Essere autorevole: 9 errori killer che uccidono la tua capacità di ascolto

capacità di ascolto

Foto di Sound On da Pexels

“Ma certo che ti ascolto!”
Quante volte reagisci in questo modo per mostrare brillantezza nella capacità di ascolto.
È importante essere consapevoli delle trappole che sabotano la tua comunicazione e, di conseguenza, le tue relazioni e i tuoi risultati.

Spesso ascolti con supposizione, paura e giudizio.
Il messaggio viene distorto, si crea attrito e sfiducia.
“Passa” solo ciò che hai bisogno di sentire.

È importante essere consapevoli dei passi falsi che impediscono un ascolto puro, non filtrato e concentrato.

Ci sono molte cose che ostacolano l’ascolto.
Se vuoi ascoltare, essere autorevole, dovresti essere consapevole di queste barriere, molte delle quali sono solo cattive abitudini.

Ecco 9 errori che limitano la tua capacità di ascolto:

Interrompi e vai sopra

A nessuno piace essere troncato nel bel mezzo di un discorso.
Non c’è niente di più frustrante e irritante essere interrotti. Non credere di aver compreso anticipatamente idee e concetti.
Inizia a parlare solo quando l’altro ha completato la sua frase.
Evita di trarre subito le tue conclusioni.

Sei prevenuto

Se non vedi l’ora di dire come la pensi, come puoi ascoltare?
Se stai pensando a cosa rispondere, non stai ascoltando completamente ciò che l’altra persona sta dicendo.
Il tuo chiacchiericcio interno non vede l’ora di manifestarsi …
non appena c’è un’apertura nel discorso!

Ti fai influenzare

Non essere prevenuto o influenzato dalla razza, sesso, età, religione del tuo interlocutore.
Lo trovi attraente? Oppure al contrario non ti piace?
Evita un pre-giudizio sulla base a ciò che vedi/sai sulla persona, la sua età, il suo status, livello di successo percepito, il suo abbigliamento, la sua professione, ecc..


 

 

Non sei interessato

Non ti concentri. Ti distrai facilmente.
Guardi fuori dalla finestra oppure il cellulare.
Quando pensi ad altro, non ascolti ciò che viene detto. Sei troppo occupato con i tuoi pensieri.
Se vuoi essere autorevole devi focalizzarti “sull’altro”.

Pensi a qualcos’altro

Quando parli con qualcuno, stai pensando …
alla prossima riunione, alla tua agenda personale, a come sarai percepito, a quanto frutterà la vendita, alla paura di non fare la vendita,
a cosa farai al termine della conversazione, ecc…

Non provi empatia

La maggior parte di noi ha un dialogo interno.
Passiamo molto tempo ad ascoltare i nostri pensieri e sentimenti.
Un ascolto efficace implica il tentativo di provare empatia, metterti nella posizione dell’altra persona.
È diverso dalla “simpatia”, ovvero provare dispiacere per le esperienze di un altro.

Hai pregiudizi

L’ascolto include la mentalità aperta alle idee e alle opinioni degli altri, anche se significa non essere d’accordo.
Dovresti ascoltare e cercare di capire.
Quando stereotipi una persona diventi meno obiettivo e meno propenso ad ascoltare in modo efficace.
Una persona non è molto brillante quindi non ha sensoascoltare quello che ha da dire.

Adotti posture inappropriate

Non appoggiarti allo schienale o ciondolare su una sedia, sporgendosi in avanti/indietro in costante cambiamento.
Le persone che prestano attenzione tendono a inclinarsi leggermente verso l’oratore.
Non distrarti. Evita di agitarti, scarabocchiare, guardare il monitor, sbadigliare.

Evitare espressioni inadeguate

Spesso quando un ascoltatore è impegnato nell’ascolto, è un modo quasi inconscio di incoraggiare e mostrare attenzione.
La mancanza di un cenno del capo può significare il contrario: scarsa capacità di ascolto.
Gli ascoltatori attenti usano i sorrisi e i cenni del capo come meccanismi di feedback e per mostrare attenzione.

Mancanza di tempo: 8 errori che prosciugano la tua produttività

mancanza di tempo

Lavoro (come career coach) nel reinserimento professionale a Lugano.
Lavoro (come personal coach) quale libero professionista.
Ho la mia attività correlata al sito ferrarelli-coaching, un blog,
due genitori anziani in tempo di coronavirus …
e poi la mia vita personale, fisica (palestra, correre, ecc..) e relazionale…

ce la posso fare? … anche no!

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Quando ho lanciato il mio blog (nell’oramai lontano marzo 2013), ricordo l’ansia di “non starci dentro”,
di essere travolto dalle troppe cose da fare e di ritrovarmi in breve tempo a convivere con notti insonni,
sveglie all’alba, pranzi saltati per non finire come 99,9% dei blog…
arenarmi solo dopo pochi mesi di vita!

Troppe volte ho lasciato che le mie paure prendessero decisioni al posto mio,
in modo da poter rimanere bello tranquillo nella mia “zona di comfort”.

Ma un giorno ho detto basta, mi sono detto, qualunque cosa accada…andrò avanti.
Non mi sono mai più voltato indietro!

