8 atteggiamenti che minano la tua autorità di store manager

store manager leadership

Quali atteggiamenti minano la store manager leadership?

 

1. Girare nello store come una trottola

Quando sei sotto pressione o sei stressato è facile che, senza accorgerti, inizi a girovagare senza meta o coerenza. Ora qua, ora là, adesso qui e poi ricomincia il giro … Ecco il segnale per i tuoi collaboratori: “Il capo è ansioso o nervoso”.

Occhio!

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Così facendo stai creando un clima di tensione che può influenzare e condizionare oltre i tuoi collaboratori anche i tuoi clienti.

Questo proprio non te lo puoi permettere.

Pensaci la prossima volta che cominci a correre e muoverti come una trottola per il tuo negozio o centro.

2. Sorridere e annuire troppo

Vuoi apparire troppo accondiscendente esagerando nel sorridente e nell’annuire?
No, vero?

Così facendo, trasmetti l’impressione che stai (disperatamente) cercando d’impressionare e compiacere il “pubblico”: i clienti del tuo store o centro.

3. “Troneggiare” vicino alla cassa

Molti responsabili o store manager si riconoscono subito perché “troneggiano” vicino alla cassa (a braccia conserte, con sguardo da “duro” e aria severa) per controllare le procedure d’incasso e lo store.

Ovviamente, non c’è niente di male nel controllare … anzi!

Il problema è questa postura-plastico-autoritaria che, a mio modesto avviso, proprio non ti si addice e rischia di diventare ridicola. Ricerca invece il tuo stile di leadership personale.

4. Nascondersi

È l’opposto del “tronista” di prima.

Ti cercano e non ti trovano, ti nascondi, mimetizzato negli angoli, negli anfratti, nel magazzino. Quando poi c’è un reclamo o una discussione … ti dilegui con un’abilità da ninja.

 


 

Se hai dato al tuo team standard di riferimento per il servizio e accoglienza clienti, devi essere conseguente con le tue azioni, devi essere in prima linea, lì davanti a dare l’esempio al tuo staff.

5. Guardarsi spesso allo specchio

Gli specchi dello store o del centro oramai non bastano più.

Un conto è controllare se la tua immagine è ok … un altro è utilizzare ogni specchio o riflesso per specchiarsi e ammirare il tuo aspetto. Un continuo aggiustarsi la cravatta, il bordo della giacca, il ciuffo, la frangia, i capelli… un occhio al negozio, l’altro allo specchio, uno al cliente l’altro allo specchio.

Quel che è peggio che non te ne accorgi neanche più.
Niente di male per carità!

C’è solo un problema … la star da ammirare non sei tu.

L’unica star è il cliente!

6. Trasformare le affermazioni in domande

Dì quello che pensi non chiederlo.

Se il tuo tono tende a salire alla fine della frase (come se fosse una domanda) stai indebolendo la tua autorevolezza perché trasformi le tue affermazioni in domande. Così facendo, stai mettendo in discussione la tua comunicazione e dai l’impressione che non hai fiducia in quello che stai dicendo.

7. Evitare il contatto visivo

Quest’atteggiamento fa percepire alle persone insicurezza e paura di confrontarsi.

Non lo vuoi, vero?

Allora cerca il contatto visivo con gli altri perché indica anche il tuo livello di coinvolgimento, interesse e calore. Quando stabilisci un contatto visivo, si deduce che quello che hai da dire è importante e lo è anche la persona che hai davanti.

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

8. Assumere posture poco appropriate

Ricorda che il tuo corpo trasmette più del 70% dell’informazione. Il modo in cui comunichi è importante tanto quanto il messaggio stesso.

Una buona postura crea una presenza dinamica e un atteggiamento di leadership. Al contrario, posture non pertinenti (movimenti veloci o ripetitivi che sono indice di tensione, nervosismo, dubbi e preoccupazioni) dimostrano scarsa fiducia e bassa autostima:
• Toccarti in modo ripetuto e nervoso i vestiti e i capelli
• Sorriso forzato
• Trotterellare le dita sul tavolo
• Piede ballerino
• Braccia incrociate sul petto
• Incrociare nervosamente le mani e le gambe
• Postura molle o eccessivamente rigida
• Coprirsi la bocca con le mani
• Arricciare le labbra, socchiudere gli occhi e corrugare la fronte
• Mantieni troppa distanza (sembra che hai timore)

Come trattare con efficacia il cliente arrogante

cliente arrogante

Hai in mente quel tipo di cliente che si dà un sacco di arie, si muove come fosse il padrone, ignora i tuoi punti di vista, ti guarda dall’alto in basso e spesso ti manca di rispetto?

Ma certo che lo conosci … è il cliente arrogante!

Come si comporta il cliente arrogante

Molti clienti arroganti dimostrano mancanza di sensibilità, usano spesso un linguaggio scurrile e mancano di tatto. Cercano di dominare e controllare perché hanno paura di essere dominati e controllati. Dietro la loro arroganza spesso si nasconde una grande vulnerabilità ed hanno un disperato bisogno di apparire nel modo giusto.

Molti arroganti credono di essere affascinanti ma in realtà non lo sono.

Se non incontrano il tuo favore, non si faranno problemi a comportarsi male con te.
Se proverai a fare un piccolo commento non gradito o anche solo leggermente provocatorio, provocherai la sua furia.

Il cliente arrogante ha un potere unico: anche se lo ignori, ha la capacità di opprimere tutto l’ambiente. Così, anche se non lo stai servendo te, riesce lo stesso a innervosirti solo con la sua presenza, anche a metri di distanza. Se non è potere questo!

Una cosa è sicura.
Trattare con un cliente arrogante richiede tanta pazienza e una grande quantità di autocontrollo.

Cosa non fare

Non entrare in qualsiasi tipo di dibattito oppure insistere per fargli cambiare idea su di te o sul tuo prodotto perché tanto non ti ascolta e non gli interessa. Non sentirà la tua versione dei fatti e se lo fa, continuerà a dirti che ti sbagli.

Se cerca di farti sentire insicuro o in difetto, non ti arrabbiare, perché è proprio quello che vogliono da te. Non peggiorare la situazione rispondendo in modo arrabbiato o ostile.

Non anticiparlo mentre parla, interromperlo o controbattere.

 


 

Non mettere in dubbio (anche non volendo) il suo aspetto, la sua intelligenza, la sua abilità o qualsiasi altra cosa legata all’immagine che vogliono dare di se stessi.

Quando comincia a sentenziare, non cogliere le sue provocazioni e fai finta di niente, altrimenti l’unico effetto sarà di esasperare il conflitto e non di arginarlo. Non diventare aggressivo (“adesso lo sistemo io”).

Non giudicare negativamente gli arroganti o scivolerai al loro stesso livello.

Cosa fare

Ascoltalo con pazienza. Ascolta attentamente per capire il problema o per cercare di creare un buon clima relazionale. Non anticiparlo e non andargli sopra. Ricorda: pazienza e ancora pazienza o tornerai a casa con il bruciore di stomaco.

Cerca di non raccogliere le sue provocazioni. Non c’è nulla che possa dire o fare che può minare il tuo senso di fiducia e di autostima A volte, può essere sufficiente dare al cliente libero sfogo alla propria boriosità, per poi riprendere il controllo.

Chiarisci qualsiasi divergenza: il comportamento arrogante spesso deriva da malintesi. Proponi una soluzione o un’alternativa.

Rimani calmo, sempre cortese e rassicurante e non lasciarti coinvolgere. Tieni sotto controllo la situazione. Non essere a tua volta minaccioso, fai credere di essere innocuo e gestibile a suo piacimento. Fallo solo credere.

Utilizza l’incontro come un’opportunità per migliorare le tue capacità di ascolto e di tolleranza. Prova e ignorano tutto ciò che si dice o come si comportano, e che probabilmente smettere ti dà fastidio alla fine.

 


 

L’errore TOP che devi evitare

Non perdere la calma, rispondere per le rime, lasciarti coinvolgere emotivamente e rispondere con sgarbo. Se non cedi a queste tentazioni in breve, non saprà più cosa fare e capirà che con te “non attacca”. Di solito, le persone arroganti non ascoltano, così a volte devi solo sorridere e annuire.

Se vedi che non funziona e la situazione è diventata insostenibile, fai notare al cliente arrogante dove sta il limite della tolleranza e quando è arrivato il momento di fermarsi. Non gridare o imprecare o insultarli. Fai notare gentilmente al cliente arrogante come si sta comportando.

Che dire? Una bella sfida vero?
E tu come ti comporti? Lo ascolti con pazienza oppure tiri fuori le unghie e gli rispondi per le rime?

Molte volte, non abbiamo il lusso di sbarazzarci di un cliente solo perché “difficile da trattare” o perché “non ci piace”. Ma, in alcuni casi, per la nostra sanità mentale, dovremmo esplorare/fare questa scelta.

10 spunti per porgere complimenti potenzianti ai tuoi collaboratori -parte 2

complimenti

LEGGI ANCHE > la parte 1.

4. Riconosci lo sforzo

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Se hai fatto un apprezzamento professionale al tuo collaboratore, ci sono buone probabilità che l’ha ottenuto grazie a impegno e fatica.

Se “all’interno” del complimento evidenzi anche lo sforzo che ha fatto,
dimostrerai di riconoscere l’impegno e apprezzare lo sforzo e la dedizione.

Normale: “Ottimo lavoro, Paola.
Buono: “Ottimo lavoro, Paola. So che ti sono costati 2 week end di lavoro e il risultato è stato notevole“.

5. Riconosci un tratto caratteriale

È simile al precedente.

Se riconosci il tratto del carattere che è servito a “creare” il complimento mostri al tuo collaboratore che sei un capo attento e osservatore.

Normale: “Mi è piaciuta la tua presentazione power point“.
Potenziante.“Mi è piaciuta la tua presentazione power point. Si vede chiaramente che sei una persona molto creativa“.

6. Non essere ambiguo

Un complimento ben fatto non dovrebbe lasciare spazio ad ambiguità,
interpretazioni o confronti negativi per non correre il rischio di svalutare il riconoscimento che si sta dando.

Per esempio:
Mi è piaciuta la tua presentazione power point. Chi ti ha aiutato?
Il modo in cui hai gestito il reclamo è stato ottimo, non come l’ultima volta.”
Belle unghie, sono vere?

 
CARRIERA DI SUCCESSO> scopri il percorso di coaching ideale per te
 

7. Scegli il momento giusto

Hai mai fatto un complimento a qualcuno che è caduto nel vuoto?

Di sicuro.

Infatti, c’è un momento giusto e un momento sbagliato per farli e … siamo in molti a non conoscere la differenza.

Evita di porgere un complimento se vedi che il tuo collaboratore è stressato, stanco, ha palesemente la mente da un’altra parte o siamo a fine di giornata,
sta uscendo di corsa per andare a prendere i bambini, fare la spesa, ecc.

Così lo butti via.
È sprecato.

È un gran peccato … perdere così questo momento motivazionale!

