.

La chiarezza è la chiave.

Smettila con il tuo ronzio. Taglia i discorsi prolissi. Non aspettarti entusiasmo e passione se la tua comunicazione è ambigua.

Non fare premesse infinite.

Vai dritto al punto! Vai subito al dunque, non ti perdere in rivoli e fronzoli. I tuoi colleghi o collaboratori devono capire fin da subito, cosa dici e cosa vuoi da loro. Si aspettano da te esattamente questo: una direzione chiara e precisa!

4. Taci, quando non conosci l’argomento o i fatti

“Meglio tacere e dare l’impressione di essere stupidi,
piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio!”

Oscar Wilde

Non valutare o giudicare prima di aver capito (bene) come sono andate le cose, prima di conoscere-i-fatti.

Se parli prima di sapere, rischi di dover fare imbarazzanti dietro-front. Reagire in modo eccessivo per poi andare a scusarti e “ricucire” rapporti incrinati.

È imbarazzante.

E sicuramente è meglio stare in silenzio su un argomento che non conosci. Piuttosto che blaterare idiozie. Meglio tacere.

Quando hai in testa un’idea vaga, un pensiero che non è stato ancora formulato con precisione, anche il tuo linguaggio risulta poco accurato.

È necessario conoscere bene il concetto che vuoi esprimere. Il silenzio può essere imbarazzante; tuttavia, è meglio stare in silenzio su un argomento che non conosci, piuttosto che blaterare idiozie.

5. Taci, se vuoi fare il brillante (e non lo sei)

“OH! Questo è facile.”
Ciò che è facile per te potrebbe essere difficile per un altro.

La stupidaggine che hai detto “suona” intelligente. Solo nella tua testa.

Fare il brillante (quando non lo sei) ti fa correre il serio rischio di essere l’unico a ridere alle tue battute. Raccontare freddure che nessuno capisce. Risultare patetico e ridicolo.

E poi ti lamenti di non essere ascoltato.

Meglio mordersi la lingua, non parlare, se non hai effettivamente qualcosa di sostanziale da dire.
Lo apprezzeranno tutti.

Nel tentativo di rendere i tuoi discorsi più autorevoli e competenti, aggiungi parole ed espressioni per dare più enfasi e (ironicamente) produci esattamente l’effetto opposto: indebolisci la tua comunicazione.

Non minare la fiducia di chi ti ascolta.

Conoscerai anche tu quella persona che sembra apprezzare solo il suono della sua voce.

Quando inizia a parlare a sproposito… tutti alzano gli occhi al cielo. Attraverso un lessico troppo semplificato riduce un’idea complessa, avvilendone il concetto,
banalizzandolo o dandone una raffigurazione indefinita.

Viceversa, divagare nel tentativo di dimostrare quanto tu sia brillante e competente.

Rimbalzare da un punto all’altro. Usare cliché, luoghi comuni, frasi fatte. Non arrivare mai al punto.

Poco focus, tanta dispersione.

Un leader autentico sa quando è il momento di far parlare gli esperti.

Tentando di fare il brillante in un campo in cui non hai competenza, puoi minare la tua credibilità.

Saper tacere, dare spazio a chi ha le giuste competenze è un segnale di grande saggezza e umiltà.

Delegare la parola agli esperti non diminuisce il tuo valore di leader, anzi, rafforza la fiducia del team nelle tue capacità decisionali e nella tua trasparenza.

Come leader non hai bisogno di sapere tutto, ma devi sapere a chi rivolgersi per ottenere le migliori risposte.

Tacere al momento giusto. Valorizzare le competenze degli altri sono qualità essenziali per una leadership efficace e rispettata.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 3.

Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 1

silenzio strategicoFoto di ZuluZulu su Pixabay

“Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità,
se non provoca male a qualcuno, se è utile,
ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire.”
Il Budda

Dovremmo parlare molto meno. Tutti.
(Spesso) parliamo troppo, male, oppure più del dovuto.

Anche non volendo, quando parliamo, diventiamo offensivi, incompetenti o poco corretti … insomma facciamo danni!

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Oggigiorno siamo travolti e soffocati dalle parole. Dalle chiacchiere.
Da un cicaleccio continuo. Le parole perdono di senso, di valore. Significato.
Di vitalità.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” , la verità è che siamo distratti, poco interessati agli altri, concentrati su noi stessi, prevenuti, sempre pronti a giudicare. Criticare.
Non trasmettiamo empatia.

Siamo poco consapevoli della potenza delle parole.

Eppure, ti basterebbe pensare, come a volte, un semplice lapsus, una svista, una parola di troppo o fuori posto può distruggere … un intero progetto, un colloquio di lavoro, un rapporto con un cliente importante, con il collega o il capo, la tua immagine di leader!

I leader parlano per stimolare le persone ma i grandi leader usano anche la strategia opposta.
Stare in silenzio.

A volte, la cosa più intelligente da dire è … non dire niente!
C’è un tempo per parlare e un tempo per tacere.
E ascoltare.

 


 

Spesso stare zitti vuol dire essere più forti.

Non c’è bisogno di parlare solo perché l’altra persona sta chiedendo,
si aspetta una risposta o una reazione da parte tua.

Il silenzio è una parte “normale” della comunicazione.

Silenzio strategico: è un comportamento (non verbale) che, se usato correttamente può portare un significativo effetto positivo sul tuo modo di comunicare.

Chi riesce a stare in silenzio e ascoltare possiede carisma. Ha relazioni più forti e durature.
Infatti, la leadership sta (spesso) nel tacere.

Dare disposizioni, porgere feedback ai tuoi collaboratori è fondamentale per un manager eccellente. Ricorda che come-e-quando è tanto importante quanto il feedback stesso.

Il silenzio “parla”.

In un clima di rabbia o insicurezza, dare troppe spiegazioni è solo tempo perso.

Nell’amarezza, le persone potrebbero beneficiare più della tua presenza silente piuttosto che delle tue commiserazioni di circostanza.

Se non sei sicuro su come/cosa dire, fermati un attimo,
prendi il tempo di pensare prima di parlare.

Magari sei stressato o hai un’urgenza che ti sta “riempendo” la mente,
è facile essere distratto, pensieroso, essere in “un altro luogo”.

Se (ancora) non riesci a pesare, selezionare, scegliere al meglio le tue parole. Se rischi di sembrare insensibile, vittima, ingrato, permaloso, esagerato, inadeguato … meglio tacere!

 


 

Silenzio strategico? Spesso è meglio tacere

Se non riesci a immaginare l’effetto delle tue parole.
È meglio il silenzio.

La tua immagine professionale include anche ciò che (non) dici.
C’è il rischio di parlare troppo. Monopolizzare la conversazione.

Quando apri la bocca … offri contributi di valore!

Ecco 15 volte quando (come leader) dovresti scegliere il silenzio strategico:

1. Taci, quando qualcuno parla, non interrompere

Devi saper ascoltare, se vuoi praticare l’ascolto attivo.

Ascolta attentamente. Non interrompere, se vuoi comprendere meglio le preoccupazioni, idee e feedback dei tuoi collaboratori.

Questo approccio dimostra rispetto e valorizzazione delle loro opinioni.
Permetti alle persone di esprimere pienamente i propri sentimenti e sentirsi ascoltati.

Durante una discussione con il team dovresti tacere, in modo da permettere a tutti di partecipare equamente.

Questo incoraggia una maggiore condivisione di idee e una partecipazione attiva da parte di tutti i membri del tuo team, promuovendo un ambiente collaborativo.

 
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2. Taci, se non hai qualcosa di significativo da aggiungere

Saper comunicare vuol dire (innanzitutto) avere qualcosa da dire.
Se non hai nulla d’interessante da dire … meglio tacere!

Anche i contributi più interessanti possono perdere di efficacia se si dilungano eccessivamente,
portano a una perdita di attenzione e di interesse da parte degli ascoltatori.

Questo approccio non solo dimostra rispetto per il tempo e l’attenzione degli altri,
ma permette anche di valorizzare maggiormente i tuoi interventi.

La vera leadership non consiste nel dire sempre qualcosa,
ma dire le cose giuste al momento giusto.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Parlare al team: 9 suggerimenti per la tua comunicazione efficace

parlare al team

Foto di Pavel Danilyuk

Nel tuo ruolo di manager, imprenditore, team leader di un esiguo gruppetto di collaboratori … è normale essere “chiamati” a dover parlare davanti ad un gruppo di persone (team, capo, clienti, ecc.) anche per solo pochi minuti.

I motivi possono essere tanti: una nuova procedura di lavoro, una presentazione (di un nuovo collaboratore o un nuovo prodotto), una riunione, un rapporto o un resoconto, ecc. … gli esempi non mancano.

Parlare davanti altre persone non è facile, specialmente se sei nuovo, sei un po’ introverso o lavori con persone di forte personalità.

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Se provi timore o imbarazzo a parlare davanti gli altri (anche se poche persone), ti senti ansioso, nervoso, “non abbastanza” … sei in buona compagnia!

Sono in tanti ad essere a disagio da “annegare” in un mare di dubbi e fantasie di giudizi poco lusinghieri.

Non c’è molto da aggiungere.
Se anche tu hai questi timori, sai di cosa sto parlando.

Vediamo 9 suggerimenti per superare il disagio di parlare davanti il tuo team:

1. Non essere troppo severo con te stesso

Siamo i nostri peggiori critici.
Spesso, siamo molto perfezionisti, severi e petulanti.

Le tue valutazioni potrebbero essere molto lontane dalle valutazioni degli altri.

Riconosci che ti stai “imbarcando” in un’esperienza per te difficile e che stai dando il meglio.
Non chiedere a te stesso più di quanto puoi (realisticamente) dare.

Sii te stesso e sarai (davvero) brillante.

Ricorda anche che alcuni grandi oratori del passato, Churchill, J.F. Kennedy e Margaret Thatcher, avevano ammesso di temere di parlare davanti gli altri.

 
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2. Non cercare la perfezione se devi parlare al team

Non c’è niente di sbagliato nel dire “Ho dimenticato, dove sono rimasto … “,
qualcuno del team probabilmente te lo ricorderà delicatamente.

Essere autoironico sulle proprie gaffe suscita simpatia.
Quando ridi di te stesso, le persone non ridono di te.
Ma ridono con te.

Anche i VIP, le celebrità fanno errori. Quando lo fanno, spesso fa notizia.

Nessuno si ricorderà dei tuoi errori.
Quindi rilassati, non cercare la perfezione e segui il flusso.

3. Preparati una scaletta

Anche se il discorso è breve, preparati una scaletta con i punti chiave in modo da seguire un filo logico.
Ne guadagni in semplicità e chiarezza.

Non preparare mai un discorso a memoria.
Non ti farà sentire meno sciolto e impacciato e poi se … se dimentichi qualcosa, vai in tilt!

Rimani concentrato su uno o due elementi chiave.

Non aspettare fino alla fine per parlare di un punto importante o “scottante”: fallo subito.

 
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4. Usa un linguaggio del corpo appropriato

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” lo sguardo sul tuo viso può dire più di mille parole.

Cerca di rilassare il corpo e il viso per evitare di mandare segnali involontari ostili.

Il linguaggio del tuo corpo può trasmette interesse, sincerità e cooperazione ai membri del tuo team. Sorridi. Stabilisci un contatto visivo: guarda sempre negli occhi la persona con cui stai parlando.