Ho fatto il primo passo,
poi ho seguito il flusso.

Sono ancora qui… e anche il blog (che nel solo mese di gennaio 2021 ha registrato un afflusso di circa 12’000 visitatori).

Alcune paure ci impediscono di fare la carriera che desideriamo.

Una di queste è la paura di non avere abbastanza tempo.
Di non farcela.

Combattere la paura della mancanza di tempo non è la risposta perché …non andrà via.

Come accade con tutte le emozioni negative, più ci pensi, più ti ci concentri e più diventa forte…
almeno a me succedeva così!
L’unica cosa che dovrai fare è cambiare il tuo atteggiamento nei confronti del tempo.

Ridurre l’ansia della mancanza di tempo inizia con consapevolizzare alcune verità.

Mancanza di tempo? Il tempo esiste. Non puoi cambiarlo.

Il tempo andrà avanti comunque … con lui anche noi.

Accettare queste verità, invece di lottare contro di esse è una parte importante per reprimere l’ansia della mancanza di tempo. Quando l’accetti, puoi andare avanti.
 


 
Tante volte il non-avere-tempo è solo una scusa per non fare qualcosa e riempire, in qualche modo, la giornata. Oppure perché hai paura di affrontare una certa situazione o di lanciarti in una nuova impresa.

Una cliente che lamentava la mancanza di tempo per il coaching (in effetti fissare le era diventato un melodramma con continui rimandi) è rimasta spiazzata quando le ho presentato nero-su-bianco la sua giornata tipo. Ha realizzato le innumerevoli azioni banali che potevano essere evitate.

Spesso fai fatica a dire no, sei sempre di corsa.
Indaffarato. Preso da un turbinio di azioni,
Non ti fermi a domandarti se quello che stai facendo risponde davvero a ciò di cui hai bisogno.

Se dai priorità alle cose veramente importanti, scopri di avere tantissimo tempo (anche perché le attività realmente importanti sono poche!).

Hai mai fatto caso a quante cose “poco importanti” fai ogni giorno?

Si tratta di mettere tutto nella giusta proporzione.

Se ogni serate sei davanti a Netfix, se i weekend li investi in agriturismi o baldorie con gli amici, hai già scelto da che parte stare. Hai già deciso quali siano le tue attività importanti.
Niente di male per carità. E non è una scelta sbagliata.
Anzi.

Semplicemente la scusa del “non avere tempo” difficilmente regge davvero alla realtà dei fatti.
Se sei (davvero) interessato a una cosa, se la reputi importante per la tua vita,
trovi il tempo di farla.
Tutto qui.

Ecco 8 azioni (che succhiano una quantità enorme di energia) che ho imparato a gestire:

1. Lavorare “tanto” piuttosto che lavorare “meglio”

C’è una notevole distinzione tra essere occupati ed essere produttivi.
Lavorare tanto non è sempre la strada giusta. Non te ne rendi conto che ti chiudi in una scatola quando sei troppo concentrato su qualcosa.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

Concentrarsi eccessivamente, raramente è salutare o produttivo.
Spesso, lavorare meno può effettivamente produrre risultati migliori.

Il tempo è un bene limitato.
Dobbiamo imparare a spendere la minor quantità di energia per ottenere maggiori benefici.

2. Non dare le priorità

Dare la priorità a ciò che è importante e nell’imparare come essere il più efficienti possibile.
Il modo migliore per avere successo è imparare le tecniche di gestione del tempo.

Uno dei grandi strumenti di gestione del tempo è l’utilizzo di blocchi temporali.
Ciò significa impostare orari specifici in cui lavori, eliminando le distrazioni,
e non perdere tempo in attività che non sono produttive.

Dovresti imparare a stabilire le priorità.
Acquisire una mentalità che passa dalla raccolta infinita al perseguimento di quei momenti veramente preziosi.

3. Mancanza di tempo: evita di dire sempre di si

Quando dici si a tutti,
uccidi la tua produttività.

Dovresti smettere di dire si a compiti che portano a risultati bassi o quasi nulli.
Avrai così tempo per concentrarti su mansioni più importanti.

È sempre meglio svolgere poche attività molto bene,
piuttosto che tante con uno scarso risultato.
 


 
Non puoi sempre dire no (soprattutto al tuo capo o ai tuoi colleghi),
ma puoi scegliere la maggior parte delle azioni che farai durante l’intera giornata lavorativa.

4. Controllare tutto (anche l’incontrollabile)

È un meccanismo di difesa.
Controllare gli altri (perché si adattino al tuo modus operandi) crea dinamiche tossiche.

Di fronte all’incapacità di controllare dirigi tutta l’energia attorno a te,
consumando enormi quantitativi di vitalità.

Dovresti prendere coscienza che controllare e dominare le persone non migliorerà la situazione ed è improduttivo.
Al contrario, è utile imparare a controllare te stesso.

La maggior parte di noi adora la certezza ma viviamo in un mondo, dove di certo e sicuro c’è ben poco.
La vita non è certa.

