Come migliorare l’approccio con i clienti in 7 mosse – (parte 1)

approccio con i clienti

Ti è già successo in un negozio, centro estetico, agenzia o fitness di essere stato “assalito” da venditori o consulenti che ti hanno inondato di parole, di non sentirti ascoltato o, peggio, di accorgerti che il tuo interlocutore voleva solo darti l’impressione di ascoltarti, mentre pensava a tutt’altro?

Volevi essere guidato nella tua scelta da un professionista competente, che fosse capace di ascoltare, capire le tue esigenze e proporti il prodotto o servizio giusto … invece ti trovi davanti ad una persona impegnata … a pensare solo come vendere il suo articolo o servizio!

Nonostante tutti i tuoi sforzi, come cliente non ti senti capito, rispettato, importante.

Questi venditori e consulenti sono troppo occupati (a parlare, a cercare di plasmare, manovrare e convincere) per ascoltare davvero cosa gli stai dicendo.
Ti senti manipolato e sfruttato … e per questo devi pure pagare!

Stop! Adesso proviamo a girare la telecamera dalla parte opposta …

 


 

Qual è il tuo approccio con i clienti?

Sei aperto al dialogo o stai, anche tu, semplicemente convincendo le persone ad acquistare il tuo prodotto o il tuo servizio? Lo sai che, anche per i nostri clienti è molto frustrante non sentirsi seguiti, guidati o ascoltati?

Cominci a pensare a “come vendere” fin dal primo momento che il cliente mette il piede nel tuo studio, centro o agenzia?
Pensi di avere un buon intuito, di capire se acquisterà oppure no, e ti concentri subito e solo su quello?

Con tutte queste idee preconcette corri il serio rischio di filtrare la conversazione, saltare velocemente alle tue conclusioni e non comprendere il reale messaggio o bisogno del tuo cliente.

Se il tuo cliente sta parlando (esprimendo le sue esigenze, necessità, i suoi timori) e tu stai pensando a come presentare meglio il tuo prodotto, quanto avrai veramente ascoltato quello che ha detto?

Quanto è efficace la tua comunicazione?

Quando il tuo cliente sarà sinceramente ascoltato, si sentirà importante, finalmente, si accorgerà di essere seguito da professionista competente, aumenterà il suo desiderio di comunicare e si crea un rapporto di fiducia e d’empatia con le persone.

Quando sei con un cliente, per prima cosa ascolta. Poi, fai domande.
Ascoltare il cliente significa prima capire e poi offrire un prodotto, un servizio, un consiglio o una soluzione.

Per migliorare l’approccio con i clienti, impariamo a lasciar parlare liberamente il cliente, facciamo in modo che comprenda il nostro reale interessamento più indirizzato alla persona e non solo alla vendita.

Ecco tante buone ragioni per imparare ad ascoltare il cliente:

• Crei empatia, collaborazione e dimostri sincero interesse
• Eviti incomprensioni e fraintendimenti
• Conosci le vere esigenze e i reali bisogni del tuo cliente
• Capisci immediatamente di quale prodotto o servizio è alla ricerca
• Valuti meglio il suo punto di vista e rispondi in modo esaustivo alle sue richieste
• Giungi più velocemente al “nocciolo” della questione
• Le persone apprezzano di più chi le ascolta
I buoni ascoltatori sono anche venditori o consulenti di successo

Ascoltare il cliente è impegnativo

Quando i tuoi clienti ti parlano, sei spesso distratto e ti guardi attorno? Se sei una persona che ha difficoltà ad ascoltare, non scoraggiarti!
L’ascolto attivo è una competenza che si può acquisire e allenare.

L’ascolto richiede una grande concentrazione e attenzione da parte tua; è una prova di rispetto, non solo verso il compratore ma anche verso il cliente come persona. Le vecchie abitudini sono difficili da sradicare e, per praticare l’ascolto attivo, avrai bisogno anche di una grande pazienza.

Se vuoi potenziare l’approccio con i clienti, metti da parte tutti gli altri pensieri, non concentrarti su cosa devi ribattere o rispondere e focalizzati su chi sta parlando.

Continua a leggere la parte 1.

6 atteggiamenti per perdere velocemente il rispetto dei colleghi

rispetto dei colleghi

Foto di FotoEmotion

Trascorrere in tranquillità le lunghe giornate a stretto contatto, dare e ricevere rispetto,
dai propri colleghi di lavoro, è fondamentale per l’armonia di tutto l’ambiente.

Poter lavorare in serenità ed evitare inutili tensioni, rancori, ripicche, che inevitabilmente si ripercuotono anche sulla nostra vita personale,
è necessario per il nostro benessere psicofisico.

Costruire il rapporto con i colleghi in modo da poter convivere pacificamente richiede un equilibrio delicato e un atteggiamento disponibile ma deciso.

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Come fare per non perdere il rispetto dei colleghi, che meritiamo, sul posto di lavoro?
Ecco, in breve, quali atteggiamenti evitare per non perdere velocemente credibilità e stima agli occhi dei tuoi colleghi:

1. Cerchi di ingraziarti il capo

Chi cerca di stringere un rapporto privilegiato con i capi, magari con un atteggiamento servile,
è considerato, il più delle volte, un leccapiedi o un opportunista.

Se cerchi di arruffianarti il capo per avere vantaggi, protezione, la promozione o l’aumento,
i tuoi colleghi cominceranno a perdere fiducia in te, smetteranno di condividere le informazioni, comprese anche le semplici lamentele quotidiane, che prima ti confidavano.
In poche parole, ti buttano “fuori dai giochi di squadra!”.

2. Indossi abiti provocanti

Ecco uno dei modi più veloci per perdere il rispetto dei colleghi, soprattutto delle altre donne. Spesso non ce né si rendiamo neanche conto,
ma un abbigliamento inadeguato o “sopra le righe”, oltre ad essere poco professionale,
ci lascia una scia di commenti, critiche e maldicenze che ci possono creare grandi difficoltà e nei nostri rapporti.

3. T’impicci regolarmente dei fatti altrui

Sei ingrassata, sei incinta? Come sei magra? Sei in dieta?
Come mai così elegante, hai un colloquio? Ti ho visto ieri, dove andavi, ah si! A fare cosa?

Commentare, criticare, ficcare il naso continuamente nell’aspetto fisico, il look,
le abitudini e gli affari dei nostri colleghi non è certo un modo per raccogliere simpatie e consensi.