Annuisci o mostra che stai ascoltando attivamente quello che hanno da dire. Assicurati di non parlare con le braccia incrociate o lo sguardo che “cerca la mosca nella stanza”.

 
APPROFONDISCI CON > il post dedicato.
 

5. Parla in modo semplice quando devi parlare al team

Quando ti rivolgi ai membri del tuo team, non tentare di stupirli con parole impressionanti.
Parla in modo semplice, diretto e sintetico.

Parlare con parole e frasi semplici migliorerà la probabilità di comunicare efficacemente il tuo messaggio.
Devi saper calibrare il tuo messaggio.

Se ti perdi in discorsi lunghi e non pertinenti, il tuo ascoltatore potrebbe smettere di ascoltarti o non capire esattamente quello che gli stai dicendo.

LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te

6. Non si tratta di te ma del contenuto

Non prenderla sul personale.
Stai mettendo l’attenzione troppo su te stesso, piuttosto che sul tuo “pubblico”.
La tua persona non c’entra.

Le persone ascoltano solo “quello che hai da dire”.
Salvo che tu non sia un VIP, una celebrità, un’autorità, le persone sono concentrate solo sui tuoi contenuti.

Non sono interessate a te come persona.
Bene, dai alle persone quello che si aspettano da te.

7. Impara a esprimere il disaccordo

Sollevare questioni difficili davanti ad altre persone può creare disagio.
Ma talvolta è necessario, specialmente se il problema è importante o urgente.

Altrettanto fondamentale è cercare di non essere conflittuale ma piuttosto interessato e curioso.

Discuti il problema o il disaccordo con domande piuttosto che con affermazioni nette.
Puoi dire qualcosa del tipo:

  • “Vorrei condividere alcune osservazioni.”
  • “Sono curioso, puoi dirmi di più?”
  • “Aiutami a capire. Come sei arrivato a questa conclusione?”

Questo approccio aiuta l’altra persona a “uscire” dal problema.

Considerare una nuova prospettiva e portare a conversazioni più produttive che si concludono con una soluzione piuttosto che una sterile discussione.

 


 

8. Mostra apprezzamento

Mostrare apprezzamento fa sentire importanti i membri i membri del tuo team.

Ringrazia e congratula il tuo collaboratore per aver sviluppato una grande idea per un nuovo progetto, per aver terminato un incarico prima della scadenza o per aver dedicato del tempo ad ascoltare la tua presentazione.

Il riconoscimento aiuta a creare fiducia nei team.

Se i membri del team vengono sminuiti o ignorati dopo aver offerto input, probabilmente smetteranno di impegnarsi in discussioni di gruppo e altre attività. Quando ciò accade, la collaborazione viene soffocata.

Non tutti sono naturalmente spinti ad avviare una conversazione.

Cerca di capire chi è motivato a parlare rispetto a chi non lo è,
in modo di consentire a tutti i tuoi collaboratori di avere il tempo appropriato per esprimere il proprio parere.

9. “Investi” in supporti visivi

Se non ami parlare davanti gli altri e (ancora meno) avere “gli occhi addosso”,
crea elementi visivi informativi da mostrare quando fai una presentazione o una riunione.

Una presentazione con slide (per esempio PowerPoint) distoglierà l’attenzione delle persone da te.

Gran parte del tempo, gli occhi non saranno su di te.
Perdi in personalizzazione e fascino ma ti toglie tanta tanta pressione.

Inoltre, alcuni membri del tuo team potrebbero comprendere nuovi concetti più facilmente dopo aver guardato le immagini.

La tua passione sarà la tua alleata

Se stai parlando a un gruppo di persone, grande o piccolo che sia, significa che hai qualcosa d’importante da condividere.

Lascia che la tua passione e la tua competenza sia la forza trainante.

Qualsiasi “pubblico” (anche solo 2 persone) è un onore e un privilegio.
Alla fine sarà (sempre e comunque) gratificante.

Come guardare negli occhi il capo, il titolare il CEO (fearless) – parte 1

guardare negli occhi

Foto di Yogendra Singh

In diversi post ho parlato dell’importanza del contatto visivo,
e dei motivi per cui non sempre ci sentiamo a nostro agio nel guardare qualcuno direttamente negli occhi.

Non sono pochi i professionisti che avvertono un disagio (più o meno forte) in presenza del capo, il titolare, il CEO o una figura autorevole (spesso anche autoritaria).

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Più il tuo interlocutore è autoritario e intimidatorio, più è difficile mantenere il contatto visivo. Questa soggezione ti toglie spontaneità, limita le tue idee e capacità.

Questi incontri sono anche occasioni per mostrare le tue capacità di leadership.

Siamo esseri umani sociali, influenziamo e siamo influenzati

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” quando interagiamo, reagiamo anche al successo, allo status o al potere dell’altra persona. Infatti, molti dipendenti sono intimiditi dai loro manager, gli studenti dai loro professori.

Anche quando siamo confrontati a individui ritenuti intelligenti e competenti o VIP possiamo sentirci timorosi e impacciati. Siamo preoccupati di fare/dire qualcosa di stupido.
Non essere all’altezza.

Il contatto visivo è uno “strumento” vitale

Migliora la qualità delle tue interazioni faccia a faccia.
Devi farlo bene, al momento giusto e nel modo giusto.

Io, durante le sessioni di coaching, tendo a guardare “poco” negli occhi le persone.
Per non essere pesante e imbarazzante.

Alcune persone hanno vissuto traumi personali che rendono il contatto visivo una brutta esperienza. Altre non riescono a farlo con qualcuno che non conoscono bene.

Guardare negli occhi può essere una strategia di manipolazione e può essere percepito come un confronto.

Mantengo il contatto visivo prolungato solo quando mi rendo conto che il mio coachee mi ha “aperto la porta” e si sente completamente a suo agio.

POTENZIA LA TUA LEADERSHIP > scopri il percorso di coaching ideale per te

Probabilmente non è qualcosa cui pensi molto, ma i tuoi occhi sono molto eloquenti

Spesso, quando sei molto concentrato su quello che stai dicendo o facendo, è facile parlare senza guardare negli occhi le persone.

Quando stabilisci un contatto visivo invece si deduce che quello che hai da dire è importante.

Se ti guardi intorno troppo spesso stai mostrando alla persona con cui stai parlando quanto … non sia importante. Perché sembri distratto. Deconcentrato. Nervoso.
Desideroso di finirla il prima possibile!

Oppure sembra che tu abbia qualcosa da nascondere o da farti perdonare,
e non incroci lo sguardo per paura che sia rivelato.

Non credere che se qualcuno non ti guarda negli occhi, allora sta mentendo,
in realtà un bugiardo ti guarda negli occhi proprio per farti credere che sta dicendo la verità.

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Quando guardi le persone negli occhi, stai creando un rapporto

Stai mostrando interesse e rispetto.
Riconoscendo la sua presenza.

Stai inviando un messaggio convincente.
Creando un impatto. È un invito a trasformare il discorso in una conversazione.

Il contatto visivo ti rende vulnerabile. Ma anche più accessibile e umano.
Rassicurante.

Un contatto visivo prolungato può significare tutta la differenza.
Stai “attirando” il tuo interlocutore dalla tua parte.

Dove “vanno” i tuoi occhi?

Quando parli con il capo, il titolare, il CEO o una figura autorevole, i tuoi occhi sono rilassati o “pesanti”?
Cerchi costantemente “la mosca che gira nella stanza”?
O mostri alla persona che stai prestando la tua piena attenzione?


Cerca di rilassare i tuoi occhi. Sarai più accessibile.
E ridurrai la tensione sul tuo viso!

Con il contatto visivo arriva l’autorevolezza

I tuoi occhi possono comunicare fiducia e convinzione.

Quindi se non riesci a guardare le persone negli occhi, non puoi aspettarti che credano alle tue parole o siano d’accordo con le tue opinioni.

Se guardi abbastanza a lungo da creare un legame, troverai una scintilla di riconoscimento nei loro occhi.
Puoi trasformarli da ricevitori passivi a partecipanti attivi.

Se hai difficoltà a mantenere il contatto visivo, fissa il tuo sguardo tra gli occhi dell’altra persona (proprio esatto lì, tra le due sopracciglia).

Nessuno sarà in grado di stabilire dove effettivamente stai guardando.

Fai pratica

Migliorare il contatto visivo è qualcosa che puoi fare in modo relativamente rapido.
Ci vuole pratica.

Inizia “allenando” il contatto visivo con le persone intorno a te; potresti scoprire di non guardare negli occhi nemmeno il tuo partner!

Poi “passa” ai tuoi amici, i tuoi colleghi di lavoro, i venditori e i camerieri dei locali e degli store del centro.

Quando inizi a sentirti più a tuo agio nel reggere lo sguardo delle persone, inizia a stabilire un contatto visivo con estranei. Tutte le persone nuove che incontri.

In poco tempo diventerai un vero esperto di contatto visivo!

Guardare negli occhi – non fissare

Mi raccomando.
Non tutti apprezzano di essere guardati direttamente negli occhi.

Il contatto visivo è uno strumento di comunicazione universale.
Ma ci sono alcune eccezioni che dovresti prendere in considerazione.

Alcune persone e culture reputano il contatto visivo offensivo. Sfidante.
Rispetta chi potrebbe sentirsi a disagio con il contatto visivo, distogliendo lo sguardo.

Un trucchetto per guardare negli occhi

Il contatto visivo è così importante che vale la pena escogitare un facile “trucchetto” per applicarlo.

Quando dai la mano a qualcuno, è importante creare “un collegamento” anche con gli occhi.

Sorridi.
Guarda la persona negli occhi e ricorda il colore dei suoi occhi.
Questa semplice abitudine ti “costringerà” a guardare (davvero) le persone negli occhi e “connetterti” con lui/lei.

Prova e vedrai la differenza!

Il contatto con gli occhi è lo strumento fondamentale per essere autorevoli.
Stabilisce le connessioni con gli altri e indica il tuo livello di coinvolgimento, interesse e calore.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Comunicare in modo efficace: il potere del silenzio strategico

comunicare in modo efficace

Foto di Barbara Olsen

Se desideri comunicare in modo efficace, vedere in azione il potere del silenzio, la prossima riunione prova a porre una domanda aperta, aspetta in silenzio e comincia mentalmente a contare … 1-2-3-4 …

Un silenzio di circa 10 secondi diventerà già incredibilmente scomodo.
A questo punto ci sarà sicuramente qualcuno che interverrà per rompere il disagio del silenzio.

Una pausa imbarazzante può sembrare duri minuti,
anche se in realtà è di pochi secondi.

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Anche se può essere scomodo, se impari ad accogliere il silenzio puoi prendere una posizione di “potere”. Ti aiuterà a ottenere quello che vuoi.

Purtroppo, anche molti leader non si sentono a proprio agio con il silenzio finché non sono costretti, dalle circostanze, a esserlo.

Tuttavia, quando impari a sentirti a proprio agio, il silenzio diventa una delle più potenti capacità comunicative che puoi utilizzare.

Il silenzio crea fiducia

Se vuoi sviluppare relazioni efficaci, devi creare fiducia.
Per creare fiducia, devi ascoltare.

