Quando ti senti “niente di speciale”: cosa significa essere davvero forti

Foto di Brote Studio
Viviamo in un tempo che celebra l’eccezione.
Lo scatto improvviso.
Il salto spettacolare.
Il successo professionale da mostrare (e sbandierare) su LinkedIn.
E voglio essere chiaro: non c’è nulla di sbagliato nel condividere i propri successi.
Anzi, è sano riconoscere il proprio valore, celebrare un risultato, essere fieri di ciò che si è costruito.
Il punto non è questo
Senza rendercene conto, abbiamo iniziato a misurare tutto con i parametri “strani” …
se non stai creando un progetto straordinario, se non stai costruendo la tua “unicità” differenziante,
se non hai una storia di successo da raccontare … c’è qualcosa che non va.
E così la normalità diventa invisibile, quasi indegna di essere raccontata
Se non hai “niente da mostrare”, rischi di sentirti meno competente, meno rilevante, meno “forte”.
Infatti, adesso che ci penso …
Mi guardo allo specchio.
Non sono “il nome nuovo”.
Non faccio rumore.
Mi sento…. normale.
Quindi … mediocre. Niente di speciale.
Troppo normale.
A chi frega della normalità!
Cosa significa davvero essere forti?
Ma se ci fermiamo un secondo a pensarci… forse siamo diventati dipendenti dalla spettacolarizzazione. Dallo show.
Eppure, il mondo si regge sulla “normalità”.
Funziona grazie a chi fa bene le cose normali.
È sostenuto da persone che costruiscono routine, continuità, affidabilità.
Senza che diventi per forza virale.
Spettacolare.
Il fatto che non sia spettacolare non significa che non sia potente
Stiamo dando valore solo a ciò che si può raccontare.
Che è cliccabile.
Che possiamo aggiungere un like.
Eppure, la forza è nella continuità.
È nel ripetere ciò che è necessario. Ciò che deve essere fatto.
Anche quando non produce gratificazione immediata, nessuno applaude,
nessuno lo vede.
La forza è non crollare quando sarebbe più facile mollare
Lamentarsi e pretendere di essere speciali.
Cosa significa davvero essere forti …
è lavorare 8-10 ore, tornare nel traffico della tangenziale, portare avanti consegne, prendere decisioni razionali, tenere insieme i pezzi.
Fare i compiti con i figli, dare stabilità emotiva a una famiglia che vive anch’essa dentro un tempo complesso, preparare la cena, risolvere piccole emergenze, pagare bollette, organizzare la settimana, pensare alla scuola, alla salute, alla relazione.
La forza è nell’essere responsabili. Non straordinari.
E spesso arriva alla fine del mese e ti accorgi che quel mese sei riuscita a sostenere tutto: te stesso, il lavoro, la casa, la vita emotiva, gli altri.
Ma la responsabilità oggi è diventata noiosa.
E quindi non risalta. Non viene vista.
Se senti che la tua carriera è ferma mentre intorno tutto si muove — nuovi capi, nuove offerte, nuove incertezze — serve uno spazio di analisi e confronto.
Esplora i miei percorsi di coaching mirato sul tema “Carriera” per scegliere con consapevolezza e non per pressione.
Stiamo costruendo una cultura che idolatra l’eccezione
Disprezza la normalità.
Prova a chiederti:
- E se la tua forza fosse proprio essere-quel-che-sei?
- E se non sei tu mediocre… ma il modello di forza che ti hanno venduto ad esserlo?
- E se la sensazione di essere “poco hype” venisse dal fatto che oggi hype è diventato sinonimo di valore… anche quando non lo è?
La forza non si vede. Si “sente”.
È silenziosa. Coerente.
È continua.
Il mondo potrà non accorgersi subito di questo tipo di forza… ma è quella che fa durare le cose nel tempo.
Questa sensazione di essere “niente di speciale” l’ho provata anch’io nella mia vita professionale.
Nel mio lavoro di coach posso cadere facilmente nell’illusione che, per sentirmi forte o autorevole, avrei dovuto essere più visibile, più rumoroso, più presente.
Spesso mi sono chiesto cosa significa davvero essere forti.
Se non stessi “valendo meno” o non “abbastanza”.
Infatti, per esempio, sono presente sui social, sì, ma li uso poco.
Pochissimo.
Mi sembra di fare rumore. Creare chiacchiericcio inutile.
Scambiare l’esposizione per competenza,
l’hype per autorevolezza, la frequenza di pubblicazione per valore.
Poi ho capito che il riflesso di una cultura non mi appartiene
Questa esposizione non è – semplicemente – cosa-mia.
Non mi ci ritrovo.
Vorrei che la mia competenza non si perda nel clamore di “guardatemi” ma piuttosto nel lavoro serio, nella coerenza quotidiana, nella cura, nella profondità delle conversazioni.
E questo, anche se non fa rumore, è forza.
Se ti sei riconosciuto in tutto questo, se ti senti “poco hype”, se pensi di essere mediocre… sappi che non lo sei.
La tua forza non fa rumore, non diventa virale.
Ma tiene insieme il mondo, il tuo lavoro, la tua famiglia, la tua vita.
Perché la vera forza è proprio quella che nessuno celebra
E come disse Antonio Salieri (compositore e direttore d’orchestra italiano – 1750-1825) con la saggezza dei mediocri che reggono l’ordinario:
“Mediocri, ovunque voi siate, io vi assolvo… io vi assolvo… io vi assolvo… tutti!”
Salieri era molto stimato a Vienna, le sue opere erano apprezzate e influenti, è diventato il simbolo del “mediocre” se confrontato con Amadeus Mozart, considerato un genio assoluto.
In questo senso, la frase “Mediocri, ovunque voi siate, io vi assolvo…” assume un valore quasi consolatorio: riconosce dignità e valore anche a chi non è un genio, ma lavora con costanza e dedizione.
Ogni giorno.











Formatore e Coach.