 


 

Anche se, a volte, vogliamo esprimere una sincera preoccupazione,
i nostri colleghi non sono certo lì per darci spiegazioni o delucidazioni sulla loro vita personale.

4. Hai un atteggiamento autoritario e arrogante

Non ammetti quasi mai di avere torto.
Usi il sarcasmo e le battute per svalutare gli altri. Sei critico e ogni occasione è buona per mettere in difficoltà i tuoi colleghi.
Sembra che il tuo unico scopo nella vita è trovare gli errori veri o presunti degli altri.

Spesso siamo aggressivi, prepotenti o arroganti per nascondere un profondo complesso d’inferiorità.
La fiducia in se stessi si può manifestare in molti altri modi. Essere sicuri e avere fiducia in se stessi è sentirsi a proprio agio nei propri panni.

La fiducia più profonda è quella che si manifesta in modo tranquillo,
calmo e contenuto.

5. Sei sempre poco disponibile

È giusto non permettere ai colleghi di scaricare su di te i loro lavori,
ma se non sei mai disponibile nei confronti degli altri,
dai una pessima immagine del tuo modo di lavorare o del tuo spirito di squadra.
Addio al rispetto dei colleghi!

Evita frasi-taglia-gambe tipo “Questo non è il mio lavoro”, “Questo non mi compete”, “Non è il mio settore”, “Non lo so”, “Non posso” che, se utilizzate spesso, indicano poca voglia di fare, scarico di responsabilità e poca disponibilità verso i tuoi colleghi.

 
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6. Ti piace “seminare zizzania”

Partecipi sempre agli immancabili gossip da ufficio.
Anzi spettegolare, non ti basta … rincari la dose, semini zizzania, diffondi dubbi e paure,
parli di licenziamenti come argomento di conversazione per guadagnare attenzione e sembrare ben informato.

Anche se spettegolare un pò con i colleghi stempera la tensione e crea un clima più leggero,
il gossip al lavoro diventa pericoloso quando è l’unico sfogo a frustrazione e stress.

Evita di farti coinvolgere troppo per non rischiare di rovinare i tuoi rapporti interpersonali o di trovarti in situazioni spiacevoli. Stai certo che alla fine toccherà anche a te esserne vittima. Meno ti esponi, meno possibilità dai ai tuoi colleghi di esprimere giudizi personali su di te e sul tuo comportamento.

Vuoi il rispetto dei colleghi? Ti serve equilibrio e professionalità

Per sopravvivere nella giungla dei rapporti personali sul lavoro, la cosa migliore è mantenere un atteggiamento professionale e un comportamento equilibrato con tutti, tanto con i colleghi che frequentiamo anche fuori dal lavoro che quelli che ci piacciono meno.

Cosa ne pensi?
Basterà per metterci al riparo da pettegolezzi, invidie e “vendette”?

Vuoi essere un bravo capo? Evita queste frasi

essere un bravo capo

Foto di giselaatje

Le parole sono importanti.

Possono motivare, ispirare e convincere ma anche frustrare, disorientare o depotenziare.
Dipende da ciò che diciamo e da come lo diciamo.

Poco importa quanto tu debba stare in contatto con i tuoi collaboratori ma è sorprendente (e forse non te ne rendi conto) quanto le tue parole possano alzare o distruggere il morale del tuo team.
Se vuoi essere un bravo capo, ecco alcune frasi che non devi assolutamente lasciarti sfuggire!

“Ho lavorato tutto il week-end. Tu dov’eri?”

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Anche se lavori tanto, questo non vuol dire che i tuoi collaboratori debbano essere disponibili 24 ore su 24. Oltre che sbagliate, queste frasi colpevolizzanti sono controproducenti poiché producono un forte stress e peggiorano la qualità del lavoro.

“Fai così perchè sono io che pago a fine mese”

Le minacce non sono un buon modo per accrescere la volontà e l’impegno del tuo team. I grandi leader hanno sempre e prima di tutto competenze elevate con le persone. Gestiscono le persone incoraggiandole, aiutandole e cogliendo ogni occasione per essere amichevole sia nel comportamento sia nei gesti.

“Dobbiamo tagliare i costi”

Frase da evitare con il tuo team, soprattutto se hai appena comprato il PC d’ultima generazione o rifatto l’ufficio.

Niente di male, per carità!

Il contenimento dei costi e il rinnovamento sono importantissimi per restare competitivi in questo Mercato così complesso e incerto. Agli occhi del tuo team, tuttavia, queste decisioni appaiono incongrue e ambigue. Molto probabilmente è solo una questione di tempistica!

“Abbiamo sempre fatto così”

Questa si che è una frase giusta per … scoraggiare l’innovazione e la creatività dei tuoi collaboratori o dei tuoi dipendenti. Invece di stimolare il tuo personale a cercare soluzioni nuove e idee innovative lo “affossi” definitivamente con questa frase molto depotenziante.

 


 

“Fai così perché lo dico io!”

Lo so che, spesso, non hai tempo e sei stressato ma perché rispondere così quando qualcuno chiede delle spiegazioni?

Spiegare al tuo collaboratore perché una certa cosa va fatta e perché va fatta proprio in quel modo, lo aiuta a comprendere il quadro generale delle operazioni dell’azienda, favorisce la sua crescita e la sua produttività.

Sei il leader, diventa un supporto attivo e concreto per ognuno dei tuoi collaboratori.
Fai sentire che ci sei, dai appoggio e aiuto a chi ti circonda.
Anche questo vuol dire essere un bravo capo.

“Non lamentarti. Sei già fortunato a lavorare”

Altra frase subdola che svilisce un collaboratore che, molto probabilmente, cerca solo di sfogarsi anche per pochi minuti. Un bravo capo deve essere sempre disponibile e ascoltare anche le lamentele del suo personale.

“Sei SEMPRE il solito!” – “OGNI volta sbagli”

Evita di generalizzare il carattere o il comportamento di una persona in modo negativo. Usare parole tipo “ogni volta, sempre, mai, tutti” rischiano di trasformare la tua critica in un rimprovero molto scoraggiante e demotivante.

