Come scrivere email da vero leader: rispondere mail arrabbiate – parte 5

rispondere mail arrabbiate

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 5
 

Ci sono diversi studi che indicano che circa il 50% delle mail sono mal interpretate.
E ti credo!

Quando scriviamo una mail, le parole sono la sola forza, l’unica risorsa … infatti (tenendo conto del solo testo) perdiamo oltre il 90% dell’efficacia della comunicazione efficace.

Vediamo come rispondere a email arrabbiate

È facile creare incomprensioni ed equivoci, aumentare la tensione e il conflitto.

Tutti abbiamo dovuto rispondere a mail arrabbiate da parte di clienti, colleghi, capi.
Purtroppo di solito, il modo in cui scegliamo di rispondere intensifica le emozioni coinvolte.

Rispondere in modo professionale è più facile a dirsi che a farsi.
Vediamo come possiamo risolvere queste situazioni incresciose in maniera più efficiente e “onorevole”:

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1. Prima di rispondere fai un respiro, anzi due

Se il tuo collega, capo o cliente si sono lasciati sopraffare dalle emozioni, non ripetere lo stesso errore.

Prendi tempo. Ti aiuterà a evitare una reazione istintiva a questa email arrabbiata.

Uno dei vantaggi del mailing è che non devi per forza rispondere immediatamente.
Sfrutta tutto il tempo che hai a disposizione.

Lascia un po’ sbollire e potrai rispondere in modo professionale.

Nel caso di risposta urgente, senti troppo la tensione oppure l’altro è in attesa, di sicuro hai almeno 15 minuti disponibili.

Alzati, raffredda la mente, fai due passi fuori dall’ufficio,
prendi un bicchiere di the.

 
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2. Rispondere mail arrabbiate? Non saltare subito alle tue conclusioni

  • Stai reagendo con astio e ostilità perché stai leggendo “tra le righe”?
  • Riesci (davvero) a sentire la rabbia o la frustrazione dell’altra persona attraverso la mail?
  • Stai giudicando le intenzioni degli altri sulla base di alcune frasi, attraverso il filtro della tua mente?
  • Non è che (forse) stai travisando o esagerando il tutto?

Resisti alla tentazione di saltare subito alle conclusioni.

Rileggi e assicurati di aver compreso davvero bene il concetto prima di fornire una risposta professionale.

3. Scrivi una risposta altrettanto arrabbiata

Se vuoi scrivere una mail contro-arrabbiata per tutta risposta, fallo.
Aiuta a buttare fuori i sentimenti, a scaricarsi e a sgravare la tensione.

Basta non inviarla!

Una precauzione … non scrivere la risposta nel modulo “rispondi” e non riempire il campo “A:” con l’indirizzo elettronico della persona … se accidentalmente premi “Invia” son dolori.

Molto meglio scrivere una “nuova” mail e salvarla come “Bozza”.

Dopo esserti raffreddato, è un attimo eliminarla/modificarla.
Personalmente le modifico (e anche notevolmente) il 99% delle volte.

 


 

4. Rispondi in modo sintetico

Se c’è anche una sola possibilità di aver mal interpretato la mail,
adesso è il momento di rispondere a questa email arrabbiata nel modo più preciso possibile.

Falla breve.

Struttura la tua mail con un solo messaggio principale, in modo da essere sicuro che chi leggerà capirà esattamente quello che intendi dire.

Rinuncia a risposte troppo lunghe, super dettagliate, velate, ambigue o deduttive (“sicuramente avrai capito il motivo della mia risposta ”) che potrebbero ancora più confondere chi-legge.

5. Rispondi in modo semplice

Evita il sarcasmo e l’ironia nelle tue mail di risposta soprattutto se la situazione è già surriscaldata.

Anche buttarla sullo scherzo, per alleviare la tensione e sdrammatizzare, potrebbe peggiorare la situazione perché chi-legge non è in grado di vedere le tue espressioni facciali o gesti e può facilmente fraintendere il testo.

E stai sicuro … lo farà!

 


 

6. Pianifica, se il caso, un incontro chiarificatore

La vera domanda è … desideri davvero risolvere il problema/equivoco?

Se il tuo obiettivo finale è quello di trovare una soluzione (poco importa se hai torto o ragione, se il tono del mittente è sarcastico, ecc.), la cosa migliore è organizzare un incontro faccia-a-faccia o per telefono/videoconferenza.

  • Non ti entusiasma l’idea?
  • Ti aspettavi una soluzione efficace senza il tuo coinvolgimento?

È facile scagliare missili digitali nella sicurezza del tuo ufficio senza il rischio di un incontro dal-vivo.

Per un confronto faccia-a-faccia o per telefono ci vuole coraggio e autocontrollo.
Non farti sfuggire l’occasione per dimostrare la tua forza e il tuo carattere.

7. Chiedi aiuto

Se hai collaboratori stretti o amici di cui ti fidi, se la mail non è troppo confidenziale, allora è proprio il caso di chiedere il loro aiuto per la risposta.

Le persone cui chiedi non sono coinvolte emotivamente.

Forse possono aiutarti a trovare il giusto approccio oppure sanno come trattare con la persona arrabbiata.

 


 

8. Ammetti i tuoi (eventuali) errori

A volte pensiamo di essere nella ragione e nel giusto, ma poi invece scopriamo che la causa del problema o chi ha aggravato la situazione, siamo proprio noi.

Dobbiamo fare quello che è giusto.
Dobbiamo fare il nostro dovere.

Riconoscere l’errore … e porgere le scuse a tutte le persone coinvolte.

Non possiamo permettere che un errore, una svista o un fraintendimento mandino in fumo anni di relazioni professionali.

Rispondere mail arrabbiate? Non prenderla sul personale

Rispondere con astio e animosità a mail arrabbiate non è quasi mai il modo appropriato o più efficace per risolvere la questione.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” , ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025, fino a quando abbiamo a che fare con le persone (e per fortuna che è così) saremo sempre esposti al rischio di essere delusi, frustrati e di reagire con rancore … succede a casa, al lavoro e in innumerevoli altre situazioni.

Dobbiamo sapere incanalare queste emozioni in modo produttivo.

Personalmente queste 8 piccole strategie (per gestire mail arrabbiate) mi hanno aiutato ad “allenare” l’autocontrollo. Risolvere situazioni incresciose in maniera più efficiente e dignitose che in passato.

