6 cose da ricordare quando ti senti uno stupido al lavoro

errori al lavoro

“A volte,
mi sento così stupida e incompetente al lavoro,
eppure la posizione mi sembrava relativamente facile.

Cerco di fare del mio meglio,
rivedere il mio lavoro prima di sottoporlo al mio superiore,
cerco di essere positiva ma ho paura di commettere sempre più errori al lavoro.

Questa cosa sta uccidendo la mia fiducia e ha effetti negativi su quasi tutti gli aspetti della mia vita e seriamente non so cosa fare.

Mi sembra di essere meno efficace di altri nei semplici compiti quotidiani.
Ho paura di essere lenta e che i colleghi mi possano vedere come inadatta per il mio lavoro.

Il mio incubo più grande?
Sarò destinata a fare lavori semplici e monotoni tutta la mia vita.
Questo mondo SMART,
efficiente e competitivo non fa per me.”

Ecco come una mia cliente (che lavora per l’ufficio marketing di una nota marca di moda) mi spiegava la sua paura di sbagliare e di commettere errori al lavoro.

Molti di noi si sentono insicuri, stupidi,
dubbiosi delle loro qualità e perplessi delle loro competenze.

Ecco 6 cose da ricordare quando attraversiamo momenti di dubbio, incertezza, paura e confusione.


PIÙ AUTOSTIMA SUL LAVORO: scopri il tuo percorso di coaching ideale.

1. Tutti fanno errori al lavoro

“Tutti commettono errori.
È per questo che c’è una gomma per ogni matita.”

Proverbio giapponese

Nessuno è perfetto.
Nessuno nasce imparato.

Non importa quale sia il tuo incarico e la tua posizione,
scommetto che sicuramente hai guardato qualcuno e ti sei chiesto perché sia più efficace di te,
pur facendo lo stesso lavoro.

Ma la verità è che anche queste persone,
a loro volta, fanno tanti errori.

Così,
smettila di confrontarti e concentrati invece sull’apprendimento per evitare tali errori nel futuro.

Relativizza,
non fare di una goccia un oceano,
guarda le cose dalla giusta prospettiva.

Se c’è qualcosa del tuo modo di fare che non ti piace,
fai attenzione la prossima volta,
analizza la situazione e cerca di capire come risolverla.

Convinciti che il mondo non smetterà di girare,
non ci sarà l’apocalisse, perché hai commesso un errore.

 


 

2. Non cadere nella “trappola” della perfezione

Ti tormenti per ogni minimo dettaglio?
Pensi di non essere “mai abbastanza”?

Alzi continuamente l’asticella,
anneghi in ansia da prestazione e quando, come tutti,
fai un errore, ti colpevolizzi dandoti dell’idiota e di quello-che-non-ce-la-farà-mai?

Quando vuoi essere perfetto,
sempre “all’altezza”, imbocchi la strada più veloce per compromettere la tua sicurezza.
Non puntare alla perfezione ma tendi piuttosto al miglior risultato possibile.

3. Sei tu il più feroce critico di te stesso

Nel mio libro “Prima volta Leader” ho sottolineato più volte come siamo i nostri peggiori critici. Trattiamo meglio gli altri che noi stessi.

Siamo impietosi, intransigenti, inflessibili,
esigenti, non siamo in grado di guardarci con occhi oggettivi,
non ci perdoniamo errori,
facciamo fatica a dirci cose positive.

Ci osserviamo continuamente,
ci giudichiamo costantemente,
come se aspettassimo solo il nostro errore sul lavoro per sottolinearlo con critiche e disapprovazioni.

Come se fossimo ancora a scuola,
ci diamo sempre un voto, una valutazione, un giudizio,
una sentenza inappellabile e spietata.

Non ci vogliamo bene.

 


 

4. Distaccati dall’errore

Siamo abituati ad associare gli errori alla persona.

Il fatto di aver commesso un errore,
ci autorizza a considerarci (a nostra volta) un errore,
persone sbagliate.

Se “io ho sbagliato” vorrà dire che “io sono sbagliato”.
È ovvio.

Dobbiamo ristrutturare le nostre convinzioni e smussare gli angoli dell’autocritica più tagliente e imparare a pensare: “io non sono l’errore” ma “ho commesso un errore”.
La differenza è lampante.


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5. Se tu fossi davvero uno stupido non saresti al tuo posto di lavoro

L’azienda dove lavori ha avuto tante opportunità per valutarti e assicurarsi che tu fossi la persona giusta.

Se ti hanno assunto …
vuol dire che credono in te,
nella tua potenzialità e sono convinti che tu possa fare bene il tuo lavoro.

Chi-ti-ha-assunto ha visto qualcosa in te,
una competenza,
una potenzialità e crede nelle tue capacità.
Più di te, a quanto pare.

L’importante non è impegnarsi per …
far loro cambiare opinione!

6. Prenditi meno sul serio

È importante saper ridere della tua insicurezza e dei tuoi errori al lavoro,
prendi coscienza dei tuoi limiti e della tua fragilità.

Sembra facile,
ma in realtà usare l’ironia in certi frangenti è più facile a dirsi che a farsi.

Richiede molta umiltà e altrettanto coraggio.

Per vincere, per fare le cose bene dobbiamo,
per prima cosa,
imparare a sbagliare.

Inadeguatezza sul lavoro? Abbraccia la sfida!

Se ti senti veramente non all’altezza di tutti gli altri,
puoi (sempre) migliorare te stesso.

Puoi approfondire con i miei libri: “Autorevolezza” (edizione aggiornata 2025) ti guida se vuoi consolidare il tuo impatto e carisma. “Prima volta Leader” invece è perfetto se affronti per la prima volta la gestione di un team.

Iscriviti a un corso, guarda un tutorial online, trova un mentore,
un coach.

Lavora su te stesso, sviluppa i tuoi punti di forza,
accetta e supera le tue debolezze,
lavora sodo e inizia a convogliare le tue energie per superare questa sensazione di inadeguatezza.

8 ragioni perché non farai una grande carriera (anche se hai le capacità) – 2

fare carriera

LEGGI ANCHE > la parte 1.

4. Sei paralizzato dalla paura di fallire

Hai paura di tentare e di fallire?
Di sentirti stupido?
Di sentire le risate degli altri?

Hai paura di sentirti un idiota,
quindi trovi delle scuse per non-fare.
Scuse per non fare quello che dovresti fare, se desideri una grande carriera.

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Il fallimento, gli errori, sono opportunità per crescere,
imparare e correggere la direzione.

Gli errori ci insegnano cosa non ha funzionato,
cosa dovremmo cambiare al prossimo tentativo.

Se non fallisci resti attaccato agli approcci del passato.
Se non fallisci, non puoi imparare,
evolvere e crescere.

Se non fallisci non puoi superare la tua mancanza di forza mentale.

Se le tue azioni non saranno “ricche” di curiosità ed esplorazione,
perché hai così tanta paura di fallire o non sei disposto a provare qualcosa di nuovo,
difficilmente diventeranno incisive.

Le persone che fanno una grande carriera (quelle che più ammiri) hanno sperimentato che non importa quante volte si cade,
ma quante volte ci si rialza,
più forti di prima.

5. Non ci credi perché non sei né speciale né geniale

Ci sono persone speciali.
Geni.
Tipo Steve Jobs.

Tu che c’entri?
Tu non sei un genio.
Vero.
Bene, neanche io.

 


 

Pensi di non essere portato,
di “non averlo tra le corde”,
di “essere negato”.
Sei normale.
Troppo normale. Bene anch’io.

Vuoi sapere una cosa?

Il talento non è sufficiente, occorrono duro lavoro e tenacia

Grinta.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza”ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025 – tra una persona talentuosa senza tenacia e un’altra tenace,
ma senza talento,
personalmente scommetto su quest’ultima a ottenere i risultati migliori.

Per fare carriera,
non è questione (solo) d’intelligenza, di bell’aspetto, di salute fisica, di QI.
È questione di grinta!

Se anche tu, come me,
il talento lo ammiri solo in TV e ti sei reso conto che genio, talento, bellezza, fortuna non sono (o non sono più) frecce al tuo arco,
prendi forza dal sapere che il talento è utile,
ma il duro lavoro e la tenacia sono il fattore X del successo a lungo termine.

Se vuoi approfondire leggi “” il mio post”: Cosa desideri di più? Intelligenza, talento, fortuna? No, grinta nient’altro!

 


 

6. Sei convinto che per fare carriera basta lavorare sodo

Guarda intorno a te.
Tutti sembrano così occupati, passano da una riunione all’altra sparando “raffiche di mail”.

Eppure quanti stanno realmente producendo,
riuscendo davvero a raggiungere un livello elevato di efficienza?

Il successo non deriva dal movimento e dall’attività.

Se la vuoi mettere solo sulla resistenza, sul lavorare sodo,
la sopportazione di tante ore di straordinario … ce la farai.

Il Mondo attuale del Lavoro ti darà l’opportunità di lavorare tanto,
ma proprio tanto,
ma sei sicuro che ti concederà di fare anche una grande carriera?

Lavorare sodo (e basta) è il percorso più lungo per il successo.


“Se nessuno si accorge del tuo valore, la tua carriera resterà ferma. Vuoi imparare a comunicare le tue capacità in modo efficace? Il coaching ti mostra come farlo con autorevolezza.”

7. Sei convinto che farai una grande carriera solo se sarai raccomandato

“È inutile … non ho conoscenze in alto”
“Tanto … arrivano sempre i soliti raccomandati”
“Non ho le conoscenze giuste”

Tutte le persone che “arrivano” sono brillanti e geniali?
Clientelismo, favoritismo e spintarelle ci sono sempre stati.
E ci saranno sempre.
Sorpreso? Certo che no!

Dobbiamo accettarlo ed evitare di prenderla come una scusa per non muoversi.
Per non agire.
Per non passare all’azione.

Convincersi che non si arriverà da nessuna parte perché non si hanno le conoscenze giuste
non cambierà lo stato di cose.
Anzi.

Credo che non farai una grande carriera perché questa credenza limitante andrà a sottrarre gran parte dell’energia al tuo potenziale,
rendendoti meno performante nel perseguimento del tuo obiettivo.

8. Vuoi gestire gli altri ma non sai gestire te stesso

Sei molto (anzi troppo) preoccupato “di cosa fanno gli altri”.
Il focus è solo e sempre su di loro.
Sei convinto che gli altri debbano cambiare il loro approccio.

Questo però non vale per te.
La volontà di correggere gli altri ti “rende cieco” su te stesso.

È più facile criticare gli altri che lavorare su te stesso.
La crescita inizia con la consapevolezza che il problema non sono gli altri
ma sei tu!


“Essere bravo nel tuo lavoro non è sufficiente per fare carriera. Vuoi sviluppare le soft skills che fanno davvero la differenza? Prendi contatto con il coach professionista.”

Pensa più a cambiare te stesso e meno a cambiare gli altri

Imparare a gestire bene te stesso è una delle cose più importanti che devi fare.

Per fare carriera,
la prima persona che devi esaminare (e imparare a gestire) sei tu.

Se riesci a cambiare te stesso,
gli altri cominceranno a cambiare a loro volta.

Sai gestire i tuoi comportamenti?
O vai in tilt non appena si alza la pressione?

Conosci quello che funziona e che non funziona per te?
Sai gestire le attese, la frustrazione e
l’insuccesso?
Oppure ti squagli come la neve al sole di aprile?

Più le tue risposte saranno oneste,
più saranno incisive le tue azioni.

Quello che fai determina il tuo destino

Pronto a impegnarti per raggiungere il tuo massimo potenziale?
Sei disposto a sforzarti?
A fare l’EXTRA?
Quanto sei pronto a fare carriera, “provare” nuovi concetti e modi diversi di fare le cose?

