14 spunti per nascondere quanto sei ansioso sul lavoro

nascondere l'ansia sul lavoro
Che tu ci creda o no, anche le persone più sicure, quelle che tanto invidi per la loro disinvoltura, sono almeno un po’ nervose prima di una riunione, la presentazione del nuovo prodotto,
una discussione importante con il collaboratore o il capo.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.


Ti senti a tuo agio a parlare davanti gli altri (anche poche persone)? Ti senti nervoso, “non abbastanza”? Sei talmente terrorizzato da “annegare” in un mare di dubbi e fantasie di giudizi poco lusinghieri?

Non c’è molto da aggiungere. Sai di cosa sto parlando.

Ti sei mai chiesto perché per alcuni tutto sembra semplice e naturale e per altri (invece) risulta così difficile?

La risposta è semplice:
per alcuni è predisposizione naturale, altri ancora hanno imparato meccanismi di copertura del nervosismo e accorgimenti per mascherare il suo effetto.

Per fortuna, ci sono tecniche per gestire in modo efficace l’ansia.

Quindi calma! Anche tu puoi impararli. Puoi nascondere l’ansia sul lavoro.
Puoi affrontare l’ansia proprio qui, proprio ora:

1. Respira

Sentirsi nervosi può interrompere la normale respirazione: il respiro diventa superficiale e irregolare.

La prima cosa da fare quando arriva l’ansia, se vuoi contrastare il nervosismo con le sue spiacevoli manifestazioni, è mantenere un respiro regolare.

Fai un paio di respiri profondi e ritrova la tua respirazione normale.
Il respiro profondo ti aiuterà a rilassarti.

La respirazione diaframmatica è una potente tecnica di riduzione dell’ansia perché attiva la risposta di rilassamento del corpo.

 


 

2. Preparazione, preparazione, preparazione

Spesso siamo nervosi quando ci sentiamo poco preparati.

Più sarai preparato in anticipo, più ti sentirai a tuo agio e rilassato.

La preparazione può alleviare l’ansia in quanto aumenta il tuo livello di fiducia.

Assicurati di conoscere tutti i dettagli dell’evento: ora d’inizio, posizione precisa, codice di abbigliamento, l’argomento dell’incontro, il nome delle persone, le opzioni di parcheggio, le indicazioni per arrivarci, ecc.

3. Usa affermazioni positive

Un atteggiamento positivo può cambiare la tua prospettiva.

Le affermazioni positive ti aiutano ad aumentare l’autostima e la fiducia.

Ripetile ad alta voce:

  • “Sono fiducioso nelle mie capacità.”
  • “Posso raggiungere qualsiasi obiettivo.”
  • “Avrò successo!”
  • “Sono più forte della mia ansia.”

4. Non ammettere di essere nervoso

Uno dei peggiori autogol che puoi fare, è ammettere di essere ansioso.

Se da una parte hai il sollievo di sgravarti dal carico emotivo,
dall’altra porti tutta l’attenzione su di te e sul tuo nervosismo.

Esprimendolo, rendi evidente una cosa che (probabilmente) nessuno fino a quel momento ha notato.

Spesso le persone mettono in risalto la microscopica macchia sull’orlo della giacca che nessuno ha visto.

Se ti senti molto ansioso, parlane onestamente con un collega o un manager fidato.
Evita, tuttavia, di comunicarlo a tutti, se vuoi nascondere l’ansia sul lavoro.

 


 

5. Evita persone negative sul lavoro

Anche se non è sempre possibile, perché spesso le persone le abbiamo accanto nel lavoro, elimina o limita il tempo che trascorri con le persone negative.

Positività e negatività sono contagiose.
Sei hai intorno persone positive, diventi più positivo.

Pranza con qualcuno che ti incoraggia.

Proteggiti dai negativi, catastrofisti,
pessimisti e dai succhiatori di energia.

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

6. Parla più lentamente

Parlare velocemente è un segno di nervosismo.

Quando siamo ansiosi,
parliamo (dannatamente) troppo in fretta.

Per nasconderlo, fai uno sforzo consapevole per parlare più lentamente e chiaramente.

Prova a rallentare.
Fai una pausa tra le frasi e respira profondamente prima di continuare.
Scandisci le frasi e pronuncia distintamente le parole.

Anche se ti sembra di essere troppo lento, chi ti sta ascoltando, non se ne accorgerà.
Sarai riuscito così a nascondere l’ansia sul lavoro.

 


 

7. Ricorda le vittorie del passato

Per superare un momento di ansietà è molto efficace riportare alla mente un momento specifico in cui sei stato all’altezza, hai ottenuto apprezzamenti o hai ricevuto riscontri positivi:

  • la maturità o la tesi di laurea,
  • un apprezzamento da un cliente, capo, amico, partner,
  • la prima promozione,
  • l’acquisizione di un cliente importante,
  • la vittoria al torneo di calcetto della città, ecc.

Ricordare le esperienze di successo genera positività.

8. Festeggia i tuoi successi

Celebra i risultati che raggiungi, completare compiti impegnativi, raggiungere obiettivi, può creare fiducia, aiutarti a ricordare le tue capacità e il tuo valore sul lavoro.

Questo può anche darti la motivazione per superare i sentimenti di ansia.

 
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

9. Non agitarti

Un segno di nervosismo è l’agitazione:
toccarsi i capelli, controllare in modo ossessivo il cellulare, mordersi le unghie,
avere la gamba “ballerina”, ecc.

Evita movimenti rapidi, scatti,
mosse goffe o gesti nervosi che trasmettano sfiducia e ansia.

Combatti l’impulso di agitarti.

Ti sentirai (probabilmente) un po’ rigido, mentre cerchi di rilassarti e calmare le reazioni nervose del tuo corpo.
Rilassa i muscoli del viso in modo da non assumere espressioni accigliate o preoccupate.

Personalmente, preferisco passare per “ingessato” piuttosto che “tarantolato”.

10. Mantieni il contatto visivo

Come puoi pensare di nascondere il tuo nervosismo se i tuoi occhi vagano nervosamente per la stanza?

Sembrerai insicuro, e le tue parole perderanno effetto.
Forza. È una dichiarazione: “Ebbene sì, sono nervoso”.

Guardare negli occhi le persone (invece) comunica sicurezza,
calma e leadership.

11. Fai una domanda

Se hai un momento di difficoltà, vuoi nascondere l’ansia sul lavoro, poni una domanda in modo da spostare l’attenzione di colpo su altri, e non più su di te.

Questo ti darà il tempo di fare un respiro profondo, di calmarti,
e di raccogliere i pensieri per articolare meglio ciò che stai cercando di dire.

12. Trasforma l’ansia in eccitazione

Invece di essere nervoso e ripeterti (tutto il tempo) che ti senti nervoso,
prova a sentirti eccitato e ripeterti che ti senti eccitato.

Incanalando i tuoi sentimenti e trasformando il nervosismo in eccitazione, tenderai a concentrarti sui risultati positivi, invece che su tutte le cose che potrebbero andare storte perché ti senti nervoso.

13. Non combattere il nervosismo

L’ansia è una sensazione, è semplicemente una reazione emotiva,
in quanto tale è possibile accoglierla e accettarla.

L’accettazione è fondamentale, perché più resisti e cerchi di eliminare l’ansia,
più aumenti gli effetti del nervosismo.

Infatti, tante problematiche sono effettivamente causate dal tentativo di sopprimere l’agitazione.

Accettare l’ansia non significa rassegnarsi a questa sensazione spiacevole

Vuol dire invece accettare la realtà così com’è in questo momento.

Siediti in silenzio.
Apri le porte ai tuoi sentimenti nervosi.

Lascia libero sfogo a queste spiacevoli sensazioni, per tutto il tempo che vogliono.
Non porre un limite.

