Riunioni con il capo, direzione, CEO: un estratto dal mio libro “Autorevolezza”
- Vorresti essere più carismatico e meno impacciato?
- Emanare più rigore e autorevolezza?
- Hai bisogno di raccogliere più credito e considerazione con i capi, il board, il CEO?
- I feedback e le riunioni ti agitano il sonno?
- Mostri buone maniere e toni pacati ma anche nessun contraddittorio?
- Ti senti continuamente sotto esame?
L’autorevolezza non è solo una questione pratica
È quella particolare abilità che motiva e coinvolge gli altri a “fare alcune cose” perché lo vogliono e non perché si sentono obbligate.
Autorevolezza come riconoscimento della tua influenza e del ruolo di guida, di leader; chiedere piuttosto che ordinare, senza dover dire “Si fa così e basta!”.
Trasporre il tuo pensiero in parola con la massima chiarezza ed equilibrio, con una comunicazione chiara e diretta, sia quando ti rapporti faccia a faccia con una singola persona sia quando si tratta di parlare davanti a un “pubblico” (anche se di poche persone: i capi, il team, i clienti, i colleghi ecc.).
Un estratto del capitolo 5 del mio libro (riunioni con il capo, direzione, CEO – e uscirne bene):
“Capita a molti di vivere con forte disagio la presenza di una o più figure autorevoli (e spesso anche autoritarie) che vengono considerate “superiori”.
Questa soggezione ci toglie spontaneità, ci limita nell’esprimere le nostre idee e capacità.
Ci boicotta proprio quando dovremmo rendere al meglio. Infatti, nell’occasione di presenziare e conoscere la “gente che conta” della sua azienda,
Agnese si sta sempre più focalizzando sugli aspetti negativi e ansiogeni (l’AD è descritto come uno sempre serio, che parla poco e guarda dritto negli occhi) perdendo di vista opportunità e vantaggi di una chance (imperdibile) che le si sta presentando. Ha paura di sbagliare completamente la prima impressione.E fa bene… come ci ricorda Oscar Wilde:
“Non c’è una seconda occasione
per fare una buona prima impressione.”Siamo esseri umani sociali, influenziamo e siamo influenzati. Quando interagiamo, reagiamo anche al successo, allo status o al potere dell’altra persona.
Infatti, molti dipendenti sono intimiditi dai loro manager, gli studenti dai loro professori.
Qualcuno si sente a disagio nei confronti di buttafuori, poliziotti e soldati in divisa oppure professionisti come medici e avvocati, autorità politiche e religiose ma anche al superiore, il datore di lavoro, tutte le persone molto sicure di sé che si esprimono con toni decisi.
Anche quando siamo confrontati a individui ritenuti intelligenti e competenti o VIP possiamo sentirci timorosi e impacciati. Siamo preoccupati di fare/dire qualcosa di stupido. Non essere all’altezza.
Per di più ci sono persone insicure e arroganti che usano deliberatamente la loro personalità, posizione, fisicità o potere per intimidire e approfittare degli altri. Fanno i prepotenti per sostenere il loro (fragile) ego. Ne abbiamo già parlato in merito all’essere autoritari, nel Capitolo 1.
In primo luogo, Agnese deve comprendere che non sta scegliendo questo comportamento in modo consapevole.
Le sue esperienze passate (prima di ogni cosa l’imprinting familiare) la stanno facendo reagire con timore.
Il primo passo è riconoscere consapevolmente quanto sta accadendo.È perfettamente normale provare una fitta d’ansia all’idea di interagire con persone importanti.
Immagino anche che la prima volta potrai sentirti un po’ intimorito ma dopo venti volte, gran parte della paura sarà svanita.Il timore che senti non ha nulla a che fare con gli altri: riguarda te.
Continuando a osservare e dare importanza agli altri, la tua vita perde consistenza e i tuoi gesti assumono meno forza e meno valore.
Non sono gli altri a pensare che tu non sia abbastanza bravo, la verità è che sei tu a credere di non essere abbastanza “capace”.
La maggioranza delle persone sperimenta qualche insicurezza quando affronta nuove sfide. Agnese non è in grado di interiorizzare e accettare il suo successo, accusando un vero e proprio sentimento di paura e di inadeguatezza. Ha difficoltà a credere di esserne degna, attribuendo il successo alla fortuna piuttosto che alla sua capacità.
Teme che, prima o poi, il capo e i colleghi smascherino la sua incapacità, il suo inganno (ecco perché questa particolare condizione psicologica è denominata “sindrome dell’impostore”).”
Il libro Michele Ferrarelli è in versione cartacea e digitale
Una buona parte di ciò che leggerai sono riflessioni e considerazioni sulla base delle esperienze dei percorsi di coaching che ho vissuto con i miei clienti.
Il libro contiene strumenti, strategie pratiche e concrete che ti permetteranno di “costruire” la tua reputazione, evitare di “nasconderti” dietro atteggiamenti arroganti e posture autoritarie, potenziare i tuoi talenti, il tuo carisma, le tue abilità comunicative per creare forti relazioni con le persone che ti circondano.
Diventa il punto di riferimento carismatico del tuo team.
Buona lettura!