10 errori stupidi che fanno anche i manager intelligenti


Molti professionisti sono convinti che essere leader sia una “conseguenza logica” di una posizione o un titolo.

Tuttavia, la leadership riguarda più il comportamento che le abilità o le conoscenze specifiche.

Ha molte sfaccettature. È un’abilità che deve essere affinata ogni giorno. Il pericolo di commettere errori è sempre presente.

Anche i manager che si ritengono intelligenti-e-smart commettono errori. Alcuni degli errori “poco intelligenti” (tipo dare cattivo esempio “Fai come dico, non come faccio”) derivano da un senso di eccessiva sicurezza e potere.

Ecco 10 errori stupidi fatti da manager e leader considdetti intelligenti:

Proclamare la propria competenza

Non dichiarare la tua preparazione,
lascia che si parli di te attraverso i tuoi gesti, le tue parole o la tua presenza.

Se proprio devi dimostrarla, porta esempi concreti di situazioni realmente accadute che mostrino come ti sei comportato o hai reagito.

Pensare di sapere tutto

La cosa peggiore che puoi fare è smettere di essere curioso.

Rispondere sempre “Lo so!”.

Pensare di avere una comprensione della situazione e fare supposizioni senza un riscontro (oggettivo) della realtà.

Aspettarsi buone prestazioni dai nuovi arrivati e principianti

Un processo di inserimento ben strutturato permette alle persone di ambientarsi rapidamente e diventare produttiva quanto prima.

I collaboratori hanno bisogno di capire la cultura aziendale, come avere successo nel loro nuovo ruolo …

e devono ricevere feedback regolarmente.

Parlare in videoconferenza come in presenza

Nelle riunioni online dovrai trasmettere competenza e autorevolezza solo attraverso l’immagine piatta dello schermo.

Non potrai ricambiare uno sguardo, non avrai una mano da stringere, non potrai far sentire la tua “presenza”.

Adatta la tua prospettiva, le tue abitudini e il tuo atteggiamento.


Non specificare

Non dare per scontato che comunichi in modo chiaro.

Abbassa il volume del tuo chiacchiericcio interno e aumenta il tuo ascolto.

Poni domande chiarificatrici: “Cosa significa? Può essere più preciso? Come sei arrivato a questa conclusione?”.

Voler impressionare a tutti i costi

Non metterti sempre in mostra.

Foto condivise sui social con pseudo-celebrità, diplomi e certificati in bella mostra in ufficio, weekend meravigliosi ecc.

Niente è più patetico di un costante tentativo di impressionare gli altri.

 

Usare la mail per evitare una discussione difficile

È molto più autorevole risolvere un conflitto sul lavoro con un incontro faccia a faccia.

Sei il leader. Dai l’esempio. Non “nasconderti” dietro una email.

Parla dei fatti. Non fare supposizioni sul carattere della persona in base alle sue azioni.

Poni domande, mostra rispetto e raggiungi un accordo reciproco.

Delegare la motivazione del team a un formatore/coach

La motivazione non “sgorga naturalmente”.

Sei tu che per primo deve motivarsi, entusiasmarsi, ispirarsi.

Dopo (solo dopo) la puoi chiedere, anzi pretendere, dai tuoi collaboratori.

La motivazione del tuo team parte da te!

Mettere le persone sotto (troppa) pressione

Le cose ti vengono facile? Bene. Potresti tendere l’asticella troppo in alto, e se gli altri non riescono, presumere che sia dovuto a scarso impegno.

Quindi spingi ancora più forte.

Dovresti semplicemente capire quanto (duramente) queste persone hanno lavorato per realizzare quello che definisci il-minimo.

Lamentarsi del proprio team

Costruisci sui punti di forza dei tuoi collaboratori.

Non continuare a cercare (lamentandoti) qualità che non ci sono. Non sei un talent scout.

L’atteggiamento “vittimista” è un’indicazione di uno scarso livello di proattività e leadership.