Ci si sente a disagio per qualche minuto,
poi ci si inizia a sentire molto meglio.
L’ansia defluisce e se ne va.

14. Fatti domande per sfidare i pensieri ansiogeni

Saper domare i desideri, i pensieri e il comportamento, vuol dire sapere gestire le emozioni e gli impulsi,
incanalare quell’energia in attività positive non è cosa facile.

E non è da tutti.

Utilizza il tuo monologo interiore per influenzare il modo in cui ti senti e ti comporti.

Poniti domande potenti.

Sostituisci i pensieri eccessivamente negativi con pensieri più realistici.
Chiediti:

  • “Questa preoccupazione è davvero realistica? È così probabile che accadrà?”
  • “Se il peggior risultato possibile accade, che cosa potrei fare?”
  • “È davvero così? Oppure sto esagerando, ampliando e ingigantendo tutta la questione?”

Parla a te stesso positivamente. Parla a te stesso come se parlassi a un caro amico.

La cosa peggiore che puoi fare è sederti passivamente e ossessionarsi con pensieri di ansia e negatività.
Non ne uscirà niente di buono!

9 domande per capire quanto sei pronto per la leadership – parte 2

sei leader

LEGGI ANCHE LA > PARTE 1

Allora … quanto ti senti pronto a “comandare”?

Non importa quanto desideri qualcosa, a volte, potresti non essere pronto.
Semplicemente.

Un ruolo di leadership è un’eccitante prospettiva per ogni professionista, ma come tutte le cose nella vita, devono venire al momento giusto.

Vuoi i soldi e il prestigio ma raramente consideri il fatto di essere pronto per questa grande promozione.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.


Se cerchi solo la posizione, il denaro o l’ufficio più grande con vista-sul-centro-città, se la tua immagine di leader si basa su potere, fama, denaro, macchine veloci e borsette di lusso.

Se vuoi solo gloria ma nessuna responsabilità, la leadership non fa per te. Almeno non ancora.

Devi ancora maturare un po’!

Nessuno vuole lavorare per un leader che è preoccupato solo del proprio tornaconto. Il suo successo.

I grandi leader non occupano solo posizioni. Esercitano un’influenza (con il loro comportamento e come trattano le persone) per produrre cambiamenti.

Influenzano le persone per garantire l’eccellenza e raggiungere l’obiettivo comune.
Guidano con l’esempio.

Se queste le domande della parte 1 ti hanno messo in difficoltà o hanno posto dei dubbi sul tuo “essere leader”, non farne un dramma!

Non significa che tu debba rinunciare dall’assumere una posizione di leadership.

 


 

Non mollare l’idea di essere un leader

Se non sei pronto in questo momento, puoi sempre lavorarci. Mantieni una mente aperta e un atteggiamento positivo.

Iscriviti a un corso di formazione, lavora con un coach professionista. Puoi sempre imparare a superare i tuoi limiti e atteggiamenti negativi.

Probabilmente sei troppo egocentrico per essere un leader veramente efficace e stimolante.
La leadership non è (solo) su di te!

Si tratta di persone, di opportunità create e problemi da risolvere.

Se la leadership non è per te, cerca altri ruoli influenti nella tua azienda che non richiedono la gestione delle persone. Probabilmente troverai lo stesso ruoli prestigiosi e autorevoli.

Essere un leader può essere gratificante ma anche molto frustrante. In alcuni frangenti, lo stipendio più alto o l’ufficio più grande non compensa l’insoddisfazione che potresti sentire!

 


 

Essere leader: non aspettare di essere “veramente pronto”

Iniziare il tuo cammino di leadership. È il passo più importante che tu possa fare.

Non aspettare troppo. La verità è che non sarai mai (davvero) pronto!
Muoviti ora o potresti non partire mai.

Per iniziare, non devi aspettare di essere preparato, di essere perfetto o di sapere tutto. Hai scelto il tuo obiettivo, hai raccolto tutte le informazioni necessarie, valutato i rischi e individuato le azioni da fare.

Hai capito che, potresti leggere e informarti per giorni o per anni, ma non saprai mai tutto quello che c’è da sapere.

A un certo punto dovrai fermarti, respirare e… buttarti!

All’inizio non ti sentirai mai completamente pronto perché stai andando oltre la tua abituale zona di comfort, stai prendendo una strada stimolante e affascinante ma anche ignota e (forse) piena d’insidie. Allora… quando lo farai?

  • Dopo un’altra lunga e meditata riflessione?
  • Dopo averci dormito sopra un’altra notte?
  • Aspettando il segnale dal cielo o un sogno?
  • Oppure semplicemente aspettando un altro “domani”?

“Se tu fallissi potresti essere deluso,
ma sarai dannato se non provi.”

Beverly Sills

Se rinunci quando fallisci, non imparerai mai nulla. Guarda invece il fallimento come un’opportunità, come l’inizio di un nuovo viaggio.

  • Cosa ti blocca?
  • Cosa ti tiene a terra?
  • Paura? Di sbagliare e di fallire?
  • Di esser deriso? Criticato?
  • Di aver deluso le aspettative?

 
POTENZIA LA TUA LEADERSHIP > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

Se non provi, non puoi crescere e non puoi avere successo

Nessuno (ripeto nessuno) ha raggiunto ricchezza, fama e successo senza cadute, spesso gravi, ma anche errori ingenui ed evitabili. Errori che ti riportano (amaramente) al punto di partenza.

Ma quando torni indietro, hai un vantaggio … conosci già la strada!

Puoi tornare al punto (dove ti sei bloccato) più velocemente e spingerti oltre l’ostacolo con rinnovata energia.

Le circostanze sfavorevoli … plasmano il tuo carattere!

“Le circostanze esterne non fanno l’uomo,
lo rivelano a sé stesso.”

James Allen

Ognuno ha situazioni e responsabilità da affrontare. Alcune non si possono cambiare, ma una cosa che puoi cambiare … è te stesso.

Quello che più conta è il tuo atteggiamento e le tue convinzioni, come ti vedi e cosa vuoi ottenere. Una volta che hai deciso dove vuoi andare, chi vuoi essere e cosa vuoi fare …sarà impossibile fermarti.

Essere leader? Se credi di avere successo, lo avrai

Fai il primo passo, anche se hai paura di fallire.

Se guardi al fallimento come un’opportunità, come l’inizio di un nuovo viaggio, scoprirai che l’esperienza ti aiuterà e la prossima volta che farai la stessa cosa, la farai meglio.

Ma se non provi, non lo saprai mai. Demordere a prescindere. Rinunciare per paura di fallire … questo è il fallimento più amaro!

9 domande per capire quanto sei pronto per la leadership – parte 1

sei leader

Desiderare il titolo di team leader, lo stipendio migliore e il prestigio della leadership non basta.

Non tutti sono tagliati per essere capi. Per essere leader. Considera la possibilità che potresti non essere ancora pronto per questo passo.

Almeno non ancora.

Senza mancare di rispetto per i lavori usuranti, come ho scritto nel mio primo libro “Autorevolezza – strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi”, non importa se hai studiato tanto, poco conta se dirigi 2 o 200 collaboratori … essere leader non è (e non sarà mai) comodo.

La leadership riguarda più il tuo modo di essere che il ruolo stampato sul tuo biglietto da visita. Titoli e le competenze sono importanti, ma non diamole per scontate.

I giovani team leader sono spesso impreparati ad affrontare la gestione di un gruppo, davanti ai problemi che sorgono o li ignorano o reagiscono male.

Secondo un recente studio sulla leadership …

quasi il 40 per cento dei nuovi leader e responsabili fallisce entro i primi 18 mesi.

Inoltre, molti di loro scoprono che non è quello che si aspettavano oppure comprendono di non avere le competenze per fare bene.

