10 abilità che ogni team leader eccellente dovrebbe potenziare – 1

leader eccellente

La pressione della competitività ti spinge a muoverti più velocemente,
produrre maggiori risultati in meno tempo e con meno personale.

Le persone e le cose si muovono veloci.
I problemi non si possono rinviare, gli errori hanno conseguenze e costi importanti.

Sei il team leader e sei direttamente coinvolto.
Sei in prima linea, in campo, lì nel mezzo, dove la pressione si fa sentire!

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Per superare queste sfide devi sviluppare al meglio le tue doti personali, saper motivare e ispirare i tuoi collaboratori a fare del loro meglio per raggiungere grandi obiettivi.

Il team leader eccellente ha, prima di tutto, grandi competenze nel rapportarsi alle persone.

Ecco 10 abilità che ogni team leader eccellente dovrebbe potenziare,
fallo anche tu:

1. Gratificare i collaboratori

Le persone vogliono essere tenute nella giusta considerazione.
L’autostima è un bisogno umano e si alimenta di riconoscimento e fiducia in se stessi.
La gratificazione è il motore che ci spinge a dare il massimo per ottenere risultati sempre migliori.

Riconoscere ai propri collaboratori il lavoro fatto,
i rischi che hanno preso e i risultati che hanno ottenuto, crea un ambiente di lavoro positivo, motivato e molto produttivo.

Celebra e festeggia con il tuo team.
Siamo talmente focalizzati sul futuro che raramente ci concediamo una pausa per apprezzare e ricordare i successi nel lavoro. Celebrare ti permette di condividere sensazioni positive e di creare coesione e alleanza con il tuo team.

Ogni occasione deve essere l’opportunità per festeggiare con il tuo team.
 


 

2. Reggere la pressione e l’imprevedibilità

Vendite “saltate” all’ultimo istante, appuntamenti costantemente rimandati,
un continuo e frustrante adattarsi a un Mercato sempre più imprevedibile.
Viviamo in tempi complessi e incerti.

Per quanto tu possa organizzare e pianificare, ci saranno sempre imprevisti, appuntamenti cancellati, ritardi, emergenze e cambi di programma.
Non sprecare la tua energia e le tue capacità su cose e fatti che non dipendono da te.

Non lamentarti o demoralizzarti, accetta la realtà e concentrati solo sulle prossime azioni da compiere.

Diventa più flessibile!
Organizzati la giornata e pianifica con metodo ma non farlo in modo maniacale e dettagliato!
Lascia uno spazio per l’imprevisto.

3. Creare entusiasmo è un MUST per il leader eccellente

L’arma più potente sulla terra è l’animo umano in preda all’entusiasmo.
Ferdinand Foch

Ti senti un modello per il tuo team?
Hai una personalità dinamica che ispira gli altri?
Sai creare entusiasmo e mostrare sincero interesse per le persone che lavorano con te?
Parti appassionato ed entusiasta già da prima mattina!

Saluta ogni componente del tuo staff con un bel “Buongiorno!” radioso e positivo, dai pacche sulle spalle, fai sentire la tua partecipazione e il tuo sostegno.
Fai in modo che i tuoi collaboratori sappiano che li consideri la chiave del tuo successo.

I leader eccellente non perdono mai l’occasione di essere gentili e motivanti nel comportamento e nelle parole.

4. Creare rapporti di fiducia e di alleanza

Condividi con il tuo team le responsabilità, i compiti e le informazioni e …
il successo.

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

La condivisione è un grande atto di fiducia e un riconoscimento molto potente per i tuoi collaboratori.
La maggior parte di loro desidera fare un buon lavoro, avere degli obiettivi, condividere le responsabilità e partecipare al successo dell’azienda.

Prendi a cuore gli interessi del tuo staff, i loro problemi personali,
aiutali a bilanciare lavoro e vita privata.

Anche le piccole attenzioni significano molto per i tuoi collaboratori o dipendenti:
i loro compleanni, i nomi dei figli, dire “Ciao, come va?”.

Vedrai come la loro motivazione può salire alle stelle!

Continua a leggere la parte 2.

La linea sottile che divide fiducia e arroganza sul lavoro – 2

arroganza sul lavoro

Leggi anche la parte 1.

4. Sei sicuro di te quando accetti la responsabilità

-sei un cretino altezzoso quando sposti la colpa su altri

Sei fiducioso quando ascolti a testa alta elogi e complimenti,
ma mantiene la compostezza anche quando devi gestire calunnie, accuse, critiche, scandali.

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Ti comporti in modo arrogante quando non ti assumi la responsabilità.
Vedi l’ammissione di colpa come una debolezza. Sempre pronto a spingere gli altri sotto l’autobus per salvare la faccia e conservare la tua reputazione.
C’è sempre qualcuno da accusare e biasimare.

Con una sperimentata forma d’arte, ti guardi in giro,
spostando la colpa sugli altri e utilizzandoli come capro espiatorio.

Un modo per non assumerti alcuna responsabilità.
“Ho chiesto a Giuliano di farlo per me.
Ovviamente non è stato all’altezza del compito.”

5. Sei fiducioso quando mostri ascolto attivo

– sei uno spaccone arrogante quando imponi monologhi su te stesso

“Non vorrei sembrare monologo”.
Nino Frassica

Le persone arroganti devono convalidare costantemente la loro convinzione di essere le migliori.

Sei insolente quando senti il bisogno di vendere te stesso e di innalzare la tua reputazione professionale, e allora sotto … a raccontare delle tue abilità, dei tuoi risultati, dei tuoi successi.
Solo di te stesso.

Un monologo. Nessuna domanda.
Facendo così non mostri interesse per gli altri.
Poco rispetto.

Non c’è niente di sbagliato nel parlare di se stessi, anzi è necessario,
ma occorre assicurarsi di non sopraffare la conversazione disquisendo solo di se.

Quando ti impegni ad ascoltare attivamente e fai domande sincere,
le persone risponderanno positivamente alla tua attenzione.
 


 

6. Sei fiducioso quando “abbracci” l’imperfezione

– sei un borioso immaturo quando pretendi che gli altri siano impeccabili quanto te.

Sebbene tutti desiderino essere perfetti,
le persone sicure di sé non dipendono solo dal loro senso di autostima.

Sei arrogante quando hai la convinzione (sbagliata) che tutti debbano essere senza difetti.
Sei piuttosto critico, pretendi che anche gli altri siano impeccabili quanto te.

Questa puntigliosità potrebbe causarti inevitabilmente rapporti professionali difficili.

Quando nell’ambiente lavorativo i livelli di stress sono già alti,
una sproporzionata ricerca della perfezione (accompagnata da mancanza di empatia) può portare altra irritabilità e maggiore nervosismo.

La tensione sale così alle stelle creando un’escalation di problemi e complicazioni.

7. Sei fiducioso quando sei ambizioso

– sei un cialtrone prepotente quando confondi l’ambizione con la spietatezza

L’ambizione non è un reato.
Le persone fiduciose sono ambiziose, apprezzano il successo e contribuiscono con i loro talenti al mondo.
Non si sentono minacciati dai successi degli altri,
anzi cercano invece di imparare da loro.

Dimostri arroganza sul lavoro quando credi di essere il top, anche se la realtà dice il contrario.
hai un’alta considerazione di sé, la convinzione di essere superiore, speciale, il migliore di tutti.

Sei così portato a ricercare costantemente l’ammirazione degli altri e a pensare che, giacché sei il migliore, tutto ti sia dovuto e che le tue esigenze vengono prima di tutto-e-di-tutti,
pur di guadagnare successo sei disposto a passare su ogni cosa.

 
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8. Sei fiducioso quando sei disposto ad aiutare gli altri

– sei un cazzone arrogante quando ti concentri solo su te stesso

Come persona sicura di sé, non ti senti né migliore né peggiore di chiunque altro.

Vai oltre ai tuoi successi. Ti assumi la responsabilità delle tue scelte e impari dagli errori e dai fallimenti.
Valuti il tuo comportamento e affronti i tuoi dubbi. Lasciando andare la paura, ti prepari al successo.

Le persone arroganti – invece – non accettano la sconfitta e la critica.
Tendono a deviare la colpa su altri.

Dimostri arroganza sul lavoro quando ti concentri solo su te stesso, i tuoi desideri e i tuoi bisogni sono primari.
Nient’altro ti interessa. Ignori completamente l’altra persona, fingi “di non vederla” e non dai peso alle sue parole.

L’interesse degli altri è irrilevante.

Se hai una scadenza imminente,
riversi sull’altro lo stress e l’ansia di portare a termine (il prima possibile) l’incarico. Tenti di trasformare il tuo problema in un problema di tutti.
“Voglio …”, “Ho bisogno …” “Devo avere …”

Fiducia e arroganza sul lavoro sono mondi a parte

Purtroppo, oggi la nostra società e il mondo del Lavoro incoraggiano e premiano gli scaltri, i furbi e i “pugni sotto la cintura”.
È necessario quindi riconoscere “cosa sono realmente” fiducia e arroganza.

Il problema è che facciamo difficoltà a distinguere la linea infinitamente sottile che divide la fiducia e l’arroganza sul lavoro.

Assicurati di conoscere la differenza.
È necessario traspirare fiducia, non arroganza.

La linea sottile che divide fiducia e arroganza sul lavoro – 1

arroganza sul lavoro

Nella vita una buona dose di fiducia è auspicabile.

Quando si tratta della tua vita professionale,
ci sono alcune linee sottili che devono essere tratteggiate,
confini che non possono e non devono essere superati.

Arroganza sul lavoro: fiducia o presunzione?

Devi essere ambizioso senza essere impaziente, disponibile ma non timoroso,
flessibile senza essere sfruttato,
essere fiducioso e sicuro di te stesso, confidente e ambizioso,
senza alzare troppi i toni fino a diventare eccentrico e pomposo.
Ecco l’arroganza sul lavoro!

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C’è una La linea sottile tra essere fiducioso e solo un pallone gonfiato,
ecco 8 esempi:

1. Sei fiducioso quando offri una critica costruttiva

– sei uno spocchioso arrogante quando dai consigli con l’intenzione di ferire e manipolare

La critica può essere una cosa positiva,
finché è offerta in modo costruttivo.

Sei sicuro di te …
quando trasformi un giudizio negativo in un momento costruttivo. Scindi completamente la persona dall’azione o dal comportamento che ha avuto,
quando parli in modo chiaro, senza aggressività o offese.
Inizi il tuo discorso con “Mi sembra… “ o “Posso sbagliarmi, ma… “ per rendere la conversazione meno tesa.