Il complimento dovrebbe essere fatto il prima possibile, dopo l’azione che l’ha generato.
Se aspetti giorni, settimane o addirittura mesi (attendendo il momento perfetto o perché non hai tempo) è facile che sarà dimenticato o svalutato.

Come migliorare la tempistica e l’efficacia dei complimenti?
Pratica e ancora pratica!

8. Fai una pausa per creare più enfasi

Dopo aver detto ciò che devi dire, fermati un istante …
… bene, così! Aspetta ancora un attimo …
non c’è bisogno di lanciarsi immediatamente su un’altra cosa …
… facendo una pausa, dai il tempo alle tue parole di fare effetto!

 


 

Se non fai una pausa, rischi che il tuo complimento si perda nel flusso della conversazione smarrendo l’incisività e l’effetto desiderato.

La pausa per creare l’enfasi è tutt’altro che facile da fare perché questa sospensione può essere carica di nervosismo
molti la “riempiono” con una risatina isterica o con scatti nervosi del corpo.

9. Non aspettarti nulla in cambio

A volte ci complimentiamo con gli altri perché vogliamo ottenere qualcosa da loro.

Così non va.

Un complimento genuino non ha l’aspettativa di ottenere qualcosa in cambio.
Non porgere un complimento con una richiesta, per chiedere un favore o ottenere un complimento in cambio.

Ricorda il complimento non è per te ma per i tuoi collaboratori.
Molto probabilmente otterrai un “grazie”.
Va bene così.

Di quello che devi dire e vai avanti …

10. A voce o per iscritto?

Alcuni preferiscono porgere il complimento faccia a faccia, altri preferiscono una mail,
chi lo accompagna a una bella stretta di mano, chi scrive una nota scritta a mano sigillata in una busta.

Un complimento è un regalo meritato, è una bella cosa …
… non dimenticare di sorridere!

 
PIÙ LEADER DEL TUO TEAM> scopri il tuo percorso di coaching ideale
 

Complimenti in pubblico o in privato?

Di solito,
è meglio lodare davanti ad altre persone.

Ricordiamoci però che le persone timide o riservate preferiscono di gran lunga un approccio in privato.

Leggi anche la parte 1 di “10 spunti per porgere complimenti potenzianti ai tuoi collaboratori”.

Allora … come siamo messi con i complimenti potenzianti?

Ti senti un pò perso con tutte queste informazioni?
Forse fare complimenti è così complicato e macchinoso? No.
Niente è così lontano dalla verità.

Per favore, prendi in considerazione questi spunti come semplici linee guida e non come regole granitiche da applicare rigidamente.

La cosa più importante da ricordare è che si dovrebbe avere un sincero interesse verso le persone per apprezzarne il lavoro.

Lascia fluire i tuoi complimenti liberamente

Il resto seguirà.

Devi sentirli come la cosa-giusta-da-dire in quel momento o come qualcosa-che-doveva-essere-detto.

Pensa che, anche se poco sincero, un complimento in genere fa comunque piacere,
immagina l’efficacia quando ne sentiamo uno autentico.

Se sei di fretta, non hai tempo, non sei ispirato … non fare calcoli.
Una stretta di mano e un semplice “Grazie” o “Ottimo lavoro!” detto con sincerità, guardando negli occhi il tuo collaboratore … non ha prezzo! (proprio come il famoso spot della carta di credito)

 
PIÙ AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te
 

A chiunque fa piacere sapere che sta lavorando bene

Quindi inizia a porgere complimenti alle persone che lavorano con te.
Hai solo bisogno di migliorare con un pò di pratica.

Lascia che le tue parole fluiscano liberamente.

Il resto seguirà.
Se desideri approfondire l’argomento … personal coaching per la team leadership,
oppure leggi il mio libro “Autorevolezza”.

Hai bisogno di maggiori informazioni?
Non sai ancora bene cosa sia il coaching e non hai ancora deciso se iniziare un percorso?
Lascia che ti spieghi cos’è (per me) e come lavoro ogni giorno,
scopri la mia guida di benvenuto facendo click qui.

10 spunti per porgere complimenti potenzianti ai tuoi collaboratori – parte 1

complimentare collaboratori

“Posso vivere due mesi grazie ad un bel complimento”
Mark Twain

Apriamo senza troppi preamboli … dritti al punto.

Essere in grado di porgere complimenti e riconoscimenti potenzianti ai propri dipendenti o collaboratori,
per il lavoro fatto e i risultati ottenuti, è una competenza fondamentale per ogni persona responsabile di un team (grande o piccolo che sia, poco importa).

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Un responsabile di team eccellente va oltre i numeri e il budget e si dedica anche (o soprattutto?) alla crescita motivazionale del suo staff attraverso l’apprezzamento e il riconoscimento.

La capacità di porgere un apprezzamento potenziante quindi è una caratteristica assolutamente necessaria soprattutto nel Mercato di oggi, dove si prendono molti “pali” e i pochi (purtroppo) “goal”, conquistati con fatica e impegno, devono essere riconosciuti e apprezzati.

Riconoscimenti per rafforzare i rapporti

Complimenti e apprezzamenti ben fatti possono costruire e rafforzare le relazioni, aumentare la fiducia,
migliorare la produttività e ridurre il turnover del personale.

L’apprezzamento è molto importante, perché valorizzare il lavoro fatto,
giorno dopo giorno.

Esagerazioni?
Non direi proprio.

Come ho scritto anche nel mio libro “Autorevolezza”) la ricerca mostra che la maggior parte dei dipendenti desidera semplicemente un ringraziamento o un apprezzamento da parte del capo o del supervisore per il lavoro svolto (questo vale ancora di più per i collaboratori che non hanno contatto con i clienti o che non ricoprono un ruolo di alto profilo).

La maggior parte delle persone desidera essere tenuta nella giusta considerazione!
Non tutti mirano solo a timbrare il cartellino,
tirare le otto ore e aspettare lo stipendio alla fine del mese.

L’autostima è un bisogno umano e si alimenta di riconoscimento e fiducia in se stessi.
Riconoscere e complimentare collaboratori per il lavoro fatto, i rischi che hanno preso e i risultati che hanno ottenuto crea un ambiente di lavoro positivo,
motivato e altamente produttivo
.

Apprezzamenti per aumentare la fiducia

Non aspettare la revisione o il colloquio annuale per complimentarti o dire grazie a un tuo collaboratore.

Fai in modo che sappia che tu lo consideri la chiave del tuo successo.

 


 
A questo punto …
… anche se stai apprezzando l’inizio dell’articolo, sono sicurissimo che stai anche pensando che il “tempo per queste cose proprio non ce l’hai”.

Hai ragione (dal tuo punto di vista).

In effetti, non ho incontrato un solo responsabile o manager che mi abbia detto di avere tempo per “queste cose”… ma poi il tempo di rimproverare e criticare lo trova sempre!

Un grande leader è chi riesce trovare anche (e soprattutto) il tempo per apprezzare il lavoro della sua squadra.

Come complimentare collaboratori e team:

Prendi spunto da questi consigli per porgere complimenti davvero motivazionali:

1. Complimenti sinceri

Tutti riconoscono un complimento falso o esagerato, quando ne sentono uno;
quindi elogia qualcuno solo se pensi che davvero lo meriti.

Se il tuo collaboratore ha fatto davvero male il suo compito è controproducente lodarlo solo per “tirare su il morale”, per “non mortificare” o “poverino-con-tutto-l’impegno-che-ci-ha-messo”.

Anche se fatto a fin di bene, un complimento non sincero può far sentire peggio la persona perché mette ancora più attenzione sui difetti o sull’errore.

In pratica: sii onesto, non esagerare e non magnificare in modo non appropriato.

2. Complimenti specifici

Se porgi ai tuoi collaboratori un apprezzamento per il lavoro svolto,
è già una bella (e rara) cosa nel mondo del lavoro ma se lo fai in modo specifico è anche più efficace,
perché dimostri che hai effettivamente notato il contributo del tuo collaboratore.

Rilevando un aspetto specifico di una situazione, dai prova d’attenzione e d’interesse,
tocchi tasti motivazionali molto sensibili per le persone che lavorano con te.

Normale: “Ottimo lavoro, ben fatto”.
Potenziante “Il modo in cui hai gestito il reclamo è stato ottimo. Hai avuto un approccio gentile e comprensivo e allo stesso tempo deciso ed efficace”.

Normale: “Ottimo stile, ben fatto”.
Potenziante: “Il modo in cui hai risposto alle domande del cliente è stato eccellente. Hai dimostrato di aver compreso le nostre procedure e la nostra filosofia”.

 
COME ESSERE ASSERTIVO CON IL TUO TEAM> scopri il tuo percorso di coaching ideale
 

3. Apprezzamenti brevi e concisi

Vai dritto al punto se vuoi complimentare collaboratori.

Non perderti in chiacchiere intorno al soggetto altrimenti sembri nervoso e imbarazzato.
Un buon complimento deve essere breve e conciso.

Se aggiungi troppe spiegazioni, diluisci l’incisività del messaggio (questo non vale solo per i complimenti ma per la comunicazione in generale).

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Cliente soddisfatto = cliente fedele? Anche no. Come accettare l’infedeltà del cliente

cliente soddisfatto

La proprietaria di un Salone estetico ben avviato del centro mi ha confidato

Conosco quella mia cliente da oltre 4 anni. Abbiamo anche instaurato un rapporto di amicizia e confidenza, visto che la sua frequentazione è quasi settimanale. Sono rimasta molto male quando l’ho vista, casualmente settimana scorsa, uscire da un altro salone di estetica. Appena rientrata in Salone mi sono precipitata a controllare l’agenda degli appuntamenti.

Infatti, negli ultimi mesi, la sua frequenza si è abbassata notevolmente rispetto al passato … eppure sembrava così contenta del mio centro!

Mi sono sentita delusa, tradita… . anche se capisco che ognuno è libero di scegliere e cambiare, se vuole …

Quando l’ho rivista ancora in Salone, mi sono accorta di non essere riuscita a essere naturale e nascondere il mio disappunto e la mia delusione. La sua frequentazione è tornata più o meno normale ma il risentimento di quel “tradimento” mi rendeva, insolitamente, silenziosa. Anche perché io sono una che parla tanto!

Penso che anche lei si sia accorta di questa mia freddezza.
E adesso ho anche l’ansia … c’è qualcosa che non va più nel mio centro? I clienti stanno scappando?” … quando non vedo più una cliente per un po’, mi sale l’agitazione …”

Essere cortesi, professionali e competenti è una condizione sicuramente necessaria ma non è tuttavia sufficiente per fidelizzare definitivamente un cliente.

Perché? I motivi sono tanti.

Le persone hanno comportamenti sempre più individuali e imprevedibili. Cambiano spesso e velocemente atteggiamento ed esigenze. Le previsioni d’acquisto sfuggono alle anticipazioni di marketing perché i consumatori pianificano meno e con maggiore prudenza.