Prova anche tu!

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. 12 spunti per fare email come un CEO
  2. 12 errori da evitare
  3. Email che non dovresti mai inviare al capo, al titolare, al CEO
  4. Gestire i conflitti via email. È efficace?
  5. Come rispondere a email arrabbiate

Come scrivere email da vero leader: la gestione dei conflitti – parte 4

gestione dei conflitti

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 4
 

Ogni giorno, appena sveglio, ti piaccia o no, sai che dovrai comunicare.

Il modo in cui poi sceglierai di farlo, consapevolmente o no, influenzerà le tue giornate.
Intensificherà le tue emozioni.

Ti sarai sicuramente accorto come le email di lavoro possono diventare un modo terribile di comunicare.
E ti credo!

Gestire i conflitti via email. È efficace?

Con queste premesse, è facile che i toni si scaldano, nascano attriti, si creino incomprensioni ed equivoci, aumentando tensione e conflitto.

Le email di lavoro aumentano in modo esponenziale e con esse le occasioni per creare frizioni.

Spesso si esaspera la tensione a tale punto che diventa un enorme spreco di tempo,
tanto inefficace quanto inefficiente.

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Troppe ore ad elaborare lunghe riflessioni e numerose revisioni su cosa/come rispondere,
coinvolgendo colleghi e partner nei tuoi “drammi digitali”.

È necessario interrompere questo circolo vizioso (e infinito) fatto di scambi digitali al veleno.
La gestione dei conflitti è più facile a dirsi che a farsi.

La gestione dei conflitti per email genera ancora più conflitto

Quando sorge un conflitto, siamo spesso tentati di usare istintivamente la posta elettronica nel tentativo di risolvere velocemente il problema.

Purtroppo, una frase, anche se ben intenzionata o un feedback costruttivo, può diventare aspra e irritante quando è interpretata in modo errato.

Attribuiamo una (nostra personale) tonalità e significato, trasformando quello che potrebbe essere un semplice commento in qualcosa di completamente diverso. Ovviamente di negativo.

Non utilizzare mai le mail per risolvere i conflitti.
Rispondere con animosità ad una email di lavoro non è quasi mai il modo più efficace per risolvere la questione.

 
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Prima di rispondere fai un respiro, meglio due

La velocità delle comunicazioni elettroniche raramente ti lascia il tempo di fermarti. Considerare la situazione in modo obiettivo.

Se il tuo collega, capo o cliente si sono lasciati sopraffare dalle emozioni, non ripetere lo stesso errore.
Prendi tempo. Ti aiuterà a evitare una reazione istintiva.

Lascia un po’ sbollire e potrai rispondere in modo professionale.

Nel caso che urge risposta, senti troppa tensione oppure l’altro è in attesa, di sicuro avrai almeno 5 minuti disponibili.

Alzati, raffredda la mente, fai due passi fuori dall’ufficio, prendi un bicchiere di acqua.

Se vuoi la gestione dei conflitti resisti alla tentazione di saltare subito alle conclusioni.
Rileggi. Assicurati di aver compreso davvero bene il concetto prima di fornire la tua risposta.


La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza: con la nuova edizione aggiornata 2025 del mio libro “Autorevolezza” e il volume complementare “Prima volta Leader” hai due strumenti pratici per migliorare il tuo impatto, carisma e leadership.

Ammetti i tuoi (eventuali) errori

A volte sei sicuro di essere nella ragione.

Altre invece scopri che la causa del problema o chi ha aggravato la situazione, sei proprio tu.

Riconosci l’errore … e porgi le tue scuse a tutte le persone coinvolte.

Non permettere che un errore, una svista o un fraintendimento rovini la tua immagine professionale. Cancelli anni di buone relazioni professionali.
Dovresti fare quello che è giusto.

Concedi una possibilità alla persona

Dando alla persona il beneficio del dubbio aumenterai la probabilità di una sana risoluzione.
Non è facile, sono d’accordo!

Soprattutto se la persona non ti piace o sei sicuro che si è comportata in modo scorretto,
ti incoraggio a provarlo comunque!

Anche se non ti senti a tuo agio,
avvicina la persona con domande chiarificatrici invece di dichiarazioni accusatorie.

 


 

Nelle email di lavoro distingui tra i fatti e la tua “visione”

In un conflitto professionale, dovresti distinguere due elementi: cosa è successo (ovvero i fatti reali) e la tua interpretazione (ovvero la tua spiegazione dei fatti).

La tua “storia” potrebbe darti un’attribuzione più negativa.
Ci sono sempre diversi motivi (più o meno validi) per cui qualcuno ha-fatto-o-non-fatto-qualcosa.

Hai solo un modo per comprovare o sconfessare la tua ipotesi … chiedere direttamente alla persona.

  • “Ho notato che le riunioni del Dipartimento adesso sono pianificate per le 16:00. Questo è in conflitto con … …. Puoi aiutarmi a capire perché hai scelto questo orario? Mi piacerebbe parlarne con te per risolvere il contrasto nella pianificazione. “

La vera domanda è … desideri davvero la gestione dei conflitti?

Desideri arrivare a soluzioni reali?

Se il tuo obiettivo finale è quello di trovare una soluzione (poco importa se hai torto o ragione, se il tono del mittente è sarcastico, ecc.) la cosa migliore è organizzare un incontro faccia a faccia o via telefono/Skype.

Se sei arrabbiato, frustrato o ferito da qualcosa, invece di scrivere un’e-mail vai direttamente dalla persona (o chiedi un incontro in videoconferenza) con cui hai una divergenza.

  • Non ti entusiasma l’idea?
  • Ti aspettavi una soluzione efficace senza il tuo coinvolgimento?

Ricorda … è facile scagliare missili-digitali nella sicurezza del tuo ufficio senza il rischio di un incontro dal vivo. Per un confronto faccia a faccia o per telefono ci vuole coraggio e autocontrollo.

Non farti sfuggire l’occasione per dimostrare la tua forza e il tuo carattere.
La tua autorevolezza.

 


 

Chiedi un incontro esplicativo

Se un tuo collega (ma anche il capo o un collaboratore) ti invia una email di lavoro ostile o aggressiva, chiedili un incontro chiarificatore.