A volte è solo sfortuna, spesso è un problema di approccio, di mentalità, di mancanza di “fame” e di grinta, di pensieri negativi e credenze depotenzianti che s’insinuano nella mente e minano la possibilità di fare una grande carriera.

Ecco 9 domande che devi porti con onestà

Queste domande per aiutarti a considerare quanto la leadership è parte di te.

Le risposte che darai ti aiuteranno a capire se sei realmente tagliato per comandare.
Chiediti con onestà se hai davvero le caratteristiche del leader.

 

1.

Vuoi gestire gli altri ma sai gestire te stesso?

2.

Quanto sai gestire l’imprevisto e l’incertezza?

3.

Quanto sai perseverare davanti gli ostacoli?

4.

Punti tutto sulla tua competenza e sui risultati?

 


 

5.

Riesci a essere ambizioso senza essere
un “tritatutto”?

6.

I conflitti e le discussioni ti creano agitazione?

7.

Sai gestire le persone senza ricorrere
ad atteggiamenti dittatoriali?

 


 

8.

Come ti rapporti con i giudizi, le critiche e le gelosie?

9.

Sei disposto a sentirti maledettamente solo?

 

Sei leader? Come valuti la tua attitudine a “comandare”?

 
CONTINUA A LEGGERE LA > LA PARTE 2

Perdere il lavoro: la domanda giusta che devi farti

perdere il lavoro

Foto di Engin_Akyurt da Pixabay

“Le notti insonni generano grandi idee o grandi mostri.”
Filippo Alosi

Perdere il lavoro. Paura del futuro. Non sapere cosa fare.
A certe incognite non si può rispondere con slogan e frasi fatte.

Soprattutto quando accade qualcosa (magari di inaspettato) che ha un impatto sulla tua carriera. La tua vita.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

La perdita del lavoro è un evento molto stressante. Potrebbe essere l’esperienza con un maggior impatto emotivo della tua vita. È molto di più del sostentamento economico.

Influenza il modo in cui ti vedi e anche la percezione di chi ti circonda.

Perdere il lavoro: che cosa succede adesso? Come sarà il futuro?

La perdita di lavoro, improvvisa o no, genera in ogni persona un mix (ansiogeno) di emozioni.
Smarrimento, incertezza, tristezza e rimpianto. Frustrazione.
Rabbia.

Emozioni che se non ben gestite, sul lungo termine, possono portare a blocchi e problematiche psicologiche anche importanti.

  • Non so cosa fare!
  • Perché è successo?
  • Ce la farò? Sono davvero bravo?
  • Sono tenace? Persistente? Costante?
  • Arriverò mai da qualche parte?
  • Avrò mai un’altra chance?

È il momento di un faccia-a-faccia con l’unica persona che può rispondere a questa domanda… tu!

 


 

Preparati a lasciare la tua zona di comfort se vuoi superare la perdita del lavoro

Allarga i tuoi orizzonti.

Decidi nuove azioni.
Ti ritroverai a prendere nuove decisioni.

La vita cambia costantemente.
Dovrai riconsiderare più volte la “direzione” del tuo viaggio.

Rimanere dove sei, è una garanzia per rimanere marginale.

Se non ti spingi al di là della tua “zona di comfort”, se non chiedi di più a te stesso,
hai scarse probabilità di successo.

 
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

Non rotolarti nel dilemma “Che cosa succede adesso?” non è la domanda giusta

L’unica cosa che conta è … il tuo atteggiamento!

Se decidi di ricercare nel tuo settore di provenienza, oppure decidi di cambiare e … lavorare nel sociale,
aprire un agriturismo nella cascina che hai ereditato oppure se rimani senza lavoro (speriamo di no!) …
quello che più conta è il tuo approccio e le tue convinzioni.

Come vedi te stesso e cosa vuoi ottenere.

Una volta che sai come affronterai la situazione … “Che cosa succede adesso?” avrà la sua risposta!

La domanda è piuttosto “COME affronto quello che succede adesso?”

  • Quale sarà la tua prossima mossa?
  • Come affronti gli ostacoli?
  • Come gestire le attese? Le frustrazioni?
  • Ridiscutere le tue credenze e le tue certezze?
  • Come puoi trovare la forza per andare avanti?

Devi trovare dentro di te la forza.
E andare avanti.

La perseveranza è la dote che ti permette di andare oltre la fatica e le circostanze.

 


 

Ti sei già chiesto quanto riesci a perseverare di fronte gli ostacoli?

Non ti arrendere davanti agli ostacoli e alle difficoltà.

Se le cose ti sono sempre arrivate con poco sforzo o solo per fortuna, potresti non aver mai allenato i “muscoli interiori”, necessari quando la strada si fa in salita.

Non ritenere l’ostacolo insormontabile.
Metti energia e tempo per superare difficoltà e impedimenti.

Quando ti capita di perdere il lavoro, vorresti nasconderti per vergogna o imbarazzo. Piuttosto, entra in contatto con le persone con cui hai avuto buoni rapporti di lavoro e utilizza community online come LinkedIn.

Ti aiuta a esprimere le tue paure e i tuoi sentimenti. Avere una prospettiva migliore e magari nuove opportunità.

Perdere il lavoro: la perseveranza fa la differenza

Dovremo imparare da quelle persone che hanno sempre lavorare sodo.

Hanno sviluppato determinazione, costanza e forza di volontà per padroneggiare una nuova abilità o superare un ostacolo.

Non se ne esce fuori, senza un impegno straordinario (nel senso di non-ordinario).

Quando la salita si fa dura, quando (sembra) che non c’è alcuna ragione di continuare,
quando tutto intorno a te invita a mollare, arrendersi, rinunciare, a non continuare …
proprio a quel punto, se vuoi ottenere qualcosa dalla vita, …

… devi perseverare

Nonostante gli ostacoli che incontri sulla tua strada.

Davanti alla paura del futuro non paralizzarti … pazienza e perseveranza.
Prova e riprova. Credimi.

Ce la farai!

Comunicare con il team di lavoro: 9 spunti

Comunicare con il team di lavoro: 9 spunti

Sei il leader del tuo team.
È il momento di entrare nel concreto.
Fornire il tuo appoggio e aiutare chi ti circonda.

Far sentire che ci sei.

Sostieni e incoraggia la “tua gente”. Costantemente,
Fai sentire che sei un capo attento e presente anche e soprattutto in questi momenti difficili.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Sei il leader del tuo team

Devi trasmettere fiducia e importanza a ogni singola persona.
Diventa un supporto attivo e concreto per ognuno di loro.

Fai sentire la tua presenza.
Fai sentire la tua squadra importante.

1. Sii trasparente, chiaro e diretto

Non nascondere, raddolcire o minimizzare i fatti.
L’autenticità ti fa guadagnare la stima delle persone.

Evita i FORSE e i MA. Parole dispersive come “Giusto?” -“Vero? “portano inazione e confusione.

Il bisogno di addolcire il messaggio (quando vuoi comunicare con il team) ti induce a utilizzare parole dispersive che tolgono energia e incisività alla tua comunicazione.

 


 

2. “Buon lavoro” sono solo parole vuote se non entri nel concreto

Evita di minimizzare.

Non confortare sdrammatizzando le preoccupazioni.
Non negare l’evidenza con banali frasi di circostanza.

Se ignori l’ansia,
il tuo team penserà che non ti importi.

Non basta dire “Buon lavoro!” per comunicare con il team.

Sporcati le mani. Anche tu.
Ora più che mai.

Ti viene voglia di pedalare quando qualcuno (a fianco a te) comincia a pedalare.

3. Specifica quello che intendi dire

Evita di comunicare con il team in modo troppo indiretto, con domande che inducono alla riflessione o all’analisi.

Non stiamo parlando con bambini, lascia da parte gli indovinelli e vai dritto al sodo.
Se c’è qualcosa che devi dire, dillo, altrimenti meglio tacere!

Devi essere specifico. Diretto.