“Sei un incapace” – “Sei uno stupido”

E’ sempre bene focalizzarsi sul comportamento e non sulla persona. Concentrati solo sulla prestazione. Evita attacchi personali o commenti sulla persona. L’autostima del tuo collaboratore non va toccata! Qui siamo su un terreno minato e molto sensibile.

 
More: scopri il coaching per potenziare la gestione del tuo team
 

Vuoi essere un bravo capo?

La tua critica (anche se legittima) si deve riferire esclusivamente a un comportamento, un compito, una situazione o un problema particolare.

Sei il capo, il leader, una persona carismatica e positiva. Il tuo atteggiamento deve trasmettere fiducia e importanza a ogni singolo membro del tuo team.

Anche se tutti i tuoi collaboratori non sono affidabili tu dai sempre un’occasione! Evita tutte le espressioni poco rispettose, discriminanti, i giudizi frustranti o le offese che possono minare lo spirito di squadra e la motivazione dei tuoi collaboratori.

È necessario coinvolgere tutte le persone che lavorano con te.
È tempo di diventare leader del tuo team!
Non credi?

Perdita dei clienti: 8 motivi per cui non acquisto più nel tuo store

perdita dei clienti

1. Mi sento trascurato o snobbato

Non discuto la vostra professionalità e competenza. Ma allora perché ho questa sensazione, quando entro nel vostro store?

Siete professionali ma anche gelidi e artificiali.

Sarà quel sorriso di circostanza, il fatto che non mi degnate nemmeno di uno sguardo, oppure mi passate a fianco senza neanche salutare. Sarò anch’io suscettibile, però …

2. Insistete e mi pressate

Per favore, non mi aggredite subito con le vostre offerte … abbiate più pazienza e datemi più tempo! Voglio essere libero di guardarmi liberamente attorno, senza occhi che mi scrutano continuamente per capire le mie intenzioni “Che fa? Compra o non compra?”.

Oggi sono più sospettoso e guardingo che mai. Sapete com’è … le fregature! Mi tengo sempre a debita distanza. Più insistete, più alzo il mio muro di sfiducia e perplessità e … non mi vedete più!

 
More: scopri il coaching per potenziare la gestione del tuo team
 

3. Siete poco trasparenti su garanzie e resi

Come, che altro chiedo? Pretendo da parte vostra, la massima chiarezza su prezzi, garanzie, resi, cambi, tempistiche, etc.

Dovete essere disponibili ad ammettere e discutere eventuali manchevolezze e problemi di quello che offrite. Tutti parlano di qualità, di servizio e garanzia ma poi sono pochi quelli che mantengono le promesse.

E poi … vi lamentate della perdita dei clienti!

4. Pensate che non sia competente

L’ultima volta mi stavate “appioppando” un modello dell’anno scorso. “Ottimo acquisto” ripeteva con un sorriso smagliante il bravo venditore. Pensate sia così difficile verificare l’anno sul web?

Sempre più spesso, prima di acquistare un articolo, un prodotto o un servizio, verifico in Rete di cosa si tratta, quali vantaggi avrò, se soddisfa le mie aspettative, chi lo vende, com’è la marca e alla fine … mi chiedo se mi serve veramente!

5. Non mi ascoltate

Non c’è niente di più frustrante di non sentirmi seguito, guidato nelle scelte o essere poco ascoltato, mal capito o frainteso.

Ho notato che, spesso, il venditore sta pensando già alla risposta mentre sto ancora parlando? Se sta pensando a cosa dirmi e cosa vendermi come può ascoltarmi veramente?

Ascoltare va oltre il semplice “sentire” quello che ho da dire: è empatia, è capire il messaggio nel suo giusto contesto. Vorrei sentire la vostra partecipazione e il vostro interesse più sulla persona che sulla vendita.

Ho letto, da qualche parte, che l’ascolto attivo sarà la competenza sempre più fondamentale per la qualità del servizio e della soddisfazione del cliente.

6. Non mi offrite un servizio personalizzato

Vorrei essere considerato diverso dagli altri, qualcosa di unico e particolare. Offrimi un servizio personalizzato. Un servizio davvero efficace ed efficiente, tagliato sulle mie esigenze e sulle mie caratteristiche.

Se cercate di aiutarmi invece che pensare (solo) a vendere, sarò ben disposto a parlare bene del vostro store, del vostro prodotto o del vostro servizio.

7. Siete convinti che mi interessi solo il prezzo

Non è vero che m’interessa solo risparmiare e guardo solo il prezzo. Spendo solo con molta più attenzione. Oggi sono più esigente e preparato di prima. Faccio scelte consapevoli e (mi spiace per gli esperti di marketing) sono sempre più difficili da influenzare.

Se poi riesco a risparmiare qual cosina, tanto meglio!

8. Non sono al centro della vostra attenzione

Pensate ancora troppo (e solo) a voi stessi.

Alle vostre priorità, alle vostre esigenze, alle vostre vendite! Non avete ancora capito che per essere competitivi dovete “mettermi al centro” e concentrare tutta la vostra attenzione su di me, sulle mie necessità, sui miei problemi e sulle mie esigenze.

Servizio clienti di qualità? Occhio alla perdita dei clienti! Il mercato sta cambiando.

Oggi, i clienti sono sempre più imprevedibili, sordi ai messaggi pubblicitari, diffidenti ed esigenti.

È importante migliorare il nostro approccio e quello del nostro team. Potenziare il servizio clienti, il nostro modo d’interagire con la clientela perché un atteggiamento sbagliato, una parola inopportuna, un gesto di troppo e di colpo … il nostro cliente sparisce senza dire nulla!

Inizia la perdita dei clienti!
Che ne pensi? Una bella sfida, vero?

Rockefeller e la perdita dei nostri clienti

servizio clienti

Recentemente leggevo con stupore che, secondo una ricerca effettuata dal Rockefeller Institute, la perdita dei clienti all’interno degli esercizi commerciali è determinata dai seguenti fattori:

9% viene carpito dalla concorrenza;
9% per trasferimenti o altre cause simili;
14% per insoddisfazione dell’acquisto effettuato;

68% per insoddisfazione del servizio ricevuto

Quest’ultimo dato stupisce prima e preoccupa poi.

Com’è possibile che quasi 7 clienti su 10 siano talmente scontenti del servizio clienti; dal trattamento o dal comportamento ricevuto, da decidere di non tornare più nel punto vendita o nel centro (dimenticando tutto quello di buono che è stato fatto per lui)?