La certezza non esiste, il mondo è incerto per natura.
Un giorno puoi avere qualcosa, e il giorno dopo perderla o, al contrario, non avere niente oggi e avere la fortuna dalla tua domani.

Non sprecare energia cercando di controllare le persone e le situazioni che semplicemente non puoi controllare. Quando lasci andare, scopri che hai più energia da spendere.

Probabilmente non sarai in grado di “lasciar andare” in una notte. Comincia a capire di cosa hai paura, perché hai bisogno di così tanto controllo.

Inizia a lavorare su te stesso.

5. Tenere a mente le cose-da-fare

Spesso, mi ritrovavo esausto perché cercavo di ricordare tante (troppe) cose e inevitabilmente dimenticavo qualcosa.

Questo mi provocava stress e sprecavo tanta energia mentale, perché devo “rovistare” nei meandri della mia mente per ricordare ogni compito, incombenza o evento.

Preparare delle liste delle cose-da-fare mi ha aiutato a salvare energia.
Mi danno una sensazione di “controllo” più che un beneficio in termini di produttività. La mia mente può rilassarsi perché sa che non dimenticherà nulla di importante… è tutto scritto!

Presta attenzione…
organizzare il tempo e scrivere liste complesse e infinite può diventare un’ossessione.
Uno spreco di energia.

6. Controllare la mail più volte il giorno

La maggior parte di noi controlla la posta elettronica e i vari account social in modo non organizzato (quando ne ha voglia o desidera distrarsi).

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per la tua carriera di successo
 

Controllare di continuo la posta elettronica vuol dire interrompere costantemente il flusso del tuo lavoro, distogliere assiduamente l’attenzione e sprecare (di conseguenza) un sacco di energia.

Fai un patto con te stesso, controlla la posta e i tuoi account social solo poche volte al giorno invece di farti succhiare del tempo prezioso.

Personalmente ho preso l’abitudine di controllare la posta elettronica 3-4 volte il giorno. Non di più.
A orari prestabiliti durante la giornata.

La maggior parte dei messaggi non è urgente.
È veramente raro che un cliente o un problema non possa aspettare un paio d’ore.

7. Essere sempre attivo sui social

Il tempo è una risorsa dannatamente scarsa.
Fai tutto il possibile per rendere il tuo tempo più interessante e stimolante.

Non cercare di presidiare tutti i social,
ma scegli quello più adatto al tuo modo di esprimerti e all’audience a cui vuoi parlare.

Per quello che mi riguarda,
credo che per la natura stessa del mio lavoro sia importante preservare la qualità, dando modo alle persone di confrontarsi come me unicamente sul mio sito web.

È anche una questione di riservatezza.
Sono convinto che concentrarmi sui risultati dei miei clienti sia molto più prezioso, per tutti, rispetto al gioco del “dico/non dico” che spesso avviene sui social.

8. Mancanza di tempo? Non essere perfezionista

Essere perfezionista tendeva a esaurirmi.

Quando sentivo il bisogno che tutto sia fatto a modo “mio”,
spendevo un sacco di tempo ed energie per ogni dettaglio.

I dettagli consumano (inesorabilmente) il mio tempo prezioso. Rischio di mancare il quadro generale perché sono troppo concentrato su piccole cose.

Non aspettare che tutto sia perfetto. Vorrei fare un buon lavoro, ma è impossibile essere sempre perfetti.
Invece di esaminare ogni singolo dettaglio, prova a concentrarti maggiormente sul quadro generale.

Invece di concentrarti sulle piccole cose durante il tuo lavoro, lasciale alla fine.
A fine di giornata, puoi sempre tornare indietro e completare questi dettagli.

Abbandona la perfezione (esagerata) se vuoi essere produttivo sul lavoro.
È meglio per la tua salute e il tuo benessere.

Come chiedere scusa al lavoro. Basta dire “Mi dispiace”?

come chiedere scusa al lavoro

“Scusarsi non significa sempre che tu hai sbagliato e l’altro ha ragione.
Significa semplicemente che tieni più a quella relazione del tuo orgoglio.”
Fabio Volo.

Gli errori accadono.
Dopotutto, tutti facciamo errori sul lavoro.

Se la tua (eventuale) negligenza e superficialità ha avuto conseguenze importanti o ha gettato un’ombra su qualcun altro, dovresti avere l’umiltà, non solo di “riparare”,
ma anche di scusarti per il tuo errore.

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Come chiedere scusa al lavoro è una fase spesso trascurata.

La tua disponibilità ad ammettere, mascherare o scaricare gli errori …
la dice lunga su di te!

È tempo dei mea culpa.

Nonostante gli avvocati spesso avvertano i loro clienti di evitare scuse, temendo che siano l’equivalente di un’ammissione di colpevolezza (in certe situazioni, ammettere la colpa può significare licenziamento),
gli studi dimostrano che quando le persone ricevono delle scuse,
è più probabile che le ripercussioni siano più contenute.

È tempo di fare mea culpa, dicevo …
oppure potresti seguire il consiglio “Non scusarti mai, non spiegare mai”.
Dipende da te se vuoi essere così arrogante, ma, se lo fai, non aspettarti di essere visto come una persona giudiziosa o disponibile.