Potresti dire:

  • “Penso che potremmo risolvere il problema rapidamente trovandoci di persona. Prendiamoci un caffè. In alternativa posso passare nel tuo ufficio.”
  • “Discutiamone … ti chiamo domani mattina.”
  • “Sembra una questione importante. Perché non la aggiungiamo all’ordine del giorno della nostra prossima riunione?”

Quando valuti un contrasto con l’intento di ottenere chiarezza, vedrai che, il più delle volte, la persona non immaginava di creare intenzionalmente un dissidio.

Oppure aveva buone intenzioni.
Scoprirai come le persone risultano meno “effervescenti” e aggressive di persona, quando non si nascondono dietro il loro computer.

Ascoltare in modo attivo ti aiuterà a comprendere meglio cosa è accaduto. Spesso la tua (fervida) interpretazione non ha nulla a che fare con l’attuale conflitto o con la persona specifica.

Una volta che guardi negli occhi la persona, vedi il suo linguaggio del corpo e senti l’energia, sarai in grado di risolvere il problema in modo da rafforzare il tuo rapporto professionale. Anziché danneggiarlo!

Le conversazioni difficili sono più efficaci faccia a faccia rispetto alle email di lavoro

Scegli gli incontri faccia a faccia per la gestione dei conflitti sul lavoro.

Se non è possibile, opta per una videochiamata o una conversazione telefonica.

È necessario incanalare queste emozioni in modo produttivo.
In più, con la richiesta di un incontro, hai il tempo di mettere da parte (almeno un po’) il tuo orgoglio e le tue emozioni.

 


 

Parla dal tuo punto di vista

Quando vorresti chiedere chiarimenti, ma ti senti a disagio perché non sei d’accordo con la persona,
usa frasi che iniziano con io piuttosto che tu.

  • “Non ti sei spiegato molto bene”
  • “Faccio fatica a comprendere completamente quanto stai condividendo”

Puoi dire esattamente la stessa cosa con due toni di voce completamente diversi.
Ogni intonazione trasmetterà messaggi molto diversi.

Immagina la frase “Non sono sicuro di essere d’accordo con quello che hai detto” con un tono aggressivo o con un tono curioso.

Chiedi chiarimenti in modo più costruttivo.
Non incolpare l’altra persona.
Prova (sinceramente) di capire il punto di vista dell’altra persona.

Gestione dei conflitti per email? Non essere percepito come accusatorio. Minaccioso.

Quando le persone si sentono attaccate, si mettono sulla difensiva. Parlando dalla tua prospettiva, il tuo ascoltatore sarà più aperto alla discussione.

Capirà che stai semplicemente cercando di ottenere il chiarimento di cui hai bisogno. Sarà più disposto a interagire con te.

Un ottimo modo è porre domande aperte, lasciando così lo spazio alla prospettiva dell’altra persona. Le domande chiuse invece portano sempre alla risposta sì o no, limitando la raccolta di informazioni.

 


 

Ecco alcuni esempi che potresti utilizzare per chiedere chiarimenti:

  • “Se ho inteso bene, pensi che il fattore più importante in questa situazione sia …”
  • “Penso di aver bisogno di più informazioni. Non capisco del tutto quella parte del progetto ……?
  • “Potresti dirmi qualcosa di più?”
  • “Penso di capire che X sarebbe la soluzione migliore?
  • “Potresti spiegarmi perché hai bocciato la mia proposta?”
  • “Potresti darmi un esempio concreto per capire come ciò potrebbe influenzare il progetto?”
  • “Ho notato che quando condividiamo un approfondimento o sembra che tu debba sempre contestare o aggiungere qualcosa. Provo una mancanza di fiducia, non mi sento responsabilizzata. Che ne dici di parlarne davanti un caffè?”

Fino a quando avrai a che fare con le persone (e per fortuna che è così) sarai sempre esposto al rischio di essere deluso, frustrato e di reagire con rancore … succede a casa, al lavoro e in innumerevoli altre situazioni.

Queste strategie (applicate alle email di lavoro) mi hanno aiutato ad “allenare” l’autocontrollo, il coraggio e a risolvere situazioni incresciose in maniera più efficiente e dignitose che in passato.

Prova anche tu!

Non vuol dire aver sempre ragione ma confrontarsi, discutere e chiarire discussioni che possono trascinarsi per tanto tempo, dissipando energie preziose.

A volte possono bastare 10 minuti!

A volte ci manca il coraggio di parlare, di chiarire, perché abbiamo paura della reazione o perché non vogliamo che la persona si offenda.

Altre volte ci sono contesti e situazioni dove è “meglio tacere”, per evitare contraddittori scomodi che non portano a nulla, se non a spaccature e antipatie.

Quando “senti” che qualcosa sta fermentando, se la vocina nella tua testa ti dice che qualcosa non va, non ignorarla. Segui il tuo istinto.

Chiama o vai a trovare la persona.

Più a lungo aspetti,
maggiori sono le possibilità che l’incomprensione si evolva in freddezza e distacco. Conflitto.

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. 12 spunti per fare email come un CEO
  2. 12 errori da evitare
  3. Email che non dovresti mai inviare al capo, al titolare, al CEO
  4. Gestire i conflitti via email. È efficace?
  5. Come rispondere a email arrabbiate

Come scrivere email da vero leader: cosa evitare con il capo, titolare, CEO – parte 3

e-mail al capo

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 3
 

Diversi studi indicano che circa il 50% delle mail sono mal interpretate.

E ti credo!

In una mail le parole sono l’unica risorsa …
tenendo conto del solo testo perdiamo oltre il 90% dell’efficacia della comunicazione efficace.

È facile creare incomprensioni ed equivoci con il capo, titolare, CEO

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” quando scriviamo una mail al capo, e nella comunicazione generale, dobbiamo stare ben attenti a non usare espressioni che ci fanno apparire offensivi, incompetenti o poco corretti.

Frasi che possono essere interpretate negativamente e sabotare il rapporto professionale con il nostro manager.

Ogni ufficio ha una sua “etichetta” di posta elettronica.

Qualunque sia il tuo modo di utilizzare la posta elettronica (rispondi subito a tutti dettagliando oppure non la usi poco), ecco 5 tipologie di mail che non dovresti mai inviare al tuo manager, titolare o CEO:

 
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1. E-mail negative o che suscitano dubbi

Non dare un motivo di dubitare di quello che stai scrivendo,
quando invii una mail al tuo capo.

