Perché restare nel lavoro che non ti piace può avere senso
Foto di Joel Riquelme
I social sono pieni di storie di chi ha mollato tutto per inseguire un sogno.
Chi ha iniziato da zero, si è reinventato, ha lasciato un lavoro stabile per tuffarsi finalmente “nel diventare sé stesso”.
E ogni volta che leggiamo, una parte di noi si sente quasi in colpa:
“Non sto evolvendo.
Sto buttando via la mia vita rimanendo dove sono?”
Restare nel lavoro che non ti piace?
Da career coach, noto una cosa che quasi nessuno dice: a volte, restare è la scelta più intelligente (inteso come strategica) che puoi fare.
Non perché tu non sia capace. Competente.
Non abbia potenziale, talento, creatività. Visione.
Ma perché oggi, più che mai, il contesto è complesso.
E romanticizzare (e sottovalutare) il tuffarsi può fare male.
Molto male.
Cambiare lavoro è una scelta importante — e va preparata bene.
Questo percorso di coaching ti guida – in poche sessioni – a chiarire cosa vuoi davvero e come muoverti in modo realistico e strategico.
Scopri “Vuoi cambiare lavoro? Esplora, valuta, decidi”.
Perché nessuno dice “Ma quanto è difficile!”
Perché non è figo. Non fa like.
Non diventa virale.
Il messaggio “Lanciati, ti meriti di più” è molto più spendibile di:
“Fermati, pensa, valuta, osserva, capisci il sistema prima di muoverti”.
Nella mia esperienza con decine di persone che volevano cambiare lavoro, vita,
vedo una dinamica ricorrente:
Si sopravvaluta il “dopo” e si sottovaluta la fatica del “durante”
Mattia (nome inventato ma persona reale) è arrivato da me già dopo aver fatto il tuffo.
Aveva lasciato il suo lavoro per inseguire “il sogno” di un ruolo più creativo in un nuovo settore.
Nuova azienda, stipendio un filo più alto, brand “futuristico” molto cool, ambiente giovane… tutto Instagram-ready.
Per i primi due mesi sembrava andare tutto bene.
Poi è arrivata la realtà del mercato: concorrenza feroce, turnover altissimo, micro-mode che duravano settimane, nessuna crescita reale.
Soprattutto un turnover delle persone impressionante.
Nel giro di 6 mesi Mattia era fuori. Stanco e sfiduciato.
Non perché non fosse bravo.
In diversi contesti, oggi, la bravura NON è la sola metrica dominante.
Durante le sessioni di coaching Mattia mi ha detto:
“Avevo paura che restando nel mio vecchio lavoro avrei perso l’opportunità. Invece cambiando ho perso la stabilità che avevo già costruito.”
Restare (almeno un po’) non sarebbe stata mancanza di coraggio.
Sarebbe stata strategia.
Alcuni motivi per restare (almeno ancora un po’)
Premessa….
no, non devi accontentarti. Non te lo dirò mai!
Tuttavia, devi essere molto più strategico e molto meno impulsivo. Perché:
1. Emergere oggi è difficile. Estremamente.
Tutti possono pubblicare. Tutti possono aprire un business. Tutti possono posizionarsi come esperti (poi al netto pochi lo sono!)
2. La concorrenza è enorme.
E non è locale. È globale.
3. Le mode e le tendenze professionali si esauriscono in pochi mesi.
Quello che oggi ti sembra “il futuro”, domani potrebbe essere già superato.
4. Molti lavori che oggi indichiamo “dei nostri sogni” non esisteranno più fra 3 anni.
Letteralmente. È spesso appeso ad una piattaforma, una moda, un ciclo di hype.
Quando crolla la piattaforma, cambia il trend, l’algoritmo vira… anche la carriera “declina”.
Restare nel lavoro che non ti piace (almeno un altro po’) non significa rinunciare.
Significa preparare il terreno, senza bruciarti.
Restare non è passività.
Chiediti:
- Sto scappando da qualcosa o sto andando verso qualcosa?
- Ho davvero compreso l’impatto emotivo, pratico, economico del salto?
- Ho una strategia o solo desiderio?
- Questa decisione nasce dalla mia identità o dalla pressione di un trend?
- Questa nuova carriera… tra un anno esisterà ancora?
“Nothing is impossible” è pericoloso perché distorto
Non è impossibile.
E che .. il prezzo è molto alto.
Emotivamente, mentalmente, finanziariamente.
E non sempre siamo pronti a pagare quel prezzo.
Quando vedi casi estremi — successi “istantanei” sui social, la persona che esplode perché cavalca una moda, il boom di una professione improvvisamente trendy — il tuo cervello li prende come riferimento, non come eccezioni.
Finisci per giudicare la tua vita confrontandoti con queste eccezioni; distorcendo completamente la percezione di rischio, di tempo e di probabilità reali.
Non cambiare per reagire. Cambia per costruire.
Restare ancora un po’ è fondamentale.
Per capire come funziona (davvero) il sistema.
Quali delle tue competenze valgono davvero.
Restare nel lavoro che non ti piace … per fare ancora più network.
Per capitalizzare ciò che hai già ottenuto.
Consolidare. Prima di lanciarti.
E poi, quando sarà il momento, il salto avrà fondamenta solide.
Non sarà un salto nel buio.
Sarà un passaggio progettato.
In conclusione … restare nel lavoro che non ti piace?
Non devi dimostrare nulla.
Non devi rischiare tutto per diventare un post virale.
La domanda che devi porti è:
- sei pronto a scegliere con lucidità, anche quando la scelta giusta è restare ancora?
Restare dove sei può essere (al momento) coraggioso.
Di sicuro strategico. Adulto.
Magari non fai il botto, nessuno applaude sui social…
ma stai costruendo un futuro.
Solido. Reale.
Hai deciso di cambiare, ma non vuoi farlo alla cieca?
In poche sessioni analizziamo insieme le tue motivazioni, possibilità e strategie per scegliere con consapevolezza.
Scopri il percorso dedicato “Vuoi cambiare lavoro? Esplora, valuta, decidi”.










Formatore e Coach.