Spiega, esattamente quali azioni devono essere intraprese.
Quali comportamenti non ti sono piaciuti.

 


 

Non nasconderti.
Quando il mare è agitato, il capitano dovrebbe camminare sul ponte.

4. Rinforza la fiducia dei tuoi collaboratori

Chiediti spesso: “Come posso rafforzare la fiducia del mio team?”
Onora il lavoro di coloro che ti circondano.

Lascia che la tua gente sappia che conta.
Pensa quanto sono speciali-loro, non quanto sei speciale-tu.

Condividi esperienze, spiega le azioni e dai la possibilità di esplorare nuove opportunità.
Ringrazia il tuo staff.
Spesso.

5. Dimentica il tuo titolo o posizione

Non innamorarti di dare consigli.

Dai consigli con semplicità. È inebriante se qualcuno cerchi il tuo aiuto.
Tieni i piedi per terra.

Pretendi di più da te stesso che dai tuoi collaboratori.

Non dire mai “Io sono il capo”, a meno che tu non debba assumerti la piena responsabilità.
Oggi più che mai!

6. Dai supporto alle persone del tuo team

Ripensa alla tua vita.
Scommetto che ricordi ancora con ammirazione chi ti ha aiutato.

Includi tutti i collaboratori nelle riunioni e nelle discussioni.

Non emarginare,
escludere o escludere una sola persona.

7. Ascolta … davvero!

Ascolta cosa hanno da dire le persone, prima di esprimere il tuo punto di vista.
Non interrompere.

Usa le loro idee per migliorare il lavoro.
Fai sapere ai tuoi dipendenti che hai usato la loro idea o incoraggiali a implementarla.

Ascoltare va oltre il semplice “sentire” … è empatia.
Esprime interesse. Mostra rispetto. Riconosce il valore.

Crea fiducia. Rafforza la connessione.
Aumenta l’efficacia e l’efficienza.

Se sei disposto a metterti in discussione e cerchi costantemente evoluzione e crescita vuol dire che sei … un leader.

Un grande leader.

8. Non finire le frasi per comunicare con efficacia

Consenti al tuo collaboratore di concludere il suo discorso.

Devi contenere la voglia irrefrenabile d’interrompere per aggiungere qualcosa,
per correggere, per dire la tua, per stringere i tempi.

Se finisci tu le frasi non gli offri la libertà di esprimersi,
di esternare e di creare un contatto
.

Così facendo sprechi solo tempo,
deprimi chi parla e riduci la comprensione del discorso.

 


 

E poi … sei così sicuro di sapere già tutto in anticipo?

E se per caso avessi mal interpretato le sue intenzioni?
Daresti vita a una serie di equivoci e malintesi (che ti faranno perdere ancora più tempo) che possono compromettere un rapporto o il buon esito di un progetto.

E anche ammesso che, grazie all’esperienza o all’intuito,
avessi davvero anticipato i propositi del tuo collaboratore in ogni caso, se interrompi,
ti stai precludendo la possibilità di capire “come” si sta esprimendo,
il vero messaggio nascosto, il “non detto“.

È davvero sicuro e tranquillo come dice?
È davvero disponibile o lo è solo perché non se la sente di dire “NO” al capo?

9. Evita d’interrompere il tuo collaboratore

“La cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto.”
Peter Drucker

Ci sono tanti buoni motivi per ascoltare e non interrompere il tuo collaboratore.

Non è una questione quantitativa, ti bastano anche solo pochi minuti ma devi fare uno sforzo d’interesse,
di concentrazione e d’attenzione, per mostrare realmente la tua disponibilità verso il tuo collaboratore.

È facile capire perché i buoni ascoltatori sono leader tanto apprezzati e ricercati!

Credo che ognuno di noi debba riflettere su come comunicare con efficacia,
ascoltare e comprendere veramente gli altri.

  • Sei aperto al dialogo o stai semplicemente sentendo cosa gli altri ti stanno dicendo?
  • Sei realmente capace di mettere da parte i tuoi pensieri?
  • Ascoltare con attenzione e accogliere l’altro senza giudicare?

Il percorso di coaching: investi su te stesso – parte 7

il percorso di personal coaching

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 7
 

“Conquista te stesso, non il mondo.
Cartesio

Quanto tempo ti ci è voluto? Pochi anni?
Diversi mesi oppure neanche il tempo di finire la prova lavoro?

Ti è bastato poco.

Molto poco … per capire che tutti i libri che hai letto, i diplomi e la laurea che (faticosamente) hai ottenuto, i corsi che hai frequentato, la capacità lavorativa che hai … non sono le uniche chiavi per aprirti le porte del successo.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Le qualità personali non si sviluppano seguendo un corso o leggendo un libro

L’attitudine, il giusto approccio con le persone, la gestione dei collaboratori (non userò mai la parola risorse),
le relazioni extra lavorative.

Saper reggere l’attesa e la pressione, gestire l’ansia, lo stress, l’insuccesso, difficilmente si sviluppano seguendo un corso, un workshop, un video tutorial o leggendo un libro (pur validi che siano).

Se non è cambiato niente.

Oppure è cambiato poco,
significa che non è quello di cui hai bisogno.

E allora cosa fai?

Continui a cercare, ovvio.

Continui a cercare le risposte. Si dice che chi-cerca-trova.
Google è perfetto per darti le risposte che cercavi.

E infatti ne trovi tante.
Tantissime.

Purtroppo … le conosci già. Chissà quante volte le hai lette.
Quante volte le hai già sentite.

Le risposte che trovi sono generiche e tutt’altro che incisive

Il problema che (spesso) sono risposte standard e poco personalizzate.
Generiche e tutt’altro che incisive.

 


 

E allora continui a cercare. Ancora.
Inseguire, bramare, tentare.

E non guardi nell’unico posto, dove troveresti le risposte che stai cercando.

Guarda dentro di te

Il mio obiettivo di coach non è darti le risposte ma aiutarti a “scoprire le tue risposte”.
Sei tu che devi rispondere alle domande. Non io.

Possono sembrarti domande facili ma (in realtà) non lo sono. Per niente.
C’è un mondo dentro. Il tuo.

Provaci, dai:

  • Dimmi chi vuoi diventare?
  • Cosa ti aspetti da te stesso?
  • Dimmi, dove stai andando?
  • Come farai a sapere quando sei arrivato?
  • Che cosa posso fare (veramente) per te?

Lo sai che i leader più esperti pensano che i giovani desiderano il successo su un piatto d’argento.
Senza lottare. Ah no?

Dimostra che si sbagliano.

Alza i tuoi standard personali

Bassi standard portano alla mediocrità.

Se non ce la fai, riprova.
Riprova ancora.

Fai le cose difficili.

La facilità, la comodità ti fa diventare molliccio, arrendevole, fragile.
O forse molliccio lo sei già?

Sviluppa la tua capacità di “attraversare” la delusione e la frustrazione

Le lotte di oggi,
ti porteranno da qualche altra parte … domani.

Non lasciare che i leader più esperti raccolgano al posto tuo.
Smettila di parlare. Smettila di sognare.

Fantasticare. Entra nel concreto.
Fai qualcosa.

Non piagnucolare. Risolvi i problemi.

Non essere tu il collo di bottiglia

Perché non stai chiedendo feedback?
Non smettere di farti domande.

Persegui la chiarezza, fatti più domande:

  • Sei consapevole dei tuoi punti di forza e di debolezza?
  • Sai gestire le tue reazioni … e quelle degli altri?
  • Le attese, la frustrazione?
  • Quanto riesci a reggere l’insuccesso?

È qui che devi concentrare i tuoi sforzi.

Se non vuoi entrare (anche tu) nella statistica dei fallimenti da leadership.

Cercavi risposte e invece sono io a farti domande …

e le risposte le devi dare tu.