Viceversa, diventi subito arrogante quando attacchi, giudichi o vai sul personale.
Dai consigli per attaccare i punti deboli, con l’intenzione di ferire e manipolare. Ti comporti in modo arrogante sul lavoro quando tendi a minimizzare le preoccupazioni o i sentimenti di qualcun altro.

Mascheri un consiglio per dire alla persona cosa deve fare. L’altro deve seguire il tuo “consiglio”.
Deve esserne anche grato.
“Se fossi in te …”
“La cosa migliore da fare per te sarebbe …”
“Ma non ti preoccupare … cosa vuoi che succede”.

Anche questo è arroganza sul lavoro.

 


 

2. Sei fiducioso quando descrivi le tue qualifiche

– sei arrogante quando ti prendi credito per tutto

Sia in un’intervista di lavoro, un colloquio annuale o una revisione delle prestazioni,
devi essere pronto a parlare delle tue abilità e dei tuoi successi,
è un “invito” a vendere te stesso e inviare il messaggio che sei qualificato.

Quando ti chiedono di “mettere sul piatto” le tue competenze non puoi rispondere “Non mi piace vantarmi”.

Parlare di se stessi, dei propri successi e realizzazioni, non è boria,
arroganza o presunzione.
Quando si parla di un risultato, è un dato di fatto.

Quando parli di come hai risolto un problema, hai imparato una nuova abilità,
o collaborato con il team, stai parlando di fatti concreti.
devi assolutamente prendere credito per il tuo lavoro.

Al contrario, sei arrogante e sfrontato quando ti prendi credito per tutto.
Ti prendi tutta la gloria senza spostare mai il riflettore sugli altri membri del team.

Senti il desiderio sfrenato di raccontare tutte le cose stupefacenti che hai fatto, capovolgere la realtà e raccontare i trionfi personali,
storie mirabili e tutti gli applausi che hai ricevuto.
Pompare per magnificarti.

3. Sei fiducioso quando dimostri la tua forza con le azioni

– sei un pallone gonfiato quando devi mostrare i tuoi successi per compensare la tua insicurezza

Sei realmente sicuro di te,
quando non senti il bisogno di competere o di avere sempre ragione.
Non credi che il tuo valore dipenda dall’assecondare qualcuno o soddisfare i desideri degli altri.

Non devi nemmeno vantarti o mentire, perché dimostri la tua forza attraverso le tue azioni,
il tuo atteggiamento e il tuo modo di fare.

Sei uno sbarbatello sfiduciato quando hai bisogno di mostrare continuamente i tuoi successi,
le tue conoscenze importanti, della tua formazione superiore, i tuoi clienti adoranti,
tutti argomenti, che secondo te dovrebbero innalzare il tuo valore agli occhi di chi-ascolta.

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

A certe persone piace,
magari quelle più facilmente suggestionabili,
quelle un po’ più superficiali.

Tuttavia vantarsi in maniera implicita,
è sintomo d’insicurezza e un atteggiamento che spesso riflette una sensazione di vuoto o d’insoddisfazione nella vita. È arroganza sul lavoro.

Non è l’insicurezza di per sé che infastidisce ma il volerla coprire, nascondere, mascherare … vantandosi.
Dimmi di cosa ti vanti e ti dirò cosa ti manca.

“Lo studentucolo che sa un po’ di latino e di storia, l’avvocatuzzo che è riuscito a strappare uno straccetto di laurea alla svogliatezza e al lasciar passare dei professori,
crederanno di essere diversi e superiori anche al miglior operaio”.
Antonio Gramsci

Continua a leggere la parte 2.

Come migliorare la comunicazione con un tuo collaboratore in 7 mosse – 2

comunicazione con un collaboratore

Leggi anche la parte 1.

3. Non trarre subito le tue conclusioni

Chi non conosce una persona o un amico cui devi ripetere un concetto almeno 3 volte, perché ti interrompe con le sue conclusioni o deduzioni, presumendo di aver compreso, in anticipo, quello che gli stai dicendo.

La trappola nella comunicazione con un collaboratore (e non solo) è di voler sembrare brillanti e arrivare subito alle conclusioni,
qualcosa del tipo “quelli svegli capiscono al volo“.
Attento! A volte funziona, spesso no.

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Non c’è niente di più frustrante per il tuo collaboratore,
essere interrotto o vedere la sua esigenza poco ascoltata o fraintesa.

4. Mentre ascolti non interrompere se vuoi potenziare la tua comunicazione con un collaboratore

Per ascoltare è necessario fare silenzio.

Devi placare la voglia d’interrompere per aggiungere qualcosa, per correggere, per dire la tua.
Consenti al collaboratore di concludere il suo discorso.

Non interrompere continuamente,
è solo uno spreco di tempo, si deprime chi parla e si riduce la comprensione del discorso.

Evita di dire “Parli pure, la sto ascoltando …” mentre stai facendo qualcosa d’altro.

Non ho dubbi che senti cosa il collaboratore ti sta dicendo ma ascoltare richiede uno sforzo d’interesse, di attenzione e soprattutto,
il desiderio di concedere all’altro del tempo (anche breve, se sei occupato).

Ascoltare richiede tutta la tua disponibilità!

5. Mostra che stai ascoltando

Guardare da un’altra parte mentre qualcuno ci parla,
è scortese e fastidioso.

 


 

Ascolta con tutto il corpo, mantieni il contatto visivo,
con i movimenti aiuterà l’altro a sentirsi ascoltato.

Sorridi, fai cenni di assenso con il capo, di tanto in tanto.
Chiedi conferma e annuisci. Annuire, non significa essere d’accordo con il tuo interlocutore ma semplicemente trasmette l’idea “Capisco, ti sto seguendo”.

Incoraggia il collaboratore a parlare con piccole asserzioni verbali tipo “Sì”, “Ha-ha”, “Capisco”.

6. Riformula quanto ascoltato

La riformulazione è una tecnica che consiste nel ridire ciò che l’altro ha appena detto,
utilizzando le stesse parole o termini più concisi,
non aggiungendo nulla di proprio, per evitare distorsioni interpretative.

Riassumendo quello che hai ascoltato,
hai la sicurezza di aver compreso davvero l’esigenza del collaboratore mentre lui/lei ha la conferma di essere stato realmente ascoltato,
ed è portato a esprimersi liberamente e a collaborare.

Puoi approfittare del momento in cui il tuo collaboratore è alla fine di un discorso per intervenire e riprendere “Mi stai dicendo che … ”,
“In altre parole, desideri … ”, “A tuo avviso quindi … ”, “Così, secondo te … ”
.

La riformulazione è particolarmente indicata per tutte le richieste o quando il collaboratore è esitante, contraddittorio,
pasticcione o non riesce a focalizzare/spiegare la sua esigenza.

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

7. Evita frasi-boomerang

• “Ti capisco” quando non conosci abbastanza il collaboratore, la situazione o il problema;
• “Vieni al punto” perché così mostri irritazione;
• “Parla pure, ti sto ascoltando” mentre stai facendo qualcosa d’altro;
• “Continua … mi interessa” e poi ti guardi intorno, guardi l’orologio, il cellulare, fuori dalla finestra, agiti il piede … così mostri impazienza e disagio.

“Il canto del mare termina sulla riva o nei cuori di chi l’ascolta?”
Khalil Gibran

Impara a prestare vero ascolto ai tuoi collaboratorie diventerai, per loro, un punto di riferimento importante e irrinunciabile.
Comprendere a fondo le necessità è la strategia migliore per potenziare la comunicazione con un collaboratore, ridurre i tempi e aumentare la produttività.

Credo che ognuno di noi debba riflettere sul suo modo di ascoltare.
Sei aperto al dialogo, desideri veramente capire o stai semplicemente sentendo cosa l’altra persona sta dicendo?
Sei capace di ascoltare con attenzione e disponibilità?

Come migliorare la comunicazione con un tuo collaboratore in 7 mosse – 1

comunicazione con un collaboratore

Dritti al punto:
ascoltare è il segreto per avere una comunicazione con un collaboratore davvero efficace.

Questo concetto lo ritrovi più volte anche nei miei libri … se non ascolti,
come puoi pretendere di comunicare efficacemente?

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Ascoltare significa fare silenzio dentro di te.
Vuol dire placare il cicaleccio interno e prestare la più totale attenzione a quello che l’altro sta dicendo.
Ascoltare va oltre il semplice “sentire”, è capire il messaggio nel suo giusto contesto,
dimostrando sincero interesse per gli altri.

Ascoltare e sentire sono mondi a parte

“Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio,
il cervello degli altri.”

Leonardo da Vinci

Non dare per scontata quest’abilità per il solo fatto di sentire quello che le persone dicono.
Se non ascolti, corri il serio rischio di saltare direttamente alle (tue) conclusioni e di non comprendere il reale messaggio.

Forse non sei così consapevole del fatto che ogni tuo collaboratore desidera,
essere ascoltato con attenzione, vuole sentire la tua partecipazione e la tua empatia,
(anche se solo per pochi minuti).

Si sentirà importante (finalmente!),
si accorgerà di essere seguito da professionista competente, aumenterà il suo desiderio di comunicare e si crea un rapporto di fiducia e d’empatia (che per te si traduce in maggiore produttività e “fedeltà”)

Quando incontri un collaboratore, per prima cosa ascolta.
Poi, fai domande.

Ecco tante buone ragioni per imparare ad ascoltare e migliorare la comunicazione con un collaboratore:

• Crea empatia, collaborazione e dimostra sincero interesse;
• Evita incomprensioni e fraintendimenti;
• Conosci le vere esigenze e i reali bisogni del tuo collaboratore;
• Giungi più velocemente al “nocciolo” della questione;
• Le persone apprezzano di più chi le ascolta;
• I buoni ascoltatori sono spesso leader di successo;

 


 

Comunicazione con un collaboratore? Ascoltare è impegnativo

Quando ti parlano, sei spesso distratto e ti guardi attorno?
Se sei una persona che ha difficoltà ad ascoltare, non scoraggiarti!
L’ascolto attivo è una competenza che si può acquisire e allenare.

L’ascolto richiede una grande concentrazione e attenzione da parte tua;
è una prova di rispetto, verso il collaboratore come persona.

Le vecchie abitudini sono difficili da sradicare e, per praticare l’ascolto attivo, avrai bisogno anche di una grande pazienza.
Come leader del tuo team sei spesso troppo occupato (a parlare, valutare e giudicare) per ascoltare davvero le esigenze dei tuoi collaboratori.