8 ragioni perché non farai una grande carriera (anche se hai le capacità) – parte 1

fare carriera

Hai sempre lavorato sodo.
Sei competente,
preparato,
puntuale.

Hai tutte le credenziali!
Bene.

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Eppure… sono passati anni e non è ancora accaduto niente.
Nessuna promozione. Nessuna prospettiva.
Neanche un aumento.
Neppure un riconoscimento.

A volte è sfortuna, spesso un problema di approccio

Per non parlare della frustrazione per un lavoro che non dà più stimoli e motivazione.
È il momento di un cambiamento.
Anche all’interno dell’organizzazione.
Oppure d’azienda?
O forse vuoi cambiare completamente lavoro?
Forse.

La prima persona che deve essere completamente convinta sei proprio tu
Lo sei?
Fingere non funziona.

A volte è solo sfortuna,
spesso è un problema di approccio, di mentalità,
di mancanza di fame e di grinta,
di pensieri negativi e credenze depotenzianti che s’insinuano nella tua mente e minano la tua possibilità di fare carriera.

Ecco 8 ragioni perché farai molta fatica a fare carriera, una grande carriera,
anche se hai ottime competenze e buone capacità:

1. Sei convinto che fare carriera sia solo una questione di fortuna

Solo una questione di fortuna.
Ecco la frase che tutte le persone di successo sono stanche di sentirsi ripetere.

Nella maggior parte dei casi, le grandi vittorie – siano sportive, lavorative, economiche o politiche –
non si verificano semplicemente se si sta nel posto giusto al momento giusto.
No, si devono guadagnare.

 


 

La parola “fortunato” potrebbe benissimo applicarsi a qualcuno che ha vinto la lotteria o che è scampato a un disastro aereo o ferroviario.
Ma quando si tratta di successi che richiedono dedizione, sacrifici e lavoro duro,
la fortuna non ha nulla a che fare.

La fortuna richiede uno sforzo e la volontà di far accadere qualcosa.
Il detto “La fortuna aiuta gli audaci” invita a essere volitivi e coraggiosi davanti a qualsiasi tipo di evento,
poiché la sorte – il “fato” –
è dalla parte di chi osa e sa prendere gli opportuni rischi.

Se invidi (solo) la fortuna del tuo amico o collega e non riconosci il suo talento,
la sua esperienza,
il suo amore per quello che fa,
la sua passione,
quanto abbia duramente lottato e lavorato,
sei davvero fuori strada.

2. La vuoi facile e subito

Come ho scritto nel mio libro “Prima volta Leader” , sono sicuro che non farai una grande carriera perché la parola “gavetta” ti suona antica, vetusta, fuori moda e ti fa sorridere:
vuol dire che non hai capito che …
il successo non è facile.

Questo è il motivo per cui un sacco di gente non raggiunge la carriera che (davvero) desidera.
Il successo non è né facile né veloce.
Questo è il motivo per cui molte persone mollano troppo presto.

Le persone di successo non si aspettano risultati immediati.
Sanno che nessuno diventa famoso in una notte o trova il successo senza anni di duro lavoro,
perseveranza e una quantità (pur ridicola) di fortuna.

 


 

Tu che sorridi tanto, dimmi:
cosa fai quando trovi sulla tua strada difficoltà, ostacoli o impedimenti?
Insisti e persisti finché non raggiungi il tuo obiettivo oppure
getti subito la spugna?

3. Sicurezza o passione?

“Te ne sei accorto, sì
Che parti per scalare le montagne
E poi ti fermi al primo ristorante
E non ci pensi più.”

Brunori Sas – La verità

“Devi inseguire le tue passioni,
devi rincorrere i tuoi sogni”,

lo leggi ogni giorno su Instagram e facebook,
lo sai ,ma poi…
non lo fai!

La passione è emozione, sentimento, gioia ed entusiasmo.
Eccitazione.

La passione non è un pensiero intellettuale.
Si tratta di un sentimento che senti dentro,
un’emozione.
Anima.


“Chi avanza nella carriera sa quando osare e quando aspettare. Vuoi sviluppare la sicurezza necessaria per fare il salto di qualità? Il coaching ti aiuta a superare i tuoi limiti.”

Invece ti trovi di fronte alla scelta fra sentimento e ragione,
la strada suggerita dai genitori e un’avventura che non sei neppure in grado di spiegare fino in fondo,
fra ciò che andrebbe fatto e ciò che senti di dover fare,
decidere se inseguire le tue passioni o cercare un lavoro sicuro.

Se non compi una scelta totale,
completa, piena, libera (da incertezze e dubbi)
qualsiasi strada percorrerai la farai con “il freno a mano tirato”.
E fallirai…

Talento e duro lavoro non bastano senza una strategia chiara. Vuoi capire come accelerare la tua carriera? Il coaching può darti la direzione giusta

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Sei il nuovo team leader? 20 regole per sopravvivere i primi mesi (e non solo)

nuovo lavoro di team leader

Nuovo lavoro di team leader?
Complimenti!

Il tuo curriculum è stato il primo della pila,
hai superato la prova di colloquio, hai ottenuto l’offerta,
hai accettato i termini e ora sei pronto per il nuovo lavoro!

Nuovo lavoro di team leader? I primi 3 mesi sono fondamentali

Appena si “entra” in un nuovo team o organizzazione,
è difficile capire “come” fare le cose
(non importa quanto sei competente, bravo, esperto o alla prima esperienza) …

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ci sono nuove regole da assimilare,
nuove persone da conoscere e una nuova cultura da comprendere.

Questa fase iniziale può essere sia stimolante che sfidante. Ma è anche una straordinaria opportunità per crescere, imparare e dimostrare la tua capacità di adattamento.

Per navigare con successo in questa transizione…

ci sono alcune strategie che possono aiutarti a costruire rapidamente fiducia, stabilire relazioni e inserirti nella nuova dinamica del team.

Il malinteso è sempre in agguato, un approccio sbagliato diventa un autogol,
un atteggiamento frainteso, una trappola.

Ora che si sta avvicinando il gran giorno,
i dubbi sulla tua leadership e le perplessità sui possibili ostacoli ti stanno tenendo sveglio la notte,
ti invito a fare tue queste regole come se fossero dei “comandamenti”.

Così quando la tua mente vaga intimorita senza meta,
rileggere queste “regole”, ti aiuterà a ritornare sulla giusta strada.

Tieni a portata di mano o di smartphone queste 20 regole per trovare forza nella tua leadership,
partire con sicurezza ed entusiasmo verso il tuo nuovo lavoro di team leader.

Puoi prendere qualche spunto interessante dal mio libro “Prima volta Leader”.

20 regole per sopravvivere i primi mesi nel tuo nuovo lavoro di team leader:

 

1.L’ansia che senti per il tuo inizio – la sentono anche gli altri (anche di più).

2. Se hai bisogno di essere amato difficilmente sarai anche rispettato.

3. Non devi dimostrare subito quello che sai. Lo hai già fatto in fase di selezione.

4. Una parola è poco, due sono troppe. Ascolta di più, parla di meno.

5. Non credere a tutto quello che ti verrà detto.

 


 

6. Chiediti “Se faccio questo, chi ne subirà le conseguenze?

7. Il rispetto va guadagnato “sul campo”.

8. Devi essere consapevole che la motivazione dello staff passa inevitabilmente da te

9. Senza il tuo team … non vai da nessuna parte!

10. Se senti il bisogno di sentirti superiore vuol dire che non lo sei.

11. Concentrati sull’unica persona che puoi controllare .. te stesso.

12. Per iniziare bene sono sufficienti 3 cose: Presentarsi – Ascoltare – Creare relazioni.

13. Non fare il brillante … soprattutto se non lo sei!

14. Se senti la necessità di parlare delle tue capacità, del tuo successo, di quanto sei bravo … non farlo. Fai parlare i fatti.

 


 

15. Se ti assalgono i dubbi sulla tua leadership .. ferma i pensieri, blocca le fantasie, concentrati sui fatti. “Dialoga” con le tue paure.

16. Ricorda che … l’autocontrollo è forza, il (giusto) pensiero è padronanza, la calma è potere.

17. Non preoccuparti troppo degli altri. La persona più difficile da gestire … sarai tu!

18. Ricorda le parole di Wolf RinkeDire a qualcuno di fare qualcosa non significa essere leader.”

19. Lavora su te stesso … se non vuoi entrare nella statistica dei fallimenti da leadership.

20. Se non prendi sonno, ricorda che … i grandi leader non lottano con la paura. La guardano in faccia. L’ascoltano. L’accettano.

Sei troppo aggressivo (e forse non te ne accorgi neppure): 6 segnali di allerta

aggressivo sul lavoro

A non esprimere alcuna emozione,
essere eccessivamente diplomatici,
concilianti, arrendevoli,
(in un contesto professionale)
si rischia di essere fraintesi, ignorati e qualcuno potrebbe approfittare di questa cedevolezza.

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Come nell’animale,
anche nell’Uomo c’è una dose di aggressività che ci permette di affrontare i pericoli e le difficoltà della vita con coraggio,
audacia e iniziativa. Approfondisci.

L’aggressività in fondo è un’emozione come altre

Un sentimento come tanti altri,
che quando è repressa o non controllata,
può diventare distruttiva, impulsiva e (soprattutto) spropositata.

Generalmente quando si parla di aggressività, ci viene in mente la sua forma più violenta (grida, urla, lancio di oggetti, contatto fisico, ecc.)
Ci sono diversi tipi di aggressività, più sottili e meno appariscenti.

Spesso per farci valere sul luogo di lavoro ci comportiamo in maniera aggressiva,
senza rendercene conto.

Pensiamo di essere assertivi invece ci comportiamo in modo prepotente e “violento”,
pagando un prezzo istantaneo e irreversibile:
il conflitto, la perdita di rispetto e amicizia.
Il risultato di questo comportamento è spesso l’opposto del risultato desiderato.

Qualcuno ti ha già detto “Ehi, ma come sei aggressivo/a”?

il primo passo è quello di saper riconoscere il nostro atteggiamento prepotente.

Tutti (chi più chi meno) siamo stati protagonisti al lavoro di un atteggiamento prepotente,
un comportamento litigioso, una reazione aggressiva,
una risposta eccessiva.
 


 

L’importante è saper riconoscere questo comportamento sul nascere,
ci si può calmare,
regolare e adottare un approccio più assertivo
prima di fare danni!

Ecco 6 segnali che mostrano che (anche tu) stai utilizzando una comunicazione aggressiva:

1. Ti concentri solo su te stesso

Ti comporti in modo aggressivo sul lavoro quando i tuoi desideri e i tuoi bisogni sono primari.
Nient’altro ti interessa.
Ignori completamente l’altra persona,
fingi “di non vederla” e non dai peso alle sue parole.

L’interesse degli altri è irrilevante.

Per esempio … se hai una scadenza imminente,
riversi sull’altro lo stress e l’ansia di portare a termine (il prima possibile) l’incarico.

“Voglio …”
“Ho bisogno …”
“Devo avere …”

Sono i verbi preferiti.
Come se ciò non bastasse,
la persona aggressiva spesso tenta di trasformare il suo problema in un problema di tutti.

2. Hai difficoltà ad accettare le tue responsabilità

Ti comporti in modo aggressivo quando non ti assumi la responsabilità.
Vedi l’ammissione di colpa come una debolezza.
Di solito c’è sempre qualcuno da accusare e biasimare.

Con una sperimentata forma d’arte, ti guardi in giro,
spostando la colpa sugli altri e utilizzandoli come capro espiatorio.
In modo da non assumerti alcuna responsabilità.

“Ho chiesto a Sabrina di farlo per me.
Non è chiaramente all’altezza del compito.”

 
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3. Sputi sentenze inconfutabili

Assumi un atteggiamento aggressivo sul lavoro quando non distingui tra opinioni e fatti.
Non offri un suggerimento o un parere.
Sentenzi.
Pontifichi.

