Come scrivere una lettera di presentazione efficace (parte 2)

lettera presentazione

Leggi anche la parte 1.

Contenuti chiari e struttura snella

Ecco gli elementi base che dovrebbe contenere una lettera di accompagnamento:

1. Il luogo, la data, I tuoi dati e quelli della società per cui ti candidi;

2. L’oggetto deve contenere l’esplicito riferimento al ruolo per il quale ti candidi;

3. Nelle prime righe evidenzia il mezzo attraverso il quale hai saputo del posto vacante (annuncio, informazione ricevuta da un amico o indicazione dell’Ufficio del lavoro, etc.);

 


 

4. Motivo della candidatura. Nel 1° paragrafo devi spiegare il motivo per il quale stai scrivendo all’azienda o al datore di lavoro;

5. I paragrafi centrali devono esaltare i tuoi punti di forza e indicare i punti d’incontro tra le tue esperienze e competenze e il ruolo vacante per il quale ti stai candidando;

6. Rimarca le tue competenze, conoscenze ed esperienze professione, a seguire la tua attuale funzione e attività;

7. Nella conclusione, ringrazia per l’attenzione e dai la tua disponibilità a un colloquio conoscitivo;

8. Non dimenticare la firma e l’autorizzazione al trattamento dei tuoi dati;

La lettera di presentazione non deve essere eccessivamente lunga, altrimenti potrebbe portare il selezionatore a cestinarla senza neanche leggerla. Bastano dieci – quindici righe. Inoltre, utilizza inchiostro nero e scegli un carattere stile Times New Roman, Arial o simili.

Ripeti i concetti presenti nell’offerta

Un ottimo metodo per dare immediatamente, a chi legge, l’idea di avere di fronte una candidatura “ragionata” è quello di ripetere alcuni concetti presenti nell’offerta.

Ad esempio se nell’offerta si richiede “conoscenza di SAP Business One ”, inserire nelle prime righe della lettera di presentazione: “… come potrete vedere più approfonditamente nel mio CV allegato, ho tre anni di esperienza come supporto al responsabile finanze e in particolare conosco molto bene il software gestionale SAP Business One”.

Altro esempio: in un annuncio per venditori settore luxury, si richiede “precedente esperienza” nel settore. Nella lettera di presentazione inseriremo la frase: “Ho i requisiti da voi richiesti, infatti, ho maturato oltre quattro anni di esperienza nel settore lusso e nello specifico dell’alta orologeria, nella boutique XXXXX di ST. Moritz, dove mi occupavo di vendita a clientela internazionale”.

Oppure se nell’offerta si richiede “disponibilità a frequenti trasferte”, inserire nella lettera: “Nella mia ultima occupazione ho avuto la possibilità di compiere numerose trasferte (Svizzera, Italia ed Europa dell’Est), sono dunque molto interessato a un’occupazione che mi dia la possibilità di effettuare trasferte presso clienti e fornitori”.

Parola d’ordine: Personalizzazione

È fondamentale che la lettera di presentazione non sia scontata.

Se il CV è un elenco del tuo percorso formativo e professionale, la lettera di presentazione ha una forma meno schematica e più spontanea … qui puoi concederti qualche libertà in più, una forma meno schematica e più genuina! Ricorda che la lettera di presentazione dovrà in qualche modo colpire l’attenzione di chi la sta leggendo.

È opportuno utilizzare termini tecnici del settore per il quale ci si candida e personalizzare ogni lettera creando “ponti di collegamento” tra le tue competenze ed esperienze e la posizione scoperta che speri di occupare (“Ho trovato interessante la vostra specializzazione nel settore sartoriale perché… ”).

Per personalizzare la tua lettera motivazionale e quindi una candidatura, non è necessario ri-scriverla ogni volta, basta variarne un 25-30%, tutte le volte, in funzione dell’offerta alla quale si risponde.
 

 

Candidatura via mail

Nell’invio della candidatura via mail, la lettera di presentazione deve essere inserita nel “corpo del testo” della mail. ll selezionatore vedrà quindi immediatamente la tua presentazione e solo dopo aprirà il file CV allegato, in formato docx o PDF.

Cosa evitare nella lettera presentazione

Lettera d’accompagnamento uniformata. Ogni lettera andrebbe personalizzata per ogni singola azienda cui ti rivolgi. In effetti, le varie realtà aziendali sono tutte diverse tra loro, anche quelle che appartengono allo stesso settore.

Lettera troppo lunga. La sintesi è una qualità, anche in queste occasioni. Perciò, evita di scrivere una lettera di motivazione di due pagine. È d’obbligo concentrare ciò che si ha da dire in poche righe.

Errori d’ortografia. È necessario inviare una lettera priva di errori, pulita e completa di tutti i documenti usuali. Se lo ritieni utile, chiedi a qualcuno di correggertela. La meticolosità, in questo caso, non è mai troppa. Rileggi la tua lettera a mente fresca alcune ore dopo averla scritta o il giorno successivo.

Utilizzare uno stile piatto. Senza esagerare mostra entusiasmo e vivacità per il lavoro per cui ci si candida!

Non dimenticare la firma o l’autorizzazione all’uso dei dati personali. Il rischio è quello che, senza autorizzazione da parte tua, tutto si blocchi.

Se hai poca o nessuna esperienza

• Enfatizza che hai lavorato, anche per poco tempo, in un luogo prestigioso e in linea con il lavoro per cui ti candidi:

• Inserisci le tue esperienze di volontariato;

• Scrivi i tuoi hobby e interessi personali che forniscano in qualche modo elementi utili al tuo profilo. Per esempio, le grandi catene di articoli sportivi, richiedono spesso figure professionali “che praticano sport”;

• Parla dei tuoi desideri e le tue aspirazioni professionali;

• Dai la tua disponibilità lavorative (part-time, week-end, disponibilità a viaggi, trasferimenti, etc.);

Accompagna il tuo curriculum con una bella lettera di presentazione, in cui spieghi chiaramente perché sei interessato a quel lavoro e quali sono le tue aspirazioni professionali. Non essere vago ma determinato e motivato. Evita frasi tipo”disposto a qualsiasi lavoro” perché suona “caritatevole” e poco avvincente.

Leggi la parte 1.

Concludendo … la lettera di candidatura è il tuo biglietto da visita. Essa determina in buona parte se sarai invitato a un colloquio di presentazione.

Sei contento di come hai descritto te stesso?
Il tuo messaggio è chiaro?
Ritieni che la lettera invogli a conoscerti?

Come scrivere una lettera di presentazione efficace (parte 1)

lettera di presentazione

“Sparare nel mucchio” decine di candidature “prestampate”, identiche per tutti gli invii,
è molto comodo ma poco efficace perché si dà immediatamente l’impressione che per candidarci abbiamo speso solo pochi minuti del nostro tempo.

Non sorprendiamoci dunque,
se non riceviamo risposte (anche se negative) anche dopo innumerevoli candidature.
Il motivo è semplice: la candidatura non è mirata.

Un selezionatore esperto si accorge in pochi secondi,
se si trova davanti ad un candidato che ha letto con attenzione l’annuncio e ha personalizzato la sua presentazione,
oppure se deve leggere una candidatura generica, inviata in massa,
con il più classico dei copia-incolla.

La maggior parte dei selezionatori dà più valore, e spesso una risposta,
a quelle del primo caso mentre sorvola o cestina le candidature del secondo.

La lettera di presentazione, è spesso sottovalutata rispetto al CV ma riveste invece un’importanza enorme,
perché può aiutarti a entrare in contatto con l’azienda, catturare l’attenzione del selezionatore (con lo scopo di ottenere un colloquio) e rimarcare la tua professionalità.

Inoltre dimostra, in pochi secondi, il nostro reale interesse per la posizione;
una personalizzazione ad-hoc indica che “si è letto,
ci si è informati e si è studiato
” prima di inviare la candidatura.

 


 

Ė fondamentale,
ricordarsi di focalizzare la propria attenzione sul destinatario, e sui suoi bisogni,
e non sulle nostre aspirazioni.

Pianifica la tua lettera di presentazione

Se ti candidi come risposta a un annuncio, leggilo bene e annota:

• Le 3-4 competenze principali che richiede la posizione;
• Le ragioni per cui il tuo profilo corrisponde all’impiego;
• I motivi per i quali sei adatto a lavorare per quell’azienda o datore di lavoro;
• Che cosa ti attrae di più di questo impiego;

Occorre differenziare per differenziarsi.

Il che significa che devi personalizzare ogni lettera di motivazione in base alle caratteristiche dell’azienda.

Chiediti.
Come posso trasmettere, in poche righe, la mia motivazione e il mio entusiasmo per quel lavoro?
Spiegare che il mio profilo è adeguato a questa mansione?
Come posso convincere il selezionatore che, se assume me,
mi dimostrerò la persona giusta per quell’azienda in quel ruolo?

Non limitarti a ripetere il tuo CV

Non fare della tua lettera di presentazione una versione “concentrata” del tuo CV.
Lo scopo è presentarsi a un potenziale datore di lavoro e spingerlo a guardare il tuo CV (considera che la tua lettera di presentazione sarà letta prima del CV).

Senza ripetere il contenuto del curriculum allegato,
usa la lettera di presentazione come il tuo biglietto da visita,
sfrutta quest’occasione per chiarire e far conoscere, in poche righe,
aspetti del tuo percorso lavorativo o della tua personalità.

Trasmetti curiosità e interesse per il settore cui ti candidi.
 

Dai un nome al destinatario

Cerca di evitare le aperture generiche del tipo: “Spett.le ditta”, “Spett.le società” o “Egregio direttore del personale”.
Cerca di scoprire nome, titolo e ruolo della persona che prenderà in mano la tua applicazione.

Questo piccolo sforzo in più è indispensabile.

Potrebbero essere il tuo futuro capo,
un collega oppure un consulente esterno (nelle piccole aziende il selezionatore è anche il titolare).

Se la lettera di presentazione è indirizzata,
direttamente a lui/lei avrà senza dubbio un impatto positivo maggiore.

Se proprio non conosci il nome del responsabile …
puoi, volendo, telefonare all’azienda e informarti oppure inserire il nome dell’azienda: “Spett.le XXXX SPA”,
è fondamentale per dare l’idea di aver “spedito la candidatura proprio a loro“.

Informati sull’azienda e sui loro prodotti /servizi

Diamo all’azienda o alla persona alla quale inviamo la nostra lettera di presentazione il messaggio chiaro che,
prima di candidarci ci siamo informati e abbiamo “studiato” i loro prodotti o servizi!

Usa frasi tipo: “Devo riconoscere di essere stata colpita favorevolmente dai contenuti del vostro sito internet,
dai vostri prodotti e dai risultati del vostro staff, perché …
”.

Ogni informazione sull’azienda o datore di lavoro può diventare fondamentale.
Più sarai informato,
più impressionerai il tuo potenziale datore di lavoro
!

Queste informazioni ti permettono di formulare domande mirate e precise anche durante il colloquio, di giustificare la tua candidatura, di sottolineare il tuo interesse per il posto di lavoro e dimostrare intraprendenza e professionalità.

Continua a leggere la parte 2.

Come approcciare con efficacia il cliente silenzioso e diffidente

cliente silenzioso

Come si comporta il cliente silenzioso

Il cliente silenzioso risponde alle tue domande con fatica. Parla lentamente ed ha la necessità di fare pause riflessive più lunghe. Fa movimenti molto lenti.

Parla pochissimo, quasi senza espressione del viso, non capisci se è interessato o invece non vede l’ora che la pianti e te ne vai … Che fai? Continui a parlare o è meglio lasciarlo in pace? Non è facile relazionarsi con un cliente di questo tipo, vero?

Può avere difficoltà di comunicazione ed essere timido, impacciato o non avere idee.

Spesso, però il cliente è silenzioso anche perché è molto diffidente: non ti guarda, tiene le braccia incrociate, mantiene la “guardia alta”, difficilmente è distratto dagli elementi esterni perché è concentrato su di te.

Ti sta studiando … vuole capire con chi ha a che fare!

Cosa non fare

Non tenere il tono di voce troppo alto. Non interromperlo mai durante i suoi brevi interventi ed evita assolutamente le pause che potrebbero imbarazzarlo.

Insistere è pericoloso. Non dare mai l’impressione di avere fretta di concludere la vendita, sollecitando decisioni. Non lasciarti mai sfuggire pazienza e coraggio.

Evita i complimenti pomposi o eccessivi. Le persone con un carattere chiuso avvertono un senso d’imbarazzo nel ricevere complimenti. Infatti, credono, più o meno inconsapevolmente, che occorre diffidare di chi fa i complimenti, poiché l’intento potrebbe essere quello di aggirarlo o manipolarlo.

Cosa fare

Dimostra cortesia e il massimo interesse. Usa argomentazioni complete ed esaurienti e fai domande dirette del tipo aperto per indurlo a parlare e fornirti informazioni sulle sue esigenze.

Usa una comunicazione trasparente, onesta e autentica. Massima chiarezza in ogni aspetto (prezzi, politiche aziendali, tempistiche, etc.). Dobbiamo esser disponibili ad ammettere e discutere anche eventuali manchevolezze e problemi di ciò che offriamo.

Argomenta, con dimostrazioni pratiche e concrete usando strumenti visivi, le caratteristiche e i vantaggi dei tuoi prodotti o servizi. Usa argomenti esaurienti e completi, ripeti, se il caso, i concetti ma usa parole diverse.