Metti da parte tutti gli altri pensieri,
non concentrarti su cosa devi ribattere o rispondere e focalizzati su chi sta parlando.

Ascoltare un tuo collaboratore è una competenza fondamentale per la tua leadership:

1. Presta attenzione

Se ne hai la possibilità, “preparati ad ascoltare”.
Libera la mente dalle tue preoccupazioni personali (spesso non è facile, lo sappiamo, siamo stressati, sempre a rincorrere) e concentrati sull’ascolto.

Osserva direttamente chi parla,
è un modo per indicare al tuo collaboratore “Sì sto ascoltando attentamente quello che mi stai dicendo”.
Non lasciarti distrarre dai rumori ambientali (il telefono che squilla, una porta che sbatte, una risata, etc.).

 


 

Non fingere di aver capito.

A volte è comprensibile … sei stanco, di fretta o sei annoiato, però è meglio non fingere perché,
non si sa come, “si vede e si sente”.

È necessario ammettere di non aver capito e chiedere chiarimenti.
“Scusa, ho perso il filo”,
“Ti ho seguito fino ad adesso, può ripetere per favore …?
”.

More: scopri il servizio di coaching con costi, modalità ecc.

2. Non concentrarti su cosa rispondere

Mentre il tuo collaboratore ti sta parlando, se stai pensando a cosa chiedere o cosa dire,
come fai a prestare attenzione?

Se non vedi l’ora di contraddire, sentenziare o giudicare,
come puoi ascoltare?

Non devi ascoltare solo per rispondere ma anche per comprendere e per aiutare.
Astieniti dal fare commenti con altri mentre l’altro sta parlando.

Continua a leggere la parte 2.

9 linguaggi del corpo che ti rendono all’istante più sicuro di te – 2

più sicuro

Leggi anche la parte 1.

5. Stabilisci un contatto visivo

Le persone hanno l’abitudine di distogliere lo sguardo, non appena incontrano gli occhi di una persona.
Prova a non farlo.
Mantieni il contatto visivo!

Guarda le persone negli occhi e se qualcuno regge il tuo sguardo, sorridi.
Fai sentire alle persone la tua influenza positiva.
Prendi il tuo tempo.

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Questo dimostra fiducia,
ma significa anche un atteggiamento aperto.

Il contatto con gli occhi è difficile per molti,
in particolare per noi uomini, perché può sembrare sfidante.

Se hai difficoltà a guardare negli occhi o mantenere il contatto visivo, fissa il tuo sguardo tra gli occhi dell’altra persona (proprio esatto lì, tra le due sopracciglia).
Nessuno sarà in grado di dire dove effettivamente stai guardando.

Ricorda di sorridere quando mantieni il contatto visivo …
guardare in modo impassibile può essere molto inquietante.

6. Utilizza una stretta di mano ferma ma delicata

Siamo tutti molto attenti al modo in cui qualcuno ti stringe la mano.
Una stretta di mano molliccia farà probabilmente perdere istantaneamente punti.

Se una persona ti sta dando la mano a “pesce morto”,
non premere troppo forte.

Stabilisci un contatto visivo quando stringi la mano di qualcuno.
È un buon modo per apparire più sicuro di te!

Se non lo fai, la persona può pensare che non sei attento,
non hai rispetto per lui/lei o hai qualcosa da nascondere.

Guarda negli occhi di qualcuno abbastanza a lungo da memorizzarne il colore.
Non fissarla, sorridi.

 


 

7. Posizione del corpo adeguato se vuoi apparire più sicuro

Come poni il tuo corpo rispetto a quello della persona con cui stai parlando,
farà la differenza nel modo in cui sarai percepito.

La posizione adeguata combinata con una postura efficace è …
molto potente!

Quando parli con qualcuno, “apri” la tua posizione,
posiziona il tuo corpo in modo tale da essere aperto e “vulnerabile”.

Non coprirti il petto con le braccia, non flettere,
Significa fiducia e incitamento.

“Punta” il tuo corpo verso la persona con cui stai parlando,
un’angolazione diversa può significare fuga, paura, insicurezza e sfiducia.

È un cambiamento sottile,
ma “rivolgere” il tuo corpo verso il tuo interlocutore farà la differenza.
Ti farà apparire più sicuro di te!


Vuoi potenziare assertività e carisma? Trovi spunti interessanti nei miei libri:
“Autorevolezza” , ora nella sua NUOVA edizione 2025, è perfetto se vuoi rafforzare la tua presenza autorevole.
“Prima volta Leader” è pensato se hai assunto da poco un ruolo di leader.

8. Mostra il tuo “lato” piacevole

“Puoi mantenere un sorriso autentico solo per un po’,
dopodiché è solo denti.”

Chuck Palahniuk

Sorridere è uno dei più potenti segnali non verbali.
Toglie dal viso quell’espressione crucciata e nervosa, che rende il viso delle persone infastidito o arrabbiato.

È solo un’impressione,
che forse non rispecchia la realtà,
ma probabilmente non parleresti a una persona con quel tipo di espressione sul viso.

Assicurati che il tuo viso a riposo (ad esempio quando lavori al PC) sembri rilassato.

Questo non significa avere il sorriso stampato tutto il tempo,
fare il “piacione” o ancora peggio mostrare un sorriso di circostanza ma esibire un leggero sorriso sul viso per incoraggiare le persone a interagire con te.


“A volte, basta un sorriso o uno sguardo fermo per comunicare sicurezza. Impara a usarli con il coaching.”

9. “Trattieni” il sorriso

Le persone sicure di sé sorridono perché sono felici e non hanno paura di mostrarlo.
Regala alle persone che incontri un sorriso sincero.

Se il tuo viso, la tua bocca e i tuoi occhi non sono parte del sorriso,
vuol dire che stai utilizzando un sorriso di circostanza.

E’ il classico tipo di sorriso che utilizzi quando non ti senti veramente a tuo agio,
non hai voglia di sorridere ma lo fai forzatamente solo per apparire cortese.

“Aggancia” gli occhi dell’altra persona, nota il colore dei suoi occhi e poi sorridi.
Attendi che sorrida di nuovo e poi “trattieni” il tuo sorriso per due secondi in più di lui/lei.

Sarai stupito dal legame che si crea.
Le persone non potranno non notare qualcosa di “diverso” e si ricorderanno sicuramente di te.

Spesso,
dimentichiamo come un sorriso possa avere un impatto positivo quando incontriamo le persone.
Sorridere è un segnale potente.

Sorridere (in modo genuino) invia l’idea “Che bello conoscerti‘”.
Trasmette “Si, sono sicuro di me”.

9 linguaggi del corpo che ti rendono all’istante più sicuro di te – 1

più sicuro

Alcuni giorni … proprio non va.
Ci sentiamo ansiosi, sopraffatti, “non abbastanza”.
Sai di cosa sto parlando!

Il punto è che non c’è tempo per recriminazioni o rassegnazioni:
dobbiamo subito ripartire (e bene) … sembrare subito più sicuri … il lavoro lo richiede,
il ruolo lo reclama … lo pretende!
Che cosa serve?

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Un po’ di autocontrollo e un pizzico di strategia

Utilizza questi semplici spunti per una pronta reazione, una presa di posizione e di carattere,
che ti permette di apparire subito più sicuro e di superare il momento di empasse.

La cosiddetta comunicazione non verbale viene curata di rado,
eppure ha una grandissima importanza sull’efficacia della nostra comunicazione,
anche quando non parliamo.

Ci sono dei gesti, delle posizioni e degli atteggiamenti che possono dire molto sulla nostra personalità,
così come delle nostre intenzioni e dei nostri giudizi.

Prima che tu dica una parola, il tuo corpo parla per te. Vuoi padroneggiare il linguaggio della sicurezza? Scopri come con il coaching.

Ecco 9 linguaggi del corpo che le persone di successo “usano” spesso,
e che dovresti adottare subito (e che puoi trovare nel mio libro “Autorevolezza”NUOVA edizione aggiornata 2025)- se vuoi apparire una persona piacevole e sicura di te:

1. Stai dritto

Per apparire più sicuro di te,
raddrizzati. Subito!

Tieni i piedi larghi all’altezza dei fianchi,
“stirati” verso l’alto il più possibile, immagina di essere tirato all’insù da una cordicella.
Conserva la “sensazione di altezza” ma rilassa le spalle, tirandole leggermente indietro.

Tira indietro le scapole e ”apri” il petto.
Solleva il mento leggermente, mentre cammini.
Non inclinare la testa di lato.

Non appoggiarti (a una parete, alla porta, la scrivania, ecc.), perché significa passività e insicurezza.

Tante ore davanti al computer, rendono le spalle curve,
Tieni le spalle dritte, ma rilassate il più possibile,
anche quando sei seduto.

 


 

2. “Espanditi” se vuoi apparire più sicuro di te

“In tutte le specie animali,
la postura espansiva, aperta che occupa più spazio è associata con potere e dominio”.

dice la psicologa americana Amy Cuddy.

In uno studio che ha condotto,
la psicologa americana ha scoperto che simulando una posizione dominante – dopo appena due minuti – c’è un aumento di testosterone e diminuzione di cortisolo.

Se è possibile,
prima di entrare in una stanza (per un colloquio, un meeting, una riunione, ecc.) prenditi un paio di minuti per metterti in una “posizione di potere”, con le gambe divaricate e le braccia tese sopra la testa, fino a dove puoi arrivare.

Sarai piacevolmente sorpreso dalla sensazione di maggiore potenza che questa piccola abitudine ti darà.
Salvo che non desideri attirare l’attenzione divertita di qualcuno,
meglio trovare un luogo riservato (va bene anche la toilette, se non trovi altro).

3. Posiziona i tuoi piedi in modo adeguato

La posizione dei tuoi piedi la dice lunga su di te.

Non è una scienza esatta,
ma mettere i piedi più vicini (o incrociati) significa generalmente insicurezza,
mentre una posizione più ampia, indica sicurezza.

Cerca di adottare una posizione in cui i tuoi piedi siano leggermente più larghi dei tuoi fianchi.


Un piccolo cambiamento può fare una grande differenza. Impara a usare il tuo linguaggio del corpo.
Trovi spunti interessanti nei miei libri: la NUOVA edizione 2025 di “Autorevolezza” ti aiuta a rafforzare impatto, carisma e comunicazione.
“Prima volta Leader” è il libro pratico perfetto se muovi i primi passi nella gestione di un team.

4. Rallenta

Quando siamo ansiosi,
oppure abbiamo un momento di disagio, può essere efficace parlare e muoversi più lentamente.