Presenta i tuoi pensieri senza alcun giudizio e lascia a lui/lei la libertà di decidere.

Evita di iniziare con negazioni tipo:

  • “Non so se questo funzionerà … “
  • “Spero che i risultati non saranno …”
  • “Mi auguro che …”,
  • “Mi sembra …”
  • “È probabile che …”

Così scrivendo, stai riducendo al minimo la fiducia degli altri nelle tue idee.

Queste frasi sono comuni e accettabili nella conversazione di tutti i giorni,
ma in questo caso è meglio evitarle.

  • “Scusa il disturbo”
  • “Era solo un’idea”
  • “Spero di non aver sbagliato”

Sono frasi che (potrebbero) mettere in cattiva luce il tuo lavoro. Ti fa sembrare come se ti stessi scusando per qualsiasi domanda. Inoltre, fa emergere un senso d’inferiorità.

2. E-mail in cui il tuo capo viene inviato in CC senza motivo

Chiunque si irriterebbe ricevere una CC di cui non fa realmente parte.

Fai perdere tempo a leggere qualcosa di cui probabilmente non ha bisogno. La maggior parte delle volte, intasa solo la casella di posta.

Il tuo capo deve assolutamente essere informato?
No, benissimo. Non metterlo in copia.

Piuttosto, una volta terminata l’interazione, invia un breve riepilogo delle informazioni rilevanti emerse durante la conversazione.

 


 

Mantiene il tuo manager informato su cosa sta succedendo, senza tenerlo costantemente aggiornato sui dettagli. Qualcosa tipo: “Per tua info, il rappresentanze dell’azienda Y sarà presente in sede il giorno Z”).

Lo riempi di mail perché … vuoi assicurarti che il tuo capo sappia che stai facendo un buon lavoro e ti stai dando da fare.

Ottimo! Probabilmente, se riceve meno e-mail, ma tutte sono significative, penserà che stai facendo un lavoro migliore rispetto a qualcun altro che sente continuamente.

3. Risposte tipo: “Non posso farlo. Ho altre priorità al momento”

Questa frase ti farà apparire subito indolente rifiutando di fare qualcosa,
di non voler imparare e crescere.

Invece di spiegare la tua posizione o di chiedere aiuto per la priorità,
hai appena bloccato la comunicazione!

Molto meglio dire:
“Ho una serie di mansioni in scadenza. A tuo parere, a quali daresti la priorità?”

4. Inviare mail al capo dispersive o equivoche

Proprio come te, (anzi più di te), il tuo capo/a è occupato.
Non ha tempo da perdere.

Non scrivere e-mail al capo lunghe, dettagliate o enigmatiche,
perché il contenuto può facilmente essere interpretato in modo errato.

Utilizza meno frasi possibili e vai dritto al punto!

Scrivere mail dispersive significa che hai difficoltà a esprimerti in modo chiaro e conciso.
Stai sprecando il tuo tempo e (soprattutto) quello del tuo capo.

 


 

5. E-mail al capo? Evita messaggi che “trasudano” fretta e approssimazione

Controlla prima di inviare una mail al capo!

Qualunque cosa tu decidi di inviare via mail al tuo datore di lavoro, è sempre una buona idea,
leggere e controllare prima di inviare, soprattutto quando sei di fretta o ti senti molto emotivo.

Puoi controllare di non aver giudicato erroneamente il tono o includere qualcosa che non dovresti fare,
ma puoi verificare anche eventuali errori di ortografia o sviste stupide.

Inoltre, è fondamentale sapere quando non utilizzare la posta elettronica.
Ci sono comunicazioni in cui il tono e il linguaggio del corpo fanno la differenza.

È importante riconoscere quei momenti e preferire una chiamata o un incontro faccia-a-faccia con il tuo manager.

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. 12 spunti per fare email come un CEO
  2. 12 errori da evitare
  3. Email che non dovresti mai inviare al capo, al titolare, al CEO
  4. Gestire i conflitti via email. È efficace?
  5. Come rispondere a email arrabbiate

Come scrivere email da vero leader: 12 errori da evitare – parte 2

come scrivere mail

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 2
 

Quante email invii e ricevi ogni giorno?
È facile che rispondi “Tante…troppe!”

La mail è uno degli strumenti di comunicazione più potenti ed efficienti (quando utilizzata correttamente) che però ci mette il rischio di inviare messaggi inefficaci, creare un’impressione sbagliata o addirittura danneggiare la tua reputazione con pratiche sciatte e superficiali.

In questo articolo, esaminiamo 12 errori comuni che le persone commettono quando inviano e-mail:

1. Non chiedere “scusa” tutte le volte

  • “Scusa il disturbo”
  • “Era solo un’idea”
  • “Spero di non aver sbagliato”

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Compilando il modulo riceverai news e aggiornamenti sulla formazione e il coaching.

Quando utilizzi queste frasi stai riducendo al minimo la fiducia (degli altri) nelle tue idee.

Queste espressioni sono comuni e accettabili nella conversazione di tutti i giorni,
ma se vuoi trasmettere autorevolezza nelle tue mail è meglio evitarle.

Sono frasi che (potrebbero) mettere in cattiva luce il tuo lavoro o far emergere un senso d’inferiorità.

2. Evita e-mail aggressive

Le persone ricordano sempre una mail aggressiva.

Rispondere con astio e animosità, non è quasi mai il modo appropriato per mostrare la tua leadership.

Ad esempio, fare una richiesta veloce o fornire istruzioni senza un “ciao” o un “grazie” probabilmente sembrerà scortese e arrogante.

Piuttosto, salva la mail aggressiva nella cartella “bozze” per 24 ore.
Rivedila apportando i tagli necessari.

Vedrai… la calma fa miracoli!


La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza: con la nuova edizione aggiornata 2025 del mio libro “Autorevolezza” e il volume complementare “Prima volta Leader” hai due strumenti pratici per migliorare il tuo impatto, carisma e leadership.

3. Non scrivere in MAIUSCOLO

Quando scrivi in maiuscolo è come se stessi URLANDO.

Le lettere maiuscole vengono interpretate come aggressive e invadenti.

L’uso delle lettere in MAIUSCOLO non renderà la tua e-mail più urgente di altre.
Per cortesia disattiva BLOC MAIUSC.

E mentre ci sei … non usare tutti quei punti esclamativi!!!!

