8 modi di correggere gli altri senza essere un arrogante saputello – 1

correggere

Correzioni, puntualizzazioni,
precisazioni,
in nessun posto come in un ufficio sono così necessarie e appropriate.

Se sei un manager,
un team leader (probabilmente) non farai fatica a “prendere da parte” un membro della tua squadra e avvisarlo dell’errore.

Ma cosa succede se le informazioni imprecise arrivano da un collega,
da un pari grado di un altro dipartimento e ufficio,
o (peggio) dal tuo capo/a, o dai titolari dell’azienda?

Quando correggi qualcuno non sai mai come la prenderà

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Senti che è tuo dovere sistemare le cose.
Ma, allo stesso tempo, ti chiedi come reagirà la persona,
(ti ringrazierà o farà un sorrisino di circostanza legandosela al dito)
e non vuoi fare la parte dell’arrogante saputello.

Fai bene a pensarla così.
Ho dedicato un capitolo nel mio mio libro “Autorevolezza” sull’importanza di riconoscere che le persone oggi sono sempre più egocentriche e suscettibili che in passato,
sono più facili a risentirsi e offendersi.

Una parola sbagliata, una correzione inappropriata, un gesto di troppo e di colpo …
il rapporto professionale sparisce nel nulla!

E chi se ne frega … potresti pensare.

Uhm …
se il tuo lavoro dipende (anche) dalla buona relazione con gli altri, forse ti conviene continuare la lettura e scoprire che non è un caso che la capacità di lavorare in gruppo sia diventata un requisito indispensabile (e molto richiesto – basta guardare gli annunci di lavoro) per tutti coloro che si muovono nell’attuale Mercato del lavoro.

Ecco 8 modi di correggere gli altri senza essere un supponente so-tutto-io:

1. Considerare le tue motivazioni

Perché desideri correggere l’altra persona?
Il suo errore è irrilevante o porterà a gravi ripercussioni?
Desideri dimostrare quanto sei SMART e intelligente?
Per amore della perfezione e delle “cose fatte bene”?
Oppure ti piace fare il saputello so-tutto-io?

 


 

Che tu sia consapevole o no,
le tue intenzioni possono influenzare l’impatto delle tue correzioni.

Se non sei sicuro delle tue motivazioni,
meglio lasciar parlare qualcun altro.

Assicurati di avere a cuore gli interessi della persona prima di offrire una correzione.
È molto meglio non fare niente piuttosto che dire qualcosa che potrebbe rovinare un rapporto professionale di anni.

2. Considerare se la correzione sia necessaria

Se devi rettificare un collega di lavoro che conosci bene,
che è anche un amico o una persona con cui hai un buon rapporto,
dovresti sapere già cosa-puoi-dire e cosa-è-meglio-evitare.

Ma se hai a malapena interagito prima,
e non sai come (questa persona) normalmente reagisce alle critiche,
alle correzioni, alle precisazioni …
procedi con cautela.

Per quello che ne sai,
potrebbe essere molto sensibile, suscettibile,
che prende tutto di petto.
E la mette sul personale.


“La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza. Vuoi migliorare il tuo impatto? Punta sul coaching.”

3. Evitare un tono autoritario se devi correggere qualcuno

Il più delle volte la differenza la fa il COME e non il COSA.
L’atteggiamento, il tono, la mimica facciale, ecc …. possono davvero fare la differenza tra un approccio costruttivo, condiscendente e uno conflittuale.

Meglio evitare frasi brevi e scattanti,
espressioni sibilline,
un linguaggio del corpo inadeguato (incrociare le braccia sul petto, fronte corrucciata, ecc.).

Essere eccessivamente autorevoli quando sottolinei una correzione,
servirà solo a farti sembrare pretenzioso e arrogante.

Invece, quando scopri un errore, è più costruttivo aprire una discussione.
“Sto guardando il report XY e c’è qualcosa che non mi torna a pagina 3. Possiamo dare un’occhiata insieme a quella parte?“.

Invece di
“Sto guardando il report XY e ci sono degli errori a pagina 3. È meglio che tu riveda quella parte.”

Continua a leggere la parte 2.