Quando vuoi stabilire una relazione, parla poco.
Fai domande e ascolta!

Impara a conoscere l’altra persona.
Quando la persona si rende conto che la stai ascoltando, a sua volta, ti ascolterà.

 
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Comunicare in modo efficace? Il silenzio potenzia le persone

I team leader, davanti una richiesta di un collaboratore, spesso fanno l’errore di ricercare subito una soluzione da offrire. Tuttavia, la migliore strategia, è lasciare che la scoprono da soli. Leggi il post.

In alcuni casi, sono i collaboratori stessi che si rendono conto come la situazione non è così male come l’avevano prevista.

I grandi leader, con il loro silenzio, danno potere ai loro collaboratori.
Raramente dicono alle persone cosa-fare.

I leader danno agli altri l’opportunità di “guidarsi”, aiutandoli a guadagnare rispetto,
e aumentando il proprio carisma.

Enfatizza la tua comunicazione

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” il silenzio può essere l’elemento più importante della conversazione. Quando smetti di parlare, più sarai silenzioso, più attenzione attirerai.

Il silenzio dà la possibilità alle persone di elaborare quello che hai detto,
aiuterà a ricordare meglio.

Se usi troppe parole, il punto focale (quello che vuoi sottolineare) potrebbe andare perso.
Il silenzio eleva l’ascolto. Ti permette di essere ascoltato il momento “giusto”.

Durante i meeting, non “entrare” in tutte le domande o le questioni.
Le tue parole saranno più memorabili se rispondi solo a una o due, rispetto a chi interviene in ogni occasione possibile.

 
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Comunicare in modo efficace: il silenzio può sbloccare una trattativa

Quando siamo coinvolti in una trattativa, il silenzio (il conforto o il disagio che ne deriva) può avere un impatto sul risultato della trattativa.

Quando le posizioni restano bloccate e la risoluzione sembra essere in stallo,
il silenzio può essere uno strumento efficace per “sbloccare” la conversazione.

Il silenzio è imbarazzante per la maggior parte delle persone,
che hanno la tendenza a “riempire” questo spazio vuoto.

Il silenzio può darti un vantaggio strategico in quanto suggerisce che l’altra parte “sente” il bisogno di un accordo molto più di te.

Il silenzio ti aiuta a negoziare

Fare silenzio durante la negoziazione (per esempio un aumento o un preventivo), può essere snervante per chi non lo sa gestire.

Se una persona tace, l’altra si chiede cosa potrebbe pensare.
Non girare le carte in tavola.
Lascia che si chieda cosa stai pensando.

Se, per esempio, l’altra parte menziona l’offerta: non rispondere immediatamente “Ok” o “No”.
Fai una pausa.

Il disagio del silenzio farà sì che sarà l’altra persona a riempire il vuoto iniziando a parlare, (e magari) rivelando le informazioni che ti aiutano ad avere il “sopravvento” nella conversazione.

 


 

Il silenzio “placa” un’arrabbiatura

La rabbia aumenta significativamente la probabilità che dirai qualcosa di offensivo, che (magari) rimpiangerai una volta che la situazione si sarà calmata. Lo stesso vale per la comunicazione scritta.

Prima di premere il pulsante di invio della mail, dormici sopra!

È sempre possibile farlo il giorno successivo, ma è probabile che avrai cambiato il testo. Spesso, il tempo di riflessione cambia il punto di vista.

Il silenzio (compreso quello digitale) ti permette di raccogliere i pensieri e metterti a tuo agio su come rispondere. Quando desideri saperne di più (su un dipendente o un collaboratore) il modo migliore per acquisire informazioni è quello di ascoltare.

Ascoltare in modo attivo farà sentire la persona interessata. Sarà più predisposta (probabilmente) a condividere più informazioni rispetto a una conversazione normale fatta di interruzioni, commenti e riepiloghi.

Sovente il silenzio “parla” più forte delle parole

Il silenzio può essere la soluzione a molti problemi.

Viviamo in un’epoca di richiesta di attenzione: gridiamo sempre più forte sperando di essere ascoltati.
Più gridiamo, meno ci sentiamo.

Se parli meno, pensi di più.
Una volta che pensi, sarai meno tentato di reagire istantaneamente.
La prima reazione, spesso, non è la migliore.

Usa il silenzio. È lo strumento più potente per la tua comunicazione! Scopri il coaching.

12 cose da ricordare prima di una videochiamata importante

videochiamata

Utilizziamo spesso la videochiamata sul nostro posto di lavoro.
La maggioranza delle volte è normale routine: delucidazioni, aggiornamenti, contattare clienti ecc.

Altre volte però l’asticella si alza.
La videochiamata si rivela importante: un confronto con il capo diretto o il CEO, il reclamo di un cliente importante o un richiamo a un collaboratore oppure una riunione con il team, il colloquio di lavoro, la presentazione di un servizio/prodotto davanti a possibili clienti ecc.

Le parole diventano rilevanti.
Il tuo approccio fondamentale.

È necessario trasmettere un giusto mix di garbo e determinazione.
Affrontare la situazione con obiettività, calma e sicurezza.
Leadership.

Come puoi trovare nel mio libro sull’autorevolezza l’errore più grande che puoi fare riferendoti alle videochiamate è aspettarsi che sia esattamente come in presenza, solo con la persona collegata attraverso un supporto digitale.

Ecco 12 cose da ricordare prima di una videochiamata importante:

 

La videochiamata richiede preparazione.
La pratica ti rende fiducioso.
Efficace.

La videochiamata non è così facile come sembra.
Sottovalutarlo è un errore che si paga caro.

La sfida più grande degli incontri virtuali è mantenere le persone coinvolte e interessate.

Ricorda che dovrai trasmettere competenza e autorevolezza solo attraverso un’immagine piatta su uno schermo.

 
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Aggiungi valore, non parole.

Imposta videochiamate brevi.
Immagina che le persone ti dicano:
“Okay. Dimmi cosa vuoi… veloce, però!”

Vestiti e agisci come se fossi nel tuo spazio professionale.
Perché lo sei!

Prima di cominciare voltati.
È quello che gli altri vedranno.

 
PIÙ AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te
 

Se la videochiamata è breve, efficace e produttiva
risulti autorevole.

L’obbiettivo di una fotocamera può essere il più grande critico che tu abbia mai incontrato.
Guardalo direttamente “in faccia”.

Non parlare troppo presto.
Interrompendo il flusso della conversazione sembrerai agitato e ansioso.

 
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Evita tutto ciò che è banale.

Quando non hai qualcosa di significativo da aggiungere, TACI.

 

PER APPROFONDIRE L’ARGOMENTO >
Riunione online: 8 spunti per essere efficaci e autorevoli
La presenza executive al telefono

Parlare da leader: come essere migliore dei tuoi colleghi

parlare da leader

Foto di Henri Mathieu-Saint-Laurent da Pexels

Con una comunicazione adeguata crei una visione nel futuro,
spieghi con efficacia situazioni delicate e complesse, mostri soluzioni (che altri non vedono).

Susciti ispirazione.

Questo non accadrà … se la tua comunicazione è blanda, casuale o vaga.

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Pensa attentamente alle parole che scegli.
Devi essere specifico, concreto ed evocativo.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi” il linguaggio della leadership, per sua stessa natura, deve essere semplice ma audace.

Prima di parlare da leader (in modo formale o informale) chiediti: “Cosa sta succedendo?” e “Cosa voglio?”

Se non sai cosa vuoi (o peggio, vuoi perseguire obiettivi egocentrici), dovresti rimanere in silenzio finché non sei pronto ad articolare una visione più ampia.

L’importante non è quello che dici ma COME lo dici

Probabilmente investi più tempo a sviluppare abilità e competenze.
Meno a sviluppare le tue abilità personali.

Il modo in cui parli, ti presenti, comunichi, è più importante del tuo talento.
La tua voce è il “veicolo” che spinge le persone ad ascoltarti.
A prendere sul serio te e le tue parole.

Gli studi hanno dimostrato che l’87% delle opinioni che le persone si formano quando parlano, per esempio, al telefono, si basano sul tono della voce.

Solo il 13% si fonda sulle parole che realmente utilizziamo.
Non è ciò che diciamo. Ma piuttosto come lo diciamo.

La correttezza non si proclama

  • “Fidati”
  • “Credimi”

Sono frasi fatte, con le quali pensi di colpire favorevolmente, di solleticare la fiducia della persona, rivestendoti con un’area di sincerità e di onestà.

Alla fine, ottieni l’effetto contrario,
l’interlocutore è portato a pensare che queste frasi confezionate le tiri fuori proprio nei momenti di difficoltà o per “spingere” la tua richiesta.

Queste affermazioni sono degradanti per la tua professionalità.

Quando sei sicuri della tua proposta, servizio o offerta, l’ultima cosa che pensi è di mercanteggiare o “mettere sul piatto” la tua serietà e professionalità.

 
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Se vuoi parlare da leader non dichiarare la tua competenza

Non proclamare la tua correttezza, lascia che parli di te attraverso i tuoi gesti,
le tue parole o la tua presenza.

Se proprio devi dimostrarla, porta esempi concreti di situazioni realmente accadute che mostrino in che modo ti sei comportato o come hai reagito.

Questo vuol dire parlare da leader.

Non usare negazioni

Evita di presentare le tue idee usando negazioni tipo:

  • “Non so se questo funzionerà … “
  • “Spero che i risultati non saranno …”
  • “Ho ragione, vero?”
  • “Mi capisci?”.

Invece di dare un motivo a chi ti ascolta di dubitare di quello che stai dicendo,
presenta i tuoi pensieri senza alcun giudizio. Lascia agli altri la libertà di decidere quello che vogliono.

Anche questo vuol dire parlare da leader.

Sarai sorpreso di quanto gli altri si fidano di te, se tu ti fidi di te stesso.

 
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Parlare da leader: evita parole dispersive, troppi intercalari e superlativi

  • “Quindi … quindi …”
  • “Giusto?”
  • “Vero?”
  • “Ehm. Ehm …”
  • “Incredibile”,
  • “Sorprendente”
  • “Fantastico”

Non utilizzare queste parole in continuazione durante la conversazione.

Se le dici spesso, morditi la lingua perché tutte queste espressioni nascondono indecisione e ti fanno perdere credibilità.

I superlativi esagerati cancellano il vero significato. Quando dichiari regolarmente che tutto è fantastico,
in realtà non lo è.

Evita dichiarazioni banali ed enfatizzate,
piuttosto spiega l’azione e la reazione in un linguaggio semplice.

Piuttosto che utilizzare paroloni spiega i fatti in modo chiaro, avvincente, con i dati giusti.
Non lodare gli altri con parole generiche e scontate.

Non sforzarti di piacere

Evita di “addolcire” il tuo messaggio.

Il bisogno di essere carini o di ingentilire il messaggio ti induce a utilizzare parole dispersive,
che tolgono energia e incisività al tuo messaggio.

 


 

Non siamo attratti da chi fa di tutto per piacere, “colpire”, impressionare, per conquistare.

Se ti sforzi di piacere agli altri, sei in qualche modo poco sicure di te. Hai bisogno di “conquistare” l’affetto e l’approvazione degli altri.

Piacere alle persone non dovrebbe essere un tentativo, uno sforzo, un calcolo, un risultato, un processo, non dovrebbe essere qualcosa che noi facciamo, ma soltanto qualcosa che … succede.
Punto.