4. Non inviare mail che non sono urgenti o necessarie

Se abusi della modalità “urgente”,
non passerà molto tempo e nessuno presterà la dovuta attenzione alle tue mail.

E quando ne invierai una davvero urgente,
nessuno presterà interesse nemmeno a quella.

Inoltre, a secondo lo scopo del tuo messaggio, potresti optare per un metodo alternativo e più appropriato (tipo la messaggistica istantanea di Microsoft Teams) se devi semplicemente inviare un “grazie” veloce e informale.

È più immediato e non caricherà inutilmente la “posta in arrivo” delle persone.

 
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5. Non essere troppo amichevole o troppo formale

Essere troppo informale ti farà sembrare poco professionale.

Usa con parsimonia punti esclamativi, emoticon, testo colorato, acronimi, caratteri fantasiosi e SMS.

Allo stesso tempo, non essere “robotico”.

Una mail al lavoro di una riga senza entusiasmo o personalità assomiglia tristemente alle risposte automatiche generate da un software.

6. Meglio non abusare con “Rispondi a tutti”

Quando ricevi una mail con più persone in conoscenza, non inviare automaticamente la tua risposta a tutti!

Assicurati di premere “rispondi a tutti” solo se la tua risposta è veramente necessaria a tutte le persone coinvolte.

Altrimenti, rispondi solo all’interessato.
Gli altri te ne saranno grati!

 


 

7. Come scrivere mail efficaci? Evita negazioni e non suscitare dubbi

  • “Non so se questo funzionerà … “
  • “Spero che i risultati non saranno …”
  • “Ho ragione?”
  • “Mi capisci?”.

Invece di dare un motivo a chi leggerà di dubitare di quello che stai scrivendo,
presenta i tuoi pensieri senza alcun giudizio e lascia agli altri la libertà di decidere.

Anche questo vuol dire essere autorevole.

Sarai sorpreso di quanto gli altri si fidino di te,
se tu (per primo) ti fidi di te stesso.

8. Non utilizzare un oggetto vago (o non includerlo del tutto)

Una mail è molto efficace quando è concisa.

L’oggetto è senza dubbio la parte più importante della email. È la prima cosa che vedrà il destinatario, dovrebbe essere informativa e incisiva.

Può incoraggiare la lettura e portare a rispondere più rapidamente.

Se non includi l’oggetto, può essere irritante per il destinatario aprire l’e-mail per capire di cosa si tratta.
Prova a fornire nella frase dell’oggetto più dettagli possibili.

Potrebbe anche non essere letto o essere interpretato come spam.

Quando riceve l’e-mail, il destinatario dovrebbe capire di cosa tratta, semplicemente leggendo l’oggetto.
Non giocare agli indovinelli, sii esplicito e conciso (poche parole chiave, pertinenti al tuo messaggio).

 


 

9. Non inviare mail a “raffica”

A volte la fretta e lo stress, ti fa scrivere una mail molto velocemente rischiando così di saltare/dimenticare qualche dettaglio o informazione necessaria.

Sarai costretto a inviare altre mail con ulteriori informazioni inerenti alla prima,
creando un pastrocchio organizzativo.

Un collage informativo che rischia di fare disperdere un pezzo importante del tuo messaggio!

10. Come scrivere mail da vero leader? Evita messaggi lunghi

La maggior parte di noi legge le mail in pochi secondi.

I blocchi di testo di grandi dimensioni sono difficili da leggere, quindi è meglio suddividerle in brevi paragrafi. Grazie agli elenchi numerati sono ancora più facili da digerire.

Puoi anche usare il grassetto o il corsivo per evidenziare parti importanti del tuo messaggio,
ma dovresti farlo con parsimonia.

La brevità e la chiarezza sono essenziali, quanto la grammatica e l’ortografia.

Proprio come l’oggetto, anche il corpo della mail dovrebbe essere molto esplicito e conciso.
Vai dritto al punto. Non essere prolisse. La maggior parte delle persone non legge tutto.

Descrivi in modo sintetico quali azioni dovrebbero essere prese.
Così facendo fai risparmiare a tutti del tempo. Te ne saranno grati!

 


 

11. Evita errori di battitura, punteggiatura fastidiosa, colore o caratteri non professionali, indirizzo mail ridicolo

“Inviato da My Samsung”, non è una scusa per inviare e-mail poco professionali.

Qualche errore è accettabile,
ma se la mail è importante è fondamentale rileggerla e controllarla prima di inviarla.

Usa con parsimonia i punti esclamativi, possono farti apparire troppo emotivo o immaturo.
Utilizza caratteri, colori e dimensioni classici.

In genere,
è meglio utilizzare una dimensione di 11-12 punti e un carattere di facile lettura come Arial o Calibri.

Per quanto riguarda il colore, il nero è la scelta più sicura.

Se stai inviando una mail a titolo professionale, evita un account di posta elettronica non appropriato. Tutto ciò che è sexy, volgare o insensato ti farà apparire un leader immaturo e poco professionale.

12. Rileggi la mail prima di inviarla

Come scrivere mail efficaci: aspetta finché non ti sarai calmato e riuscirai a pensare in modo chiaro e razionale. La cosa più importante che tu possa fare è controllare le tue mail prima di inviarla.

Ti prende pochi secondi ma ti consente di individuare e correggere errori di grammatica, ortografia ed errori di punteggiatura, che sembrano poco professionali e sciatti.

Controllare un’e-mail prima di inviarla ti aiuterà a garantire che il tono, il significato e la lunghezza siano appropriati, che l’ortografia, la grammatica e la punteggiatura siano corrette e che tu abbia selezionato il destinatario e l’allegato corretti.

Non è necessario rispondere immediatamente

È particolarmente importante ritardare la tua risposta quando sei stressato, arrabbiato: se invii un messaggio nella foga del momento, non potrai recuperarlo (anche se alcuni client di posta elettronica hanno una funzione “annulla” o “opzione “recupera”).

Come scrivere mail da vero leader?
Aspetta finché non ti sarai calmato e riuscirai a pensare in modo chiaro e razionale.

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. 12 spunti per fare email come un CEO
  2. 12 errori da evitare
  3. Email che non dovresti mai inviare al capo, al titolare, al CEO
  4. Gestire i conflitti via email. È efficace?
  5. Come rispondere a email arrabbiate

Come scrivere email da vero leader: 12 spunti – parte 1

come scrivere mail

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 1

Siamo tutti occupati,
abbiamo poco tempo e tante cose-da-fare,
dobbiamo gestire le informazioni in modo sempre più rapido.

