7 metodi infallibili per fare scappare i collaboratori migliori – parte 2

errori dei manager

Foto di Kaz

Leggi anche la parte 1.

5. Mancanza di considerazione

A chiunque farebbe piacere sapere che sta lavorando bene.
Eppure…

Perché non chiediamo mai (a chi lavora con noi) pareri e feedback?
Perché tratteniamo le informazioni e non le condividiamo?
Condividere le informazioni è un grande atto di fiducia e un riconoscimento molto potente per chi lavora con te.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Distribuire le varie responsabilità,
condividere le informazioni è un attestato di fiducia per i collaboratori …
è come dire a ciascuno di loro “Io mi fido di te”.

Quando i leader sono trasparenti, sinceri e onesti,
le persone sono motivate.

I dipendenti che non si sentono compresi e apprezzati (per i loro sforzi) perdono gradualmente entusiasmo.

Ricevere solo disposizioni dall’alto, senza partecipare (pur minimamente) al processo decisionale,
fa sentire le persone senza importanza,
inutili. Uno dei maggiori errori dei manager!

6. I favoritismi sono uno dei principali errori dei manager

In Paradiso si entra per favoritismo. Se si entrasse per merito, tu resteresti fuori ed il tuo cane entrerebbe al posto tuo.
Mark Twain

Spesso (forse senza rendercene neanche conto),
coinvolgiamo sempre e solo le stesse persone… manifestando le nostre preferenze in maniera evidente.

È naturale e normale,
sentire maggiore feeling e simpatia per alcune persone rispetto ad altre,
ma se poi dimostriamo faziosità, promuoviamo non il migliore ma il più fortunato o il più raccomandato,
perdiamo la stima di tutto il team e creiamo demotivazione.

Naturalmente ci sono collaboratori che sono e devono essere più coinvolti rispetto ad altri ma è necessario coinvolgere (con le dovute differenze) ogni membro del tuo team.

È importante dimostrare che viene promosso chi davvero svolge il proprio lavoro con costanza,
impegno e professionalità.

Leggi questo post per approfondire.

 


 

7. Tutto è dovuto

Se vuoi essere proprio sicuro di generare genera noia e sensazione di inutilità nel tuo team,
c’è una cosa semplicissima che puoi fare… anzi non fare.
Non fare niente.
Semplice no!

Aspettarsi che il lavoro venga fatto impeccabile come sempre, come se tutta la fatica non contasse nulla,
considerare i risultati ottenuti come qualcosa di dovuto, scontato,
semplicemente il frutto del lavoro.
E ci mancherebbe …

Non dire “Per favore” e “Grazie”.
Tutto è dovuto.
Ecco uno dei fondamentali errori dei manager.

Eppure spesso sono proprio i complimenti,
le gratificazioni e le ricompense (non per forza economiche) a stimolare il dipendente a crescere e non cambiare azienda.

“Grazie”e “Per favore” sono parole che si sentono sempre meno (non solo in ambito lavorativo),
nonostante racchiudano un grande valore positivo,
soprattutto nei momenti più difficili.

Leggi questo post per approfondire!

Nella gestione del team devi dare un valore aggiunto

Se gestisci un team (piccolo o grande, non fa differenza), quando operi a contatto con le persone,
se il tuo successo dipende dai collaboratori che gestisci,
devi riuscire a dare un valore aggiunto.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua gestione del team
 

Devi prendere coscienza dei mutamenti, adattarti a questi cambiamenti e porti domande su come migliorare e approcciare con più efficacia i tuoi collaboratori,
attraverso la comunicazione, i gesti e i comportamenti.

A volte,
una stretta di mano e un semplice “Grazie” o “Ottimo lavoro!” detto con sincerità,
guardando negli occhi il tuo collaboratore possono fare piccoli miracoli motivazionali!

Pochi considerano la gestione del team un valore o un’area strategica su cui investire.
Chi lo fa, vince!

7 metodi infallibili per fare scappare i collaboratori migliori – parte 1

errori dei manager

Foto di Kaz

Quali abilità deve avere un manager per definirsi competente?
Un modo affrettato e semplicistico di rispondere potrebbe essere: ottenere buoni risultati.
E senz’altro è (anche) vero.

È certamente utile comprendere cosa-fanno i manager di successo, ma altrettanto importante è conoscere cosa-non-fanno. Quali sono i principali errori dei manager.

Un buon manager è anche quello che non lascia fuggire i migliori talenti.
Infatti, non sono pochi i collaboratori che decidono di licenziarsi o di cambiare azienda proprio a causa dei propri superiori.

Ecco 7 metodi infallibili che provocano la fuga dei dipendenti migliori (e i concorrenti sentitamente ringraziano):

1. Rapporti professionali freddi

Che cosa trasmetti,
che cosa percepisce una persona quando entra nel tuo ufficio?
Avverte un’attenzione particolare, la tua partecipazione,
la tua disponibilità?

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Oppure rimane la gelida sensazione di essere accolto con sufficienza,
indifferenza o risentimento (sembra che si sta disturbando)?

Non sono pochi i responsabili di team che mi contattano,
lamentando problemi di rapporti con i collaboratori, con tutto il seguito di conflitti,
scarsi risultati, bruciori di stomaco e… notti insonni.

Distinguiamo professionalità e comportamento.
Allo stesso tempo puoi essere professionale e competente ma anche gelido,
scortese o scostante.

Le soddisfazioni emotive (riconoscimento, disponibilità, apprezzamento, empatia, ascolto, ecc.)
sono quelle più gratificanti ma anche quelle più sensibili e “pericolose”,
quando non sono soddisfatte.

Cerca di essere un team leader empatico e comprensivo, disposto all’ascolto,
capace di dialogare con i propri dipendenti,
alleggerisci la pressione e invoglia a parlare dei problemi … prima che sia troppo tardi!

2. Il micro-management è uno dei principali errori dei manager

I dipendenti migliori sono quelli che possono lavorare in autonomia,
perché sono in grado di autogestirsi senza nette direttive.

Allora che senso ha pretendere di verificare la corrispondenza, le mail,
di bloccare tutto finché non dai il tuo “OK”,
anche per questioni di secondaria importanza?

 


 

Lo sai che così facendo, limiti la capacità delle persone, scoraggi l’iniziativa,
blocchi la motivazione, la crescita professionale?

Se sei riluttante a delegare,
ti concentri sui dettagli e scoraggi le persone nel prendere l’iniziativa,
è facile che diventi “il collo di bottiglia” della tua attività e il motivo principale della fuga dei tuoi migliori collaboratori.

3. Azioni senza motivo

Sono sicuro che le azioni che proponi abbiano una ragione e uno scopo …
ma se le conosci solo tu… per il tuo team diventa demotivante e scoraggiante.

Le persone che lavorano con te hanno bisogno di conoscere lo scopo, il fine o il traguardo più alto.
Se non capiscono il significato del loro lavoro,
perdono passione ed entusiasmo.

I collaboratori (che lavorano per raggiungere obiettivi) che inaspettatamente vengono spostati … sentono spegnere il loro fuoco motivazionale.

Se imposti scadenze e obiettivi non realistici, le persone rinunciano;
stai demotivando i tuoi collaboratori perché le persone sono consapevoli che non potranno mai raggiungere quel traguardo impossibile.
Già alla partenza.

Senza scopo,
le ore di lavoro sono prive di significato.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua gestione del team
 

4. Incoerenza

“Credo ciò che dico, faccio ciò che credo.”
Victor Hugo

Per uccidere la fiducia delle persone in un colpo solo – e senza possibilità di espiazione – è sufficiente …
non mantenere la parola data.

Non sono pochi i lavoratori che si lamentano di un’opportunità promessa che non si è mai materializzata o del proprio capo che ha preso credito per il lavoro…
fatto dai collaboratori!

Onestà, integrità e fiducia sono assolutamente essenziali per la gestione del team e per il successo professionale.
L’incoerenza è un boccone amaro da digerire.
Per tutti.
È uno dei principali errori dei manager.

Continua a leggere la parte 2.

9 frasi che non dovresti mai dire sul tuo luogo di lavoro

frasi da evitare al lavoro

Foto di MabelAmber

Per molti di noi,
il lavoro è il luogo dove trascorriamo la maggior parte del nostro tempo.

Trascorrere così tanto tempo nello stesso posto, ci fa spesso dimenticare il buon senso e ci fa rischiare di assumere atteggiamenti che mettono a rischio la nostra professionalità.

Non lasciare che semplici frasi tipo
“Sei incinta?”
“Come sei magra? Perché non mangi?”
“Quanti anni hai? Davvero?”
“Come mai sei agghindato a festa? Hai un colloquio?”

danneggino la tua reputazione professionale o ti facciano etichettare come una persona superficiale, banale, insolente.
Da evitare.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Ecco 9 frasi da evitare al lavoro che mettono a repentaglio la tua credibilità:

1. “Scusa ma sono in ritardo”

Rispetta il tuo tempo e quello degli altri.
Punto.

Essere in ritardo (alla riunione, per un progetto, una consegna, ecc.) la dice lunga su di te.

Essere in orario vuol dire mostrare rispetto per i tuoi colleghi,
significa essere affidabile e responsabile.

2. “SI” (quando vorresti dire “no”)

Hai il “no” sulla punta della lingua, ma siccome ti senti in colpa,
non vuoi che gli altri pensino che sei una persona poco disponibile,
oppure vuoi evitare un conflitto, dalla tua bocca esce un benevolo “si” con tutto il suo strascico di ruminazioni,
colpevolizzazioni e logorii mentali.

Se una richiesta ti mette parecchio in crisi, non rispondere subito, prendi tempo.
“Posso pensarci su? Ti faccio sapere domani”.

Leggi il mio post per approfondire come dire NO senza offendere.

 


 

3. “NO” (poi ci ripensi e dici “si”)

Se torni indietro facilmente sulle tue decisioni, comunichi ai tuoi colleghi che non sono tenuti a rispettare le tue posizioni, perché se insistono un po’,
avranno la meglio.

Evita questi pericolosi dietro-front perché le persone potrebbero pensare che sei poco risoluto e le tue risposte siano “trattabili”.

Cambiare idea è naturale ed è indice di una buona flessibilità mentale.
Le ragioni della tua retromarcia però non devono essere dettate dalla paura del giudizio o dal bisogno di accettazione.

4. “SI” (quando sai già che poi dirai “no”)

Non accettare subito la richiesta, per timore o indecisione,
sapendo già che tanto poi dirai (non di persona ma via mail o tramite qualche collega-messaggero) che non se ne fa più niente!

In questo modo dimostri di essere debole,
pauroso e subdolo (uno che non ci mette la faccia) e che sei lontano dall’immagine di persona forte e coerente che meritano i tuoi colleghi.

5. “Ti rubo solo un secondo/minuto.”

Spesso chiediamo “qualche secondo” o “un minuto” a un collega o un collaboratore quando (in realtà) un minuto non basta.
Anzi.

Non è solo un modo di dire …
è una questione di approccio!

Quando chiedi a un collega di fare qualcosa per te,
di aiutarti, di darti una mano a superare un blocco o un ostacolo,
devi essere premuroso e rispettoso perché stai interrompendo il suo flusso di lavoro.