 


 

Servizio clienti? Sempre più complicato!

Una parola sbagliata, una distrazione, un gesto di troppo e pluff … il cliente sparisce nel nulla. Se pensa di aver subito un torto o di aver ricevuto un’accoglienza poco soddisfacente … non torna più, va da altri … anche perché nel raggio di 1 kilometro ci sono almeno altri 2 store o centri che possono offrire, più o meno, lo stesso prodotto o lo stesso servizio.

Non dimentichiamoci che siamo esseri umani e in quanto tali siamo molto irrazionali.

Come clienti, siamo tutti, chi più chi meno, facili a risentirci e offenderci! Siamo sempre più esigenti, competenti e suscettibili e vogliamo essere considerati diversi dagli altri, desideriamo essere accolti e trattati in un modo unico e particolare.

Un cliente insoddisfatto si lamenta apertamente con tutti e riesce a parlare delle sue esperienze negative a circa trenta altri potenziali clienti. Se vuole rincarare la dose, può moltiplicare le sue critiche postando il proprio parere su community o social network.

Una volta la critica, il reclamo, restava tra le quattro mura, oggi si spalancano le finestre-social e si urla ai quattro venti (per fortuna non sono tutti cosi!).

Quali comportamenti o atteggiamenti, in definitiva, indispongono maggiormente i nostri clienti? (leggi per approfondire 8 motivi per cui non acquisto più nel tuo store)

• Sentirsi ignorati o “invisibili”
• Essere accolti con risentimento (sembra che si disturba)
• Essere accolti con noia, superiorità o altezzosità
• Sentirsi manipolati e forzati all’acquisto (le persone non vogliono sentirsi più manovrate!)
• Essere poco ascoltati o fraintesi
• Poca chiarezza riguardo resi, garanzia, cambi, tempistiche, etc.
• Poca professionalità e poca conoscenza del prodotto o servizio

Esagerazioni? La colpa è tutta del cliente, sempre più esigente, diffidente e suscettibile?

Chi opera oggi nella vendita, non riesce a dare un valore aggiunto al suo servizio, non ha preso coscienza dei cambiamenti del mercato e dei clienti, non si è adattato a questi cambiamenti, si pone poche domande su come migliorare, accogliere e approcciare clienti di oggi.

A (parziale) attenuante c’è la crisi, i mancati incassi, l’incertezza del domani, la paura di chiusura e di licenziamenti contribuiscono a creare un ambiente lavorativo teso e poco armonioso che poco si concilia con l’accoglienza, il sorriso e la disponibilità verso i clienti.

Tutto giusto! Ma da adesso in poi dobbiamo tener conto che …

Il cliente avrà sempre più potere

Potrà gestire un potere che spesso non saprà neppure di avere! Sarà sempre più informato, più tecnologico, sempre meno fedele.

Oggi per essere competitivi e vincere le sfide che quotidianamente il Mercato ci presenta, dobbiamo abbandonare definitivamente la veste del venditore classico e indossare quella del consulente che con più impegno e più strategia deve adattarsi a un consumatore libero di pensare e di decidere con la propria testa.

Non c`è dubbio che il Mercato sta cambiando, anche in conseguenza della crisi che ci ha investito negli ultimi anni. Sta cambiando anche il cliente … allora deve cambiare anche il tuo modo di vendere, proporre e di approcciare clienti. Il servizio clienti. Non ti sembra?

Come approcciare con successo il cliente distratto

cliente distratto

Come si comporta il cliente distratto

Sicuramente avrai incontrato anche tu il tipico cliente che perde o dimentica regolarmente qualcosa nel tuo store, nella salettina dell’estetica o nello spogliatoio della palestra, sbatte contro gli stipiti, ha un’espressione quasi assente, anche se annuisce quando li parli sei sicuro che la sua attenzione è “da un’altra parte”…

insomma il classico cliente distratto e “con la testa tra le nuvole”.

Solitamente la mente di una persona distratta non è mai tutta li, ma dove?

Boh! Sappiamo solo che segnala il desiderio di uscire dalla quotidianità, un bisogno di evasione per evitare situazioni difficili, rapporti o lavoro che non piacciono.

Si vive di fantasie eccessive, troppi impegni, la mente che non si ferma mai e non è mai nel presente, proiettata in un futuro che non arriverà mai.

Questo tipo di cliente difficilmente ascolta con attenzione il venditore o il consulente. Per contro la sua attenzione è attratta dai cosiddetti elementi di disturbo (un’altra cliente, rumori, voci, etc. ).

Questo comportamento mette in difficoltà le persone che stanno facendo un servizio o una consulenza perché questo “esserci e non esserci”, accompagnata da un’attenzione saltellante, lascia spazio a continui dubbi e possibili malintesi (ma avrà capito cosa sto dicendo?)

Che fare? Armiamoci di pazienza!

 


 

Cosa non fare

• Mai distrarsi. C’è né già troppa di … distrazione in giro. Questo tipo di cliente “non aspetta altro” per prendere altre vie e perdersi;

• Non entrare nel dettaglio. Non dare più informazioni, rispetto a quante ne ha bisogno;

• Non ripetere la frase o l’invito;

• Se ti “spara” una frase a caso che non c’entra con il contesto … fai finta di niente e continua con la tua esposizione, vendita o consulenza;

Cosa fare

Fai molte domande del tipo aperto per rendere partecipe il cliente. Ovvero quelle cui non puoi rispondere semplicemente con un “SI” o con un “NO”. Per esempio anziché “Le piace?” meglio “Cosa ne pensa?”“Come se lo sente?”;

• Parla poco e concentra la tua argomentazione su pochi ed essenziali punti, ancora meglio se riesci a individuare gli elementi che possono risvegliare la sua attenzione;

Dai priorità alle cose principali e mantieni viva l’attenzione del cliente con dimostrazioni o esposizioni che lo coinvolgano direttamente;

• Se pensi che il cliente “non ti stia seguendo”, ripeti l’invito o la proposta ma cambia le parole in modo da non toccare la sensibilità o la suscettibilità della persona (perché me lo ripete-pensa che non ho capito);

L’errore TOP che devi evitare

Se il cliente ti sembra “in un altro posto”, potresti essere tentato, approfittando della sua poca attenzione, di forzare la vendita e passare subito all’incasso (“Glielo porto in cassa”-“Una firma qui, prego”). Attento! Potresti trovarti davanti ad una persona sì distratta, ma anche preparata e competente che mette a nudo la tua correttezza e la tua professionalità.