Non utilizzare di continuo intercalari

  • “Giustappunto; In definitiva …”
  • “Dico bene? Vi pare? Non è vero?”
  • “Essenzialmente, Naturalmente, Sicuramente, Sostanzialmente”

Gli intercalari, ovvero inserire una parola o una breve frase che in realtà non c’entrano proprio nulla,
sono molto diffusi nel parlare quotidiano.

Il fenomeno aumenta quando non si sa che dire, si è costretti a farfugliare qualcosa a proposito (o sproposito),
senza pensare al collegamento con la frase in cui è inserito.

Vuoi parlare da leader? Non ripeterti

Pensi che più ripeti un concetto più convinci chi ti ascolta?

Se tendi a ripetere i concetti,
sembra che “non ti fidi” di quel che dici. Più lo ripeti più diventi dispersivo. Annoi chi ti ascolta.

Ripetere continuamente crea dispersione. Porta a non arrivare mai al dunque.

Frasi ricche di dettagli portano il discorso lontano dalla meta. Ti fanno perdere incisività e autorevolezza.

 
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Parla “chiaro”

Quando l’argomento diventa importante o difficile, a volte, siamo portati a evitare di fare il punto perché “parlare chiaro” vuol dire dichiarare il pieno impegno (e coraggio) personale.

I leader a volte “si tirano indietro” esprimendosi in modo generico: “Dipende dalla squadra” o “Questa è una situazione piuttosto difficile”.

Non utilizzare questo linguaggio fiacco. Usare un linguaggio chiaro aumenterà il tuo coraggio collegandoti più pienamente a ciò di cui hai bisogno e vuoi dire.

Usa deliberatamente un linguaggio concreto e accurato,
ne seguirà chiarezza.

Cogli l’attimo, perché sta a te usare il miglior linguaggio di leadership possibile.
Parla “bene”.

Se desideri un supporto personalizzato, essere autorevole, parlare da leader scopri il mio servizio di personal coaching. Il coaching può fare la differenza nel tuo sviluppo professionale, anche se sei un/una giovane imprenditore, manager o quadro.

Feedback sul lavoro: il giusto approccio (un estratto dal mio libro)

feedback sul lavoro

Foto di JESHOOTS.com da Pexels

Un feedback sul lavoro può essere valutativo o potenziante.

Dovrebbe essere specifico e costruttivo.
Focalizzato sul problema e basarsi su osservazioni oggettive, almeno nelle intenzioni.

L’elogio e la critica sono giudizi personali (uno benevolo e l’altro sfavorevole) su un comportamento o un risultato. Spesso sono vaghi e depotenzianti, incentrati sulla persona e basati su convincimenti, interpretazioni o sentimenti.

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Lo scopo di un feedback sul lavoro (se è negativo) non dovrebbe essere quello di incolpare o accusare la persona, ma creare piuttosto la giusta consapevolezza che può condurre alla correzione o al miglioramento delle sue prestazioni o atteggiamento.

Le persone che lavorano con te meritano un feedback da parte tua.
Hanno il diritto di sapere cosa-sbagliano e il dovere di provare a sistemare le cose che sbagliano.
Non possono farlo se non sanno cosa o come fare.

Ecco un estratto del capitolo 5 del mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi“.

Feedback valutativo

Il feedback valutativo (spesso è sotto forma di revisione semestrale o annuale delle prestazioni) è ciò a cui pensa la maggior parte delle persone quando sente la parola “feedback”.

Implica una valutazione, può essere emotivamente carico perché pieno di sorprese o disaccordi.

Spesso è legato alla retribuzione.
Le persone rimangono deluse o turbate oppure sollevate ed euforiche.
Consente confronti su dati e target.

L’obiettivo principale del feedback valutativo è assicurarsi che la persona comprenda chiaramente (senza essere necessariamente d’accordo) quale sia la valutazione ricevuta.

 

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Feedback potenziante

È empowerment. Crescita. Sviluppo. Il piano di crescita.
È centrato sul migliorare e creare un’immagine solida per il futuro.

Dà potere perché aiuta le persone a identificare e rimuovere gli ostacoli che devono affrontare.

  • Cosa possiamo fare di meglio per soddisfare/migliorare il tuo piano d’azione?
  • Come possiamo aumentare/potenziare/sistemare…?

Queste domande potenzianti possono essere poste ogni giorno, attorno al tavolo riunione o in un corridoio per la pausa caffè. Tale approccio evolutivo toglie agitazione, irritazione e soprattutto… la sorpresa.

Sia il feedback valutativo sia quello potenziante sono essenziali per lo sviluppo della persona.

Sono collegati ma diversi, per contenuti e per “carico emotivo”, ed è importante separarli. Tuttavia, se una persona è aperta, la sessione di feedback valutativo può terminare con un ponte verso lo sviluppo. E viceversa.

La maggior parte delle persone apprezza l’opportunità di una migliore percezione del proprio comportamento, a patto che il tono del discorso non sia ostile o giudicante.

 

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Il giusto approccio dei feedback sul lavoro

Porgere feedback sul lavoro è una questione delicata.
Non utilizzarli con superficialità e leggerezza.

Anche se sono amichevoli e accoglienti, creano pressione. Possono risultare intimidatori e compromettere le relazioni professionali.

Non presentarti con una lunga lista di aspettative, soprattutto se irrealistiche, perché portano delusione e frustrazione.

Sii consapevole dell’ansia o delle preoccupazioni che provochi nella persona.
Giusto o sbagliato, buono o cattivo, qualunque cosa una persona stia facendo o provando, è la sua realtà.

È troppo facile concentrarsi su ciò che non va. Potresti essere ingiusto quando non lo consideri.
Avvicina le persone attraverso i loro punti di forza ed esperienza.

 

“Quando dai un feedback,
l’approccio che userai farà tutta la differenza.”
Michele Ferrarelli

 

Non dovresti mai essere titubante, ma comprensivo e disponibile.
Come team leader è necessario assumerti la responsabilità di costruire una base solida di fiducia. Oltremodo è tua responsabilità “riparare” tali dinamiche interpersonali se si incrinano.

Ne hai la facoltà. Sei tu a determinare il contenuto e la modalità dei tuoi dialoghi. Lavoraci da subito, sin dalle prime conversazioni.

Il tuo collaboratore deve sapere che riconosci i suoi talenti e che credi in lui. Spiega che conosci e apprezzi il suo percorso professionale.
Sai quanto lui stia lavorando sodo.

Condividi il tuo obiettivo: massimizzare il suo potenziale.
E mostra quanto sei felice di questa opportunità!

Quando emergono cattive prestazioni e dinamiche, non eludere il tuo ruolo in questa vicenda.

Prova a chiederti:

  • Cosa mi sto perdendo?
  • Cosa non capisco di questa persona?
  • La mia percezione è stata influenzata da un recente evento negativo?
  • Cosa ho fatto di sbagliato?

 

Feedback sul lavoro? La pratica è fondamentale per affinare il tuo stile

Puoi esercitarti davanti allo specchio, con il tuo partner o un amico. Provare quello che dirai, ad alta voce, ti permetterà di sentire il tuo tono.
Potresti anche registrare le tue parole per capire come “suoni”.

È anche importante pensare al tuo linguaggio del corpo, che può parlare più forte delle tue parole. Spesso siamo inconsapevoli di inviare messaggi negativi.

Prova a sintetizzare il tuo intervento, anche se breve, in punti chiave.
Se non ti senti ancora pronto, scrivi cosa devi dire.

Cerca di formulare frasi brevi. Qual è il messaggio che vuoi far passare.
Chiediti:

  • Qual è il punto?
  • Quale concetto deve passare assolutamente?
  • Che cosa posso evitare?
  • Come preferisce la persona ricevere il feedback?

Modifica il tuo approccio di conseguenza.
Inizia più “leggero” (parlando del più e del meno) se sai che hai davanti una persona che va in confusione con una comunicazione estremamente diretta.

Preparati a una reazione emotiva di rabbia, rifiuto o forse anche lacrime.
Resta comunque sempre calmo e professionale.

Parlare come un leader: l’approccio che fa tutta la differenza

parlare come un leader

Foto di Moose Photos da Pexels

Parlare come un leader.
La mentalità conta. Fa la differenza.

Le parole sono importanti.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” le parole possono attrarre, ispirare e convincere ma anche allontanare, disorientare o annoiare. Rendere il lavoro difficile o piacevole. Elevare il tuo status o danneggiare la tua reputazione.

Dipende da ciò che dici. Da come lo dici.
Spesso, le parole che utilizzi o che non utilizzi la dicono lunga su di te. Leggi il post.

A meno che tu non sia un comunicatore particolarmente brillante,
limita la quantità delle tue parole.

Potresti non essere così interessante come pensi

Non appena comprendi il reale potere delle parole, cominci a prestare sempre maggiore attenzione al loro peso.

Poche parole ben indirizzate possono dare speranza dopo una sconfitta.
Alcune parole maldestre possono rovinare una vittoria.

Se dici “Avresti potuto fare di più” dopo che la persona ha dato il massimo, togli forza e causi scoramento.
Non puoi dare energia con parole negative.
Non puoi raggiungere il massimo potenziale se parli di debolezza.

La comunicazione efficace (parlare come un leader) è il primo passo verso il tuo successo:

“È difficile”

“È un’opportunità”

“Come hai potuto farlo!”

“Come possiamo farlo meglio?”

“Ignoralo!”

“Affrontiamolo!”

“È difficile, non raggiungeremo mai questo obiettivo”

“È un’opportunità stimolante, chi è con me?”

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“Non lo so”

“Chi lo sa?”

“Non hai ancora finito il progetto?”

“A che punto siamo con il progetto?”

“Hai un problema?”

“Come posso aiutarti?”

“Perché hai fatto quell’errore?”

“Parlami di quell’errore?”


 
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“Perché non hai fatto …?”

“Quali altri approcci potresti prendere la prossima volta?”

“Perché sei sempre così oberato di lavoro?”

“Cosa puoi delegare ai tuoi colleghi?”

“Non possiamo, perché …”

“Che cosa possiamo fare?”

“Abbiamo sempre fatto in questo modo”

“Come possiamo semplificare?”


 
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“Non ha importanza!”

“Quanto è importante?”

“Abbiamo sempre fatto in questo modo”

“Possiamo affrontarlo da una prospettiva diversa?”

“Mettiamolo nel cassetto”

“I tempi non sono ancora maturi. Mettiamolo in agenda tra un trimestre”

“È contro la nostra politica aziendale.”

“È contro la nostra politica aziendale. Puoi riformularlo in modo diverso?”


 

 

“È inutile. Ci abbiamo già provato”

“Ci abbiamo già provato. Come potremo riuscirci questa volta?”

“Non posso farlo”

“Penso che la soluzione migliore sia …”

” Non ti preoccupare” – “Stai tranquillo”

“Ti spiego perché non devi preoccuparti …” (esponendo fatti concreti)

“Non lo so”

“Dammi il tempo di controllare/verificare e ti ricontatto”

“(tu) Non lo hai spiegato bene”

“Faccio fatica (io) a comprendere completamente l’idea che stai condividendo”

“Capisci anche tu, adesso …”

“Mi sono spiegato bene?”