La prossima volta che desideri il supporto di qualcuno,
chiedi un incontro, non un minuto.

Sarà la persona a valutare il momento giusto sulla base delle sue incombenze.

 


 

6. “Questo non è il mio lavoro”

Ecco una frase tossica che ti dipinge come una persona inflessibile e non cooperativa.

Nel mondo del lavoro di oggi,
oramai tutti si occupano (anche) di compiti che non rientrano esattamente nel mansionario.

Ecco la più pericolosa delle frasi da evitare al lavoro:
il rifiuto di rispondere a una richiesta di aiuto presto ti farà diminuire nella stima dei colleghi e del capo e guadagnare la reputazione di collaboratore indolente.

Se senti veramente che ti è stato chiesto qualcosa d’ingiusto,
chiedi di discutere di questa nuova incombenza,
ma non dire mai che non fa parte del tuo lavoro!

7. “Non lo so … non mi dicono mai niente”

Poco importa quale livello occupi nell’organigramma dell’azienda,
lamentarti di quanto tu sia privo di potere è un buon modo per minare la tua credibilità.

È depotenziante, sottolineare tutte le volte,
che non sarai tu a prendere la decisione finale.
Anche un dirigente deve chiedere l’autorizzazione per cose importanti.

Se non hai le informazioni necessarie per svolgere il tuo lavoro,
trovale, non lamentarti.

 
PIÙ AUTOSTIMA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te
 

8. “Sapete che Francesco esce con Giulia?”

Se diffondi pettegolezzi da ufficio,
i tuoi colleghi potrebbero ascoltarti con impazienza e curiosità,
ma sapranno (anche) che non potranno contare sulla tua discrezione.

È bello gossippare con i colleghi fuori dall’ufficio,
ma i dettagli delle vite dei tuoi colleghi non sono da condividere.
Una delle classiche frasi da evitare al lavoro.

9. “Se tu fai/non fai … vado dal capo”

Non minacciare.
Ti rende piagnucoloso.
Lamentoso.

Le minacce e le intimidazioni sono un segno di debolezza.
Quando minacci,
ti atteggi come un bamboccio lamentoso.

 


 

Frasi da evitare al lavoro? Spesso è questione solo di buon senso

In questa era politically correct impazzita,
l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di aggiungere più cose a ciò che dovremmo fare/dire sul luogo di lavoro.
Ne abbiamo già abbastanza.

È solo una questione di buon senso.
Sono verità vecchie quanto il mondo,
non c’è niente di nuovo.

Eppure,
per superficialità, pigrizia, mancanza di attenzione,
e mancanza di consapevolezza,
non riusciamo a rapportarci con gli altri con la dovuta considerazione.

Nuovo lavoro: 10 modi per farsi apprezzare subito dai nuovi colleghi – parte 2

nuovi colleghi

LEGGI ANCHE > la parte 1.

6. Esprimi il piacere di unirti al team

Tutti amano sentirsi apprezzati.

Se (davvero) ti senti eccitato e grato di avere l’opportunità di lavorare con queste persone,
esprimilo apertamente. Non aver paura di mostrare le tue emozioni.
Ringraziali per i loro contributi e il loro aiuto.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Ricorda anche che …
il tuo arrivo per qualcuno del team potrebbe essere visto come una minaccia.

Anche se sei l’ultimo dei carrieristi,
può succedere che qualcuno ti veda come un temibile concorrente.

7. Non tentennare … “Posso sedermi qui?

Non aspettare che siano gli altri a estendere l’invito.
Fai un respiro profondo,
mettiti in gioco e chiedi di sederti con un gruppo di nuovi colleghi durante il pranzo.

Fare il primo passo ti fa apparire una persona – oltre che sicura – amichevole e disponibile.

Non rifiutare gli inviti a pranzo o per un caffè.
Non parlare (solo) di lavoro.

8. Non fare il saputello

“L’auto-presunzione può condurre all’auto-distruzione.”
Esopo

Questa è una buona regola da ricordare,
non solo il tuo primo giorno di lavoro.

Soprattutto quando incontri per la prima volta i tuoi nuovi colleghi.

Il tuo primo istinto è cercare tutti i modi per dimostrare di essere brillante e capace.
La verità è che, se ti manca l’umiltà e il rispetto per gli altri,
non sarai mai visto dai tuoi nuovi colleghi come un giocatore di squadra.

Resisti alla tentazione di impressionare a ogni costo, di correggere gli altri a ogni costo, osserva il tuo ambiente lavorativo, cerca (veramente) di capire come lavora l’azienda, mostrando il tuo genuino interesse per le persone, vedrai,
i risultati saranno potenti!

 


 

9. Non lamentarti e non spettegolare

Qualunque cosa succeda,
evita di lamentarti e di spettegolare i tuoi primi giorni di lavoro (e non solo).

È uno dei modi più veloci per farsi coinvolgere nelle beghe d’ufficio.
Stai fuori dalla “zona piagnucolosa”.
È facile trovare colleghi che vogliono commiserarsi.

È facile cadere nella trappola di gossippare sugli altri per fare i simpaticoni o sembrare uno “della banda”
ma a lungo andare se lo fai, danneggerai la tua reputazione.
Si chiama “luogo di lavoro” per una ragione.

Se qualcuno viene da te con una battuta o lamentele sul collega oppure sul capo,
non essere d’accordo solo perché vuoi disperatamente creare un legame,
accoglilo con un sorriso di circostanza.
Capirà che con te non attacca.

10. Mostra interesse per i ruoli dei tuoi nuovi colleghi

Se vuoi – sin da subito – lavorare in modo più efficace,
sapere da chi andare con determinate domande o richieste (piuttosto che vagare senza meta),
è necessario avere una solida conoscenza di ciò che esattamente fanno i tuoi colleghi.

Scopri cosa fa ogni persona in azienda.

Anche se hai appena cominciato a lavorare – facendo domande sul ruolo – oltre a dimostrare il tuo sincero interesse, sarai apprezzato per il fatto di voler dare subito il tuo contributo,
senza andare a traino degli altri.

Il modo migliore per essere subito apprezzato dai nuovi colleghi di lavoro è …
seguire il flusso del tuo nuovo posto di lavoro.


PIÙ AUTOSTIMA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te

Com’è l’ambiente nel tuo nuovo posto di lavoro?

Giovale e informale oppure serioso e formale?
A fine giornata, tutti si riuniscono per un drink oppure ognuno schizza a casa sua?
Le persone apprezzano la separazione tra lavoro e vita personale?
Oppure vedono il tempo trascorso a chiacchierare come troppo personale o inefficiente?

È importante capire come interagiscono le persone e regolare il tuo stile di lavoro sulla base di ogni personalità.
Almeno per i primi tempi.

Ricorda che il tuo farà una notevole differenza sul successo o fallimento della tua permanenza in azienda. Chi ben comincia … dice il detto.

Trovi spunti interessanti nei miei libri Autorevolezza e Prima volta Leader.

Nuovo lavoro: 10 modi per farsi apprezzare subito dai nuovi colleghi – parte 1

nuovi colleghi

Come il primo giorno di scuola.

Cominciare un nuovo lavoro è come il primo giorno di scuola.
Di tempo ne è passato ma, anche se ora sei adulto e le apprensioni sembrano diverse,
se ci pensi bene … in fondo in fondo le domande che ti poni sono le stesse.

Infatti,
la prima settimana è di solito sufficiente per riportare a galla tutte quelle insicurezze tipiche del primo giorno di scuola, in particolare la preoccupazione di essere accettato dai nuovi colleghi di lavoro.

“Come saranno i miei colleghi? Disponibili o arroganti?”,
“Mi troverò bene?”,
“Sarò giudicata dai miei colleghi?”
“Mi accetteranno o mangerò da solo come un reietto?”
“Piacerò a tutti?”

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Fortunatamente,
c’è qualcosa che puoi fare per dare la giusta impressione e assicurarti che i nuovi colleghi ti rispettino e siano ammirati dal tuo modo di fare.

Ecco 10 modi per farsi apprezzare dai nuovi colleghi,
subito:

1. Essere in orario

Partiamo con una banalità grossa quanto una casa.
Ma se solo sapessi, quanti ci cascano.
Il parcheggio, il traffico, non sapevo che …, non pensavo che …
Tutte balle!

Essere in ritardo la dice lunga su di te.
Essere in orario vuol dire mostrare rispetto per i tuoi nuovi colleghi,
significa essere affidabile e responsabile.

2. Presentati

Ehi! Non penserai davvero di nasconderti dietro il PC tutto il giorno.

Non aspettare che i tuoi nuovi colleghi ti contattino.
Fatti coraggio, prendi iniziativa e presentati.
A tutti.
Apprezzeranno lo sforzo ed è un ottimo modo per conoscere i colleghi, sin da subito.

Cerca di ricordare i nomi di chi lavora con te (saranno impressionati se li saluterai per nome il giorno dopo).
I gesti – come questi – possono fare una grande differenza.

 


 

3. Conosci i tuoi nuovi colleghi di lavoro

Durante il pranzo o le pause caffè,
prenditi del tempo per conoscere più persone possibili all’interno della tua azienda.
Ciò contribuirà a far crescere la tua rete interna.

Chiedi (sinceramente) “Come stai?
A volte può sorprenderti quanto hai in comune con gli altri.

Potrebbe sembrare ovvio,
ma a volte ci dimentichiamo di sorridere.

La tensione del nuovo ruolo ci può “stampare” sulla faccia un’espressione cupa e accigliata che tiene lontano le persone.
Questo potrebbe inviare un messaggio sbagliato ai tuoi nuovi colleghi.

4. Offri il tuo aiuto

Fai sapere ai tuoi nuovi colleghi che saresti lieto di dare una mano,
anche su progetti che non sono nel tuo to-do.

Non puoi sapere se il tuo aiuto sarà apprezzato o visto come un’imprudente intrusione,
ma se lo fai con rispetto, prudenza e senza prevaricazioni,
dimostri la tua volonà di lavorare nell’interesse della squadra,
e non solo per te stesso.

Offrire il tuo aiuto è un ottimo modo per dare un’impressione positiva ai membri del tuo team,
ma è anche un’ottima strategia per acquisire esperienza pratica e una migliore comprensione di “come funzionano le cose”.

Chiedi “Posso aiutarti in qualche modo?
La tua reputazione si diffonderà rapidamente.


PIÙ AUTOSTIMA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te

5. Fai domande – parla poco – ascolta

Fai domande e ascolta.
I primi giorni è facile cadere nel vortice – per farsi apprezzare dai nuovi colleghi – di parlare molto di se stessi.
Lascia ai tuoi nuovi colleghi l’ultima parola.

Ascolta.
Mostra rispetto e ascolta i loro suggerimenti o pensieri.
Cerca di impegnarti in una conversazione invece che in una competizione.

I primi giorni di lavoro avrai tante domande (Come si accede a questo PC? Dov’è la macchinetta del caffè?, ecc…) ma non disturbare qualcuno che vedi occupato,
assorto nei suoi pensieri, impegnato in una chiamata o in una conversazione con un altro collega.
Non interrompere.