Una bella sfida, vero? E tu come ti comporti?
Lo ascolti con calma oppure lo molli al collega che ha molta più pazienza di te?

Frasi da evitare nella vendita: “Ad essere onesto” – “Si fidi”

espressioni da evitare nella vendita

Dovremmo parlare molto meno.
Parlare troppo e male è forse l’errore più comune che facciamo nelle varie fasi della vendita.

Quando parliamo troppo, rischiamo di non capire davvero le vere esigenze del cliente oppure di usare espressioni che ci fanno apparire offensivi, incompetenti o poco corretti.

Ci sono espressioni da evitare nella vendita?

Certamente! Dobbiamo prestare molta attenzione a tutte quelle espressioni, frasi o parole che possono, a livello inconscio, essere interpretate negativamente dal Cliente. Dopo il post sull’utilizzo astratto di frasi tipo “Non si preoccupi”, questa volta tocca a quelle espressioni degradanti che alimentano dubbi o poca correttezza.

 


 

Frasi che fanno sospettare poca correttezza

“Voglio essere sincero con lei …”
“Si fidi”
“Mi creda”
“Onestamente …”
“Tanto ci trova sempre qui”
“Vuole che le dica la verità?”
“Ad essere onesto …”
“Vuole che sia sincero con lei?”

Sono tutte espressioni che contengono elementi che rischiano di minare la fiducia del cliente nei nostri confronti. Sono espressioni riempitive che indeboliscono la nostra comunicazione, classiche frasi da evitare nella vendita. Queste tipiche espressioni sono entrate talmente in uso comune che oramai non ci accorgiamo neanche più quando e perchè le diciamo.

Se con queste frasi pensiamo, di essere rassicuranti e trasmettere tranquillità al nostro cliente ci stiamo sbagliando di grosso perché, in realtà al contrario, aumentiamo dubbi e perplessità sulla nostra correttezza.

Perché?

Sono frasi fatte, con le quali pensiamo di colpire favorevolmente il nostro cliente, di solleticare la fiducia della persona, rivestendoci con un’area di sincerità e di onestà.
Non sappiamo cosa dire e allora ci rifugiamo dietro queste espressioni fumose che ci danno solo l’illusione di essere interessanti o “brillantoni”.

Alla fine si ottiene l’effetto contrario, il cliente è portato a pensare che queste frasi confezionate le tiriamo fuori proprio nei momenti di difficoltà o per “spingere” la vendita. Non mettiamo in gioco la nostra professionalità! Se operiamo oggi, nella vendita non possiamo più improvvisare o nasconderci dietro espressioni oramai abusate e improduttive.

Sincerità e professionalità non si proclamano

“Si fidi”
“Mi creda”

Queste affermazioni sono degradanti sia per la professionalità del venditore o consulente che per la serietà del punto vendita, agenzia, estetica o SPA. Quando siamo sicuri della nostra proposta, servizio o offerta, l’ultima cosa che pensiamo è di mercanteggiare o “mettere sul piatto” la nostra serietà e professionalità.

Non proclamare la tua correttezza, lascia che parli di te attraverso i tuoi gesti, le tue parole o la tua consulenza. Se proprio devi dimostrarla, porta esempi concreti di situazioni realmente accadute che mostrino in che modo ti sei comportato o come hai reagito.

“Si fidi. Tanto ci trova sempre qui”

Altra espressione da evitare nella vendita perché abusata, logora e ambigua. Tradotta significa “Non posso fregarti solo perché sapresti dove trovarmi”. Anche in questo caso non diamo garanzie concrete ma ci rifugiamo dietro frasi preconfezionate che non dimostrano niente.

Non mercanteggiare la tua onestà e sincerità

“Vuole che le dica la verità?”
“Ad essere onesto …”
“Onestamente …”
“Vuole che sia sincero con lei?”

Queste frasi suonano totalmente poco sincere. Come può qualcuno fidarsi della nostra sincerità se con gli altri diciamo di non esserlo? Chi assicura il cliente che con lui saremo veramente onesti e sinceri?

Dietro un onestamente o una dichiarazione di sincerità si nasconde spesso una bugia altrimenti non avremmo il bisogno di “addolcire” il nostro discorso con queste parole.
Non sappiamo cosa dire e allora ci rifugiamo dietro queste espressioni fumose che ci danno solo l’illusione di trasmettere rassicurazione e tranquillità.

In tutti i miei corsi di vendita invito i partecipanti a trasmettere al cliente sempre più precisione e competenza, evitando tutte quelle frasi ed espressioni riempitive che possono danneggiare la professionalità. Ricordiamoci che il cliente di oggi esige garanzie solide e sicure sul prodotto, articolo o servizio che gli stiamo offrendo.

Cambiare abitudini non è sempre semplice

Hai “sempre detto così” e diventa difficile cambiare, migliorare. Una cattiva abitudine si modifica soltanto con attenzione e costanza. Da domani, presta attenzione a quello che dici al cliente, conta quante volte usi queste frasi da evitare e … comincia a invertire la tendenza.

Vedrai che, giorno dopo giorno, diventerà naturale!

Secondo la tua esperienza, quali di queste frasi utilizzi più spesso? Come hai cercato di cambiare queste abitudini?

La chiave definitiva per motivare i tuoi collaboratori

motivare collaboratori

“Se non dici cosa fare, nessuno muove un dito”
“Fanno solo il loro compitino”
“Non guardano aldilà del loro naso”
“Non sono propositivi”
“Seguono solo il flusso”
“Distratti, molto distratti”
“Lavorano con la testa tra le nuvole”

Che tu sia imprenditore, manager oppure responsabile di un piccolo team,
che il tuo staff sia di 100 o di 1 persona, per raggiungere risultati eccellenti devi prendere consapevolezza della crescita e della motivazione dei tuoi collaboratori.

Il Mercato del Lavoro sta cambiando, (anche in conseguenza della crisi che ci ha investito negli ultimi anni) …
allora deve cambiare anche il modo di approcciare il nostro lavoro e il nostro team.

Il team è la chiave del tuo successo

Infatti quando i collaboratori sono demotivati o “molli” a farne le spese è il raggiungimento di un obiettivo,
l’esito di un progetto, il business o la carriera.