Provaci ancora dai …

  • Ti senti un modello per il tuo team?
  • Sai creare entusiasmo nel tuo staff?
  • Sei sempre motivante nel comportamento e nelle parole?
  • Hai una personalità dinamica che coinvolge chi ti sta intorno?
  • C’è qualcuno nella tua squadra che hai lasciato fuori, ignorato, deluso?

“Fare” il percorso di personal coaching vuol dire diventare consapevole che la motivazione del tuo staff passa inevitabilmente (e inesorabilmente) da te.

Investi su te stesso: il percorso di personal coaching!

  • Che cosa stai aspettando?
  • Qual è il tuo prossimo passo?
  • Che cosa stai imparando?
  • Dimmi che cosa farai, in modo diverso, la prossima volta?
  • Hai capito cos’è il coaching?

Se c’è qualcosa che deve cambiare nel tuo modo di lavorare, prendi provvedimenti.
Investi su te stesso. Passa all’azione.

Forse hai bisogno di maggiori informazioni?
Hai sentito “parlare di coaching” ma non hai mai davvero fatto il primo passo?

Lascia che ti spieghi cos’è (per me) il percorso di personal coaching. Contattami per un incontro conoscitivo online (gratuito e senza vincoli).

Il percorso di coaching: frasi che non ti dirò mai – parte 6

una sessione di coaching

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 6
 

Le parole sono importanti.

Nella mia professione di coach durante le sessioni di coaching, le parole devono stimolare, ispirare e spronare
ma possono anche scostare, confondere o stancare.

Ci vuole attenzione, moderazione e competenza.

Una cosa è certa …
ecco 9 frasi che sicuramente non mi sentirai mai dire durante le mie sessioni di coaching:

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

1. “Fai questo e non fare quello

Se c’è una cosa che (come coach) evito, accuratamente nelle sessioni di coaching è …
dirti cosa-fare, cosa-scegliere, dove-andare.

La responsabilità è tutta tua.
Solo tua.

Non è mia la responsabilità di risolvere i tuoi problemi oppure raggiungere i tuoi obiettivi per te.

Il mio obiettivo è sostenerti, sfidarti, ascoltarti, stimolarti, incoraggiarti, condividere feedback e offrirti qualsiasi altra cosa nel mio kit-di-strumenti per aiutarti a raggiungere gli obiettivi che sono importanti per te.

2. “Ecco le risposte che cercavi

Coaching non è consulenza.

A differenza di un consulente, che è assunto per fornire le risposte, non è nel ruolo del coach conoscere tutte le risposte e risolvere i problemi del cliente.

Il mio obiettivo di coach non è darti le risposte ma aiutarti a “scoprire le tue risposte”.
Sei tu che devi rispondere alle domande. Non io.

Sei tu che devi dare le risposte a domande che sembrano facili, ma (in realtà) non lo sono, per niente.
C’è un mondo dentro. Il tuo.

Provaci, dai, eccone alcune:

  • “Dimmi chi vuoi diventare?”
  • “Cosa ti aspetti da te stesso?”
  • “Che cosa stai aspettando?”
  • “Dimmi, dove stai andando?”
  • “Che cosa posso fare (veramente) per te?”

 


 

3. “Cercherò di essere breve, ti spiego

In una sessione di coaching non mi dilungo in lunghe e fumose teorie.
Anzi di teoria c’è né molto poca. Quasi niente.

La teoria è controproducente in questi casi.
Cercheresti di approcciare tutti i problemi in modo meccanico tentando di applicare quello che hai sentito.

I problemi che incontri nel lavoro non hanno niente a che fare con quello che hai studiato.
Te ne sei accorto, vero?

4. “Fai come se fossi un tuo amico

Chi ha un amico ha trovato un tesoro.
Inestimabile, aggiungo io.

Coaching non è amicizia.

Un caro amico/a (pur con la buona volontà e la buona fede) non ti farà le domande difficili che devono essere fatte, non sarà imparziale e non riuscirà a portare l’efficace prospettiva di un professionista.

Non coinvolto e non giudicante.
E per questo più efficiente.

 


 

5. “Scaviamo nel tuo passato per capire meglio

Coaching non è terapia.

Non si concentra sul passato, guarigione di profonde ferite emotive o risolvere i sintomi quali ansia o depressione, ad appannaggio di specialisti del settore.

Il coaching si basa prevalentemente sul presente e ciò che sarà il futuro.

6. In una sessione di coaching non sentirai frasi da pseudo-guru per “pompare” la tua motivazione

Nessuna sessione di coaching improntata solo su slogan motivazionale,
facili frasi a effetto o teorie sulla motivazione.

Come perché?

Se anche tu hai avuto, come tutti, problemi di motivazione, sai perfettamente che se qualcuno ti dà una pacca sulla spalla e ti dice: “Dai, forza motivati!” non ti sarà di grande aiuto.

7. “Scusa … rispondo un attimo a un’altra telefonata e poi continuiamo

Quando sono con te in una sessione di coaching,
sei l’unica persona con la quale interagisco.

Sono completamente focalizzato su di te.
Il tempo (che hai pagato) nelle sessioni di coaching è esclusivamente per te.

8. “Ecco una dritta miracolosa

Mi spiace … nessuna soffiata miracolosa o trovata geniale.

Non esistono.
Almeno secondo me.

Serve mettersi in gioco.
Altro che dritta miracolosa!

Ecco perché, nonostante la grande offerta di corsi, seminari, libri e blog imbattersi in grandi personalità è così difficile.

9. “Fidati di me” – “Credi in me

L’onestà e la correttezza non si dichiarano a parole,
ma solo attraverso fatti concreti.

Perché tutti questi proclami riguardo sincerità e integrità?

Essendo sicuro della mia proposta formativa, l’ultima cosa che penso è proclamare, annunciare e “mettere sul piatto” la mia correttezza e la mia professionalità.

Ho fiducia che trapeli attraverso i miei gesti, le mie parole,
i fatti o la mia consulenza.

Se c’è qualcosa che deve cambiare nel tuo “modo” di lavorare, prendi provvedimenti.
Investi su te stesso. Passa all’azione.

“Fai” coaching.

Il percorso di coaching: 7 motivi perché resisti – parte 5

percorso di coaching individuale

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 5
 

Ho notato (nella mia esperienza) diversi motivi ricorrenti per cui alcune persone (pur interessate alla loro crescita professionale e affascinate dal coaching) esitano e “resistono” a intraprendere un percorso di coaching individuale.

Ecco alcuni motivi che causano “resistenza” nell’approcciare il coaching:

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

1. Mancanza (presunta) di tempo

Molte persone fanno fatica a dire NO, sono sempre di corsa.
Sono sempre indaffarate.
Prese da un turbinio di azioni.

Altre volte, il non-avere-tempo nasconde la paura (inconscia) di affrontare una
situazione o di lanciarci in una nuova impresa.

Oppure – semplicemente – stanno attraversando un momento di transizione, di cambiamento,
e non se la sentono di buttarsi in un’altra “avventura”.

2. Paura di passare all’azione

Per molte persone è più rassicurante fare corsi, frequentare workshop, comprare libri, video tutorial … parlare, teorizzare, disquisire … che passare all’azione!

Conoscono tutta la teoria,
ma non “scendono” nella pratica restando sempre al punto di partenza.

 


 

3. “Un giorno lo farò …”

Parliamo spesso al futuro o al condizionale: “Farò” o “Vorrei”.

Abbiamo paure che ci impediscono di passare subito all’azione.

Camuffiamo i nostri timori parlando senza sosta di ciò che faremo.
Un giorno.

Non viviamo il presente perché è influenzato dal suo passato. Temendo che si possa ripetere un’esperienza spiacevole .. continuiamo a rimandare.

4. Paura di mettersi in gioco

Se facciamo quello che abbiamo sempre fatto, otterremo sempre gli stessi risultati.