Affermi il tuo parere come un fatto.
Le opinioni di colleghi e collaboratori sono irrilevanti.

“Questo è il motivo per cui non ha funzionato …”
“Dobbiamo fare questo …”
“No, non funzionerà …”
“Questo è / era stupido …”

4. Inizi una conversazione attaccando

“Non si guidano le persone picchiandole sulla testa
– quella è aggressione, non leadership.”

Dwight David Eisenhower

Discuti in modo prepotente quando inizi una conversazione attaccando (pur se in modo sottile).
Fai domande brevi,
usi un forte tono di voce e vai subito direttamente al punto:

“Cosa pensi di fare adesso?”
“Perché lo hai fatto?”
“Devi fare questo oppure …”
.

Non pensare,
questa non è una prova di forza.

Queste domande nel bel mezzo di una conversazione,
possono essere utili.
Io stesso come coach le uso spesso per stimolare,
aiutare a esplorare e pungolare.

Tuttavia,
se fatte all’inizio della conversazione,
queste domande hanno il solo scopo di controllare e manipolare la conversazione.
È una forma (anche se sottile) di aggressione.

 
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5. Dai consigli con l’intenzione di manipolare

Ti comporti in modo prepotente e aggressivo sul lavoro quando tendi a minimizzare le preoccupazioni o i sentimenti di qualcun altro.

Oppure,
mascheri un consiglio per dire alla persona cosa deve fare.
Il destinatario è tenuto a seguire il tuo “consiglio”.
Deve esserne anche grato.

“Se fossi in te …”
“La cosa migliore da fare per te sarebbe …”
“Ma non ti preoccupare … cosa vuoi che succede”
(ma non lo pensi davvero)

6. Usi una voce alta enfatizzando il discorso

Risulti una persona aggressiva quando parli con un tone alto,
veloce e senza pause.
Dai risposte secche.

Dimostri di non voler lasciar parlare gli altri.
Vuoi essere ascoltato.
Solo tu.
Vuoi il controllo totale della conversazione e sei determinato a non lasciare spazio di replica.

Sei aggressivo sul lavoro quando credi che gli altri siano la fonte di tutti i tuoi problemi

L’aggressività (come ho detto prima) è un’emozione come le altre.
Se mal gestita diventa distruttiva e soprattutto spropositata rispetto allo stimolo che l’ha provocata.

L’aggressione in un contesto professionale è una fonte di inutili conflitti,
e provoca danni ai rapporti con (gravi) ripercussioni sulla tua carriera professionale.

Conoscere i segnali di comportamento aggressivo sul lavoro ti aiuterà a riconoscerlo,
di regolare il tuo atteggiamento per gestire la situazione in modo più appropriato, e come ho scritto nel mio libro, per evitare inutili ostilità.

Vuoi volare nel lavoro? Ecco 5 pesi che devi mollare subito!

successo nel lavoro

Se ti chiedessi …
cosa dovresti fare per avere più successo nel lavoro?

Senz’altro mi elencheresti una lista (più o meno lunga) di cose che dovresti-fare.
Essere più diplomatico, più audace, più conciliante,
più accomodante, più assertivo.
Insomma più.

È un luogo comune pensare che per ottenere qualcosa nella vita bisogna fare-qualcosa.
E questo è (anche) assolutamente vero!

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Ma per avere successo nel lavoro oltre a fare-di-più è fondamentale anche togliere.
Diminuire. Alleggerire.
Sgravare.

Sbarazzarci dalle zavorre (soprattutto quelle emotive) che ci portiamo sulle spalle.
Ci tengono ancorati e ci impediscono di volare!

Per volare, devi pesare poco,
più sei “leggero”, più sali!

Ecco 5 cose che devi mollare subito se vuoi volare e ottenere più successo nel lavoro:

1. Liberati dal peso del giudizio degli altri

“Il labirinto lo costruisce la paura di essere giudicati.”
Ramón Andrés

Nel mio libro “Prima volta Leader” ho evidenziato come il bisogno continuo del giudizio positivo degli altri, l’ossessione e la preoccupazione dal parere altrui,
se ti trattieni dal dire ciò che pensi per paura di quello che colleghi o collaboratori diranno di te ….
è difficile raggiungere (e godere) del successo nel lavoro.

Sai qual è il rischio se non ti liberi della paura del giudizio?

Pur di non essere giudicato male inizi a compiacere tutti,
continui a soddisfare le aspettative degli altri,
diventando un burattino al comando delle persone.

Una volta libero dalla paura del giudizio,
il tuo modo di lavorare cambierà notevolmente.

Diventi più presente,
produttivo e aumenti il tuo slancio creativo.

Ti concentri sul processo, e non sul premio,
e inizi a vedere i progressi verso la vita che veramente desideri vivere.

2. Rinuncia all’affanno della perfezione

La perfezione è come un miraggio … si scorge in lontananza … ma ogni volta che ci si arriva vicino … sparisce e rimane solo la delusione.
Si dice che …
la ricerca della perfezione è uno dei percorsi più veloci per l’infelicità.
La perfezione non esiste.

 


 

Ecco perché devi rinunciare al peso della perfezione.
La devi mollare.

Altrimenti …
non ti sentirai mai soddisfatto quando termini il tuo lavoro, penserai che “non sia mai abbastanza” e alzerai continuamente gli standard fino a quando,
inevitabilmente, fallirai.

Non riuscirai a focalizzare il tempo e le energie sui punti salienti di un progetto,
ti tormenterai per ogni minimo dettaglio,
e la tua fiducia sarà subordinata al solo raggiungimento degli obiettivi.
Uno stillicidio logorante di tempo e di energie.

Ecco perché la perfezione (ossessiva) sta bloccando il successo nel tuo lavoro.

3. Rinuncia al piacere di ricevere complimenti e lodi degli altri

La maggior parte delle persone desidera essere tenuta nella giusta considerazione!
L’autostima è un bisogno umano e si alimenta di riconoscimento e fiducia in se stessi,
eppure …

se la tua sete di successo nel lavoro è legata a felicitazioni, riconoscimenti ed elogi, sappi che …
stai puntando sui cavalli sbagliati.
Nessuno (almeno molto pochi) si prenderanno del tempo per magnificare le tue lodi.

La maggior parte delle persone (spesso – ahimè – proprio quelle più vicine a noi) spenderà solo pochi minuti preziosi solo per dirti che stai facendo qualcosa di sbagliato,
o lo farà solo perchè vuole qualcosa da te.

L’ultima cosa che pensa è …
solleticare piacevolmente il tuo ego!

Se stai facendo grandi cose,
prenditi il tempo per riconoscerlo.
E lo devi fare da solo.

4. Molla il fardello del confronto con gli altri

Se sei abituato a confrontarti con gli altri,
è il momento di smettere.

Confrontarsi con gli altri può essere frustrante,
ognuno è meglio e peggio di altri su un numero illimitato di scale di valori.

 


 

Dal confronto si esce quasi sempre (e inevitabilmente) sconfitti,
non perché gli altri siano migliori o tu sia una persona senza qualità,
ma perché ci si confronta con un’immagine ideale,
quindi irraggiungibile.

Anche se raggiungi il successo,
ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa più di te.

Un tuo caro amico ti chiama e dice che è stato promosso team leader.
Come ti senti? Geloso? Triste?
Arrabbiato?

Quando vedi persone che hanno compiuto cose che speri di realizzare un giorno,
sii felice. Eccitato.
Non sentirti risentito e amareggiato.

Questo significa solo che può essere fatto.
Che è possibile.
Arriverà il tuo turno!

5. Sbarazzati della paura di sbagliare per ottenere più successo nel lavoro

Una delle cose più importanti che devi rinunciare se vuoi avere successo nel lavoro è la paura di sbagliare.

Non puoi riuscire senza fallire.

Chiunque abbia mai realizzato qualcosa,
a un certo punto si è bloccato, arenato,
non è riuscito.
Ha sbagliato.

Sai perché non ti devi preoccupare della paura di sbagliare?
Perché a un certo punto, non riuscirai,
sbaglierai di sicuro.

Così, visto che già sai che probabilmente fallirai, almeno una volta, cosa hai da temere?
Quando non riesci, alzati e riprova.

Finché continui a provare e non molli,
non sarai mai un fallimento.

Liberarsi dalla zavorre emotive è una delle strategie di successo nella vita e nel lavoro.
Molla quegli zaini che per troppo tempo ti sei portato dietro e che rallentano il tuo cammino.
Vedrai la differenza.
Vedrai la leggerezza!

Come farsi notare sul lavoro (se nessuno si accorge quanto sei bravo) – parte 2

farsi notare sul lavoro

Foto: Nadine_Em

 

LEGGI ANCHE > la parte 1.

6. Mostra interesse e curiosità per l’azienda

Come ho scritto in un capitolo del mio libro “Autorevolezza” – ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025 – uno dei primi passi per farti notare da-chi-conta è di mostrare un genuino interesse per il tuo lavoro e per l’azienda per cui lavori.

Conoscere la sua storia, i fatti, le curiosità e tutte le altre informazioni importanti ti permetterà di creare un collegamento di partecipazione e d’interesse.

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Se possibile,
chiedi al tuo capo se ti fa assistere a riunioni o presentazioni.

Investi nelle tue competenze: frequenta corsi professionali, conferenze, programmi di certificazione.
Affidati a un coach professionista per acquisire strategie utili per la tua promozione.

7. Crea una rete professionale al di fuori dell’ufficio

È importante prepararsi per il grande salto anche …
al di fuori dell’ufficio.

Lavora per costruire (e mantenere) una rete professionale con persone che lavorano nella posizione cui aspiri.

Questi professionisti sono in grado di offrirti consigli,
consulenza e orientamento.

Per crearti contatti di questo tipo potresti utilizzare il networking: per iniziare,
puoi condividere il tuo profilo completo di competenze in un gruppo su Facebook ,
su Linkedin, su Google+, su un forum su Google Gruppi,
Google Drive o su una sezione privata di un sito web.

8. Prima di chiedere… studia il tuo ambiente lavorativo

Prima di chiedere, di sbilanciarti e di esporti,
è importante fermarsi e studiare il tuo ambiente di lavoro.

  • Sei in un ambiente dove la crescita professionale è favorita?
  • Oppure le opportunità di crescita e di formazione sono ridotte a zero?
  • Non sono previsti investimenti per il futuro per i dipendenti?
  • Ci sono persone autorevoli che, per una serie di motivi risponderanno negativamente alla tua richiesta?

Guardarsi intorno e capire la storia della crescita dei manager e leader nel tuo luogo di lavoro è strategicamente importante,
per non investire tante energie per una prospettiva di crescita già “ingessata” ai blocchi di partenza.

 


 

9. Comunica il tuo desiderio di crescita

Se desideri assumere maggiori responsabilità è necessario essere aperti sulle tue ambizioni con il tuo capo, direttore o titolare.

Dichiara i tuoi obiettivi.

È insensato non dire niente,
pensando (o sperando) che qualcuno si accorga del tuo desiderio di crescita.
La lettura del pensiero non è ancora possibile.

Preparati con cura,
in modo da sapere esattamente quello che vuoi dire.

Non basta solo chiederlo.
Il punto focale dell’incontro è di spiegare chiaramente il motivo per cui desideri maggiore responsabilità.

Nel punto 2 abbiamo detto che portare risultati è fondamentale,
ma è altrettanto basilare mostrarli alle persone giuste.

Hai bisogno di impressionare chi-decide della tua azienda.
Fai una ricerca e assicurati di conoscere bene l’organigramma della tua azienda.


“Non lasciare che il tuo talento passi inosservato. Scopri come il coaching può aiutarti a far emergere il tuo valore.”