Anche se potrebbe sembrare troppo lento, va bene così,
è solo questione d’abitudine.

Controlla la lunghezza dei tuoi passi.
Passi regolari e cadenzati,
piuttosto che passi veloci, frettolosi o frenetici.

Non aver fretta e ricordati di mantenere la postura del corpo allineato.
Questo incedere lento,
questa serie ordinata e lineare di movimenti ti farà apparire subito più sicuro e fiducioso.

Alza il mento e guarda dritto,
non guardare in basso mentre cammini.

Continua a leggere > la parte 2.

Comunicazione al lavoro: 12 abitudini che ti rendono noioso e irritante (da evitare) – 2

comunicazione al lavoro

Leggi anche la parte 1.

6. Controllare la conversazione

“Cosa pensi di fare adesso?”
“Perché lo hai fatto?”
“Devi fare questo oppure …”.

Cercare di controllare l’esito di una conversazione non funziona mai e porterà un maggior senso di alienazione.
Non credere, questa non è una prova di forza.

Queste domande, fatte all’inizio della conversazione,
hanno il solo scopo di controllare e manipolare la conversazione.
È una forma (anche se sottile) di aggressione.

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Allentare l’ansia del controllo sarà la tua arma segreta.
Resta aperto ai sentimenti dell’altra persona,
e tieni sotto controllo il tuo ego.

7. Non dire niente

Il dialogo sano richiede il coinvolgimento delle persone.
Dire poco-o-niente o non interagire porterà incomprensioni e frustrazioni.

Se la conversazione si surriscalda, è perfettamente salutare chiedere di ritardare la conversazione,
fare qualche respiro e “mettere in pausa” per riprendere la calma.
Ritardare … non evitare la discussione.

8. Avere un linguaggio del corpo ostile

Braccia incrociate?
Nessun contatto visivo diretto?
Dito puntato?
Ecco, hai appena perso il rispetto e l’attenzione della persona con cui stai conversando.

Più della metà della comunicazione è ad appannaggio del linguaggio del corpo.
Questo vale soprattutto per la comunicazione al lavoro.

Stare a braccia conserte è la classica posizione di chiusura che trasmette un atteggiamento negativo e difensivo.
Incrociando le braccia, sembri freddo,
riservato o peggio sembra che tu stia nascondendo qualcosa.

Presta attenzione alla tua postura,
prima di pensare a cosa-dire,
concentrati sulla tua comunicazione non verbale.
Potrebbe essere un atteggiamento aggressivo (e forse non te ne accorgi neppure)!

 


 

9. Sputare sentenze inconfutabili

Non offri un suggerimento o un parere.
Sentenzi, pontifichi.
Affermi il tuo parere come un fatto.
Le opinioni degli altri sono irrilevanti.

“Questo è il motivo per cui non ha funzionato …”
“Dobbiamo fare questo …”
“No, non funzionerà …”
“Questo è stupido …”

Parla piuttosto da una prospettiva personale.
Prova con “Io penso che …“; sarà ricevuto in modo più positivo.

10. Mantenere un’aria d’indifferenza non favorisce la tua comunicazione al lavoro

Se l’altra persona vede che sei apatico, distratto,
le tue possibilità di avviare una conversazione positiva sono molto scarse.
Avvicinati al dialogo con empatia e comprensione e assicurati di mantenere il rispetto per l’altro.

Spesso siamo distratti, poco interessati agli altri,
concentrati su noi stessi, prevenuti,
sempre pronti a giudicare e criticare.

Se non ti curi della gente con cui stai parlando,
perché dovrebbero interessarsi a te?

11. Fare osservazioni sarcastiche

“Il sarcasmo è il rifugio dei deboli.”
Jean-Paul Sartre

Interporre sarcasmo e ironia (di bassa lega),
non è una tattica efficace durante una conversazione.

Spesso è un meccanismo di autodifesa che può essere rischioso e facile a interpretazione sbagliate.
Ci sono modi migliori per esprimere il tuo punto di vista.

Dai,
togliti quel sorrisino ironico dalla faccia mentre qualcuno ti sta parlando.
Smettila di scuotere la testa beffardamente mentre l’altro sta spiegando il suo punto di vista.

Puoi non essere d’accordo con gli altri,
ma così facendo tocchi tasti molto sensibili.

Prendi seriamente gli altri se ti aspetti che prendano sul serio te…
anche questa è comunicazione al lavoro!

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

12. Non dire mai “grazie”

È facile dire “grazie”, è breve, diretto e vale molto più di mille parole.

Purtroppo “grazie” è una delle parole più difficili da dire (non solo in ambito lavorativo),
nonostante racchiuda un grande valore positivo,
soprattutto nei momenti più difficili.

C’è un enorme potere in un atteggiamento di gratitudine.
Ringrazia sempre la persona, riconosci il tempo e il loro contributo alla conversazione.

Cambiare abitudini non è sempre semplice.

Hai “sempre fatto così” e diventa difficile cambiare, migliorare.
Una cattiva abitudine si modifica soltanto con attenzione e costanza.

Da domani, presta attenzione a quello che dici, e alla tua comunicazione al lavoro,
conta quante volte usi queste frasi e comincia a invertire la tendenza.

Vedrai che, giorno dopo giorno,
diventerà naturale!

Comunicazione al lavoro: 12 abitudini che ti rendono noioso e irritante (da evitare) – 1

comunicazione al lavoro

Iniziamo una conversazione con le migliori intenzioni.
Poi succede qualcosa: una parola di troppo, un gesto inopportuno, un atteggiamento sbagliato,
l’ennesimo, e … il nostro cuore batte, il viso diventa rosso.
La rabbia sale.

L’altra persona, in un battito di ciglia, si è trasformata in un nemico.
Le nostre parole ora sono potenziali bombe, ed è guerra.
Distanza. Rabbia.

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Ammettiamolo: molti di noi non sono buoni comunicatori.
Alcuni sono pessimi.
Altri ancora ci hanno rimesso una carriera (pur avendo buone capacità).

Abbiamo perso la capacità di comunicare in modo efficace, troppo spesso usiamo messaggi ambigui,
creando incomunicabilità e conflitti.
Sul posto di lavoro, contrasti e disaccordi (se gestiti male) riducono la produttività e l’efficienza… e la nostra comunicazione al lavoro!

Se farai del tuo meglio per evitare questi 12 errori di comunicazione,
se diventerai consapevole di sabotare la tua comunicazione al lavoro,
hai fatto il primo passo verso soluzioni più costruttive:

1. Parlare troppo

Logorroico,
pesante.
Dispersivo.
Non ripetere e approfondire ogni dettaglio di ogni argomento con pedanteria.

Evita di saltare di soggetto in soggetto, di argomento in argomento;
evita di sommergere chi-ascolta sotto una valanga di parole perché hai un intimo bisogno di piacere e hai paura di non essere accettato.

Non ti rendi conto (o forse si?) che stai facendo perdere un sacco di tempo?
La gente ti eviterà.

2. Guardare il cellulare quando qualcuno ti sta parlando

Parlare con qualcuno mentre scorri messaggi, mail e notifiche social irriterebbe chiunque.

Lascia da parte il telefono,
concedi all’altra persona il rispetto della tua piena attenzione.

 


 

Non dire “Parla ti ascolto”, perché non è vero.
Stai sentendo, non ascoltando.
La differenza è enorme!

3. Interrompere e finire le frasi “uccide” la tua comunicazione al lavoro

Non vedi l’ora di esprimere il tuo punto di vista?
Perché perdere tempo ad ascoltare quando solo dopo 3 parole hai già capito quello che l’altro vuole dirti?

Se finisci tu le frasi, non offri al tuo interlocutore la libertà di esprimersi, di esternare e di creare un contatto.
Così facendo sprechi solo tempo,
deprimi chi parla e riduci la comprensione del discorso.
Con tanti saluti alla comunicazione al lavoro.

E poi… sei così sicuro di sapere già tutto in anticipo?
E se per caso avessi mal interpretato le sue intenzioni?

La chiave è ascoltare per capire.
Prenditi una pausa prima di parlare.

 
LA TUA COMUNICAZIONE AUTOREVOLE > trovi spunti interessanti nei miei libri Autorevolezza e Prima volta Leader.
 

4. Parlare sempre e solo di te stesso

“Parlare molto di sé può anche essere un sistema per nascondersi.”
Friedrich Wilhelm Nietzsche

Sei bravissimo a cogliere ogni occasione per agganciarti al discorso e iniziare a parlare di te,
delle cose che hai fatto, di quello che ti è successo.
Sempre e solo di te stesso.

Ego.
Tanto ego, troppo!

Pensi davvero che riuscirai a impressionare,
sembrare più interessante e intrigante?

Stai monopolizzando la conversazione. Chi-ascolta ti troverà scontato,
pesante e con il tempo ti scanserà.

5. Fare il “professore”

Non ammetti di essere in errore, non lasci agli altri una parola,
fai impazzire con la tua capacità di analisi e la tua esperienza,
spiegando a tutti il modo in cui si dovrebbe fare-o-non-fare una certa cosa.

C’è qualcosa di più frustrante di sentirsi dire “Quello che devi capire è ...”?
Stai suggerendo che … tra qualche secondo ci farai il favore di illuminarci.

Fin dall’inizio, assicurati di trattare la persona con dignità.
Avrai modo di esprimere le tue convinzioni.
Porta pazienza mentre cerchi di capire il punto di vista degli altri.
Le persone lo apprezzeranno.

Continua a leggere la parte 2.

8 cose che dovresti eliminare se vuoi essere più produttivo sul lavoro – 2

produttivo sul lavoro

Leggi anche la parte 1.

5. Finiscila di dire sempre “sì”

Quando diciamo “sì” a tutti, uccidiamo la nostra produttività.
Dovremmo smettere di dire “sì” a compiti che portano a risultati bassi o quasi nulli.

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Avremo così tempo per concentrarci sulle mansioni più importanti.
È sempre meglio svolgere alcune attività molto bene,
che occuparsi di molte attività e non essere in grado di fornire (alla fine) un buon risultato.

È tempo di ripensare al modo in cui rispondi quando ti viene chiesto di fare qualcosa.
Anche se non puoi sempre dire “no” al tuo capo o ai tuoi colleghi,
puoi scegliere e decidere la maggior parte delle decisioni che prenderai durante l’intera giornata lavorativa.

Leggi il mio post. come dire NO senza offendere e farsi rispettare.

6. Abbandona il perfezionismo

Quando siamo perfezionisti, abbiamo il bisogno che tutto sia fatto a modo “nostro”.
Siamo super-concentrati sui dettagli che consumeranno – inesorabilmente – il nostro tempo prezioso.