Oggi, l’offerta di servizi e prodotti è diventata molto ampia e diversificata

Sono aumentate le aziende, i centri, gli store che offrono (più o meno) lo stesso tipo di articolo, prodotto e servizio, a prezzi sempre più concorrenziali.

Nella stessa via c’è quasi sempre qualcun altro che vende o offre la stessa cosa ed è quindi facile per il cliente di oggi, cedere alla tentazione, alle lusinghe e i richiami di promozioni, sconti e offerte irrinunciabili.

 


 

Tutti sono impegnati quotidianamente a proporre nuove offerte, lanci speciali, promozioni imperdibili e novità dell’ultima moda … e questo è assolutamente normale!

E allora?

Accetta l’infedeltà del cliente soddisfatto

Devi accettare (non rassegnarti) che il tuo cliente affezionato (anche se è un cliente soddisfatto) decida di cambiare, definitivamente o per qualche tempo.

Prendi le distanze dalle cose che non puoi controllare. Non farlo, ti porterà solo ansia e frustrazione!

Viviamo in un Mercato complesso e incerti. Non sprecare la tua energia e le tue capacità su cose e fatti che non dipendono da te. Non puoi controllare il tuo cliente, puoi solo gestire il tuo atteggiamento, non lamentarti o demoralizzarti, accettare la realtà e focalizzarti solo sulle prossime azioni da compiere.

Quando accetti l’imprevedibilità dei clienti, non significa che sei diventato incosciente, rassegnato o irresponsabile. Vuol dire che, semplicemente, prendi coscienza di un dato di fatto.

Non “accusare” la tua professionalità

Non “mettere sul piatto” la tua autostima o tartassare la tua professionalità incolpandola della fuga dei clienti.

Aspetta e verifica.

Può darsi che il cliente abbia semplicemente risposto a un imput momentaneo (una promozione, sconti speciali di un concorrente) o abbia semplicemente voglia di cambiare per qualche tempo “mano”, trattamento o servizio.

Ci sta.

Non facciamone un dramma.

Prendi spunto per una sana autocritica

Se vedi che c’è una perdita di clientela prima di andare in panico meglio porsi poche ma fondamentali domande su come migliorare, accogliere e approcciare i clienti di oggi.

Hai preso coscienza dei cambiamenti del mercato e dei clienti?
Ti sei adattato a questi cambiamenti?
Qual è il valore aggiunto del tuo servizio?

Non c`è dubbio che il Mercato sta cambiando, anche in conseguenza della crisi che ci ha investito negli ultimi anni. Se il mercato sta cambiando, sta cambiando anche il cliente … allora deve cambiare anche il tuo modo di vendere e proporre. Non ti sembra?

Ricorda che i clienti sono più suscettibili

Purtroppo oggi è così.

Una parola sbagliata, una distrazione, un gesto di troppo e … il cliente soddisfatto sparisce nel nulla. Se ha subito un torto o di aver ricevuto un’accoglienza poco soddisfacente … non torna più, cambia, va da altri anche se è stato un cliente soddisfatto perché nel raggio di 1 kilometro ci sono almeno altri 2 store o centri che possono offrire, più o meno, lo stesso prodotto o lo stesso servizio.

E se il cliente “infedele” ritorna …

Se il cliente “infedele” ritorna nel tuo centro o store non accoglierlo con mal celato risentimento ma piuttosto come un amico che non vedi da un po’.

Evita d’indagare subito dove è stato tutto questo tempo perché potresti metterlo in imbarazzo. Con il tempo, intavola un dialogo e prendi informazioni che potrebbero essere molto utili per conoscere le sue scelte, le sue motivazioni o per capire alcuni (eventuali) errori nelle tue strategie o sul tuo comportamento.

Da collega a capo. Mica facile? Benvenuto nel management – 2

collega a capo

Leggi anche la parte 1.

Dovrai gestire invidie e gelosie

“Il cane chiuso nel recinto abbaia a quello che scorrazza liberamente.”
Marty Rubin

Hai ottenuto questa posizione perché hai le competenze giuste o hai colpito positivamente chi ti ha scelto.

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Ma i tuoi colleghi la pensano allo stesso modo?

Magari qualcuno di loro è deluso, arrabbiato, frustrato.
Ambiva anche lui/lei a quella posizione … e invece hanno scelto te!
Non per tutti sarà facile mettere da parte l’ego, nascondere invidie e gelosie e venire a congratularsi con te.

Il passaggio da collega a collaboratore può essere difficile anche per lui/lei,
prova ad avere più comprensione ed empatia.
Il rapporto potrebbe restare cordiale ma un certo distacco professionale è consigliabile per entrambi.

Non manifestare simpatie e preferenze

L’amicizia sul lavoro è uno dei temi più delicati d’affrontare.

Avere amici sul posto di lavoro ci dà più carica,
motivazione e una spalla cui poggiarsi in caso di difficoltà.

Molto probabilmente avrai fatto più amicizia con alcuni colleghi rispetto ad altri.
È naturale e normale, sentire maggiore feeling e simpatia verso alcune persone ma, nella tua nuova veste di responsabile,
ogni componente del team dovrà essere trattato in modo imparziale e con rispetto.

Anche se pensi di essere equo ed equilibrato al 100% (e forse non ti rendi conto) gli altri collaboratori o dipendenti potrebbero fraintendere o mal interpretare alcune tue decisioni, pensando che stai proteggendo o favorendo una o più persone,
a te vicine.

 


 

Favoritismi, preferenze e simpatie, potrebbero emergere tuo malgrado, e all’interno del team creare sfiducia e demotivazione. Leggi questo post ad-hoc

Non cercare l’approvazione dei tuoi ex colleghi

Se hai bisogno del giudizio positivo dei tuoi ex colleghi, è un chiaro segno che devi ancora lavorare sulla tua autostima.
Alla base hai paura di essere rifiutato o emarginato dal resto del gruppo.
È uno schema mentale che ti porterà a fare di tutto per compiacere i tuoi ex colleghi,
pur di ottenere la loro approvazione.

Se devi soddisfare le aspettative dei tuoi precedenti compagni di lavoro, diventerai un burattino sotto il loro comando.
Chi asseconda sempre gli altri, come un cagnolino, non diventerà mai un leader.

Nella tua nuova posizione non devi cercare di essere popolare (non puoi conquistare tutti),
devi accompagnare gli altri per centrare i risultati prefissati.
Mantieni l’attenzione sul lavoro da fare, dai il massimo ogni giorno,
tratta tutti con rispetto e educazione e vedrai che riuscirai a conquistare il tuo team!

Non farti influenzare

Non permettere alle precedenti amicizie di influenzare le tue nuove responsabilità gestionali.

È naturale e normale,
sentire maggiore feeling e simpatia verso alcune persone ma queste sensazioni rischiano di influenzare ( consciamente o inconsciamente) le tue decisioni riguardo licenziamenti, assegnazioni o promozioni.

Sfrutta la conoscenza delle persone

Il fatto di conoscere “dall’interno” il team può essere un vantaggio che devi sfruttare al massimo.

Conosci tutte le “pecche” e i punti di forza, i membri meno produttivi e quelli “che tirano il carretto“.
La tua comprensione dei processi di lavoro del team ti può aiutare a costruire la credibilità con il tuo nuovo staff e creare relazioni utili con le persone che ora devi supervisionare.


“La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza. Vuoi migliorare il tuo impatto? Trovi spunti interessanti nei miei libri Autorevolezza e Prima volta Leader.”

Dai fiducia a tutti i membri del team

Non fingere di avere tutte le risposte.

Fai sapere ai tuoi collaboratori che sei aperto a nuove idee e input.
Sollecita suggerimenti e dai il giusto credito a tutti.
Questo li renderà molto più disposti a risolvere i problemi.

Ti ricordi quando il tuo capo non ti ha dato lo spazio di lavoro che volevi?
Ecco l’occasione per cambiare!

Dai ai membri del tuo team la giusta autonomia di lavoro e falli sapere che ci sei, quando hanno bisogno di te.
Aiutare la crescita è un ottimo modo per fidelizzare le persone.

Da collega a capo? Rimani te stesso!

Adesso, il tuo ruolo è diverso ma tu sei lo stesso.

Molti lo ignorano o se ne dimenticano.
La simpatia può aiutarti a mantenere buoni rapporti con le persone,
attenuare la tensione e migliorare la produttività.

Passare da collega a capo dei tuoi ex colleghi è allo stesso tempo una sfida e un’opportunità di crescita.
Se la prendi alla leggera o al contrario con troppa animosità, ti aspettano delusione e frustrazione;
considerala piuttosto un’occasione per lavorare su te stesso.

Da collega a capo? Mica facile.
Se desideri un supporto personalizzato, il coaching può fare la differenza nel tuo sviluppo di giovane imprenditore, manager o quadro … ecco il personal coaching per la leadership.

Da collega a capo. Mica facile? Benvenuto nel management! – 1

da collega a capo

Nel mio libro “Prima volta Leader – Se non nasci leader, lo puoi diventare” ho raccontato la storia di Thomas che fino a ieri, rideva e scherzava a crepapelle con tutti “loro”, era uno di “loro”, amico di tutto il team ma da quando ha avuto la promozione a supervisore,
si sente guardato con sospetto o peggio addirittura con odio?

Quando eri nel team,
hai sempre sentito parlato malissimo del capo e adesso che dall’altra parte ci sei tu,
cosa ti fa pensare che con te sia diverso?

Hai cominciato tutto eccitato per l’opportunità avuta.
Ti sei preparato e hai lavorato duramente per arrivare fin qui.

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Te lo meriti.
Ma questo non significa necessariamente che sarà facile.

La difficile transizione da collega a capo

Non tutti nel team sembrano aver accettato che sei diventato il nuovo capo e stai avendo un momento particolarmente difficile con quella persona che pensa di poter farla franca ogni volta.

Hai già dovuto dare un feedback correttivo anche a quell’altro che ti considera ancora un amico … ma non hanno ancora capito che adesso il capo sei tu?

È molto più difficile del previsto.
Di la verità, non pensavi vero?

Benvenuto nel management!

Il passaggio da collega a responsabile può essere una transizione difficile perché i tuoi ex colleghi,
sia per gelosia o per abitudine, decidono di continuare a trattarti ancora come uno del gruppo oppure si aspettano da te un livello più elevato di empatia,
poiché hai appena lasciato i loro ranghi.

Il punto che tu invece adesso, come nuovo direttore o capo,
sei responsabile della produttività e dei risultati.

Gruppo, empatia, produttività e risultati … uhm! Mica facile!
Ecco alcuni suggerimenti strategici per gestire al meglio la difficile transizione da collega a capo:

Consapevolizza che il rapporto cambierà

È così.

Da adesso in poi … cambiano le dinamiche, gli obiettivi sono differenti, diversa è la responsabilità,
più alta è la pressione e potresti prendere decisioni impopolari presso i tuoi ex compagni di lavoro.

 


 

Anche se fino a qualche tempo fa hai condiviso lo stesso malcontento sul modo di lavorare,
i rapporti personali con i tuoi precedenti colleghi dovranno essere spostati a un livello diverso.