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Non possiamo più restare legati a comportamenti oramai sorpassati “Tu fai quello e tu fai quest’altro”.
È necessario coinvolgere le persone che lavorano con noi.
Non concentriamoci solo sui compiti da eseguire e sulle cose da gestire.

È tempo di diventare leader del nostro team!
E motivare collaboratori.

Mica facile! Dove trovare la motivazione?

Come motivare le persone che lavorano con te?
Ci hai provato più volte a dare una scossa motivazionale ma dopo pochi giorni ti sei ritrovato al punto di partenza.
Non è vero?

L’entusiasmo cala,
non si va oltre il compitino,
i “musi” si allungano,
l’ambiente diventa passivo
e lentamente perdi di vista il tuo obiettivo.

La verità è che la motivazione non “sgorga spontanea” dai tuoi collaboratori e non la puoi nemmeno delegare a un corso, un formatore o a un coach (pur bravo che sia!)… è (soprattutto) a carico tuo!

 


 

La motivazione del tuo personale passa inevitabilmente da te

Sei tu quello che per primo deve motivarsi,
entusiasmarsi,
ispirarsi,
“allenarsi”
e dopo, solo dopo, la puoi chiedere,
anzi pretendere, dai tuoi collaboratori.

La motivazione del team parte da te

Se avessi, come coach, l’obiettivo di motivare il tuo team mi concentrerei, subito e principalmente, su di te!

Se un treno non riesce a salire la china,
è necessario “lavorare” sui vagoni oppure sulla locomotiva?

Sei rimasto un po’ deluso,
dì la verità!

Ti aspettavi una dritta miracolosa, una frase a effetto, una trovata geniale di un coach americano, una tecnica d’avanguardia …
invece ti senti dire che il primo che deve darsi una mossa …
sei tu!

E come se non bastasse …

hai il tempo contato, le vendite “saltate” all’ultimo istante, le “grane” da risolvere,
il target da raggiungere, appuntamenti costantemente rimandati, previsioni in tilt,
un continuo e frustrante adattarsi a un Mercato e a clienti sempre più esigenti e imprevedibili.

Mi sarebbe piaciuto darti formule magiche, scorciatoie, vie d’uscite,
una soluzione smart che potrebbe risparmiarti quest’altro impegno ma non mi è possibile.

E ti spiego perché …

 
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Motivare collaboratori e team è impegnativo

Se anche tu hai avuto,
come tutti,
problemi di motivazione sai perfettamente che se una persona ti dà una pacca sulla spalla e ti dice: “Eddai, forza motivati!” non è di grande aiuto.

Se non sei nello stato mentale giusto,
questo tipo di consiglio lascia il tempo che trova.

Come ho scritto nel mio libro sull’autorevolezza. … credi davvero che delle semplici frasi serviranno a scuotere il tuo team? Motivare collaboratori?
Oppure impegnarsi 15 minuti la settimana porterà a scatenare un entusiasmo senza fine nel tuo team?

Motivare è un impegno quotidiano

È un “paziente costruire” giorno per giorno e necessita di tutta la tua attenzione e il tuo coinvolgimento,
supportato da un reale interesse verso le persone che lavorano con te.

Motivare vuol dire disponibilità, dedizione e tempo da dedicare al tuo team
se pensi di spronare, coinvolgere e motivare collaboratori con lo stesso impegno ed entusiasmo con cui vai alle riunioni condominiali serali …
sprecheresti solo tempo ed energie preziose!

Se non hai tempo, sei stressato, sei stanco, hai altro cui pensare o in fondo non-te-ne-può-fregare-di-meno … la tua “capacità motivazionale” è pari a zero!

Se trovi difficile e faticoso tutto questo, hai ragione!
Ecco perché, nonostante la grande offerta di corsi, seminari, coaching, libri e blog gli ambienti di lavoro veramente motivati o che motivano sono una rarità.

Valuta la tua “capacità di motivare”

Fermati un secondo e rispondi con onestà:
Ti senti un modello per il tuo team?
Sai creare entusiasmo nel tuo staff?
Sei sempre motivante nel comportamento e nelle parole?
Parti con un bel “Buongiorno!” radioso e positivo già da prima mattina?
In altre parole, hai una personalità dinamica che coinvolge chi ti sta intorno?

È venuto il momento di risvegliare la tua motivazione, quella forza interna che stimola, regola e sostiene tutte le tue azioni.

 
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Parti da te stesso!

Carica le tue pile,
motivati al massimo e poi con quell’energia trasmetti fiducia ed entusiasmo attorno a te,
vedrai come i tuoi collaboratori, i clienti e i tuoi capi se ne accorgeranno ben presto …
qualcosa si è mosso …
qualcosa di nuovo sta crescendo …
il primo mattone è stato posato!

La chiave per motivare davvero i tuoi collaboratori … sei tu.

Se ti impegni in questo, ti aspettano grandi cose.
Credimi!

Scopri il mio percorso di coaching per team leadership

Come trattare con efficacia il cliente indeciso

cliente indeciso

Come si comporta il cliente indeciso

Al cliente indeciso costa prendere decisioni.
Ha il terrore di fare acquisti poco vantaggiosi.

Questa mancanza di volontà lo rende poco simpatico agli occhi del venditore: “Questo cliente non sa quello che vuole “ oppure “Guarda molto e … acquista poco”.

È spesso indeciso e impreciso nell’esprimere i suoi bisogni o desideri. È il classico tipo di cliente che, posto davanti a più di un prodotto, esita nella scelta. Si fa consigliare dagli amici, familiari o dal partner pur di non dover prendere una decisione. Usa spesso “Uhm …”, “Boh”, “Non saprei … ci penso e ripasso…”.

Un cliente può essere indeciso perché ha scarsa fiducia in se stesso e vuole essere guidato. Accetta consigli e suggerimenti ed è pronto a farsi pilotare nelle scelte. Cerca la classica “pacca sulla spalla” in segno di approvazione.

Altre volte, invece, il cliente è incerto perché ha scarsa conoscenza del prodotto, articolo o servizio. È interessato ma allo stesso tempo esitante, probabilmente cerca qualche informazione che non ha trovato o che non gli abbiamo fornito.

Può essere anche un dettaglio banale o di scarsa importanza ma quel potenziale cliente ne ha bisogno come-il-pane per effettuare la sua scelta.