Puoi fare un gesto tipo “Ciao, a più tardi”.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Gestire ex colleghi: 11 spunti di successo per la tua leadership – parte 2

gestire ex colleghi

Leggi anche la parte 1.

7. Affronta il concorrente deluso

Non per tutti sarà facile mettere da parte l’ego,
nascondere invidie e gelosie e venire a congratularsi con te.

Non tutti nel team hanno accettato la nuova transizione,
magari qualcuno è deluso, arrabbiato o frustrato.

Se uno dei tuoi ex colleghi era in competizione per il ruolo,
hai un ulteriore livello di complessità da affrontare.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

In alcuni casi,
potrebbe essere sufficiente consentire alla persona di adattarsi alla nuova situazione.

È importante chiarire che lo apprezzi come dipendente e sosterrai il suo sviluppo.
Puoi dire qualcosa del tipo “Capisco che sei deluso. Sei una parte importante di questo team e ti darò il mio supporto per avere successo.”

Il tuo passaggio a team leader può essere difficile anche per lui/lei,
prova ad avere più comprensione ed empatia.

8. Rimani aperto e disponibile al dialogo

Rimani disponibile al dialogo, alla collaborazione, a scambiare le tue idee o opinioni.
Nel gestire ex colleghi, è fondamentale se si vuol vivere in armonia,
avere una buona intesa lavorativa e non avere conflitti con le persone.

Se avverti un fastidio a causa della precedente confidenza,
parlane nell’incontro privato con tatto e con rispetto.

Potresti essere sorpreso nello scoprire che anche lui/lei ha gli stessi problemi …
questo potrebbe aiutare a risolvere la questione in maniera soddisfacente per entrambi.

9. Evita di spettegolare

Fino a qualche tempo fa (forse) spettegolavi anche tu con i colleghi più stretti.
Non c’è niente di male nel gossippare …
stempera la tensione e serve a creare un clima più leggero.

Lo scherzo distende gli animi e consolida il gruppo ma diventa pericoloso quando è l’unico sfogo a frustrazione e stress.
E adesso?
Meglio evitare nel gestire ex colleghi, farti coinvolgere per non rischiare di rovinare i tuoi rapporti interpersonali o di trovarti in situazioni spiacevoli.

 


 

10. Tratta tutti con rispetto e imparzialità

L’amicizia sul lavoro è uno dei temi più delicati d’affrontare.
Avere amici sul posto di lavoro ci dà carica,
motivazione e una spalla cui poggiarsi in caso di difficoltà.

Molto probabilmente avrai fatto più amicizia con alcuni colleghi rispetto ad altri.

È naturale e normale, sentire maggiore feeling e simpatia verso alcune persone ma,
nella tua nuova veste di team leader,
ogni membro del team dovrà essere trattato in modo imparziale e con rispetto.

Anche se pensi di essere equo ed equilibrato al 100% (e forse non ti rendi conto) gli altri collaboratori o dipendenti potrebbero fraintendere o mal interpretare alcune tue decisioni, pensando che stai proteggendo o favorendo una o più persone, a te vicine.

Favoritismi, preferenze e simpatie, potrebbero emergere tuo malgrado,
e all’interno del team creare sfiducia e demotivazione.
Leggi il mio post per approfondire.

11. Non cercare l’accettazione dei tuoi ex colleghi

Se hai bisogno del giudizio positivo dei tuoi ex colleghi, è un chiaro segno che hai paura di essere rifiutato o emarginato dal resto del gruppo.

È uno schema mentale che ti porterà a fare di tutto per compiacere i tuoi ex colleghi,
pur di ottenere la loro approvazione.
Se devi soddisfare le aspettative dei tuoi precedenti compagni di lavoro, diventerai un burattino sotto il loro comando.
Chi asseconda sempre gli altri, come un cagnolino, non diventerà mai un leader.

Nella tua nuova posizione non devi cercare di essere popolare,
devi accompagnare gli altri per centrare i risultati prefissati.

Mantieni l’attenzione sul lavoro da fare, dai il massimo ogni giorno,
tratta tutti con rispetto e educazione e vedrai che riuscirai a conquistare il tuo team!
Leggi il mio post per approfondire.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua gestione del team
 

12. Sfrutta la conoscenza delle persone

Durante questo tipo di transizione,
è facile concentrarsi eccessivamente sul comportamento degli altri,
degli ex colleghi.

Il fatto di conoscere le persone “dall’interno” può essere un vantaggio che devi sfruttare al massimo.

Conosci tutte le “pecche” e i punti di forza,
le persone produttive e quelle da stimolare,

La tua comprensione dei processi di lavoro ti può aiutare a costruire la credibilità con il tuo nuovo staff e creare relazioni utili con le persone.

Gestire ex colleghi: non fingere di avere tutte le risposte

Dai fiducia a tutti.
Fai sapere ai tuoi collaboratori che sei aperto a nuove idee e input.
Sollecita suggerimenti e dai il giusto credito a tutti.
Aiuta la crescita di ogni membro del team.
Aumenta le distanze professionali ma rimani “connesso” alle persone.

Da collega a capo? Rimani te stesso!
Adesso, il tuo ruolo è diverso ma tu sei lo stesso.
Molti lo ignorano o se ne dimenticano.

La disponibilità e l’onestà intellettuale possono aiutarti a mantenere buoni rapporti con le persone,
attenuare la tensione e migliorare la produttività.

Gestire ex colleghi è allo stesso tempo una sfida e un’opportunità di crescita.
Se la prendi alla leggera o al contrario con troppa animosità, ti aspettano delusione e frustrazione;
considerala piuttosto una buona occasione per lavorare su te stesso.

Gestire ex colleghi: 11 spunti di successo per la tua leadership – parte 1

gestire ex colleghi

Diventare il capo è una transizione entusiasmante e appagante,
ma può anche rilevarsi molto snervante.
Stressante.

Questo è particolarmente vero se adesso sei diventato il leader di persone che – fino a qualche tempo fa – erano tuoi colleghi.

“La leadership è azione, non posizione.”

Donald H. McGannon

C’è un ex collega che da quando hai avuto la promozione a supervisore,
ha cominciato a guardarti con sospetto, gelosia o addirittura con odio. Un altro che continua a trattarti ancora come uno del gruppo e si aspetta da te grande empatia.

Un altro ancora che ti considera ancora un amicone … non ha ancora capito che adesso il capo sei tu.
Hai sempre sentito parlato malissimo del capo e adesso che dall’altra parte ci sei tu,
ti chiedi se sarà così anche per te.
Di la verità, non la pensavi così dura, vero?

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Dovrai costruire la tua credibilità e autorità, la tua leadership,
senza comportarti come se la promozione ti avesse dato alla testa.

Il punto che tu invece adesso, come nuovo leader,
sei responsabile della produttività e dei risultati.

Ecco alcuni suggerimenti strategici per gestire al meglio i tuoi ex colleghi:

1. I rapporti con gli ex colleghi cambieranno

Prima lo consapevolizzi … meglio è!

Cambiano le dinamiche, gli obiettivi sono differenti,
diversa è la responsabilità, più alta è la pressione,
e potresti prendere decisioni impopolari presso i tuoi ex colleghi.

Anche se fino a qualche tempo fa, hai condiviso lo stesso malcontento sul modo di lavorare,
i rapporti personali con i tuoi ex colleghi si sono spostati a un livello diverso.

Ora tu sei quello che assegna il lavoro,
analizza la produttività e valuta la performance.
Ti sei spostato di un livello.

2. Stabilisci nuovi confini

È necessario rimodellare il rapporto tra te e i tuoi ex colleghi di lavoro.

Ci sono linee che devono essere nuovamente tratteggiate,
confini che non possono essere più superati e argomenti di conversazione che non possono essere più discussi.

Nel gestire ex colleghi, non puoi continuare ad avere relazioni come hai fatto prima.
Questa è una perdita per tutti,
ma fa parte del “gioco”.

Non è necessario divenire distaccato e non disponibile;
se ti senti un po’ “solo e lasciato da parte”,
può essere un segnale che stai approcciando in modo efficace il tuo nuovo ruolo.

3. Segnala la transizione

Nella maggior parte delle aziende,
c’è qualcuno che si occupa di annunciare la tua promozione.
Così tutti sapranno che ora sei tu … al comando.

 


 

Se non viene fatto,
parla con il tuo capo o con le risorse umane su come gestire questa informazione.
Assicurati di rendere tutti consapevoli della transizione.

È importante (che tutti sappiano) per evitare spiacevoli equivoci.
Evita proclami via mail tipo “Hei … forse non lo sai ancora. Adesso sono io il nuovo capo”.

4. Non introdurre subito importanti revisioni

Devi dimostrare la tua nuova autorità senza pestare subito i piedi ai tuoi ex colleghi.

Cambiamenti a “razzo” ti possono ritorcere contro e causare errori costosi che possono minare,
fin da subito, la tua credibilità.

Nel gestire ex colleghi, ti suggerisco di identificare alcune piccole decisioni che puoi prendere abbastanza velocemente,
e rimandare quelle più grandi finché non hai il tempo di raccogliere input e informazioni.

In questo modo eviterai le trappole e le resistenze che accompagnano ogni cambiamento (piccolo o grande che sia) nel tuo nuovo luogo di lavoro.

5. Stabilisci la tua autorità

Essere al comando non significa dare una dimostrazione di forza della tua nuova autorità.

Uno dei modi migliori di gestire ex colleghi è spiegare come lavorerai come capo e come intendi guidare il gruppo;
per questo incontra la tua squadra, come gruppo e individualmente, per parlare della tua visione.

Incontra individualmente ogni collaboratore.
Metti sul tavolo le tue aspettative e i potenziali problemi.
Ricorda che un’aspettativa frustrata produce delusione e rancore (quest’ultimo è molto pericoloso sul luogo di lavoro).

Assicurati che tutti nel team abbiano compreso il tuo nuovo ruolo, le responsabilità che ti aspettano e gli obiettivi che, a livello di gruppo, ti sei prefissato.

In questi incontri uno-a-uno è necessario ascoltare tanto parlare.

Anche se potrebbe essere un po’ imbarazzante …
discuterne e ricercare soluzioni costruttive è la miglior cosa.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua gestione del team
 

6. Gestire ex colleghi: non aspettarti che tutti ti parlino schiettamente

Adesso che sei passato da collega a capo, aspettati che le persone che dovrai supervisionare vedano le cose in modo diverso, siano più guardinghe e non ti parlino più apertamente,
come una volta.

Metti anche in preventivo che questo cambiamento potrebbe creare un’energia negativa all’interno del team e sarai costretto a fare un passo indietro e non socializzare più come prima.

Cerca di non prenderla male,
se succede.
Ci sta.

Continua a leggere la parte 2.

4 pensieri folli che ti assalgono quando attendi una risposta da troppo tempo

stress al lavoro

Dovremmo pensare molto meno.
Pensare troppo e male (nel senso di rimuginare, macchinare, sragionare, ecc) è forse l’errore più comune che facciamo tutti.

Soprattutto sul luogo di lavoro.