10. Impegnati tutti i (santi) giorni: ecco come farsi notare sul lavoro

“Son convinto che circa la metà di ciò che separa gli imprenditori di successo da quelli che non l’hanno è la pura perseveranza.”
Steve Jobs

Il segreto è …
fare con costanza piccoli passi ogni giorno.
Ecco come farsi notare sul lavoro.

Questa è la vera differenza tra chi ce la fa e chi molla:
la determinazione e la persistenza nell’impegnarsi ogni giorno,
nonostante le difficoltà, le complicazioni e
la mancanza di prospettive.

 


 

Non scoraggiarti.

E soprattutto non avere paura di fare richieste simili in futuro.
Se non chiedi,
la risposta sarà sempre no.

È un’opportunità di apprendimento.

Fai domande di follow-up per scoprire come mai la tua proposta non ha avuto buon esito (fattori esterni, vincoli di bilancio, qualcuno che si è messo di traverso, ecc.)

Ti invito a prendere questi suggerimenti su come farsi notare sul lavoro solo come spunti di riflessione.
Queste dinamiche sono troppo complesse per sottostare a regole e procedure standard.

Nessuno è così ingenuo da credere che non ci siano favoritismi o che tutte le persone facciano un salto di qualità solo perché brillanti e volenterose.

Tutti sappiamo che una volta esposte le nostre ambizioni di crescita potrebbero cominciare i guai (magari proprio con il capo/a che teme di essere soppiantato).

La situazione va contestualizzata e personalizzata su di te e in base all’azienda per cui lavori.

Come farsi notare al lavoro (se nessuno si accorge quanto sei bravo) – parte 1

farsi notare sul lavoro

Foto: Nadine_Em

Sei accurato, puntuale, professionale, concentrato,
uno che nel team ci sta bene.
Sei ambizioso.

Stai crescendo.
Ti senti gratificato dai risultati e dai feedback positivi che ricevi.
I successi ti stanno solleticando.

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Retribuzione più alta, più prestigio e maggiore influenza.
In fondo te lo meriti!
Ti stai facendo il culo da anni!
Perché non prepararsi al grande salto?

Se desideri avere maggiori responsabilità,
un nuovo progetto, una carica di livello o un ruolo di leadership (con 2 o 20 collaboratori, poco importa),
devi farti notare e convincere il tuo capo,
i piani-alti o il titolare che sei pronto al lancio.

Essere bravi non basta se nessuno se ne accorge. Vuoi farti notare? Impara a valorizzare le tue capacità con il coaching.

Ecco 10 spunti per farsi notare al lavoro e ottenere il salto di qualità che tanto desideri:

1. Dai il massimo in tutto quello che fai

“Come raggiungere un traguardo?
Senza fretta ma senza sosta.”

Johann Wolfgang von Goethe

Nel mio libro “Prima volta Leader” ho scritto che la vita è un susseguirsi di vittorie e sconfitte.
A volte riusciamo, talvolta falliamo.

È difficilissimo controllare i risultati.
Possiamo controllare il nostro impegno (per raggiungere quei risultati).

Alla fine della giornata,
la persona che svolge ogni giorno costantemente il suo lavoro con dedizione e passione è quella che più probabilmente avrà successo.

Dare il massimo è un impegno che prendi prima di tutto con te stesso.
Significa fare tutto il possibile per raggiungere il meglio delle tue possibilità in ogni aspetto della tua vita professionale.

Dimostra al tuo capo/a che sei una persona sulla quale si può contare,
che hai senso di responsabilità e che ti avvicini a qualsiasi compito (non solo quelli che ti piacciono) con lo slancio e la professionalità di chi ricerca l’eccellenza.

 


 

Avrai messo le basi per mostrare a-chi-conta che sei una persona smart,
su cui si può investire.

2. Focus sui risultati per farsi notare al lavoro

Per ottenere una promozione, si devono fornire risultati.
Costantemente.

Impressiona il capo/a, il grande-boss con il tuo talento, con coerenza e rapidità di pensiero,
sorprendilo con i tuoi risultati ma anche con l’approccio che adotti per arrivarci.

Ecco come farsi notare al lavoro.

Cerca di presentare soluzioni per ogni problema che si pone.

Se vieni a conoscenza di eventuali problemi o difficoltà particolari,
parlane con il tuo capo/a o con il diretto superiore e cerca di portare almeno un paio di soluzioni concrete.

Non parlare – porta fatti.
Niente parla più forte delle azioni positive.


“Essere bravi non basta se nessuno se ne accorge. Vuoi farti notare? Impara a valorizzare le tue capacità con il coaching.”

3. Agisci come un giocatore di squadra

Sempre.

È fondamentale essere amichevole e disponibile con tutti (non solo con i tuoi superiori).

Cerca di andare d’accordo con le persone,
ascolta le opinioni degli altri e cerca di includere tutti.

Le relazioni personali sono particolarmente importanti se vuoi diventare un team leader.

Il tuo capo deve sapere che hai doti di leadership, che sai prendere l’iniziativa e riesci a essere concreto,
sai interagire con le persone in modo piacevole,
dimostrandoti aperto e disponibile.

Per esempio aiutare un collega (senza che nessuno te lo abbia chiesto o imposto),
che lavora su un progetto con una scadenza imminente, mette in evidenza il tuo l’atteggiamento orientato al team, dimostra le tue capacità di gestione del personale e di affidabilità.

I migliori dipendenti sono spesso visti come leader (prima) dai loro stessi colleghi.

 


 

4. Prendi iniziativa e mostra un atteggiamento positivo

Tutti i giorni.

È importante essere amichevole e rispettoso verso il tuo capo e iniziare ogni mattina chiedendo se c’è qualcosa che lui o lei desidera particolarmente per quel giorno.

Per farsi notare al lavoro, è necessario essere pronti a lavorare fino a tardi,
se la mansione lo richiede.

Proponiti per fare i compiti che nessun altro vuole fare (assicurandoti di spiegare il motivo per cui pensi di saper fare bene quel lavoro) e per risolvere eventuali problemi che sorgono.

5. Evita il gossip d’ufficio

Evita di spettegolare.

Non c’è niente di male…
anche perché gossippare stempera la tensione e serve a creare un clima più leggero.

Lo scherzo distende gli animi e consolida il gruppo ma diventa pericoloso quando è l’unico sfogo a frustrazione e stress.

È importante evitare di essere associato con persone maldicenti o piagnucolose.

Anche quando sei fuori ufficio o al pub con i colleghi, è meglio evitare di farti coinvolgere troppo in battute e pettegolezzi per non rischiare di rovinare i tuoi rapporti interpersonali o di trovarti in situazioni spiacevoli.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Basta signor Gentilezza: 6 chiavi per ottenere più rispetto al lavoro

rispetto al lavoro

Sei una brava persona,
vuoi trattare bene gli altri,
vuoi essere gradito e apprezzato sul tuo luogo di lavoro.

Sei generoso, flessibile ed educato.
Non dici mai di NO.
Un virtuoso.

Un po’ alla volta, hai iniziato a scoprire che le persone intorno a te
non stavano rispondendo così bene alla tua filosofia da bravo ragazzo.

Sei educato ma anche esitante e titubante

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Nel breve lasso di tempo, hai capito che il problema sei tu.
Sei fiacco. Senza confini personali.
Sei indiretto. Sei passivo – aggressivo.

Non sei onesto (con te stesso prima di tutto).
Non è piacevole essere sempre gentile e disponibile.

Come puoi leggere nel capitolo sul carisma del mio libro “Autorevolezzaora nella NUOVA edizione ampliata 2025 – permetti agli altri di sovrastarti, dominarti, di camminarti sopra.

Diventi pieno di risentimento e di rancore,
ti senti come se gli altri si siano sempre approfittati di te.
In effetti è così.

Hai difficoltà a chiedere e dire NO, anche alle richieste più ingiustificate.
Quando hai bisogno di qualcosa hai paura di chiedere,
perché non vuoi creare disagi agli altri.
E (in compenso) li crei a te stesso.

Perchè sprecare tante energie per assecondare sempre gli altri

Sprechi un sacco di energie per capire come dire NO. Finisci col dire SI.
Un’altra volta…

Purtroppo, nessuno apprezza realmente chi asseconda sempre gli altri (soprattutto se sei un team leader),
come un cagnolino.
 


 

Purtroppo, ne sei cosciente.
Sei entrato in questa trappola di tua spontanea volontà.
Una cosa è essere educati e gentili,
un’altra essere zerbini.

Come smettere di essere così “carino” e guadagnare il rispetto al lavoro?
Non c’è bisogno di arrivare a scelte estreme,
reazioni eccessive e atteggiamenti sproporzionati.
Devi “solo” cambiare atteggiamento.

Ecco alcuni consigli per ottenere quel rispetto al lavoro che così tanto desideri:

1. Rispetta prima te stesso

“Chi rispetta se stesso è al sicuro da tutti:
indossa una maglia di ferro che nessuno potrà mai penetrare.”

Henry Wadsworth Longfellow

Se desideri ottenere rispetto da parte degli altri,
è necessario capire che cosa significa per te rispetto di sé.

Prenditi il tempo per creare più equilibrio tra lavoro e privato,
dedicati alla cura di te.

Inizia a essere gentile con te stesso.
Impara a rispettare te stesso.
Qualunque “cosa” tu sia.

2. Assumiti la responsabilità di cambiare

Non aspettare che qualcun altro risolva i problemi per te.
I tuoi problemi sono di tua responsabilità.

Se c’è qualcosa che deve cambiare nella tua vita,
prendi provvedimenti.

Se non sei felice,
sei tu responsabile per le conseguenze delle tue azioni.

Affrontare le conseguenze è molto meglio che vivere una vita passiva,
compiacente o arrendevole.


“Il rispetto si costruisce con azioni quotidiane e con la giusta mentalità. Se vuoi diventare più forte e sicuro di te, il coaching è il tuo alleato.”

3. Definisci i tuoi confini

Se hai problemi di affermazione, in genere non hai definito i tuoi confini personali e permetti agli altri di “sconfinare” regolarmente.

Se non imponi dei limiti da rispettare, le persone capiranno che possono facilmente metterti i piedi in testa e approfittare della tua disponibilità.
E credimi, lo faranno.

A lungo andare diventa frustrante, castrante.
Perdi autostima e motivazione,
ti trasformi in una persona piena di risentimento e di amarezza.

Se non sai quali sono i tuoi valori e i tuoi confini,
prenditi del tempo per capirlo.

Una volta fatto,
impegnati a non subire più “invasioni” di campo.

4. Impara a dire NO

Dire “NO” non è facile e mai piacevole.
Dire “SI”, senza essere convinto è anche peggio.

Se eviti di dire “NO” per amicizia, timore o per mantenere pace e tranquillità,
rischi di perdere la fiducia e la stima delle persone (con tanti saluti al rispetto al lavoro),
di dare un`immagine di te come una persona influenzabile e accondiscendente.

Per esempio …
la prossima volta che un collega ti chiede (per l’ennesima volta) un aiuto per finire i suoi compiti,
rispondi che hai già tanto di tuo da ultimare e solo quando avrai finito e se avrai ancora tempo (eventualmente) lo aiuterai.

Inizia a dire NO più spesso.
Comincia da oggi,
allenati a dire “NO”, sarai sorpreso di come le persone la prendano meglio di quanto tu creda!


“Il rispetto parte da come ti presenti e interagisci. Vuoi trasformarti in un punto di riferimento? Il coaching ti aiuta a farlo.”

5. Non giustificare ogni tua scelta e non scusarti per aver espresso un bisogno o un diritto

È il tuo bisogno di piacere che spinge ad assicurarsi che tutto e tutti “siano d’accordo” con le tue scelte.

In pratica,
ti senti obbligato a dare una giustificazione per ogni tua scelta.
È come chiedere agli altri il permesso di come vivere la tua vita.