 


 

Cosa non fare

• Non dare più informazioni, rispetto a quante ne ha bisogno, perché aumenta la sua insicurezza;

• Non imbarazzate il cliente indeciso con troppe domande e se dimostra una volontà di scelta, non interrompetelo;

• Non offrire troppe alternative, altrimenti si perde. E’ meglio non fargli troppe proposte per non confondergli le idee ancora di più;

Non forzare o spingere la vendita:

• Non mollare il cliente per servirne altri, questo tipo di cliente si sente abbandonato;

Cosa fare

Guadagna la sua fiducia. Ecco il punto!. Se non instauriamo una trattativa fondata sulla fiducia e sulla trasparenza, sarà difficile chiudere la vendita;

• Dai le informazioni necessarie, con ordine e logica, in modo chiaro ed esauriente, non nascondere nulla. Sii onesto e non dire le cose a metà;

• Rassicura il cliente sulla scelta fatta. Utilizza frasi tipo “Con questo prodotto ha fatto proprio un ottimo acquisto”, oppure “Ho provato anch’io questo servizio e mi sono trovato molto bene”;

• Parla e muoviti lentamente, in modo da metterlo a proprio agio, dai il tempo necessario. Devi essere consapevole che questa non sarà una vendita rapida;

• Concentrati sulla persona. Guardalo negli occhi. Questo cliente vuole e cerca la tua massima attenzione. Non essere dominante, il cliente insicuro deve pensare di aver preso le decisioni di propria iniziativa;

• Tieni sempre viva la conversazione ( “La vedo riflettere … posso esserle utile? / le servono ulteriori informazioni? ”.) e non far caso ai momenti d’indecisione o di riflessione che può manifestare. Evita di partire con frasi “La vedo indeciso/insicuro …”;

L’errore TOP che devi evitare

Non forzare la vendita. Non insistere, premere o mettere fretta. Prendi e lascia il tempo che serve. Con calma e pazienza. Non proporre più articoli pensando di dissolvere la sua “nebbia decisionale”.

Da evitare anche frasi-boomerang tipo:

• “Si sbrighi … ho il negozio pieno”;

• “Allora? ha deciso?”;

• “Ecco il prodotto giusto per lei – prego, la cassa è lì”;

• “Se ha bisogno … mi chiami”;

Ricorda: ottenere la sua fiducia ti aprirà le porte della vendita.

Una bella sfida vero? E tu come ti comporti?
Lo ascolti con calma oppure lo molli al collega che ha molta più pazienza di te?

10 spunti per parlare chiaro e diretto (parte 2)

parlare in modo diretto

Leggi anche la parte 1.

4. Non ripetere i concetti

Pensi che più ripeti un concetto più convinci chi ti ascolta?
Se tendi a ripetere i concetti, sembra che “non ti fidi” di quel che dici e più lo ripeti più diventi dispersivo e annoi chi ti ascolta.

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Ripetere o aprire continuamente parentesi produce dispersione e ti porta a non arrivare mai al dunque.
Altro che parlare in modo diretto.

Frasi ricche di dettagli portano il discorso lontano dalla meta.

Siamo tutti diventati un po’ logorroici … in un’ora di chiacchiere,
la sostanza che conta ammonta a 5 minuti!

5. Evita parole dispersive

“Quindi…quindi…”
“Giusto?”
“Vero?”
“Ehm..ehm …”

Non utilizzare queste parole in continuazione durante la conversazione. Il bisogno di essere carini o di addolcire il messaggio ci induce a utilizzare queste parole dispersive che tolgono energia e incisività al nostro messaggio.

5. Attento alla tua comunicazione non verbale

Qualcuno mi ha detto di aver timore che comunicando in modo più diretto, possa essere più aggressivo o meno cortese. Ricorda che il tuo corpo trasmette il 70% dell’informazione.

Il modo in cui comunichi è importante tanto quanto il messaggio stesso.

Quante volte, hai detto o sentito frasi del tipo “Mi sento offeso. Non per cosa ha detto ma per come l’ha detto?”.

 


 

Muoversi a scatti e puntare il dito, agitare le braccia, avere le mascelle serrate e il viso teso, lo sguardo critico e minaccioso oppure interrompere gli altri ma non permettere di essere interrotto, lasciare poco spazio alla replica, parlare con una voce che trasmette disprezzo, ironia o presunzione.

Una persona con questo linguaggio non verbale trasmette fin troppo bene il suo messaggio,
anche senza dire una sola parola. Non sei d’accordo?

6. Non usare troppi intercalari

“Giustappunto; In definitiva …”
“Dico bene? Vi pare? Non è vero?”
“Essenzialmente, Naturalmente, Sicuramente, Sostanzialmente”

Gli intercalari sono molto diffusi nel parlare quotidiano, cioè inserire una parola o una breve frase che in realtà non centra proprio nulla.

Il fenomeno aumenta quando non si sa che dire e si è costretti a farfugliare qualcosa a proposito o sproposito, senza pensare al collegamento con la frase in cui è inserito.

“…in definitiva … penso che la situazione del mercato oggi sia … in definitiva molto complessa e incerta e … in definitiva la nostra società si muove … in definitiva su mercati esteri … in definitiva …”.

7. Non tirare fuori sempre gli stessi argomenti se vuoi parlare in modo diretto

Puntare sempre sugli stessi argomenti ci fa apparire scontati, pesanti e induce gli altri a evitarci.
Parlare per esempi è didattico e superato.

Portare un esempio personale per ogni cosa che l’altro dice,
lo fa sentire un bambino e lo ostacola nell’esposizione.

Attenzione anche alle freddure scontate e alla classica battuta finale perché rischia di essere patetico.

8. Guarda in faccia la persona

Guardare altrove è segno di disinteresse e una mancanza di rispetto per l’interlocutore. Utilizza gli occhi per stabilire un contatto visivo (senza esagerare, ovviamente) per evidenziare l’interesse che provi nei suoi confronti.

A nessuno piace parlare con chi è visibilmente distratto e guarda in continuazione l’orologio o fuori dalla finestra.


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“Prima volta Leader” è il libro pratico perfetto se muovi i primi passi nella gestione di un team.

Due libri complementari per sviluppare la tua assertività, leadership e relazioni efficaci sul lavoro.