Il cliente silenzioso ha necessità di vedere, controllare, riflettere. Evita di forzare la vendita. Non sono le tue parole che lo convinceranno, ma le tue azioni. E per quelle, prenditi il tempo che serve. Con calma e pazienza. Pensa a questo cliente come a un’opportunità che ti farà crescere professionalmente.

L’errore TOP che devi evitare

Non pensare, a priori, che siccome non parla o risponde a fatica non è interessato al tuo prodotto o servizio oppure è arrabbiato.

Non pensare, a priori, che siccome non parla o risponde a fatica è soddisfatto del tuo articolo o servizio che gli stai offrendo.

Mai dare per scontato un cliente che non si lamenta, è un cliente felice.

La maggior parte di chi sperimenta situazioni negative si limita a chiudere i ponti (senza lamentarsi direttamente) e ad abbandonare il punto vendita, fitness, coiffure, estetista per andare dalla concorrenza.

Il cliente di oggi è facile a risentirsi e offendersi

Una parola sbagliata, un gesto di troppo e di colpo… sparisce senza dire nulla. Se reputa di aver subito un torto o di aver ricevuto un articolo, un prodotto o un servizio che non soddisfa la sua esigenza, non ti dice niente, ti “molla su due piedi” e non torna più.

E’ normale che un cliente insoddisfatto parli negativamente della sua esperienza a decine di persone.

Se vuole rincarare la dose, può moltiplicare le sue critiche postando il proprio parere su community o social network. Nell’era d’internet la pubblicità negativa può indebolire seriamente la credibilità di un’azienda.

È il passa-parola negativo: il pericolo più grande di ogni piccola e grande impresa!

Il cliente che si lamenta ha un valore inestimabile.

E tu, cosa ne pensi?
Che cosa dicono i vostri clienti di te? Non lo sai? E questo è il pericolo.

Basta scuse. È il momento di lanciarsi! (parte 2)

scuse per non fare qualcosa

Leggi anche la parte 1.

Basta ripetere che non hai tempo

“E’ troppo presto.”
“E’ troppo tardi.”
“Non ho tempo.”
“Ah! … Se avessi tempo.”

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Veramente non abbiamo tempo? Perché le nostre giornate sembrano più corte rispetto a quelle di altre persone? Eppure per tutti una giornata è di 24 ore!

Molto probabilmente usiamo il tempo per fare altro e non ce ne accorgiamo.

Magari passiamo un sacco di tempo davanti alla televisione, dal parrucchiere o in palestra … abbiamo sempre tempo per gli aperitivi e per discutere su Facebook … oppure a leggere mail non importanti o a navigare (ma spesso a cazzeggiare) su Internet perdendosi negli “ultimi aggiornamenti” di gossip.

In pratica, quante ore passiamo su cose poco importanti e quanto tempo dedichiamo al nostro miglioramento e al nostro progresso?

Se diamo priorità alle cose veramente importanti, scopriamo di avere tantissimo tempo (anche perché le cose realmente importanti sono poche!).

Tante volte il non avere tempo diventa una scusa per non fare qualcosa e riempire, in qualche modo, la nostra giornata o semplicemente perché abbiamo paura di affrontare una certa situazione o di lanciarci in una nuova impresa.

Basta aspettare il momento giusto

“Lo farò quando …
… finisco l’università,
… troverò lavoro,
… mi sposo,
… avrò figli,
… i figli saranno sistemati,”

Non aspettare il momento giusto per iniziare perché il momento perfetto non arriverà mai.

Se aspetti, troverai sempre qualche scusa per rimandare.
Il “nuovo” fa paura e ti costringe a “forzare” la situazione e uscire dalla tua zona di comfort. Avrai sempre timore di fallire e di non aver fatto la scelta giusta.
Dobbiamo accettare che non ci sono certezze e non esistono garanzie di successo.

 


 

Non essere avventato o incosciente ma cerca di vincere la paura e la pigrizia.
Vuoi una garanzia di successo prima di lanciarti? Mi spiace, non esiste ma se non provi,
è garantito che fallirai.

Basta dare la colpa a elementi esterni

“Fa un caldo da morire.”
“Che freddo insopportabile”
“Le uggiose giornate invernali mi deprimono”
“Ho mal di testa.”
“Sono stanco.”
“Non sopporto il vento.”
“Ho dormito poco/male.”

Se la stanchezza prende il sopravvento, riposati!
Una breve pausa, ogni tanto, è fondamentale per stare meglio e non sentirsi sopraffatti. Tutto quello che devi fare, anziché rimandare e accumulare gli impegni, è prendere una pausa e poi tornare a organizzarti.

Il caldo, il freddo o il vento non possono essere scuse per non fare qualcosa, per non agire e non portare a termine i tuoi impegni.
Impara a sopportare e diventerai più forte (ogni piccola sopportazione aumenta la tua forza e la tua volontà) e il clima non condizionerà più le tue giornate.

Se abbandoni solo per il brutto tempo o ti lasci fermare da una goccia d’acqua devi lavorare sulla tua forza di volontà. Ogni anno diventi sempre più intollerante, farà sempre più caldo/freddo e sarà sempre più difficile resistere … peccato che ad ammalarsi siano proprio (e sempre) quelli che si difendono ed evitano ogni intemperie.

L’importante è fare il primo passo, evitando di accampare scuse per non fare qualcosa: solo allora l’azione sostituirà la procrastinazione.

 
More: scopri il coaching per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

Basta usare un linguaggio depotenziante

“Figurati. Se succede a me”
“Tanto … so già come va a finire”
“Non cambia mai niente”
“Le cose non cambiano mai”
“Tanto sono sfortunato”
“Non agisco sennò poi sbaglio”

Non boicottarti per la paura di sbagliare.

Se sei convinto di sbagliare o credi di fallire, per il solo fatto di crederlo ti comporti in un modo tale che … la tua aspettativa si avvera.

È solo una questione di tempo e poi … spash! Il tuffo nell’acqua gelata arriva di sicuro.

Se ti aspetti di sbagliare vuol dire che non hai fiducia nelle tue capacità, l’errore fatto diventa una conferma delle tue incapacità e una ragione in più per desistere e mollare tutto.

Se invece, accetti l’errore come un insegnamento,
il passo falso appena compiuto ti indicherà quale mossa dovrai evitare nella tua scalata al successo.

Basta scuse per non fare qualcosa

Prova a fermarti e a riflettere su ciò che davvero vuoi, se è in linea con i tuoi valori più profondi e comincia ad agire.
Passa all’azione con la giusta umiltà e determinazione e vedrai che troverai solo soluzioni e … nessuna scusa ti potrà più fermare!

Ultimamente hai “usato” qualcuna di queste scuse per non fare qualcosa?
Riesci a vedere il modo in cui stanno sabotando la tua vita?
Hai calcolato il prezzo che stai pagando?

Basta scuse. È il momento di lanciarsi! (parte 1)

scuse per non fare

Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada,
gli altri una scusa
.”
Proverbio africano

Siamo amanti della procrastinazione, filosofi del rimandare,
artisti del posticipare.

Mentiamo a noi stessi, rimandiamo impegni e responsabilità, ci distraiamo con qualsiasi attività (anche se inutile),
continuiamo a lamentarci per non essere riusciti a raggiungere i nostri obiettivi.

Le scuse per non fare diventano facilmente abitudini che ci rendono passivi davanti agli eventi della vita,
ma non riusciamo (o non vogliamo?) a sostituire pigrizia, inerzia e scuse con energia, volontà e azione.

Scuse per non fare e non mettersi in gioco

Non appena la salita comincia a farsi dura, anziché prendere l’opportunità per metterci alla prova,
tiriamo fuori un ventaglio di giustificazioni per non continuare (o iniziare) e gettiamo subito la spugna.

Piuttosto che metterci in gioco, e ammettere le nostre responsabilità, ce la prendiamo con la fortuna, il caso o il destino e raramente mettiamo in discussione la nostra poca determinazione o la nostra scarsa volontà.

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Le difficoltà, che incontriamo nella vita, non devono essere una scusa per mollare ma un’opportunità di crescita, di progresso e non dovremo lamentarci per quello che ci accade ma mantenere un approccio sempre proattivo verso gli eventi che ci accadono.

Una caduta non è una sconfitta ma un passo avanti verso il successo. Si dice che i vincenti trovano sempre una via mentre i perdenti trovano sempre una scusa.
Infatti, ci sono sempre persone che ce la fanno,
nonostante tutto!

Perchè ti nascondi dietro queste scuse per non fare? Perché non stai facendo quello che devi fare? Cosa succederà se continui a rimandare? Se rispondi onestamente, ti renderai conto che è importante iniziare subito. Non importa quale sia il tuo obiettivo (trovare lavoro, metterti a dieta, imparare una lingua etc.).

Trova meno scuse e passa all’azione.
Basta scuse: FALLO ADESSO!

Basta aspettare di essere pronti

“Oggi non me la sento”
“Sono stressato”.
“Quando sarà passato questo periodo, lo faccio”
“Non sono preparato/ancora pronto”
“Non è il momento giusto.”
“E’ un periodo pesante.”
“10 minuti ed inizio.”
“Ancora 5 minuti.”
“Solo per questa volta”

La verità è che non saremo mai pronti!

Muoviamoci ora o potremmo non partire mai.

 


 

Per iniziare, non aspettiamo di essere preparati, di essere perfetti o di “sapere tutto”.
Abbiamo scelto il nostro obiettivo, abbiamo raccolto tutte le informazioni necessarie, abbiamo valutato i rischi e individuato le azioni da fare.
Adesso dobbiamo fare il primo passo.

Quando lo farai?
Dopo una lunga e meditata riflessione?
Dopo aver chiesto il parere agli altri?
Averci dormito sopra?
Aspettando il segnale dal cielo o da un sogno?
Oppure semplicemente aspettando “domani”?

Parti adesso e migliora strada facendo, un piccolo passo dopo l’altro.

Se qualcosa non va, cambia un dettaglio e poi riprova. All’inizio non ti sentirai mai completamente pronto perché stai andando oltre la tua abituale zona di comfort, stai prendendo una strada stimolante e affascinante ma anche ignota e (forse) piena d’insidie.

Anche se conosci tutta la teoria, ma non “scendi” nella pratica sei sempre al punto di partenza.
Potresti leggere e informarti per giorni o per anni, ma non saprai mai tutto quello che c’è da sapere. A un certo punto dovrai fermarti,
respirare e … buttarti!

Basta aspettare il giorno giusto

“Lo farò domani.”
“Dal 1° gennaio ricomincio.”
“Dal 1° del mese ricomincio.”
“A gennaio mi iscrivo in palestra.”
“Da lunedì ricomincio.”
“Dopo le vacanze ricomincio.”
“E’ venerdì!”sabato!, domenica!”
“È il week-end.”

Fai parte anche tu del club di “Quelli che dal 1° dell’anno/ mese/ settimana … faranno/diranno/cominceranno”?
Il lunedì hai sempre buoni propositi ma il martedì li hai già dimenticati?
Oggi non riesci ma da domani …

Sì, sì. Come no!

E domani non avrai alcun motivo per non dire la stessa cosa di oggi.
Dopo tutto, un giorno in più che differenza fa? Alla fine, ti rendi conto che hai rimandato le cose così che oramai non è neanche più il caso di farle.

Non lasciarti immobilizzare dalla sindrome di “domani”: il tempo giusto per l’azione è “oggi”.
Rimandare serve solo a continuare a vivere la vita a metà senza “approfittare” di ogni giorno che hai a disposizione.

Iniziare “da domani”, “da lunedì”, “dal mese prossimo”, ecc,. non ti farà cominciare mai. Fallo adesso, subito.
Devi fare il primo passo adesso perché non esiste il giorno o l’ora giusta per iniziare a fare qualcosa.

 
More: scopri il coaching per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

Basta rimandare per la paura di sbagliare

Tutti sbagliano.

Tutti hanno paura la prima volta che fanno qualcosa.

Viviamo in tempi complessi e incerti.
Anche se ti organizzi e pianifichi con cura, ci saranno sempre imprevisti, calcoli sbagliati, ritardi e cambi di programma.

Avremo sempre timore di sbagliare, di non conoscere a priori quale sia la scelta sbagliata e quale quella giusta. La verità è che la paura di sbagliare ci accompagnerà sempre.

Non ci sono certezze e non esiste la garanzia di successo quando siamo di fronte ad una scelta.
Accetta la paura come un dato di fatto e considerala come parte integrante del tuo percorso personale.
Accettare la paura, non significa che siamo paurosi, rassegnati o irresponsabili.
Vuol dire, semplicemente, che scegliamo di essere più saggi e concreti.

Senza cadere nel vittimismo o nell’accampare scuse per non fare accettiamo i nostri limiti,
siamo più comprensivi con noi stessi e passiamo senza indugio all’azione.

Continua a leggere la parte 2.

8 frasi che dovresti dire spesso ai tuoi collaboratori

frasi per motivare il team

Foto di rawpixel

Frasi per motivare il team?
Non siamo abituati a porgere complimenti e apprezzamenti ai nostri collaboratori, non sappiamo come fare,
abbiamo paura di sbagliare, di creare favoritismi nel team o di diventare ridicoli.

Oppure abbiamo paura che gratificando chi lavora con noi,
“gli diamo potere” oppure che “si monta la testa e si crede migliore di noi”.

E così ci tratteniamo.
Non pronunciamo quasi mai frasi per motivare il team.

Che peccato!
Un’occasione persa per “spargere” attorno a noi carisma e positività.

