Collaboratore introverso: 7 spunti per aumentarne motivazione e produttività

collaboratore introverso

Foto di MIXU

Se sei un team leader di natura socievole, estroversa,
lavorare con un collaboratore o un dipendente introverso, potrebbe risultare frustrante e spiazzante.

Una persona introversa comunica poco e preferisce stare da sola.
Preferisce feedback scritti o follow up.

È portata a risolvere problemi complessi e pianificare strategie. Interagire con un gruppo ristretto di persone in modo che le sue domande e le sue idee possano essere ascoltate.

NOTA > Proprio questa tendenza rende gli introversi di grande valore sul lavoro.

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Se ti aspetti di intraprendere una conversazione (senza paura di dire cosa si pensa) con uno scambio di battute, aneddoti, sensazioni … potresti rimanere deluso.

A volte potrebbe sembrare disinteressato o scostante, rispondere a monosillabi o mostrare poco coinvolgimento.

Ecco 7 spunti per motivare e aumentare la produttività di un collaboratore introverso:

1. Rispetta i suoi confini

Una persona introversa tende ad avere confini personali più forti e rigorosi.

Non si sente a suo agio di fronte a persone che non conosce o gruppi numerosi,
fare telefonate difficili o comunicare cattive notizie con un cliente o un capo.

Quando sono spinte, a oltrepassare la linea della loro zona di comfort (senza essere pronti),
è facile che diventino emotivi, agitati e turbati.

Quando questo accade, è meglio fare un passo indietro e rispettare “i confini”,
piuttosto che spingere il collaboratore all’azione.

 
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2. Dai tempo e spazio

È importante lasciare al collaboratore introverso il tempo per pensare e raccogliere i pensieri (nel limite del possibile e del buon senso).

Dai il tempo per riflettere sulle sue azioni. Con frasi tipo “Pensaci e torna con un piano/soluzione?” otterrai idee e risoluzioni.

Durante le riunioni di team non aspettarti che sia il primo a parlare,
perché non ama stare sotto i riflettori.

Limitati a darli un po’ di tempo e vedrai che interverrà se ha qualcosa da aggiungere. Probabilmente, il tuo collaboratore introverso sta cercando di capire il problema e sta “preparando” una soluzione meticolosamente strutturata.

Diversi modi di pensare, all’interno del team, aiutano ad aumentare il numero di potenziali soluzioni.

3. Ascolta attivamente

Il primo incoraggiamento che puoi dare a una persona introversa è quella di essere “presente”, fare una domanda, smettere di parlare e … ascoltare con la massima attenzione.

Pianifica incontri periodici uno-a-uno che ti permetteranno di costruire una relazione più stretta.

Grazie al clima di fiducia, il collaboratore si sentirà a suo agio e incoraggiato ad aprirsi.
Spronalo a esprimere i suoi punti di forza, il lavoro che più li piace e le aree in cui vorrebbe migliorare.

 
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4. Non pressare

Il collaboratore introverso potrebbe avere difficoltà a pensare o parlare quando è sotto pressione,
specialmente in ambienti competitivi.

Quando pressato potrebbe diventare ansioso.
Ha bisogno di più tempo per pensare prima di rispondere o condividere le sue idee.

Non ama le riunioni vaghe, senza ordine del giorno.
Preferisce che i punti di discussione e le trattande siano condivise in anticipo in modo da “prepararsi”.

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

5. Chiedi “Come posso aiutarti”?

Un collaboratore introverso potrebbe prendere un sacco di tempo ed energia “girando in tondo” chiedendo cosa-come-fare.

A volte, è talmente assorbito da un compito, così concentrato su dettagli e rifiniture, da rendere la mansione più complicata di quello che è.

È importante rompere quel circolo mentale, aiutarlo a passare dal pensiero all’azione, identificare quello che è più utile, piuttosto che concentrarsi su “quello che manca”.

Chiedi di cosa ha bisogno per andare avanti ed essere più efficiente:

  • “Cosa ti serve?”
  • “Più tempo? Più spazio?”
  • “Il supporto di un collega?”
  • “Un corso specifico per sviluppare una determinata competenza?”
  • “Come può essere più facile/semplice questo lavoro/progetto?”

 


 

6. Collaboratore introverso preferisce la comunicazione scritta

E tutte le forme di comunicazione che permette di lavorare con calma e di evitare la “pressione”.

L’introverso, infatti, si sente meglio a esprimere sé stesso con la scrittura piuttosto che parlare davanti alle persone.

Come pensi che possa reagire se li fai una domanda inaspettata o una richiesta a bruciapelo?

Gli introversi sono spesso percepiti come “lenti”. Poco Smart.
Non sono lenti. Li serve solo un po’ di tempo!

Per di più, non pensare che questa idea del “dare il tempo” non permetta al collaboratore di lavorare in un ambiente frenetico e convulso.

Sa adattarsi, anche bene.
Deve solo prendere le “misure”.

7. Collaboratore introverso? Dai fiducia alla persona

Se non credi nelle persone, limiti il loro potenziale.
Il tuo collaboratore introverso deve sapere che sei dalla sua parte.

Celebra lo sforzo, riconosci il progresso, trasmetti fiducia.
I leader che ispirano speranza fanno volare i loro team.

Senza cuore invece, “costruisci” ambienti indifferenti.

È importante sottolineare che questi suggerimenti non sono una forma di “coccole”. Sono accorgimenti che puoi utilizzare per gestire al meglio alcuni tuoi collaboratori, i cui punti di forza possono portare grandi benefici a tutto il team e alla tua azienda.

Se desideri approfondire, ecco il personal coaching per la gestione del tuo team.

Mancata promozione sul lavoro: come reagire e riproporti più forte di prima – 2 parte

mancata promozioneFoto di Evelyn Chong

LEGGI ANCHE > LA PARTE 1

6. Mancata promozione sul lavoro: è il momento di confrontarti con … te stesso!

  • Credi ancora di meritare la promozione?
  • Hai dato qualche motivo per non essere meritevole?
  • Sei stato tanto in malattia, hai accumulato ritardi, non hai rispettato le scadenze?
  • Dai l’impressione di essere annoiato o disattento?
  • C’era qualcosa che avresti potuto fare (con più impegno da parte tua)?
  • Tutti i fattori-chiave sono completamente fuori dal tuo controllo?