Adesso non sei più un loro pari … ora sei quello che assegna il lavoro,
analizza la produttività e valuta la performance.

Ridefinisci i confini

È necessario rimodellare il rapporto tra te e i tuoi ex colleghi di lavoro.

Ci sono linee che devono essere nuovamente tratteggiate,
confini che non possono essere più superati e argomenti di conversazione che non possono essere più discussi.

Adesso che sei passato da collega a capo, aspettati che le persone che dovrai supervisionare vedano le cose in modo diverso,
siano più guardinghe e non ti parlino più apertamente, come una volta.

Incontra individualmente ogni collaboratore

È un passaggio fondamentale.

Prenditi del tempo per prepararti e poi parla individualmente di questa nuova transizione con ogni membro del team.
Metti sul tavolo le reciproche aspettative (cosa tu ti aspetti da lui ma anche cosa si aspetta l’ex collega da te, il suo nuovo capo) e i potenziali problemi.

Ricorda che un’aspettativa frustrata produce delusione e rancore (quest’ultimo è molto pericoloso sul luogo di lavoro).


“Sei passato da essere ‘uno del team’ a doverlo guidare? Non è semplice, ma ci sono strategie per farlo al meglio. Contattami e scopri come affrontare questa transizione con autorevolezza.”

Assicurati che tutti nel team abbiano compreso il tuo nuovo ruolo, le responsabilità che ti aspettano e gli obiettivi che, a livello di gruppo, ti sei prefissato.

Anche se potrebbe essere un po’ imbarazzante … discuterne e ricercare soluzioni costruttive è la miglior cosa.
Non ti aspettare che i tuoi ex colleghi ti parlino schiettamente.

Metti anche in preventivo che questo cambiamento potrebbe creare un’energia negativa all’interno del team e sarai costretto a fare un passo indietro e non socializzare più come prima con il team.

Cerca di non prenderla male,
se succede.
Ci sta.

Rimani aperto e disponibile al dialogo

Rimani disponibile al dialogo, alla collaborazione, a scambiare le tue idee o opinioni.
È fondamentale se si vuol vivere in armonia, avere una buona intesa lavorativa e non avere conflitti con i tuoi ex-colleghi.

Se avverti un fastidio a causa della precedente confidenza, parlane nell’incontro privato con tatto e con rispetto.
Potresti essere sorpreso nello scoprire che anche lui/lei ha gli stessi problemi …
questo potrebbe aiutare a risolvere la questione in maniera soddisfacente per entrambi.

Evita di spettegolare

“Il pettegolezzo è come fumare sigarette: piacevole, ma poco sano.”
Woody Allen

Fino a qualche tempo fa (forse) spettegolavi anche tu con i colleghi più stretti.

Non c’è niente di male …
anche perché gossippare stempera la tensione e serve a creare un clima più leggero.
Lo scherzo distende gli animi e consolida il gruppo ma diventa pericoloso quando è l’unico sfogo a frustrazione e stress.

Adesso …
è meglio evitare di farti coinvolgere per non rischiare di rovinare i tuoi rapporti interpersonali o di trovarti in situazioni spiacevoli.

Stai alla larga dal distributore dell’acqua, la macchinetta del caffè,
la break room e tutti quei luoghi predisposti per i pettegolezzi e gli sfoghi dei dipendenti.

Se ti senti sotto pressione e temi di non essere un buon leader, sappi che è normale. Ma la leadership si può allenare! Contattami per un percorso su misura per te!

Continua a leggere la parte 2.

7 modi peggiori di gestire il tuo corpo durante la vendita

linguaggio del corpo nella vendita

Se consideriamo che circa il 90 % della comunicazione è non verbale, ci rendiamo subito conto che il linguaggio del corpo nella vendita è importante tanto quanto le parole che utilizziamo.

Soprattutto se il nostro lavoro dipende dalla relazione con le persone, è quasi folle dare così scarsa importanza alla comprensione del linguaggio del corpo e degli altri segnali non verbali.

Attenzione al linguaggio del corpo nella vendita

Per capire dove potrebbe essere necessario migliorare, ecco 7 dei modi peggiori di gestire il tuo corpo quando sei impegnato con i clienti:
 


 

1. Eviti il contatto visivo

Quando sei molto concentrato su quello che stai dicendo o facendo è facile parlare con i clienti senza guardarli negli occhi e così facendo trasmetti insicurezza e ansia. Quando non stabilisci un contatto visivo, si deduce che hai qualcosa da nascondere, non sei coinvolto o non t’interessa.

Un buon contatto visivo trasmette fiducia, impegno e sincerità (qualcosa del tipo “non ho niente da nascondere”). Inoltre, ti permette di “leggere” le emozioni e il linguaggio del corpo dei tuoi clienti.

Evita però, di prolungare il contatto visivo perché puoi provocare fastidio o imbarazzo.

2. Muovi troppo la bocca

Se ti mordi o torci le labbra, mandi un segnale di disagio, un senso di ansia, di nervosismo, di difficoltà o che stai vivendo un momento critico. Se porti il labbro inferiore su quello superiore, vuol dire che sei poco sicuro in merito a quello che stai facendo o quello che stai sentendo.

Le labbra contratte, invece, sono una buona indicazione che stai vivendo una situazione di stress o di preoccupazione.

3. Non controlli le gesta delle mani

Ehi! Dove hai le mani quando parli con il tuo cliente?

Se non le hai in vista, oppure le tieni in tasca trasmetti l’idea che non sei impegnato o stai nascondendo qualcosa. Proprio come il bambino che quando racconta una bugia o vuole nascondere qualcosa ti parla con le mani nascoste dietro la schiena.

È importante apparire accessibili e aperti, quindi non cercare di controllare i gesti mantenendo le mani bloccate dietro la schiena. È un falso segno di deferenza, inibisci il movimento e ti fa apparire rigido.

Porta le mani in avanti e utilizzale in modo casuale quando parli durante il colloquio. Prova a tenerle aperte, con le palme rivolte verso l’alto per mostrare che sei ricettivo e amichevole. E sempre meglio evitare le mani chiuse in un pugno.

Se ti gratti la testa, sembra che hai seri dubbi su quello che stai dicendo. Per esempio, se ti gratti accidentalmente la parte posteriore della testa mentre stai parlando di prezzi, sconti o garanzie c’è una buona probabilità che questi numeri o affermazioni siano false.

Tutti i venditori o consulenti di successo comunicano senza gesticolare troppo.

4. Le espressioni facciali non sono naturali

Stai cercando di trasmettere cortesia ed empatia nell’ascoltatore forzando espressioni gentili e garbate?

Se il viso, i denti e gli occhi non sono parte del tuo sorriso, vuol dire che stai utilizzando un sorriso di circostanza. E’ il classico tipo di sorriso che utilizzi quando non ti senti veramente di sorridere ma lo fai forzatamente solo per apparire cortese.

Purtroppo (o per fortuna?) per quanto possiamo sforzarci di nascondere le nostre emozioni non possiamo controllarle del tutto, perché non sono soggette alla nostra volontà.
È difficile celare il linguaggio del corpo nella vendita!

Evita anche espressioni negative, come sopracciglia aggrottate e fronte corrucciata oppure risate innaturali che sono un segnale di nervosismo o di stress, un tentativo di dissolvere la tensione.

5. Assumi una postura difensiva o negativa

È la classica posizione negativa del linguaggio del corpo nella vendita.

Le braccia incrociate sul petto (vedi foto) “creano” una barriera tra te e il cliente e trasmettono un atteggiamento negativo, difensivo o di chiusura. Incrociamo le braccia quando avvertiamo una situazione sgradevole, oppure siamo incerti o insicuri (tante “braccia incrociate sul petto” le puoi notare nei luoghi pubblici e affollati tra persone che non si conoscono).

Incrociando le braccia, sembri freddo, riservato o peggio che stai nascondendo qualcosa.

6. Non rispetti le distanze

Anche la distanza è molto importante nella relazione con il cliente, soprattutto se è la prima volta che lo incontri.

Se mantieni troppo le distanze (2-4 metri) mandi segnali di freddezza e di rifiuto. Al contrario, se invece ti avvicini troppo, li prendi il braccio, appoggi la mano sulla spalla, invadi lo spazio dell’altro, ti prendi confidenze senza il permesso, diventi aggressivo e indisponente.

Con i clienti, in genere è meglio tenere una distanza di 1-2 metri. Così sarai abbastanza vicino da interagire, senza farli sentire a disagio. Distanze inferiori a 1 metro sono di solito riservate per la famiglia e gli amici.

Evita anche di porti davanti al cliente perché posizioni frontali, sono assunte in situazione di conflitto. Meglio di fianco o ad angolo retto.

7. Ti muovi in modo eccessivo

Azioni inconsce come spostarsi in continuazione sulla sedia, incrociare le gambe, fare tintinnare le monete in tasca, guardare continuamente l’orologio, alzarsi i pantaloni, aggiustarsi il bottone della camicia oppure distrarre l’interlocutore giocherellando con una penna o battendo i piedi sono indicazioni comuni d’impazienza, di mancanza di fiducia che ti fanno sembrare un venditore novellino e nervoso.

Questi errori nel linguaggio del corpo nella vendita ci invitano a prestare molta attenzione a tutte quelle posture che, spesso a livello inconscio, possono essere interpretate negativamente dai tuoi clienti.

Se operi oggi nella vendita, devi dare un valore aggiunto al tuo servizio e chiederti come migliorare, accogliere e approcciare i clienti di oggi.

Sul lavoro ti senti brillante e capace? Occhio a non cadere in uno di questi 5 errori

errori sul lavoro

Non sono poche le persone brillanti e capaci che lamentano una carriera poco soddisfacente causa comportamenti sbagliati o sproporzionati,
che hanno pregiudicato il rapporto con referenti chiave (il capo, il team, i colleghi, i clienti),
oppure che “non si sono più ripresi” da un errore o fallimento che ha creato dubbi e perplessità sulle proprie capacità.

Anche le persone capaci fanno errori sul lavoro

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Essere intelligente e capace non sempre significa avere una carriera appagante.
Anche la persona brillante trova ostacoli, contrattempi,
impedimenti e commette errori sul lavoro con conseguenze pesanti e durature sulla sua carriera.

Ecco 5 errori sul lavoro che faresti bene a evitare anche,
e soprattutto, se ti senti uno bravo e competente:

1. Mollare al primo ostacolo

Quanto sei abituato a perseverare di fronte agli ostacoli?

Se sei sempre stato quello brillante, quello bravo, quello capace,
se le cose ti sono sempre arrivate con poco sforzo, potresti non aver allenato i “muscoli” della perseveranza,
necessari quando la strada si fà in salita o finisci “a faccia a terra”.

Potresti prendere il primo ostacolo o fallimento come un segnale che non sei “capace”,
che non sei “tagliato” e mollare di schianto …
invece di mettere energia e tempo per superare difficoltà e impedimenti.