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Sei il leader del tuo team.

Devi trasmettere fiducia e importanza a ogni singolo membro del tuo team. Fai sentire che la sua presenza apprezzata. Un leader che sa comunicare crea team più forti e collaborativi. Scopri come migliorare le tue interazioni con il coaching.

Fai sentire la tua squadra importante e indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi.

La gratificazione è il punto di partenza per la costruzione di un team solido e propositivo.
Queste frasi (che puoi trovare anche sul mio libro “Autorevolezza”) – ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025 – per motivare il team possono darti spunti interessanti:

1. “Ottimo lavoro, complimenti!”

È una frase semplice,
diretta senza giri di parole che stimola l’autostima.

Le persone che lavorano con te vogliono essere tenute, come tutti,
nella giusta considerazione.

L’autostima è un bisogno umano,
si alimenta di riconoscimento e vale più di qualsiasi forma di retribuzione.

La gratificazione è il motore che ci spinge a dare il massimo per ottenere risultati sempre migliori.

Riconosci e apprezza il lavoro dei tuoi collaboratori,
i loro sforzi e i risultati che hanno ottenuto.

Sentire che il proprio lavoro è apprezzato e importante crea un ambiente di lavoro positivo, motivato e molto produttivo. Leggi ancora se vuoi approfondire.

2. “Mi fido di te”

Condividi con il tuo team le responsabilità, i compiti e le informazioni e …
il successo.

 


 

Condividere è un grande atto di fiducia e un riconoscimento molto potente per i tuoi collaboratori.

La maggior parte di loro desidera fare un buon lavoro, avere degli obiettivi,
condividere le responsabilità e partecipare al successo dell’azienda per cui lavorano.

Distribuire le varie responsabilità è un attestato di fiducia per i tuoi collaboratori … è come dire a ognuno di loro “Io mi fido di te”.

Vedrai come la loro motivazione può salire alle stelle!

3. “Tutto bene a casa?”

Prendi a cuore gli interessi del tuo staff, i loro problemi personali,
aiutali a bilanciare lavoro e vita privata.

Anche le piccole attenzioni significano molto per le persone che lavorano con te: i loro compleanni, i nomi dei figli, dire ‘Ciao, come va?” con sincerità.

Esprimi il tuo lato più umano e sarai apprezzato anche sul lato personale.


Ogni frase può ispirare o scoraggiare. Impara a scegliere sempre le parole che ispirano.
Trovi spunti interessanti nei miei libri:
la NUOVA edizione aggiornata 2025 di “Autorevolezza” ti dà strumenti immediati e concreti. “Prima volta Leader” ti accompagna nei primi passi con chiarezza e concretezza.

4. “Cosa ne pensi?”

Piuttosto che decidere tutto da solo, promuovi un lavoro di squadra,
coinvolgi i tuoi collaboratori o dipendenti nel processo decisionale,
incoraggiandoli a suggerire modi nuovi o alternativi di fare meglio le cose.

Fai domande stimolanti tipo:

  • “Questo è il nostro problema, tu come lo risolveresti?”
  • “Non stiamo andando bene in quel settore, tu cosa faresti?”

Incoraggia le persone del tuo team al dialogo,
ascolta quello che hanno da dire e poi valuta i loro suggerimenti,
mantenendo sempre la tua libertà di pensiero e di azione.

Le persone coinvolte sono sempre quelle più motivate.

5. “Ti ascolto”

Imparare ad ascoltare è il segreto per avere una comunicazione davvero efficace.

Le persone che lavorano per te desiderano essere ascoltate con attenzione,
vogliono sentire la tua partecipazione e la tua empatia.

Più percepiscono il tuo reale interesse nei loro confronti,
più aumenta il loro desiderio di comunicare e di interagire con te.

Ascolta i bisogni dei tuoi collaboratori, le loro perplessità, i loro dubbi,
le loro proposte, senti cosa vorrebbero cambiare, valuta e poi agisci di conseguenza.

Se sai ascoltare i tuoi collaboratori vuol dire che sei una persona sicura di te,
non ritieni di aver la soluzione per tutto e per tutti e non hai paura del confronto.

Un vero leader!


“Essere un leader significa anche scegliere le parole giuste. Lavora sulla tua comunicazione.”

6. “Come posso aiutarti?”

Sei il leader del tuo team,
diventa un supporto attivo e concreto per ognuno di loro.

Fai sentire che ci sei,
fornisci appoggio e aiuto a chi ti circonda.

Chiedi di cosa hanno bisogno per raggiungere i loro obiettivi (che poi, di fatto, sono anche i tuoi): un aiuto, un favore oppure un consiglio?

Aiutali a creare un piccolo piano d’azione e a eliminare i possibili ostacoli che possono trovare sul cammino verso i loro obiettivi.

Chiedi:

  • “Questo è il tuo obiettivo. Come posso esserti d’aiuto?”
  • “Cosa ti serve?”
  • “Quali strumenti/supporto ti occorrono?”

Sostienili e incoraggiali costantemente,
fai sentire che sei un capo attento e presente anche, e soprattutto,
nei momenti difficili.


“Ti sei mai chiesto se i tuoi collaboratori si sentono valorizzati dalle tue parole? Con il coaching, puoi imparare a comunicare in modo più efficace.”

7. “Festeggiamo?”

Festeggi spesso con il tuo team?
Si, si come no!

Siamo talmente focalizzati sul futuro, sul target,
sui problemi che raramente ci concediamo una pausa per apprezzare e celebrare i successi nel nostro lavoro.

Quando celebri e festeggi con il tuo team,
condividi sensazioni positive e crei spirito di coesione e di alleanza.

Ogni occasione (una buona vendita, il raggiungimento del target etc.) deve essere l’opportunità per celebrare,
divertirsi e svagarsi con il tuo team.

8. “Grazie!”

È facile dire “grazie”, sono solo sei lettere,
è breve, diretto e vale molto più di mille parole.

La più semplice delle frasi per motivare il team.

Purtroppo “Grazie” è una delle parole più difficili da dire (non solo in ambito lavorativo),
nonostante racchiuda un grande valore positivo, soprattutto nei momenti più difficili.

Queste frasi per motivare il team sono semplici ma hanno una potenza enorme

Servono a portare positività nei tuoi rapporti interpersonali, a creare un clima produttivi,
a gratificare e a motivare le persone che lavorano con te.

Sono frasi che ogni collaboratore vorrebbe sentire spesso dal suo leader!
Usale con passione e sincerità … vedrai i risultati!

Se vuoi approfondire questo argomento (frasi per motivare il team):

Personal Coaching: ecco come aumento la tua performance (parte 2)

coaching store manager 6 esempi

Leggi la parte 1.

4. Voglio essere più leader

I team leader eccellenti sono consapevoli dell’influenza che hanno sugli altri, hanno sempre e prima di tutto competenze elevate con le persone, ispirano i propri collaboratori a fare del loro meglio e a raggiungere grandi obiettivi.

Leadership non è solo dire ai collaboratori cosa fare, trasmettere conoscenza, capacità e abilità ma creare, piuttosto, dei rapporti potenti e produttivi.

Non esiste un modello di comportamento, migliore di tutti gli altri. Quello che “dici” al tuo team è importante, ma lo è ancor di più il “modo” in cui ti comporti, la congruenza delle tue parole con i fatti, la tua convinzione e la tua energia.

 


 

I tuoi comportamenti sono la chiave per comunicare, persuadere, entusiasmare e risolvere i problemi. Per questo diventa fondamentale provare, verificare, mettere a punto provando e riprovando, sino a prendere confidenza con questi nuovi comportamenti e atteggiamenti.

Che cosa facciamo durante le sessioni di personal coaching?

No:

No assolutamente a “scimmiottamenti da grande manager”, pose plastiche e atteggiamenti “costruiti” in modo innaturale. Sarai stimolato, invece, a ricercare il tuo stile di leadership personale.

SI:

Allora cosa facciamo concretamente? Pratica, pratica, pratica!

Impara a trasmettere fiducia e a comunicare con un linguaggio più incisivo e stimolante. Apprendi come potenziare il tuo approccio relazionale: la postura, le espressioni del viso, i gesti, la voce, etc. per aumentare la tua autorevolezza. Lo sai che chi sa ascoltare aumenta il suo carisma? Apprendi come “ascoltare in modo attivo” i tuoi collaboratori.

5. Voglio cambiare azienda/lavoro

Desideri ritrovare motivazione ed entusiasmo nel tuo lavoro? Cerchi nuove sfide professionali, maggior affermazione e soddisfazione?

Parlare di lavoro oggi è quanto mai difficile, vista la situazione critica e il Mercato caotico, pieno di contraddizioni e di difficoltà. Proprio grazie a questa complessità, è in grado di offrire opportunità nascoste e possibilità inaspettate.

Se il lavoro non ti soddisfa, probabilmente è tempo di prendere qualche rischio, uscire dalla zona di comfort e andare incontro all’opportunità di sentirti ancora vivo, creativo e deciso di mostrare al mondo le tue capacità.

Se avessi un coach di fiducia al tuo fianco, ci proveresti?

Per prima cosa ti aiuto a chiarirti le idee e a guardare con occhi nuovi la tua sfera professionale. Lavoriamo su tutte le scelte che hai effettivamente a tua disposizione, ampliando il più possibile la tua visione della realtà.

Vuoi solo migliorare la tua posizione in azienda?
Vuoi lasciare il tuo lavoro e trovarne uno nuovo?
È una scelta ponderata o è dettata da un momento di frustrazione professionale?
È davvero il momento per un cambio di lavoro o stile di vita oppure è solo un periodo di disorientamento e demotivazione?

Sei tu a deciderlo. A questo punto facciamo un assessment delle tue capacità, dei tuoi punti di forza, del tuo potenziale, prepariamo un CV e una lettera di presentazione efficace, identifichiamo i settori in linea con le tue aspettative e definiamo un piano d’azione concreto per raggiungere l’obiettivo che hai definito.

Che cosa facciamo durante le sessioni di personal coaching?

No:

Il mio compito di coach non è quello di fornirti soluzioni preconfezionate (fai questo … non ti consiglio di fare quello) ma fungere da supporto in modo da permetterti una chiara visione d’insieme e fornirti gli strumenti necessari per creare un piano d’azione di successo.

SI:

Insieme valutiamo i tuoi obiettivi, desideri e sogni lavorativi. Definiamo un piano d’azione che, passo dopo passo, ti permette di sviluppare un programma concreto per il tuo percorso professionale, affrontare il cambiamento con serenità e sicurezza, sviluppare tenacia e intraprendenza, fare preparazioni vincenti e fornirti feedback in tempo reale per i colloqui di lavoro, meeting e happening.

6. Voglio gestire al meglio il mio team

Gestire i rapporti personali sul lavoro è tutt’altro che semplice e lo sai bene anche tu, poiché ogni giorno ti trovi a convivere con comportamenti e atteggiamenti che ti provocano contrasti e tensioni.

Ognuno ha il suo stile, il suo carattere e le sue manie.

C’è chi è troppo passivo e chi, al contrario, è troppo aggressivo. Chi è maleducato, chi è troppo permaloso, pettegolo o poco disponibile verso gli altri.

E tu, come ti relazioni con i tuoi collaboratori?
Sei socievole, chiuso o diffidente?
Vorresti essere più empatico e disponibile ma la paura di sbagliare ti blocca e ti fa “irrigidire”?

Di questi tempi, è importante gestire con efficacia i tuoi collaboratori perché le persone oggi possono determinare il successo o l’insuccesso della tua carriera di leader, manager o responsabile.

Che cosa facciamo durante le sessioni di personal coaching?

No:

Non applichiamo teorie gestionali generiche ma insieme cerchiamo, piuttosto, di analizzare e verificare il tuo caso specifico. Scopriamo l’approccio migliore e personalizzato per gestire in modo positivo e costruttivo il rapporto con il tuo team.

SI:

Impari in sostanza come prepararti per un colloquio/feedback con un collaboratore difficile, gestire obiezioni, repliche o “attacchi” da parte di un tuo collaboratore, difendere le tue idee e mostrare il disaccordo con positività, chiedere “PERCHE” e dire “NO” ai tuoi collaboratori senza sensi di colpa.

Leggi la parte 1

Quanto dura il personal coaching?

Dipende dal tuo obiettivo.

La durata del personal coaching lo decidi tu sulla base della complessità dell’obiettivo che hai prefissato. Mediamente, variano da 1-4 ore per un tema specifico (coaching mirato) a 6-8 ore per un obiettivo più complesso (personal coaching).

Valuta le tue specifiche esigenze, definisci il tuo obiettivo e decidi la durata del personal coaching. Qual è la tua necessità? Una “dritta” veloce, un supporto concreto di qualche ora o un percorso formativo personalizzato ed efficace con test e verifiche?

Una volta deciso, partiamo! Personal coaching sull’obiettivo che hai definito. Ci incontriamo di persona oppure online (via skype) una volta la settimana. Sarò felice di accompagnarti passo per passo fino al raggiungimento dell’obiettivo che hai definito.

I risultati non sono all’altezza delle aspettative?

Stai perdendo fiducia e determinazione?
Ti piacerebbe migliorare alcuni aspetti del tuo approccio e della tua leadership?
Avere più grinta e determinazione?

Se hai risposto sì ad anche solo una di queste domande, ho pensato per te un servizio di personal coaching dedicato ai privati.

Vedrai i risultati!