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Sii onesto con te stesso.
È il primo passo per poter migliorare e crescere

È difficile riconoscere di aver sbagliato, di avere un problema.

Più le tue risposte saranno oneste, più saranno incisive le tue azioni.

Pronto a impegnarti per raggiungere il tuo massimo potenziale?
Sei disposto a sforzarti? A fare il di più?
Sei pronto a “provare” nuovi concetti e modi diversi di fare le cose?

7. Decidi la tua prossima mossa

Una “bocciatura” non è la fine del mondo.

In un primo momento, potresti sentirti silurato e sfiduciato ma puoi trasformare in positivo questa battuta d’arresto.

Inizia a pensare la tua prossima mossa professionale,
stabilisci un intervallo di tempo per provarci nuovamente.

Se ti sembra di essere stato manipolato o sfruttato, potresti pensare di cercare un’altra azienda.

È importante -però- avere un piano alternativo,
nel caso ti fosse negata la promozione per una seconda volta.

Mantieni la tua rete sociale aperta e attiva in modo di cogliere la prossima opportunità,
sia all’interno sia all’esterno della tua organizzazione.


“Ogni mancata promozione è un’occasione per migliorare > preparati con il coaching.”

8. Prepara un piano di azione

Stabilisci alcuni obiettivi a breve termine che puoi raggiungere entro un periodo di tempo definito.

  • Su cosa puoi concentrarti per migliorare?
  • Ci sono altre attività che puoi aggiungere al tuo lavoro quotidiano?
  • Quali abilità puoi imparare per acquisire più esperienza?
  • Come puoi dimostrare di essere capace e qualificato?

Quando stabilisci gli obiettivi, prova a seguire il metodo SMART.

Stabilire obiettivi realistici e specifici è importante, soprattutto quando sai esattamente quale sarà il tuo prossimo passo.

9. Non trasformare la bocciatura in un’esperienza devastante

Riconoscila per quello che è … una (grande) delusione.

Piuttosto che considerare l’esperienza negativa,
inquadrala come un’opportunità per imparare e crescere.

Spesso le persone di successo parlano delle loro battute d’arresto come grandi momenti d’introspezione e di consapevolezza.

Mantieni la prospettiva.
Prova a vedere la bocciatura da una diversa angolazione.

Forse c’erano (davvero) buone ragioni per cui non hai ottenuto la promozione.
Può darsi che hai dato l’impressione di essere appagato, poco determinato.

Ora hai l’impeto giusto per concentrarti di più, migliorare le tue capacità e raccogliere nuove opportunità.

 


 

10. Le promozioni passano, la passione resta

Il web è pieno di richiami e citazioni sul vivere la vita, perseguendo le nostre passioni e seguire i nostri sogni.

Ci sarà ben un motivo!

Le persone che raggiungono traguardi importanti, quelle che arrivano in alto, siano sportivi, musicisti, chef, stilisti o imprenditori sono spronate dalla vocazione, sono persone che fanno (davvero) quello che amano.

Quando si ama ciò che si sta facendo, ci si sente euforici, eccitati, desiderosi di creare, pieni di energia,
si ottiene maggiore successo.

11. Mancata promozione sul lavoro: investi su te stesso!

Nel mio libro “Prima volta Leader” ho sottolineato come non dovresti mai lasciare il tuo lavoro solo perché ti è stata negata una promozione.

Quando trovi un ostacolo (anziché mettere energia e tempo per superarlo), questo impedimento può risultare sconfortante prima e paralizzante poi.

 


 

Potresti prendere questa mancata promozione sul lavoro come un segnale che non sei “capace”,
che non sei “tagliato” e mollare di schianto.

Non è realistico credere che tu non abbia mai cadute sul lavoro,
però è fondamentale “allenare” la tua capacità di recuperare dall’errore (e rialzarti) il più in fretta possibile.

A volte una “bocciatura” porta più chiarezza e maggiore consapevolezza

Se sei stato “bocciato” perché non hai alcune competenze tecniche o abilità personali,
è il momento di lavorare su te stesso attraverso una formazione individuale.

Partecipa a corsi, workshop.
Fai coaching.

Devi imparare da quelle persone che hanno sempre lavorato sodo, e che hanno sviluppato determinazione, costanza e forza di volontà per padroneggiare una nuova abilità,
superare un ostacolo e raggiungere i propri obiettivi.


LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO
Il mio primo libro “Autorevolezza” (NUOVA edizione aggiornata 2025) ti guida se vuoi consolidare il tuo impatto e carisma. Il mio libro “Prima volta Leader” invece è perfetto se affronti per la prima volta la gestione di un team.

Chiediti cosa vuoi veramente dalla promozione

Alcune persone si fissano eccessivamente sulla carriera perché vogliono mettersi alla prova,
altri per rivalsa personale o sociale, chi per raggiungere uno status,
altri ancora non sanno neppure perché la ambiscano!

Se sei stato bocciato, chiediti se volevi davvero quella promozione.
Cosa ti interessa di più in una carriera professionale: il rispetto, il titolo, i soldi.

Quello che più conta è il tuo atteggiamento e le tue convinzioni,
come vedi te stesso e cosa vuoi ottenere.

Se rinunci quando fallisci,
non imparerai mai nulla.

Se guardi al fallimento come un’opportunità, come l’inizio di un nuovo viaggio, scoprirai che l’esperienza ti aiuterà. La prossima volta che farai la stessa cosa, la farai molto meglio.

Hai analizzato il feedback ricevuto, ma ora è tempo di passare all’azione. Rafforza le tue competenze e riproponiti con più sicurezza grazie al coaching!

Mancata promozione sul lavoro: come reagire e riproporti più forte di prima – 1 parte

mancata promozioneFoto di Evelyn Chong

Ti meriti una pacca sulla spalla.
Davvero!