Come diventare un leader: la presenza executive al telefono – 2

come diventare un leader

Foto di Barbara Olsen da Pexels

LEGGI ANCHE > la parte 1.

Come essere un leader: concentrati sulla telefonata

Metti in modalità “silenziosa” il cellulare se utilizzi il telefono fisso.

“Silenzia” il telefono fisso se utilizzi il cellulare. Oppure spostati in un’altra stanza.

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Resisti alla tentazione di rispondere a SMS, WhatsApp e-mail, controllare Facebook, e così via…
Concentrati solo sulla persona all’altro capo della linea.

Non utilizzare il vivavoce.
Rende la tua voce più distante. Sgradevole. Inoltre, trasmettere al tuo interlocutore l’idea che sei impegnato in altro. La telefonata non è così importante da attirare la tua piena attenzione.

Usa piuttosto un buon microfono con un auricolare.

Forse sarai sorpreso per (l’apparente) ovvietà di queste affermazioni.

Dalla mia esperienza di anni di coaching a distanza (skype o cellulare) posso dirti che ho assistito a diverse situazioni curiose e divertenti ma anche poco edificanti per la persona (altro che autorevolezza!).

Il vivavoce amplifica i rumori di fondo. Un semplice gesto, tipo girare il cucchiaino nella tazzina di caffè, può diventare un rumore irritante per chi lo ascolta.

“Mostra” che stai ascoltando

Mai sottovalutare l’importanza di ascoltare anche (e soprattutto) al telefono.

Per segnalare che stai ascoltando, usa di tanto in tanto parole come “sicuro” e “sì” per far sapere che sei d’accordo. In modo che non percepiscano questi segnali come interruzioni,
ma piuttosto come affermazioni.

Non interrompere.
Ascolta attentamente l’intervistatore.
Non “andare sopra”.

A nessuno piace essere interrotto nel mezzo di una frase.
Inizia a parlare solo quando il tuo interlocutore ha completato la sua.

Se ritieni di avere qualcosa da dire che potresti dimenticare,
tieni pronto un blocco note e una penna.

 
COACHING> scopri il percorso per potenziare la tua team leadership
 

Come essere un leader: parla con voce coinvolgente

Come ho scritto nel mio libro sull’autorevolezza il suono della voce può trasmettere molti stati d’animo.
Professionalità ed esaltazione ma anche irritazione e nervosismo.

Molti di noi sono abbastanza bravi a nascondere le proprie emozioni. Altri perdono il controllo, soprattutto al telefono.

Sii sintetico. Non bisbigliare. Alza il tono della tua voce.
Pronuncia le tue parole in modo chiaro e conciso.

Cerca di non parlare velocemente. Potresti perdere i punti chiave.
Sembra che tu abbia fretta.
Il tuo interlocutore potrebbe interpretare il tuo tono come impaziente.

Nessuno vuole parlare con una persona impaziente.
Neanche a te piacerebbe!

Quando dici qualcosa di particolarmente importante,
rallenta la cadenza, punteggia le parole o frasi particolari per dare più enfasi.

Varia il ritmo del tuo discorso.
Aiuterà gli altri a capire quando condividi i punti chiave che vuoi che ricordino.

Varia il tono mentre parli, in modo da non usarne solo uno (mono-tono).

Vuoi trasmettere carisma e non monotonia.
Fai un respiro profondo prima di parlare, darai più potenza alla tua voce.

 
COACHING> scopri il percorso per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

“Prendere” il tempo di rispondere è autorevole

Se sei apprensivo,
il tempo si dilata e pochi secondi sembrano minuti.

Concediti qualche secondo per elaborare quello che è stato appena detto.
Se ti viene posta una domanda delicata, prenditi del tempo per pensare.

Puoi sempre dire qualcosa del tipo “Mi dia un attimo di tempo per riflettere “.
Prenditi il tempo di rispondere.

Non si tratta di un “botta e risposta” in velocità.
Mantieni il controllo.

Una persona sicura di sé non ha paura di raccogliere i suoi pensieri.
Affrettarsi a rispondere ti fa apparire ansioso.

Prendi il tempo per pensare a una frase completa prima di pronunciare la tua prima parola.
Hai più tempo di quanto pensi!

E apparirai più sicuro e autorevole se te lo prendi.
Tutto.

 


 

Come essere un leader: elimina “Ehmmmm” e “Ahhh”

Se utilizzi spesso “Ehmmmm” e “Ahhh..” non sei autorevole.
Sembri incerto e insicuro.

Se oramai è diventata per te un’abitudine,
non sarà facile non utilizzare “Ehmmm” mentre cerchi di raccogliere i tuoi pensieri.

Sostituisci piuttosto “Ehmmmm” e “Ahhh” con parole di riempimento più forti tipo “Ora… vedi… comunque… “.

Per esempio: “Ehmmmm” … stavo pensando …” sarà molto più potente se la adatti leggermente
“Vedi… stavo pensando… “.

Sembra intenzionale e infonde fiducia.

Utilizzare le pause in modo efficace dà potere

I migliori oratori conoscono il potere del silenzio. E delle pause.
Il silenzio intenzionale è visto come autorevole.

Carismatico.
Utilizza le pause.

Non solo alla fine ma anche nel mezzo delle frasi.
Facendo una pausa, dai il tempo alle tue parole di fare effetto!

Ecco …l’autorevolezza della voce!

Se non fai una pausa, l’incisività del tuo messaggio si perde nel flusso della conversazione.

Devi esprimere un pensiero fondamentale per trasmettere la tua competenza?
Bene. Fai una pausa. Prima.

La pausa attira l’attenzione del tuo ascoltatore … e lo prepara a ciò che verrà dopo …
ecco aspetta ancora un attimo … così bene…
sta aspettando curiosamente quello che hai da dire.

 
COACHING> scopri il percorso per la tua carriera di successo
 

Hai appena espresso un concetto/una proposta fondamentale? Ottimo! Fai un’altra pausa.

Non c’è bisogno di lanciarsi immediatamente a parlare d’altro tipo “Giusto? … Vero? Sai …”.

Se fai silenzio, darai all’ascoltatore il tempo di elaborare ciò che hai appena detto.

Darai la possibilità di capire veramente il significato.
Quel piccolo intervallo di silenzio dimostrerà la forza del tuo pensiero,
e la tua autorevolezza.

Come essere un leader: segui questi suggerimenti ed eccellerai nelle conversazioni telefoniche.

Svilupperai la tua leadership al telefono,
rafforzerai i tuoi rapporti di lavoro e le persone che ti circondano ti vedranno come un leader fiducioso.

Come diventare un leader: la presenza executive al telefono – 1

come diventare un leader

Foto di Barbara Olsen da Pexels

Riceviamo e facciamo decine di telefonate ogni giorno sul nostro posto di lavoro.

La maggioranza è normale routine: chiedere delucidazioni e aggiornamenti, rispondere a richieste, contattare clienti ecc.
Rispondiamo in modo automatico, senza prestare troppa attenzione alle parole.

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Altre volte però l’asticella si alza.

La telefonata si rivela importante: il capo diretto, il CEO, un reclamo di un cliente importante, il colloquio di lavoro, un richiamo a un collaboratore ecc.

Le parole diventano rilevanti. La modalità fondamentale.

Come diventare un leader? Devi trasmettere un giusto mix di garbo e determinazione.
Affrontare la situazione con obiettività, calma e sicurezza.
Leadership.

Durante la telefonata, la tua voce è l’unico strumento che hai a disposizione.
Non puoi mostrare il tuo abito elegante, il tuo taglio di capelli così trendy.

Il linguaggio del corpo non entra in gioco, non puoi ricambiare uno sguardo, non hai una mano da stringere, né un sorriso da mostrare.

Dovrai trasmettere competenza e autorevolezza “solo” attraverso la tua voce.

La consapevolezza della tua voce (a volte troppo incerta, altre aggressiva, altre ancora monocorde) è l’elemento determinante per il “successo” della telefonata.

Ecco la sfida!

È fondamentale essere preparati

Ecco alcune tecniche che hanno funzionato per i miei clienti che volevano potenziare la loro autorevolezza e la capacità di connettersi con collaboratori, colleghi e clienti.

Grazie a queste strategie migliorerai la tua presenza autorevole al telefono.

Le persone si chiederanno come fai a essere (in tutte le tue telefonate) così equilibrato,
a tuo agio e sicuro di te stesso.

 
MORE > scopri il coaching per potenziare la tua team leadership
 

Come diventare un leader: l’importante non è quello che dici ma come lo dici

La tua voce è il “veicolo” che spinge le persone ad ascoltare.
A prendere sul serio te e le tue parole.

Gli studi hanno dimostrato che l’87% delle opinioni che le persone si formano quando parlano al telefono,
si basano sul tono della voce.

Solo il 13% si fonda sulle parole che realmente utilizziamo.

Ecco la prima verità: la parte fondamentale non è ciò che dici ma piuttosto come lo dici.

Registra la tua voce

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi… la pratica rende perfetti.

Autorevoli.

Registra la conversazione in modo da poter verificare come “suoni” al telefono.

È incredibile quanto puoi apprendere dalla tua voce registrata.
Sarai in grado di identificare e prevenire errori che potrebbero compromettere il tuo “grado” di autorevolezza telefonico.

Per esempio renderti conto che parli troppo piano o troppo velocemente.

Oppure ascoltare i tuoi “Ehmmmm” e “Vero?” o i continui intercalari “effettivamente … sicuramente … decisivamente … teoricamente …”.

 
MORE > scopri il coaching per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

“Riscalda” la tua voce

Al telefono, come detto, la voce è il tuo unico “strumento”.

Se ti aspetta una telefonata importante (il capo, il CEO, un cliente importante, il colloquio di lavoro ecc.) “riscaldati” la voce facendo esercizi vocali. Leggi il post per approfondire.

Bevi qualche sorso d’acqua per evitare che la gola “suoni” graffiante.
Evita di mangiare subito prima della telefonata.

Sorridi prima di iniziare la chiamata

I muscoli facciali si rilassano.
La tua voce suonerà più chiara e rilassata, piuttosto che acuta o soffocata.

Sorridendo, la comunicazione diventerà più piacevole e rilassata.
Trasmette disponibilità e positività.

Un sorriso sincero è percepito anche al telefono. Sorridere proietta un’immagine positiva.
Influenza anche come ti senti riguardo a te stesso.

Una voce che “suona” rilassata è più comunicativa di una voce tesa e nervosa.

 


 

Proietta fiducia con il tuo linguaggio del corpo

Come diventare un leader? Alzati in piedi se vuoi essere autorevole al telefono.

Se ti alzi, hai automaticamente una postura migliore.
I polmoni possono espandersi liberamente.
È più facile respirare.

Stai “pompando” energia, aumentando il potere della tua voce.
Sembri più sveglio ed energico.

Non essere troppo rilassato.

Anche se la persona non può vederti, durante la telefonata, non accasciarti sulla sedia, non sdraiarti sul divano e non tenere le braccia incrociate.

Se non vuoi stare in piedi, come minimo siediti dritto.
Se tiri le spalle indietro ti sentirai più fiducioso e autorevole. Porterai quella stessa fiducia nel tuo tono di conversazione.