Personal Coaching: ecco come aumento la tua performance (parte 1)

coaching

Il personal coaching è un vero e proprio “allenamento personale” per sviluppare i tuoi “muscoli caratteriali” e la tua performance. Si sviluppa tramite sessioni (incontri formativi) individuali e riservate con il coach professionista.

Ricevi immediatamente un forte stimolo all’azione, rafforzi la tua autostima, migliori le tue competenze con effetti positivi “a cascata” sui risultati del tuo lavoro.

Scegli l’area che desideri potenziare (rapporti, performance, leadership, etc.) e il mio proposito sarà di accompagnarti passo per passo fino al raggiungimento degli obiettivi che hai definito.

Come funziona il personal coaching?

A volte non è semplice mettere in risalto la concretezza del personal coaching. L’obiettivo è quello del raggiungimento di obiettivi e il miglioramento dei risultati e della performance. Il coaching si basa su fatti concreti (cosa puoi fare praticamente per cambiare una specifica situazione o raggiungere un determinato risultato).

Ecco 6 casi in cui il personal coaching ti può essere concretamente d’aiuto:

1. Voglio motivare il mio team

Il Mercato sta cambiando, anche in conseguenza della crisi che ci ha investito negli ultimi anni, stanno cambiando i clienti … allora deve cambiare anche il modo di approcciare il nostro lavoro e, soprattutto, il nostro team.

È necessario coinvolgere le persone che lavorano con noi. È tempo di diventare leader!

Mica facile! Come puoi motivare le persone che lavorano con te? Ci hai provato più volte a dare una scossa motivazionale ma subito dopo ti sei ritrovato al punto di partenza. Non è vero?

Prima di darti tutti gli strumenti per motivare il tuo personale voglio assicurarmi che hai (davvero) consapevolizzato il fatto che la motivazione non “sgorga spontanea” dai tuoi collaboratori e che non la puoi nemmeno delegare a un corso, un formatore o a un coach (pur bravo che sia!).

 


 

La motivazione del tuo team passa inevitabilmente da te, il responsabile, il capo, il leader! Sei tu quello che per primo deve motivarsi, entusiasmarsi, ispirarsi, “allenarsi” e dopo, solo dopo, la puoi chiedere (anzi pretendere) dai tuoi collaboratori.

E quindi?

Mi concentro, subito e principalmente, su di te, sul tuo atteggiamento, sul tuo approccio! Solo a questo punto, possiamo stabilire un piano d’azione concreto che ti permetta di dedicare un certo numero di ore alla settimana alla motivazione del tuo team.

Che cosa facciamo durante le sessioni di personal coaching?

No:

Nessuno slogan motivazionale, frasi a effetto o lunghe teorie sulla motivazione. Se anche tu hai avuto, come tutti, problemi di motivazione sai perfettamente che se anche dai una pacca sulla spalla a un tuo collaboratore e dici: “Eddai, forza motivati!” non gli sarà di grande aiuto.

SI:

Entriamo subito nel concreto. Quali sono le azioni che ti permettono di gratificare e potenziare il tuo team? Come puoi celebrare e incoraggiare i vari membri del tuo team? Come riconoscere e potenziare ogni singolo collaboratore? Ecco, ci concentriamo solo su questo!

2. Voglio gestire un rapporto difficile

Come reagisci davanti al capo tiranno, la collaboratrice difficile o il collega ambizioso che ti pugnala alle spalle alla prima occasione? Meglio essere grintosi o diplomatici?

L’ideale, per avere buoni rapporti con gli altri è saper equilibrare, a seconda le circostanze, grinta e combattività con diplomazia e affabilità. I dissidi e le divergenze sul luogo di lavoro sono naturali e inevitabili! Non possiamo controllare il comportamento degli altri, ma ci sono tecniche e abilità che possiamo imparare per trasformare contrasti distruttivi in accordi costruttivi.

Di solito vogliamo gestire un rapporto difficile senza implicarci troppo, controllando le conseguenze delle nostre azioni o sperando che il tempo sistemi, magicamente, le cose.

Nelle sessioni di personal coaching, per prima cosa t’invito a fare un passo indietro per guardare alla situazione con il massimo dell’obiettività.

Stai affrontando la questione o stai facendo finta di niente?
Meglio agire subito o aspettare il momento opportuno?
Ti stai focalizzando troppo sul problema?
Sei stanca e stressata e stai amplificando conseguenze e ripercussioni?

Ti aiuto a valutare i pro/contro di ciascuna scelta, individuare l’azione (o la non-azione) più importante, urgente o necessaria da fare e identificare un piano d’azione incisivo. Spesso, confrontarsi con una persona esterna, non coinvolta emotivamente e non giudicante, ci può essere di grande beneficio.

Che cosa facciamo durante le sessioni di personal coaching?

No:

Non applichiamo teorie generali ma insieme cerchiamo di analizzare il tuo caso nel modo più specifico possibile. Il mio compito di coach non è quello di fornirti soluzioni preconfezionate (fai questo e non fare quello) ma fungere, piuttosto, da cassa di risonanza e da supporto, in modo da permetterti una chiara visione d’insieme e fornirti gli strumenti necessari per creare la tua risposta strategica di successo.

SI:

Scopriamo insieme l’approccio migliore e personalizzato per gestire al meglio il tuo rapporto con il capo, collega o collaboratore. L’assertività è un approccio che ci permette di gestire in modo propositivo, positivo e costruttivo i nostri rapporti professionali.

3. Voglio migliorare le mie competenze

Cosa ti serve per essere più produttivo nel tuo lavoro?

Gestire meglio il tempo, delegare con più efficacia, potenziare alcuni aspetti del tuo approccio e della tua leadership, lavorare in modo più intelligente, definire meglio gli obiettivi?

Ti fornirò gli strumenti che ti servono per affrontare al meglio i cambiamenti repentini, i problemi quotidiani e la competitività sempre più aggressiva. Posso aiutarti a essere ancora più produttivo ed efficiente, migliorando il tuo approccio e il tuo atteggiamento.

Imparerai a gestire meglio il tempo, a potenziare alcuni aspetti della tua personalità, lavorando in modo più intelligente, focalizzato e meno dispersivo.

Valuta le tue specifiche esigenze, definisci il tuo obiettivo e decidi la durata del personal coaching. Qual è la tua necessità? Una “dritta” veloce, un supporto concreto di qualche ora o un percorso formativo personalizzato ed efficace con test e verifiche?

Una volta che hai deciso, partiamo! Personal coaching sull’obiettivo che hai definito.

Che cosa facciamo durante le sessioni di personal coaching?

No:

Non ci perdiamo in lunghe e fumose teorie. La teoria è controproducente in questi casi. Nel tuo lavoro rischi di non trovare nulla di tutto ciò che hai studiato. Troppa teoria rischia di farti approcciare tutti i problemi in modo meccanico cercando di applicare quello che hai letto.

SI:

Costruiamo su misura il tuo percorso di coaching! Vedrai i risultati, grazie a un approccio uno-a-uno più incisivo, produttivo ed efficace. Sarò felice di accompagnarti passo per passo fino al raggiungimento dell’obiettivo che hai definito.

Leggi anche la parte 2.

Lettera di presentazione per store manager: è tempo di differenziarsi!

Lettera di presentazione per store manager

Riesci a esprimere in pieno nella lettera di presentazione il tuo potenziale di store manager? Ti piacerebbe mostrare il tuo valore ed essere più intraprendente e propositivo?

La lettera di presentazione è il tuo biglietto da visita, devi mostrare la validità della tua candidatura, i tuoi punti di forza e gli elementi di contatto tra il tuo profilo professionale, l’azienda e il ruolo specifico per cui ti stai proponendo.

È opportuno utilizzare termini tecnici del settore retail e personalizzare ogni lettera creando “ponti di collegamento” tra le tue competenze ed esperienze e la posizione scoperta che speri di occupare (“ … mi propongo per il vostro settore di abiti su misura perchè ho maturato una buona esperienza nell’attività sartoriale di famiglia … ”).

Lettera di presentazione per store manager: come renderla efficace?

Ti sei già chiesto com’è opportuno rivolgersi al selezionatore?
Quali sono le abilità specifiche o i punti di forza da evidenziare nella lettera?
E’ necessario scrivere contenuti diversi dal tuo CV di store manager?
Quanto deve essere lunga una lettera di presentazione?

 


 

È importante che la lettera di presentazione per store manager non sia scontata.

Differenziare per differenziarsi

Un selezionatore esperto si accorge in pochi secondi se ha davanti un candidato che ha personalizzato la sua presentazione oppure se deve leggere una candidatura generica, inviata in massa con il più classico dei copia-incolla.

Inutile dire che la maggior parte dei selezionatori dà più valore, e spesso una risposta, a quelle del primo caso mentre sorvola o cestina le candidature del secondo. È fondamentale dimostrare il nostro reale interesse, indicare che “abbiamo letto, ci siamo informati e ci siamo applicati” prima di inviare la nostra candidatura.

È fondamentale personalizzare ogni lettera di motivazione per store manager in base alle caratteristiche dell’azienda cui lo invii.

Chiediti.

Come posso trasmettere, in poche righe, la mia motivatone e il mio entusiasmo?
Come posso spiegare che il mio profilo è adeguato a questa mansione?
Come posso convincere il selezionatore che, se assume me, mi dimostrerò la persona giusta per quell’azienda in quel ruolo?
La lettera di presentazione, rispetto al CV, ha una forma meno schematica e più spontanea … ti puoi concedere qualche libertà in più e renderla più genuina!

Non fare della tua lettera di presentazione per store manager una versione “ristretta o concentrata” del tuo CV. Lo scopo è presentarsi a un potenziale datore di lavoro e spingerlo a guardare il tuo curriculum (considera che la tua lettera di presentazione sarà letta prima del CV).

Senza ripetere il contenuto del curriculum allegato, usa la lettera di presentazione come il tuo biglietto da visita, sfrutta quest’occasione per chiarire e far conoscere, in poche righe, aspetti del tuo percorso lavorativo o della tua personalità.

Per personalizzare la tua lettera motivazionale e quindi una candidatura, non è necessario ri-scriverla ogni volta, basta variarne un 25-30%, tutte le volte, in funzione dell’offerta alla quale si risponde.

 
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Raccogli informazioni sull’azienda

È indispensabile conoscere l’azienda o datore di lavoro cui intendi spedire la tua candidatura di store manager. Più sarai informato, più impressionerai il tuo potenziale datore di lavoro! Ogni informazione può diventare fondamentale. Trova il maggior numero d’informazioni.

Visita il sito web dell’azienda o del datore di lavoro, cerca le caratteristiche organizzative, il settore specifico nel quale opera.

L’azienda quale immagine trasmette?
Il linguaggio è informale, tecnico o “pomposo”?
Quali sono i termini specifici più usati?
Parlano di responsabile punto vendita o di store manager?
Ci sono molti termini tecnici o in inglese?

Cerca il nome del destinatario della tua lettera di presentazione.

Cerca di scoprire nome, titolo e ruolo di chi leggerà la tua lettera. Potrebbe essere il tuo futuro capo/a, un collega oppure un consulente esterno (nelle piccole aziende il selezionatore è anche il titolare). Se la lettera di presentazione è indirizzata, direttamente a lui/lei avrà senza dubbio un impatto positivo maggiore.

Contenuti della lettera di presentazione

Ecco gli elementi base che non dovrebbe mancare nella tua lettera di presentazione per store manager:

1. Il luogo, la data, I tuoi dati e quelli della società per cui ti candidi;

2. L’oggetto deve contenere l’esplicito riferimento al ruolo per il quale ti candidi;

3. Nelle prime righe evidenzia il mezzo attraverso il quale hai saputo del posto vacante (annuncio, informazione ricevuta da un amico o indicazione dell’Ufficio del lavoro, etc.);

4. Motivo della candidatura. Nel 1° paragrafo devi spiegare il motivo per il quale stai scrivendo all’azienda o al datore di lavoro;

5. I paragrafi centrali devono esaltare i tuoi punti di forza e indicare i punti d’incontro tra le tue esperienze e competenze e il ruolo vacante per il quale ti stai candidando;

 
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6. Rimarca le tue competenze, conoscenze ed esperienze professione, a seguire la tua attuale funzione e attività.

7. Nella conclusione, ringrazia per l’attenzione e dai la tua disponibilità a un colloquio conoscitivo;

8. Non dimenticare la firma e l’autorizzazione al trattamento dei tuoi dati;

La lettera di presentazione non deve essere eccessivamente lunga, altrimenti potrebbe portare il selezionatore a cestinarla senza neanche leggerla. Bastano dieci – quindici righe. Inoltre, utilizza inchiostro nero e scegli un carattere stile Times New Roman, Arial o simili.

 

 

Ripeti i concetti presenti nell’offerta

Un ottimo metodo per dare immediatamente, a chi legge, l’idea di avere di fronte una candidatura “ragionata” è quello di ripetere alcuni concetti presenti nell’offerta.

Un esempio: in un annuncio per ricerca store manager settore luxury, si richiede “precedente esperienza” nel settore. Nella lettera di presentazione inseriremo la frase: “Ho i requisiti da voi richiesti, infatti, ho maturato oltre quattro anni di esperienza quale store manager nel settore lusso, e nello specifico dell’alta orologeria, per la boutique XXXXX di ST. Moritz”.

Candidatura via mail

Nell’invio della candidatura via mail, la lettera di presentazione per store manager deve essere inserita nel “corpo del testo” della mail. Il selezionatore vedrà quindi immediatamente la tua presentazione e solo dopo aprirà il file CV allegato, in formato doc, docx o PDF.