Nel mio libro “Prima volta Leader” ho descritto la vicenda di Jonathan che ogni volta che un collega, il capo o un cliente impiegava troppo tempo a rispondere alla sua richiesta (“troppo tempo” può davvero variare secondo la persona o della situazione) la sua mente iniziava a correre, fantasticare, divagare. Vaneggiare.

E presumere il peggio.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Più o meno funziona così …
se non mi risponde, è perché c’è un problema … il problema sono io … non piaccio … e poiché non piaccio non mi darà quell’informazione di cui ho bisogno … resterò indietro nel mio progetto … non riuscirò a mantenere la scadenza … e la mia carriera si arenerà miseramente.
Sic… sic… che sfigato!

Esagerazioni?
Eppure non sono pochi i professionisti e manager che da questi segnali (complice anche lo stress al lavoro) si lasciano inghiottire e lentamente consumare … nel fisico e nell’anima!
La mania fa galoppare la fantasia.
Porta a vedere fantasmi ovunque.

Ecco 4 pensieri irrazionali (e depotenzianti) che ti inghiottono quando aspetti una risposta per (quello che tu reputi) troppo tempo:

1. “Non mi tengono in considerazione”

La maggior parte delle persone ha paura di non essere vista, notata,
ascoltata.

Qualcuno ha chiesto il follow-up di quel cliente o ha risposto alla tua mail?
Macché!
Dopo aver inviato una mail, c’è il silenzio-radio.

Complimenti!
Hai un super-potere da super-eroe: sei invisibile.

Questo è frustrante,
scoraggiante.
Sei sicuro che il tuo lavoro sia prezioso.
Sai che quello che stai facendo è utile, se solo qualcuno lo notasse.

Eppure niente … tutto tace!

2. “E se non piaccio?”

Ecco cosa succede a essere condizionati (o ossessionati) da cosa pensano i colleghi, i collaboratori,
i capi, i titolari dell’azienda o i clienti.

Vuoi sentirti dire continuamente di essere indispensabile?
Che sei uno valido e competente?

Ma quando non ti rispondono subito o la risposta tarda ad arrivare,
cominci a pensare che non piaci come professionista e come persona.

Sei incompetente e incapace.
Insomma … un disastro!

 


 

3. “Si sarà offeso?

La posta elettronica è un modo terribile di comunicare.
Ci sono diversi studi che indicano che circa il 50% delle mail sono mal interpretate.

E ti credo!

Quando scriviamo un’e-mail, le parole sono l’unica risorsa.
Infatti (tenendo conto del solo testo) perdiamo oltre il 90% dell’efficacia della comunicazione.

E con queste premesse, è facile creare incomprensioni ed equivoci,
sembrare bruschi, direttivi e insolenti;
rischiare di offendere la suscettibilità delle persone.

Non è così insensato pensare di aver offeso qualcuno con una mail scarna, priva di tatto e disponibilità verso l’altro (sia un collega, collaboratore, cliente o il capo).

Poi la nostra fantasia incalzante …
fa’ il resto.

4. “Oddio … sto per essere licenziato?”

Addirittura!

Eppure una risposta-che-non arriva (in ambiente aziendale) unita a una fantasia galoppante può accendere pensieri di esclusione, emarginazione,
estromissione.

Una risposta tardiva può scatenare questa reazione estrema.
Infatti, uno dei primi segni di un possibile licenziamento è non riuscire più ad accedere a dati importanti,
informazioni necessarie e comunicazioni rilevanti.

Leggi il mio postParanoia o reale licenziamento? 9 indizi che potrebbero indicarne uno”.

Stress al lavoro? Ci manca anche il logorio delle attese ..

“Il buio e l’attesa hanno lo stesso colore.”
Giorgio Faletti

Riesci (davvero) a sentire queste emozioni negative contro di te?
Stai giudicando le intenzioni degli altri attraverso il filtro della tua mente?
Non è che (forse) stai sentendo lo stress al lavoro e stai travisando o esagerando il tutto?

È importante,
fare un passo indietro, un bel respiro profondo,
raccogliere i pensieri e chiederti se stai reagendo nel modo giusto.

A meno che tu non abbia una buona ragione per non farlo,
la cosa migliore da fare è inviare una mail di follow-up,
chiedendo quando puoi aspettarti una risposta.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua gestione del team
 

Non saltare subito alle conclusioni. Resta ai fatti

E i fatti sono che non tutti condividono le stesse priorità (quello che per te è primario e fondamentale per me può essere marginale e trascurabile).

Inizia a comunicare più chiaramente;
più chiaramente lo farai, meno spazio darai al tuo cervello di andare nel panico,
ed eviterai equivoci, incomprensioni e … stress al lavoro.

Potresti per esempio,
chiedere alla persona quando sarà in grado di valutare e risponderti.
Ciò ti consentirà di ricevere una risposta rapida e di non passare attraverso tutto questo logorio mentale.

Fino a quando abbiamo a che fare con le persone (e per fortuna che è così),
saremo sempre esposti al rischio di essere delusi, frustrati e di reagire con ansia e paura …
succede a casa, al lavoro e in innumerevoli altre situazioni.

9 spunti per diventare un modello agli occhi dei tuoi collaboratori

grande leader

Siamo tutti impreparati ad affrontare – la prima volta – la gestione di un gruppo di persone.
Ignoriamo o sottovalutiamo le difficoltà oppure reagiamo male di fronte ai problemi che incontriamo.
Con eccessiva rigidità o poca fiducia, oppure al contrario…
eccesiva sicurezza e blanda severità.

Per diventare un grande leader,
è necessario guidare le persone e non concentrarsi solo sui compiti da eseguire e sulle mansioni da gestire.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Devi andare oltre a distribuire incarichi,
inviare messaggi di posta elettronica e assicurarti che ognuno faccia il suo lavoro.

La vera leadership viene da chi sei,
non solo da quello che dici o fai.

Ecco come diventare – agli occhi dei tuoi collaboratori – un grande leader e un modello da seguire:

1. Indica la direzione

I tuoi collaboratori vogliono sapere che c’è un futuro.
Vogliono esser certi che c’è una meta.
Vogliono sapere dove-si-deve-andare.

Devi mostrare una visione, motivare e ispirare le persone a seguirti.
I dipendenti più impegnati sono quelli che hanno fede nella visione dei loro capi,
generando così ottimismo e una maggiore produttività.

Un gruppo con un leader indeciso non ha direzione.
Un team senza una direzione,
è sopraffatto da incertezza e paralisi.

2. “Tira” fuori il meglio dalle persone

“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader.”
John Quincy Adams

Non parlare sempre di quello che i tuoi collaboratori non riescono a fare.

Concentrati piuttosto sui loro punti di forza,
aiuta (davvero) i tuoi collaboratori ad avere successo.

 


 

Porta pazienza,
e sfrutta ogni opportunità per aiutare il tuo team a crescere e svilupparsi.

Anche quando sbagliano, dai tempo,
concedi altri tentativi. Dagli errori arrivano i miglioramenti.

Chiediti spesso:
“Sto facendo il meglio per il mio team?“,
“Come posso aggiungere valore?”
.

3. Interessati (davvero) alle persone

Occupati del tuo team come fossero … persone!
Questo non significa che devi coccolare o adulare ma semplicemente “entrare in contatto” (anche) a livello personale con chi lavora con te.

I grandi leader si preoccupano della “loro gente”.

I tuoi collaboratori devono sapere di poter contare su di te nel momento del bisogno.
Mostrati come qualcuno che ha (veramente) a cuore le persone e che vuole costruire un impatto positivo nella vita degli altri.

4. Dimostra integrità

Dimostra integrità, onestà e capacità.
In tutto quello che fai.
Devi comportarti in maniera coerente e affidabile, essere trasparente quando si tratta di etica e valori.

Non devi desiderare di “avere ragione”,
ma piuttosto di “fare la cosa giusta“.

5. Dai speranza

Speranza.
Desiderio.
Sogno.
Non solo devi offrire stabilità e fiducia,
ma anche la motivazione che permette alle persone di affrontare le situazioni più impegnative e guardare al futuro con ottimismo e convinzione.

Ricorda che nei momenti difficili, di cambiamenti organizzativi o di gestione,
mostrare speranza è fondamentale.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la gestione del tuo team
 

6. “Costruisci” la fondamenta dei tuoi rapporti sulla fiducia

La fiducia è uno dei pilastri fondamentali della leadership.
Le persone non tollerano la disonestà.
Quando la fiducia del “popolo” è persa, non può più essere recuperata.

Fiducia, comunicazione, sostegno e rispetto sono alla base di tutte le relazioni solide e ben funzionanti.
La capacità di fidarsi è essenziale e non puoi permetterti di darla per scontata.

La fiducia è influenzata più dalle azioni che dalle parole.

Solo se le tue azioni saranno coerenti con le tue parole,
le persone avranno fiducia in te.
Nella tua leadership.

La costruzione richiede tempo,
la distruzione pochi secondi.

7. Bilancia forza e umiltà

Leadership è un delicato equilibrio di vera fiducia e genuina umiltà.

Un grande leader non dimentica mai da dove è venuto o non si prende troppo sul serio.
Non considerare il tuo successo come il risultato di uno sforzo solitario ma riconosci il contributo di tutta la tua squadra.

8. Resta calmo e freddo anche sotto pressione

Sicurezza.
Forza.
Sostegno.
L’ignoto crea disagio.

In questi tempi così caotici,
può essere difficile trasmettere stabilità e sicurezza.

Il tuo team ha bisogno di rassicurazioni, vuole sapere che hai una presa salda sul timone,
anche nel bel mezzo di una tempesta.

Leggi il mio post “14 mantra per ritrovare fede e forza nella tua leadership”.

9. “Porta a casa” il risultato

Resta concentrato – con tutte le tue energie – sul risultato.
Non farti fregare dalla tentazione di essere dispersivo, allentando così la presa dall’obiettivo.

Inquadra il bersaglio.
Resta determinato, fai i sacrifici necessari per raggiungere lo scopo.

Non ti scoraggiare, trova soluzioni ai problemi.
Mantieni un atteggiamento vincente,
supera le difficoltà e prosegui nel cammino per la realizzazione dei tuoi sogni.

Essere un grande leader: titoli e competenze non bastano

Un cliente mi ha detto:
“Sono il direttore, ho il mio ruolo, le competenze …
non vedo perché il mio team non dovrebbe fidarsi e seguirmi.”

Titoli e competenze sono importanti,
ma non diamoli per scontati.
A questo punto la domanda è: perché la gente dovrebbe seguirti?
Te lo sei mai chiesto?
Se diventare un grande leader è una delle tue aspirazioni, inizia a chiederti, in totale onestà:
“Perché le persone dovrebbero seguirmi?”.

Rapporti difficili al lavoro: 11 motivi perché per tutti sei empatia-zero – 2

rapporti difficili al lavoro

Leggi anche la parte 1.

6. Non sorridi mai

Sei sempre cupo e accigliato.
Imbronciato e scontroso.

Sorridere è uno dei più potenti segnali non verbali.
I sorrisi sono letteralmente contagiosi.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Questo non significa avere il sorriso stampato tutto il tempo,
fare il “piacione” ma mostrare un leggero sorriso sul viso per incoraggiare le persone a interagire con te.