Non c’è motivo di sentirsi in colpa, di provare vergogna,
di chiedere scusa per aver espresso un bisogno,
un desiderio o un diritto.

Non ha nulla a che fare con l’essere educato o ferire i sentimenti dell’altra persona.
Non sei responsabile delle reazioni degli altri.

All’inizio può capitare che tu senta un certo senso di colpa.
Questo è del tutto normale,
perché stai imparando nuovi modi di gestire le cose.

6. Dimostra assertività per ottenere rispetto al lavoro

Le persone imparano con l’esempio.
Questo significa che dovrai “insegnare” alle persone che ti circondano cosa vuol dire per te rispetto al lavoro.
Inizia dimostrando rispetto e assertività al lavoro senza tutti quei discorsi zuccherosi e quel comportamento (esageratamente) gentile.
Basta essere semplice e diretto.

Quando stai affermando te stesso,
meno è meglio.

Meno parole dirai,
più semplice sarà.

Cerca di evitare risposte ambigue o poco chiare.
Non ti perdere in chiacchiere dando mille spiegazioni del perché vuoi o non vuoi una determinata cosa.
Sii gentile, ma fermo e diretto.

Per essere rispettato non hai bisogno della posizione, del potere,
di autorità e controllo.

Grintoso o diplomatico?

Non hai bisogno di essere né stronzo né aggressivo, l’approccio migliore è sapere misurare,
a seconda delle circostanze, grinta e diplomazia.

Se vuoi approfondire l’argomento (rispetto sul tuo luogo di lavoro) trovi spunti interessanti nei miei libri:
“Autorevolezza” ti aiuta a rafforzare impatto, carisma e comunicazione.
“Prima volta Leader” è il libro pratico perfetto se muovi i primi passi nella gestione di un team.

Due libri complementari per sviluppare la tua assertività, leadership e relazioni efficaci sul lavoro.

11 spunti per nascondere il nervosismo (e apparire più calmo e sicuro) – 2

apparire sicuro

Foto di Ryan MacGuire

Leggi anche la parte 1.

6. Preparazione, preparazione, preparazione

Poco importa se per una conferenza,
una riunione, un colloquio di lavoro, un drink con i collaboratori,
un cocktail di lavoro o un party di presentazione del nuovo prodotto.
Spesso siamo nervosi quando ci sentiamo poco preparati.

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Più sarai preparato in anticipo,
più ti sentirai a tuo agio e rilassato.
La preparazione può alleviare i sentimenti di nervosismo e ansia in quanto aumenta il tuo livello di fiducia.

Assicurati di conoscere tutti i dettagli dell’evento – ora d’inizio, posizione precisa, codice di abbigliamento, l’argomento dell’incontro, il nome delle persone, le opzioni di parcheggio, le indicazioni per arrivarci, ecc.

Non devi tollerare da te stesso errori dettati da superficialità o mancata preparazione.
Io (almeno) faccio così.

7. Fare una domanda

Se hai un momento di difficoltà, vuoi nascondere il nervosismo (e apparire sicuro di te),
poni una domanda in modo da spostare l’attenzione di colpo su altri,
e non più su di te.

Questo ti darà il tempo di fare un respiro profondo,
di calmarti,
e di raccogliere i pensieri per articolare meglio ciò che stai cercando di dire.

8. Trasformare il nervosismo in eccitazione

Invece di essere nervoso e ripeterti (tutto il tempo) che ti senti nervoso,
prova a sentirti eccitato e ripeterti che ti senti eccitato.
 


 

Incanalando i tuoi sentimenti e trasformando il nervosismo in eccitazione,
tenderai a concentrarti sui risultati positivi,
invece che su tutte le cose che potrebbero andare storte perché ti senti nervoso.

Funziona?
Sicuramente vale la pena provare!

9. Essere sorridente per apparire sicuro di te

“Chi non ride mai non è una persona seria.”
Fryderyk Chopin

Sorridere è uno dei più potenti segnali non verbali.
Sorridere è la cosa migliore che puoi fare per nascondere il tuo nervosismo (e apparire sicuro di te stesso).

Questo non significa avere il sorriso stampato tutto il tempo,
fare il “piacione” ma mostrare un leggero sorriso sul viso per incoraggiare le persone a interagire con te.

Sorridere invia l’idea “Sì, sono sicuro di me”.

Approfondisci con il mio post “5 spunti per sembrare subito più sicuri agli occhi degli altri”.

10. Non combattere il nervosismo

L’ansia è una sensazione,
è semplicemente una reazione emotiva,
è possibile accoglierla e
accettarla.

L’accettazione è fondamentale,
perché più resisti e cerchi di sopprimere o eliminare l’ansia,
più aumenti gli effetti del nervosismo.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

Infatti,
tante problematiche sono effettivamente causate dal tentativo di sopprimere l’agitazione.

Accettare l’ansia non significa rassegnarsi a queste sensazioni spiacevoli.
Vuol dire invece accettare la realtà così com’è
– e in questo momento-
la realtà include l’ansia.

Siediti in silenzio.
Apri le porte ai tuoi sentimenti nervosi.
Lascia libero sfogo a queste spiacevoli sensazioni,
per tutto il tempo che vogliono.
Non porre un limite.

Ci si sente a disagio per qualche minuto,
poi ci si inizia a sentire molto meglio.
L’ansia defluisce e se ne va.

Di tutte le strategie,
questa (personalmente) è quella che reputo più efficace.

11. Farsi domande per sfidare i pensieri ansiogeni

Saper domare i desideri, i pensieri e il comportamento,
vuol dire sapere gestire le emozioni e gli impulsi,
incanalare quell’energia in attività positive non è cosa facile.
E non è da tutti.

Utilizza il tuo monologo interiore per influenzare il modo in cui ti senti e ti comporti.
Poniti domande potenti.
Sostituisci i pensieri eccessivamente negativi con pensieri più realistici.

Chiediti:

“Questa preoccupazione è davvero realistica? È così probabile che accada?”
“Se il peggior risultato possibile accade, posso sopportarlo? Che cosa potrei fare?”
“È davvero così?
Oppure sto esagerando, ampliando e ingigantendo tutta la questione?”

Parla a te stesso positivamente.
Parla a te stesso come se parlassi
a un caro amico.

La cosa peggiore che puoi fare quando sei ansioso,
è sederti passivamente e ossessionarti con pensieri di ansia e negatività.
Non ne uscirà niente di buono.

11 spunti per nascondere il nervosismo (e apparire più calmo e sicuro) – 1

apparire sicuro

Foto di Ryan MacGuire

Che tu ci creda o no,
anche le persone più sicure (quelle che tanto invidi per la loro disinvoltura) sono almeno un po’ nervose prima di un colloquio, una presentazione, un’intervista,
una riunione, il primo giorno di lavoro.

Anche per il tuo amico così spigliato,
il corpo è in allerta (lotta o fuga?),
il cuore batte più velocemente, aumenta la pressione sanguigna, ecc.

L’evoluzione fa il suo corso,
per aiutarci a sopravvivere e superare le sfide.

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Relazionarsi con gli altri può essere una sfida personale molto ardua

Ti sei mai chiesto perché per alcuni tutto sembra semplice e naturale,
e per te (invece) la strada è una salita impervia e dispendiosa?

Non sei a tuo agio a parlare davanti gli altri (anche poche persone),
ti senti nervoso, “non abbastanza”,
sei talmente terrorizzato da “annegare” in un mare di dubbi e fantasie di giudizi poco lusinghieri.

E la notte prima non chiudi occhio.
Non c’è molto da aggiungere.
Sai di cosa sto parlando.

La risposta è semplice:
gli altri sono più bravi di te per predisposizione naturale oppure perché hanno imparato meccanismi di copertura per il nervosismo e accorgimenti per mascherare il suo effetto.

Ci sono tecniche per mitigare e gestire l’ansia

Per fortuna,
ci sono strumenti e tecniche che possono essere usati per gestire in modo efficace l’ansia.

Quindi calma!
Anche tu puoi impararli.
E trasmettere più carisma.

Di seguito trovi
un elenco di modi sani per affrontare l’ansia,
nascondere il nervosismo,
proprio qui, proprio ora:

1. Respirare

Sentirsi nervosi può interrompere la normale respirazione: il respiro diventa superficiale e irregolare.

La prima cosa da fare quando arriva l’ansia e vogliamo contrastare il nervosismo con le sue spiacevoli manifestazioni è mantenere un respiro regolare.

 


 

Fai un paio di respiri profondi e ritrova il tuo modello di respirazione normale.
Il respiro profondo ti aiuterà a rilassarti.

La respirazione diaframmatica è una potente tecnica di riduzione dell’ansia perché attiva la risposta di rilassamento del corpo.

Per imparare come farla in modo efficace in qualsiasi situazione,
esercita alcuni metodi di respirazione diversi quando sei a casa e rilassati.

2. Non ammetterlo

Uno dei peggiori autogol che puoi rimediare,
è ammettere di essere nervoso.

Se da una parte hai il sollievo di sgravare il carico emotivo,
dall’altra porti tutta l’attenzione su di te e sul tuo nervosismo.
Esprimendolo, rendi evidente una cosa che (probabilmente) nessuno fino a quel momento ha notato.

Spesso le persone mettono in risalto la microscopica macchia sull’orlo della giacca che nessuno ha visto.

3. Parlare lentamente

Parlare velocemente è un segno sicuro di nervosismo.
Quando siamo nervosi,
parliamo dannatamente troppo in fretta.

Per nasconderlo,
fai uno sforzo consapevole per parlare più lentamente e chiaramente.
Prova a rallentare.
Fai una pausa tra le frasi e respira profondamente prima di continuare.
Scandisci le frasi e pronuncia distintamente le parole.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

Anche se ti sembra di essere troppo lento,
chi ti sta ascoltando,
non se ne accorgerà.

Meglio un messaggio breve ma chiaro che lasciare dubbi nelle persone:
Boh! Che cosa ha detto?

4. Non agitarti

La tensione e la carica del pubblico prima del concerto sono una cosa sempre emozionante.
Prima di iniziare faccio un po’ di sollevamento pesi con la sigaretta.
Poi il concerto inizia e da quel momento in poi l’unica cosa che vedo sono i miei piedi.

Angus Young (AC-DC)

Un segno sicuro di nervosismo è l’agitazione:
toccarsi i capelli, controllare in modo ossessivo il cellulare,
toccarsi le dita o i piedi,
mordersi le unghie, avere la gamba “ballerina”.
Evita movimenti rapidi, scatti,
mosse goffe o gesti nervosi che trasmettano sfiducia e ansia.

Combatti l’impulso ad agitarti (se vuoi nascondere il nervosismo).

Ti sentirai (probabilmente) un po’ rigido,
mentre cerchi di rilassarti e calmare le reazioni nervose del tuo corpo.

Rilassa i muscoli del viso in modo da non assumere espressioni accigliate o preoccupate.

Personalmente,
preferisco passare per “ingessato” piuttosto che “tarantolato”.

5. Mantenere il contatto visivo aiuta a nascondere il nervosismo

Come puoi pensare di nascondere il nervosismo se i tuoi occhi vagano nervosamente per la stanza?
Sembrerai insicuro,
e le tue parole perderanno effetto.
Forza.
È una dichiarazione: “Ebbene si, sono nervoso“.

Guardare negli occhi le persone (invece) comunica sicurezza,
calma e leadership.
Scopri come entrare in una stanza piena di gente come un grande leader!

Continua a leggere la parte 2.

10 frasi che ti fanno apparire subito insicuro al lavoro (anche se non lo sei)

frasi apparire insicuro

Come ho sottolineato più volte nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi” … dovremmo parlare molto meno.
Tutti.

Parlare troppo e male è forse l’errore più comune che facciamo.