Devi imparare da quelle persone che hanno sempre dovuto lavorare sodo,
e che hanno sviluppato determinazione, costanza e forza di volontà per padroneggiare una nuova abilità o superare un ostacolo.
 


 

2. Andare in tilt dopo un errore

Se sei intelligente e ambizioso, ma anche perfezionista e zelante rischi di essere molto duro con te stesso e un errore può essere molto spiazzante.

Così, quando commetti un errore o non riesci a “fare bene qualcosa” questo insuccesso (anche se superabile) può essere sconfortante prima e paralizzante poi.

Forse, i ripetuti successi sul lavoro non ti hanno consentito di farti domande importanti.
Non è realistico credere che non farai mai errori sul lavoro,
però è fondamentale “allenare” la tua capacità di recuperare dall’errore (e rialzarti) il più in fretta possibile.

3. Non accettare le critiche

Ehi! Come siamo messi con le critiche?

Se sei stato abituato a fare un lavoro di alta qualità (sempre ben accolto e apprezzato) può suonarti strano ricevere critiche.
Se sei uno bravo, non hai molta pratica con le disapprovazioni, vero?
Come reagisci? Ascolti con attenzione, chiedi spiegazioni o vai via sbattendo la porta?

La reazione più frequente è quella di porsi sulla difensiva o,
ancora più spesso, di contrattaccare in modo impulsivo.

Ma arrabbiarsi o stare sulla difensiva (quando ti dicono che il tuo lavoro potrebbe essere migliorato),
ti farà apparire meno professionale o può frenare le persone che hai attorno a darti un utile feedback.

È molto difficile essere oggettivi su noi stessi;
ecco perché il punto di vista degli altri può fornirci indicazioni di come agire sulle nostre aree di miglioramento.

Sono parte importante nello sviluppo della nostra autostima.
Allora cerca di non chiuderti, non respingere le opinioni degli altri,
anzi accoglile come un bene prezioso.

 
More: scopri il coaching ideale per la tua carriera di successo
 

4. Essere presuntuoso e arrogante

Sei intelligente e smart ma anche arrogante, supponente e non ammetti mai di aver sbagliato?
Se qualcuno ti fa un’osservazione, parti subito al contrattacco?

Hai “già tutte le risposte”,
basta chiedere a te per essere illuminati dalla luce del sapere.

Si tende a pensare che chi si comporta così ha un carattere forte.

Invece, questo comportamento è tipico delle persone debole e insicure.
Sei terrorizzato dalla critica perché intacca la tua autostima e la fiducia nelle tue capacità.

In pratica,
basta poco per mandarti in crisi (altro che duro che non deve chiedere mai!).

Spesso se siamo aggressivi, prepotenti o arroganti è in genere un tentativo, peraltro vano, di nascondere un profondo complesso d’inferiorità.
La fiducia in se stessi si può manifestare in molti altri modi …
la fiducia più profonda è quella che si manifesta in modo tranquillo, calmo e contenuto.

5. Sottovalutare le relazioni professionali

Quando sei intelligente e capace è facile pensare di essere “al centro del mondo” e che gli altri sono solo un supporto o,
peggio, una scocciatura.

Invece la realtà è che i rapporti professionali contano, eccome!

Le persone con cui lavori (i tuoi colleghi o il tuo team) sono la chiave del tuo successo.

Non devi essere per forza amico dei tuoi colleghi o dei tuoi collaboratori,
ma anche le piccole attenzioni significano molto per le persone che lavorano con te: i loro compleanni, i nomi dei figli, dire ‘Ciao, come va?” con sincerità.
Esprimi il tuo lato più umano e sarai apprezzato anche sul lato personale.

Non essere concentrato solo sul tuo successo personale.
Prima di intraprendere qualsiasi azione sul posto di lavoro, chiediti quale sarà il beneficio per tutto il team.

Pensa a te stesso come un giocatore di una squadra piuttosto che un singolo atleta,
qualcuno che è sempre pronto a lavorare con gli altri per il miglioramento di tutti.

Proponiti con frasi tipo “Ecco la mia idea. Cosa ne pensate ragazzi?“.

Se desideri un supporto personalizzato per gestire al meglio atteggiamenti e reazioni che complicano i tuoi rapporti e il tuo percorso professionale … oppure sei un giovane che si sta avvicinando per la prima volta a situazioni gestionali scopri il personal coaching.

Vendita: parlare per convincere o ascoltare per offrire soluzioni?

vendita di successo

Fino a non molto tempo fa era frequente associare la figura del venditore a quella del persuasore che stordisce il suo cliente (inondandolo di parole) mentre lo accompagna (senza darli il tempo di replicare o pensare) trionfante alla “cassa”, lasciandolo con quel retrogusto a metà tra il buon affare e la fregatura.

Forzature a parte, in effetti, il nostro lavoro di venditori consisteva nel persuadere, plasmare, gestire, superare resistenze e convincere il cliente ad acquistare il nostro servizio o prodotto.

Parlare per convincere.
Parlare per persuadere.
Parlare per vendere.
 


 
Sarà ancora cosi?

Parlare per vendere. Funziona ancora?

I tempi stanno cambiando!

Oggi, se parli troppo velocemente, ti considerano un “venditore di fumo” oppure un disco registrato, se parli lentamente, ti vedono spento e pedante. Se parli troppo, dicono che non ascolti, e non dai la possibilità di chiarirsi le idee o di dar libero sfogo ai loro dubbi.

Se fai quello brillante e utilizzi troppi cambi di tono, sei guardato con sospetto, perché sembri costruito e falso. E al contrario, se fai troppe pause, dai l’impressione di essere insicuro e non abbastanza preparato.

E allora, come possiamo convincere e persuadere il cliente di oggi ad acquistare il nostro servizio o prodotto?
Esiste ancora una vendita di successo?

I tempi sono cambiati!

Il problema, te ne sarai accorto anche tu, è che adesso questo modello di vendita funziona molto meno, e in molti casi, non funziona più del tutto. Anzi, diventa controproducente perché tende a manipolare il compratore.

Le persone non vogliono sentirsi manipolate e non accettano più che debbano farsi convincere per acquistare un certo servizio o prodotto.

Vogliono decidere con la propria testa.

Chi-compra-oggi è diventato sempre più informato, analizza i vari prodotti e confronta i prezzi da solo. Non si fa più metter via da una frase a effetto e un sorrisino benevolo!

Ti risponde a tono e con precisione. Prima di acquistare un articolo o un prodotto si domanda di cosa si tratta, quali vantaggi avrà, se soddisfa le sue aspettative, se davvero li serve, chi lo vende e che marca è.

E allora?

Vendita di successo: offriamo soluzioni pertinenti e professionali

I clienti di oggi desiderano relazionarsi con un professionista, che sia un grande conoscitore dei prodotti e del settore in cui opera, che conosce i veri bisogni dei suoi clienti e li aiuta dando suggerimenti, soluzioni e consigli pertinenti e professionali.

I venditori che aiutano i loro clienti a risolvere problemi (non solo vendendo) sviluppano le migliori relazioni nel lungo periodo.

Oggi, Il cliente desidera essere ascoltato con attenzione, vuole sentire la tua partecipazione e la tua empatia. Solo quando percepisce un reale interesse nei suoi confronti, accetta di comunicare e d’interagire con te.

Molti danno per scontata quest’abilità per il solo fatto di sentire ciò che l’altro sta dicendo. Ascoltare va oltre il semplice “sentire” quello che il cliente ha da dirci: è empatia, è capire il messaggio nel suo giusto contesto.

Hai notato che, spesso, stai pensando già alla risposta mentre il cliente sta ancora parlando?
L’ascolto attivo è una competenza sempre più fondamentale per la qualità del servizio.

La vendita di successo passa dalla soddisfazione della clientela.

“Mi parli di lei”: come presentarsi in modo efficace al colloquio di lavoro – parte 2

mi parli di lei

Foto di Mateusmiliano10

LEGGI ANCHE > la parte 1

Prepara 1 o 2 affermazioni efficaci

Quando rispondi alla domanda “ Mi parli di lei ”, tieni bene a mente per quale lavoro ti stai candidando.
La tua risposta dovrebbe dimostrare all’intervistatore perché sei la persona adatta per quel lavoro ma anche per quel tipo d’azienda.

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È fondamentale portare l’attenzione della presentazione sui benefici economici, organizzativi o amministrativi che puoi dare all’azienda se ti assumerà:
inserisci dove puoi, una cifra o un esempio concreto che quantifica i vantaggi portati.

Preparati 1-2 affermazioni efficaci … trova un particolare, un’abilità (che possa colpire e fare la differenza),
il tuo maggiore punto di forza e che preparino il campo per la discussione successiva.

Evita di dire banalità tipo “Sono la persona che cercate!” o “Avete trovato l’uomo giusto che fa per voi!”.
Meglio evidenziare altri fattori come la disponibilità negli orari di lavoro, a trasferimenti, a formarsi specificamente, etc.

Esercitati allo specchio

È importante cosa dici ma lo è altrettanto come lo dici.

Il miglior modo per sembrare sicuri di sé in un colloquio di lavoro è fare pratica davanti a uno specchio.
Esercitati a raccontare la tua storia a voce alta, davanti allo specchio.
Usa un orologio per tenere il tempo (cerca di stare dentro i 2 minuti) e un registratore per registrare la tua voce.

Schiarisciti la voce come nella prova microfoni e via … prova, riprova, e prova ancora!
Oltre a cosa dici, controlla la tua postura e il tuo sguardo (devi guardare negli occhi il tuo interlocutore senza fissarlo) assicurati che il tuo tono di voce non sia mono-tono, molle,
troppo modesto oppure sopra le righe.

Mi parli di lei: ricapitolando (tempo ca. 2 minuti)

 

1. Presentazione (ca. 30 secondi)

Preparati un discorso brevissimo,
un ritratto chiaro e conciso: chi sei, i tuoi studi, la tua carriera,
le passate esperienze di lavoro e la tua evoluzione lavorativa.

 


 

Non citare date precise ma nomina le ditte per le quali hai lavorato,
il tuo ruolo e le tue responsabilità.

Per esempio: “Sono cresciuto a Como, ho studiato a Milano “store management”. Ho lavorato per 8 anni presso XXXX prima come assistant e poi quale store manager, responsabile della gestione quotidiana del punto vendita e di 8 membri del personale.
Negli ultimi 3 anni ho occupato presso YYYY il posto di …
”.

2. Passaggio critico (ca. 10-15 secondi)

Questo è un momento critico e delicato, dovrai menzionare perché al momento sei senza lavoro o perché desideri cambiare azienda.
Occhio a cosa dici perché Il tuo interlocutore presterà ancora maggiore attenzione a come gestirai questo passaggio.
Puoi evitarlo ma parlandone manderai un messaggio di sicurezza e trasparenza.

Non mentire ed evita di parlare di conflitti e incomprensioni vissuti con il capo o il datore di lavoro precedente.
Mostrati sereno ed esprimi il tuo desiderio di essere messo alla prova.
Non dilungarti e non perderti nei dettagli.