Porgere le proprie scuse non è cosa facile,
è molto di più che scrollare le spalle e dire “Mi dispiace”.

A volte le giustificazioni non bastano,
chi ha subito le conseguenze può non essere interessato a dimenticare oppure l’errore è ritenuto imperdonabile.

 


 

In generale,
la maggior parte delle scuse ha lo scopo di aprire un dialogo con le persone coinvolte,
può servire a ristabilire la fiducia o riparare i rapporti. È anche un modo per dimostrare il tuo senso di responsabilità. Mostrare integrità, coraggio ed empatia.

Il più delle volte, le scuse vengono date in modo frettoloso e sbagliato.
Cadendo nel vuoto!

La chiave è creare una base collaborativa e non conflittuale tra le parti coinvolte,
e trovare una soluzione produttiva che possa (nel limite del possibile) portare benefici a tutte le parti.

1. Come chiedere scusa al lavoro? Primo, non farti travolgere dalle emozioni

Se ti stai preparando per una conversazione che puoi definire “difficile”,
probabilmente ti sentirai nervoso e ansioso.
Le tue emozioni influiranno sulla tua professionalità.

Scusarsi in pieno “scisma emotivo” è raramente produttivo.

Lo stress emotivo limita la soluzione creativa,
hai più probabilità di dire qualcosa di cui ti pentirai più tardi,
e rischi di trasformare la questione in una faccenda personale.

Quanto più tranquillo e centrato sarai,
tanto meglio riuscirai a gestire questo tipo di situazioni.

Meglio prendere un po’ di tempo,
allontanarsi dalla situazione e guardarla oggettivamente.
Sarà più facile, in un secondo periodo, affrontare nuovamente la questione con la testa più “libera”.

2. Se il tuo capo/collega/cliente vuole sfogare, ascolta.

Non importa ciò che la persona dice o come lo dice,
Non interrompere. Evita di difendere le tue azioni.
Almeno non adesso.

Dai alla persona la possibilità di dirti quanto sei stato superficiale, insensibile, maleducato,
spiegarti quanto sia arrabbiato, ferito o deluso.

È la parte più difficile del “come chiedere scusa al lavoro”. Fai un bel respiro profondo,
Ascolta.

 


 

3. Sii sincero

Non ha senso scusarsi se non lo senti.
Questo è un principio fondamentale delle scuse.

Le persone notano istantaneamente le scuse non oneste,
quindi devi sinceramente pentirti di ciò che hai fatto e dirlo inequivocabilmente.

Una scusa-non scusa non solo è inutile … è irrispettosa.

Se non ti senti di porgere scuse sincere e genuine,
lascia perdere.

4. Abbraccia l’imbarazzo

È la parte che alcune persone saltano, ma dimostra coraggio e sicurezza.

Per me, questa è la parte più difficile. Il mio istinto mi porta sulla difensiva.
A chi piace proclamare le proprie scuse per un errore?
Magari banale, frutto di incompetenza e superficialità?

Ammettiamolo: scusarsi può essere molto imbarazzante.
Non c’è davvero modo di evitarlo.


“Non sottovalutare il potere delle parole. Con il coaching, puoi trasformare ogni interazione in un’opportunità per motivare e guidare il tuo team.”

A volte la mettiamo sull’ironia per alleggerire la tensione:

  • “Sai che sono un rompiscatole vero?”
  • “Non sono Einstein, i numeri non sono il mio forte”

ma non funziona molto.

  • “È imbarazzante, ma sento il bisogno di scusarmi.”

È più sincero e può aiutare a sgonfiare parte della tensione.

Prenditi la responsabilità.

5. Quando chiedi “scusa” non parlare di te

La maggior parte delle persone quando porge le scuse tende a focalizzarsi su sé stessa,
sulle proprie intenzioni:

  • “Non volevo…”
  • “Stavo cercando di …”
  • “Non avevo capito …”
  • “Ho avuto una buona ragione …”

Chi ha subito il torto non vuole sentire parlare di te.

Metti al centro delle tue scuse l’altra persona, come si sente. Molto meglio dire:

  • “Capisco la tua delusione per l’errore”
  • “Comprendo che ti ho messo in difficoltà”

Non spostare la colpa su qualcuno o qualcosa nel tentativo di ridurre la tua responsabilità.

  • “Mi dispiace se me la sono presa con te quando sei venuto nel mio ufficio ieri, avevo molto da fare e il capo mi ha chiesto un rapporto prima del previsto.”

Stai giustificando il tuo comportamento a causa dello stress, e stai scaricando la colpa sull’altra persona, colpevole di averti infastidito in una giornata impegnativa.

Meglio dire:

  • “Mi dispiace se me la sono presa con te ieri.”

È breve e sentito. Non offre scuse per il comportamento.

E ricorda sempre che le scuse non sono per te, per il tuo rendiconto,
una vera scusa è per l’altra persona, quindi …


Essere un leader significa anche scegliere le parole giuste. Lavora sulla tua comunicazione. Trovi spunti interessanti nei miei libri:
“Autorevolezza” , ora nella sua NUOVA edizione 2025, è perfetto se vuoi rafforzare la tua presenza autorevole.
“Prima volta Leader” è pensato se hai assunto da poco un ruolo di leader.