Hai lavorato sodo gli ultimi tempi.
Ti sei messo in gioco con progetti importanti.
Hai dato fondo a tutte le energie per essere la persona giusta giusto al momento giusto.

Hai avuto coraggio a proporti per quella promozione
ma l’avanzamento è andato (purtroppo) a qualcun altro.

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Tutti pretendiamo che le promozioni sul lavoro premino solo le persone più talentuose,
laboriose e meritevoli, ma spesso non è così.

La prima reazione potrebbe essere quella tirare fuori il tuo CV,
escogitare una strategia di ricerca lavoro per cambiare azienda al grido di “Non mi meritate”.

Come ho scritto nel mio libro “Prima volta Leader – Se non nasci leader, lo puoi diventare” non lasciare che questa battuta d’arresto faccia saltare tutto.

Quasi tutti abbiamo subito bocciature per un lavoro che pensavamo di meritare,
e non abbiamo ottenuto. E allora?

1. Calma, calma e ancora … calma

È fin troppo facile iniziare a confrontarti con gli altri.
Provare delusione e frustrazione. Rabbia.

  • “Perché hanno promosso Luca che non ha mai lavorare in HR?”
  • “Sandra è sempre disorganizzata. Come hanno fatto a promuoverla in quel settore così delicato?”

Questo, tuttavia, porta solo a rabbia, frustrazione e sentimenti di impotenza. Dopo che ti è stata negata una promozione, l’unica persona su cui dovresti concentrarti è te stesso.

Ricorda che non sempre è possibile migliorare le cose,
ma è sempre possibile peggiorarle.

Non agire in modo impulsivo, non aggravare il problema con uscite sprezzanti o comportamenti vendicativi.
Taci. Non muoverti.

Certo, potrebbe sembrare imbarazzante incrociare (il giorno dopo) il tuo capo in sala pranzo,
ma offrili un sorriso per fargli sapere che va bene. Stai “andando avanti”.

Arrabbiarti e deprimerti rischiano di infilarti in una spirale di atteggiamenti rancorosi e contestatori che possono portarti a pericolosi comportamenti sabotatori.
Altro che promozione!

Aspetta di calmarti prima di fare qualsiasi cosa.


Riproponiti più forte, più preparato, più autorevole > scopri come con il coaching.

2. Reindirizza le tue emozioni negative

Una bocciatura è un boccone difficile da digerire.

Concediti il tempo di elaborare le emozioni che provi per la mancata promozione.
Il rifiuto può essere frustrante, soprattutto per una promozione interna.

È perfettamente normale provare rabbia e scoraggiamento.

Esprimi la tua frustrazione per la mancata promozione solo al di fuori del lavoro.
Parla con un amico o con il partner della tua esperienza.
Annota i tuoi pensieri per liberare le tue emozioni in modo sano.

Trasforma quest’esperienza negativa in un’opportunità di apprendimento.
Riprendi il controllo emotivo, reindirizza i tuoi turbamenti negativi.

Mi auguro che tu decida di tornare in ufficio con una rinnovata energia e intensità,
desideroso di non lasciare che questa battuta d’arresto distrugga completamente la tua fiducia,
e la tua crescita professionale.


NOTA: Sono diversi i clienti che iniziano un percorso di coaching dopo una valutazione negativa dell’azienda o la mancata promozione da parte del capo/a o il titolare dell’azienda.

3. Ricerca la ragione della mancata promozione

Dopo avere scaricato la tua frustrazione e rinunciato all’idea di lasciare l’azienda,
è il momento di scoprire il motivo della bocciatura.

Questo potrebbe essere come versare sale in una ferita ancora non rimarginata, ma sollecitare un feedback mostrerà che sei costruttivo. Sei pronto a crescere e lavorare ancora più duramente.

Hai bisogno di elementi concreti per troncare sul nascere le fantasie e gli scenari che si intrecciano concitatamente (e pericolosamente) nella tua mente.

 


 

Meglio evitare confronti con i colleghi, iniziare la caccia agli indizi, la ricerca di segnali,
evitare di chiedere a tutti “Secondo te perché non hanno scelto me?”

La mossa migliore per scoprire perché non hai ricevuto la promozione è andare direttamente alla fonte:
le risorse umane, il titolare o il tuo capo/a.

Se non è possibile ottenere una risposta diretta (o è meglio non svegliare malumori assopiti) cerca una persona fidata e competente all’interno dell’azienda che possa darti consigli pertinenti.

Otterrai un’idea delle aree in cui devi migliorare, una prospettiva obiettiva per sapere se hai (davvero) le competenze e l’esperienza giusta per quel lavoro.


LA TUA CARRIERA PROFESSIONALE
Trovi spunti interessanti nei miei libri: la nuova edizione 2025 del mio libro “Autorevolezza” e il volume complementare “Prima volta Leader” hai due strumenti pratici per migliorare il tuo impatto, carisma e leadership.

4. Chiedi un feedback

Lo scopo di questo incontro non è quello di sbraitare e accusare la persona che ha ottenuto la promozione.

Ne tantomeno le persone che sono state coinvolte nella decisione.
Puoi solo renderli difensivi e arrabbiati, giustificando così la loro decisione di non promuoverti.

Assicurati che il feedback sia concreto e che tu possa fissare obiettivi attuabili. Se ti dicono “Devi lavorare meglio” chiedi i dettagli:

  • In quali aree specifiche dovrei mettere maggiori attenzioni?
  • Quali sono esempi concreti di cosa manca nel mio approccio?

Chiedi feedback su ciò che stai facendo bene e su come puoi migliorare.
Utilizza questa conversazione per elaborare strategie e aumentare le tue possibilità di successo.

Prova a coinvolgere HR/capo in una conversazione professionale (sincera e produttiva),
dove poter mostrare le tue ragioni e trovare la soluzione migliore per ottenere la promozione (non appena diventa ancora disponibile).

Esprimere il tuo desiderio di crescita può identificarti come il miglior candidato per opportunità future.

 


 

5. Non stare sulla difensiva

Ascolta.
Evita di stare sulla difensiva.
Non danneggiare l’incontro con uno scontro ostile (almeno non ancora).