Concludendo … Accompagna sempre il tuo curriculum con una bella lettera di presentazione, in cui spieghi chiaramente perché sei interessato a quel lavoro e quali sono le tue aspirazioni professionali. Prima di spedirla/inviarla chiediti:

Sono contento di come mi sono descritto?
Il mio messaggio è chiaro?
È una presentazione che invoglia a conoscermi?

Se non sei convinto, aspetta … modifica e migliorala costantemente perchè la lettera di candidatura è il tuo biglietto da visita e determina in buona parte se sarai invitato a un colloquio di selezione.

Il grande salto: da venditore tradizionale a consulente di vendita – 2

consulente alla vendita

Leggi anche la parte 1.

Parlare per convincere vs Ascoltare per capire

Approccio tradizionale:

Il venditore insicuro non ascolta, parla in fretta, ha paura di stare in silenzio, non dà il tempo di replica (“Se fa un’obiezione, non so cosa rispondere”), tiene un monologo e non dà al cliente la possibilità di chiarirsi le idee o di dar libero sfogo ai propri dubbi.

Il venditore poco accorto non riesce a placare la voglia irrefrenabile di interrompere per aggiungere qualcosa, per correggere, per dire la sua, senza soffermarsi a riflettere su ciò che il cliente sta cercando di dire.

Per ascoltare è necessario fare silenzio!

 


 

Approccio efficace:

Il consulente alla vendita accorto sa che il cliente desidera essere ascoltato con attenzione, vuole sentire la sua partecipazione e la sua empatia. Sa che più il cliente percepisce un reale interesse nei suoi confronti, più aumenta il suo desiderio di comunicare e d’interagire.

Molti danno per scontata quest’abilità per il solo fatto di sentire e comprendere ciò che l’altro sta dicendo. Ascoltare va oltre il semplice “sentire” quello che il cliente ha da dirci: è empatia, è capire il messaggio nel suo giusto contesto.Hai notato che, spesso, stai pensando già alla risposta mentre il cliente sta ancora parlando?

L’ascolto attivo è una competenza sempre più fondamentale per la qualità del servizio e della soddisfazione della clientela.

Puntare sulla simpatia vs Curare il rapporto

Approccio tradizionale:

I venditori tradizionali credono che se sei simpatico a un cliente questo compra per forza da te.

La simpatia è sicuramente un aspetto importante del rapporto venditore-compratore ma non è fondamentale. Le necessità e le esigenze del cliente cambiano continuamente … anche una splendida relazione non ti darà il risultato di vendita sperato.

Approccio efficace:

Il venditore di successo va oltre il coltivare buone relazioni con il cliente.

È un grande conoscitore dei prodotti e del settore in cui opera, sa quali sono le vere necessità dei suoi clienti e li aiuta a risolverli, non solo vendendo ma dando suggerimenti e consigli pertinenti e professionali. I venditori che aiutano i compratori a risolvere problemi sviluppano le migliori relazioni nel lungo periodo.

Presentazione vs Conversazione mirata

Approccio tradizionale:

L’approccio tradizionale alla vendita è basato sulla presentazione del prodotto o del servizio. Il focus è sulla descrizione, le funzionalità e le caratteristiche piuttosto che sul “cosa” il cliente desidera o vuole sapere.

I venditori tradizionali tendono ad offrire le proprie opinioni ai compratori anche quando non sono sollecitati. Spesso arrivano alla (loro) conclusione prima ancora che il cliente manifesti i propri intenti o obiettivi. Quando chi-vende vede la soluzione, tende a proporla immediatamente. Ricordiamoci che le persone amano comprare ma non vogliono sentirsi “vendute”.

Approccio efficace:

Per migliorare la nostra efficacia nella vendita, piuttosto che parlare, quasi esclusivamente di caratteristiche del prodotto o del servizio, dobbiamo cercare di coinvolgere chi-compra in una conversazione che ci permetta di trovare soluzioni mirate.

La conversazione mirata (che non è una semplice chiacchierata) permette a chi-vende di comprendere le necessità, risolvere un problema e soddisfare una necessità del cliente.

Una conversazione mirata si ottiene facendo domande mirate, utili a comprendere ciò di cui il cliente ha bisogno. Consentono di essere più persuasivi, raccogliere informazioni, aumentare le opportunità di vendita e stabilire un rapporto di fiducia e affidabilità. Le domande mirate e la capacità d’ascolto sono gli strumenti più importanti per un consulente alla vendita di successo.

La chiave è qui. Fare la domanda e lasciare al cliente l’opportunità della risposta.

Formazione vs Formazione continua

Approccio tradizionale:

Quando si parla di formazione, spesso è presa in considerazione solamente la formazione a norma di legge (“Quale certificato o diploma mi serve per fare questo lavoro? Fatto, punto!”). La tendenza è di vedere la formazione come una scocciatura perché, oltre all’impiego di tempo e denaro, il risultato può non essere così concreto nel breve periodo.

Il malinteso è sostanziale: la formazione è intesa come un costo non un investimento.

Approccio efficace:

Grazie alla diffusione d’Internet nel giro di una decina d’anni il cliente è diventato molto più informato e competente, analizza i vari prodotti e confronta prezzi. Legge articoli, approfondimenti, newsletter, analizza, si confronta su community e social network.

Questo tipo di cliente fa domande mirate, chiede suggerimenti e desidera un interlocutore capace, competente, attento ai suoi bisogni. Per soddisfarlo hai bisogno di ancor più competenza, attenzione e crescita professionale.

La formazione è un fattore di crescita perché è un investimento sul tuo potenziale e sulle tue competenze. La formazione non finisce una volta terminato il tuo percorso scolastico, ma sempre più sta prendendo piede il concetto di formazione continua nell’arco dell’intera vita.

 
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Una formazione continua ti consente di sviluppare nuove capacità, di ampliare la tua rete di contatti, di assicurare la tua posizione e di crearti nuove prospettive professionali.

La formazione è un investimento, non un semplice costo!

Impegnati nella Formazione Continua!
Ti consiglio, per te e il tuo personale, corsi di perfezionamento ad hoc in quanto più incisivi, produttivi e personalizzabili sulle tue specifiche esigenze.

Venditore vs Consulente alla vendita

Sei già un professionista serio e preparato! Adesso devi fare un ulteriore passo e diventare un consulente alla vendita vincente, competente ed esperto del settore in cui operi.

Una bella sfida. Pronto per il grande salto?

Il grande salto: da venditore tradizionale a consulente di vendita – 1

consulente di vendita

Non c`è dubbio che il Mercato sta cambiando, anche in conseguenza della crisi che ci ha investito negli ultimi anni. Se il mercato sta cambiando, sta cambiando anche il cliente … allora deve cambiare anche il nostro modo di vendere e proporre. Non ti sembra?

Il venditore eccellente deve potenziare alcuni aspetti del suo approccio.

Ampliare il modo di proporre i tuoi prodotti o servizi e di interagire con la sua clientela. Deve guardare la vendita con occhi nuovi, conoscere le nuove dinamiche comportamentali di negoziazione, focalizzarsi sulle soluzioni e sulle esigenze delle persone.

Essere un consulente di vendita!

Venditore tradizionale vs Consulente di vendita

Oggi per essere competitivi e vincere le sfide che quotidianamente il Mercato ci presenta, bisogna abbandonare definitivamente la veste del venditore classico e indossare quella del “consulente di vendita” che con maggiore impegno e strategia deve adattarsi a un consumatore libero di pensare e di decidere con la propria testa.

 


 

Vendere vs Soddisfazione del cliente

Approccio tradizionale:

Vendere è l’obiettivo finale dello sforzo da parte del venditore.

Approccio efficace:

La soddisfazione del cliente è l’obiettivo finale di un processo relazionale e interattivo tra venditore e compratore.

Convincere vs Ascoltare e offrire soluzioni

Approccio tradizionale:

Come venditori, abbiamo imparato (anche molto bene!) a convincere, persuadere, gestire obiezioni, superare resistenze e convincere il nostro cliente ad acquistare il nostro servizio o prodotto.

Anni di vendita aggressiva (ovvero costi quel che costi si doveva sempre vendere qualcosa a qualcuno) ci lasciano in eredità un cliente sempre più guardingo e diffidente.

Quest’approccio di vendita è oramai superato.
Oggigiorno, te ne sarai accorto anche tu, questo processo di vendita funziona molto meno, e in molti casi, non funziona più del tutto. Anzi, diventa controproducente.

Questa visione è superata perché è un approccio che tende a manipolare. Le persone non vogliono sentirsi più manipolate, non accettano più che debbano farsi convincere ad acquistare un certo servizio o prodotto. Desiderano scegliere con la propria testa.

Approccio efficace:

Un approccio di vendita più efficace invita chi-vende, per prima cosa, ad ascoltare, individuare le esigenze del cliente e offrire, poi, una o più soluzioni.

La fiducia gioca un ruolo fondamentale in questa dinamica; quando si stabilisce un clima di fiducia reciproca fra il consulente di vendita e il potenziale cliente è possibile trovare la migliore soluzione per ogni singolo caso.

Approccio standard vs Servizio personalizzato

Approccio tradizionale:

Cos’è un approccio standardizzato?

Facciamo un esempio. Entri in un negozio. La venditrice o la titolare è al telefono. Come ti vede entrare dice al suo interlocutore “Scusa ma devo chiudere … è entrata gente!”. Ti piace essere definito “gente”? L’accoglienza standardizzata si potrebbe racchiudere in questa frase!

Dai negozi di moda alle agenzie di viaggi, dalle palestre ai saloni di estetica, non c’è differenza!

Sorrisi di circostanza, frasi pre-confezionate, atteggiamento scontato, poca personalizzazione, poca attenzione … sono comportamenti o atteggiamenti, che indispongono i nostri clienti e li fanno sentire ignorati o “invisibili”, accolti con noia, superiorità o altezzosità oppure poco ascoltati o fraintesi.

Approccio efficace:

Un nuovo approccio t’invita a prevedere le richieste del cliente, provare a sorprenderlo e farlo sentire a casa, senza essere invadente.

Se desideri offrire ai tuoi clienti un servizio davvero efficace ed efficiente devi essere in grado di fornire un servizio o una consulenza il più possibile personalizzata, tagliata sulle esigenze e sulle caratteristiche specifiche di ogni singolo cliente.

Usa una comunicazione personalizzata. Aiuta la tua clientela a districarsi dal sovraccarico d’informazioni che la irrita e la rende insicura.

Diventa il loro punto di riferimento concreto e fidato.

Quando cerchi di aiutare invece di pensare (solo) a vendere, i tuoi clienti saranno ben disposti a parlare bene di te e del tuo prodotto o servizio.

Il cliente di oggi vuole essere considerato diverso dagli altri, qualcosa di unico e particolare. Cerca ed esige l’unicità: chiede sempre più spesso articoli o servizi innovativi, materiali nuovi e offerte personalizzate.

Persuadere vs Seguire le esigenze del cliente

Approccio tradizionale:

Il venditore punta sulla simpatia per “solleticare” la fiducia, cerca di convincere o manipolare il cliente, tenta di persuadere la persone con fini tecniche di vendita.

Ammettiamolo … tutti noi compriamo più volentieri da chi non vuole per forza venderci qualcosa.

 
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Approccio efficace:

I tempi stanno cambiando!

Chi-compra è diventato più informato, analizza i vari prodotti e confronta i prezzi da solo. Non si fa più metter via da una frase a effetto e un sorriso di smagliante!

Ti risponde a tono e con precisione. Prima di acquistare un servizio o un prodotto si domanda di cosa si tratta, quali vantaggi avrà, se soddisfa le sue aspettative, se li serve veramente, chi lo vende e com’è la marca.

Un approccio più efficace ti consiglia di essere un grande conoscitore dei prodotti e del settore in cui operi, sapere quali sono i veri problemi dei tuoi clienti e risolverli non solo vendendo ma dando anche suggerimenti e informazioni pertinenti.

Puntare sul prodotto vs Focus vantaggi cliente

Approccio tradizionale:

Il prodotto o il servizio è al centro della trattativa di vendita.

I venditori classici si affidano completamente all’articolo o al servizio nella speranza che si venda da solo. Molte aziende istruiscono, tradizionalmente, i propri venditori su tutte le funzionalità e le caratteristiche del prodotto ma meno sui vantaggi o benefici che determinano ai clienti.

Approccio efficace:

Quando presenti un tuo prodotto a un potenziale cliente, cerchi di spiegare i benefici o ti limiti a elencare le caratteristiche? Le persone sono più interessate alle caratteristiche del prodotto o del servizio oppure ai benefici che ne ricavano?

Le parole che descrivono i benefici sono quelle che innescano le emozioni, che fanno spendere soldi, tempo o energie.

Come consulente di vendita, nelle trattative di vendita l’accento va quindi posto sui vantaggi che sono le espressioni delle emozioni (che nella trattativa di vendita conta oltre il 70%) mentre le caratteristiche del prodotto sono le espressioni della logica.

Continua a leggere la parte 2.

Come trattare con efficacia il cliente logorroico

cliente logorroico

Come si comporta il cliente logorroico

Il cliente logorroico ama solo il suono della sua voce. Si perde in storie che non hanno alcuna importanza. Approfondisce ogni dettaglio di ogni argomento con pedanteria. Salta da soggetto a soggetto, argomento per argomento; non è difficile che inizi la conversazione con considerazioni sul tempo o di carattere personale.