6. Mettiti davvero nei panni dell’altra persona

Spesso dimentichiamo cosa vuol dire essere dall’altra parte.
Come si sente la persona … tradita? Frustrata? Arrabbiata?
Imbarazzata?
Comprendere le emozioni scatenate renderà il come chiedere scusa al lavoro molto più facile.

Cosa vorresti sentirti dire se la situazione fosse invertita?

Riconosci i sentimenti,
fai sapere all’altra persona che i tuoi sentimenti sono motivati.

Comunica che capisci in che modo le tue azioni hanno influenzato la situazione.
Farai molta strada nella riparazione del danno.

 


 

Fai sapere all’altra persona che capisci come si sente e che vuoi fare ammenda:

  • “Immagino come ti abbia fatto sentire escluso dai progetti del team”
  • “Non volevo minare la tua professionalità”
  • “Dovevo essere più rispettoso della tua privacy”

7. Esprimi rincrescimento

Ogni scusa deve iniziare con “Mi dispiace” o “Mi scuso”.
Questo è essenziale, perché queste parole esprimono rimorso per le tue azioni.

  • “Mi dispiace di averti criticato così duramente, provo imbarazzo per il modo poco sensibile in cui l’ho fatto”.

Sii onesto con te stesso e con l’altra persona sul motivo per cui vuoi scusarti.
Non scusarti per secondi fini.
Chiedi scusa appena ti rendi conto di aver fatto un torto a qualcun altro.

8. Non scaricare la colpa su altri

  • “Non è colpa mia”
  • “Ero di libero”
  • “Non ne so niente”
  • “Boh! Non lo so, chiedete a Luigi …”

Riversare la colpa sugli altri è un atteggiamento frequente soprattutto quando ti senti insicuro o hai paura di assumerti le responsabilità.

Assumerti le responsabilità è un mezzo potente per creare rispetto e fiducia nei tuoi colleghi o collaboratori e, allo stesso tempo, incoraggi gli altri a fare lo stesso.

9. Come chiedere scusa al lavoro? Ammetti la tua responsabilità

Anche se sono valide e legittime.
Che si tratti di un malinteso, uno scatto di nervosismo, la fotocopiatrice inceppata,
un caso di omonimia oppure il corriere che ritarda la consegna di documenti molto importanti.

Poco importa. Non rifugiarti nelle scuse.
Almeno non subito.

 


 

Tutto ciò che conta è quello che stai facendo per porre rimedio alla situazione.
Accampare scuse o giustificazioni (anche se valide) ti farà apparire come quello che sta cercando solo di evitare la colpa.

Quindi, ammetti la responsabilità delle tue azioni o comportamenti e riconosci quello che hai fatto.

Non fare supposizioni, cerca semplicemente di metterti nei panni di quella persona e immaginare come si sentiva.

  • “So che il mio commento ha ferito i tuoi sentimenti. Sono sicuro che ti sei sentito a disagio, specialmente perché erano presenti tutti i membri del team.”
  • “Sono dispiaciuto di non aver apprezzato i tuoi sforzi. Devi esserti sentita screditata, è l’ultima cosa che voglio!”

Attraverso l’empatia, la persona si sente compresa e apprezzata e la fiducia può essere ripristinata.

10. Fai ammenda

  • “Se c’è qualcosa che posso fare per riparare, basta chiedere.”
  • “Mi rendo conto di aver sbagliato a dubitare della tua capacità di presentare il nuovo prodotto di gamma. Vorrei che lo facessi tu la settimana prossima per dimostrare la tua competenza”.

Offri sempre una soluzione per un errore o suggerisci modi per evitare che ciò accada in futuro.
Poiché ti senti in colpa, potresti anche essere tentato di dare/dire più di ciò che è appropriato.
Non essere proporzionato in ciò che offri.

Se stai facendo promesse sul futuro, sii realistico. Pensaci attentamente.
Promesse vuote o irrealistiche faranno più male che bene.

Assicurati di essere equo con te stesso quando chiedi scusa … non esagerare con la mortificazione (sperando che non sia niente di irreparabile).

  • “Sono un disastro”
  • “Sono imperdonabile”

Una volta espresso il tuo rammarico…vai avanti.
Vedrai tutto si risolverà!

11. Prometti che non accadrà di nuovo

Il tuo ultimo passo “come chiedere scusa al lavoro” è spiegare che non ripeterai l’azione o il comportamento.

Questo passaggio è importante perché rassicuri l’altra persona che cambierai il tuo comportamento. Questo ti aiuta a ricostruire la fiducia e riparare la relazione.

Resta nel concreto.
Descrivi le azioni che adotterai per non ripetere l’errore o il comportamento.

  • “D’ora in poi, gestirò meglio il mio stress, non mi farò coinvolgere. Prima di parlare, mi prenderò qualche minuto. Se mi comporto ancora in modo arrogante, voglio che tu me lo dica.
  • “La prossima volta prima di inviare i dati definitivi farò dei controlli incrociati.”