Per esempio: “Dopo aver lavorato da XXXX per 5 anni, ho imparato moltissimo.
Adesso mi sento pronto per assumermi maggiori responsabilità.
Credo che sia arrivato il momento di spostarmi in una realtà più grande, come la vostra,
che mi permetta ancora d’imparare e di mettere in pratica ciò che ho appreso fino ad oggi
”.

3. Il futuro (ca. 1 min. e mezzo)

Questa è la parte più lunga della tua presentazione ed è dedicata ai tuoi futuri obiettivi.

 

 

A quale settore o funzione stai mirando? Quali sono i tuoi desideri o obiettivi?
Qual è la tua prossima mossa di carriera o perché sei interessato a lavorare per quel particolare datore di lavoro?

Dimostra che vuoi realmente costruirti una carriera solida (i datori di lavoro sono alla ricerca di candidati interessati a una carriera a lungo termine).
Mostrati ambizioso e motivato ma senza esagerare.
Esprimi gli obiettivi che vuoi raggiungere coerentemente con il lavoro richiesto.

Per esempio:” … mi auguro di essere in una posizione di grande responsabilità per quanto riguarda il mio lavoro. Non so di preciso in quale posizione ma so che ho le competenze e l’esperienza necessarie per crescere professionalmente …”.

4. Concludi con una domanda

Preparati a casa delle domande sulla situazione aziendale o sul ruolo proposto (è fondamentale prendere info sull’azienda).

Mi piacerebbe discutere con lei di come potrei fare qualcosa di simile per voi/la vostra azienda” oppure “Quali sono le abilità che ricercate/ritenete necessarie per ricoprire questa posizione?”.

La palla passerà di nuovo al tuo interlocutore ma così facendo avrai posto le basi di una vera discussione produttiva.

Conosciuti i bisogni del datore di lavoro, potrai fare esempi concreti della tua esperienza lavorativa che risolvano quei bisogni;
non è necessario che siano gli stessi esempi, basta che dimostrino di possedere queste abilità.

Questi semplici consigli ti permetteranno di rispondere con più fluidità ed efficacia alla domanda “ Mi parli di lei “ e di non farfugliare qualcosa di poco comprensibile.
Una risposta ben strutturata ti consentirà di impressionare subito il datore di lavoro e di piazzare una solida base per il prosieguo dell’intervista. In bocca al lupo!

Scopri il mio coaching per il colloquio di lavoro

“ Mi parli di lei ”: come presentarsi in modo efficace al colloquio di lavoro – parte 1

mi parli di lei

Foto di Mateusmiliano10

Molto probabilmente durante il colloquio di lavoro dovrai parlare di te.

Mi parli di lei”.
Quasi tutte le interviste di lavoro iniziano cosi,
si sa.

Eppure pur trattandosi di una domanda molto frequente sono pochi a prepararla con efficacia;
forse perché ha l’aria di essere una domanda innocua.

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In parte lo è ma al contempo serve al selezionatore per capire subito chi non si è preparato.

Mi parli di lei. Una domanda innocente?

Sembra … la domanda ha un’aria innocua e informale,
aiuta a mettere a proprio agio e mira a fare abbassare le difese infatti …
ecco che poco dopo, sono in molti (purtroppo) che iniziano a sparlare con la storia della loro vita,
con i problemi personali o addirittura con conflitti e incomprensioni vissuti con il capo o il datore di lavoro precedente.

Ecco perché rispondere a questa domanda in maniera confusa o negativa,
ti può mettere da subito in cattiva luce
.

Al contrario, un’ottima presentazione ti darà immediatamente qualche punto in più.

Non cercare di “venderti” durante la presentazione (è troppo presto) perché così facendo sei percepito dal selezionatore come una persona che mira esclusivamente al posto di lavoro ed è più concentrato sui propri bisogni che a quelli dell’azienda.

Prepara la tua presentazione

E’ il momento di prepararti un discorso.

Se non lo fai,
il pericolo è di passare da palo-in-frasca,
riempire il discorso d’intercalari, “uhmmm”, “cioè” o silenzi imbarazzanti.

 

 

Esitare o blaterale durante il colloquio dimostra che sei impreparato e approssimativo.
Evita anche di fare un riassunto del tuo CV perché l’esaminatore ne ha già uno e poi suona noioso e prevedibile.

Devi preparare un tuo ritratto nitido e conciso: chi sei, i tuoi studi, come si è sviluppata la tua carriera, le passate esperienze di lavoro, com’è nato l’interesse per quel particolare settore, le tue ambizioni, qual è la tua maggiore forza e quali benefici apporterai all’azienda per la quale ti stai candidando.

Metti in risalto i tuoi successi (senza esagerare) e il motivo per il quale vuoi lavorare per quella determinata azienda.
È sicuramente il modo migliore per attirare l’attenzione dell’intervistatore e incuriosirlo di più sul tuo conto.

Se hai alle spalle diversi anni di esperienze in settori differenti,
scegli quelle più interessanti o rilevanti,
rispetto al tipo di azienda per cui ti stai proponendo.

Focalizzati sui bisogni dell’intervistatore

Con la domanda “ Mi parli di lei ” è facile pensare che l’intervistatore voglia sapere qualcosa su di te come persona.
In verità, si aspetta che gli spieghi perché ti senti qualificato per quel ruolo e quale può essere il tuo contributo per la sua organizzazione.

Fai in modo che i bisogni dell’intervistatore siano esattamente in linea con la tua figura professionale.
In poche parole, spiega in una o due frasi perché sei adatto a quel lavoro.

Non decantare le tue lodi

Se utilizzi la presentazione per decantare le tue lodi e magnificare le tue qualità d’impiegato o manager modello rischi di annoiare il tuo interlocutore.
Evita di divagare e di trasformare questa presentazione in una lista delle tue qualità.

 


 

Non esagerare e non sottovalutarti;
essere specifico e concreto, quanto più possibile,
è il modo migliore per centrare l’obiettivo.

Preparati un messaggio chiaro e preciso

Non ti perdere nei dettagli,
lascia al tuo interlocutore la scelta di approfondire i punti che ritiene più importanti.

Non imparare a memoria la tua presentazione ma parla con naturalezza.
Devi essere chiaro, sintetico e incisivo: poche cose,
pochi messaggi che però devono lasciare il segno.

Prepara degli esempi concreti per dimostrare le tue competenze,
le tue conoscenze e le tue capacità di superare situazioni difficoltose.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2

Il servizio clienti di qualità inizia con la buona accoglienza telefonica

accoglienza telefonica

Spesso uno dei primi contatti che le persone hanno con il tuo store, centro estetico o fitness è quando telefonano per prenotare un servizio o chiedere informazioni.

Fin da quell’istante, il potenziale cliente, soprattutto se non conosce il posto, inizierà a farsi un’idea della struttura e del tipo di servizio che offri.

Accoglienza telefonica è un biglietto da visita

È la primissima impressione, quella che condizionerà le scelte successive.
Il cliente in quei pochi secondi, inconsciamente, trae le sue considerazioni e decide.

 


 
Una buona accoglienza telefonica rappresenta il principale punto di forza di un servizio di qualità, soprattutto in un momento in cui il mercato del lavoro è più incerto e complesso che mai.

Chi risponde al telefono rappresenta l’azienda. È il primo contatto con il cliente.

Spendi cifre importanti per ristrutturare, pubblicizzare, modernizzare la tua immagine professionale e magari non sei consapevole che il tuo primo contatto con un potenziale cliente è una voce svogliata, irritante o esitante che ti accoglie con il più scontato dei “Prooonto” e che indispone sia lo spirito che l’orecchio.

Evitate le risposte scontate o meccaniche

Le accortezze di una buona accoglienza telefonica sono talmente semplici e facilmente applicabili ma proprio per il fatto di essere così elementari, e di essere ripetute meccanicamente più volte il giorno, spesso diventano banali, scontate e sono eseguite con superficialità e leggerezza.

La voce diventa distratta, ovvia, meccanica, fredda, mono-tono … siamo molto lontani da “Oh! Ma che piacere sentirti!”.

Dicevamo che le accortezze di una buona accoglienza telefonica sono molto semplici
… una semplice frase di presentazione, “Centro estetico Bellissima … buongiorno, sono Michele/Daniela … come le posso essere utile?”, pronunciata senza affanno e con garbo, sarà sicuramente accogliente.

Dire il nome della tua azienda, dà la conferma di aver composto il numero giusto, il “buongiorno o buonasera” accoglie meglio l’interlocutore, dire il nome della persona serve a dare un punto di riferimento al cliente.

Meglio evitare lo scontato “Siii…”, il classico “Pronto” oppure il mix spiazzante “Siii…Pronto” che lascia chi chiama nel dubbio di aver composto il numero giusto e lo costringe a chiedere conferma.

Sorridete durante l’accoglienza telefonica

Dal momento in cui inizia la conversazione, la regola indispensabile è la cortesia. Occorre mantenere un tono di voce gentile, cortese e sorridere mentre si parla.

Un sorriso sincero è percepito anche al telefono e trasmette disponibilità e positività. Sorridendo di più la comunicazione diventerà più piacevole e rilassata.

Se rispondete, fatelo bene, altrimenti meglio desistere. Evitiamo le risposte affannate, corse “a chi prima arriva” alla cornetta, risposte a due telefoni contemporaneamente con voci che si accavallano oppure risposte annoiate, altezzose o irritate per l’interruzione.

Meglio rispondere entro il terzo squillo … perché i secondi al telefono sembrano minuti.

Se conoscete già la persona che sta parlando, dopo la presentazione, rinnovate il saluto. “Fashion store buonasera sono Michele/Daniela” “Buonasera signora Rossi … come sta? … come le posso essere utile?”.

Grazie a semplici accorgimenti è possibile migliorare la tua accoglienza telefonica e l’immagine del tuo punto vendita o centro estetico. Ci si può sorprendere di come si possa, con poco, ben disporre il cliente.

Ricordiamoci però che senza passione, coinvolgimento e sincero interesse non si può fare accoglienza, si può offrire un prodotto o un servizio, qualcosa di ben diverso da creare un’atmosfera invitante e accogliente. Sei d’accordo vero?

Vuoi comunicare con efficacia con il tuo team? Non interrompere e non finire le frasi

comunicare con efficacia

Ok, fermati ho capito dove vuoi arrivare.
Non c’è bisogno che tu finisca. Lo faccio io per te.
Non ti piacciono i nuovi orari di lavoro, vero?
Forza, continua.
Anzi no!

Sei il titolare, il manager, il capo, il leader del tuo team … hai fretta, hai il tempo contato,
le vendite “saltate” all’ultimo istante, le “grane” da risolvere, il target da raggiungere,
appuntamenti costantemente rimandati, previsioni in tilt, un continuo e frustrante adattarsi ad un Mercato sempre più caotico …
e allora perché perdere tempo ad ascoltare il tuo collaboratore quando solo dopo 3 parole già capito quello che vuole dirti?