Non c’è niente di male nel mostrare le tue emozioni: “Sono amareggiato”.

Prepara i punti di discussione.
Decidi cosa vuoi dire e come vuoi dirlo.
Inizia spiegando che la tua intenzione è ottenere il meglio del tuo ruolo.

Prova a dire qualcosa del tipo “Come possiamo lavorare per essere sicuro di essere promosso in futuro?”

Presenta il problema in modo costruttivo e assertivo.
Resta ai fatti. Lascia da parte i tuoi giudizi personali.

Cerca di essere il più specifico possibile e porta esempi concreti.

Se la mancata promozione ti ha deluso, è il momento di lavorare su te stesso. Scopri come posso aiutarti a riproporti con più forza e autorevolezza.

 
CONTINUA A LEGGERE > la parte 2

Parlare al team: 9 suggerimenti per la tua comunicazione efficace

parlare al team

Foto di Pavel Danilyuk

Nel tuo ruolo di manager, imprenditore, team leader di un esiguo gruppetto di collaboratori … è normale essere “chiamati” a dover parlare davanti ad un gruppo di persone (team, capo, clienti, ecc.) anche per solo pochi minuti.

I motivi possono essere tanti: una nuova procedura di lavoro, una presentazione (di un nuovo collaboratore o un nuovo prodotto), una riunione, un rapporto o un resoconto, ecc. … gli esempi non mancano.

Parlare davanti altre persone non è facile, specialmente se sei nuovo, sei un po’ introverso o lavori con persone di forte personalità.

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Se provi timore o imbarazzo a parlare davanti gli altri (anche se poche persone), ti senti ansioso, nervoso, “non abbastanza” … sei in buona compagnia!

Sono in tanti ad essere a disagio da “annegare” in un mare di dubbi e fantasie di giudizi poco lusinghieri.

Non c’è molto da aggiungere.
Se anche tu hai questi timori, sai di cosa sto parlando.

Vediamo 9 suggerimenti per superare il disagio di parlare davanti il tuo team:

1. Non essere troppo severo con te stesso

Siamo i nostri peggiori critici.
Spesso, siamo molto perfezionisti, severi e petulanti.

Le tue valutazioni potrebbero essere molto lontane dalle valutazioni degli altri.

Riconosci che ti stai “imbarcando” in un’esperienza per te difficile e che stai dando il meglio.
Non chiedere a te stesso più di quanto puoi (realisticamente) dare.

Sii te stesso e sarai (davvero) brillante.

Ricorda anche che alcuni grandi oratori del passato, Churchill, J.F. Kennedy e Margaret Thatcher, avevano ammesso di temere di parlare davanti gli altri.

 
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2. Non cercare la perfezione se devi parlare al team

Non c’è niente di sbagliato nel dire “Ho dimenticato, dove sono rimasto … “,
qualcuno del team probabilmente te lo ricorderà delicatamente.

Essere autoironico sulle proprie gaffe suscita simpatia.
Quando ridi di te stesso, le persone non ridono di te.
Ma ridono con te.

Anche i VIP, le celebrità fanno errori. Quando lo fanno, spesso fa notizia.

Nessuno si ricorderà dei tuoi errori.
Quindi rilassati, non cercare la perfezione e segui il flusso.

 


 

3. Preparati una scaletta

Anche se il discorso è breve, preparati una scaletta con i punti chiave in modo da seguire un filo logico.
Ne guadagni in semplicità e chiarezza.

Non preparare mai un discorso a memoria.
Non ti farà sentire meno sciolto e impacciato e poi se … se dimentichi qualcosa, vai in tilt!

Rimani concentrato su uno o due elementi chiave.

Non aspettare fino alla fine per parlare di un punto importante o “scottante”: fallo subito.

4. Usa un linguaggio del corpo appropriato

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025 – lo sguardo sul tuo viso può dire più di mille parole.

Cerca di rilassare il corpo e il viso per evitare di mandare segnali involontari ostili.

Il linguaggio del tuo corpo può trasmette interesse, sincerità e cooperazione ai membri del tuo team. Sorridi. Stabilisci un contatto visivo: guarda sempre negli occhi la persona con cui stai parlando.

Annuisci o mostra che stai ascoltando attivamente quello che hanno da dire. Assicurati di non parlare con le braccia incrociate o lo sguardo che “cerca la mosca nella stanza”.

 
APPROFONDISCI CON > il post dedicato.
 

5. Parla in modo semplice quando devi parlare al team

Quando ti rivolgi ai membri del tuo team, non tentare di stupirli con parole impressionanti.
Parla in modo semplice, diretto e sintetico.

Parlare con parole e frasi semplici migliorerà la probabilità di comunicare efficacemente il tuo messaggio.
Devi saper calibrare il tuo messaggio.

Se ti perdi in discorsi lunghi e non pertinenti, il tuo ascoltatore potrebbe smettere di ascoltarti o non capire esattamente quello che gli stai dicendo.

 
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6. Non si tratta di te ma del contenuto

Non prenderla sul personale.
Stai mettendo l’attenzione troppo su te stesso, piuttosto che sul tuo “pubblico”.
La tua persona non c’entra.

Le persone ascoltano solo “quello che hai da dire”.
Salvo che tu non sia un VIP, una celebrità, un’autorità, le persone sono concentrate solo sui tuoi contenuti.

Non sono interessate a te come persona.
Bene, dai alle persone quello che si aspettano da te.

7. Impara a esprimere il disaccordo

Sollevare questioni difficili davanti ad altre persone può creare disagio.
Ma talvolta è necessario, specialmente se il problema è importante o urgente.

Altrettanto fondamentale è cercare di non essere conflittuale ma piuttosto interessato e curioso.

Discuti il problema o il disaccordo con domande piuttosto che con affermazioni nette.
Puoi dire qualcosa del tipo:

  • “Vorrei condividere alcune osservazioni.”
  • “Sono curioso, puoi dirmi di più?”
  • “Aiutami a capire. Come sei arrivato a questa conclusione?”