Assicurati di onorare questo impegno.
Se prometti di cambiare le tue azioni e il tuo comportamento, ma non lo fai, metterai in dubbio la tua reputazione e la tua affidabilità.

Carriera sbagliata: il più grande fallimento è non crederci più!

carriera sbagliata

Se vogliamo crescere dobbiamo provare.
E quindi anche sbagliare. Qualche insuccesso ci sta.

Tutti abbiamo commesso errori,
e abbiamo esperienze professionali alle spalle che ci hanno deluso e demoralizzato.

Alcuni di noi sentono di aver scelto la carriera sbagliata oppure non è mai decollata.
Si guardano indietro e vedono fallimenti causati da circostanze al di fuori del loro controllo.

Hanno sempre fatto del loro meglio, ma lamentano di non essere mai stati apprezzati.
Sono stati vittima delle circostanze.

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Tuttavia,
solo chi sa imparare da quelle esperienze, le sa gestire e “ricostruire”,
è in grado di andare avanti e superare un momento di grande difficoltà.

È importante che ti concedi il tempo per elaborare quello che ti è capitato,
incominciando con piccoli passi per riprendere il controllo della tua vita.

Puoi risollevarti da un licenziamento inaspettato,
la chiusura di un‘attività, un cambiamento di carriera che non ha funzionato,
un totale disastro, un carriera sbagliata,
puoi accettare un lavoro meno prestigioso e meno retribuito che potrà traghettarti verso momenti migliori, tuttavia …

Carriera sbagliata: il più grande fallimento è non crederci più!

Non ti riprenderai mai dall’esserti “assopito” sulla tua sedia d’ufficio… o il tuo divano di casa.

A questo punto, ogni rivalsa è vista come inutile, superflua o tardiva,
perché non serve a “riparare il torto”, non riesce ad “assolvere” il retrogusto di delusione che proviamo.

Quando ti chiudi al mondo, e alle nuove possibilità,
non ti succede mai nulla di diverso.
Il lavoro è sempre lo stesso, ecco questo è veramente pericoloso.

Non esci dalla tua zona di comfort,
non hai problemi e non fai sforzi (il lavoro lo conosci a memoria oramai),
quello che manca sono gli stimoli e la stima in te stesso.

“Il comfort è la tua più grande trappola e uscire dalla zona di comfort è la tua più grande sfida.”
Manoj Arora

 


 
Essere comodi è qualcosa cui hai dedicato tempo, energia e speranza.
Hai sempre ricercato una vita felice, confortevole, senza nessuno che disturbi.
Liberi da preoccupazioni. Confortevoli.

Al lavoro, nei tuo ruolo di collega o di leader, non sperimenti più.
Ti adagi. Non osi più.

Sguazzi nella routine (anche se ti sta stretta ma almeno è conosciuta).
Sei comodo.

E adesso?

Il lavoro è ripetitivo, noioso, non è quello che volevi ma quanto è dura cambiare?
Ti piacerebbe proporti per la posizione di team leader ma poi … chissà quanti mal di testa?

Vorresti di meglio ma (oramai) hai familiarizzato con la comodità.
Non hai più la forza. Non ce la fai.

Spesso taci la voce dentro di te … che ti invita a osare, lanciarti.
Smetti prima ancora di cominciare.

“Te ne sei accorto, sì
Che parti per scalare le montagne
E poi ti fermi al primo ristorante
E non ci pensi più.”
Brunori Sas “La verità”

Non cullarti troppo in questo comfort,
speriamo non sia l’azienda a svegliarti (di contraccolpo) da questo oblio …

Quando non ci credi più, non combatti più.

A fine lavoro spegni il PC -forse scontento- ma tranquillo.

Almeno non lamentarti.
Noi stessi stiamo male in questa situazione,
per non parlare dei nostri poveri familiari a casa, dato che saremo insoddisfatti e intrattabili.

Credo hai uno scopo nella vita.
E credimi … non penso sia la comodità!

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

Il punto -non fraintendermi- non è godere o evitare le comodità che la vita ti offre.
Il pericolo è piuttosto rimanere intrappolati all’interno della tua zona di comfort.

Non sei fatto per essere bloccato dentro la scatola.
Hai bisogno di questa avventura.
Di “assaggiare” il gusto della vita.

Devi uscire dalla zona di comodità se vuoi crescere
che tu abbia 30, 40 o 50 anni, poco importa!

Rimanere dove sei, è una garanzia per rimanere marginale. Se non ti spingi al di là della tua “zona di comfort”, se non chiedi di più a te stesso, stai scegliendo un’esistenza vuota.
Ti neghi un viaggio straordinario.

Prendi dei rischi (senza lanciarti senza paracadute) e fai cose nuove.
È più facile a dirsi che a farsi (lo so) ma la ricompensa è una vita di evoluzione e di avventura.

Vorresti abolire ogni ostacolo dalla vita. Non hai più bisogno di faticare, di combattere.
Questo è il “pericolo di stare troppo bene”.

I fallimenti, gli errori, le perdite, fanno parte della vita

Fattene una ragione.