Passiamo più tempo del necessario, procrastiniamo e aspettiamo il momento perfetto.
Spesso, manchiamo il quadro generale perché siamo troppo concentrati su piccole cose.

Invece di esaminare ogni singolo dettaglio, cerca di concentrarti maggiormente sul quadro generale.
Allenta le redini per dare ad altri – in una certa misura – potere decisionale.

Invece di concentrarti sulle piccole cose durante il tuo lavoro, lasciale alla fine. Volendo, a fine di giornata, puoi sempre tornare indietro e completare questi dettagli.

Abbandona la perfezione (esagerata) se vuoi essere produttivo sul lavoro.
È meglio per la tua salute e il tuo benessere.

 


 

7. Basta saltare i pasti e le pause pensando di fare di più

“Ozio.
Intervalli di lucidità nei disordini della vita.”

Ambrose Bierce

Saltare i pasti riduce i livelli di energia e di concentrazione,
e ucciderà la nostra produttività.

Non mangiando, aumenterà – durante la giornata di lavoro – il nostro desiderio di alimenti che hanno soluzioni rapide per soddisfare la fame,
il cibo spazzatura.

Ogni persona sperimenta una pausa naturale nella sua produttività,
dopo aver svolto un’attività per circa 90-120 minuti. Se vuoi essere più produttivo sul lavoro, invece di “spingere” e “prosciugarti” a livello mentale,
è meglio fare una pausa.

Pianifica le pause e il tempo libero, metti via il tuo lavoro, rilassati, mangia o fai una passeggiata.
Fai qualcosa di diverso per circa 20 minuti.

8. Smetti di controllare di continuo mail e social pensando di essere produttivo sul lavoro

La maggior parte di noi controlla la posta elettronica e i vari account social in modo non strutturato (quando ne ha voglia o desidera distrarsi).

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

Controllare di continuo la posta elettronica vuol dire interrompere costantemente il flusso di lavoro, distogliere assiduamente l’attenzione e sprecare,
di conseguenza, un sacco di energia.

Fai un patto con te stesso per controllare i tuoi account social una o due volte al giorno invece di farti succhiare del tempo prezioso.

Personalmente ho preso l’abitudine di controllare la posta elettronica a orari (più o meno) prestabiliti nell’arco della giornata: 3 volte il giorno (mattino-pranzo-tardo pomeriggio).
È veramente raro che un cliente, un problema non possa aspettare un paio d’ore.
Poco smart? No. Meno stress? Sicuro!

Troppo spesso pensiamo che non avere il tempo di riposare sia un distintivo d’onore da mostrare con orgoglio, invece…
gestire bene il tempo significa massimizzare il rendimento giornaliero sulla base dell’energia e dello sforzo mentale che mettiamo in campo.

Come tutto nella vita, cambiare richiede sforzi.
Non basta sedersi lì ad aspettare.
Non diventi più produttivo al lavoro da un giorno all’altro.

È importante imparare di più sul nostro corpo e trovare modi per ottimizzare la nostra energia,
per vivere una vita professionale più equilibrata e di successo.

8 cose che dovresti eliminare se vuoi essere più produttivo al lavoro – 1

produttivo al lavoro

La chiave del successo non è lavorare tanto,
ma lavorare in modo intelligente.
C’è una notevole distinzione tra essere occupati ed essere produttivi.

Lavorare tanto non è sempre la strada giusta. Non ci si rende conto che ci si
chiude in una scatola quando si è troppo concentrati su qualcosa.
E concentrarsi eccessivamente, raramente è salutare o produttivo.

Spesso, lavorare meno può effettivamente produrre risultati migliori

“Poter stare in ozio vale quanto essere potenti.”
Su Tung-Po

Il tempo è un bene limitato.
Essere tanto occupati non significa necessariamente essere produttivi. Dobbiamo imparare a spendere la minor quantità di energia per ottenere maggiori benefici.

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È importante per noi prendere tempo anche per riflettere.
Le pause mentali fanno bene al cervello e allo spirito.
Hai notato che troviamo spesso le soluzioni quando non le stiamo cercando?

Ecco 8 cose che dovresti mettere da parte se vuoi essere più produttivo al lavoro:.

1. Elimina l’affanno di voler fare tutto

La maggioranza di noi,
è abituata a pensare che le persone super-dinamiche,
che corrono senza fiato da un posto all’altro sparando mail a raffica,
che cercano di fare tutto, siano anche molto produttive e redditizie.

Poi spesso quando ci si ferma a esaminare i loro risultati,
si capisce che non sono assolutamente straordinari (se paragonati all’impegno, all’energia profusa … sono normalissimi).

Provare a fare tutto,
equivale a non fare niente (bene).
Fare tutto ti impedisce di diventare (veramente) bravo in qualsiasi cosa.

Diventa il migliore in un campo e, solo allora,
“allarga” i tuoi campi d’azione in altri settori.

 


 

2. Stop a straordinari credendo di aumentare la produttività al lavoro

Numerosi studi dimostrano che più lavori,
meno efficace e produttivo sarai, nel breve e lungo termine.
Lavorare per lunghe ore non significa essere produttivi.

È necessario assicurarsi di lavorare in modo efficace durante le ore di lavoro,
non sovraccaricarsi e dormire bene, in modo da mantenere un alto livello di concentrazione e di produttività.

Medici, scienziati e ricercatori sono tutti d’accordo che per una vita più produttiva,
più ispirata, più gioiosa è necessario dormire abbastanza (7-8 ore il giorno).

Infatti, quando non dormiamo a sufficienza, riscontriamo un degrado cognitivo simile agli effetti del bere grandi quantità di alcol.

3. Smettila di fare tutto da solo

Certo,
può essere esaltante pensare”sto facendo tutto da solo”,
oppure credere che sia un segnale di debolezza,
o ancora semplicemente si sceglie di non voler disturbare le altre persone,
ma ci sono pochi vantaggi nel voler essere superman.

Alla fine,
il pericolo di fallire è molto alto.

È importante renderci conto che – invece di perdere tempo a cercare di capire qualcosa –
possiamo cercare l’aiuto di un esperto o di un consulente.
Ci darà più tempo per concentrarci sui compiti più importanti.

In questo modo guadagniamo tempo per lavorare su altre cose,
e iniziare a essere (davvero) più produttivo al lavoro.

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

4. Basta a giornate senza pause credendo di essere produttivo al lavoro

Ti vanti delle ore di straordinario a tre cifre?
Fine settimana passati al lavoro?
Non sai mai che tempo fa fuori del tuo ufficio?
Conosci (davvero) la differenza tra lavorare tanto e lavorare meglio?

Un malinteso comune è che le persone di successo lavorino giorno e notte,
senza sosta. Ininterrottamente.

Non hanno spazio per divertimenti, svago o tempo libero.
Beh! Non è così.

I creativi – ma anche i grandi leader e uomini d’affari – hanno spesso bisogno di tempo libero per rilassarsi, poter esplorare, ispirarsi e stimolarsi.
Possono riflettere sugli ostacoli che affrontano e vederli da una prospettiva diversa.

Una pausa mentale è (anche) il segreto del successo.
Lavorare troppo (non è eroismo) ma probabilmente il più grande segno distintivo d’incompetenza.

Continua a leggere la parte 2.

Approcciare (senza mal di testa) una persona logorroica al lavoro

persona logorroica

Che sia il capo, un collega, un collaboratore, un cliente …
poco importa … tutti abbiamo già conosciuto una persona logorroica e prolissa nel nostro luogo di lavoro …
e ce la ricordiamo bene!

Si perde in storie che non hanno alcuna importanza.
Approfondisce ogni dettaglio di ogni argomento con pedanteria.

Salta da soggetto a soggetto, argomento per argomento;
non è difficile che inizi la conversazione con considerazioni sul tempo o di carattere personale.

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La persona logorroica ama solo il suono della sua voce

“La prolissità non è un eccesso di parole,
ma una carenza di idee.”

Nicolás Gómez Dávila

Ti sommerge sotto una valanga di parole perché ha un intimo bisogno di piacere e ha paura di non essere accettato.
Non si rende conto (o forse si?) che ti sta facendo perdere un sacco di tempo.

Purtroppo non possiamo semplicemente ignorarli e nemmeno evitare di rispondere …
soprattutto se è un cliente o il capo.

La persona prolissa non ti ascolta, mai, nemmeno quando ti fa una domanda: la risposta non la interessa e se rispondi, ti parlerà sopra!
Te ne sarai accorto anche tu.
Non molla mai la presa. Almeno non spontaneamente.

La persona chiacchierone trova, in ogni singola frase,
un appiglio per imbastire un nuovo discorso, in maniera tale da poter parlare,
almeno potenzialmente, per ore e ore.
Bisogna fermarlo prima.

Se la conversazione è impostata male, tutto quello che potrai ottenere, è … e un gran mal di testa.
Se sarai fermo ma gentile, invece, non ci sarà nessun rancore.

Non lasciarti trascinare in discussioni improduttive

Non incoraggiare la conversazione.
Evita (come il fuoco) argomenti controversi e problematici tipo sport, la crisi, la politica o la religione che potrebbero innescare discussioni interminabili quanto improduttive.

Nel caso di un cliente logorroico cerca di condurlo sempre verso gli argomenti che ti interessano (l’argomento dell’incontro, il tuo prodotto/servizio, ecc…). Se comincia il dialogo parlando del tempo, rispondi in modo gentile ma fermo ”Sì, in effetti fa molto caldo. Come posso esserle d’aiuto?”.

 


 

Non stringere subito i tempi

Dai a questo tipo di persona un po’ di tempo per “sfogarsi” e per parlare di sé.

Non interromperlo durante i suoi soliloqui, ma utilizza ogni suo pensiero, ogni frase,
per cercare un aggancio logico al motivo dell’incontro, i tuoi prodotti o servizi.

Quando prendere il controllo della conversazione?
Usa il buon senso per decidere quando questo punto è stato raggiunto.

Prendi il controllo della conversazione

Poni domande che invitano a una risposta chiusa (con SI e con NO) e se partono di nuovo per la tangente,
resta fermo e ripeti la domanda fino a ottenere la risposta.

Nel caso di una vendita, per indicare che hai il tempo contato,
usa frasi tipo “Prima di occuparmi anche degli altri clienti voglio assicurarmi che lei …” oppure
Stiamo chiudendo … come le posso essere utile in questi ultimi minuti?”.