Questo approccio aiuta l’altra persona a “uscire” dal problema.

Considerare una nuova prospettiva e portare a conversazioni più produttive che si concludono con una soluzione piuttosto che una sterile discussione.

 


 

8. Mostra apprezzamento

Mostrare apprezzamento fa sentire importanti i membri i membri del tuo team.

Ringrazia e congratula il tuo collaboratore per aver sviluppato una grande idea per un nuovo progetto, per aver terminato un incarico prima della scadenza o per aver dedicato del tempo ad ascoltare la tua presentazione.

Il riconoscimento aiuta a creare fiducia nei team.

Se i membri del team vengono sminuiti o ignorati dopo aver offerto input, probabilmente smetteranno di impegnarsi in discussioni di gruppo e altre attività. Quando ciò accade, la collaborazione viene soffocata.

Non tutti sono naturalmente spinti ad avviare una conversazione.

Cerca di capire chi è motivato a parlare rispetto a chi non lo è,
in modo di consentire a tutti i tuoi collaboratori di avere il tempo appropriato per esprimere il proprio parere.

9. “Investi” in supporti visivi

Se non ami parlare davanti gli altri e (ancora meno) avere “gli occhi addosso”,
crea elementi visivi informativi da mostrare quando fai una presentazione o una riunione.

Una presentazione con slide (per esempio PowerPoint) distoglierà l’attenzione delle persone da te.

Gran parte del tempo, gli occhi non saranno su di te.
Perdi in personalizzazione e fascino ma ti toglie tanta tanta pressione.

Inoltre, alcuni membri del tuo team potrebbero comprendere nuovi concetti più facilmente dopo aver guardato le immagini.

La tua passione sarà la tua alleata

Se stai parlando a un gruppo di persone, grande o piccolo che sia, significa che hai qualcosa d’importante da condividere.

Lascia che la tua passione e la tua competenza sia la forza trainante.

Qualsiasi “pubblico” (anche solo 2 persone) è un onore e un privilegio.
Alla fine sarà (sempre e comunque) gratificante.

Gestire un team giovane: 10 spunti per la tua leadership

gestire un team giovane

Foto di Yan Krukau

Come ogni generazione che si affaccia alla ribalta, i giovani d’oggi sono tanto criticati e bistrattati quanto fraintesi.

Molti sono egocentrici, irriverenti, insolenti, sfacciati, comunicano tantissimo,
troppo e male.

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Ma sono anche creativi, intelligenti, Smart, tolleranti, entusiasti, “attaccati” ai valori della famiglia, della comunità e dell’ambiente.

I collaboratori giovani non sono sempre quello che sembrano.

Ecco diversi spunti che dovresti prendere in considerazione, quando un collaboratore giovane o giovanissimo si “affaccia” nella tua azienda o nel tuo team:

1. Gestire un team giovane? Dai spazio al multitasking e alla flessibilità

I giovani possono praticare il multitasking meglio di qualsiasi altri.

Infatti, per me (che sono multitasking-zero) rimarrà un mistero come possano lavorare, scrivere un messaggio, risponderti e divertirsi … allo stesso tempo!

I giovani si aspettano che la loro azienda/capo li offra flessibilità lavorativa in termini di orario e di sede. Lavorare da casa alcuni giorni.

Entrare/uscire dall’ufficio a orari diversi (quando è il caso).

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro Autorevolezza
 

2. Lascia libera espressione

Nel Mercato di oggi si parla tanto di differenziazione, personalizzazione, distinzione … bene!
Eccoci accontentati.

Quella attuale, è una generazione che celebra (almeno negli intenti) l’auto-espressione e la diversità.
I giovani di oggi vogliono distinguersi.

Pretendono che la loro individualità emerga, anche quando gli è richiesto un apporto costante di servizio e di performance.

Ci sono stereotipi negativi sui dipendenti più giovani che possono indurti a essere scettico.

Vai oltre le creste, felpe e tatuaggi, scava un po’ più in profondità. Cerca il valore aggiunto che i collaboratori più giovani ti possono dare.

3. Definisci le reciproche aspettative sul modo di comunicare

I più giovani sono “nati” con uno smartphone in mano. La tecnologia gioca un ruolo significativo nella loro vita. Prendiamone atto.

Pertanto, diventa fondamentale stabilire adeguati canali di comunicazione durante le ore lavorative.

Sono convinto che stabilire in anticipo linee guida per la comunicazione (quando è necessaria la comunicazione faccia a faccia, quando i messaggi e la posta elettronica) aiuti a prevenire problemi di comunicazione in futuro.

Se non causa un problema di sicurezza, lasciamoli usare i loro smartphone (almeno durante le pause di lavoro) … saranno sicuramente più produttivi, se non limitiamo la loro forma naturale di comunicazione.

Inoltre, anziché ostacolare l’uso dei cellulari, forse è più interessante appassionare i collaboratori più giovani facendoli diventare social-ambasciatori della tua attività o coinvolgendo i tuoi clienti (utilizzando Twitter, Instagram, Facebook, ecc.).

Nessuno sa utilizzare i social meglio di loro.

 
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4. Dai feedback costruttivi (frequenti)

I giovani d’oggi, più di qualsiasi altra generazione precedente, hanno bisogno di feedback sia qualitativi che quantitativi inerenti alle loro prestazioni.

Hanno bisogno di sapere se-stanno-facendo-bene.

Troppo spesso, tutto quello che ricevono, sono rimproveri generici, critiche non costruttive e richiami per compiti mal eseguiti.

I giovani d’oggi sono sempre connessi.

Sono abituati a poter accedere a una grande quantità di informazioni a un ritmo sbalorditivo. La gratificazione o il riconoscimento deve essere “immediato” e frequente.

Piuttosto che fare affidamento su sporadiche revisioni delle prestazioni,
cerca di fornire un feedback coerente e frequente durante tutto l’anno.

Un feedback regolare è vitale per la crescita l’apprendimento e lo sviluppo di un team giovane. Trasmetti il concetto che le grandi idee possono venire da tutti.