Come diventare un leader … l’autorevolezza comincia con “Pronto”

Proprio per questo motivo meglio evitare il poco-professionale “Siiii” (soprattutto se ricevi una telefonata inaspettata da un numero “nuovo”, a te sconosciuto).

Il classico “Pronto” oppure il mix spiazzante “Siiiii…pronto” che lascia chi chiama nel dubbio di aver composto il numero giusto e lo costringe a chiedere conferma.

Rispondi con il tuo nome (con un tono di voce vivace),
in modo che l’interlocutore sappia di aver raggiunto la persona giusta.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

10 modi in cui bravi manager dicono cose giuste nel modo sbagliato – 2

diventar leader

Foto di Skyler Ewing da Pexels

Leggi anche la parte 1.

Dire cose giuste ma alle persone “sbagliate”

Non siamo più abituati a dire quello che pensiamo.

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Il mondo del Lavoro è fatto di apparenza e di rapporti di circostanza, in cui esprimersi è considerato inopportuno. Soprattutto se la tua opinione non coincide con chi ti sta di fronte.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi“- come si comporta il tuo capo, il titolare o il big boss di fronte a un dissenso?

Lo accetta, si confronta oppure appena vede un’espressione accigliata,
si irrigidisce e si innervosisce.

Sono pochi i capi che accettano come le persone intorno esprimano il disaccordo.
Non desiderano essere messi in discussione.
Non ambiscono il confronto, tantomeno il contraddittorio.

Una parola sbagliata, una correzione inappropriata, un gesto di troppo e di colpo …
il rapporto professionale sparisce nel nulla!

Se il tuo capo diretto non desidera vedere la verità,
non vuole vedere un problema evidente che deve essere affrontato, il cosiddetto “elefante nella stanza”,
sappi che parlare ti comporterà delle conseguenze.

Ti basta un po’ di strategia e un pizzico di diplomazia in più.

 
More: scopri il coaching per diventar leader del tuo team
 

Dire cose giuste con approccio troppo molle

Per esempio, quando ti vedi costretto a dire no ad un collaboratore,
non dilungarti in scuse o scusanti.

Così dai l’impressione di sentirti in colpa o di essere insicuro.
Dai una spiegazione breve e concisa.
Evita giri di parole e vai direttamente al punto.

La ragione del tuo rifiuto può anche essere importante ma al tuo collaboratore interessa poco.
Vuole solo sapere se la sua richiesta è accettata o no.

Se parli troppo, potresti anche finire, alla lunga, col dire di sì …
facendo autogol!

Dire cose vere ma essere troppo duro

Per esempio, quando devi dare un feedback al tuo collaboratore che non ha raggiungimento il target,
non affondare il coltello nella piaga, cerca di proporre la verità in modo gentile (che non vuol dire essere molli).

Cerca di parlare con garbo,
prova a dire la verità in modo neutro, soprattutto se la persona la conosce già,
quando è un dato di fatto.

Per diventar leader non dovresti essere insolente e provocatorio, ma comprensivo e disponibile.
Parlare lentamente con calma.

 


 

Sei tu a determinare il contenuto e la modalità dei tuoi dialoghi.
Non parlare a tuo vantaggio, parla a beneficio della persona.

Condividi il tuo obiettivo: massimizzare il potenziale del tuo collaboratore …
e mostra quanto sei felice di questa opportunità!

Il tuo collaboratore deve sapere che riconosci i suoi talenti,
che credi in lui!

Dire cose giuste con tono e intensità sbagliata

Dici cose giuste, non usi nemmeno parole sbagliate, ma le persone le prendono comunque in modo negativo.

La ragione di tale fraintendimento è il tono, diventi “rumoroso”, oppure mono-tono,
usi frasi (magari motivazionali) con stanchezza e distacco.

Frasi con volume basso pronunciate con la stessa intonazione, senza variazione, risultano come una cantilena.

Oppure un volume alto, quasi forzato, può comunicare aggressività.

Ancora una volta la differenza la fa il COME e non il COSA.
Il volume, il tono, la mimica facciale, ecc. possono davvero fare la differenza tra un approccio costruttivo, accondiscendente e uno conflittuale.

Dire cose giuste al momento sbagliato

Poche parole ben indirizzate possono dare speranza dopo una sconfitta.

Alcune parole maldestre possono rovinare una vittoria.

Per esempio, se dici a un tuo collaboratore “Avresti potuto fare di più!” (anche con ragione) dopo che la persona ha dato il massimo, togli forza e causi scoramento.

Non puoi dare energia con parole negative.
Non puoi raggiungere il massimo potenziale se parli di debolezza.

Prima di confrontarti, prima di avanzare le tue opinioni o suggerimenti devi capire se è il momento giusto per confrontarti, dare il tuo suggerimento o piuttosto aspettare un momento migliore.

Se la persona è già stressata e demoralizzata di suo,
condividere la tua opinione in quel momento può non essere una buona idea.

Se vuoi diventar leader è importante capire se è il momento giusto per parlare e confrontarsi.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per la tua carriera di successo
 

Dire cose giuste davanti le persone

Non importa quanto le tue intenzioni siano nobili,
non è mai una buona idea criticare o correggere qualcuno di fronte a un “pubblico” (anche se piccolo: team, clienti, titolari, ecc.…).

Oltre a essere imbarazzante, dai anche un motivo all’altra persona di pensare che il tuo scopo sia tutt’altro che onesto e dignitoso.

Meglio sempre scegliere il faccia-a-faccia privato, dando alla persona la possibilità di salvare la faccia, rafforzerai il tuo rapporto di lavoro, invece di demolirlo.

È indispensabile correggere qualcuno pubblicamente solo se l’errore porterà a gravi conseguenze o farà risparmiare tempo e fatica a tutti.

Per esempio, se in una riunione si sta partendo con l’ordine del giorno sbagliato, intervenendo, potrai far risparmiare tempo ed energie a tutti i presenti.

In conclusione, se vuoi diventar leader, non essere più frainteso o equivocato,
non lavorare solo sui contenuti ma anche sul come e sul quando.

10 modi in cui bravi manager dicono cose giuste nel modo sbagliato – 1

comunicare da leader

Foto di Skyler Ewing da Pexels

“Non è importante cosa si dice, ma come lo si dice”.
Chissà quante volte avrai sentito questa frase.

Non è tanto quello che dici, le parole che utilizzi,
ma piuttosto il modo in cui lo dici che lascia un’impressione (positiva o negativa) sulle persone.

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Fa più effetto un argomento “debole” spiegato in maniera convincente,
rispetto a un altro basato su una logica “forte” ma presentato in modo poco attraente.

Come puoi trovare sul mio libro “Autorevolezza” … prova a pensare, ad esempio, a una canzone rap o hip hop cantata nello slang di strada (di una grande metropoli americana).

Anche quando non comprendiamo le parole ci “arrivano” emozioni quali rabbia e frustrazione,
volontà di rivalsa da ghetto.

Allo stesso modo, chi non conosce la lingua italiana si emoziona fino alle lacrime ascoltando un passaggio epico di un’opera lirica (pur non comprendendone il significato).

Comunicare da leader? Il suono e la fisiologia devono corrispondere al contenuto

Questo è l’unico modo efficace per essere un comunicatore credibile.

Se ondeggi i pugni in alto in segno di “vittoria” ma la tua voce è bassa, monocorde e soporifera, nessuno verrà entusiasmato dal messaggio che mandano le tue braccia.

Sono sicuro che molte volte dici cose giuste e sensate,
verità e suggerimenti appropriati, deduzioni logiche e verità incontestabili,
ma, a volte, il messaggio “non passa”,
la persona la prende negativamente oppure fraintende le tue parole.

La ragione di questo malinteso è il tuo modo di comunicare

I tuoi consigli e opinioni sono adeguati ma (forse) vengono recepiti come un giudizio,
un rimprovero, una valutazione.

Stai dicendo tutto perfettamente ma il modo in cui lo dici può risultare negativo o arrogante,
caotico o offensivo.

Non devi arrabbiarti, se gli altri fraintendono, non capiscono o non apprezzano le tue opinioni e consigli.

Se vuoi comunicare da leader dovresti comprendere che il motivo dell’incomprensione non è quello che dici,
ma il vero problema è il come.

 


 

Ecco 10 modi in cui bravi manager dicono cose giuste nel modo e nel momento sbagliato:

1. Dire cose giuste ma con parole sbagliate

Le parole possono fare magie.

Con quelle giuste puoi ispirare le persone.
Con quelle sbagliate, puoi rovinare tutto.

“È un’idea pessima!”
“Ritengo non sia una buona idea.”

“Non sono d’accordo con te!”
“Non condivido la tua proposta.”

“Questa è la peggiore idea!”
“Non sono sicuro sia l’idea migliore.”

“Così non funziona!”
“È possibile prevedere qualche difficoltà con questa soluzione?”

Per esempio, quando rilevi un errore, è più costruttivo aprire una discussione.
“Sto guardando il report X e ci sono degli errori a pagina 3. È meglio che tu riveda quella parte.”

Invece di:

“Sto guardando il report X e c’è qualcosa che non mi torna a pagina 3. Possiamo dare un’occhiata insieme a quella parte? “.

2. Dire cose giuste ma con linguaggio del corpo sbagliato

Presta attenzione al tuo non-verbale ogni volta che vuoi esprimere la tua opinione o suggerimento.

Evita che il linguaggio del tuo corpo diventi aggressivo,
cerca di essere calmo e composto, parlare piano.

Meglio evitare frasi brevi e scattanti, espressioni sibilline,
un linguaggio del corpo inadeguato (incrociare le braccia sul petto, fronte corrucciata, ecc.).

Per esempio, quando esprimi il tuo disaccordo in una riunione, evita espressioni facciali di stupore o disaccordo, non scuotere la testa, roteare gli occhi,
non agitarti in modo irrequieto o nervoso quando qualcuno sta parlando.

 
More: scopri il coaching per potenziare la tua comunicazione sul lavoro
 

3. Dire cose giuste ma risultare aggressivi

Dici cose giuste, cerchi di essere gentile ma tendi a monopolizzare la conversazione.
Interrompi spesso, non dai spazio, senza troppi riguardi.
Lo sguardo (pur non volendo) è fisso e inquisitore.

Punti il dito, fai sentire gli altri sotto analisi o, peggio ancora,
sotto accusa.

L’espressione del tuo viso è accigliata, guardi di traverso con aria critica,
oppure fai roteare gli occhi in segno di disapprovazione.

Se risulti aggressivo le altre persone sicuramente si mettono immediatamente sulla difensiva.

Sii gentile.
Il manager autorevole ricerca una scelta corretta delle parole.
Esprime la sua opinione con calma e gentilezza.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la gestione del tuo team
 

4. Dire cose giuste ma risultare saccente

Affermi concetti giusti ma li fai seguire da un susseguirsi irritante di gioielli di buonsenso, consigli giudicanti, perle di saggezza …
il più delle volte, non richieste!

  • “Fossi in te…”,
  • “Al tuo posto …”
  • “Lo dico per il tuo bene …”
  • “Devi capire che … “.

Questo non è comunicare da leader.

Essere eccessivamente autoritario quando sottolinei una correzione,
servirà solo a farti sembrare pretenzioso e arrogante.
Altezzoso.

Continua a leggere la parte 2.