Se non usciamo allo scoperto, non succederà mai niente di stimolante,
di vitale o di esaltante.

Spesso piuttosto che metterci in gioco,
ce la prendiamo con la fortuna, il caso o il destino.

 


 

5. “Coaching? Non sono mica incompetente”

Iniziare un percorso di coaching non vuol dire essere impreparati,
incompetenti o incapaci.

Coaching non è un atto d’accusa verso la nostra competenza o un’indicazione della nostra non-capacità di raggiungere gli obiettivi.

6. Paura di non riuscire

Nella vita, se decidiamo di-scendere-in-campo, saremo feriti più e più volte.
Più sei stato ferito, più hai paura di essere ferito di nuovo.

Più hai paura di essere ferito di nuovo, più sviluppi meccanismi (soprattutto inconsci) di auto-protezione e di evitamento che per difenderti “stroncano” sul nascere
qualsiasi velleità di carriera.

7. “Tutta colpa del capo, collega, ecc. … “

Alcune persone sentono che la loro carriera non è mai decollata.
Si guardano indietro e vedono fallimenti causati da circostanze al di fuori del loro controllo.

La colpa è da attribuire solo all’esterno (il capo menefreghista, il collega traditore, la sfiga, il Mercato fluttuante, ecc.). Nessuna assunzione di responsabilità delle proprie azioni.

A questo punto del loro percorso professionale, il coaching è visto come inutile (anche se interessante), superfluo o tardivo perché non serve a “riparare il torto”,
non riesce a “assolvere” il fallimento.

E il costo di un percorso di coaching individuale ?

Nella mia esperienza, il costo non rientra nelle “resistenze”, perché le persone lo vedono come un investimento sulla loro persona.

Generalmente, chi è determinato, chi desidera dare una svolta, chi è stufo dei soliti risultati,
chi vuole lavorare su se stesso non ha bisogno di “spinte”.

Infatti se c’è una cosa che non faccio mai con un potenziale cliente che desidera iniziare
un percorso è … convincere, persuadere, vendere, trattare, promuovere.

Sentirsi eccitati all’idea di intraprendere un percorso di coaching individuale è di per sé già un grande indicatore.

Il percorso di coaching online: funziona? – parte 4

coaching online

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 4
 

La hall dell’hotel**** vicino la Stazione Centrale, la biblioteca dell’Università,
lo snack bar di fronte l’Università,
il locale trendy di Milano (all’ora dell’aperitivo),
i tavolini esterni del bar trendy (sempre all’ora dell’aperitivo),
la saletta interna del bar trendy (non all’ora dell’aperitivo – ma quanta gente c’è in giro a Milano!)

e ancora …

il retro del salone di estetica, la saletta riunioni dello studio del professionista del centro,
l’area di servizio appena fuori Saronno all’autostrada Laghi (la Como-Milano per interdirci per chi non conosce la zona) … l’ufficio-figo della società di formazione, l’ufficio-finto-figo del cliente di turno.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

No.
Non sono posti dove ho fantasticato di “famolo strano” (come nel film di Verdone).
Sono le location” dove ho “fatto coaching”.

Cui bisogna aggiungere ovviamente … lo studio di casa mia, l’ufficio di Lugano, … il cellulare e la videoconferenza!

Personalmente non mi sono mai posto il problema.
Lascio sempre la scelta…. Mi adeguo.
Dove preferisci. C’è gente… rumore … ma se va bene a te!

Se mi chiedi come preferisco “fare” coaching ti rispondo …

un luogo comodo e tranquillo, dove ho la possibilità di incontrare personalmente la persona,
stringere la mano, ottenere un buon contatto visivo,
“sentire” la presenza fisica, costruire un rapporto.

Ma se mi chiedi quale modalità ritengo più efficace, ti rispondo immediatamente …
il cellulare!

È la mia modalità più efficiente.

Indossare le cuffiette…parlare al cellulare… gironzolando (in tuta) per casa.

Camminare-senza-meta mentre parlo al telefono,
è un’azione automatica (e inconscia) che mi serve a “tagliare” fuori tutti gli altri stimoli sensoriali.

Permette di concentrarmi maggiormente sulla conversazione.
Per me funziona. Ma soprattutto funziona anche per il coachee!

 


 

Il coaching online funziona?

Anni fa (in effetti) era poco efficace.
C’erano problemi di connessione.

Spesso le parole arrivavano a singhiozzo … l’immagine si bloccava… dovevi aspettare che si riconnetteva. Spesso si “rompeva” nel punto focale.

Oggi non ci sono più questi problemi.

La connessione generalmente è molto buona.
Una sessione online ben organizzata e pianificata è altrettanto efficace quanto quella faccia-a-faccia.

Nella mia esperienza (oramai di anni), il coaching online può essere profondo e trasformativo.
Ti aiuterà a raggiungere i tuoi obiettivi, come qualsiasi altra sessione di coaching.

A volte, le sessioni di coaching online possono rivelarsi ancora più efficaci,
poiché impari a concentrarti solo sulla “conversazione”.
Nulla interrompe la tua concentrazione.

 


 

Il coaching online funziona? Si .. se funziona il coach!

Online, telefono, in presenza?
Quello che più conta è… il coach.

È il professionista che deve essere capace. Competente.
Deve saper “tirar fuori il meglio”. Trasmettere fiducia.
Riservatezza.

Supportare lo sviluppo personale e professionale,
fornire feedback forti e stimolare l’azione.

La persona deve sentirsi “al sicuro”.

Quando conviene utilizzare la videoconferenza o il cellulare?

A volte non ci sono proprio alternative.
La distanza è l’ostacolo chiave.

Ho contatti via skype in tutta Italia, in Svizzera (dove abito) e nel resto d’Europa.
In effetti basta una connessione Internet e … parlare italiano!

Coaching è innanzitutto ascolto sincero e completo

Ascoltare con una mente aperta e curiosa.
Trovo che questo sia davvero più facile al telefono.

Non ci sono distrazioni.
La voce rivela le emozioni tanto quanto il linguaggio del corpo … pause, tono, esitazione, scelta delle parole, ecc.

I vantaggi del coaching online

  • Ti puoi connettere dalla comodità e dalla privacy della tua casa o del tuo ufficio
  • Non sprechiamo tempo prezioso (in traffico e spostamenti)
  • Abbiamo maggiore flessibilità nella programmazione delle sessioni
  • Eliminiamo le restrizioni geografiche
  • Si crea una zona di comfort emotivo (nessuna pressione dal contatto visivo diretto)
  • La comunicazione è più profonda e mirata (livello di attenzione più alto – meno distrazioni)
  • Le tariffe sono più vantaggiose rispetto gli incontri faccia-a-faccia
  • Permette di connetterti dove ti senti più comodo! (auto, treno, ufficio, casa, hotel, ecc.)
  • Sei più rilassato e confortevole nel tuo spazio
  • Possibilità di connetterti anche “fuori orario” (la sera, sabato mattina, ecc..)
  • Non richiede investimenti in accessori sofisticati

Goditi le sessioni comodamente da casa o in ufficio!

Possiamo lavorare insieme indipendentemente da dove ti trovi, purché tu abbia accesso a Internet o alla rete telefonica.

Una curiosità …
non sono poche le persone che preferiscono la modalità telefonica (rientrando a casa -in auto o in treno- dopo la giornata di lavoro). “Sono più rilassato/a” è la spiegazione.

Il percorso di coaching: 6 segnali che sei pronto – parte 3

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 3
 

Poco importa quanto abbiamo ricevuto dalla vita,
abbiamo un costante desiderio di miglioramento.

Desideriamo di più.
Vogliamo di più.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.


Più successo, più soldi, più felicità, rapporti più solidi e pensiamo,
sogniamo e lottiamo per ottenere quello che stiamo cercando.