Devi accettare l’idea del fallimento, la carriera sbagliata,
senza negare emozioni, il dolore, la paura, lo sconforto,
smettere di giocare sulla difensiva se vuoi che la tua vita prenda la direzione professionale che desideri.

Non fare cioè l’errore di cercare di indorare la pillola.
Non saltare dei passaggi. Se oggi sei caduto, ti farà male e rialzarti non sarà facile.
Parti da qui.

Una certa dose di fallimento nella vita è inevitabile.

È impossibile non riuscire in qualcosa,
a meno che non vuoi vivere in modo così prudente da non vivere del tutto, in quel caso,
avrai fallito in partenza.

Chiedere un aumento di stipendio in periodi difficili. Roba da pazzi? -2

un aumento stipendio

Foto di Ryan McGuire da Pixabay

Leggi anche la parte 1.

Chiediti:

  • Il tuo capo diretto è consapevole del tuo desiderio di ottenere un aumento?
  • Hai conversazioni con il tuo capo trasparenti e coerenti su aumenti e promozioni?
  • Qual è lo “stato di salute” della tua azienda in questo momento?
  • Ci sono stati nell’ultimo periodo licenziamenti/blocchi delle assunzioni/ristrutturazioni?

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  • Qual è stata la performance del tuo settore in questo periodo? Ci sono stati tagli?
  • Sono stati raggiunti i risultati? Assunto nuovi dipendenti?
  • Si parla di nuovi progetti? Di ripresa? Nuove aperture? Gli affari stanno riprendendo?
  • Meglio mettere in stand-by la tua richiesta fino a quando l’azienda non sarà più stabile?
  • Hai assunto ulteriori responsabilità a causa della pandemia?

L’osservazione oggettiva della performance e della cultura della tua azienda è fondamentale.

Quando si tratta di chiedere di più,
è importante individuare e sapere illustrare come hai aggiunto valore.
Come il tuo impatto sul lavoro è allineato con gli obiettivi aziendali.

Ad esempio, hai formato il tuo team su come utilizzare determinati strumenti digitali (aiutandolo a rimanere efficiente) nel passaggio al lavoro remoto?

Ecco altre domande che dovresti porti:

  • In che modo i tuoi risultati hanno contribuito al successo dell’azienda negli ultimi 6-12 mesi?
  • Hai assunto più responsabilità, hai sostituito un collega assente, hai ampliato il tuo ruolo durante la pandemia a causa di un ridimensionamento del team o del cambiamento delle strategie?
  • Hai superato le aspettative nonostante tutto lo stress della pandemia?
  • Sei diventato un leader all’interno del tuo team, hai aiutato i colleghi a rimanere motivati e produttivi in modo che tutti possano raggiungere i propri obiettivi?
  • Ti sei reso più visibile con il tuo lavoro ad altri leader all’interno dell’azienda o di un altro dipartimento?
  • Tutte queste persone potranno garantire concretamente la tua performance?
  • Hai ricevuto ultimamente feedback positivi sulle tue prestazioni da colleghi, clienti, dal tuo capo o da altri superiori?

 


 
Non hai bisogno che tutte le risposte siano SI.
Più ne avrai, ovviamente meglio sarà.
Se ti ritrovi con poche risposte positive potresti ancora non essere pronto per chiedere un aumento stipendio.

Ti consiglio di gestire in modo proattivo la tua carriera, monitorando e aggiornando regolarmente i tuoi progetti e le tue realizzazioni lavorative.

Condividi regolarmente le tue vittorie (senza boria e arroganza) con il tuo capo in modo che quando “arrivi con il tuo aumento” non sia colto di sorpresa.

C’è un momento giusto esatto per chiedere un aumento stipendio?

“So che il momento non è quello giusto ma vorrei …”
Se sai, che la tempistica non è quella giusta, perché lo chiedi?
C’è un periodo dell’anno in cui la tua azienda offre possibilità di promozioni e aumento stipendio?

Puoi chiedere al tuo capo, alle HR o un collega di fiducia come l’azienda affronta in genere tali richieste.
In alcune organizzazioni, ciò avviene durante i colloqui annuali o semestrali.

Il timing (in questi casi) è veramente tutto.

Se ogni giorno si discute come contenere i costi, dipendenti che se vanno e altri che vengono “accompagnati” alla porta, allora il momento è quello più sbagliato.
Anzi.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

Potrebbe essere un boomerang, dritto sui tuoi denti!

È un buon momento per chiedere un aumento quando:

  • Puoi esprimere chiaramente il valore generato per la tua organizzazione.
    Hai superato le aspettative di rendimento, hai assunto più lavoro, hai lanciato un nuovo programma, hai preso il posto di uno del team, sei sempre stato una persona affidabile senza ottenere credito per quello sforzo extra, hai fatto degli straordinari andando oltre ciò che ti è richiesto.
  • L’azienda sta attraversando un periodo di “grassa”, i fatturati aumentano e un’espansione senza precedenti, è il momento giusto per chiedere un aumento. Il ferro va battuto quando è caldo!

Se ti rispondono NO…

Non è necessariamente una cosa negativa.