 


 

Riformula quanto ascoltato

Le persone logorroiche continuano a ripetere i concetti perché non sono sicuri che hai capito la loro necessità. Il modo più semplice per abbreviare i tempi è di fare un breve riassunto di quanto hanno detto.

Riassumendo quello che hai ascoltato,
hai la sicurezza di aver compreso davvero la loro esigenza e la persona ha la conferma di essere stato realmente ascoltato.

Quando la persona logorroica fa un commento o fornisce alcune informazioni di carattere personale, gentilmente fai notare che non è necessario e che non vorresti intrometterti nella sua vita privata.

È necessario guidare la conversazione e “mantenere la rotta”

Non devi permettergli d’impostare la direzione della discussione,
perché sarà sicuramente deviata dal suo percorso.

Parla poco,
ma educatamente e offri una minima opportunità per avviare una nuova conversazione. Non incoraggiarlo ponendo domande aperte, non offrire il tuo commento, non rilanciare o partecipare attivamente alla discussione.


LA TUA COMUNICAZIONE AUTOREVOLE > trovi spunti interessanti nei miei libri Autorevolezza e Prima volta Leader.

Quando senti di aver provato di tutto e la persona non ha ancora cambiato il suo atteggiamento, sii sincero.
Digli che capisci le sue intenzioni e necessità e che capirà senza dubbio che devi occuparti anche di altre mansioni.

Se sei cortese e gentile,
non c’è alcun motivo che questa persona possa sentirsi offesa.

Se aspetti (e speri) che sia la persona logorroica a terminare la conversazione (“Prima o poi si stuferà e smetterà di parlare …) stai sbagliando di grosso perché queste persone sembra che abbiano tutto il tempo del mondo e quando parlano, stanno godendo della conversazione.

Ansia da nuovo lavoro? Cosa è normale e cosa è solo una tua paranoia – parte 2

ansia da nuovo lavoro

Foto:Moshehar

LEGGI ANCHE > la parte 1

“Non piaccio, è evidente … mi guardano tutti strano” – paranoia

Non preoccuparti di avere il controllo sui giudizi degli altri.
È impossibile.

Che siano corretti, irrispettosi o scortesi … il comportamento e l’atteggiamento degli altri, sono inevitabilmente al di fuori del tuo controllo.

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Per quanto tu possa essere disponibile, gentile e benvoluto,
ci sarà sempre qualcuno che ti criticherà,
biasimerà la tua competenza e cercherà di rovinarti una bella giornata di sole.

Prima ti rendi conto di questa cosa,
meglio è!

Metti a tacere la tua voce interiore negativa… quest’ansia da nuovo lavoro!
Lascia che questi pensieri improduttivi si consumino da soli e concentrati sull’unica cosa che dovresti fare: abbracciare questa nuova sfida.

“Non sono adeguato per questo lavoro” – paranoia

“Oddio … ma dove mi sono cacciato?”

C’è così tanto da sapere,
tante competenze da mettere sul tavolo, ogni nuovo incarico sembra un compito impossibile, ogni incontro con il capo o il titolare può essere quello in cui si viene a scoprire che non sei all’altezza.

Responsabilità scoraggianti. Disagio nel ruolo.
Poche idee.
Non sapere cosa fare… o a chi chiedere.
Chiedere aiuto per quasi ogni compito assegnato.

Perché ti senti inadeguato nel lavoro?
Perché tutta questa ansia da nuovo lavoro?
Anche se (almeno fino adesso) l’azienda e il team sono soddisfatti della tua prestazione, senti di non essere qualificato, dubiti di te stessi e cominci a “martellare” costantemente la tua fiducia.

È facile cadere in questo tipo di pensiero.
Leggi il mio post.


INIZIARE CON IL PIEDE GIUSTO IL NUOVO LAVORO > trovi spunti interessanti nei miei libri Autorevolezza e Prima volta Leader.

“Sono stato assunto per fare A e B invece faccio X e Y” – paranoia seria

Pensavi di essere stato assunto per gestire le iniziative di social marketing della tua nuova azienda,
invece ti hanno piazzato in mano un telefono, un elenco lunghissimo di persone da chiamare per piazzare quel prodotto o servizio (in cui non credi neanche).

Questo non è sicuramente il ruolo per cui hai superato (e vinto) le selezioni.
Ahia! Questa è una preoccupazione seria.

Se il lavoro che stai facendo non è il lavoro per il quale sei stato assunto,
può valere la pena di conversare con il tuo capo diretto (o con l’azienda),
ma se la discrepanza è così grande,
probabile questo non è il posto giusto per te e dovresti iniziare a pensare alla tua prossima mossa.

“Azz… ho fatto un errore” – normale

Nessuno è perfetto.
Nessuno nasce-imparato.

Non importa quale sia il tuo incarico e la tua posizione,
scommetto che sicuramente hai guardato qualcuno e ti sei chiesto perché sia più efficace di te,
pur facendo lo stesso lavoro.

Ma la verità è che anche queste persone,
a loro volta, fanno tanti errori.

Così,
smettila di confrontarti e concentrati invece sull’apprendimento per evitare tali errori nel futuro.

 


 

Relativizza,
non fare di una goccia un oceano,
guarda le cose dalla giusta prospettiva.
Non farti travolgere dall’ansia da nuovo lavoro.

“Ho fatto un errore. Mi licenzieranno per questo” – paranoia

Se c’è qualcosa del tuo modo di lavorare che non ti piace,
fai attenzione la prossima volta,
analizza la situazione e cerca di capire come risolverle ed evitare l’errore sul lavoro.

Convinciti che il mondo non smetterà di girare,
non ci sarà l’apocalisse, e non perderai il lavoro perché hai commesso un errore.

Se tu fossi davvero uno stupido incompetente non saresti al tuo posto di lavoro.
Se ti hanno assunto… vuol dire che credono in te,
nella tua potenzialità e sono convinti che tu possa fare bene il tuo lavoro.

L’importante non è impegnarsi per far cambiare loro opinione!

 


 

“Devo essere assolutamente perfetto” – paranoia

Se hai un forte desiderio di essere perfetto,
è perché sei preoccupato di ciò che gli altri pensano di te,
chiedi loro un riconoscimento, un’approvazione.

Se sei perfetto,
chi mai potrebbe criticarti o trovare un difetto nel tuo lavoro?
Infatti, la tua sicurezza è subordinata al raggiungimento degli obiettivi.

Se il tuo capo o i clienti (sempre più impazienti) aspettano un tuo feedback o di vedere un qualche progresso, forse… non è il momento di ossessionarsi con i dettagli,
arrivare alla riunione a mani vuote,
rimandare (continuamente) l’appuntamento fino a quando tutto sarà “perfetto”.

Accontentarsi di “buono”,
potrebbe sembrarti un approccio apatico e approssimativo,
ma ci sono momenti in cui è completamente giustificato,
e diventa la scelta più efficiente ed efficace.


“Superare l’ansia da nuovo lavoro è possibile con le giuste strategie. Vuoi affrontare questa sfida con più sicurezza? Il coaching è la chiave per sbloccarti.”

“Non pensavo fosse così dura” – normale

Basta sentire le news per vedere quanto sia difficile trovare un lavoro e quanto spesso sia già tanto averne uno (bello o brutto che sia).

Il mondo del lavoro, come si potrebbe negarlo,
si è fatto sempre più competitivo, complicato e ovunque “imperano” tensione e nervosismo.
A farne le spese sono soprattutto le persone con un carattere più tranquillo e accomodante.

Oggi il mondo del lavoro cambia velocemente, per qualcuno troppo velocemente,
ed è per questo che per ambientarsi ci vogliono requisiti importanti:
impegno, preparazione e resilienza.

Ansia da nuovo lavoro? Normale .. normalissimo!

Sentirti ansioso o un po’ insicuro mentre stai iniziando un nuovo lavoro,
quando ti stai adattando a un nuovo ambiente, è perfettamente normale.

Non preoccuparti per questa ansia da nuovo lavoro … ti sentirai più a tuo agio nel giro di un paio di settimane.

Ansia da nuovo lavoro? Cosa è normale e cosa è solo una tua paranoia – parte 1

ansia da nuovo lavoro

Foto:Moshehar

Ansia da nuovo lavoro?
Iniziare in un nuovo posto di lavoro può essere stimolante ed entusiasmante,
ma anche stressante e “schiacciante”.

Dovrai apprendere procedure nuove,
fare tuo un cumulo enorme d’informazioni,
incontrare (e relazionarti) con tante persone, stupire positivamente il tuo nuovo capo.

Insomma, tanta pressione.
È normale sentirsi nervosi, indecisi e apprensivi.

Ansia da nuovo lavoro? Assolutamente normale!

È proprio l’ansia dei primi giorni di lavoro, quella sensazione d’instabilità,
che porta la nostra mente a “galoppare” per tentare di ritrovare l’equilibrio perduto.

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Alcune conclusioni che traiamo rientrano nella normalità,
altre volte invece sono il frutto di esagerazioni, paranoie,
fissazioni che alzano inutilmente il nostro livello di ansia e stress (come se non bastasse quello che già c’è!).

Ecco alcuni esempi di cosa è del tutto normale e cos’è il prodotto (immaginario) di una mente un po’ tesa e intimorita:

“Non capisco subito gli argomenti” – normale

Hai presente…
ti sei appena seduto ad una delle tue prime riunioni,
e quando cominciano a sciorinare nozioni, termini e concetti che non conosci,
l’unico pensiero che hai è: “Di cosa diavolo stanno parlando ‘sti matti?

Potresti chiedere spiegazione.
Far ripetere il concetto.
Oppure,
assecondare i presenti,
annuire (come fan tutti) in segno di approvazione e comprensione.

Non capire subito i ragionamenti… è normale!
Ci vuole tempo per imparare i dettagli di un nuovo lavoro,
specialmente se hai cambiato settore.

“Tutti gli altri sono più bravi di me” – paranoia

Vedere tutti gli altri (ma proprio tutti-tutti?) come più abili,
più capaci o con più talento è uno dei modi perfetti ed efficaci per farsi del male!

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi” confrontarsi con gli altri può essere frustrante,
ognuno è meglio e peggio di altri su un numero illimitato di scale di valori.

Dal confronto si esce quasi sempre (e inevitabilmente) sconfitti,
non perché gli altri siano migliori o tu sia una persona senza qualità,
ma perché ci si confronta con un’immagine ideale,
quindi irraggiungibile.

Anche se raggiungi il successo,
ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa più di te.

 


 

“Sono esausto” – normale

A fine di giornata (nonostante i mille caffè) gli occhi ti si chiudono,
crolli sulla cena e a malapena riesci a trascinarti sul divano.