7. Non dai mai riconoscimenti

Complimenti e apprezzamenti ben fatti sul luogo di lavoro possono costruire e rafforzare le relazioni,
aumentare la fiducia, migliorare la produttività e l’ambiente di lavoro.

L’apprezzamento è molto importante, perché valorizza il lavoro fatto,
giorno dopo giorno.

Non è un caso,
che la maggior parte delle persone desidera essere tenuta nella giusta considerazione!

Ma tu… complimenti-zero.
Mai un apprezzamento a colleghi o collaboratori per il lavoro svolto,
né un complimento genuino per un risultato o una vendita difficile.
Quando mai!
E poi ti sorprendi di … rapporti difficili al lavoro!

8. Tiri subito le tue conclusioni

Ok, stop. So benissimo dove vuoi arrivare.”
“Non c’è bisogno che tu finisca. Lo so.”
“Dai, continua. Anzi no, finisco io per te.”

Perché tutte le volte interrompi con le tue conclusioni o deduzioni?
Presumendo di aver compreso idee e concetti?

Non c’è niente di più frustrante dell’essere interrotti e vedere la nostra esigenza e problematica poco ascoltata, capita o fraintesa. Vero?

Quanto più pensi di sapere,
meno hai bisogno di ascoltare.

Ascoltare significa “seguire” le parole,
ma anche (e soprattutto) l’energia e l’emozione delle persone.

Ascoltare vuol dire aumentare il rispetto e l’accettazione.
Le persone che ci ascoltano, aiutano la nostra trasformazione.

 


 

9. Prendi spunto dall’altro per raccontare di te

“So bene cosa provi. Anche a me è successo che …”
“E io? Cosa dovrei dire? Settimana scorsa stavo …“

Sei partito bene, con una buona intenzione (ascoltare l’altro),
ma purtroppo adesso sei partito per la tua tangente,
stai parlando al posto dell’altro.

Hai preso spunto dalle sue parole e delle sue opinioni per parlare di te e dei tuoi problemi.
Ancora e sempre di te …

10. Mentre ascolti non sei attento o fai altro

Cellulare che suona, notifiche, e-mail, la prossima riunione.
Evita di dire “Parla pure, ti sto ascoltando”,
mentre stai facendo qualcosa d’altro.

Non ho dubbi che tu stia sentendo cosa l’altro ti sta dicendo,
ma ascoltare (mostrare empatia) richiede uno sforzo d’interesse, di attenzione e soprattutto,
il desiderio di concedere all’altro del tempo e di aiutarlo.

Ascoltare richiede tutta la tua disponibilità!

Evita di ascoltare in modo meccanico e freddo e non usare espressioni tipo:
“Ti capisco …” quando non conosci la persona o la situazione;
“Continua, mi interessa …”
mentre ti guardi intorno, guardi l’orologio, agiti il piede;

Se non vedi l’ora di dire come la pensi,
come puoi ascoltare?

Non si ascolta per rispondere ma per aiutare,
per comprendere e per imparare.

11. Interrompi e “vai sopra”

Perché il tuo interlocutore deve ripetere un concetto almeno 4 volte?
Interrompi con le tue conclusioni o deduzioni?
Perché presumi di aver già compreso cosa ti viene detto?

Lo sai che è frustrante essere interrotti,
non ascoltati o fraintesi?

Non è una questione quantitativa,
ti bastano anche solo pochi minuti ma devi fare uno sforzo d’interesse,
di concentrazione e d’attenzione, per mostrare realmente la tua disponibilità verso l’altro…
ed evitare rapporti difficili al lavoro.

È facile capire perché i buoni ascoltatori sono tanto apprezzati e ricercati!

Se vuoi farti una risata sull’argomento,
guarda la scena della Betty con Aldo, Giovanni e Giacomo.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per la tua carriera di successo
 

Rapporti difficili al lavoro? L’empatia è fondamentale

L’empatia non è solo utile quando ascolti il tuo migliore amico.
È molto importante anche sul luogo di lavoro, sia per i leader, sia per i membri del team.

Gli studi hanno dimostrato come l’empatia migliori la capacità di leadership e faciliti la comunicazione efficace.
Esiste una correlazione tra empatia e incremento delle vendite.

L’empatia può essere coltivata. Non c’è nessun’altra qualità che sia più vitale per sviluppare relazioni come l’empatia. Tutti abbiamo la capacità empatica, basta esercitarla.

L’empatia non può essere recitata, tantomeno forzata.

“Apriti” un po’ di più, in modo da sviluppare naturalmente le relazioni.
Non ignorare o nascondere i contenuti emotivi in una conversazione con i colleghi,
poiché sarà percepita come una barriera.

Riguardo i rapporti difficili al lavoro, credo che ognuno di noi debba riflettere su come comunicare con efficacia,
ascoltare e comprendere veramente gli altri.

Adesso, probabilmente ti starai chiedendo se sei una persona empatica.
Vero?

Rapporti difficili al lavoro: 11 motivi perché per tutti sei empatia-zero – 1

rapporti difficili al lavoro

L’empatia non è innata negli esseri umani.
Tutti abbiamo la capacità di essere empatici.

A livello personale,
le persone empatiche tendono a essere più generose e preoccupate del benessere delle persone e tendono ad avere rapporti più felici e un maggiore benessere.

Non sono poche le persone che hanno rapporti difficili al lavoro

Ma cos’è esattamente l’empatia?
È la capacità di sentire le emozioni di altre persone,
la capacità di immaginare che cosa qualcun altro potrebbe pensare o sentire.

E tu, come ti relazioni con gli altri al lavoro?
Sei socievole, chiuso o diffidente?
Hai rapporti difficili al lavoro?

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Ti è mai successo di aver compromesso, a causa del tuo comportamento o delle tue reazioni,
i rapporti interpersonali con il capo, i colleghi o il team?

Ecco 11 motivi perché hai rapporti difficili al lavoro,
e tutti ti chiamano empatia-zero:

1. Non ti metti mai nei panni degli altri

Sei abituato a ragionare secondo una logica in cui esprimi la tua opinione,
cercando di portare prove a tuo favore per importi sull’altro.
Il tuo obiettivo è avere ragione – non capirsi.

Cosa ti impedisce di comprendere davvero?
Hai mai provato a metterti nei panni dell’altro?
Ti sei mai chiesto – per esempio – se la persona che condivide ogni giorno l’ufficio accanto abbia sogni,
obiettivi e aspirazioni?

Ah no! Non ci hai mai pensato o forse non te ne frega niente.

Molte persone sono curiose ma poche si prendono il tempo per chiederselo.
Potresti essere sorpreso da ciò che scoprirai.

2. Non condividi le tue emozioni

Se c’è un posto dove l’esposizione dell’emozione è inibita, è proprio il luogo di lavoro.

Per questo non condividi alcuni sentimenti con colleghi e collaboratori,
perché lo vedi come un segno di debolezza e fragilità.

Non mostrando una certa sensibilità nascondi il tuo lato più umano.
Non rilevando le gioie e i dolori, non ti sintonizzi con gli altri.

 


 

Così facendo,
non consenti una conversazione più profonda.

Comincia a condividere (non intendo particolari troppo personali) un po’ di più le tue esperienze e prospettive,
e vedrai che anche gli altri seguiranno il tuo esempio
senza che diventi un festival del singhiozzo o una seduta terapeutica!

3. Fingi di ascoltare

Ti rendi conto che l’altro ha voglia di parlare, mentre tu non sei nella giusta predisposizione.
Cosa fai?

Semplice, fingi di ascoltare.
Attento! Perché si vede.
Si sente.

Chi parla ha la netta sensazione di non essere ascoltato.
Elimina le distrazioni.
Dimentica la tua agenda.
Se ti rendi conto che (davvero) hai altro cui pensare o in fondo non-te-ne-può-fregare-di-meno è molto meglio rimandare l’ascolto.

Non c’è nulla di male nel dire: “Adesso non posso, ne possiamo parlare alle 16.00/domani mattina/settimana prossima?”.
Ricorda di mantenere l’impegno preso.

4. Parli sempre e solo di te stesso

Sei bravissimo a cogliere ogni occasione per agganciarti al discorso e iniziare a parlare di te,
delle cose che hai fatto, di quello che ti è successo,
i tuoi viaggi, i tuoi hobby, di quanto sei bravo e brillante.

Sempre e solo di te.
Ego–centrato.
Niente di male, per carità,
ma pensi davvero che riuscirai a impressionare,
sembrare più interessante e intrigante?

Una cosa è certa, alla lunga diventi sicuramente scontato,
pesante e spingi gli altri a evitarti.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per la tua carriera di successo
 

5. Sei pieno di pregiudizi e stereotipi

“Le donne sono nevrotiche e poco affidabili”
“I giovani sono lavativi”
“I senior sono lenti e per niente tecnologici”

Ne hai per tutti.
Preconcetti su sesso, età, cultura, nazionalità, orientamento sessuale,
per l’aspetto fisico e per milioni di altre cose…
e poi ti lamenti di rapporti difficili al lavoro!

È un modo facile di “ragionare”.
Ti è chiaro che i pregiudizi ti limitano?
Ti impediscono di aprire in modo completo la mente, di godere davvero di libertà di pensiero?

Lo so, liberarsi dai pregiudizi non è così semplice:
li abbiamo interiorizzati, ci siamo “dentro”, ci alleggeriscono la mente.
Non abbiamo bisogno di pensare troppo.

Hai notato,
per esempio, come i colloqui di lavoro stiano diventando un concorso di popolarità,
riguardante una perfezione fisica e apparente piuttosto che una reale capacità professionale?

Continua a leggere la parte 2.

Il feedback del capo ti ha messo ko? 8 spunti per risollevarsi prima del gong – 2

feedback del capo

Leggi anche la parte 1.

5. Poni domande mirate

“A volte, la cosa peggiore che può capitare alle domande è la risposta.”
Romain Gary

Il tuo capo/a ha solo l’intenzione di denigrarti oppure sta cercando di anticipare o risolvere un problema,
in modo che la prossima volta, tu lo possa evitare?

Per questo motivo è importante ascoltare con attenzione e chiedere al tuo interlocutore di chiarire le sue opinioni riferendoti esempi concreti.

Fare domande mirate spinge la persona (la prossima volta) a essere più precisa e a non “sparare a caso“.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Il tuo capo ti ha detto “Sei troppa aggressiva.
Fai domande per capire:

“Quando mi reputi aggressiva, cosa mi vedi dire/fare?”
“Quale aspetto del mio atteggiamento ti causa problemi?”
“Il mio approccio con i clienti non ti piace … quale aspetto dovrei migliorare”

Puoi risolvere qualsiasi problema, se lo definisci attraverso i comportamenti.
Ma non puoi risolvere qualcosa di vago come: “Sei troppo aggressiva“.
A proposito di aggressività al lavoro leggi il mio post.

6. Non criticare la persona

Sei stato spiazzato dal capo che ti chiede di cambiare il tuo comportamento …
alla radice?

La ricerca di una scusante (quando si riceve un feedback negativo) può essere distruttiva per le relazioni.

Specialmente quando sei arrabbiato.
Può essere fonte di guai!