9. Impara a specificare quello che intendi dire

Evita di comunicare con l’altra persona in modo troppo indiretto, con domande, che inducono alla riflessione o all’autoanalisi, con l’illusione di catturare ancora di più il suo interesse o attenzione.

Talvolta ci aspettiamo che i nostri collaboratori o colleghi comprendano il significato nascosto tra le nostre parole. È un modo di non esporci, speriamo che l’altro capisca cosa intendiamo, cosi ci risparmiamo l’imbarazzo, l’emotività o la difficoltà di dover parlare in modo diretto.

“Non hai proprio niente da dire?”
“Lo sai perché noi due proprio non ci capiamo, vero?”
“Lo sai perché ti ho fatto chiamare? No? Pensaci un po’?’”
“Ti sembra bello comportarti cosi?”

Con queste frasi stai girando intorno nella speranza che sia l’altro a cominciare il discorso. Non stiamo parlando con un bambino, lasciamo da parte gli indovinelli e andiamo dritti al sodo. Se c’è qualcosa che devi dire, dillo, altrimenti meglio tacere!

Devi essere specifico, non generico. Spiega, esattamente quali azioni ti hanno ferito, quali comportamenti non ti sono piaciuti e cosa ti auguri per il futuro.

Se esponi i tuoi pensieri in modo diretto, elimini risentimento e confusione nei tuoi rapporti.

10. Parla meno e ascolta sempre di più

Impariamo a prestare vero ascolto a quello che ci dicono i collaboratori, colleghi, figli, partner o amici e diventeremo, per loro, il punto di riferimento importante e irrinunciabile.
Non è un caso che i buoni ascoltatori sono cosi apprezzati e ricercati!

E tu, cosa ne pensi?
Riconosci nel tuo modo di comunicare alcune di queste sfaccettature?

Essere un grande leader significa sapere cosa dire e quando dirlo. Vuoi migliorare la tua comunicazione? Contattami per un percorso di coaching su misura.

10 spunti per parlare chiaro e diretto (parte 1)

parlare chiaro e diretto

“Lo sai perché ti ho fatto chiamare? No? Pensaci un po’? … Ehm..Stavo pensando che, forse sarebbe meglio se … cominciassimo finalmente a … ehm.. io e te a discutere insieme .. e se sei d’accordo … a parlarci finalmente in modo chiaro e diretto … Giusto, vero?”

Ecco come inizia il capitolo 2 del mio libro“Autorevolezza”ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025.

Le parole sono importanti.
Possono attrarre, ispirare e convincere ma anche allontanare, disorientare o annoiare.

Dipende da ciò che diciamo e da come lo diciamo.
Poco importa quale sia la tua professione e quanto tu debba stare in contatto con le persone durante la tua attività lavorativa.

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Una cosa è certa …

Parlare chiaro e diretto è necessario

Soprattutto se ricopri un ruolo di responsabile, capo o manager,
è indispensabile utilizzare una comunicazione efficace,
usare le parole o il tono giusto per migliorare i rapporti personali,
e aumentare il tuo carisma con colleghi e collaboratori.

La comunicazione efficace è il primo passo verso il tuo successo.

Se pensi di comunicare in modo confuso,
dispersivo o tortuoso devi impegnarti con molta pratica e attenzione.

Se vuoi parlare chiaro e diretto e sradicare questa cattiva abitudine ti servirà molta pazienza.
Hai “sempre detto così” e non sarà così facile cambiare e migliorare, in poco tempo.

Da domani,
comincia a prestare attenzione a cosa dici,
conta quante volte utilizzi parole dispersive e prova a invertire la tendenza.
Allenati con costanza e vedrai che, giorno dopo giorno, questo sforzo controllato diventerà naturalezza.

Attento, però!

Non fare l’errore di “regolamentare” di colpo tutta la tua comunicazione

Non commettere l’errore di cercare di disciplinare, di punto in bianco,
la tua comunicazione con tutte le persone o per tutto il giorno.

 


 

Così facendo, corri il rischio di controllarti troppo, perdere naturalezza e di trasformarti in un automa freddo e innaturale …
con tanti saluti alla famosa empatia del comunicatore!

Metti tutta la tua attenzione solo in quei particolari momenti o situazioni (quando dai disposizioni, direttive, compiti, obiettivi, chiarimenti al tuo team, capo o collega, etc.) dove hai la necessità di “far passare” un concetto, un auspicio o una direttiva in modo preciso, chiaro e inequivocabile.

Per il resto … sii te stesso!

Non formalizzarti e non preoccuparti troppo di cosa dici.
Devi solo migliorare la tua comunicazione,
non stravolgere il tuo modo di essere o di comunicare.

Ti dico questo perché ricercare costantemente la perfezione nella comunicazione è fonte di stress e ansia.
Come se non ne avessimo già abbastanza!

Vediamo insieme quali piccole strategie di comunicazione possono aiutarti a parlare chiaro e diretto con i tuoi collaboratori o colleghi:

1. Preparati

“Per essere il numero uno,
devi allenarti come se tu fossi il numero due.”

Maurice Greene

Prova a sintetizzare il tuo intervento, anche se breve, in punti chiave.
Qual è il messaggio che vuoi far passare. Chiediti:

“Qual è il punto?”
“Che cosa deve passare assolutamente?’”
“Che cosa posso evitare?”

Scrivi cosa devi dire. Cerca di formulare frasi brevi.
Una frase eccessivamente lunga può ostacolare la comprensione dell’altra persona e può far sì che tu perda il filo del tuo discorso.


La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza: con la nuova edizione aggiornata 2025 del mio libro “Autorevolezza” e il volume complementare “Prima volta Leader” hai due strumenti pratici per migliorare il tuo impatto, carisma e leadership.

2. Sorridi

In modo tale da trasmettere tranquillità a chi ascolta. Non essere freddo, mettici qualcosa di tuo. Osa qualcosina di originale ma se non sei il tipo, lascia stare … freddure, battutine spiritose o volgari per fare quello-brillante.

Chiudere la conversazione con una battuta che non fa ridere crea un effetto imbarazzante e sgradevole.

3. Non fare premesse infinite

Vai subito al dunque, non ti perdere in rivoli e fronzoli, i tuoi collaboratori o colleghi devono capire fin da subito, cosa dici e cosa vuoi da loro.
Vai dritto al punto.

Continua a leggere la parte 2.