 

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Non finire le frasi per comunicare con efficacia

Se vuoi comunicare con efficacia e diventare un punto di riferimento importante e irrinunciabile per il tuo team,
devi imparare ad ascoltare, lasciare parlare il tuo collaboratore, non interrompere e rispondere solo quando ha finito di parlare.
Mica facile, vero?

Consenti al tuo collaboratore di concludere il suo discorso.

Devi contenere la voglia irrefrenabile d’interrompere per aggiungere qualcosa,
per correggere, per dire la tua, per stringere i tempi.

Se finisci tu le frasi non gli offri la libertà di esprimersi,
di esternare e di creare un contatto
.

Così facendo sprechi solo tempo,
deprimi chi parla e riduci la comprensione del discorso.

E poi … sei così sicuro di sapere già tutto in anticipo?
E se per caso avessi mal interpretato le sue intenzioni?
Daresti vita a una serie di equivoci e malintesi (che ti faranno perdere ancora più tempo) che possono compromettere un rapporto o il buon esito di un progetto.

E anche ammesso che, grazie all’esperienza o all’intuito,
avessi davvero anticipato i propositi del tuo collaboratore in ogni caso, se interrompi,
ti stai precludendo la possibilità di capire “come” si sta esprimendo,
il vero messaggio nascosto, il “non detto“.

 


 

È davvero sicuro e tranquillo come dice?
È davvero disponibile o lo è solo perché non se la sente di dire “NO” al capo?

Evita d’interrompere il tuo collaboratore

“La cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto.”
Peter Drucker

Ci sono tanti buoni motivi per ascoltare e non interrompere il tuo collaboratore.

Non è una questione quantitativa, ti bastano anche solo pochi minuti ma devi fare uno sforzo d’interesse,
di concentrazione e d’attenzione
, per mostrare realmente la tua disponibilità verso il tuo collaboratore.

È facile capire perché i buoni ascoltatori sono leader tanto apprezzati e ricercati!

Credo che ognuno di noi debba riflettere su come comunicare con efficacia,
ascoltare e comprendere veramente gli altri.

Siamo aperti al dialogo o stiamo semplicemente sentendo cosa gli altri ci stanno dicendo?
Siamo realmente capaci di mettere da parte i nostri pensieri,
ascoltare con attenzione e accogliere l’altro senza giudicare?

8 semplici suggerimenti per evitare il mal di testa durante l’inventario

inventario

Questo barcode non si riesce proprio a leggere?
Ma quel settore non lo avevamo già inserito?
Perché questo codice non esiste sul gestionale?
Mi sa che ci siamo dimenticati di contare lo scaffale in fondo al magazzino!
Mancano degli articoli … non li abbiamo contati o li hanno rubati?

Mah! Boh! Uff! Acc!

Quante volte ti è capitato di vivere durante l’inventario situazioni più o meno simili?

Ecco 8 semplici suggerimenti per evitare di “uscire” dall’inventario con un gran mal di testa:

1. Prepara lo store adeguatamente

È la base per un inventario di successo.

Tutti gli articoli devono essere ben preparati, suddivisi e organizzati. Un passo fondamentale potrebbe essere quello di dividere la merce per settore o categoria merceologica e verificare che tutti gli articoli abbiano il cartellino giusto, il barcode bene in vista e che siano facilmente raggiungibili per il conteggio.

Controlla tutti i display del negozio in modo tale da garantire che nessun articolo sia nascosto alla vista e al conteggio.

Più lavori nella preparazione meno lo farai durante la fase d’inventario.
 


 

2. Prepara un piano d’azione

Un inventario efficace passa anche dalla preparazione di un piano d’azione (anche se semplice e schematico).

Hai stabilito da quale zona o settore inizierai? Hai fissato l’ora d’inizio e delle pause? Hai un ordine numerico o vai a intuito? Hai una planimetria del negozio e/o del magazzino? Se non ne hai, armati di righello e matita e preparane una.

Non deve essere un capolavoro di design ma uno schema semplice e indicativo del negozio e/o del magazzino. Dividi la planimetria in sezioni e ordina numericamente le varie zone dello store.

Quando hai conteggiato e verificato le quantità di un settore, lo puoi “vistare” o colorare sulla planimetria.

Questo semplice accorgimento può farti evitare errori e sviste.

3. Prepara i contatori adeguatamente

Di pari importanza all’adeguata preparazione dello store è la preparazione dei contatori (terminali, pistole, lettori codici a barra o come dir si voglia).

Controlla i contatori uno per uno. Funzionano tutti? Bene! Ricordati di verificare le batterie (con quelle di riserva).

Assicurati di avere anche un paio di contatori di riserva (nel caso che uno si guastasse), I contatori dell’inventario sono come gli ascensori dei condomini … s’inceppano sempre durante il week end!

4. Comunica le procedure in modo chiaro

Se il team non è stato opportunamente preparato, è quasi sicuro che l’inventario non sia corretto.

Per garantire un inventario preciso e senza errori, prima dell’inizio, comunica a tutti i collaboratori coinvolti in modo chiaro le procedure per l’inventario. Tutti devono sapere cosa devono fare e come devono effettuare l’inventario.

5. Risolvi gli errori durante l’inventario

Gli errori devono essere risolti, anche se sembrano insignificanti, prima della presentazione del risultato finale d’inventario.

Assicurati di ricontrollare i contatori almeno un’ora dopo il processo d’inventario per rivedere errori o sviste, che potrebbero influenzare il valore del tuo stock. Questa semplice misura preventiva potrebbe farti risparmiare tempo e denaro.

 
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6. Usa correttamente le Quantità

Facciamo un esempio.

Un set di camicie bianche (all’apparenza “uguali”) può essere inventariato multiplo per risparmiare tempo, per fretta, per superficialità o per stanchezza.

L’inventario finale mostrerà che, per esempio, hai in stock 30 camicie bianche Large mentre l’inventario reale è invece di 20 camice Large, 5 camice taglia XLarge e 5 di taglia Medium.

Ciò può causare problemi con la giacenza di magazzino e può essere facilmente eliminata semplicemente portando più attenzione all’uso corretto delle Quantità.

7. Fai attenzione ai difettati, riservati o cambi

Quando, in fase di verifica, manca qualche pezzo all’appello di solito lo ritrovi sempre … nell’angolo dei riservati, dei difettati e dei cambi.

Non si sa per quale ragione ma questo “settore” è regolarmente escluso e dimenticato dai vari conteggi e inventari.

8. Occhio al “prima s’inizia prima si finisce”

Prima si comincia e prima si finisce (male).

Se sei tentato dall’idea di partire a “tutta birra” cosi si finisce prima (e ti togli il pensiero) ti ricordo che la fretta è una cattiva consigliera, soprattutto in materia di resoconti e inventari.

Prenditi il tempo, inizia solo quando tutto è a posto e fai maggiore attenzione soprattutto quando senti che la stanchezza (e la voglia di chiudere in fretta) comincia a farsi sentire. È in questo momento che il rischio di errori e sviste diventa massimo.

9. L’inventario è un processo quotidiano

L’inventario non è un evento di una volta o due volte l’anno ma un processo da seguire e gestire giorno dopo giorno.

Se mantieni il tuo store o centro estetico sempre ben organizzato ed esegui regolarmente dei mini-inventari (divisi per categorie merceologiche) manterrai il tuo stock costantemente aggiornato e l’inventario di fine/metà anno diventerà una semplice formalità.

Buon lavoro!

Il segreto per un servizio cliente eccellente? Pensare prima di parlare..

servizio cliente

“La ragione per cui abbiamo due orecchie e una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più, parlare di meno.”
Zenone di Cizio

Parlare troppo o male è l’errore più comune.

Anche se quello che diciamo conta solo il 7-10% della nostra comunicazione, dobbiamo stare ben attenti a non usare espressioni che ci fanno apparire offensivi, incompetenti, indisponenti o superficiali agli occhi dei nostri clienti.

Altrimenti come spiegare i dati (così allarmanti e preoccupanti) di alcune inchieste … dove risulta che quasi 7 clienti su 10 sono talmente scontenti del trattamento o del comportamento ricevuto da decidere di non tornare più nel punto vendita o nel centro.
 


 
Oggi, in effetti, basta …

… una parola sbagliata, una distrazione, un gesto di troppo e pluff … il cliente sparisce nel nulla. Se pensa di aver subito un torto o di aver ricevuto un’accoglienza poco soddisfacente, non torna più, va da altri … anche perché nel raggio di 1 kilometro ci sono almeno altri store o centri che possono offrire, più o meno, lo stesso prodotto o lo stesso servizio.

Servizio cliente eccellente? Pensare e poi parlare

Ecco una carrellata (sicuramente non esaustiva) di tipiche espressioni che possono danneggiare il servizio cliente, la nostra professionalità e accendere la suscettibilità dei nostri clienti:

“È laggiù”
“Mi segua, le faccio vedere dove si trova.”

“Non posso farlo”
“Penso che la soluzione migliore sia …”

“Vuole che le dica la verità?”
“Le spiego …”

“Siamo chiusi” (il cliente telefona o entra proprio nel momento di chiusura)
“Chiudiamo alle … e riapriamo alle …. C’è qualcosa che posso fare per aiutarla rapidamente?”

”Non si preoccupi”
“Glielo garantisco io”
“Stia tranquilla”

“Le spiego perché non deve preoccuparsi … (esponendo fatti concreti) approfondisci

”Ti devo lasciare … è entrata gente” (al telefono mentre sta entrando un cliente)
“Ti lascio … devo accogliere un cliente”

“Non lo so”
“Questa è una bella domanda. Mi dia il tempo di controllare/verificare e la richiamo/ricontatto”

“È tutto?”
“Lasci che le mostri …”
“Ha già provato/visto …?”

“Questo articolo/servizio a questo prezzo è praticamente regalato”
“Il prezzo di questo servizio/articolo in questo periodo è molto vantaggioso”

“Spero di riuscire a ricevere la merce in tempo”
“Farò tutto quello che posso per ricevere la merce in tempo”

“Non desidera qualcos’altro?”
“Posso mostrarle quest’altro prodotto/servizio”
“Il nostro assortimento comprende anche altri articoli …”

«Non è il mio reparto”
“Mi segua. Andiamo a trovare la persona giusta che può aiutarla!”

“È tutto fuori”
“Tutti i nostri articoli sono esposti. In ogni modo sono a sua disposizione per qualsiasi informazione.”

“Cosa desidera?”
“Mi dica …”

“Posso esserle d’aiuto?”
“Come le posso essere utile?”

“Si fidi. Tanto ci trova sempre qui”
“Siamo sempre a sua disposizione.”

“Sono nuovo qui” (trasmette inesperienza e poca familiarità con l’ambiente)
“Sono un nuovo membro del team.”

“Questo servizio/articolo è molto economico, costa solo X Euro”
“Il prezzo di questo servizio/articolo è vantaggioso, costa solo X Euro”

“Questo non è nella nostra politica”>
“In genere la nostra politica è … ma voglio fare questo per lei. Pensavo di … ”

“Sono occupato ora”
“Sarò felice di aiutarla tra 2 minuti.”