Quando parliamo troppo, oppure vogliamo fare i brillanti,
dobbiamo prestare molta attenzione a tutte quelle espressioni, frasi o parole che possono,
a livello inconscio,
essere interpretate negativamente dai colleghi, dal capo o dai collaboratori.

Se poi, utilizziamo queste frasi nei momenti più delicati e cruciali,
quando siamo anche emozionati o nervosi,
il rischio di sembrare insicuri, incapaci e impacciati è molto alto.

Ecco 10 frasi che ti fanno apparire subito insicuro al lavoro e poco disinvolto (anche se non lo sei):

1. “Non lo so

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.”
Lucio Anneo Seneca

Certamente non devi avere tutte le risposte.
Nessuno di noi le ha.
Ma rispondere regolarmente alle domande con un arrendevole “Non lo so” (accompagnato da uno sguardo vuoto) può farti sembrare non all’altezza del tuo compito.

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Ammettere di non conoscere la risposta non è una tragedia,
un passo falso e neppure un segno d’incompetenza (anzi spesso è una dimostrazione di forza)
ma dire spesso “non lo so” ti costa credibilità e influenza.

Se vuoi essere preso sul serio,
e non fare la figura di quello insicuro al lavoro,
dovresti abbandonare questa frase e sperimentare cosa dicono i leader di successo quando non conoscono la risposta.

2. “Devo chiedere (al capo) ”

Non importa quale livello occupi nell’organigramma dell’azienda.
Tutti abbiamo un capo.
Anche gli amministratori delegati devono chiedere l’approvazione su questioni importanti.

È depotenziante, sottolineare tutte le volte,
che non sarai tu a prendere la decisione finale.

3. “Credo che …” – “Penso che …”

Credo di si”
“Penso che vada bene”
“Credo che riusciamo a stare nei tempi

Queste parole di riempimento non infondono fiducia.
Anzi.
Diminuiscono l’importanza della tua dichiarazione.

Così dicendo getti ombre sulla tua affidabilità e la tua autorevolezza.
Non essere titubante (almeno non darne l’idea) ma piuttosto chiaro e deciso.

Esprimi subito il tuo pensiero, senza troppi preamboli.
Perché gli altri dovrebbero sentirsi sicuri delle tue scelte, se usi parole così piene d’incertezza?

4. “Vero?” – “ Ho ragione?”

“Ha senso?”
“Che cosa ne pensi”
“Che cosa faresti?”
“Pensi che sia una buona idea?”
“È OK?”

Perché tutte queste richieste di rassicurazione?
Così sembri davvero insicuro al lavoro.

 


 

Se sei sicuro di te,
non hai bisogno di chiedere regolarmente conferma delle tue scelte o approvazione per le tue azioni.

5. “Follemente” – “estremamente”

“Sono incredibilmente ansioso di iniziare,
ma sono estremamente occupato questa settimana – potremo sentirci settimana prossima?”

Queste “paroloni” sono riempitivi e tendono ad aggiungere emozioni (che in realtà non c’entrano proprio nulla con il contesto) in qualcosa che dovrebbe essere in verità molto semplice.

La comunicazione deve essere basata naturalmente sui fatti.

6. “Sono disponibile a qualsiasi ora”

Davvero?
Anche se ti propongono un appuntamento alle 06:30 di giovedì mattina?
Sono sicuro che non sarai così d’accordo.
E poi sembra che non hai null’altro da fare.

Meglio dire “Martedì e giovedì pomeriggio potrebbero andare bene, anche se sono flessibile
che suona più gradevole e mostra che disponi (anche tu) di un importante programma professionale.

7. “Mi dispiace disturbarti …”

In realtà,
non ci si dovrebbe scusare troppo per il disturbo …
quando c’è qualcosa d’importante che non può aspettare.

Inoltre,
questa frase mette il controllo nelle mani dell’altra persona.
Questa frase toglie potere, a chi la dice.

Se sei incerto sul tempismo,
puoi dire semplicemente:
“Quando hai un minuto,
mi piacerebbe discutere qualcosa con te.”

 
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8. “Scusa …” – ti fa sembrare subito insicuro al lavoro

“Scusa il disturbo”
“Mi dispiace …”
“Scusa, era solo un’idea”
“Scusa, spero di non aver sbagliato”

potrebbero mettere in cattiva luce il tuo lavoro o far emergere un senso d’inferiorità.

Ci scusiamo troppo in fretta e troppo spesso.
Chiediamo scusa anche quando non è nemmeno giustificato.

Sei veramente dispiaciuto?
Hai fatto qualcosa di sbagliato?
Nella maggior parte dei casi, no,
non l’hai fatto.

C’è bisogno di chiedere scusa per condividere i tuoi pensieri?
Prima di usare queste parole,
prendi in considerazione se sono necessarie.

Le persone forti,
fiduciose, sono disposte ad ammettere l’errore,
ma utilizzare sempre queste frasi è fuori luogo.

9. “Cercherò di farlo” – “Spero di riuscire”

Ecco un modo perfetto per comunicare che ti senti poco convinto,
insicuro e inaffidabile.
Insicuro al lavoro.

Le espressioni negative e dubbiose hanno il potere di condizionare negativamente chi ascolta.
Se poi le usi spesso ….
il negativo e il dubbioso diventi tu!

Se “speri”,
significa che sei tu il primo poco convinto di quello che stai dicendo o proponendo.

Assicurati di essere assolutamente certo di quello che dici o esponi anche (e soprattutto) quando devi esprimere difficoltà o perplessità.

Se hai bisogno che siano soddisfatte certe condizioni prima di sbilanciarti su un impegno,
esponile chiaramente “Se riceverò i report del secondo trimestre entro metà luglio ,
sarò in grado di finire il rapporto finale.

 
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10. “Posso avere un minuto del tuo tempo?”

Spesso chiediamo “qualche secondo” o “un minuto” quando (in realtà) desideriamo un incontro consistente.

Un minuto non basta per esprimere pienamente le tue considerazioni;
il collega o il capo si aspetta un discorso breve che termina in pochi minuti,
e si sentono spinti e pressati in un lasso limitato di tempo.

Assicurati che le tue domande, le tue preoccupazioni,
e le tue idee abbiano un valore.
I tuoi pensieri meritano più che “qualche secondo”

Non è solo un modo di dire …
è una questione di approccio!

La prossima volta che desideri incontrare qualcuno,
chiedi un incontro,
non un minuto.

Per sradicare l’abitudine di queste frasi ci vuole molta pratica.
Non sarà così facile.
Hai “sempre detto così” e ti diventa difficile cambiare,
migliorare.

Da domani, presta attenzione a cosa dici, conta quante volte usi “scusa, credo, vero, ecc…”
e comincia a invertire la tendenza.
Vedrai che, giorno dopo giorno, diventerà naturale.
E qualcosa di grande sta cambiando.

13 errori che rendono ancor più dura la tua ricerca di lavoro – 2

cercare il lavoro

Leggi anche la parte 1.

7. Ascolti (troppo) le persone

Nonostante le migliori intenzioni,
amici e familiari offrono input che possono farti sentire sopraffatto e mettere in discussione il tuo percorso di ricerca lavoro.

I loro consigli sono basati sui loro valori e sulle loro esperienze e possono non conoscere i tuoi (reali) obiettivi e aspirazioni.

Con i loro buoni propositi,
possono confonderti e farti deviare, ostacolarti,
anziché aiutarti.
Ascolta, ma mantieni la tua libertà di pensiero.

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In questo caso,
l’ideale è un coach.
Non coinvolto e non giudicante.

8. Non sei preparato per il colloquio

“- Cosa diresti se assumessi un uomo che si presenta ad un colloquio di lavoro senza neanche una camicia?
– Chris: Che forse aveva dei bei pantaloni.

La ricerca della felicità

Niente uccide le possibilità di successo più velocemente che andare a un colloquio e non sapere nulla sul lavoro o sulla società.

Se non ti prepari per un colloquio fai affidamento su un solo elemento di successo:
la fortuna.

Ti senti fortunato?
Ah no. Allora ti devi preparare bene.
Molto bene,
anzi benissimo!

9. Getti la spugna troppo presto

Cercare il lavoro può essere uno sforzo lungo e prosciugante.
Cercare il lavoro può essere sfibrante e logorante.

Piuttosto che scoraggiarti e deprimerti,
continua a provare e rimanere positivo.
Lo so, non è facile!
C’è un grande lavoro là fuori che ti aspetta e … lo troverai!
 


 

Ci vuole costanza e disciplina per continuare a scrivere una lettera di motivazione,
aggiornare il curriculum e inviarlo a qualche azienda con la speranza di essere contattati.

Quando sei disoccupato,
è davvero facile demoralizzarti ogni volta che non senti nient’altro che rifiuti e ringraziamenti.

Mantieni la prospettiva: è una situazione solo temporanea.
La tua determinazione porterà a un’opportunità.
Ci devi credere.

Lo so, non è facile.
Ci sono passato.

10. Ricerchi posizioni solo a tempo pieno e indeterminato

Il Mondo del Lavoro di oggi ha bisogno di mobilità più che mai.
Gli studi dimostrano che un numero crescente di datori di lavoro sta facendo sempre più uso di lavoratori contingenti.

Sono tantissime le persone in cerca di lavoro che considerano solo le opportunità per il tempo pieno e/o indeterminato.

È efficace essere aperti al part time, a lavori temporanei, al lavoro freelance,
da liberi professionisti, a contratto, ecc.
per massimizzare le possibilità di successo nel cercare il lavoro.

11. Non personalizzi i dossier di candidatura

I datori di lavoro non assumono qualcuno che vuole un qualsiasi lavoro,
desiderano impegnarsi con CHI vuole davvero quel lavoro,
vogliono candidati appassionati, impegnati, dotati,
desiderabili.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per il tuo colloquio vincente.
 

Ecco perché la tua candidatura dovrebbe essere coinvolgente,
interessante, singolare e avvincente.

Invece,
anziché personalizzare la tua candidatura (per ogni singola azienda cui ti proponi)
cambi semplicemente il destinatario e con un abile colpo sul tasto “invio” …
chiudi la pratica!

Facile, rapido, comodo.
Efficace, no.

Comunque …
se non lo fai tu,
qualcun altro lo farà,
al posto tuo!

Leggi il mio post per approfondire.

12. Ti “accontenti” delle tue conclusioni

“Non sto ricevendo offerte perché …
sono troppo vecchio,
troppo giovane,
senza esperienza, troppo esperto,
troppo inesperto,
insomma troppo in qualsiasi altra cosa … “

Ecco … è un vero e proprio auto-sabotaggio delle tue possibilità e della tua autostima!

La tua mente diventerà così condizionata da questi pensieri limitanti che
(di conseguenza) agirai con meno sicurezza e decisione,
ottenendo risultati inferiori!

Pensare di essere “troppo” sarà vero solo fino a quando sarai tu a crederci.

Se ritieni “di non essere esperto” allora non sarai mai abbastanza.
Questa scusa per non agire avrà preso il sopravvento.
E cercare il lavoro sarà ancora più difficile.

13. Un unico obiettivo .. cercare il lavoro perfetto

Un lavoro minore sarà d’ostacolo alla tua carriera?
Uhm, dipende.
Un lungo periodo di inattività potrebbe fare ancora più danni al tuo curriculum e al tuo conto in banca.

Spesso (soprattutto se è da un po’ di tempo che sei alla ricerca),
la cosa migliore da fare e non vedere il colore del tuo salvagente.

Afferra il primo lavoro che trovi a portata di mano (fallo con energia e professionalità) e tirati fuori da questa situazione di stallo.

Nel mondo del lavoro di oggi la competizione è molto alta.
Se vuoi avere più possibilità di superare la concorrenza è importante non commettere passi falsi!