I grandi manager, politici e atleti hanno un allenatore.

Tutti abbiamo (potenzialmente) bisogno di un coach.

Il professionista di fiducia che ti “allena” e prepara mentalmente ad affrontare con più fiducia e determinazione i cambiamenti improvvisi, i problemi quotidiani e la competitività sempre più aggressiva.

Il coaching è una delle risposte formative più efficaci alle sfide dei nostri tempi.

Questo potrebbe essere il momento di prendere in considerazione un coach. Ecco 6 segnali che sei pronto:

 
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

1. Hai capito che non sarai mai “veramente pronto”

Hai aspettato, rimandato, rinviato,
hai raccolto tutte le informazioni necessarie …
adesso devi fare il primo passo!

Non aspettare di essere preparato, perfetto o di “saperne di più”.

Non aspettare di essere pronto per iniziare il coaching.

Perché “veramente pronto” non lo sarai mai.

Non ti sentirai mai completamente pronto perché stai andando oltre la tua abituale zona di comfort,
stai prendendo una strada stimolante e affascinante ma anche ignota e (forse) piena d’insidie.

Anche se conosci tutta la teoria,
ma non “scendi” nella pratica sei sempre al punto di partenza.

Potresti leggere 100 libri di coaching, informarti per giorni o per anni,
ma non saprai mai tutto quello che c’è da sapere.

A un certo punto dovrai fermarti, respirare e … lanciarti!

 


 

2. Sei disposto a investire tempo ed energia

Il coaching richiede tempo ed energia.
Vero!

Non guardare solo l’investimento, prendi in considerazione (piuttosto) il ritorno di questo investimento: centrare i tuoi obiettivi, migliorare alcuni aspetti della tua leadership, andare incontro all’opportunità di sentirti ancora più vivo, più leader.

Pieno di energia e deciso a mostrare al mondo le tue reali capacità.
Vale la pena investire tempo ed energia con i percorsi di coaching? Certo che si!

E il costo? Nella mia esperienza, la spesa non rientra nelle “resistenze”.

Generalmente, chi è determinato, chi desidera dare una svolta, chi è stufo dei soliti risultati,
chi vuole lavorare su se stesso, il costo lo vede come un investimento e …vuole cominciare subito!

 


 

3. Hai deciso che è ora di cambiare

Per tanto tempo la routine ti ha dato un senso di sicurezza e di protezione?
Difficilmente hai fatto un passo fuori dal conosciuto,
dalla certezza, dalla zona di comfort?

Adesso basta.
Non ne puoi più.

Se fai quello che hai sempre fatto, se ti comporti/reagisci come sempre … otterrai sempre gli stessi risultati. Non hai bisogno della sfera magica per sapere che è così.

Adesso, hai capito che se non esci allo scoperto, non succederà mai niente … di stimolante, vitale.
Niente di esaltante.

Coaching per vivere i cambiamenti come incentivi e opportunità per la tua crescita -professionale e non- e non come minacce (e per questo da evitare) alla tua sicurezza e stabilità.

4. Hai capito di aver bisogno di una “spinta” per superare un ostacolo

Hai capito che non appena la salita comincia a farsi dura, anziché prendere l’opportunità per metterti alla prova, tiri fuori un ventaglio di giustificazioni per non continuare (o iniziare) e getti subito la spugna.

Piuttosto che metterti in gioco, te la prendi con la fortuna, il caso o il destino.

Perché ti nascondi dietro queste scuse per non-fare?

Che cosa succederà se continui a rimandare?

I percorsi di coaching per trasformare le difficoltà, che incontriamo nella vita, in un’opportunità di crescita, di progresso e per mantenere un approccio sempre proattivo verso gli eventi che ti accadono.

Se rispondi onestamente, ti renderai conto che è importante iniziare subito.
Non importa quale sia il tuo obiettivo.

5. Vuoi fare un salto di qualità

Anche se stai lavorando bene, in questi tempi incerti e complessi,
la sfida è essere sempre motivati e determinati nell’affrontare i cambiamenti improvvisi e la competizione sempre più organizzata.

Iniziare i percorsi di coaching non vuol dire essere impreparati, incompetenti. Incapaci.

Coaching non è un atto d’accusa verso la tua competenza o un’indicazione della tua non-capacità.

Significa semplicemente che grazie al supporto di un coach professionista è possibile migliorare la performance e raggiungere gli obiettivi, in meno tempo e meno dispendio di energie.

6. Hai capito che hai bisogno di un supporto professionale

Commercialisti, medici, avvocati ma anche architetti per interni, hair stylist e tecnici informatici,
sono professionisti a cui ci rivolgiamo quando abbiamo bisogno di cure specifiche,
consigli tecnici o assistenza pratica.

Di solito si fa così.
Chiedi aiuto e sostegno in caso di bisogno e necessità.

I percorsi di coaching sono la risposta più efficaci alle sfide dei nostri tempi. È una metodologia all’avanguardia nell’area della formazione.

Il coach non ha la bacchetta magica.

Ti affianca personalmente per aiutarti a raggiungere obiettivi più ambiziosi e appaganti,
investendo meno tempo, risorse ed energie.

Il coaching è cambiamento.

Un nuovo modo di pensare porta a nuove idee,
nuove strategie e nuove opportunità.

Se sei pronto per cambiamenti positivi, sei pronto per il coaching!

Il percorso di coaching: 9 credenze da sfatare. Subito – parte 2

percorsi di coaching

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 2
 

Ci sono molte credenze preconcette sul coaching.
Alcuni di queste sono infondate. Veri e propri miti.

Queste opinioni si sono diffuse fino a radicarsi.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.


Ecco le principali credenze sul percorso di personal coaching che andrebbero sfatate. Subito.

1. “Non ho problemi. Sto lavorando bene. davvero. Non ho bisogno di un coach.”

Benissimo. Sono contento per te!

Anche se stai lavorando bene, il coaching non si concentra sui problemi e le difficoltà ma piuttosto sullo sviluppo delle potenzialità.

Il coaching è una formazione individuale all’avanguardia ideale se desideri qualcosa di più (più responsabilità, un livello più alto di efficacia come team leader o responsabile, un migliore equilibrio lavoro-privato ecc.).

Lavorare con un coach professionista (riservato e non giudicante) al di fuori della tua organizzazione può aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi in meno tempo e meno dispendio di risorse.

 
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

2. “Ho delle domande e il coach mi dà le risposte.”

Esattamente il contrario.

Come coach ti pongo domande per aiutarti a scoprire e trovare le risposte “dentro di te”.
Una domanda ben ponderata può essere un valore immenso.

Il coaching non è consulenza.
Sei tu che devi rispondere alle domande.

Piuttosto che dirti cosa fare utilizzo vari approcci per tirare fuori le soluzioni dal “tuo interno”.

3. “Ho delle domande e il coach mi dà dei consigli”

Il coaching non comporta il dare consigli.

Piuttosto, si basa sul presupposto che le persone siano naturalmente creative,
e siano in grado di ottenere risultati migliori.

 


 

4. “Voglio risposte, voglio sapere cosa-fare e non sentirmi rivolgere domande.”

Le risposte sono dappertutto.
Non avrai problemi a recuperarle. Ti basta digitare.

E infatti ne trovi tante. Tantissime.
Purtroppo … le conosci già.

Le risposte che trovi sono generiche e tutt’altro che significative.
Il problema che (spesso) sono risposte standard e poco personalizzate.
Generiche e poco incisive.

Ecco perché è necessario un approccio individuale personalizzato sulle basi delle tue necessità.
I percorsi di coaching. Appunto.

5. “Posso semplicemente parlare con il mio migliore amico.”

A volte, un caro amico è la persona migliore per aiutarti a scavallare una situazione delicata.

Ma sarà difficile per lui/lei essere imparziale.
Non ti farà le domande difficili che “devono essere fatte”.