Come diventare leader: mostrare la presenza di un executive, anche se non lo sei

come diventare leader

Foto di The Lazy Artist Gallery da Pexels

Viviamo in un mondo del Lavoro non-stop.
È difficilissimo prendere un momento per raccogliere i pensieri, dare risposte adeguate.
Migliorando la tua presenza e la tua fiducia.

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Abbiamo bisogno tutti di rallentare.

Se vuoi trasmettere autorevolezza, dovresti imparare a portare calma e serenità nella tua vita quotidiana. Non solo in quella lavorativa.

La calma è il fondamento della presenza da executive,
un compito arduo se sei molto (troppo) impegnato.

Come diventare leader: calma e ancora calma

Una persona calma ha raggiunto uno standard di vita più elevato.

Una concezione più alta e più nobile delle situazioni di umana natura. Ha imparato a governare sé stessa.
Sa come adattarsi agli altri.

È amata dalla gente perché ha un comportamento fortemente equilibrato.
Le persone “sentono” che possono imparare e fidarsi di lei.

Non c’è alcuna dimostrazione statistica, ma è facile immaginare come “rallentare” il modo in cui cammini, parli e pensi possa aiutarti a comportarti meglio come leader. In questo mondo frenetico le persone hanno bisogno di rallentare, migliorando così la loro presenza autorevole e la loro fiducia.

Calma vuol dire parlare con più autorevolezza.
Questo è potere.

Se lasci che passioni incontrollate, attese logoranti, sballottamenti dati dall’ansietà e incertezze create dal dubbio abbiano la meglio, stai riconoscendo la tua inferiorità.

Accetti il loro dominio su di te.
La fretta è dunque sintomo di perdita o mancanza di controllo.

Più calmo diventi, più grande sarà il tuo successo, la tua influenza, il tuo potere (che non significa popolarità o tirannia).

Il potere della calma viene da dentro, dalle profondità della nostra natura.

 


 

Come diventare leader: padroneggia il tuo corpo

Come ho scritto nel mio libro sull’autorevolezza il linguaggio del corpo può avere un impatto sostanziale sulla presenza da executive.

Fai attenzione alla tua postura.
Se hai l’abitudine di tenere le braccia conserte, il tuo linguaggio del corpo impedisce alle persone di connettersi con te. Diventa una barriera.

Assicurarti di essere rilassato, a tuo agio, mantieni una postura eretta, tieni le braccia lungo i fianchi,
usa le mani e le braccia per gesticolare, cerca di non esagerare.

Mostra i palmi delle mani per comunicare che non hai nulla da nascondere.

Controlla la lunghezza dei tuoi passi. Passi regolari e cadenzati, piuttosto che passi veloci, frettolosi o frenetici. Non aver fretta.

Ricordati di mantenere il corpo in una postura allineata.
Questo incedere lento, questa serie ordinata e lineare di movimenti ti farà apparire subito più sicuro e fiducioso (anche un po’ ingessato ma in quel momento poco importa).

Evita movimenti rapidi e scatti.
Movimenti irrequieti come giocherellare con le mani, mosse goffe o gesti nervosi che trasmettono sfiducia e ansia.

Pensa a una pantera o a un ghepardo mentre si apprestano alla caccia. Si muovono senza fretta. Senza paura.

Consapevoli della loro forza, astuzia e audacia. Passi lenti, eleganti, regolari, felpati. Sicuri.
Segui il loro esempio.

Stabilisci un contatto visivo

Guardare negli occhi gli altri comunica fiducia, leadership, forza e intelligenza.
Stabilire un contatto visivo è un’altra parte di una presenza di leader.

Il contatto visivo può aiutarti a sembrare sicuro di te stesso, trasmette alle persone che le stai ascoltando attivamente.

Al contrario, un contatto visivo troppo scarso può farti sembrare disinteressato, distratto o addirittura poco trasparente.

More: scopri il mio servizio di coaching per la tua leadership

Soprattutto quando stai parlando di punti difficili o importanti.
Guardando verso il basso mentre parli, ti fa sembrare insicuro,
e le tue parole perdono effetto.
Forza.

Quando eviti il contatto visivo sembra che tu abbia qualcosa da nascondere.
Susciti sospetti.

Attenzione però al contatto con gli occhi quando è troppo intenso e prolungato perché può essere percepito come aggressivo o dominante.

Fai attenzione alle tue espressioni facciali

Lo stress, la pressione, il target da raggiungere, gli imprevisti e previsioni che saltano prosciugano (ogni giorno) le nostre energie.

Ansia e preoccupazioni “scavano” sui nostri visi espressioni gravi e imbronciate.
Infelici.

Anche se non ti senti così, invii messaggi che sei arrabbiato, teso e poco incline al contatto.

Un’espressione corrucciata allontana le persone.
Sorridere, invece, suggerisce che sei aperto, affidabile, sicuro di sé e amichevole.
Autorevole.

Comunicare le tue emozioni mostra alle persone che “sei umano” e rende più facile l’interazione.

I leader con presenza autorevole hanno un atteggiamento calmo e trasmettono emozioni attraverso espressioni facciali come sorridere, ridere e accigliarsi.

Pochi (e giusti) espressioni mentre parli aggiungono passione, espressività, entusiasmo al tuo messaggio.

Espressioni troppo zelanti o esagerate possono indicare che sei caotico o che stai cercando di “drammatizzare” quello che stai dicendo.
Può sembrare forzato o ipocrita.

Come diventare leader: inizia da te stesso

La presenza da leadership non riguarda solo il modo in cui gli altri ti percepiscono.
Inizia da come percepisci te stesso.

Se non credi in te stesso e nelle tue capacità oppure non ti senti a tuo agio per sederti al tavolo,
risulterai incerto indipendentemente dal titolo che hai e dai vestiti che indossi.

 


 

Il tuo dialogo interno ha lo stesso impatto (se non di più) sul tuo modo di lavorare.

Puoi ricalibrare i tuoi pensieri e comportamenti per rafforzare la tua presenza di executive.

Dovresti imparare a usare il respiro come un misuratore della tua ansia. Accelerare e rallentare intenzionalmente, senza essere brusco o impulsivo, senza influire in modo negativo sulla tua chiarezza d’insieme. Anche sotto stress.

Come diventare leader? La presenza di un executive non ha nulla a che fare con il diventare qualcuno che non sei.
Richiede una mentalità di miglioramento continuo.
Tirare fuori il “meglio” di te stesso.
Semplicemente.

Se ti stimola l’argomento (presenza da executive) puoi leggere il mio libro sull’autorevolezza oppure scopri come posso aiutarti per potenziare il tuo carisma con i tuoi collaboratori e i tuoi colleghi.

Riunione online: 8 spunti per essere efficaci e autorevoli

Foto di Anna Shvets da Pexels

Le riunioni online hanno avuto un’impennata esponenziale in concomitanza del primo lockdown.

In questa nuova dimensione la videochiamata può diventare “lo strumento” di comunicazione ma è fondamentale rendersi conto che una riunione in videoconferenza è un’esperienza completamente nuova.

Richiede di adattare la tua prospettiva, le tue abitudini e il tuo atteggiamento.

1. La riunione online richiede preparazione

La pratica rende fiduciosi. Autorevoli.

Come ho scritto nel capitolo 4 dedicato alle riunioni (in presenza e online) nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi“,
parlare in videoconferenza non è così facile come sembra.

Non sottovalutarlo. È un errore che si paga caro.

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Dovrai trasmettere competenza e autorevolezza solo attraverso un’immagine piatta su uno schermo.

Nelle riunioni virtuali, non potrai ricambiare uno sguardo, non avrai una mano da stringere, non potrai far sentire la tua “presenza”.

In effetti, non sono pochi i professionisti che, nonostante indubbia preparazione e capacità, davanti una fotocamera riescono, complice il nervosismo, a “incartarsi” da soli, apparendo impreparati e incompetenti.

Non-esperti. Finiscono con auto sabotarsi. Perdendo in efficacia.
Pagando in autorevolezza.
 

“Se la riunione online è efficace e produttiva
chi l’ha organizzata risulta autorevole”

Michele Ferrarelli

 

Registra una conversazione di prova in modo da poter verificare “come esci in video”.

La prima volta potrebbe essere scioccante. Eh, sì, quella presenza anonima con voce mono-tono e anestetizzante potrebbe essere proprio la tua!

Fai uno sforzo. Ne vale la pena.

2. È incredibile quanto puoi apprendere dalla tua immagine registrata

Ti consente di concentrarti su tutte le aree di miglioramento.

Sarai in grado di identificare e prevenire quegli errori che potrebbero compromettere la tua immagine online.
Potrai renderti conto che parli troppo piano o troppo veloce.

Notare i continui e dispersivi intercalari “effettivamente, sicuramente, decisamente, teoricamente, ehm.., ah.., hm..” che minano l’incisività della tua comunicazione.
 


 
Quando esamini le tue registrazioni video, considera anche:

  • L’utilizzo delle mani: sono in vista? Gesticoli troppo/poco?
  • Il linguaggio del corpo: è naturale? Sei diritto?
  • L’inquadratura è bilanciata? Centrata?
  • L’illuminazione è corretta? Vedi zone d’ombre sul tuo viso?
  • Hai un aspetto fiducioso e sicuro?
  • Riscontri problemi tecnici?
  • Sei nella tua abitazione? Quali imprevisti potrebbero capitare? Abiti con altri?
  • Aspetti una consegna? Potrebbe suonare il campanello?

3. Scegli attentamente l’illuminazione

Considera l’ambiente in cui effettui la videochiamata.
Se hai una finestra dietro di te, il tuo viso si oscurerà.

Girati in modo che la luce dall’esterno sia su di te.

Assicurati di avere il volto ben illuminato (la luce naturale è la migliore) con la fonte di luce dietro il computer, non dietro di te.

Controlla l’illuminazione dell’ufficio,
spegni/accendi/abbassa le luci o spostati da sotto la luce diretta.

4. Adotta una postura adeguata

Migliorare la tua postura ti aiuterà ad apparire più affidabile e carismatico durante la riunione online:
Più autorevole:

  • Mantieni le spalle rilassate e la schiena dritta.
  • Non accasciarti sulla sedia, non piegarti di lato.
  • Mentre ascolti, annuisci leggermente con la testa per esprimere la tua comprensione o il tuo accordo (anche per evitare che il tuo interlocutore presuma che lo schermo si sia bloccato).
  • Mentre parli, inclina il tuo corpo in avanti e usa gesti delle mani per aggiungere entusiasmo a ciò che stai dicendo. Non esagerare.
  • Per evitare di apparire sfocato non gesticolare o annuire troppo velocemente.
  • Non sederti troppo lontano o troppo vicino rispetto la fotocamera.
  • Assicurati di non risultare troppo piccolo o troppo grande sullo schermo. Per essere ben proporzionato, fa in modo che ci sia un po’ di “spazio” sopra la testa e che le spalle (e la parte superiore del torace) siano visibili.
  • Cerca di sollevare il laptop o la fotocamera e inclinalo verso il tuo viso, assicurandoti che la fotocamera sia appena sopra la linea dei tuoi occhi.
  • Guarda direttamente la fotocamera
  • Fai attenzione a non uscire fuori dal raggio visivo della telecamera.
  • Ricorda di sorridere e di battere le palpebre. Sembriamo tutti così inquietanti quando teniamo gli occhi aperti per troppo tempo.
  • Esercitati a guardare nella videocamera durante le videoconferenze quando parli, anche per brevi istanti. Più la usi, più ti sentirai a tuo agio.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

5. Vestiti in modo professionale

Se sei abituato a presentarti in un certo modo, mantieni tali standard anche quando partecipi alle videoconferenze.