Ti sommerge sotto una valanga di parole perché ha un intimo bisogno di piacere e ha paura di non essere accettato. Non si rende conto (o forse si?) che ti sta facendo perdere un sacco di tempo. Purtroppo non possiamo semplicemente ignorarli e nemmeno evitare di rispondere.

Il cliente logorroico non ti ascolta, mai, nemmeno quando ti fa una domanda: la risposta non lo interessa e se rispondi, ti parlerà sopra!

Te ne sarai accorto anche tu. Non molla mai la presa.
Almeno non spontaneamente.

Il cliente chiacchierone trova, in ogni singola frase, un appiglio per imbastire un nuovo discorso, in maniera tale da poter parlare, almeno potenzialmente, per ore e ore.

Bisogna fermarlo prima.

Se la conversazione è impostata male, tutto quello che potrai ottenere, è … una bella chiacchierata e un gran mal di testa. Se sei fermo ma gentile, invece, non ci sarà nessun rancore.

 


 

Cosa non fare

• Evita di lasciarti trascinare in discussioni improduttive o argomenti controversi sullo sport, la crisi, la politica o la religione. Cerca di condurre sempre il cliente verso gli argomenti di vendita.

Non incoraggiare la conversazione. Se un cliente (che tu riconosci come molto loquace), comincia il dialogo parlando del tempo, rispondi in modo gentile ma fermo” Sì, in effetti fa molto caldo. Come posso esserle d’aiuto oggi?”.

Non stringere subito i tempi. Dai a questo tipo di cliente un po’ di tempo per “sfogarsi” e per parlare di sé. Dopo le schermaglie preparatorie devi passare alla fase concreta della vendita, senza spezzare bruscamente il rapporto. Quando prendere il controllo della conversazione? Usa il buon senso per decidere quando questo punto è stato raggiunto.

Cosa fare

• Ascoltalo con simpatia ma cerca di costringerlo a seguire le tue argomentazioni. Non interromperlo durante i suoi soliloqui, ma utilizza ogni suo pensiero, ogni frase, per cercare un aggancio logico ai tuoi prodotti o servizi.

• Prendi il controllo della conversazione ponendo domande che invitano a una risposta chiusa (con SI e con NO) e se “partono” di nuovo, resta fermo e ripeti la domanda fino a ottenere la risposta.

• Per indicare che hai il tempo contato, usa frasi tipo “Prima di occuparmi anche degli altri clienti voglio assicurarmi che lei …” oppure “Stiamo chiudendo … come le posso essere utile in questi ultimi minuti?”.

Riformula quanto ascoltato. Alcuni clienti continuano a ripetere i concetti perché non sono sicuri se hai capito la loro necessità. Il modo più semplice per abbreviare i tempi è di fare un breve riassunto di quanto hanno detto. Riassumendo quello che hai ascoltato, hai la sicurezza di aver compreso davvero l’esigenza del compratore mentre il tuo cliente ha la conferma di essere stato realmente ascoltato.

• Quando il cliente fa un commento o fornisce alcune informazioni di carattere personale, gentilmente fai notare che non è necessario e che non vorresti intrometterti nella sua vita privata.

È necessario guidare la conversazione e “mantenere la rotta”. Non devi permettergli d’impostare la direzione della discussione, perché sarà sicuramente deviata dal suo percorso. Parla poco ma educatamente e offri una minima opportunità per avviare una nuova conversazione.

• Quando senti di aver provato di tutto e il cliente non ha ancora cambiato il suo atteggiamento, sii sincero. Digli che capisci le sue intenzioni e necessità e che capirà senza dubbio che devi occuparti anche degli altri clienti. Se sei cortese e gentile, non c’è alcun per questo motivo il cliente dovrebbe sentirsi offeso.

L’errore TOP che devi evitare

Se aspetti (e speri) che sia il cliente logorroico a terminare la conversazione (prima o poi si stuferà e smetterà di parlare …) stai sbagliando di grosso perché questi clienti hanno tutto il tempo del mondo e quando parlano, stanno godendo della conversazione.

Oppure, mentre gli altri clienti aspettano in fila o in attesa, invece di placare un cliente loquace lo incoraggi ponendo domande aperte (quelle che non invitano a rispondere con un sì o no), offri il tuo commento, rilanci e partecipi attivamente alla discussione.

Hai delle responsabilità verso tutti gli altri clienti e non puoi sprecare la tua attenzione e il tuo tempo con uno solo di loro.

E tu, cosa ne pensi?
Quale strategia adotti, con un cliente di questo tipo, quando ti senti stanco o poco disposto al sorriso (e alla pazienza)?

Come non preoccuparsi del giudizio degli altri

come non preoccuparsi del giudizio degli altri

“Che cosa pensano davvero di me?”
“E se non piaccio al mio nuovo capo?”
“Avrei dovuto indossare altro?”
“E se al party non mi trovano attraente?”
“E se tutto il mio team si mette contro di me?”
“Che cosa pensano di me i miei colleghi? Come potrei saperlo?”

All’apparenza sei una persona sicura di te stessa ma in realtà non fai altro che chiederti cosa pensano di te i tuoi colleghi, i tuoi collaboratori e i tuoi amici?
Ti senti continuamente sotto esame?

Cambi la tua personalità e i tuoi modi di fare secondo la persona che hai di fronte?
Vuoi sentirti dire continuamente che sei competente e indispensabile?
Come non preoccuparsi del giudizio degli altri?

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Un conto è avere a cuore il parere degli altri, un altro è essere ossessionati da questi ragionamenti,
preoccuparsi solo di ciò che pensano gli altri, trattenersi dal dire ciò che pensiamo,
decidere di fare o non fare qualcosa per paura di quello che le persone penseranno o diranno di noi.

Potremmo anche arrivare a pensare solo a quello e dimenticarci di lavorare su noi stessi per migliorarci e per raggiungere i nostri sogni.

Come non preoccuparsi del giudizio degli altri

Se hai bisogno del giudizio positivo degli altri (i tuoi collaboratori, colleghi, amici) è un chiaro segno che devi lavorare sulla tua autostima.
Alla base c’è la paura del rifiuto, di essere inadeguati e di essere emarginati dal gruppo
.

È uno schema mentale che ci porta spesso a fare di tutto per compiacere gli altri, pur di ottenere la loro stima e il loro rispetto.
Continuando a soddisfare le aspettative delle persone diventiamo come burattini al comando degli altri e perdiamo la nostra individualità e libertà.

Ricorda che nessuno apprezza chi mette in secondo piano i propri valori e asseconda sempre gli altri, come un cagnolino.

La gente non è interessata a quello che fai

Ti senti osservato e valutato costantemente dalle persone?
Quando entri in una stanza, un locale o un ufficio ti guardi attorno con fare circospetto,
ti senti al centro dell’attenzione e ti chiedi cosa gli altri stanno pensando di te?

Gli altri stanno pensando esattamente la stessa cosa!

E poi … non diamoci così tanta importanza!

La maggior parte delle persone non sta fissando le nostre gesta e le nostre azioni.
Le persone sono troppo impegnate … su loro stesse, concentrate sui loro obiettivi, occupate a risolvere i loro problemi, a seguire i loro desideri e a rincorrere le loro passioni.

Sai quanto gliene importa di quello che fai tu!

Chi critica la tua vita non ne ha un’appagante

Se qualcuno ha il tempo di giudicarti e criticarti significa che ha tempo da perdere (beato lui) e si può permettere di guardare,
e giudicare, cosa fanno gli altri.

La maggior parte della gente dà giudizi per invidia, rancore, insoddisfazione, chiusura mentale …
francamente non è molto saggio lasciarsi condizionare da simili soggetti.
 


 
Il più delle volte non l’hanno neppure con te personalmente,
semplicemente “devono” trovare qualcosa da dire per sfogare rabbia e frustrazione.
Contenti loro!

Per questo t’invito a coltivare un sano menefreghismo che ti permette di essere in pace con te stesso,
in linea con i tuoi obiettivi e coerente verso i tuoi valori.

Gli altri sbagliano proprio quanto te

E anche di più.

Non dipendere dal giudizio degli altri anche perché fanno passi falsi quanto te, sono altrettanto incoerenti e contraddittori.
Anche loro hanno paura di sbagliare, indietreggiano ai primi ostacoli, sono paralizzati all’azione e …
gettano subito la spugna.

Non stare a credere!
I giudizi che emettono su di te dicono molto più di loro che non di te stesso.

Pareri e opinioni, il giudizio degli altri, anche se sono condivisi da tutti, restano pareri e opinioni.
Oggi ti osannano, domani ti dimenticano o ti perseguitano. Non dare peso a quel che dice la gente,
abituati a convivere, piuttosto, con la disapprovazione e la critica.

Le sentenze e le critiche sono dappertutto

C’era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino.

Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo.

Così partirono tutti e tre con il loro asino.

Arrivati nel primo paese, la gente commentava: “Guardate quel ragazzo quanto è maleducato …
lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano
”.

Allora la moglie disse al suo marito: “Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio”.
Il marito lo fece scendere e salì sull’asino.

Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: “Guardate che svergognato quel tipo…. Lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi stà comodamente in groppa”.
Allora presero la decisione di far salire la moglie,
mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l’asino.

Arrivati al terzo paese, la gente commentava: “Pover’uomo! Dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino. E povero figlio, chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!”. Allora si misero d’accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull’asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.

Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese:
Sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta. Gli spaccheranno la schiena”.

Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino.

Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo:
guarda quei tre idioti: “Camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli”.

Conclusione: qualsiasi cosa fai, troverai sempre persone che ti criticheranno o che parleranno male di te.

 
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Valuta i giudizi delle persone

Ascolta e valuta con la più totale apertura, e il massimo interesse, ciò che gli altri pensano di te. Ti aiuta a osservare la realtà da varie prospettive,
valutare in modo costruttivo le critiche e accogliere i suggerimenti più adatti e appropriati per la tua crescita personale.

Non dare importanza al giudizio degli altri, false e deleterie che ti portano lontano dai tuoi valori,
dalla tua personalità e dai tuoi obiettivi.

Non preoccuparti di controllare i giudizi

È impossibile.

Il comportamento e l’atteggiamento degli altri sono inevitabilmente al di fuori del nostro controllo.
Per quanto tu possa essere disponibile, gentile e benvoluto ci sarà sempre qualcuno che ti criticherà,
biasimerà e cercherà di rovinarti una bella giornata di sole.

Cercare di controllare e neutralizzare giudizi, critiche e malelingue è la ricetta migliore per ottenere …
ansia, frustrazione e rabbia.

Quando accetti l’imprevedibilità, ma anche l’ignoranza di alcune persone non significa che sei diventato irresponsabile, rassegnato o incosciente,
ignorando tutto quello che ti circonda.

Vuol dire che scegli di essere saggio e concreto, prendi coscienza di un dato di fatto,
una parte integrante della nostra esistenza …
prima lo consapevolizzi meglio è!

Focalizzati solo sul modo che più ti fa stare a tuo agio, rilassato e in linea con i tuoi gusti e le tue preferenze.

 
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Autoironia come antidoto ai giudizi degli altri

Usa l’autoironia.

L’autoironia è la capacità di sdrammatizzare.
Se sappiamo ridere della nostra insicurezza e del nostro errore, vuol dire che abbiamo coscienza dei nostri limiti e della nostra fragilità e non ci sentiamo sopraffatti dalle imposizioni di una società che ci vuole sempre perfetti.

Sembra facile, ma in realtà usare l’ironia in certi frangenti è più facile a dirsi che a farsi.
Richiede molta umiltà e altrettanto coraggio.

Quando non rifuggi del parlare dei tuoi difetti e dei tuoi limiti in chiave autoironica (senza vittimismo o esibizionismo) si crea attorno a te un clima disteso che ti aiuta a superare eventuali momenti d’imbarazzo e timidezza.
È un’ottima strategia di difesa dal giudizio degli altri.

La conclusione la lasciamo a Charlie Chaplin, il grande Charlot:

“Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei!

Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali:
canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi.”.

E tu come la vedi?
Hai mai calcolato qual è il prezzo che paghiamo per piacere agli altri?
Come non preoccuparsi del giudizio degli altri?

Come agire quando un tuo collega diventa il tuo capo

collega diventa capo

Costruire un rapporto lavorativo soddisfacente ed equilibrato richiede, da parte di tutti i colleghi, un atteggiamento disponibile per evitare inutili tensioni,
rancori e ripicche.

A volte però, accadono situazioni che sono difficili da gestire.
Uno di questi è quando un collega diventa il nuovo capo.

Nel mio libro “Prima volta Leader” ho dedicato un intero capitolo alla gestione degli ex colleghi.

Per il nuovo boss il cambiamento è difficile ma anche per gli ex-colleghi, dover cambiare il modo di agire con quella persona può essere complicato.

Come comportarsi se un tuo collega diventa capo?

Che cosa succede quando il tuo collega e amico è promosso a tuo superiore?
La relazione rimane la stessa?
Oppure il tuo viso prende l’espressione della foto?

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Quando il collega diventa capo,
improvvisamente ci sono linee che devono essere tratteggiate nuovamente, confini che non possono essere più superati e argomenti di conversazione che non possono essere più discussi.

Ecco alcune indicazioni da prendere in considerazione:

Consapevolizza le tue emozioni

Come ti senti?

Sei delusa, arrabbiata, frustrata? Volevi tu quella posizione?
Non sai come comportarti adesso?