Il coach riuscirà a far emergere l’efficace prospettiva di un professionista, non coinvolto e non giudicante,
e per questo più efficiente.

 


 

6. Il coaching per essere efficace necessita di molto tempo

La realtà è esattamente l’opposto.

Se parliamo di obiettivi specifici il coaching è molto efficace in “dosi” brevi e mirate.

Ovviamente è irragionevole proporre miglioramenti importanti in un paio sessioni di coaching!

Per un obiettivo ampio e complesso (come potenziare la leadership e la comunicazione) è necessario discutere insieme la durata e la pianificazione.

7. Il personal coaching è costoso. È solo per grandi manager, atleti e professionisti famosi.

Potrebbe essere vero per alcuni coach altamente specializzati o molto famosi,
ma certamente non per tutti.

Nella mia esperienza, il costo non rientra nelle “resistenze”, perché le persone lo vedono i percorsi di coaching come un investimento su loro stesse.

Il focus è sulla crescita e lo sviluppo degli obiettivi personali.

8. Personal coaching è una specie di terapia

Questo è causa dei molti malintesi e danni d’immagine che ha subito il coaching nel corso degli anni.

È importante essere chiari …
l’analisi dei traumi passati esula dall’attività di coaching, che si basa prevalentemente sul presente e ciò che sarà il futuro.

Personalmente non propongo terapie, non curo disturbi o problemi psicologici.

Nel mio lavoro, se e quando è il caso, mi avvalgo della collaborazione e del supporto di colleghi professionisti (psicologo, psicoterapeuta, ecc..)

9. Il coaching non produce risultati

Il coaching è ottenere risultati!

Il percorso di personal coaching comporta la definizione e la pianificazione (di tutti i passi intermedi utili al raggiungimento) degli obiettivi.

Non si può parlare di percorsi di coaching senza parlare di risultati.

Il percorso di coaching: cosa è – parte 1

il percorso di coaching

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 1
 

Spesso ricevo dai miei contatti una domanda: “Michele, potresti spiegarmi in concreto cosa è un percorso di coaching?”.

Ecco la prima parte (di un articolo diviso in più parti) estratto del mio libro “Autorevolezza” che spiega la struttura e la modalità del percorso di coaching.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Il percorso di coaching

Il percorso di coaching è costituito da una serie di sessioni (incontri individuali) focalizzate sul raggiungimento di un obiettivo definito.

La puoi suddividere idealmente in una fase iniziale che permette la conoscenza reciproca, la definizione dell’obiettivo, la modalità e il numero di incontri che vogliamo effettuare.

Il numero delle sessioni dipende dalla complessità dell’obiettivo.

Per un obiettivo molto specifico, un singolo “blocco” o un ostacolo particolare possono essere sufficienti 2-3 sessioni di coaching per schiarirsi le idee e affrontare al meglio una situazione che sta causando ansia e preoccupazione.

Quando l’obiettivo è ampio e complesso è necessario discuterne. Programmare la durata e la pianificazione.

Esempi di obiettivi specifici:

  • Gestire al meglio un rapporto complicato con un collaboratore, collega o capo.
  • Migliorare la gestione di una particolare riunione o una situazione specifica.
  • Apprendere come porgere feedback costruttivi.
  • Potenziare il colloquio di lavoro.

 
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

Esempi di obiettivo di ampia portata:

  • Potenziare l’autorevolezza e la leadership.
  • Migliorare la comunicazione.
  • Aumentare la capacità di guidare, motivare e coinvolgere il team.
  • Migliorare l’autostima sul posto di lavoro.

La fase centrale è costituita da una serie di sessioni che ti permettono di esplorare nuove possibilità, delineare una strategia e un piano di azione concreto per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Inoltre, ti permetto di esplorare ed esprimere preoccupazioni e scetticismi, fare “fantasie” di business, in un ambiente riservato, con la tranquillità di poter riflettere ad alta voce.

Esprimere la tua creatività, essere più consapevole delle conseguenze dei tuoi atteggiamenti verso gli altri.

Tra una sessione e l’altra

È possibile uno scambio di e-mail (anche di questionari, valutazioni o strumenti) per aiutarti nel processo di riflessione e di azione.

La fase finale è, invece, dedicata al resoconto dei risultati raggiunti e alla valutazione di eventuali percorsi successivi.

Mediamente per un obiettivo complesso dopo il primo step di base costituito da 6-8 sessioni di coaching, se decidi di continuare, puoi prenderti una pausa oppure continuare subito il potenziamento con percorsi di coaching più avanzati.

 


 

Il dialogo segue un modello di conversazione

Le sessioni di coaching, pur sembrando “normali conversazioni” sono dialoghi strutturati e lineari che hanno un inizio ben definito, una parte centrale e una finale che permette di stabilire chiaramente obiettivi, scopi e risultati.

Per evitare che la sessione di coaching diventi una piacevole chiacchierata. Ogni sessione di coaching è fortemente operativa e richiede il tuo intervento diretto dell’interlocutore.

  • Le sessioni avvengono mediamente una volta ogni 10-15 gg.
  • Una singola sessione dura circa 50-60 minuti.

La “conversazione” di coaching che utilizzo si basa sul modello di Coach U International (elaborato in oltre 26 anni di presenza e di attività in più di 36 Paesi nel mondo) che garantisce un approccio strutturato e coerente sia nel percorso che nelle sessioni di coaching.

Le sessioni di coaching includono altri elementi fondamentali quali ascolto attivo, linguaggio interventistico, domande esplorative, feedback.

Avvengono faccia a faccia in un luogo di comune accordo oppure online o telefonico.

 


 

Il coaching online presenta diversi vantaggi:

  • Maggiore flessibilità nella programmazione delle sessioni.
  • Crea una zona di comfort emotivo (non c’è contatto visivo) che consente una comunicazione più profonda durante le sessioni.
  • È efficace per non sprecare tempo prezioso in spostamenti.
  • Permette di connettersi dal comfort e la privacy della propria casa o ufficio, ovunque ci si senta più comodi e a proprio agio.
  • Tariffe più vantaggiose rispetto agli incontri di persona.

Durante ogni singola sessione

Con il mio supporto ripercorri tutti i 5 steps del modello di conversazione e precisamente:

  • Focalizzare e definire l’obiettivo della sessione.
  • Esplorare e valutare nuove alternative e possibilità.
  • Stabilire il piano d’azione definendo tempi e modi.
  • Rimuovere possibili ostacoli all’esecuzione delle azioni.
  • Assumere l’impegno entro una data e riportare al coach l’azione specifica compiuta.

Il modello di conversazione non contempla nessun riferimento a tecniche legate all’attività terapeutica. L’analisi dei traumi passati esula dall’attività di coaching, che si basa prevalentemente sul presente e ciò che sarà il futuro.

Non propongo terapie, non curo disturbi o problemi psicologici.

Riservatezza

Durante le sessioni di coaching spesso vengono toccati temi confidenziali riguardo il tuo atteggiamento, i tuoi problemi o la tua carriera, rapporti conflittuali tra team e responsabili, evoluzioni, problematiche riguardanti aziende e società.

Questioni delicate e sensibili.

Per questo motivo, il tema della confidenzialità è un punto fondamentale della nostra “relazione” perché costituisce la base per l’indispensabile rapporto di fiducia e di trasparenza.

Il contenuto delle conversazioni di coaching, come i tuoi dati personali, quelli dell’azienda o della società per cui lavori, sono strettamente confidenziali e riservati.

Personalmente, prendo la questione così seriamente da non utilizzare nomi di persone e aziende per pubblicizzarmi, la mia attività sui social network è pari-allo-zero, nel mio sito non c’è la sezione “I miei clienti”.

Buon percorso di coaching!

LA PARTE 2 SARÀ ONLINE MERCOLEDI PROSSIMO.