5. Evita slogan, prediche e mortificazioni

Se vuoi gestire un team giovane, meglio evitare tutte quelle esortazioni al lavoro, il classico consiglio “dello – zio” o slogan motivazionali presi in prestito dalla Rete.

Gli slogan non sono inutili ma in questo contesto possono essere quasi controproducenti.

Anche lo stile mortificatore è quello in assoluto meno indicato per scuotere e motivare un giovane. Può avere (forse) un effetto nell’immediato ma perde velocemente la sua efficacia.

Non sorprenderti se poi di colpo … sparisce, e non lo vedi più.

Anche le prediche non sono solo controindicate perché contribuiscono a colpevolizzare una persona ma sono anche perfettamente inutili.
Non giudicare e non confrontare i giovani di oggi a quando avevi tu 20 anni.

Evita l’atteggiamento del “Io avrei fatto …”, “Io avrei detto…”, “Quando ero giovane io…”, “Voi giovani di oggi …”. Che palle!

 
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6. Coltiva un clima positivo

Per i giovani il posto di lavoro deve essere (anche) divertente e positivo.

Vogliono fare amicizia con gli altri colleghi, andare a pranzo insieme, ridere e scherzare durante le ore di lavoro ed essere coinvolti negli eventi aziendali.

I giovani dipendenti, anche se lavorano tanto, generalmente non sono maniaci del lavoro. Riempiono la loro vita con molte altre attività (sport, gruppi sociali, le classi, gli amici). Casa, la famiglia e gli amici sono spesso le prime priorità.

È facile immaginare che possano essere facilmente annoiati da compiti banali e di routine. Un ambiente di lavoro monotono, grave e pesante non tratterrà i giovani collaboratori per molto tempo.

7. Riconosci e premia le buone prestazioni

Indipendentemente dall’età, a tutti piace ricevere un apprezzamento per un lavoro fatto bene. I giovani, in particolare, cercano l’approvazione attraverso il riconoscimento e la ricompensa.

Il riconoscimento è la chiave per aumentare la soddisfazione e il coinvolgimento. Aiuta a rafforzare la fidelizzazione dei dipendenti più giovani verso l’azienda.

È fondamentale che possano ricevere risorse, innovazione, formazione, guida e supporto.

In caso contrario molti giovani lasceranno l’azienda perché sentono di non poter utilizzare nuove tecnologie e risorse per la loro formazione e il loro sviluppo.

 


 

8. Il rispetto deve essere “guadagnato”

È un falso mito che i giovani d’oggi non rispettano l’autorità.

Non rispettano l’autorità “in quanto tale”.
La stima del team deve essere guadagnata “sul campo”.

Il capo, manager o titolare deve essere meritevole di rispetto e lealtà. Se li stimi come persone, rispetti i loro interessi, in cambio ti stimeranno e ti apprezzeranno. Infatti, la fedeltà dei più giovani, una volta guadagnata, è di lunga durata.

L’insoddisfazione per il capo o il superiore è il motivo principale d’abbandono dell’azienda o del lavoro.

9. Evita di essere troppo friendly

Vuoi dimostrare di non essere il “solito” capo direttivo e serioso, vuoi essere alla mano, un superiore cui piace condividere informazioni, compreso i commenti e le foto su Fb?

Niente di male ma attenzione che questo è un terreno scivoloso. Leggi il post.

Infatti, un po’ alla volta, si costruisce così un rapporto d’amicizia, in cui è facile mescolare la confidenza con
la parità di ruolo e confondere un rapporto professionale con una vera e propria amicizia.

10. Più che un capo devi essere una guida

I giovani desiderano imparare. Vogliono un’esperienza costruttiva.

Per questo ambiscono a un capo o un superiore che sia vicino,
attento e consapevole.

Un team leader che vada oltre il tradizionale ruolo manageriale.

Una guida. Un mentore. Non è più sufficiente assumere le persone e mostrare cosa-devono-fare. Devi “conquistare” la loro stima.

Il capo (per i più giovani) deve essere una figura di forte di riferimento. “Uno” su cui poter contare e fidarsi. Devono sentirsi bene, “sentire il potere” ma anche sapere di essere ascoltati.

Devi essere autorevole ma non autoritario.
Una persona di polso, con il pugno avvolto in un guanto di velluto.

Gestire un team giovane? Investi tempo ed energia

I più giovani possono porre molte domande e sfidare lo status quo, ma è importante trattarli come individui degni di rispetto, a prescindere dalla loro età.

Anche se pensi che piercing e tatuaggi non siano professionali, ricorda che se vuoi gestire un team giovane, devi consapevolizzare che portano energia ed entusiasmo ma ti richiedono un grande investimento di tempo, attenzione ed energia.

In bocca al lupo!

Scopri il “mio” coaching per la gestione del team.

4 motivi per preferire colloqui di persona con i tuoi collaboratori

colloqui di persona

Foto di Tima Miroshnichenko

I progressi tecnologici (messaging, videoconferenze, social networking ecc.) hanno creato alternative comunicative più flessibili, veloci ed efficaci soprattutto se relazionate a fattori come distanza e tempo.

L’uso eccessivo del digitale e dell’elettronica può portare, col passare del tempo, a interazioni personali aride, sterili, senz’anima che causano sentimenti d’isolamento e la pericolosa sensazione di essere disconnessi da tutto.

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La comunicazione in presenza non dovrebbe essere trascurata perché offre la possibilità di ristabilire il contatto umano.

Ecco 4 buone ragioni per privilegiare colloqui di persona con i tuoi collaboratori:

1. Le persone preferiscono di gran lunga l’esperienza diretta dei colloqui di persona

I tuoi collaboratori o dipendenti sanno che sei occupato. Hai poco tempo a disposizione.

Ecco perché apprezzano il tuo “sforzo”, sanno che hai dovuto ritagliare del tempo per incontrarli.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” le persone desiderano più di ogni altra cosa il contatto autentico.
Oggi il valore aggiunto non è quasi mai quello che “viene detto” durante gli incontri, le riunioni ecc.