Il tuo collega ha ottenuto quella posizione perché (forse) ha le competenze giuste o ha colpito positivamente chi l’ha scelto (Ehi! Immagino cosa stai pensando ma non è sempre così!).

Per quanto possa essere dura,
è giusto mettere da parte il nostro ego e andare a congratularci con la nostra collega.

Il passaggio da collega a capo può essere altrettanto difficile anche per lui/lei, prova ad avere più comprensione ed empatia.
Il rapporto potrebbe restare cordiale ma un certo distacco professionale è consigliabile per entrambi.

Il rapporto cambierà

È inevitabile.
Quando il collega diventa capo, ecco …
nuove dinamiche, differenti obiettivi, diversa responsabilità.

 


 

Il tuo (oramai ex) collega adesso ha nuove pressioni e potrebbe prendere decisioni che potrebbero non piacerti.

Magari fino a qualche tempo prima, avevate condiviso lo stesso malcontento sul modo di lavorare … ma adesso è meglio trattenersi con le lamentele.

Se ti fa domande sull’ambiente di lavoro,
parlane onestamente ma fallo in modo professionale e costruttivo.

Lascia a lui determinare il nuovo rapporto

Non cambiare immediatamente il tuo atteggiamento.
Lascia a lui/lei la decisione di stabilire le nuove dinamiche e il nuovo approccio.

Probabile che prenderà del tempo per decidere come s’intende comunicare e come gestire i nuovi ruoli.
Anche se potrebbe essere un po’ imbarazzante, discuterne e ricercare soluzioni costruttive è la miglior cosa!

Oppure, pur continuando ad essere amichevole, il neo-capo farà un passo indietro e non socializzerà più come prima con te e con il team.
Cerca di non prenderla a male e non biasimarlo,
se succede. Ci sta.

Può anche accadere che questo cambiamento crei un’energia negativa all’interno del team e il tuo capo-collega può essere costretto a tagliare del tutto i rapporti sociali.

Chi può dirlo? Ogni situazione è diversa!


“La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza. Vuoi migliorare il tuo impatto? Punta sul coaching.”

Rispetta le nuove posizioni

Tratta la persona come un qualsiasi altro capo.
Nel pieno rispetto delle regole.

Questo non significa che il tuo atteggiamento deve cambiare completamente ma non pensare che le scadenze e le aspettative siano diminuite perché il boss è un tuo ex-collega.

Il nuovo capo/a (come tutti i superiori) apprezza i collaboratori che rispettano le scadenze,
che sono puntuali, che riconoscono i propri errori e lavorano sul miglioramento.

Rimani aperto e disponibile al dialogo

Rimani disponibile al dialogo, alla collaborazione, a scambiare le tue idee o opinioni.
È fondamentale se si vuol vivere in armonia, avere una buona intesa lavorativa e non avere conflitti con il tuo nuovo capo.

Se avverti un fastidio a causa della precedente confidenza, chiedi un incontro privato (come hai già fatto con il capo precedente) e parlane con tatto e con rispetto.

Potresti essere sorpreso nello scoprire che anche lui/lei ha gli stessi problemi oppure risolverà la questione in maniera soddisfacente per entrambi.
Come puoi saperlo fino a quando non chiedi?

Continua a lavorare professionalmente

È la miglior cosa.

Quando il collega diventa capo, continua a comportarti professionalmente, a lavorare in modo efficace e mantenere un buon rapporto di lavoro.
Tieni separato business e aspetti personali.

Mostra rispetto e sostegno, rimani aperto e onesto e continua a svolgere in modo impeccabile il lavoro che,
quotidianamente, sei chiamato a fare.

Se la prendi male ti aspettano tempi duri

Lavorare con un capo-ex collega è allo stesso tempo una sfida e un’opportunità di crescita.
Se la prendi nel modo sbagliato, ti aspetta delusione e frustrazione;
considerala piuttosto un’occasione per lavorare su te stesso.

Che ne dici? Prendere ordini da un tuo ex-collega ti dà o ti darebbe fastidio?

Se ti serve un supporto mirato per avere subito più chiarezza e sicurezza nell’affrontare una situazione delicata per te … ecco il personal coaching per la carriera!

Espressioni e parole da evitare nella vendita: la negazione “non”

parole da evitare nella vendita

Quando parliamo, durante la vendita, anche se quello che diciamo, conta solo il 10% della nostra comunicazione, dobbiamo stare ben attenti di non usare espressioni che ci fanno apparire offensivi, incompetenti o poco corretti nei confronti dei nostri clienti.

Ci sono parole da evitare nella vendita?

Occhio a tutte quelle espressioni, frasi o parole che possono, a livello inconscio, essere interpretate negativamente dal Cliente.

Dopo il post sull’utilizzo astratto di frasi tipo “Non si preoccupi” e quello su espressioni che alimentano dubbi o poca correttezza oggi tocca a quelle espressioni e parole da evitare nella vendita: la negazione “non”.

 


 

Espressioni per NON vendere

“Non sono qui per vendere ad ogni costo”
“Questo prodotto non le darà problemi”
“Non c’è sotto nessuna fregatura”
“Non voglio mentirle”
“Non voglio prenderla in giro”
“Non si preoccupi”
“Non voglio rubarle tempo”
“Non voglio insistere”

Il nostro cervello non riesce a elaborare subito una frase negativa, (tutto ciò che gli è comunicato con un “non”); deve prima “pensarla” in termine positivi per poi “negarla”.

Ad esempio, se ti dico “Non pensare a un cavallo”. A cosa stai pensando in questo momento? A un cavallo, naturalmente! Prima di fare la negazione del cavallo, la nostra mente ha bisogno di visualizzare il cavallo.

Da qui è facile capire cosa si ottiene con la frase “Non c’è sotto nessuna fregatura” oppure “Non voglio prenderla in giro”.

Il nostro inconscio non accetta la negazione, cancella il “non” e recepisce la frase nel senso opposto a quello che volevamo trasmettere o invita a fare proprio quello che è richiesto di non fare.

Ecco altri errori comunicativi con la negazione non altrettanto frequenti durante la trattativa di vendita.

 
More: scopri il coaching per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

Domande che invitano a rispondere NO

“Non desidera altro?”
“Non vuole altro?”
“Non vuole acquistarlo?”

Sono frasi astratte che non sono di nessuna utilità e sono deleterie per la vendita, poiché predispongono il cliente a rispondere con un “no”.

Conclusa la vendita, anziché utilizzare la frase generica “Non desidera qualcos’altro?” è molto meglio porre la domanda in modo concreto per guidare e invogliare il cliente ad acquistare altri prodotti o servizi complementari.

Tutte queste domande possono facilmente essere sostituite con espressioni più “positive” del tipo: “Posso mostrarle quest’altro prodotto/servizio” oppure “ Il nostro assortimento comprende anche altri articoli …”

Diciamo NO anche quando vogliamo dire SI

““No no, ha ragione!”
“No, niente, era solo per dire”
“No, volevo solo dirle…”
“No, ecco, secondo me…”

Il “no” è la parola più dannosa che possiamo pronunciare durante una vendita. Il “no” è divieto, chiusura, negatività. Purtroppo la inseriamo dappertutto, in ogni circostanza e in ogni contesto, senza rendercene neanche più conto. Anche se la utilizziamo come semplice modo di dire, il “no” ha una connotazione molto negativa.

E tu, usi spesso espressioni negative e parole da evitare nella vendita?
Sei attento a non utilizzare frasi con la negazione “non”?

Curriculum store manager: 7 chiavi per renderlo molto più appetibile – parte 2

curriculum store manager

LEGGI ANCHE > la parte 1

Nella parte 1 puoi trovare i primi 3 punti e le competenze più richieste nel settore store management.

4. Lessico appropriato: display o scaffali?

A che tipo di azienda spedisci il tuo curriculum store manager? Alcuni accorgimenti, correzioni o variabili possono risultare vincenti.

Con le multinazionali o grandi aziende è meglio fare uso di verbi specifici (supervisionare, assicurare, ottimizzare, etc.) e termini tecnici (layout, display, loss prevention, database clienti, etc.) mentre per aziende più piccole o realtà “più informali” è preferibile usare verbi più comuni (gestire, sistemare, controllare, etc.) e terminologie “meno tecniche” (inventario, vetrine, camerini, etc.).
 


 

Devi adattare la tua terminologia all’azienda a cui proponi il tuo CV.

Prova a immaginare questa “forzatura” … mando il mio curriculum store manager a un’azienda leader del lusso dicendo che “sono un gerente di negozio” e parlo di “scaffali e riordinare i camerini “ mentre … a un negozio per bambini di paese scrivo che “sono uno store manager in grado di assicurare eccellenti performance di Customer Service, in linea con i parametri e agli alti standard richiesti dall’azienda”.

Utilizza parole chiave come “ho gestito” o “ho maturato esperienza” e verbi d’azione tipo “utilizzo” e “opero” piuttosto che verbi di apprendimento “ho imparato”, “ho seguito un corso” o “ho familiarità”.

5. Parola d’ordine? Personalizzazione

È fondamentale che curriculum e (soprattutto) lettera di presentazione non siano scontati e colpiscano l’attenzione di chi sta leggendo.

È opportuno utilizzare termini tecnici del settore e personalizzare ogni lettera creando “collegamenti” tra le tue competenze ed esperienze e la posizione scoperta che confidi di occupare (“Ho trovato interessante la vostra specializzazione sartoriale perché…”).

Se il curriculum store manager è un elenco del tuo percorso formativo e professionale, la lettera di presentazione ha una forma meno schematica e più spontanea … qui puoi concederti un pizzico di creatività in più!

Per personalizzare la tua candidatura, non è necessario riscriverla ogni volta, basta variare la lettera di presentazione di un 25-30% in funzione del tipo di azienda alla quale invii la tua candidatura.

Molti siti web forniscono esempi di CV già pronti. Senza un supporto e una valida indicazione per la compilazione, diventa difficile arrivare a un risultato soddisfacente. Un modello di curriculum store manager pre-confezionato può costare caro in termini di mancate opportunità d’impiego e mancati guadagni.

6. Verifica la tua “immagine online”

Non sottovalutare la tua “immagine online” ovvero la tua Web reputation.

Ogni giorno pubblichiamo materiale personale. Foto, status, commenti, opinioni: tutte queste informazioni che buttiamo in Rete (a volte con troppa facilità) delineano, giorno per giorno, la nostra immagine digitale.

Tra Facebook, Twitter, Linkedin, Instagram molti datori di lavoro si sono adattati ai tempi e consultano questi network per valutare i candidati, ancora prima dell’intervista di selezione.

Presta maggiore attenzione a quest’aspetto, diventa più consapevole delle impostazioni sulla privacy, in modo da non essere associato a un’immagine poco edificante (foto sconvenienti pubblicate su FB o tweet poco corretti) a cui le aziende potrebbero fare riferimento per decidere, o non decidere, di darti fiducia per un posto di lavoro.

 
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7. Cosa evitare nel curriculum store manager

Cronistoria della tua vita lavorativa

Se elenchi le date come in una pagina di un libro di storia rischi di risultare noioso e poco interessante per il selezionatore. Non soffermarti con puntiglio sul corso di 2 settimane che hai fatto nel 1995 … un CV efficace deve essere snello, concreto e attuale!

Lavori di breve durata

Se hai lavorato per brevi periodi, è preferibile escludere questi lavori dal tuo curriculum store manager poiché potrebbero dare l’impressione di scarsa affidabilità oppure difficoltà nel focalizzare i tuoi sforzi in un’unica direzione. Eccezione: lavori o stage, anche per poco tempo, in un luogo prestigioso o in linea con il lavoro per cui ti candidi.

Competenze evidenti

Nell’elenco delle competenze è meglio non includere o elencare quelle basilari. Per esempio nelle competenze informatiche, se inserisci che sai navigare in Internet o che conosci Word è un po’ come dire che … sai scrivere e leggere! Se proprio vuoi, inserisci qualcosa tipo “Buona capacità di utilizzo di internet e pacchetto office”. Diverso il caso in cui conosci un programma informatico gestionale.

Definire “ottima” la tua conoscenza di una lingua …

… e poi non sai realmente sostenere una conversazione. Oppure scrivere, per esempio, “Francese scolastico“, quanto è efficace e quantificabile questo “scolastico“? A mio parere suona vecchio e riempitivo.

Informazioni sulla tua vita privata

È opportuno evitare tutte le informazioni approfondite relative alla tua sfera privata; a meno che non possano essere determinanti nella valutazione del tuo profilo o in linea con l’offerta di lavoro.
 

 

Voto di laurea

Il voto di laurea non è obbligatorio, salvo che non sia esplicitamente richiesto. Chiaramente se è un buon voto può essere un punto a tuo vantaggio; ma se il voto non è un gran che, meglio ometterlo.

Lunghezza eccessiva

Un curriculum store manager perfetto sta in una pagina. Utilizza due pagine se ti stai candidando per una posizione che presuppone una consolidata esperienza. Evita di scrivere CV più lunghi perchè sono dispersivi e poco efficaci.

Foto sconvenienti

Se la foto non è esplicitamente richiesta, puoi anche non inserirla. Se lo fai cerca di evitare assolutamente l’utilizzo di foto a figura intera, in compagnia, in posa “stile book fotografico”, in situazioni di svago o vacanza. La foto è un ulteriore elemento di presentazione, che deve trasmettere un’immagine affidabile e professionale pertanto meglio optare per foto sobrie in formato tessera.