“Si sbaglia”
“Penso ci sia stato un malinteso”

“Se non ne ha visto uno, allora l’abbiamo finito”
“Vediamo insieme se riusciamo a trovarne uno.”

“Capisce anche a lei, adesso …”
“Capisce?”

“Mi sono spiegato/a bene?” approfondisci

Queste tipiche espressioni sono talmente di uso comune che oramai non ci accorgiamo neanche più quando o (soprattutto) perché le diciamo.

Purtroppo le inseriamo dappertutto, in ogni circostanza e in ogni contesto, senza rendercene neanche più conto. È un modo negativo di farsi notare dai clienti.

Durante il team coaching per retail store invito i miei partecipanti a trasmettere al cliente sempre più precisione e competenza, evitando tutte quelle frasi ed espressioni riempitive che possono danneggiare il servizio cliente e l’immagine professionale dell’azienda.

 
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Ricordiamoci che il cliente di oggi è facile a risentirsi e offendersi

È sempre più esigente, competente e suscettibile e vuole essere considerato unico e speciale. Di questi tempi, acquisire un cliente è difficile per l’enorme concorrenza, perderlo è un attimo, basta una parola di troppo, un gesto sbagliato o una smorfia inappropriata.

Cambiare quest’abitudine non è cosa semplice.
Hai “sempre detto così” e diventa difficile cambiare. Una cattiva abitudine si modifica soltanto con attenzione e costanza.

Da domani, presta maggiore attenzione a quello che dici al cliente, conta quante volte usi queste frasi, comincia a (morderti la lingua e) sostituirle con espressioni più consone e professionali.

Vedrai che, giorno dopo giorno, diventerà naturale farsi notare dai clienti!

E tu come la vedi?
Ti vengono in mente altre frasi per un servizio cliente eccellente?

Coaching: il supporto per gestire i collaboratori con efficacia

gestire collaboratori

I risultati non sono all’altezza delle aspettative?
Ti piacerebbe migliorare alcuni aspetti del tuo approccio e della tua leadership?
Avere una gestione più efficacia del tuo personale?

Occorre dedizione per gestire collaboratori

Gestire i rapporti personali sul lavoro è tutt’altro che facile e lo sai bene anche tu, visto che ogni giorno ti trovi a convivere con i comportamenti e gli atteggiamenti dei tuoi collaboratori, che ti provocano ansia e malumore.

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Ognuno ha il suo stile, il suo carattere e le sue reazioni.
C’è chi è troppo passivo e chi, al contrario, è troppo irruente. Chi troppo permaloso e chi eccessivamente pettegolo o poco disponibile verso gli altri colleghi.

E tu, come ti relazioni con i tuoi collaboratori?
Sei socievole, chiuso o diffidente?
Vorresti essere più empatico e disponibile ma la paura di “perdere il controllo” ti fa irrigidire?

I comportamenti come chiave per comunicare

Di questi tempi, è importante gestire con efficacia i tuoi collaboratori perché le persone oggi possono determinare il successo o l’insuccesso della tua attività.

Gestire un team non è solo dire ai collaboratori cosa fare, trasmettere informazioni, capacità e abilità ma creare, piuttosto, dei rapporti potenti e produttivi.

Non esiste un modello di comportamento migliore di tutti gli altri. Quello che “dici” al tuo team è importante, ma lo è ancor di più il “modo” in cui ti comporti, la congruenza delle tue parole con i fatti, la tua convinzione e la tua energia.

I tuoi comportamenti sono la chiave per comunicare, persuadere, entusiasmare e risolvere i problemi. Per questo diventa fondamentale provare, verificare, definire nuovi comportamenti provando e riprovando sino a prendere confidenza con questi “nuovi” atteggiamenti.

Personal coaching per gestire i collaboratori

Ecco che entrano in gioco le sessioni individuali di personal coaching.
 


 

Che cosa facciamo concretamente durante questi incontri formativi?

Sarai stimolato a ricercare e scoprire il tuo stile di leadership e l’approccio migliore per gestire in modo positivo e costruttivo il rapporto con il tuo team. In pratica, no assoluto a lunghe teorie della gestione, “scimmiottamenti da grande manager”, pose plastiche, frasi “a effetto” ma … ma pratica, pratica, pratica!

Impari in sostanza come prepararti per un colloquio/feedback con un collaboratore difficile, gestire obiezioni, repliche o “attacchi” da parte di un tuo collaboratore, difendere le tue idee e mostrare il disaccordo con positività, chiedere “PERCHE” e dire “NO” ai tuoi collaboratori senza sensi di colpa.

Apprendi come trasmettere fiducia e come comunicare con un linguaggio più incisivo e stimolante. Come potenziare il tuo approccio relazionale: la postura, le espressioni del viso, i gesti, la voce, etc. per aumentare la tua autorevolezza.

Lo sai che chi sa ascoltare aumenta il suo carisma? Apprendi come “ascoltare in modo attivo” i tuoi collaboratori.

Quanto dura il percorso di coaching?

Dipende dal tuo obiettivo.

Il numero delle sessioni di coaching le definiamo insieme sulla base delle tua necessità e dalla complessità dell’obiettivo che hai prefissato.

Qual è la tua esigenza?
Una “dritta” veloce, un supporto concreto di qualche ora o un percorso formativo personalizzato ed efficace con test finale?

Mediamente, un percorso di personal coaching varia da 1-2 sessioni per un tema specifico (coaching mirato) a 3-6 sessioni per un obiettivo più complesso (personal coaching). Una volta deciso, partiamo! Sessioni individuali (di circa 90 min.) una volta la settimana sull’obiettivo che hai definito.

Ho pensato per te un servizio di personal coaching dedicato esclusivamente ai privati.

Vedrai i risultati!

Errore al lavoro … e adesso? Come rimediare in 7 mosse

errore al lavoro

Noo… davvero? Ma come hai fatto?

Hai cancellato quei file così importanti? E senza farne una copia?
Come hai potuto dimenticare quella scadenza così importante?
Hai spedito quella mail con informazioni sensibili o riservate al diretto concorrente?

Ma come è possibile?

Un periodo di stanchezza, la fretta, un attimo di “follia”.
La testa da un’altra parta …
tutto quello che vuoi certo … ma l’hai fatto.

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E adesso?

1. Non autocommiserarti troppo per il tuo errore al lavoro

È terribile,
vorresti picchiare la testa contro il muro per aver fatto un errore così stupido,
ma non c’è più niente che tu possa fare. Ora.

È un dato di fatto … sul lavoro, prima o poi, capita a tutti di sbagliare. Nessuno è esente da errori.
Con gli errori si cresce e con un po’ di attenzione la prossima volta lo eviterai.

Adesso, quel che è fatto, è fatto.
Impara dal tuo errore e passa avanti.

Non darti dello stupido e non commiserarti troppo.
Questo non è il momento per le recriminazioni. Sprechi un sacco di energie preziose (che adesso ti servono come-il-pane).

Ora serve lucidità e azione.
Devi concentrati solo sul modo più intelligente ed efficace di gestire e rimediare il tuo errore al lavoro.

2. Valuta bene il da farsi

Dopo un errore al lavoro, la prima reazione naturale che è probabilmente di panico paralizzante. Di correre a nascondersi.
Devi dare una risposta adulta. Impegnarti al massimo per ridurre le perdite e rimediare alla “frittata”.

Allora, come ti comporti?
Come uscirne fuori?

 


 

Agire o aspettare?
Fai finta di niente? Magari tutto si aggiusta magicamente?

A volta funziona, spesso no.
Una cosa è sicura.
Se l’errore è di quelli “tosti”, non puoi sottovalutarlo o peggio ignorarlo.

3. Ammetti immediatamente l’errore al lavoro

Tutti facciamo errori.

Ciò che conta è ammettere lo sbaglio fatto (non appena ci si rende conto),
chiedere scusa (la cosa più difficile da fare) e fare tutto il necessario per risolvere e rimediare l’errore.

Una delle più grandi paure di un capo,
è che i suoi collaboratori possano sbagliare,
non dire niente (per paura delle conseguenze) e aspettare solo l’ultimo momento per comunicare l’accaduto,
quando ormai è troppo tardi … non si riesce più a risolvere più niente!

Se hai commesso un errore o un’imprudenza,
meglio un richiamo subito piuttosto che lasciare che la problematica “cresca” fino a livelli tali da non poter essere più gestita.
Le conseguenze -a questo punto- rischiano di essere inevitabilmente più pesanti.


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4. Non accampare scuse

Anche se sono valide e legittime.
Che si tratti di un malinteso, una fotocopiatrice inceppata,
un caso di omonimia oppure il corriere che ritarda la consegna di documenti molto importanti …

Poco importa.
Non rifugiarti nelle scuse.
Almeno non subito.

Tutto ciò che conta è quello che stai facendo per porre rimedio alla situazione.
Accampare scuse o giustificazioni (anche se valide) ti farà apparire come quello che sta cercando solo di evitare la colpa.

5. Non scaricare la colpa su altri

“Non è colpa mia”
“Ero di libero”
“Non ne so niente”
“Boh! Non lo so, chiedete a Luigi …”

Riversare la colpa sugli altri è un atteggiamento frequente soprattutto quando ci sentiamo insicuri. Abbiamo paura di assumerci le responsabilità.

Come ho scritto nel mio libro assumersi le responsabilità è un mezzo potente per creare rispetto e fiducia nei tuoi colleghi o collaboratori. Allo stesso tempo incoraggi gli altri a fare lo stesso.

6. Fai tutto quello che puoi per rimediare

Questo non è il momento di soffermarsi troppo sulle parole.
Questo è il momento dell’azione!

Arresta la “macchia d’olio” che si sta allargando. “Pulisci” ogni danno. Fai il possibile per garantire che l’errore non accada di nuovo.

Resta al lavoro più tardi del necessario fino a quando tutto non è al suo posto. Richiama le persone interessate o coinvolte, “ricostruisci” i documenti o i dati mancanti. Contatta la persona a cui hai accidentalmente inviato la mail e chiedili di cancellare immediatamente tutto.


“La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza. Vuoi migliorare il tuo impatto? Punta sul coaching.”

7. Errore al lavoro. Preparati ad eventuali ripercussioni

Anche se hai fatto tutto il possibile per riparare il danno,
sei stato onesto e ti sei scusato devi comunque prepararti alle conseguenze (anche le più gravi) per quello che è successo.
Potrebbe essere necessario ricostruire la fiducia con il tuo capo o la tua azienda.

Che peccato, dopo tutto il duro lavoro che hai fatto per costruirti un’immagine di affidabilità e di precisione!
Può essere frustrante dover ricominciare da capo, ma si può fare.

Continua a lavorare sodo e di sicuro riconquisterai la fiducia persa!

Quando la tempesta è passata, chiediti cosa hai imparato.
Non lasciare mai che un errore al lavoro passi, senza aver esaminato che cosa hai sbagliato e in che modo potrai evitarlo in futuro.

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“Come chiedere scusa al lavoro? Basta dire mi dispiace!”.