Che cosa conta di più?
Il modo in cui “accogli” i tuoi collaboratori, come ti approcci, come interagisci, come rispondi alle domande, la tua postura, … anche il vestito che indossi, perfino il profumo che hai “scelto”.

I tuoi collaboratori sono lì e … osservano tutto.
Attentamente.

 
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2. Solo i colloqui di persona ti permettono di comprendere (davvero) le reazioni delle persone

L’incontro faccia a faccia ti offre la possibilità di osservare il linguaggio del corpo altrui.

È indubbio che poter osservare i comportamenti verbali e non verbali, non visibili da remoto (per esempio i gesti delle mani), ti permette di comprendere le prospettive e il “non detto”.

Prevenire e risolvere (eventuali) conflitti nel tuo team.

Questi segnali di comunicazione aggiuntivi (di reazione alle tue parole) possono fornirti spunti per comprendere al meglio le dinamiche nel tuo team.

La capacità di osservare il “non detto” dei collaboratori o dipendenti è un fattore chiave per la tua team leadership.

I rapporti di lavoro e di coesione di squadra migliorano quando ci sono interazioni in presenza. Una pacca di apprezzamento sincero sulla spalla del tuo collaboratore vale più di 1000 parole!

3. Diminuisci notevolmente il pericolo di incomprensioni

I colloqui di persona ti permettono di spiegare (al meglio) le ragioni di una decisione, illustrare un’informazione complessa, comunicare modifiche imminenti, fornire informazioni rilevanti e ricevere feedback da parte dei tuoi collaboratori.

Se gestiti in modo mirato, efficace e tempestivo, questi incontri possono ridurre il rischio di malintesi, divergenze o disinformazione.

Mettere a tacere le pericolose “voci di corridoio” che provocano tensioni nel team.

 


 

4. Puoi gestire al meglio una valutazione negativa di un collaboratore

La comunicazione faccia a faccia offre anche l’opportunità di gestire un collaboratore che sta ricevendo un feedback negativo, un richiamo o un provvedimento disciplinare.

Il lavoratore deve avere la possibilità di difendersi. Far valere la sua opinione personalmente (via mail è più veloce e diretta ma la valutazione si fa guardandosi negli occhi).

Se gestito in modo obiettivo e professionale, un incontro disciplinare in presenza può disinnescare emozioni negative, evitare incomprensioni che possono essere ostacoli al cambiamento.

Il tempo investito può produrre benefici sia per il lavoratore che per l’azienda. Può migliorare la performance e aiutarlo a raggiungere gli obiettivi.

 
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Investi nei colloquio faccia a faccia!

Le sessioni più efficaci sono quelle quando “scendi in campo” in prima persona e incontri i tuoi collaboratori o i dipendenti faccia a faccia.

I colloqui di persona “fanno sangue”.

Se vuoi migliorare notevolmente la tua comunicazione con il tuo team,
investi nei colloqui in presenza.

Il post più letto nel 2022 sul mio portale ferrarelli-coaching

Ecco il post che ha conteggiato più letture nel 2022 sul mio portale ferrarelli.coaching (ca. 15.000 volte – dati Analytics).

Penso che ci sia poco da aggiungere.
La tematica la dice lunga sulla complessità dei tempi che stiamo vivendo.
Buona lettura.

Cosa dire a qualcuno che sta attraversando un momento difficile


La vita in questo particolare periodo non è facile.
Per nessuno.

Ci sono buone probabilità che anche tu abbia un collega, un amico o un conoscente che sta attraversando un momento ancora più difficoltoso.

Perdita di lavoro, solitudine, problemi economici, rapporti in crisi, malattia o morte di una persona cara.

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Di fronte a qualcuno che sta attraversando un momento difficile,
il primo istinto potrebbe essere quello di sentirsi a disagio e non dire nulla.

Per paura di dire qualcosa di sbagliato.
Infatti, in queste situazioni, consigli, aneddoti e frasi fatte possono fare più male che bene.

Però quando qualcuno sta attraversando un momento difficile,
dire qualcosa è decisamente preferibile che non dire niente.

Dire la cosa errata, con buone intenzioni, è sempre meglio che tacere.

In un momento difficile il proposito è più importante delle parole

Proprio come il nostro istinto rileva la falsità,
possiamo anche notare la gentilezza.

La tua intenzione, la tua empatia e la tua genuinità contano molto di più delle tue parole.
Le tue parole saranno dimenticate, ma la gentilezza e il calore saranno ricordate.
Apprezzate.

Un semplice “Mi dispiace tanto ” può essere il miglior sentimento che puoi offrire.
Esprime empatia e genuino interesse, che spesso è ciò di cui la persona ha più bisogno.
È immensamente importante e spesso di grande conforto.

Quando qualcuno sta attraversando un momento difficile, concentriamoci meno sul dire la cosa giusta. Piuttosto riconosciamo empaticamente la difficoltà della situazione.

Gli amici non sono solo quelli con cui condividiamo momenti divertenti.

 


 

Chiedi il permesso

  • “Preferisci stare da solo in questo momento o vuoi un po’ di compagnia?”
  • “Vuoi parlarne?”

Magari la persona si rende conto che non vuole parlarne, o lo farà in un momento successivo,
per ora preferisce restare da sola oppure concentrarsi sulla difficoltà.

Chiedi cosa preferisce e fai esattamente quello che dice.

Offri il tuo supporto in questo momento difficile

Non sempre saprai cosa dire a qualcuno che sta attraversando un momento difficile.
Non è qualcosa che facciamo spesso.

  • “Se hai bisogno di un riferimento, aiuto o qualcosa d’altro, fammelo sapere. Sarò felice di aiutare!”

Un collega potrebbe attraversare un momento difficile perché (per esempio) è stato licenziato inaspettatamente. Ci sono buone possibilità che tu possa aiutarlo fungendo da riferimento o presentando il CV del tuo collega a persone che conosci di altre aziende.