13 errori che rendono ancor più dura la tua ricerca di lavoro – 1

cercare un lavoro

Cercare un lavoro può essere molto impegnativo,
infatti si dice che la ricerca di lavoro è a sua volta
un lavoro!

La maggior parte delle persone pensa che trovare un lavoro oggi sia (oltre una questione di fortuna) difficilissimo per via della troppa competizione e della crisi economica.

Cercare un lavoro potrebbe richiedere diversi mesi (o forse più) e mettere a dura prova la tua determinazione prima e la tua autostima poi.
I sentimenti d’insicurezza e di ansia (con il passare del tempo) prendono il sopravvento.

Oltre alla difficoltà intrinseca del processo,
spesso facciamo errori che ostacolano ulteriormente la ricerca di un lavoro.

Ecco 13 errori che ogni persona alla ricerca di un lavoro dovrebbe evitare:

1. Focus solo su di te

Quando si è alla ricerca di un lavoro (magari già da un po’ di tempo) è totalmente comprensibile sentirsi bloccati, frustrati e scoraggiati.

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Si pensa al futuro, si è preoccupati,
si è concentrati su se stessi e sulla propria condizione.

Ricorda però che
i datori di lavoro assumono in base alle loro esigenze (aumentare i profitti,
bilanciare il carico di lavoro di un team, espandere un reparto, ecc.)
e non seguono i tuoi bisogni.

Delle tue necessità o urgenze si interessano ben poco.

È di fondamentale importanza rimanere concentrati sulla soddisfazione dei bisogni dei potenziali datori di lavoro…
e non proiettare su di loro i tuoi desideri, aspettative,
risentimenti e amarezza.

2. Sei negativo e pessimista

Se ti convinci di non essere “abbastanza” per quella posizione o pensi che nessuno ti chiamerà mai,
perdi un sacco di opportunità.

Il cinismo, l’amarezza e il pessimismo si trasmettono nei colloqui di lavoro –
anche se ti sembrerà strano, succede anche nelle lettere e nelle email –
e questi atteggiamenti negativi possono affondare le tue possibilità.

Invece di lamentarti,
pensa a come puoi mostrare il tuo valore durante la ricerca di lavoro.

 


 

Riserva le tue frustrazioni personali per un amico o un familiare.
Circondati il più possibile di persone positive,
che lavorano (anche disoccupate ma positive)
e la tua energia automaticamente comincerà ad attrarre piuttosto che allontanare.

3. Sei troppo indolente – cercare un lavoro diventa ancora più difficile

“Mi spezzo ma non m’impiego.”
Achille Campanile

Purtroppo il cellulare non squilla da solo.
Nessuno viene a bussare alla porta di casa tua.
Non accade nulla se non fai nulla,
è talmente logico da essere banale.

Invece,
insegui attivamente le opportunità.
Otterrai risultati migliori essendo proattivo.

È importante la dedizione e la disciplina.

Crea un piano e una routine di ogni giorno,
sviluppa un programma,
fissa degli obiettivi,
e cerca di essere il più possibile attivo e produttivo.

A quel punto sarai anche …
attrattivo!

4. Punti alla quantità piuttosto che alla qualità

Quando sei alla ricerca affannosa di un lavoro,
è facile dimenticarsi dei buoni propositi ed enfatizzare la quantità rispetto alla qualità.

Invece di pensare quanto sei bravo perché sei riuscito a inviare 10 CV in una sola serata con il più classico dei copia-incolla,
concentrati sulla presentazione di materiali di prima qualità per ruoli cui sei veramente interessato.

Vince la personalizzazione!

Per approfondire leggi il mio post 5 scuse comode comode per non personalizzare la tua candidatura

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per il tuo colloquio vincente.
 

5. Ti candidi per posizioni sbagliate

Quando il panico comincia a fare capolino (perché il tempo passa e il lavoro stenta ad arrivare),
può capitare di pensare che abbassando le pretese,
le richieste, la posizione e lo stipendio si possa risollevare l’interesse verso la nostra candidatura.

Spesso si sollevano solo le sopracciglia di chi legge il tuo CV.

Il responsabile delle assunzioni può presumere che stai facendo esattamente quello che stai facendo:
arrampicarti sugli specchi.

Un mio cliente (area manager del settore lusso) viste le risposte negative nella sua posizione si era incaponito (inutilmente) nell’inviare candidature come addetto alla vendita,
pensando di suscitare chissà quali clamori.

Spesso scendere è più difficile che salire.

Non c’è niente di male nell’accettare una posizione meno qualificata.
Non sprecare il tuo tempo e i tuoi dossier di candidatura per ruoli che sarebbero stati palesemente interessanti dieci anni fa.

6. Non sai ottimizzare il tempo

La ricerca di un lavoro non dovrebbe essere un lavoro a tempo pieno!

Cercare un lavoro è un impegno faticoso,
prosciugante a livello energetico perché tocca tasti a noi sensibili,
su una base di ansia ed emotività.

Se ti arrovelli in queste emozioni tutto il santo giorno (in breve tempo)
la tua energia andrà persa e rischierai di entrare in un loop negativo e pericoloso.

Ti consiglio di passare 4 ore filate al giorno (scegli le ore quando ti senti al tuo massimo energetico) concentrati e impegnati nelle ricerche,
scrivi lettere di candidatura e allenati nelle interviste di lavoro.

Le altre ore dedicale alla cura di te stesso (palestra, corsa, hobby, ecc...),
staccati il più possibile per ricaricare la tua “batteria” energetica.
Ti servirà.

Continua a leggere la parte 2.

10 domande toste toste per capire quanto sei tagliato per comandare – 2

pronto a comandare

Leggi anche la parte 1.

6. Ti senti a tuo agio con persone più anziane di te?

Una tendenza naturale quando si sta gestendo collaboratori più anziani di te è voler dimostrare (a tutti i costi) chi detiene lo scettro del potere.

Voler dimostrare a tutti i costi chi comanda…
crea un’atmosfera pericolosamente competitiva che non concede tregua e può diventare una spirale di comportamenti insubordinati.

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È particolarmente difficile quando si sta gestendo ex colleghi o persone con molta più esperienza di te.
Molti team leader rispondono diventando eccessivamente esitanti o esageratamente aggressivi.
Pensi di saper trovare il giusto equilibrio?

Per approfondire leggi il mio post “7 errori da evitare quando gestisci collaboratori più anziani di te”

7. Pensi di saper mostrare le tue aspettative con calma e in modo aperto e diretto?

I leader deboli ricorrono spesso a un controllo rigido,
instaurano un clima di paura e di ansia,
si comportano in modo ambiguo, gridano,
denigrano o fanno richieste irragionevoli.

Trattare le persone in modo imparziale e positivo?
Dare feedback correttivi senza diventare negativo o frustrato?

Leadership non significa tirannia.
La leadership si basa più sulla relazione che sull’impartire ordini.

Il leader efficace è capace di guidare un team senza impugnare la spada del potere assoluto.
I leader non sempre danno ordini,
anche se la loro posizione lo impone.

 


 

Più spesso,
motivano, ispirano e incoraggiano i propri collaboratori a fare ciò che è richiesto in una data situazione.

8. Chiedi consigli o fai tutto da solo?

Parte del tuo lavoro sarà di costruire (almeno nelle intenzioni) una squadra forte e vincente,
e questo significa che sarai alla ricerca di persone esperte e intelligenti.
Anche più brillanti e competenti di te.

Il tuo ego è abbastanza forte da saper gestire persone le cui competenze potrebbero oscurare la tua?
Pensi che chiedere un parere o un consiglio sia un segnale di debolezza?

Pur di non chiedere ai tuoi collaboratori,
decidi di fare tutto da solo,
senza consultare nessuno?

9. Riesci a dormire prima di un licenziamento?

Questa è una delle parti più difficili.
Hai già avuto modo di licenziare un collaboratore?
Anche se si tratta di un padre di famiglia con moglie e 3 figli a carico?

More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
Per quanto ci si possa preparare a gestire la situazione,
si può essere sorpresi da una reazione inaspettata e restare spiazzati.
Potrebbero essere reazioni di forte dispiacere ma anche di pianto, aggressività,
di accusa che potrebbero coglierti alla sprovvista.

Senza dubbio è facile perdere il sonno la notte prima della comunicazione della cattiva notizia.
E forse anche la notte successiva.
E quella dopo.
È naturale essere dispiaciuti e rattristati.
Ma the show must go on…

Se preferisci un’estrazione dentale senza anestetico piuttosto che comunicare un licenziamento a un collaboratore,
forse è il caso di chiedersi se sei pronto a comandare.

10. Sei disposto a essere il primo a entrare in ufficio e l’ultimo a uscire? Essere solo?

I leader possono essere persone molto sole.
La solitudine è uno dei costi da pagare.
Il più salato.

Sei consapevole di questo prezzo?

Essere (tutti i giorni) il primo a entrare in ufficio e l’ultimo a uscire,
potrebbe sembrarti un ottimo viatico per la promozione,
ma come la mettiamo poi con l’equilibrio lavoro-privato?

La mancanza di equilibrio può essere un precursore di burnout,
e può anche spingerti a porre aspettative irragionevoli al tuo team.

Allora .. sei pronto a comandare?

Se queste risposte ti hanno messo in difficoltà o hanno posto dei dubbi sul tuo essere leader,
non significa che tu ti debba automaticamente escludere dall’assumere una qualsiasi posizione di comando.

Le persone possono imparare a superare i propri limiti e i propri atteggiamenti negativi e diventare leader migliori.
Se non credessi nel cambiamento e nella potenzialità delle persone,
non farei il coach.

10 domande toste toste per capire quanto sei tagliato per comandare – 1

comandare

Sei determinato e vuoi arrivare dove desideri.
Bene!
La determinazione è indispensabile.
Come lo sono allo stesso modo impegno e applicazione.

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Spesso, sai, non importa quanto si desidera qualcosa,
semplicemente non si è pronti.
O non si è tagliati.
Almeno non ancora.
Questo è ancora più vero per quanto riguarda la leadership.

Vuoi comandare? Ecco 10 domande che devi porti con onestà

Molti desiderano essere leader,
per il titolo, lo stipendio e il prestigio,
ma pochi considerano le conseguenze di questa scelta o sono pronti per questo grande passo.

Non tutti sono tagliati per essere capi.
Per essere leader.
Per comandare.

Ecco 10 domande per aiutarti a considerare se la leadership sia parte di te.
Le risposte che darai ti aiuteranno a capire se sei realmente tagliato per comandare ed essere un capo:

1. Conosci te stesso?

I grandi leader sono alla continua ricerca della più profonda conoscenza di sé,
perché sanno che la conoscenza di sé è la base della forza interiore.

Al fine di condurre gli altri in modo efficace,
è necessario sapere chi sei … sotto la superficie.

 


 

Senza scomodare la filosofia, chiediti con onestà:
Sono consapevole dei miei punti di forza e di debolezza?
Sono pronto a gestire le persone?
Pronto a comandare?

2. Sai gestire l’attesa?

Ti viene l’ansia nel decidere senza conoscere prima il quadro completo?
Hai bisogno di conoscere ogni dettaglio e ogni possibile scenario prima di arrivare a una conclusione?

Ottenere risultati precisi e immediati di causa-effetto è auspicabile,
ma spesso non funziona così,
anche quando ti sei preparato e hai fatto tutto in modo perfetto.

I manager devono prendere decisioni che a volte richiedono settimane,
mesi o addirittura anni prima di sapere se siano state efficaci o meno.

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

Quanto più sarai in grado di gestire l’incertezza,
di stare in sospeso a metà fra le situazioni definite e quelle in progress,
tanto più aumenterai la tua resistenza allo stress e alla pressione.
In questi tempi incerti e complessi, devi agire (anche se) le informazioni sono insufficienti.