È il momento di un’introspezione onestaCome dare il mio contributo per la risoluzione di questo problema?”,
“Cosa sarebbe giusto fare?”
Informati in modo approfondito prima di tutto.

Non giustificarti più e più volte. Non ritornare sull’argomento.

Più ribatti … più dai credito, maggiormente rafforzi la critica.

Mai difendersi criticando chi-ti-critica.

Piuttosto ringrazia “Grazie per le tue considerazioni interessanti, ci penso e ne riparliamo.”
“Grazie, possiamo dialogare più tardi”
“Possiamo discuterne dopo averci pensato”.

 


 

7. Se il feedback del capo è via mail …

La regola la conosci già:
non rispondere mai a una mail importante in fretta.
Quando si tratta di un feedback negativo poi …

Quando la temperatura sale,
il primo momento-chiave è raffreddarsi.

Fai un respiro profondo. Anzi due.
Non lasciare che la rabbia guidi la tua risposta!

Leggi più volte la mail, fino a quando non sei sicuro di ciò che veramente intende il messaggio,
potresti aver interpretato erroneamente l’intento del contenuto.

Schematicamente per rispondere a una mail incazzosa devi:
pensare – scrivere la risposta – lasciare in bozza – rileggere – inviare.

8. Accetta il fatto che (forse) il tuo capo ha visto qualcosa che ti è sfuggito

Se hai appena ricevuto un feedback del capo che ti ha ferito e messo al tappeto, prova a chiederti cosa-te-ne-vuoi-fare,
preferisci difenderti per avere ragione o crescere come professionista?

Se la tua scelta è avere ragione,
sappi che così facendo resterai ancorato alla tua versione della realtà,
ricercando e giustificando tutti i motivi per cui tu avresti ragione e qualcun altro torto.

Quando decidi di avere ragione,
cerchi solo le risposte che “ti servono” (per dimostrare la tua ragione),
scartando così tutte le altre informazioni utili che potrebbero aiutare il tuo sviluppo.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

Se la tua scelta è la crescita,
non sei più una vittima. Ti prendi la responsabilità.
Dimostri che sei pronto a rimetterti in questione per migliorare e non sei succube della paura delle critiche.

Il feedback che ti colpisce è probabilmente quello più utile.
Ricorda il beneficio di ottenere critiche costruttive.

Può essere difficile ricevere feedback del capo, da un collega o da qualcuno che non rispetti,
ma ricorda che le risposte più costruttive provengono (spesso) da fonti che non ci piacciono,
non sopportiamo.

Il feedback del capo ti ha messo ko? 8 spunti per risollevarsi prima del gong- 1

feedback del capo

Hai appena ricevuto un feedback del capo che ti ha spiazzato,
ferito, messo al tappeto,
che ti ha fatto male.

Ti senti attaccato, arrabbiato, sbagliato,
e sottovalutato.

Inizi a digitare la tua mail di dimissioni.
Prima di premere invio, però ti fermi per riflettere (meglio così) …

Un feedback del capo – se gestito male – può essere demolente

A un certo punto del nostro percorso professionale,
prima o poi tutti riceviamo feedback negativi da parte del capo, dai collaboratori o dai clienti.

A volte sono difficili da sentire,
ma sono un’occasione per lavorare meglio e spingerci a un livello successivo.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

La domandona è:
Sei disposto a imparare dai feedback?
Sei disposto a crescere e affrontare la situazione?

Se la tua risposta è no,
sappi che continuerai a giustificarti, difenderti, arrabbiarti e poi …
ciò che non accetti (nella vita) ricomparirà di nuovo e ancora finché non avrai imparato la lezione.

Se la tua risposta è sì,
ecco alcuni suggerimenti per aiutarti a prendere il massimo da un momento,
che ti può far sprofondare (se gestito male) in piena crisi professionale:

1. Calma ..respira

Quando ti senti attaccato,
non peggiorare la situazione arrabbiandoti,
rispondendo in modo sproporzionato o scappando via.

È umano,
ma non è costruttivo e implica un inutile spreco di energie.

Prenditi almeno una mezzora per “riconquistare” logica, prospettiva,
e calma.

Riesci a mettere da parte l’emozione e riflettere?
Oppure, usi l’emozione per giustificare e biasimare?

2. Riconosci il feedback del capo come una spinta alla crescita

Il feedback è la strada maestra verso la crescita.
Ken Blanchard l’ha definito la colazione dei campioni.

Tuttavia,
potresti essere totalmente ignaro della necessità di un miglioramento.
E la prima volta (che lo senti) ti potrebbe sorprendere, spiazzare,
e disorientare.

 


 

Impegnati a ricevere un feedback negativo con apertura e disponibilità,
dimostrando così che sei pronto a risolverlo.
Dai una risposta tipo:
“Vorrei fare tutto quello che posso per cambiare”
“L’ho notato anch’io … di me stessa.”
“Mi puoi aiutare a migliorarmi?”

Quando provi riconoscenza per un feedback (anche – e soprattutto – se negativo),
vuol dire che stai crescendo.

3. Spesso rifiutiamo il feedback perché non ci piace la “fonte”

Forse il tuo capo è stato troppo duro e molto vago,
ma anche questa è un’occasione di crescita professionale.

Se è un buon leader,
apprezzerai il feedback che ti ha dato.

Infatti,
quando è fatto in modo corretto e con buone intenzioni (leggi il mio post),
il feedback potrebbe essere un’opportunità per migliorare il nostro rendimento.

A seconda della fonte,
può essere particolarmente difficile ricevere un feedback negativo.
Spesso lo rifiutiamo, perché non ci piace (o non rispettiamo) la persona.

Ci vuole grande forza mentale per apprezzare e “digerire” un feedback del capo negativo,
fatto da qualcuno che non stimiamo e apprezziamo.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

4. Rimani concentrato su te stesso

Ecco un altro punto fondamentale.
Resisti alla tentazione (anche legittima) di rimarcare come anche altre persone fossero state coinvolte nel risultato negativo.
Resta su di te.

Concentrandoti sugli altri,
rallenti solo i progressi nell’apprendimento e sposti il focus di miglioramento.
Prendi il massimo dall’esperienza concentrandoti solo su ciò in cui TU puoi fare la differenza.

Continua a leggere la parte 2.

Vuoi diventare leader? 7 zavorre che devi mollare se vuoi salire in alto

diventare leader

È luogo comune pensare che per ottenere successo, diventare leader, bisogna fare qualcosa.
Questo è (anche) assolutamente vero!

Ma per avere successo nel lavoro oltre a fare-di-più è fondamentale anche togliere.
Diminuire. Alleggerire.
Sgravare.

Per diventare leader è necessario sbarazzarci dalle zavorre (soprattutto quelle emotive) che ci portiamo sulle spalle.
Spesso sono loro a tenerci ancorati e a impedirci di volare!

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Per volare in alto, devi pesare poco,
più sei “leggero”, più sali!

Ecco 7 pesi che devi mollare subito se vuoi ottenere più successo,
e diventare leader:

1. Abbandona l’onere di dover avere sempre tutte le risposte

“Nessun uomo sarà mai un grande leader se vuole fare tutto da solo,
o prendersi tutto il merito per averlo fatto.”
Andrew Carnegie

Pensi a un leader come a un eroe infallibile,
risolutore di problemi e quesiti difficili?

Come ho spesso sottolineato (a più riprese) nei miei libri anche i migliori leader imparano dagli altri.
Anzi.
I grandi leader hanno una chiara consapevolezza dei propri limiti.

Sanno che il successo è uno sport di squadra e per questo cercano di “riunire” attorno a loro persone appassionate ed eccellenti nelle diverse aree di competenza.

I grandi leader ascoltano più di quanto parlano.

Ascoltano con l’obiettivo di capire e non di rispondere.
Riesci a vedere la differenza?

2. Liberati del pesante fardello di non dover sbagliare mai

I grandi leader fanno errori come tutti.
Come me e come te.

In realtà anche più visibili,
perché prendono decisioni con conseguenze che (se negative) sono sotto-gli-occhi-di-tutti.

Tuttavia, ciò che differenzia un grande leader dagli altri è ammettere candidamente i propri errori e le lezioni che ha appreso.

Il grande leader sa che il fallimento è una parte essenziale del processo di esplorazione,
scoperta e innovazione.

Se non fallisce resta attaccato agli approcci del passato.
Non può imparare, evolvere e crescere.

Se le tue azioni non saranno piene di curiosità ed esplorazione,
perché hai tanta paura di fallire o non sei disposto a provare qualcosa di nuovo,
difficilmente diventeranno incisive.
 


 

3. Abbandona l’idea di dover essere sempre brillante e carismatico

Per diventare leader non hai bisogno di una personalità impressionante.
Alcuni dei migliori leader sono molto introversi e con poco charme.

Il carisma non è la qualità assoluta di un leader.
Anche se aiuta ad attirare la gente.

Leadership è saper essere influente.

È la capacità di ispirare le persone.
Se sei affidabile, credibile, integro e stai andando da qualche parte (importante),
vedrai che saranno in tanti a seguirti!

4. Liberati dal pregiudizio che i leader migliori siano uomini

La ricerca suggerisce che le donne tendono ad avere un maggiore potenziale di leadership rispetto agli uomini.

Le ragioni per cui la maggior parte dei leader sono uomini,
sono più legate a pregiudizi, a tradizioni e a “barriere” che hanno impedito alle donne di raggiungere (almeno per il momento, ne sono certo) posizioni di leadership di alto livello.

5. Molla il peso dell’aspettativa di essere amato e popolare

I leader possono essere persone molto sole.
La solitudine è uno dei costi da pagare per essere un leader.

Più sali e più devi vivere sotto la (spietata) luce dei riflettori.
Ci saranno sicuramente riconoscimenti e approvazioni ma anche avversione e invidia.

Anche al tuo livello.

Non devi sorprenderti se pur non essendo un VIP, uno sportivo famoso o un grande imprenditore risvegli gelosie e avversioni delle persone (spesso proprio di quelle che ti circondano).

L’unico modo per evitare le critiche e di essere “gradito” come leader è non prendere decisioni,
non cambiare, non dire e non fare niente.
Ti sembra possibile?

6. Non farti abbagliare, la posizione non ti renderà leader

Leadership è atteggiamento, non (solo) conoscenza.
Anche se studi e ti informi tanto, pensi di sviluppare capacità di leadership?

Se hai l’ufficio più grande (quello all’ultimo piano), hai persone che rispondono ai tuoi comandi,
ottieni obbedienza, pensi di essere un leader?
C’è qualcuno disposto a seguire il tuo esempio?

La vera leadership non si basa sulla posizione o sul grado.
È azione, prestazione, capacità ed efficacia.

Alcuni credono che per diventare leader semplicemente basti un titolo.

Chi non conosce persone collocate (non si sa come – o forse si –) al vertice della leadership che hanno fatto danni,
demoralizzato il personale e distrutto il business peggio della più grande crisi economica.

 
More: scopri il servizio di coaching ideale per potenziare la tua team leadership
 

7. Liberati dal pregiudizio più pesante: leader si nasce

Il mito che leader si nasce, è quello più “utilizzato”, pericoloso e sabotante.