Dimostra che vuoi continuare ad aggiungere valore. Far crescere il tuo impatto nell’azienda e per questo…dovrebbero compensarti equamente.

Se ritieni che la tua azienda non stia andando particolarmente bene,
potresti pensare di negoziare cose diverse della retribuzione in denaro.

Il valore non deve essere necessariamente in salario,
soprattutto se il tuo lavoro non è qualcosa di facilmente quantificabile (come le vendite). Potrebbe trattarsi di qualcosa come orari di lavoro più flessibile, benefici non retributivi, lavoro da casa, ecc…

Se vuoi approfondire leggi “8 frasi tossiche da evitare se vuoi chiedere un aumento di stipendio“.

Chiedere un aumento di stipendio in periodi difficili. Roba da pazzi? -1

aumento di stipendio

Foto di Ryan McGuire da Pixabay

Essere sottopagati è meglio che non essere pagati del tutto?
È già un po’ che si discute del tuo aumento di stipendio ma con il virus si è bloccato tutto?

Hai assunto ulteriori responsabilità (che ritieni dovrebbero essere “risarcite”) ma nessuno parla di aumento?
È una leggenda che chiedere un aumento in un momento difficile si rischia di essere licenziati?

Chiedere un aumento può intimidire, anche nei momenti floridi…
figurati in questo momento che stiamo affrontando una pandemia globale, una recessione economica e una trasformazione del lavoro… e non basta……
licenziamenti, blocchi delle assunzioni e tassi di disoccupazione senza precedenti.

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È facile capire perché prima di “alzare la mano” sarebbe molto meglio riflettere.

Dovresti chiedere un aumento aumento di stipendio in questi tempi difficili?

Chiedere un aumento di stipendio? Paura di apparire avido, ingrato, presuntuoso

L’avidità (ci è stato insegnato da sempre) è un sentimento sbagliato ed è l’origine di tutti i mali.
Dentro di noi si crea un muro e il senso di colpa inizia a serpeggiare.

Abbiamo paura di essere visti dagli altri avidi e presuntuosi.
La modestia è un freno che potrebbe rivelarsi pericoloso.

Troppa modestia ci fa negare, per paura o per essere accettati in gruppo, le nostre capacità.
Ci fa negare di saper fare qualcosa. E così facendo perdiamo grandi occasioni.

Odiamo dover parlare di noi stessi, perché ci sembra di “vantarci”.
Invece, parlare di sé stessi, delle proprie realizzazioni non è boria.
Arroganza o presunzione.

Quando parliamo di un risultato, parliamo di un dato di fatto.
Quando parliamo di come abbiamo risolto un problema, di come abbiamo imparato una nuova abilità o collaborato con il team, stiamo parlando di fatti concreti.

È fondamentale essere pronti ad ammettere la propria bravura.
Proporsi quando è necessario.
 


 
Quando si tratta di negoziazione, le prime domande che devi porti sono:

  • Devo chiedere un aumento?
  • Quando dovrei farlo?
  • Come dovrei farlo?

Prima di lanciarti, poniti delle domande

  • Quanta trasparenza e predisposizione c’è nella tua azienda per quel che riguarda stipendi e bonus?
  • L’intero argomento è spinoso o un tabù?
  • Se ne parla bisbigliando?
  • Eri già in trattative con il tuo capo o le HR per ottenere una promozione o ottenere un aumento?

Alcune organizzazioni hanno creato (volutamente) una cultura che alimenta questa riluttanza a parlare apertamente di compensazione.

Se questo è il caso,
la soluzione migliore è quella di “presentarsi” armati con i fatti e mantenere un approccio focalizzato e diretto.

Le possibilità di successo sono maggiori se ci si prepara punti di discussione oggettivi e basati su dati concreti.

Dovresti chiedere un aumento di stipendio durante la pandemia?

Dipende.
Il timore è sentirsi rispondere …
“È già bello che hai un posto di lavoro”.

D’altro canto, se non chiedi, la risposta sarà sempre e comunque NO.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

Spesso siamo in imbarazzo a parlare con i coordinatori, responsabili HR o direttori,
in particolare chiedere un aumento in tempi così complessi come quelli che stiamo attraversando.

Nonostante tutto anche in questi momenti di crisi …
le persone continuano a trovare nuovi posti di lavoro, ottenere aumenti e promozioni.

Se la crisi ha colpito in vari settori, ci sono però (non poche) nicchie felici e floridi aree in cui la parola “recessione” non si è minimamente sentita.
Anzi.

Ci sono, molte aziende che hanno resistito alla tempesta e stanno andando bene…
per alcune la performance è persino aumentata.

Oltre a ciò, se stai pensando di chiedere un aumento alla tua azienda in questo momento, sono sicuro (salvo che tu non sia un idiota… e non lo credo!)
che tu sia consapevole che una contrattazione sullo stipendio, in questo momento, sia assolutamente adeguata e rispettosa.

Sono certo che non stai pensando di chiedere un aumento di stipendio se la tua azienda ha una proceduta fallimentare in atto.
Ottenere un aumento durante una crisi economica non è cosa-impossibile.

Leggi anche la parte 2.