Devi aumentare la capacità di gestire i tuoi stati mentali ed emotivi;
sviluppare l’intuito,
imparare a prendere decisioni o trovare soluzioni nel modo più efficace e rapido anche in assenza (o con poche) informazioni.

3. Dai importanza alle persone?

Un tratto fondamentale dei grandi leader è quello di…
dare molto valore alle persone che li circondano.

Non puntare tutto su risultati e prestazioni.
Ci sono anche (e soprattutto) le persone?

Non ricordarti dei tuoi collaboratori solo quando ci sono problemi,
quando devi valutare o criticare.

I grandi leader si preoccupano della “loro gente”.
Sanno che sono la chiave del loro successo.

4. Sai gestire le conversazioni difficili?

Sei in partenza per una posizione più prestigiosa?
Bene!
Non dimenticarti di portare compresse per il mal di testa
e pillole per il reflusso acido.

Il tuo compito sarà di gestire le persone,
dovrai confrontarti con persone che litigano, si pugnalano alle spalle, si lamentano,
chiedono e richiedono, pretendono,
avrai scambi di vedute con un collaboratore perché ha un cattivo odore del corpo e con quello che se non migliora la sua performance corre il pericolo di essere licenziato.
… e iniziano i guai.

Se hai problemi a confrontarti con i tuoi collaboratori su questi temi,
qualcun altro (sopra di te) non avrà alcun problema a confrontarsi con te.

5. Come sei messo con i giudizi degli altri?

La leadership non è un concorso di popolarità.

Più sali e più devi vivere sotto la spietata luce dei riflettori.
Riconoscimenti e approvazioni ma anche antipatia e invidia.
Anche al tuo (piccolo o grande, poco importa) livello.

Non devi essere un VIP, uno sportivo famoso o un grande imprenditore per risvegliare le gelosie e le avversioni delle persone (anche – o soprattutto – di quelle che ti circondano).

Sorpreso?
Non dovresti.
Non c’è niente di nuovo,
è vecchio quanto il mondo.

Continua a leggere la parte 2.

6 segnali che indicano che vuoi davvero lavorare per affermarti sul lavoro

cambiamento

“Troppa gente si occupa dei sensi unici e dei sensi vietati,
senza mai mettersi in cammino.”
Fabrizio Caramagna

Poco importa quanto abbiamo ricevuto dalla vita,
abbiamo un costante desiderio di miglioramento.
Desideriamo di più.
Vogliamo di più.
Più successo, più soldi, più felicità, rapporti più solidi e …
pensiamo, sogniamo e lottiamo per ottenere quello che stiamo cercando.

I grandi manager, politici e atleti hanno un allenatore.
Tutti abbiamo bisogno di un coach.
Il professionista di fiducia che ti “allena” e prepara mentalmente ad affrontare con più fiducia e determinazione i cambiamenti improvvisi,
i problemi quotidiani e la competitività sempre più aggressiva.

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Ecco 6 segnali che indicano che vuoi un cambiamento e desideri mostrare agli altri le tue reali capacità:

1. Hai capito che “pronto” non lo sarai mai

Hai aspettato,
rimandato, rinviato,
hai raccolto tutte le informazioni necessarie …
adesso devi fare il primo passo!

Non aspettare di essere preparato, perfetto o di “saperne di più”.
Non aspettare di essere pronto per iniziare il percorso di coaching.
Perché “veramente pronto”non lo sarai mai.

Non ti sentirai mai completamente pronto perché stai andando oltre la tua abituale zona di comfort,
stai prendendo una strada stimolante e affascinante ma anche ignota e (forse) insidiosa.

Anche se conosci tutta la teoria,
ma non “scendi” nella pratica sei sempre al punto di partenza.

Potresti leggere 1000 libri e informarti per giorni o per anni,
ma non saprai mai tutto quello che c’è da sapere.

A un certo punto dovrai fermarti,
respirare e … lanciarti!

2. Sei disposto a investire tempo ed energia

Il coaching richiede tempo ed energia.
Vero!
 


 

Non guardare solo l’investimento,
prendi in considerazione (piuttosto) il ritorno di questo investimento: centrare i tuoi obiettivi,
migliorare alcuni aspetti della tua leadership,
andare incontro all’opportunità di sentirti ancora più vivo,
più leader, pieno di energia e deciso a mostrare al mondo le tue reali capacità.

Vale la pena investire tempo ed energia?
Certo che si!

E il costo?
Nella mia esperienza,
la spesa non rientra nelle “resistenze”.

Generalmente,
chi è determinato, chi desidera dare una svolta, chi è stufo dei soliti risultati,
chi vuole lavorare su se stesso, il costo lo vede come un investimento e …
vuole cominciare subito!

3. Sei stufo dei soliti risultati.

Per tanto tempo la routine ti ha dato un senso di sicurezza e di protezione?
Difficilmente hai fatto un passo fuori dal conosciuto,
dalla certezza, dalla zona di comfort?

Adesso basta.
Non ne puoi più.
Se fai quello che hai sempre fatto,
se ti comporti/reagisci come sempre … otterrai sempre gli stessi risultati.
Non hai bisogno della sfera magica per sapere che è così.

Adesso,
hai capito che se non esci allo scoperto, non succederà mai niente …
di stimolante, vitale.
Niente di esaltante.

Devi vivere i cambiamenti come incentivi e opportunità per la tua crescita
e non come minacce alla tua sicurezza e stabilità.

4. Hai capito di aver bisogno di una “spinta” per superare un ostacolo

Hai capito che non appena la salita comincia a farsi dura,
anziché prendere l’opportunità per metterti alla prova, tiri fuori un ventaglio di giustificazioni per non continuare (o iniziare) e getti subito la spugna.
Piuttosto che metterti in gioco, te la prendi con la fortuna, il caso o il destino.

Perché ti nascondi dietro queste scuse per non-fare?
Che cosa succederà se continui a rimandare?

Se rispondi onestamente,
ti renderai conto che è importante iniziare subito.
Non importa quale sia il tuo obiettivo.

5. Hai capito che se chiedi aiuto non sei un incapace

Anche se stai lavorando bene, in questi tempi incerti e complessi,
la sfida è essere sempre motivati e determinati nell’affrontare i cambiamenti improvvisi e la competizione organizzata.

Coaching non è un solo un intervento per risolvere problemi o superare limiti.

Iniziare un percorso di coaching non vuol dire essere impreparati,
incompetenti
incapaci.

Coaching non è un atto d’accusa verso la tua competenza o un’indicazione della tua non-capacità.

6. Hai capito che per un reale cambiamento hai bisogno di un supporto professionale

Commercialisti, medici, avvocati ma anche architetti (per interni),
hair stylist e tecnici informatici sono professionisti cui ci rivolgiamo quando abbiamo bisogno di cure specifiche,
consigli tecnici o assistenza pratica.

Di solito si fa così.
Chiedi aiuto e sostegno in caso di bisogno e necessità.

Per il coaching è la stessa cosa perchè è una metodologia all’avanguardia nell’area della formazione.

Il coach non ha la bacchetta magica,
ma ti affianca personalmente per aiutarti a raggiungere obiettivi più ambiziosi e appaganti,
investendo meno tempo, risorse ed energie.

Il coaching è cambiamento.
Un nuovo modo di pensare porta a nuove idee,
nuove strategie e nuove opportunità.

Se sei pronto per il cambiamento positivo,
sei pronto per il coaching (altrimenti segui la mia guida d’introduzione).

13 linguaggi del corpo che come donna dovresti evitare per non perdere credibilità – 2

donna al lavoro

Leggi anche la parte 1.

7. Tono della voce ascendente

Le voci delle donne,
spesso lievitano verso l’alto alla fine delle frasi (come se fosse una domanda o quando si chiede approvazione).

Così facendo, si mette in discussione il proprio modo di comunicare e si dà l’impressione che non si abbia fiducia in quello che si dice.
Così, è difficile essere autorevoli.

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Se stai dando una disposizione o una direttiva a un tuo collaboratore,
il tono della tua voce deve scendere verso il basso alla fine di ogni frase.

8. Aspettare il proprio turno per parlare

Nei negoziati e nelle discussioni,
gli uomini parlano più delle donne e interrompono più frequentemente.

Se vuoi essere ascoltata,
parla.

Se qualcun altro sta parlando e vuoi prendere la parola,
non aver paura di interrompere,
con garbo ma con fermezza.

Essere troppo cortesi,
aspettare pazientemente il proprio turno per parlare ed esprimere il proprio parere,
(specialmente in una organizzazione piena di forti personalità)
può trasformarti in una statua di cera.
Muta.

9. Essere eccessivamente espressiva

Quando vuoi aggiungere passione e significato al tuo messaggio,
una certa quantità di gesti e di espressività può senza dubbio aiutare.

Le donne che esprimono l’intero spettro di emozioni e danno sfogo alla loro espressività possono
essere considerate i clown dell’ufficio.

Quindi,
se vuoi massimizzare il tuo carisma e la tua autorità,
riduci al minimo i movimenti.

10. Stretta di mano troppo delicata

Poco importa se sia giusto o sbagliato,
molte persone ti giudicheranno immediatamente dalla tua stretta di mano.

Una stretta di mano ferma e decisa crea subito un’impressione positiva,
mentre una molle ti “dipinge” all’istante come passiva e priva di fiducia.

 


 

La donna al lavoro che stringe la mano con fermezza trasmette un’impressione più positiva e ha maggiori probabilità di essere giudicata sicura e assertiva.

11. Flirtare

Come donna perdi il vantaggio competitivo quando inizi – anche in modo inconscio – a flirtare (utilizzando i comportamenti non verbali come sorridere molto, ammiccando, sporgendosi in avanti, giocherellando con i capelli, ecc).

Anche se fatto in modo sottile,
civettare e stuzzicare può smorzare le persone a interagire con te.
Si perde in autorevolezza.

12. Guardare le persone in modo ambiguo

Immagina un triangolo sulla faccia del tuo interlocutore (gli occhi sono la base e il centro della fronte il vertice).
Ecco dove dovresti guardare quando stai interloquendo con qualcuno sul posto di lavoro.
La gente capirebbe che fai sul serio.

Ora,
rovescia il triangolo (gli occhi sono ancora la base ma stavolta il vertice è la bocca).
Ecco dove le persone guardano in un ambiente sociale,
quando flirtano.

Ecco perché in un ambiente aziendale, uno sguardo sociale può essere interpretato come civettuolo,
ambiguo, seducente,
poco serio e poco autorevole.

13. Look non adeguato

L’abito è una forte dichiarazione visiva di come si vede una donna al lavoro.

Un look appropriato può davvero rilevarsi un vantaggio e un forte impatto per il successo.

Così una donna di buon senso cambierà il suo look in base alle situazioni aziendali specifiche. Non viene richiesto tanto di far girare la testa ai passanti quanto di sentirsi in ordine e a proprio agio,
soprattutto sul luogo di lavoro.

 
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Una donna dovrebbe evitare (come il fuoco):
uno stile non appropriato per l’età o troppo sexy, poca cura personale,
capelli perennemente sporchi e legati, ricrescita di settimane,
smalto sbeccato da giorni e altre sciatterie,
profumo troppo forte, make up eccessivo, gioielli vistosi e rumorosi, ecc.

La donna al lavoro sicura di se è anche arrogante e sfrontata?

Sbagliato.
Purtroppo, questo è un timore di molte donne.

Si può mostrare fiducia e sicurezza di sé ma anche comprensione e femminilità, pur avendo una posizione lavorativa di responsabilità, gestendo team e budget anche importanti.

Anche la donna può essere assertiva senza aver paura della propria femminilità: essere sexy e femminile non è l’antitesi dell’essere una donna indipendente,
libera e di potere.

“Date alle donne occasioni adeguate ed esse possono fare tutto.”
Oscar Wilde