Non sono nato leader.
Quindi perché provarci? Tempo perso.
È inutile, è scritto nel destino, nelle stelle.

Sbagliato.
Alcune persone hanno qualità di leadership innate.
È innegabile.

La ricerca ha dimostrato che solo 1/3 dei cosiddetti modelli di leadership sono “nati leader”,
mentre la maggioranza (i restanti 2/3) “sono diventati leader” attraverso il duro lavoro e il superamento di circostanze straordinarie e difficili.

Diventare leader? Non è solo genetica

Che tu sia un manager di una multinazionale,
un piccolo imprenditore della sua azienda a conduzione familiare,
uno store manager del centro città, il team leader di un gruppetto di collaboratori,
che il tuo staff sia costituito da 1 o 100 persone, poco importa …
per ottenere ottime performance devi prendere sempre più confidenza con la crescita professionale dei tuoi collaboratori e il potenziamento della tua leadership personale.

Le persone oggi possono determinare il successo o l’insuccesso del tuo lavoro o della tua azienda.

La leadership non è una predisposizione genetica.
Adesso lo sai anche tu.
Non hai più scuse.
Ci puoi lavorare.

12 frasi che un grande leader non direbbe mai – parte 2

un grande leader

Leggi anche la parte 1.

7. “Spostati, ti faccio vedere come si fa”

Più sali la scala aziendale, meno “lavori” personalmente con un singolo collaboratore,
lo fai attraverso l’intero team.

L’obiettivo è quello di mettere le persone giuste nei posti giusti e consentire loro di avere successo.
Che poi (in definitiva) diventerà il tuo successo.

Anche se hai tutto in mente,
continua a insegnare.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Dai al tuo team un compito chiaro e poi tirati fuori.

Non sentirti in dovere di risolvere tutti i problemi.
Non essere per il team un comodo sgabello,
dove ci si può adagiare per risolvere i problemi.

Puoi aiutare i tuoi collaboratori a raggiungere standard più elevati non-aiutando.

Potrebbe non essere esattamente come faresti,
ma come possono crescere le persone se non li fai tentare?
Fallire e migliorare?

A questo proposito leggi il mio post sull’argomento.

8. “Il fallimento non è un’opzione”

“Vuoi che ti dia una formula per avere successo?
È molto semplice.
Raddoppia il numero dei tuoi insuccessi…
Tu consideri il fallimento il nemico del successo.
Ma non è affatto così… “

Thomas Watson – amministratore delegato di IBM

Ecco una frase usata come slogan motivazionale,
che invece spesso è interpretata dai membri del team come “qui gli errori non sono consentiti”.

Quest’atteggiamento infonde paura di sbagliare nei collaboratori,
riduce la creatività e inibisce l’innovazione.

Un grande leader permette – persino incoraggia – gli errori (non certo quelli dettati da superficialità o incompetenza) per trasformare i blocchi in aperture e gli sbagli in trampolini di lancio.

 


 

9. “È impossibile”

Ogni idea è buona?
No, senza dubbio.

Respingere però le idee e le proposte del personale,
bollandole tipo “È irrealizzabile” – “È impossibilenon aiuta certamente il coinvolgimento e l’attaccamento all’azienda.

Quando i tuoi collaboratori sentono che la loro “voce” non è mai ascoltata o non sono coinvolti perdono,
un po` alla volta, entusiasmo e motivazione,
con ovvi effetti negativi sull`ambiente di lavoro e sui risultati.

Questa frase, come risposta a un suggerimento,
trancia di netto ogni possibilità di innovazione e di far-accadere-qualcosa.

Di fronte a un tale suggerimento, se vuoi diventare un grande leader,
dovresti immediatamente chiedere:
“Ok. Ora, come possiamo farlo succedere?”

Questa è una frase che motiverà le persone a lavorare ancora di più per trovare una soluzione.

10. “Non è così che facciamo qui”

I grandi leader non sprecano mai la loro sete per nuove idee.
Non sono bloccati nel passato,
con una forma mentis inflessibile e chiusa.

Sono costantemente alla ricerca di modi per rendere i processi sempre più efficienti.
Non tralasciano mai un suggerimento,
sostenendo che sia qualcosa che non-si-fa o sia impossibile.


“La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza. Vuoi migliorare il tuo impatto? Trovi spunti interessanti nei miei libri Autorevolezza e Prima volta Leader.”

I leader forti ascoltano e pensano con una mente aperta,
valutano bene i collaboratori che dimostrano pensiero creativo,
flessibilità e competenze per la risoluzione dei problemi.

Anche se non sei d’accordo con l’idea di qualcuno,
prendi tempo per riflettere e chiedi:
“Questa è un’idea interessante. Come funziona?”
“Questo è un approccio diverso. Discutiamo i pro e i contro”.

Un grande leader non critica mai le persone che fanno domande e cercano di fare le cose in modo migliore.

11. “Non portarmi nessuna brutta notizia o sorpresa”

Non è che così riuscirai a far sparire cattive notizie e sorprese:
nascondendole, stai (semplicemente) creando bombe a orologeria,
che possono scoppiarti in faccia da un momento all’altro.

I grandi capo vogliono conoscere subito le questioni che richiedono un’attenzione immediata.

Vogliono essere i primi a sapere.
Sono loro stessi a creare una cultura lavorativa in cui le persone non nascondono criticità, errori o sorprese,
ma le affrontano subito, con coraggio.


“Vuoi diventare un punto di riferimento per i tuoi colleghi? Il coaching è il tuo alleato per costruire un’autorevolezza autentica.”

12. “Sei già fortunato ad avere un lavoro qui” – un grande leader non lo direbbe mai

Frase subdola che svilisce,
distrugge l’unità e uccide il morale.

Significa che stai offrendo al tuo collaboratore un favore o il privilegio di lavorare per te.
Aspetta … spetta a lui/lei decidere se è vero.

I migliori leader sono sempre disponibili ad ascoltare anche le lamentele del loro personale.

Scelgono parole specifiche “Siamo fortunati ad averti nel nostro team“;
al fine di massimizzare il potenziale delle persone per ottenere grandi risultati.

Se vuoi essere un grande leader, lascia che siano le azioni a parlare al posto tuo,
anziché il tuo curriculum e il tuo ego.

Essere un grande leader significa sapere cosa dire e quando dirlo. Vuoi migliorare la tua comunicazione? Scopri come il coaching può trasformare il tuo approccio.

12 frasi che un grande leader non direbbe mai – parte 1

leader non direbbe mai

La leadership è probabilmente uno dei concetti più chiacchierati ma sicuramente il meno compreso e il più equivocato.

Ho espresso più volte nei miei libri il concetto che moltissimi desiderano essere leader.
Molti pensano di essere leader.
Pochi lo sono.

Alcuni sono impreparati perché non sono stati adeguatamente formati.
Altri sono sicuri di poter guidare le persone, sono in posizioni di leadership, ma non ci dovrebbero essere.

Altri ancora hanno raggiunto il loro pieno potenziale e solo con la formazione specialistica (coaching per la leadership) possono alzare il loro livello di una tacca.

Desiderare di essere un grande leader non vuol dire diventarlo

“Per guidare gli altri, cammina alle loro spalle.”
Lao Tse

Desiderare di essere un grande leader non significa averne il carattere,
l’abilità e il coraggio.

Le parole possono stimolare, ispirare e convincere
ma anche allontanare, disorientare e scoraggiare.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Dipende da ciò che diciamo.
E soprattutto da come lo diciamo.
Ci vuole attenzione, moderazione e competenza.

Evita di usare queste 12 frasi con i tuoi collaboratori,
in qualsiasi ambiente di lavoro:

1. “Credi di essere più intelligente di me?”

Ti disturba ricevere domande?
Interrogativi? Dissensi?

Se la tua reazione naturale è quella di attaccare l’interrogatore,
allora potresti rischiare di prendere decisioni sbagliate.

Non perdere la testa quando ricevi critiche.
Un grande leader evita di prendere tutto sul personale.
Non essere paranoico.
Non pensare che tutti stiano cercando di farti prendere una decisione che non vuoi.

Potresti avere ragione,
ma ascoltare un secondo parere non è segno di debolezza.

Se i tuoi collaboratori stanno cercando di dirti che questa decisione non è sensata,
potresti riesaminarla e cambiare la tua idea.
Anche questa è leadership.

2. “Ho lavorato tutto il week end. Tu dove eri?”

Perché continui a raccomandare che i week-end sono preziosi,
che si dovrebbero spendere con la famiglia,
e poi invii mail di lavoro la domenica pomeriggio?

Perché sgrani così gli occhi quando la tua collaboratrice ti chiama per dirti che il suo bambino è ancora malato.
Davvero non sai che i bambini si ammalano così spesso?
Ah! No?

 


 

Anche se lavori tanto,
questo non vuol dire che i tuoi collaboratori debbano essere disponibili 24 ore su 24.

Per molti dei tuoi collaboratori l’equilibrio lavoro-privato è una sfida sfiancante che molto spesso li vede uscire perdenti.
Non ti nascondere dietro un “Cosa ci posso fare? È il mio ruolo!“.

Oltre che sbagliate,
queste frasi colpevolizzanti sono controproducenti,
poiché producono un forte stress e peggiorano la qualità del lavoro.

A volte,
basta solo un po’ più di comprensione e un pizzico di simpatia.

3. “Io sono il capo”

Questa frase è spesso utilizzata da dirigenti che hanno bisogno di questo tipo di rinforzo per creare un ambiente di lavoro sottomesso che si basa sull’ansia e sulla paura.

Naturalmente tu sei il capo,
ma dicendolo, utilizzi la tua posizione per sovrastare gli altri.

Se sei un vero leader, non hai bisogno di sottolinearlo tutte le volte.
Tutti lo sapranno.

 


 

Se hai bisogno di affermare che sei superiore,
vuol dire non lo sei.

I grandi leader sono seguiti e ammirati,
mentre i dittatori sono temuti e disprezzati.

Non gongolarti davanti al tuo team perché pensi di essere speciale.
Utilizza i vantaggi del tuo ruolo per ispirare e aiutare i tuoi collaboratori o dipendenti a crescere professionalmente.

4. “Non mi hai visto entrare?”

I peggiori leader si aspettano che le persone scattino in piedi ogni volta che fanno il loro ingresso in un ufficio.

Se il tuo team deve fermarsi, mettersi sull’attenti e deviare dal lavoro solo perché sei entrato,
beh, hai un problema!

I leader eccellenti si assicurano di non interrompere il lavoro della loro squadra.
Sono osservatori attenti a riservati.

5. “Sei SEMPRE il solito!” – “OGNI volta sbagli”

I grandi leader sanno che il feedback deve essere riferito a qualcosa di specifico e non a qualcosa di generico.

Fanno attenzione a essere chiari sul cosa-dove-quando:
spiegare le azioni fatte,
i comportamenti avuti o le cose dette.

Un grande leader evita di generalizzare il carattere o il comportamento di una persona in modo negativo.
Usare parole come “ogni volta, sempre, mai, tutti” rischia di trasformare la tua critica in un rimprovero generico molto scoraggiante e demotivante.