Ecco 12 spunti per scrivere email come un CEO (anche se non lo sei)

Nessuno vuole spendere 10 minuti in una conversazione su qualcosa che richiederebbe solo una frase di testo da inviare via mail.

Per lo stesso motivo, nessuno ha 10 minuti per decifrare e-mail contorte o poco chiare.
Che non vanno dritte al punto.

Oppure, al contrario, dichiarazioni concise, risposte brevissime e messaggi criptici che lasciano il destinatario in difficoltà interpretativa.

1. Conosci chiaramente lo scopo della tua mail

Ogni volta che ti siedi per scrivere una mail, fermati un istante e chiediti:

  • “Perché sto inviando questa mail?”
  • “Questa mail è davvero necessaria?”

Se non ti è possibile rispondere a queste domande, non inviarla.

Scrivere mail senza sapere di cosa tu abbia (realmente) bisogno significa che hai difficoltà a esprimerti in modo chiaro e conciso.

Stai sprecando il tuo tempo e (soprattutto) quello del tuo destinatario.

E paghi in autorevolezza.
Invia un messaggio di posta elettronica solo quando è assolutamente necessario.


La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza: con la nuova edizione aggiornata 2025 del mio libro “Autorevolezza” e il volume complementare “Prima volta Leader” hai due strumenti pratici per migliorare il tuo impatto, carisma e leadership.

2. Rispondi sempre e comunque

Se apri ed è troppo complicato rispondere in quel momento, scrivi qualcosa del tipo:

  • “Ho ricevuto la tua e-mail. Devo approfondire la questione, e ciò potrebbe richiedere del tempo, ma ti assicuro che ci sto lavorando!

Non rimanere in “silenzio”.

Contrassegna la mail come “non letta” e appuntala nella parte superiore della posta in arrivo.

3. Utilizzare la regola “1 mail = 1 cosa”

Nelle riunioni di lavoro e negli incontri d’affari più punti ci sono all’ordine del giorno più l’incontro è definito produttivo e vantaggioso.

Per le mail non vale la stessa regola.
“Meno roba c’è”, meglio è.

Ecco perché è una buona idea praticare la regola “1 cosa”.
1 mail = 1 cosa.

Se hai bisogno di comunicare qualcosa su un’altra mansione, progetto, compito, incarico, scrivi un’altra mail.

 
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4. Vai dritti al punto

In ogni mail che scrivi,
dovresti utilizzare meno frasi possibili.

Nessuno ha la pazienza o il tempo per leggere un romanzo. Sii breve e diretto al punto e prova a scrivere in un formato di punti elenco anziché in paragrafi lunghi.

Con meno di 5-6 frasi puoi sembrare brusco e maleducato, con più di 6 frasi stai facendo perdere tempo.
Ovviamente, non è sempre possibile concludere una mail in 5 frasi.

Ma nella maggior parte dei casi può essere sufficiente.

Anch’io con il tempo ho acquisito dimestichezza, rapidità e vado … dritto al punto!

 


 

5. Invia meno mail e … riceverai meno mail

Poni attenzione alla crescita esponenziale dei messaggi di posta elettronica,
e all’effetto a cascata delle risposte che ogni e-mail genera.

Non essere costantemente appesantito dalla grande quantità di e-mail.

6. Come scrivere email efficaci: utilizza frasi brevi ed elenchi puntati

Rendi la tua e-mail “digeribile”.

Evita di scrivere grandi blocchi monolitici di testo,
la tua e-mail deve essere chiara e facilmente comprensibile.

Se ti trovi a scrivere più di 4-5 frasi, considera l’utilizzo di un elenco puntato.
Se è possibile “tagliare” una parola, fallo.

Come scrivere email? Non usare mai una parola “lunga” se puoi utilizzarne una corta.

Taglia ogni frase fino a essere il più breve possibile.

7. Utilizza una call-to-action

Quando invii una mail … non dare per scontato che il destinatario abbia capito cosa fare.

Fornisci istruzioni specifiche e non vaghe.

Per esempio:

  • “Per favore, mi puoi inviare i file XYZ per giovedì prossimo?”.
  • “Potresti scrivere ad Annalisa nelle prossime due settimane e informarla di …?”
  • “Scrivi a Sergio di XYZ e fammi sapere, entro domani sera, cosa ne pensa”
  • “Informa Paolo di XYZ. Fammi sapere, entro il 1° febbraio, se ha domande al riguardo”.

8. Focalizzati sempre sui clienti

Nelle tue email, dai la priorità (sopra ogni altra cosa) ai clienti e ai valori dell’azienda.

Dai centralità ai clienti con frasi tipo:

  • “… e il nostro approccio dovrebbe essere quello di offrire ai nostri clienti soluzioni convincenti e non solo prodotti”
  • “…. non lasciamo che i nostri limiti organizzativi ostacolino l’innovazione per i nostri clienti”.
  • “Dovremmo concentrarci meno su noi stessi e più sui nostri clienti.”
  • “Dobbiamo aggiungere valore per i nostri clienti, infatti pensavo …”.

 


 

9. Se la mail è importante … calma e ancora calma

Se non è possibile, salva la mail come bozza, e rileggila dopo con calma (io faccio spesso così).

Sarai sorpreso dalla chiarezza che otterrai, tornando sulla mail dopo una pausa e con “occhi nuovi”.

Quando si tratta di mail importanti non è una gara di velocità ma un esercizio di precisione.
Chiedi a te stesso:

  • “La mia richiesta è chiara?”
  • “Potrebbero esserci malintesi?”
  • “Come la prenderei se fossi il destinatario?”

Come scrivere email da vero leader?
Elimina tutte le parole, le frasi e i paragrafi inutili o superflui.

10. Mostra la tua personalità nel tuo stile di scrittura

I messaggi di posta elettronica devono riflettere chi sei nel “mondo reale”.

Se desideri mostrare la tua personalità via e-mail, lascia che traspiri sottilmente attraverso il tuo stile di scrittura.

Non utilizzare emoticon, abbreviazioni (come LOL) o font colorati e sfondi,
che sono raramente appropriati in un contesto professionale.

E ricorda le buone maniere.
“Per favore” e “grazie” sono sempre indice di educazione e professionalità.