Proprio come non ti presenteresti a una riunione in azienda in tuta da ginnastica,
dovresti vestirti in modo appropriato per un meeting online.

Questa consapevolezza ti aiuterà a mantenere il tuo livello di professionalità.

I tuoi clienti, colleghi o collaboratori continueranno a vederti come il professionista che sei e, soprattutto, anche tu ricorderai consciamente che sei ancora al lavoro… solo in una modalità diversa.

6. Imposta una riunione online breve

La riunione online troppo lunga diventa velocemente stancante. Demotivante.

È importante mantenerla breve in modo che siano più efficace, senza farla diventare talmente stringate da diventare inconcludente.

Adotta un approccio “meno è meglio”.

Immagina che le persone ti dicano:
“Okay. Dimmi cosa vuoi… veloce, però!”.
Vai diritto al punto.

Anche se non è sempre possibile,
in linea generale sarebbe efficace contenere le riunioni in 30-45 minuti.

7. Alza il tuo livello di energia nella riunione online

 

La sfida più grande degli incontri virtuali è
mantenere le persone coinvolte e interessate.

Michele Ferrarelli

 

L’obbiettivo di una fotocamera può essere il più grande critico che tu abbia mai incontrato.

Risalta il tuo livello di energia basso e ti “inchioda subito” quando il tuo entusiasmo cala.

Non puoi fingere il coinvolgimento.
E senza passione, ti ritroverai scarico e poco attrattivo davanti alla fotocamera.

Solo una persona ad alta energia riesce a coinvolgere l’interesse degli interlocutori:

  • Parla più forte di quanto parli normalmente. Non è necessario gridare e non devi confondere l’essere disinvolto con l’essere volgare.
  • Pronuncia le parole in modo chiaro e conciso, a un ritmo ragionevole, sempre naturale.
  • Ricorda che online pochi secondi di silenzio potrebbero essere fraintesi come un “ritardo” di comunicazione.
  • Prenditi il tempo per rispondere ma mantieni un ritmo di conversazione medio-alto.
  • Assicurati di essere appassionato e appassionante quando parli.
  • Abbina un sorriso caloroso e datti il permesso di parlare con le mani, come faresti normalmente.
  • Abbraccia il tuo stile comunicativo, gesticolando (non troppo) con entrambe le mani mentre parli.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

8. Non interferire con il flusso della conversazione. Non interrompere e non “andare sopra”

Se negli incontri faccia a faccia è chiaro quando l’altra persona ha finito di parlare,
negli incontri digitali potrebbe non essere sempre evidente.

Se parli troppo presto, puoi interrompere il flusso della conversazione,
facendoti sembrare agitato e ansioso.

A nessuno piace essere interrotto nel mezzo di una frase.
Inizia a parlare solo quando il tuo interlocutore ha completato la sua frase.

Se la riunione la guidi tu, come team leader, opta per i microfoni disattivati oppure per “alzata di mano” (una piccola icona a forma di mano) che segnala quando qualcuno ha una domanda,
un input o bisogno di attenzione.

Importante:

Se durante la riunione hai necessità di prendere note oppure cercare un file dichiaralo senza esitazione.

Una precisazione inutile negli incontri faccia a faccia (in quanto facilmente visibile) diventa fondamentale in una riunione virtuale in quanto il tuo interlocutore non riesce a vedere cosa tu stia realmente facendo.

Potrebbe pensare che tu sia distratto, poco interessato o affaccendato in altre pratiche.

Stiamo acquisendo sempre più esperienza e familiarità con gli incontri online ma spesso, chi gestisce una riunione non ha completa coscienza delle difficoltà.

Pochi si pongono domande su come ottimizzare e gestire al meglio una riunione online.

È a queste domande che cercherò di darti soluzioni pratiche nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi“.

Leadership femminile: 9 spunti per guadagnare rispetto sul lavoro

leadership femminile

Foto di RAEng_Publications da Pixabay

Se vuoi che i tuoi collaboratori o colleghi ti trattino come una professionista,
devi comportanti come tale.

Trova l’equilibrio tra business e femminilità.
Soprattutto lascia che, non solo i tuoi vestiti e il tuo trucco, la tua personalità ed etica del lavoro parlino per te.

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Ecco 9 suggerimenti per le donne (e non solo) su come guadagnare il rispetto sul posto di lavoro:

1. Non “scusarti” così tanto

Come ho scritto nel capitolo 2 del mio libro “Autorevolezza” molte persone utilizzano come riempitivo inconsciamente parole tipo “Mi dispiace” oppure “Scusa”.

  • “Mi dispiace, vorrei semplicemente aggiungere qualcosa?”
  • “Mi scusi, vorrei parlare del punto iniziale”
  • “Scusa ma … non avevo ancora finito”.

Sei veramente dispiaciuta?
Hai fatto qualcosa di sbagliato?
Nella maggior parte dei casi, no, non l’hai fatto.

C’è bisogno di chiedere così tanto scusa per condividere i tuoi pensieri?

Le persone forti e fiduciose,
sono disposte ad ammettere l’errore ma dire sempre “scusa” è fuori luogo.

Non è necessario continuare a scusarsi.
Costantemente. Tutto il giorno.
Per tante piccole cose che non hai fatto.

2. Non cadere nella trappola del perfezionismo

L’errore più grande che commettono molte donne è cercare di … essere perfetta come collega e team leader (ma anche come … moglie, madre, amante).

Si abbandona al confronto e alla “disperazione” quando si compara con altre donne.
L’asticella è sempre più alta.
Si sentono sfiduciate e fallite per non aver raggiunto l’obiettivo.
Irrealistico e inarrivabile.
 


 

Non restare bloccata nel tentativo di voler fare tutto.
Perfettamente.

Non fare tutto da sola.
Non cadere nella trappola di pensare che gli altri (colleghi, collaboratori, partner, figli, ecc..) non fanno mai le cose come le faresti tu.

Decidi cosa è “necessario”. Accontentati di “buono” e “abbastanza”.
Non annegare nella perfezione.

Leggi il post.

3. Leadership femminile? Evita i pettegolezzi

Per quanto possa essere divertente, a volte anche “distensivo”,
sparlare dei tuoi colleghi di lavoro ti darà un’immagine di persona poco affidabile.

Invece di spettegolare,
tieni gli occhi e le orecchie aperti su ciò che sta accadendo intorno a te.

Quando gli altri cercano di coinvolgerti, cambia argomento così i tuoi colleghi e collaboratori si renderanno conto che non sei interessata.

4. Sii professionale … sempre

Semplice. Lineare. Ovvio.

Il modo migliore per ottenere leadership femminile e rispetto sul posto di lavoro è fare il tuo lavoro.
E farlo bene!

Quando vuoi ottenere guadagnare rispetto e influenza,
devi dimostrare di essere degna e capace di tali responsabilità.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership al femminile
 

Una professionista di successo rispetta sé stessa e rispetta il tempo degli altri.

Quando scrivi una mail,
ricorda che potrebbe essere inoltrato a qualsiasi persona nel tuo ufficio.
Evita mail frivole.

Ogni e-mail, dovrebbe includere un saluto e una firma appropriata.
Quanto più formale sei,
tanto più seriamente (e chiunque stia potenzialmente leggendo le tue e-mail) ti stimerà.

Non essere una dilettante.
Se vuoi diventare leader, sii professionale. Sempre.

5. Osa un po’ di più

Durante le sessioni coaching,
molte delle mie clienti-donne (anche se molto competenti) “spiccano” per la loro mancanza di fiducia.

Dichiarano che si “trattengono” (invase dal dubbio e dalla poca fiducia).
Perdono le opportunità che invece i loro colleghi-maschi, anche se non hanno idea di cosa stanno facendo, riescono a cogliere.

La paura di fallire ti impedirà di avanzare.
Se ti angosci di ciò che può andare storto, non progredisci.

Vale la pena investire tempo ed energia.
Sii entusiasta di una nuova sfida. Sii coraggiosa.
Almeno un po’.

Prenditi qualche rischio.
Decidi di essere più visibile al lavoro.
Preparati domande durante le riunioni. Sii più audace nella tua rete pianificata e parla con le persone che sanno come andare avanti.

Usa i tuoi punti di forza.
In ogni situazione.
Sempre.

6. Trasmetti fiducia attraverso il tuo linguaggio del corpo

Se vuoi guadagnare leadership femminile, essere percepita come credibile e sicura di sé,
devi essere consapevole dei segnali (soprattutto quelli non verbali) che stai inviando.

Spesso le donne al lavoro sono inconsapevoli dei loro messaggi non-verbali che riducono la loro autorità.
Esprimono vulnerabilità, soggezione o asservimento.

Il tuo atteggiamento, i tuoi occhi, la tua voce devono trasmettere forza e sicurezza.
Parla con fermezza, chiarezza e sicurezza nelle tue opinioni.
 


 
Leggi il post.

7. Non avere paura di prenditi il merito

Troppe donne odiano dover parlare di sé stesse, perché si vedono “vantarsi”.
Arroganti.

Ma finiscono con auto sabotarsi.
Ricorda che … parlare dei tuoi successi e realizzazioni, non è boria.
Arroganza o presunzione.

Quando si parla di un risultato, è un dato di fatto!

Non aver paura di affermare che … sei la persona di riferimento perché sei ben informata, disponibile e amichevole.
Hai risolto un problema, hai imparato una nuova abilità o hai collaborato con il team.

Concentrati sull’obiettivo del progetto e prenditi il merito di quello che fai bene
ecco la leadership femminile!

8. Non farti schiacciare dalle emozioni

Al lavoro,
devi lasciare i tuoi problemi personali fuori dalla porta.

Se coinvolgi gli altri sfogandoti della tua vita amorosa, se trascini le persone nelle tue diatribe familiari, perderai il rispetto di colleghi e collaboratori.

Diventare emotiva ti farà sembrare instabile e inaffidabile.
Non essere lamentevole e piagnucolosa.
Soprattutto sul tuo luogo di lavoro.

9. Impara a dire di no

Molte donne hanno l’idea sbagliata che per ottenere rispetto sul posto di lavoro devono essere educate e fare tutto ciò che le viene chiesto.
Per paura di dire NO, dicono SI.

SI a quel nuovo impegno, SI a più lavoro, SI a quel progetto che le farà tornare a casa alle 9.00 di sera.
Dire sempre SI dimostrerà la tua gratitudine e il tuo valore per la tua azienda, ma non ti farà sentire apprezzata o rispettata.

  • Hai difficoltà dire no?
  • Cerchi sempre di essere gentile con gli altri?
  • I colleghi se ne approfittano?
  • I collaboratori l’hanno capito e sanno come prenderti?

Spesso ci sentiamo in dovere di acconsentire a tutte le richieste, per paura di sembrare poco collaborativi.

Dicendo no,
stai rispettando e valorizzando il tuo tempo e il tuo spazio.
Dire no è una tua prerogativa.

Se vuoi approfondire scopri il mio servizio di coaching per la team leadership