Tranquillo, è assolutamente normale.

Quando inizi un nuovo lavoro, sei “attivo” tutto il giorno,
impegnato a fare “buone prime impressioni” e ad assorbire più informazioni possibili.

Questo sicuramente è logorante.
È solo questione di tempo,
ti sentirai di nuovo te stesso in poche settimane.


“Tutti provano insicurezza all’inizio, ma la vera differenza sta in come la gestisci. Vuoi partire con il piede giusto? Il coaching ti aiuta a farlo.”

Mi faranno fuori perché non sono esperto” – paranoia

Capisco la tua ansia da nuovo lavoro ma … inizialmente,
nessuno si aspetta che tu sia un esperto.

Forse non hai (ancora) le competenze necessarie per fare il lavoro perfettamente,
probabilmente stai facendo (esattamente) quello che si aspettano che tu faccia,
fino a questo momento.

Chi-ti-ha-assunto sa che hai voglia d’imparare,
vuoi dimostrare il tuo valore e la tua abilità.
Questo è (probabilmente anche) uno dei motivi per cui sei stato assunto.

“Non ho amici” – normale

Nel tuo ultimo lavoro,
conoscevi tutti, socializzavi e ti divertivi (anche fuori dall’ufficio) con tutto il team.

Ma in questo nuovo ambito, non hai ancora legato con nessuno,
e ti senti un po’ solo.
Ci sta, è perfettamente normale.

Le relazioni sul nuovo luogo di lavoro esigono un po’ di tempo. Leggi il post per approfondire.

Qualunque cosa succeda,
evita di lamentarti e di spettegolare con i tuoi nuovi colleghi per creare un legame.

È facile cadere nella trappola di gossippare per fare i simpaticoni o sembrare uno “della banda”,
ma alla fine, se lo fai, danneggerai la tua reputazione.


“Creare buone relazioni nel nuovo lavoro non è solo questione di tempo, ma anche di atteggiamento. Vuoi sentirti più sicuro nelle interazioni? trovi spunti interessanti nel mio libro Prima volta Leader.”

“Nessuno vuole mangiare con me” – paranoia

I primi giorni del nuovo lavoro può capitare di mangiare da soli.
Non c’è confidenza, familiarità,
ognuno resta sulle sue.

Non aspettare che siano gli altri a estendere l’invito.
Fai un respiro profondo,
mettiti in gioco (affronta l’ansia da nuovo lavoro) e chiedi di sederti con un gruppo di nuovi colleghi durante il pranzo.

Fare il primo passo ti fa apparire una persona – oltre che sicura – anche amichevole e disponibile.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2

Faccia a faccia con il tuo peggior nemico: il critico interiore – 2

critico interno

Foto di cj_wells88

Leggi anche la parte 1.

5. Sostituisci pensieri eccessivamente critici con affermazioni più realistiche

Impara a riconoscere quando i tuoi pensieri critici sono esageratamente negativi.
Trasforma un pensiero eccessivamente pessimista in un’affermazione più razionale e realistica.

Quando ti ritrovi a pensare: “Non faccio mai niente di buono“,
sostituisci la frase con una più ragionevole del tipo “Quando si tratta di numeri e di contabilità, mi trovo in difficoltà”.

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Ogni volta che ti trovi in testa un pensiero esageratamente negativo,
rielabora con una dichiarazione più accurata,
guardando la situazione in modo più razionale e meno emotivo.

Se pensi “Non riuscirò mai ad avere un posto di responsabilità”,
esamina le prove che supportano questa dichiarazione ma anche quelle che contestano quest’affermazione.
Guarda l’argomento da entrambi i lati.

A volte è utile scrivere,
elencare tutte le prove che supportano ma anche quelle che contraddicono questo pensiero.
Vedrai che la notte non è così nera come l’hai dipinta.

6. Dai forza al tuo dialogo interiore

Il tuo dialogo interiore alimenterà il tuo successo o ti impedirà di raggiungere il tuo pieno potenziale.
Devi diventare il tuo migliore consigliere.

Più riuscirai a migliorare il tuo dialogo interiore,
più avrai forza per andare avanti nei momenti difficili e farai “pace” con i tuoi limiti e con te stesso.

Vedrai com’è motivante utilizzare pensieri tipo:
E’ difficile, ma mi sto impegnando e ce la posso fare” oppure “Ho fallito. Domani ricomincerò più forte dei miei errori”.

Utilizza il dialogo interiore (modificandone le parole) per darti forza,
e continua a lottare per i tuoi successi e per i tuoi sogni!

Il progresso sconfigge il critico interno.

 


 

7. Fai attenzione alle parole che utilizzi

“Le parole hanno il potere di distruggere e di creare.
Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo.”

Buddha

Poni attenzione alle parole che utilizzi per descrivere la realtà, ma anche per parlare di quello che pensi di te stesso, dei limiti che ti dai, degli obiettivi che ti poni.

Il tuo critico interiore imposta obiettivi irragionevoli e poi ti dice… “Dai forza, vai a prenderlo” .

Il tuo critico prova vergogna davanti a traguardi facilmente raggiungibili.
I suoi obiettivi sono l’auto-sconfitta,
il sogno irrealizzabile e a sfiducia.

8. Sii comprensivo con te stesso

Hai notato come siamo indulgenti con gli amici,
e quanto diventiamo duri e spietati quando si tratta di noi stessi?

Abbiamo poco o nessun controllo su come ci sentiamo e su cosa pensiamo. Molte delle nostre risposte emotive e cognitive sono automatiche.
Non dovremmo mai giudicarci così duramente.

Dobbiamo sviluppare l’autoconsapevolezza per diventare coscienti di questi pensieri e azioni automatiche.
Ci vuole un piccolo sforzo e allenamento per migliorare la consapevolezza di sé.

C’è differenza …
dire sempre a te stesso che non sei abbastanza bravo,
e dire sempre a te stesso che puoi lavorare per diventare migliore.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

9. Prendi una certa distanza dal tuo critico interno

Identifica i pensieri di cui devi essere consapevole e quelli che devi lasciare andare.

Accettare le tue debolezze per quello che sono oggi, non significa che devi rimanere così per sempre.
È importante riconoscere di avere difetti ma anche decidere di sforzarsi per migliorare.

Il tuo critico interno detesta il progresso, ama la sicurezza, si concentra solo su “non voglio” e “non mi piace”.
Non ti supporta mai.

Qual è il più grande passo in avanti che puoi completare oggi?
Non preoccuparti di quanto sia piccolo, minimo.
Fallo.

Se riesci a distaccarti e operare contro questo pensiero distruttivo,
diventerai più forte, mentre il tuo critico interno si indebolirà.

Faccia a faccia con il tuo peggior nemico: il critico interno – 1

critico interno

Foto di cj_wells88

Tutti abbiamo un critico interiore.
Questa “voce interna” che esprime di continuo un commento negativo su chi-siamo e come-ci-comportiamo.

“Avresti dovuto…”
“Sei fottuto.”
“C’è qualcosa che non va in te.”
“A loro non piaci.”
“Non puoi farlo.”
“Sei un perdente.”
“Tanto non ce la farai. Come sempre.”
“Sei brutto/stupido/grasso”
“Sei diverso dagli altri.”

Questa voce critica si forma dalle nostre esperienze di vita;
esperienze dolorose e spiacevoli che producono emozioni negative e pensieri depotenzianti.

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A ogni particolare situazione stressante o dannosa che ci capita,
ecco che spunta la voce critica che è in noi.

Il critico interiore non analizza oggettivamente

Piuttosto alimenta continuamente un dialogo interno eccessivamente negativo che crea ostacoli e impedimenti.
È autodistruttivo, può essere dannoso per te e per gli altri.

Ecco 9 spunti per “domare” il tuo critico interiore,
far tacere la sua negatività e migliorare il benessere della tua vita:

1. Sviluppa consapevolezza dei tuoi pensieri

Quando usciamo dalla nostra zona di comfort, il nostro critico interiore inizia ad avvertirci dei potenziali modi in cui potremmo fallire… con pensieri spesso esagerati, prevenuti, sproporzionati.

Siamo così abituati a sentire i nostri stessi racconti che è difficile diventare consapevoli dei messaggi che ci stiamo mandando.

Riconoscere che il tuo critico interiore è al lavoro …
è il primo passo per ridurre la sua presa su di te.

2. Ricorda che la voce del critico interiore non è la realtà

“Nel reale si rischia di soffocare,
nell’irreale di perdersi.”

Mario Andrea Rigoni

Ricorda che la tua voce interiore critica non è un riflesso della verità.
È una prospettiva che hai adottato sulla base di esperienze e atteggiamenti negativi che hai vissuto e interiorizzato.

 


 

Il tuo critico interiore sta cercando di proteggerti da possibili danni,
alcuni pensieri potrebbero essere veri,
spesso sono falsi, raramente sono utili.

Non lottare con il tuo critico,
piuttosto vedilo per quello-che-è
una “voce” che propina opinioni, piuttosto che fatti.

Non agire sulle direttive del tuo critico interiore.

3. Smettila di rimuginare

A volte,
potresti sorprenderti a pensare e ripensare più volte a quella cosa imbarazzante che hai fatto,
o a quella frase che non avresti dovuto dire,
ma oramai è fatta.

Se continui a ruminare, rimasticare,
non farai altro che sentirti peggio e non risolverai il problema.

Non cercare di evitare di pensarci,
perché più probabilmente ti concentrerai e rafforzerai questo pensiero.

Invece,
è importante distrarsi con un’attività – tipo fare una passeggiata, parlare di un argomento completamente diverso, ecc. – per fermare i pensieri critici,
prima che vadano fuori controllo.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

4. Parla a te stesso come se parlassi a un amico

Che cosa diresti a un caro amico che ti confida pensieri di inadeguatezza e sentimenti di insicurezza?

Non penso qualcosa del tipo: “È giusto così … sei così insicuro e goffo” oppure
“Per l’ennesima volta hai dato prova di non saper fare niente di buono”
“Sei un perdente, non puoi farci niente!”

Eppure,
con te stesso saresti capace di dire cose molto più dure e crudeli.
Il tuo critico interiore è felice quando costruisci muri.

Invece (anche a te stesso) dovresti offrire parole compassionevoli, di incoraggiamento,
d’incitamento, proprio come faresti con il tuo migliore amico.

Continua a leggere la parte 2.

12 differenze tra chi ha successo e chi non ce la farà mai – 2

avere successo

Leggi la parte 1.