 


 

11. Come scrivere email efficaci? Rileggi la mail

Probabilmente ti sentirai infastidito dall’ovvietà di quest’affermazione, ma spesso scrivere email brevi può essere più difficile che scriverne una lunga.

Prima di inviare qualsiasi cosa, leggila.
Leggi la mail ad alta voce, controlla se ci sono errori di ortografia e grammatica.

Soprattutto, se devi scrivere e-mail particolarmente importante,
fatti aiutare e riguardala insieme a un collega, a un collaboratore fidato, un amico, il partner.

12. Sapere quando non utilizzare la posta elettronica

Ci sono alcune conversazioni in cui il tono e il linguaggio del corpo fanno la differenza.
È importante riconoscere quei momenti e optare per una chiamata o un incontro faccia-a-faccia.

Se desideri dire qualcosa in faccia ad una persona, non farlo per mail.

Nel caso di e-mail che richiedono una risposta più approfondita, opta per una telefonata (o videochiamata).
Se una chiamata deve durare più di 5-10 minuti, meglio incontrarsi di persona.

Sfida te stesso a pensare in modo critico ed efficiente quando si tratta di e-mail:

  • Hai veramente bisogno di una telefonata di 10 minuti?
  • Oppure puoi adattare i punti chiave in un paio di righe via mail?
  • Questa mail è davvero necessaria?
  • Oppure con una telefonata riesci a esprimere con più efficacia il tuo favore/contrarietà/dubbio?

Anche questa è autorevolezza.

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. 12 spunti per fare email come un CEO
  2. 12 errori da evitare
  3. Email che non dovresti mai inviare al capo, al titolare, al CEO
  4. Gestire i conflitti via email. È efficace?
  5. Come rispondere a email arrabbiate

Ti senti inadatto nel nuovo lavoro? 12 spunti per riprendere fiducia

inadatto nel nuovo lavoro

Cominciare un nuovo lavoro è come il primo giorno di scuola.

Di tempo ne è passato ma, anche se ora sei adulto e le apprensioni sembrano diverse,
se ci pensi bene … in fondo in fondo le domande che ti poni sono le stesse.

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  • “Piacerò?”
  • “I miei colleghi saranno disponibili o arroganti?”
  • “Mi accetteranno o mangerò da solo come un reietto?”
  • “Mi troverò bene?”
  • “Sarò capace? Competente?”
  • “E se non riesco?”

La notte riaffiorano timori e preoccupazioni di qualcosa d’indefinito e pauroso … di essere inadatto nel nuovo lavoro. Bloccato dalla paura e di non essere all’altezza.

Ecco 12 spunti per ritrovare la fiducia in te stesso … e non sentirti più inadatto nel nuovo lavoro:
 

1

I processi di assunzione sono lunghi. Ti hanno “passato” ai raggi X.
Se ti hanno assunto … vuol dire che credono in te!

2

Non devi puntare alla perfezione ma mirare al miglior risultato possibile. La perfezione (sproporzionata) è un ostacolo, non qualcosa di cui essere orgogliosi.

3

Sei il tuo peggiore critico.
Le tue valutazioni sono molto lontane dalla realtà.

4

La sensazione di essere inadeguato sul lavoro può davvero spingerti a fare molto di più. Dà propulsione, la forza necessaria per lavorare con più impegno, più attenzione.

 


 

5

Se sei convinto di sbagliare, se sei ossessionato di non essere all’altezza, sei destinato a fallire. Per il solo fatto di crederlo!

6

La domanda “Merito davvero questo lavoro?” può influenzare tutti i tuoi pensieri.
Ti hanno “passato ai raggi X”. Ti hanno assunto. Credono in te.
Non farli cambiare opinione!

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

7

Devi lavorare su te stesso, sviluppare i tuoi punti di forza, accettare e superare le tue debolezze. Iniziare a convogliare le tue energie.

8

Domande tipo “Sono capace? Competente?” possono monopolizzare tutto il tuo essere. Metti a tacere la tua voce interiore negativa.
Adesso!

 


 

9

Liberati del peso … di dover capire SEMPRE e TUTTO.

10

Devi smetterla di angosciarti che – prima o poi – sarai “scoperto”. Preoccuparti ti farà girare in tondo, sprecare tanta energia nel tentativo di soddisfare gli altri.

 
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11

La paura di essere inadatto nel nuovo lavoro può diventare stimolo, spinta, azione…
la tua più grande alleata!

12

Non devi temere, ce la farai.
Anche questa volta!


 
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Conquistare la stima del tuo team – frasi celebri

conquistare la stima del tuo team

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 8
 
Se il Mercato del Lavoro sta cambiando (anche in conseguenza della crisi che ci sta investendo),
allora gioco-forza deve cambiare anche il tuo modo di approcciare il tuo lavoro e il tuo team.

È necessario coinvolgere le persone che lavorano con te.

Non concentrarti solo sui compiti da eseguire.
Sui progetti da gestire.

Il tuo team è la chiave del tuo successo

Le persone sono il fulcro del tuo successo.

È tempo di diventare leader del tuo team.
E motivare (davvero) i tuoi collaboratori.

Ho raccolto alcune frasi significative sul conquistare la stima del tuo team che ho trovato sul web (e in particolare su dilei.it):

“Impara a piacere a te stesso. Quello che pensi tu di te stesso è molto più importante di quello che gli altri pensano di te.”

Lucio Seneca

 

“Non sottovalutare mai il desiderio di una persona di essere apprezzata. Il principio fondamentale della Natura Umana è l’ardente desiderio di essere apprezzati.”

William James

“Se per una volta tradisci la fiducia dei tuoi concittadini, non riguadagnerai mai la loro stima e rispetto.”

Abraham Lincoln

“Ci avete fatto caso a come diventano improvvisamente brutte le persone di cui avete perso la stima?”

Anonimo

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“Non confondete la confidenza con la stima: la seconda è silenziosa.”

Anonimo da Twitter

“Il problema è che le persone ritornano, la stima no.”

Anonimo

“Chi parla bene di tutti non riscuote, in fondo, la stima di alcuno.”

Roberto Gervaso

Se desideri che gli altri ti rispettino, devi mostrare loro rispetto. Ognuno vuole sentire che conta per qualcosa ed è importante per qualcuno. Invariabilmente, le persone daranno il loro amore, rispetto e attenzione alla persona che soddisfa quel bisogno. La considerazione per gli altri generalmente riflette la fede in se stessi e la fede negli altri.”