Offrire aiuti pratici farà sentire molto meglio la persona.
Chiedi e ascolta con attenzione:

  • “Come posso supportarti al meglio in questo momento?”
  • “Vuoi dirmi di più su cosa sta succedendo?”
  • “Mi dispiace davvero sentire che ti senti così in questo momento”
  • “Se vuoi dirmi di più, sono qui per ascoltare”

 
NEWS> Puoi prendere qualche spunto interessante dal mio libro “Autorevolezza”.
 

Sii specifico

  • “Fammi sapere cosa posso fare per aiutarti?”

È l’affermazione più comune quando qualcuno sta attraversando un momento difficile. Il proposito è senza dubbio positivo ma offrire un aiuto specifico può essere ancora più prezioso.

Ecco alcuni semplici esempi:

  • “Sono al supermercato. Cosa posso portarti? “
  • “Stasera dopo il lavoro passo in farmacia per prendere delle pastiglie per mio padre. Hai bisogno di qualcosa? “
  • “Ho del tempo libero questa settimana. Se vuoi, posso venire da te lunedì o venerdì pomeriggio? “

Queste proposte tolgono la persona dall’imbarazzo e dall’onere di dover chiedere un piacere.
Deve semplicemente accettare la tua gentilezza.

È un momento difficile: Non parlare – ascolta

È fondamentale ascoltare in modo attivo.
Significa ascoltare in modo totale, non ascoltare per rispondere.

Non è che condividere i tuoi pensieri non sia utile … solo che è così facile dominare la conversazione senza nemmeno rendersene conto. Evita:

  • “Le cose andranno meglio”
  • “Non dovresti sentirti così male”
  • “Stai reagendo in modo eccessivo”
  • “Non è così male come pensi”

Resisti all’impulso di dire “Capisco” o di condividere la tua versione di un’esperienza che sembra simile.
Non prendere spunto dall’altro per raccontare di te:

  • “So bene cosa provi. Anche a me è successo che …” ….
  • “E io cosa dovrei dire che … “.

Sei partito bene, con una buona intenzione. Purtroppo, adesso sei partito per la tua tangente. Stai parlando al posto dell’altro, hai preso spunto dalle sue parole e delle sue opinioni per parlare di te e dei tuoi problemi.

  • “Sono così esausto in questi giorni”
    “Anche io. Ultimamente non ho dormito affatto bene. Infatti, anche io stanotte …”

Non far deragliare la conversazione parlando della tua esperienza.

 
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Non offrire consigli non richiesti

Non provare a risolvere il problema. Non suggerire soluzioni.
Almeno non ancora.
Ciò di cui quella persona potrebbe avere bisogno è solo sentire la tua presenza e disponibilità.

  • “Vuoi i miei pensieri/consigli su questo?
  • “Vuoi parlarne/sfogarti? Sono qui per te in ogni caso.”

Questa è una buona opzione se la persona non ti sta dicendo di cosa ha bisogno in questo momento, o se tendi a dare consigli.

Prova semplicemente ad ascoltare.
Non cercare di far cambiare idea.

Non interrompere

Non interrompere e non “andare sopra”. Ascolta attentamente. A nessuno piace essere interrotto nel mezzo di un discorso. Inizia a parlare solo quando l’altro ha completato la sua frase.

Evita di trarre subito le tue conclusioni.
Non interrompere con le tue conclusioni o deduzioni. Presume di aver compreso e anticipa continuamente le tue idee e concetti.

Non c’è niente di più frustrante (e irritante) essere interrotti.
Vedere la nostra problematica poco ascoltata o fraintesa.

 
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Non fare troppe domande in un momento difficile

Fare troppe domande chiarificatrici può effettivamente intralciare la condivisione.

  • “…e poi cosa è successo?”
  • “…ma quando ti hanno detto X tu cosa hai fatto esattamente?”
  • “…e tu cosa gli hai risposto?”

Chiarire cosa-è successo potrebbe essere importante nel lungo termine,
ma di solito non hai bisogno di conoscere i fatti specifici per confortare qualcuno.

Questa conversazione riguarda come si sente la persona,
non i dettagli di ciò che è accaduto.

Invia un SMS o un WhatsApp

Spesso pensiamo di essere troppo invadenti.

Se non sei sicuro di come esprimere il tuo sostegno,
ricorda che un messaggio o una chiamata sarà sempre apprezzata.

Non aspettarti una risposta.
Almeno non nel breve periodo.

 
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Nel caso di una persona che hai poca confidenza

  • “So che non posso fare molto. Cosa hai bisogno da me? Cosa posso fare?”
  • “Ti spiego come ci occuperemo del tuo lavoro mentre sei via. Non ti preoccupare”

Non importa quanto bene conosci qualcuno,
potrebbe essere un collega che sta attraversando un momento difficile, alle prese con una malattia o con una sfida personale, che potrebbe essere costretto a “staccare” dal lavoro per un periodo di tempo.

Il tuo collega potrebbe preoccupassi e chiedersi chi si occuperà del suo lavoro.
Puoi coordinandoti con i colleghi e mostrarli come avete suddiviso le sue responsabilità, sino al suo ritorno.
Rassicurarlo che tutto è sotto controllo.

Oltremodo, una persona che conosci sta vivendo l’esperienza di vita molto simile alla tua (potrebbe essere una malattia o un licenziamento inatteso) ha senso contattarla per chiederle se vuole condividere questa esperienza di vita difficile:

  • “So che non ci conosciamo molto bene, ma ho vissuto un’esperienza molto simile e, se mai avessi bisogno, avrei molto da condividere”.

Ogni situazione, come ogni persona, è unica

Alcune persone non sono a loro agio nel chiedere supporto o un aiuto,
quindi fare/dire qualcosa di gentile e premuroso spesso è la cosa migliore.

Potrebbe trattarsi semplicemente di portare la spesa.
Accompagnare i figli a scuola.

Le stesse parole di sostegno possono essere apprezzate un giorno e detestate un altro.
Non esiste una soluzione valida per tutti per cosa dire/non dire.
Può dipendere da molte cose.

In caso di dubbio, l’approccio più gentile ed empatico è semplicemente chiedere cosa è necessario.
Un semplice “Vorresti parlarne o dovremmo discutere di qualcos’altro” può fare molto per mostrare partecipazione e interesse.