7. La persone di successo impara continuamente. La persona che non ha successo pensa di sapere tutto.

L’unico modo per crescere come persona,
professionista e leader è … continuare a imparare.

In questo modo,
puoi diventare sempre più flessibile ed essere un gradino sopra la concorrenza.

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Le persone di successo non smettono mai di essere curiose,
sono sempre protese a migliorare loro stesse,
ad ampliare le proprie conoscenze,
sempre in cerca d’ispirazione.

Le persone che “non arrivano” si trincerano dietro il loro sapere,
le loro convinzioni e certezze.
Inflessibili, irremovibili, granitiche.
Alla prima scossa vanno in 1000 pezzi!

8. La persona di successo chiede ciò che vuole. La persona che non ha successo ha paura dei rifiuti e di fallire.

Rifiuto e fallimento sono due delle paure più paralizzanti,
quelle che impediscono alle persone di chiedere ciò che vogliono veramente.

Spesso non chiediamo una promozione, un nuovo progetto, un appuntamento galante, ecc…
perché pensiamo di poter fallire oppure di essere respinti.

In realtà siamo quasi sicuri che falliremo,
perché non chiediamo ciò che vogliamo.
Ci approcciamo esitanti e indecisi, inviamo messaggi discordanti che ci portano inevitabilmente fuori strada.

Se vuoi avere successo,
abbraccia la paura del NO e chiedi per il SI.

Il primo passo per avere successo, nella tua carriera e nella vita, è capire te stesso.
Le persone di successo cercano sempre di capire meglio loro stesse,
le loro motivazioni inconsce,
ciò che cambia il loro stato d’animo e il modo d’interagire con gli altri.

 


 

9. La persona di successo prende decisioni difficili. La persone che non riesce cerca sempre la via più facile per avere successo.

“Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere.”
James Joyce

Quando il gioco si fa duro, spesso, prendiamo la via più facile.

Quella che sembra essere la via più facile per uscire da circostanze avverse si trasforma spesso in una china scivolosa di insuccesso e disillusione.

Il carattere e la forza d’animo sono determinati quando i tempi sono difficili.

Ci saranno momenti ardui in cui dovrai prendere decisioni difficili.
Lo sai.

Potresti dover dire “no” a una persona cara,
rinunciare a un progetto cui ambivi,
partire all’improvviso,
combattere per ciò che ritieni sia giusto.

10. La persona di successo ascolta tanto. La persona senza successo parla troppo.

L’ascolto è l’abilità più importante (e sottovalutata) nel mondo degli affari,
e nella vita in generale.

Quando siamo entusiasti delle nostre idee o del nostro lavoro,
tutto ciò che vogliamo è parlare. Ma meno parliamo,
più sarà facile persuadere altre persone ad apprezzare queste idee e a gradire la nostra persona.

Ascoltare le persone è la chiave per conquistarle nella vita e negli affari.

Le persone di successo sono attente,
sanno ascoltare, mettono da parte il loro ego, i loro preconcetti e pregiudizi,
fanno domande intelligenti e trovano soluzioni ai bisogni dell’altro.

11. La persona di successo mantiene un atteggiamento positivo. La persona senza successo si lascia travolgere dalla negatività.

Un atteggiamento positivo è contagioso, specialmente quando viene da un leader.

Grazie al loro atteggiamento positivo, le persone di successo attirano tante persone intorno a loro.
Sono magnetiche, irresistibili.

La persona senza successo, invece, non ha il controllo delle proprie emozioni.
si lascia abbattere dalla negatività, da un parere discordante o una battuta,
Mette il broncio alla minima osservazione, si avvelena la giornata per un nonnulla,
Manca autoironia e spirito di autocritica.

È difficile,
quando sei suscettibile, oppure hai continui sbalzi emotivi, essere anche affascinante e irresistibile.

 
IL TUO SUCCESSO PROFESSIONALE > trovi spunti interessanti nei miei libri Autorevolezza e Prima volta Leader.
 

12. La persona che “arriva” sa che il successo è più che denaro. La persona che non ce la fa crede che il successo sia solo ciò che vede in TV.

Se chiediamo alla maggior parte delle persone cosa significa il successo per loro,
risponderanno con il classico “stile di vita da ricchi e famosi”:
acquistare una nuova villa con piscina, un’auto di lusso, abiti firmati, gioielli preziosi e vacanze da sogno.

Per chi “ce la fa”,
avere successo è il risultato delle decisioni che prendi e delle azioni che fai.
Significa (oltre al benessere finanziario) avere intuizioni, prestare attenzione, capire giudiziosamente,
agire con saggezza.

Valutare l’autenticità e avere amici con i quali condividere una connessione profonda.
Conversazioni impegnative. Qualità anziché quantità.

Avere successo significa avere il tempo per se stesse,
dove poter esplorare la crescita personale e prendere tempo per ritrovarsi.

Il successo non è (solo) ciò che hai ma piuttosto chi sei.

In definitiva,
le persone di successo prestano attenzione ai dettagli.

Sanno che differenza tra ordinario e straordinario si trova nell’attenzione che è data ai dettagli.
Infatti, spesso un dettaglio trascurato può rovinare l’intero progetto.

Non ignorare nessuna parte di ciò che costituisce la tua vita.

12 differenze tra chi ha successo e chi non ce la farà mai – 1

avere successo

C’è sempre una netta differenza tra il successo e l’insuccesso.

Differenza di approccio, abitudine e decisione, adattamento e allineamento dei pensieri,
desiderio di passare all’azione per raggiungere gli obiettivi,
e fare la differenza.

Avere successo (che può essere tradotto come raggiungere i propri obiettivi, grandi o piccoli che siano poco importa) vuol dire soprattutto duro lavoro,
determinazione e perseveranza.

Ecco 12 differenze tra chi ha successo e chi invece difficilmente riuscirà nell’impresa:

1. La persone di successo passa subito all’azione. Chi non ce la fa, trova scuse per rimandare.

“Sono convinto che circa la metà di quello che separa gli imprenditori di successo
da quelli che non hanno successo … sia la pura perseveranza.”

Steve Jobs

Le persone “che ce la fanno”, sono positive, indirizzate ai risultati,
abituate a trovare soluzioni e risolvere i problemi,
sono anche flessibili, pronte ad affrontare qualsiasi difficoltà che possa insorgere.

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Sono orientate all’azione.

Le persone che non arrivano, invece,
passano la vita a cercare una scusa per non muoversi, per non passare all’azione.
Non hanno mai il tempo per trovare la risposta al loro problema.

Chi diventa bravo a inventare scuse,
non sarà mai bravo in nient’altro.

Le persone che trovano scuse, non saranno mai ricordate per quello che hanno fatto.

2. La persone di successo non nasconde le debolezze. Chi non riesce ad avere successo, fa di tutto per coprirle.

Sin da piccoli spendiamo molte energie nel tentativo di mascherare le nostre debolezze,
e le nostre emozioni (perché le reputiamo sintomi di debolezza).

Spesso ci diciamo: “Sono il migliore.”
Ma dietro… quanta insicurezza!

Essere forti vuol dire essere consapevoli che i propri sentimenti possono influenzare pensieri e comportamenti.

È necessario imparare a gestire e controllare le emozioni,
non farsi controllare da esse.

La persona di successo,
invece di sprecare energia cercando di coprire le mancanze,
riconosce i difetti e investe il proprio tempo per migliorare se stessa.

 


 

3. La persona che arriva, abbraccia il cambiamento. Chi non ce la fa, lo teme.

Abbracciare il cambiamento è una delle cose più difficili che una persona possa fare.

Il mondo si muove sempre più rapidamente, la tecnologia sta accelerando ancor di più,
è imperativo accettare e abbracciare questi cambiamenti,
piuttosto che temerli o negarli.

Le persone di successo sanno che possono cambiare la loro mente e le loro convinzioni.
Sono aperte al mutamento, studiano, leggono, si informano,
stanno al passo con i tempi.

4. La persona di successo parla di idee. La persona delusa sparla di altre persone.

Le persone di successo discutono di idee,
dialogano di progetti, confrontano prospettive; perché sanno che condividere idee con gli altri non farà che migliorarle.

Le persone “che ce la fanno” hanno di meglio da fare che sparlare di altre persone.

Parlano piuttosto dei loro sogni,
dei loro obiettivi, dei loro piani,
e delle loro aspirazioni.

Avere successo vuol dire non perdere tempo (ed energie) a gossippare.

5. Chi ha successo si associa a persone che hanno sogni e obiettivi. Chi non ce la fa si lega a incerti e negativi.

Le persone di successo ignorano gli scettici e i pessimisti.
Quelli che vogliono, ma non fanno mai niente, quelli che si lamentano, quelli che rimandano,
che succhiano l’energia, che trovano scuse per tutto,
quelli negativi, quelli drammatici.

Hanno imparato che ascoltando continuamente problemi, lamentele, pessimismo si sentiranno a loro volta stanche e logore.
Mortificate nel morale e nel carattere.

Invece, chi ha successo frequenta regolarmente solo persone con un atteggiamento mentale positivo,
che danno una spinta o una prospettiva nuova. Persone che possono incoraggiare, esortare e costruire.

Fai una lista dei tuoi 5 amici e colleghi più stretti.
E poi chiediti se queste persone hanno un’influenza positiva o negativa su di te,
se ti motivano o ti bloccano, se ti danno slancio o smorzano il tuo entusiasmo.

 
IL TUO SUCCESSO PROFESSIONALE > trovi spunti interessanti nei miei libri Autorevolezza e Prima volta Leader.
 

6. Chi ha successo accetta la responsabilità per i propri fallimenti. La persona che non ha successo incolpa gli altri.

I grandi leader e uomini d’affari sanno che la vita è un susseguirsi di alti e bassi, vittorie e sconfitte,
accettano sempre la responsabilità dei loro fallimenti e dei loro errori,
avere successo vuol dire prendersi l’onere di risolvere il problema.

Non cercano scuse.
Le scuse sono a uso esclusivo di indecisi e incompetenti.

Le persone “che ce la fanno” vogliono che anche gli altri abbiano successo.
Sanno che quando si lavora in un’organizzazione, per avere un buon risultato, tutti devono avere successo.
Invece, le persone che “non arrivano” segretamente sperano che gli altri falliscano.

Le persone di successo danno agli altri il merito delle loro vittorie,
lasciano “brillare” chi lavora con loro,
e di conseguenza appaiono ancora più leader agli occhi del loro team.

Le persone che non hanno successo si prendono il merito dagli altri.
Tristemente.

Continua a leggere la parte 2.