“Un grande leader ascolta prima di parlare. Scopri come sviluppare empatia e autorevolezza con il coaching per la leadership.”

6. “Non è colpa mia”

I migliori leader si assumono la responsabilità delle loro azioni.
Si concentrano sulle soluzioni, non sul trovare le colpe,
o peggio scaricarle su altri.

Nessuno ama sentirsi in colpa,
ma un grande leader assorbe il colpo,
si attribuisce la responsabilità e riunisce la sua squadra per trovare una soluzione.

Non puntare il dito su altri,
non fare la solita domanda “Di chi è la colpa questa volta?” (se la colpa è tua).

Se vuoi diventare un grande leader, non cercare scuse e nemmeno giustificazioni.
Non incolpare la gestione precedente, gli altri dipartimenti,
il Mercato o l’incapacità di alcuni membri del team.

I leader eccellenti sanno che è molto più produttivo canalizzare le energie per trovare risposte e soluzioni.

Continua a leggere > la parte 2.

Caro capo ti scrivo … 5 mail che non dovresti mai inviare al tuo capo

mail al capo

Diversi studi che indicano che circa il 50% delle mail sono mal interpretate.

E ti credo!
In una mail le parole sono l’unica risorsa …
tenendo conto del solo testo perdiamo oltre il 90% dell’efficacia della comunicazione efficace.

E con queste premesse,
è facile creare incomprensioni ed equivoci.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi” quando scriviamo una mail al capo, e nella comunicazione generale, dobbiamo stare ben attenti a non usare espressioni che ci fanno apparire offensivi,
incompetenti o poco corretti.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Frasi che possono essere interpretate negativamente e sabotare il rapporto professionale con il nostro capo/a.

Ogni ufficio ha una sua “etichetta” di posta elettronica.
Qualunque sia il tuo modo di utilizzare la posta elettronica (rispondi subito a tutti dettagliando oppure non la usi quasi mai), ecco 5 tipologie di mail che non dovresti mai inviare al tuo capo:

1. Email negative o che suscitano dubbi

Non dare un motivo di dubitare di quello che stai scrivendo,
quando invii una mail al capo,
presenta i tuoi pensieri senza alcun giudizio e lascia a lui/lei la libertà di decidere.

Evita di iniziare le tue email al capo con negazioni tipo:
“Non so se questo funzionerà … “
“Spero che i risultati non saranno …”
“Mi auguro che …”,
“Mi sembra …”
“È probabile che …”

Così scrivendo, stai riducendo al minimo la fiducia (del tuo capo/a) nelle tue idee.

Queste frasi sono comuni e accettabili nella conversazione di tutti i giorni,
nelle tue mail al capo è meglio evitarle.

“Scusa il disturbo”
“Era solo un’idea”
“Spero di non aver sbagliato”

sono frasi che (potrebbero) mettere in cattiva luce il tuo lavoro, ti fa sembrare come se ti stessi scusando per qualsiasi domanda e fa emergere un senso d’inferiorità rispetto il tuo capo.

 


 

2. Girare un link divertente

Puoi pensare che sia solo un gesto amichevole,
confidenziale, distensivo,
ma includere il tuo capo su un thread che non è collegato al tuo lavoro, potrebbe essere visto come un fastidio.

Puoi avere tempi d’inattività,
ma non spostare l’attenzione dell’intero team sull’ultimo video virale di “You tube” (per quanto possa essere divertente).

3. Risposte tipo: “Non posso farlo. Ho altre priorità al momento”

Questa frase ti farà apparire indolente rifiutando di fare qualcosa,
di non voler imparare e crescere.

Invece di spiegare la tua posizione o di chiedere aiuto per la priorità,
hai appena arrestato la comunicazione!

Molto meglio dire: “Ho una serie di mansioni in scadenza.
A tuo parere, a quali daresti la priorità
?”

 
POTENZIA LA TUA LEADERSHIP > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

4. Non inviare mail al capo dispersive o equivoche

Proprio come te,
(anzi più di te)
il tuo capo/a è occupato.
Non ha tempo da perdere.

Non scrivere mail lunghe, dettagliate o enigmatiche,
perché il contenuto può facilmente essere interpretato in modo errato.

Utilizza meno frasi possibili e vai dritto al punto;
utilizza (in linea generale) non più di 5 frasi.

Scrivere mail dispersive significa che hai difficoltà a esprimerti in modo chiaro e conciso.
Stai sprecando il tuo tempo e (soprattutto) quello del tuo capo.

 
PIÙ AUTOSTIMA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te
 

5. Email che “trasudano” fretta e approssimazione

Controlla prima di inviare una mail al capo!

Qualunque cosa tu decidi di inviare via mail al tuo datore di lavoro,
è sempre una buona idea, leggere e controllare prima di inviare,
soprattutto quando sei di fretta o quando ti senti molto emotivo.

Puoi controllare di non aver giudicato erroneamente il tono o includere qualcosa che non dovresti fare,
ma puoi verificare anche eventuali errori di ortografia o sviste stupide.
Sapere quando non utilizzare la posta elettronica

Ci sono comunicazioni in cui il tono e il linguaggio del corpo fanno la differenza.
È importante riconoscere quei momenti e preferire una chiamata o un incontro faccia-a-faccia con il tuo capo.

Se non desideri dire qualcosa in faccia ad una persona,
non dirlo in una mail.

“Chi si accinge a diventare un buon capo, deve prima essere stato sotto un capo.”
Aristotele

12 spunti per ottenere il rispetto che meriti sul luogo di lavoro – parte 2

rispetto sul lavoro

LEGGI ANCHE > la parte 1

7. Difendere le persone vuol dire guadagnare rispetto sul lavoro

Hai mai lavorato con qualcuno che ti ha difeso quando hai fatto un errore?
Ti ha appoggiato davanti a critiche ingiuste?
Ha difeso le tue azioni davanti a un dirigente o un cliente?

Se ti è già successo,
probabilmente questo gesto ti avrà lasciato un’impressione molto profonda,
e rafforzato il rapporto e la stima che avevi per quella persona.

Iscriviti alla mia newsletter.

Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Non devi fare l’eroe, il paladino dei diritti dei più deboli,
e neanche rischiare di metterti in cattiva luce con persone-chiave,
ma quando è il caso o lo ritieni giusto, prendere le difese di un collega e di un collaboratore ti farà
guadagnare la stima e il rispetto di tutto il team.

Sono d’accordo con te …
oggigiorno se ne vedono sempre meno di questi semplici gesti,
e sono ad appannaggio di qualche eroe solitario.

Ma potrebbe essere il momento di cominciare,
non credi?

8. Vestiti come se dovessi chiedere una promozione. Ogni giorno.

Il cliché è di vestirsi al lavoro come si preferisce,
ma se vuoi distinguerti e guadagnare più rispetto sul lavoro,
devi farlo con cura e attenzione.

Sono certo che vuoi essere notato per la tua intelligenza, le tue capacità e il tuo talento,
non certo per il vestito di una taglia più grande,
i calzini bianchi, la cravatta che arriva sotto la cintura,
le scarpe consumate o la scarsa igiene personale.

Senza entrare nei particolari di un argomento così vasto,
anche il tuo aspetto personale ha bisogno di dimostrare che oltre a prenderti sul serio,
sei anche al passo con le più recenti tendenze moda.

Senza esagerare.

“Presentati” ogni giorno al lavoro come se dovessi avere un incontro con il grande-capo per un potenziale aumento,
vedrai la differenza!

 


 

9. Concentrati solo sul tuo comportamento

“Non posso immaginare una perdita maggiore della perdita del proprio rispetto di sé.”
Mahatma Gandhi

Quando la timidezza ti crea problemi sul posto di lavoro,
altre persone possono prenderti meno sul serio o approfittarsi di te.

Ma non puoi cambiare gli altri.
Non puoi modificare il comportamento degli altri.
L’unico che può veramente cambiare sei tu!

Tutto quello che puoi fare,
dipende intrinsecamente dal tuo impegno.

Cambiare il tuo approccio e di conseguenza il comportamento degli altri non è roba da supereroi!

Basta alzarsi dal divano.
Hai la possibilità di non dormire sul divano,
mentre la vita ti scorre davanti.

Sai cosa non ti piace?
Che cosa dovresti cambiare?
Come dovresti comportarti per ottenere il rispetto sul lavoro?

 
PIÙ AUTOSTIMA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te
 

10. Sapere quando tacere, specialmente quando sei in un gruppo

Saper comunicare vuol dire (innanzitutto) avere qualcosa da dire.
Se non hai nulla d’interessante da dire,
meglio tacere!

Nel tentativo di rendere i nostri discorsi più autorevoli e competenti,
aggiungiamo parole ed espressioni per dare più enfasi,
e (ironicamente) produciamo esattamente l’effetto opposto:
indeboliamo la nostra comunicazione e miniano la fiducia di chi ci ascolta.

Il rispetto sul lavoro che stai cercando dipende anche da questo.
Taci, non interrompere,
impara ad ascoltare.

Ascoltare vuol dire placare il tuo chiacchiericcio interno
e prestare la più totale attenzione a quello che l’altro sta dicendo.
Occorrono disponibilità, sano e sincero interesse verso gli altri.
Ascoltare è il segreto per avere una comunicazione davvero efficace.

Fallo e diventerai,
nel tuo posto di lavoro un punto di riferimento importante e irrinunciabile.

11. Sapere impostare i confini personali

Un altro passo per affermare se stessi (e guadagnare rispetto al lavoro) è stabilire i propri confini personali.

I confini sono regole e limiti che creiamo per guidare e dirigere gli altri su come devono comportarsi con noi.

Se hai problemi di affermazione di te,
in genere non hai confini e permetti agli altri di camminarci sopra e “sconfinare” regolarmente
e corri il rischio di trasformarti in una persona piena di risentimento e di amarezza.

Se non sai quali sono i tuoi valori e i tuoi confini,
prenditi del tempo per capirlo.

Una volta fatto,
impegnati (da qui in avanti) a non subire più “intrusioni” nei tuoi confini.

 
PIÙ RISPETTO SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te
 

12. Assicurati di conoscere bene la differenza tra essere sicuro e arrogante

Non perdere occasione sul tuo luogo di lavoro di essere amichevole nel comportamento e nei gesti.

Spesso,
quando siamo insicuri, mascheriamo le nostre debolezze con la spudoratezza.
L’arroganza è una compensazione per la mancanza di fiducia in sé.

La più grande trappola (riguardo il rispetto sul lavoro) è di confondere la fiducia in se stessi con l’aggressività e l’arroganza.

Nella maggior parte dei casi,
reagiamo a un comportamento che giudichiamo irrispettoso nei nostri confronti,
pensando che l’altra persona l’abbia fatto apposta per darci fastidio e crearci disagio.

A volte questo senso d’insoddisfazione è esternato,
altre volte ci si chiude nel mutismo e ci trasformiamo (poco a poco) persone piene di rancore e di malinconia.

Raramente si affronta la questione in maniera aperta e positiva,
cercando di spiegare alle persone le nostre motivazioni,
invitandole a evitare di ripetere le stesse situazioni in futuro.

Scopri il mio percorso di coaching su autostima.