Come hai visto, un pò di preparazione e un pizzico di strategia in più ti permette di mettere in maggiore evidenza le tue competenza, le tue capacità e la tua esperienza.

Scopri il mio coaching per il colloquio di lavoro

CV per store manager: 7 spunti per renderlo molto più appetibile – parte1

cv per store manager

Internet e annunci online hanno fatto crescere esponenzialmente il numero di CV che sono inviati ogni giorno per ogni offerta di lavoro.
La concorrenza è sempre più numerosa, preparata e agguerrita.

Passare ore a cercare gli annunci, avere le caratteristiche richieste e poi scrivere un CV poco efficace, che assicura l’insuccesso, può essere molto frustrante.

È il momento di “cambiare passo”, modificare e migliorare alcuni contenuti ed essere più incisivo e nella stesura del tuo CV di store manager.

 


 

È necessario focalizzarsi sulle opportunità, su come massimizzare le possibilità, mettere in maggior risalto le competenze richieste dai datori di lavoro.

Azioni mirate e concrete per centrare un obiettivo preciso: essere convocato per il colloquio di lavoro.

CV per store manager al passo dei tempi

La lettera di presentazione è il tuo biglietto da visita, il curriculum vitae il tuo asso nella manica per dimostrare la validità della tua candidatura, i tuoi punti di forza e gli elementi di contatto tra il tuo profilo professionale, l’azienda e il ruolo specifico per cui ti stai proponendo.

Riesci a esprimere in pieno nella tua lettera di presentazione e nel tuo CV il tuo potenziale di store manager? Ti piacerebbe mostrare il tuo valore ed essere più intraprendente e propositivo?

Ti sei già chiesto com’è opportuno rivolgersi al selezionatore?
Cosa evidenziare per una posizione di store manager?
Quali sono le competenze più richieste nel settore retail?
Quali sono le abilità specifiche o i punti di forza da evidenziare sul tuo curriculum?
E’ necessario scrivere contenuti diversi per aziende differenti?

1. Raccogli informazioni sull’azienda

È indispensabile conoscere l’azienda o datore di lavoro cui intendi spedire la tua candidatura di store manager. Più sarai informato, più impressionerai il tuo potenziale datore di lavoro! Ogni informazione può diventare fondamentale.

Trova il maggior numero d’informazioni. Chiedi ad amici, parenti o sui social, magari, se sei fortunato, trovi qualcuno che è già dipendente o ha lavorato per quell’azienda.

Avere maggiori info potrebbe aiutarti a sentirti maggiormente a tuo agio anche in caso di una chiamata per il colloquio.

Visita il sito web dell’azienda o del datore di lavoro, cerca le caratteristiche organizzative, il settore specifico nel quale opera.
L’azienda quale immagine trasmette? Classica, giovanile, sportiva, tecnica, lusso, etc…
Il linguaggio è informale, tecnico o “pomposo”?
Quali sono i termini specifici più usati?
Parlano di responsabile punto vendita o di store manager?
Ci sono molti termini tecnici o in inglese?

Assicurati che il tuo curriculum vitae di store manager sia pertinente al lavoro per cui ti stai candidando. Se richiedono capacità manageriali o esperienza passata, rassicurati che siano visibili chiaramente sul tuo CV.

 
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2. Metti in risalto le tue competenze personali

Lo sapevi che le 3 parole che i datori di lavoro utilizzano per assumere nuovo personale sono organizzato, capacità di comunicazione e qualificato?

Che tipo di store manager sei?
Qual è il tuo approccio?
Hai una forte ambizione?
Ottime capacità comunicative e buon orientamento all’obiettivo ?

Metti in risalto il tuo atteggiamento professionale e mirato nei confronti dei clienti; scrivi che sei organizzato con un approccio flessibile e positivo.

Rimarca le tue buone doti comunicative e di motivatore, la tua volontà di condividere i valori del brand, nonché la tua capacità di lavorare in èquipe e di “far gruppo”.

Perché dovrebbe scegliere proprio te? Cosa ti rende unico?

Sottolinea il fatto che il tuo metodo di lavoro è differente da quello degli altri candidati. Metti in luce le tue competenze, le tue qualità e le tue competenze tecniche. Se ti senti “uno sveglio” puoi scrivere che non ti spaventano le sfide e hai un’ottima capacità di acquisire, in tempi brevi, nuove competenze e conoscenze.

3. Punta sulle competenze richieste dal settore

Orientamento al cliente

Una delle competenze più richieste è quella legate alla conoscenza dei bisogni, i desideri, le aspettative e la soddisfazione dei clienti (customer satisfaction). Il punto di partenza é “saper ascoltare la voce del cliente”.

Evidenzia nel tuo CV che accoglienza, servizio, soddisfazione e fidelizzazione del cliente sono per te un must e che rispondi prontamente alle richieste e reclami dei clienti. Fai risaltare che il cliente è al centro di tutte le tue attenzioni e che assicuri, all’azienda che ti assumerà, un servizio clienti completo e altamente qualitativo .

Hai seguito un programma, corso o coaching particolare per sviluppare una migliore assistenza al cliente? Oppure hai formato il tuo team in modo tale da aumentare le vendite supplementari?

Se sì, spiega concretamente, in poche parole, le tue azioni e il risultato che hai ottenuto.

Gestione collaboratori

Formazione, affiancamento e coaching del personale non devono mancare nel tuo cv per store manager.

Metti in risalto che desideri anzi, esigi, dai tuoi collaboratori, un servizio clienti di elevata qualità.

Evidenzia la tua gestione diretta e quotidiana del team (non ti dimenticare di indicare il numero dei tuoi collaboratori) e che fai rispettare le regole e i regolamenti rigorosi nel posto di lavoro.

Hai una buona capacità di gestire turni, ferie e permessi con equilibrio tra costi e performance?
Bene, scrivilo nelle tue competenze personali; sottolinea anche che hai facilità di relazione, capacità di operare in équipe e ti adatti facilmente alle esigenze della struttura in cui lavori.

 

Marketing e Merchandising

Ti occupi anche di gestione del budget finanziario, incluso costi e spese complessive? Promuovi contatti con nuovi clienti e ti occupi del lancio di nuove collezioni?

Metti in risalto anche che “tieni sotto controllo” il Mercato, la concorrenza e le nuove tendenze.

Rimarca la tua proattività e il tuo impegno nel cercare di sviluppare strategie vincenti, il più velocemente possibile, per acquisire nuovi clienti e accrescere il ruolo e il prestigio del punto vendita.

Non dimenticare di porre l’accento che la tua gestione e supervisione assicurerà un’esposizione dei prodotti (visual merchandising) conforme alle richieste, e alla qualità, della casa madre.

Problem solving

È sempre più frequente leggere nelle offerte per store manager espressioni del tipo: “Richiesta capacità di problem solving”.

Letteralmente significa “risolvere problemi”.

È la capacità di risolvere problemi e inventare soluzioni; saper agire autonomamente (e magari anche in tempi rapidi) per rimediare a un intoppo venutosi a creare improvvisamente.

Sai gestire situazioni stressanti e riesci a cavartela in qualsiasi circostanza? Rimarca che hai una forte capacità di organizzazione e sai prendere “in mano” la situazione anche in momenti frenetici e difficili.

Inventory control

Ogni anno, le aziende investono molto sui dispositivi di rilevamento e prevenzione dei furti ma ancora subiscono molte perdite (anche per mano dei propri dipendenti).

È facile capire come possano apprezzare un candidato particolarmente attento e sensibile a quest’aspetto. Hai frequentato una formazione particolare sull’argomento?

Scrivilo senza indugio, altrimenti puoi specificare che assicuri un accurato controllo inventariale, protezione antitaccheggio e sicurezza in coordinamento con le disposizioni e le procedure aziendali.

Scopri il coaching per il colloquio di lavoro.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2

Come migliorare l’approccio con il cliente in 7 mosse – 2

approccio con il cliente

Nella parte 1 abbiamo visto come ascoltare il cliente sia una competenza fondamentale per la qualità del tuo servizio. Come venditori e consulenti, siamo troppo occupati (a parlare, a cercare di plasmare, manovrare e convincere) per ascoltare davvero le esigenze dei nostri clienti.

Come migliorare l’approccio con il cliente:

1. Presta attenzione

Se ne hai la possibilità, “preparati ad ascoltare”. Libera la mente dalle tue preoccupazioni personali (spesso non è facile, lo sappiamo, siamo stressati, sempre a rincorrere) e concentrati sull’ascolto.

Osserva direttamente chi parla, è un modo per indicare al tuo cliente “Sì sto ascoltando attentamente quello che mi stai dicendo”. Non lasciarti distrarre dai rumori ambientali (il telefono che squilla, una porta che sbatte, una risata, etc.).

Non fingere di aver capito. A volte è comprensibile … sei stanco, di fretta o sei annoiato, però è meglio non fingere perché, non si sa come, “si vede e si sente”.

È necessario ammettere di non aver capito e chiedere chiarimenti. “Scusi, mi sono perso”, “L’ho seguita fino ad adesso, può ripetere per favore …?”.

2. Non concentrarti su cosa rispondere

Mentre il tuo cliente ti sta parlando, se stai pensando a cosa chiedere o cosa dire, come fai a prestare attenzione? Se non vedi l’ora di vendere o di proporre, come puoi ascoltare?

Non si ascolta solo per rispondere ma anche per comprendere e per aiutare.

Per potenziare l’approccio con il cliente astieniti dal fare commenti con altri durante l’ascolto, mentre l’altro sta parlando.

 


 

3. Non trarre subito le tue conclusioni

Chi non conosce una persona o un amico cui devi ripetere un concetto almeno 4 volte, perché t’interrompe con le sue conclusioni o deduzioni, presumendo di aver compreso, in anticipo, quello che gli stai dicendo.

La trappola è di voler sembrare brillanti e arrivare subito alle conclusioni, qualcosa del tipo “quelli svegli capiscono al volo“. Occhio! A volte funziona altre no. Se prendi Roma per toma, la figuraccia professionale è servita!

Non c’è niente di più frustrante, per il nostro cliente, essere interrotto o vedere la sua esigenza e problematica poco ascoltata o fraintesa.

4. Mentre ascolti non interrompere

Per ascoltare è necessario fare silenzio. Devi placare la voglia d’interrompere per aggiungere qualcosa, per correggere, per dire la tua. Consenti al cliente di concludere il suo discorso. Non interrompere continuamente: è solo uno spreco di tempo, si deprime chi parla e si riduce la comprensione del discorso.

Evita di dire “Parli pure, la sto ascoltando …” mentre stai facendo qualcosa d’altro (cassa, riordinando, sistemando, etc.).

Non ho dubbi che senti cosa il cliente ti sta dicendo ma ascoltare richiede uno sforzo d’interesse, di attenzione e soprattutto, il desiderio di concedere all’altro del tempo (anche breve, se sei occupato). Ascoltare richiede tutta la tua disponibilità!

5. Mostra che stai ascoltando

Guardare da un’altra parte mentre qualcuno ci parla, è scortese e fastidioso. Ascolta con tutto il corpo, mantieni il contatto visivo, con i movimenti aiuterà l’altro a sentirsi ascoltato.

Sorridi, fai cenni di assenso con il capo, di tanto in tanto. Chiedi conferma e annuisci. Annuire, non significa essere d’accordo con il tuo interlocutore ma semplicemente trasmette l’idea “Capisco, ti sto seguendo”.

Per potenziare l’approccio con il cliente incoraggialo a parlare con piccole osservazioni verbali tipo “Sì”, “Ha-ha”, “Capisco”.

6. Riformula quanto ascoltato

La riformulazione è una tecnica che consiste nel ridire ciò che l’altro ha appena detto, utilizzando le stesse parole o termini più concisi, non aggiungendo nulla di proprio, per evitare distorsioni interpretative.

Riassumendo quello che hai ascoltato, hai la sicurezza di aver compreso davvero l’esigenza del compratore mentre il tuo cliente ha la conferma di essere stato realmente ascoltato ed è portato a esprimersi liberamente e a collaborare.

Puoi approfittare del momento in cui il tuo cliente è alla fine di un discorso per intervenire e riprendere “Mi sta dicendo che desidera un articolo che … ”, “In altre parole, desidera … ”, “A suo avviso quindi … ”, “Così, secondo lei … ”.

La riformulazione è particolarmente indicata per tutte le richieste e consulenze complesse (un cambio di look, acconciatura/abito da sposa, acquisto/regalo importante, etc.) o quando il cliente è esitante, contraddittorio, pasticcione o non riesce a focalizzare/spiegare la sua esigenza.

7. Evita frasi-boomerang

“La capisco” quando non conosci abbastanza il cliente, la situazione o il problema.

“Venga al punto” perché così mostri irritazione

“Parli pure, la sto ascoltando” mentre stai facendo qualcosa d’altro

“Continui … m’interessa” e poi ti guardi intorno, guardi l’orologio, fuori dalla finestra, agiti il piede … così mostri impazienza e disagio.

Leggi anche la parte 1.

Se vogliamo migliorare l’approccio con il cliente, impariamo a prestare vero ascolto e diventeremo un punto di riferimento importante e irrinunciabile. Comprendere a fondo le loro necessità è la strategia migliore per aumentare le vendite, ridurre i tempi ed essere più produttivi.

Credo che ognuno di noi debba riflettere sul suo modo di ascoltare il cliente. Siamo aperti al dialogo, vogliamo veramente capire o stiamo semplicemente sentendo cosa il cliente ci sta dicendo? Siamo capaci di ascoltare con attenzione e disponibilità?