Ari Kiev

PIÙ AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > scopri il percorso di coaching più efficace per te

È una grande virtù stimare tutti migliori di noi.”

Santa Teresa D’Avila

“Quando ti accontenti di essere semplicemente te stesso e non fai confronti o gareggi, tutti ti rispetteranno.”

Lao Tzu

Gli uomini hanno poca stima degli altri, ma non ne hanno molta neanche di sé stessi.

Lev Trockij

COLLOQUIO DI SUCCESSO > scopri il tuo percorso di coaching ideale

Per le persone che non si stimano, il successo vale zero, l’insuccesso vale doppio.

Giorgio Nardone

“Una delle forme più sincere di rispetto è in realtà ascoltare ciò che un altro ha da dire.”

Bryant H. Mcgill

Si può passare da squadra a gruppo solo quando tra i giocatori subentra l’unica cosa che conta nei rapporti di lavoro: la stima. “

Gian Paolo Montali


 
CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. La motivazione parte da te
  2. Mostra ascolto attivo
  3. Riconosci i meriti
  4. Parla chiaro e diretto
  5. Evita simpatie e favoritismi
  6. Scegli colloqui di persona
  7. Non stare sulla difensiva
  8. Frasi celebri sul conquistare la stima

Conquistare la stima del tuo team: non stare sulla difensiva – parte 7

la fiducia del tuo team

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 7
 

Hai già visto “all’opera” una persona sulla difensiva?

Non appena inizi a parlare, incrocia le braccia.
Alza le “barriere” per proteggersi. Comincia a giocherellare con la penna.

Distoglie lo sguardo. Volta la testa. Difende a oltranza il suo operato.

Il linguaggio non verbale rivela la difensiva

Il linguaggio del corpo è la prima cosa che rivela se la persona si sta mettendo sulla difensiva.
Mettendosi sulla difensiva, cerca di creare una sorta di “barriera” tra te e lei.

Se c’è una colpa, puoi stare certo che… non è la sua!

La difesa è sicuramente un segnale di incapacità di accettare l’incombenza delle situazioni.

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Difendersi (per molti) è diventata una forma d’arte

Non fare che diventi anche il tuo talento!

Se ti dicessi che sei sulla difensiva, la prenderesti come un’offesa?

Spesso adottiamo questo atteggiamento di difesa (di fronte a frasi e comportamenti che potrebbero anche essere neutri o positivi), Reagiamo come fossimo minacciati.

Non ci rendiamo conto, non riusciamo a vedere chiaramente la situazione.

A volte non c’è nulla di male a mettersi sulla difensiva, in fondo ci ha permesso di sopravvivere per migliaia di anni. Ci si avvicina con cautela, si studia e si osserva chi abbiamo davanti a noi, per prevenire i pericoli.

 
PIÙ LEADER DEL TUO TEAM > scopri il tuo percorso di coaching ideale
 

La difensiva può essere distruttiva per i tuoi rapporti professionali e la fiducia del tuo team

Mettersi sulla difensiva con il tuo collaboratore o dipendente, spesso ti si ritorce contro perché allontana le persone, ti fa sembrare un leader immaturo e insicuro.

Essere sempre sulla difensiva, ti fa perdere le opportunità.
Ti impedisce di confrontarti, poiché vedi in ogni cosa una minaccia.

Mandi segnali di una mentalità chiusa, timorosa,
di non essere in grado di gestire le tue emozioni (altro che la fiducia del tuo team!).

Mettersi sulla difensiva è una reazione istintiva per proteggerti dal senso di colpa e dall’insicurezza.

Vuoi la fiducia del tuo team? Conosci i tuoi limiti ed esprimili

Se non è il momento giusto perché ti senti stanco o irritato (anche per motivi non legati direttamente alla situazione), comunica all’altra persona che preferisci rimandare la discussione in un momento più appropriato:

  • “Capisco che questo è importante per te, ma non sono nello stato giusto per discuterne adesso. Possiamo parlarne domani?”

Se non sei “pronto” rischi di dire cose non appropriate, metterti sulla difesa,
con il risultato di spingere il tuo interlocutore (a sua volta) sulla difensiva.

 


 

Diventa consapevole

Il primo passo è diventare consapevole di essere sulla difensiva.
Cerca di prestare attenzione alle cause che ha scatenato il tuo atteggiamento:

  • Cosa ti ha fatto mettere sulla difensiva?
  • Come ti ha fatto sentire quello che è stato detto/fatto?

È importante riconoscere i tuoi sentimenti, per esempio quando vieni criticato, e accettare quello che stai provando.

Il semplice atto di ammettere a te stesso di sentirti ferito, imbarazzato o insicuro,
ti può aiutare a disinnescare preventivamente il tuo stare sulla difensiva.

Ascolta in modo attivo

Tutti desideriamo essere ascoltati e compresi, purtroppo nelle discussioni difficilmente ascoltiamo chi abbiamo di fronte.

Per paura di essere feriti, alziamo le barriere, non ci rendiamo conto che potremmo dire cose senza senso e fuori luogo.

Ascolta attivamente e con attenzione, non per ribattere e colpire, ma per comprendere cosa prova l’altro.

  • Cosa sta effettivamente cercando di dirti l’altra persona?
  • Riesci ad ascoltarlo con tutta la tua attenzione?

Cerca di capire cosa il tuo interlocutore sta cercando di dirti, cosa lo infastidisce, come si sente.

 


 

Se non ti è chiaro, chiedi degli esempi.

Quando ci si sente ascoltati, le barriere difensive cadono, la persona si “ammorbidisce” e accetta la sua parte di responsabilità:

  • “Mi dispiace che tu ti senta frustrato. Non mi sono reso conto come il mio atteggiamento potesse limitarti”.

Resisti alla tentazione di reagire in modo difensivo

Quando un tuo collaboratore si mette sulla difensiva, può essere molto difficile mantenere una sana comunicazione. In effetti, questo tipo di risposta può spesso peggiorare il problema.

Riconosci che la reazione negativa del tuo interlocutore potrebbe avere poco o nulla a che fare con te,
ma è piuttosto il prodotto di emozioni represse e accumulate nel tempo.

Più ti difendi più aumenta la possibilità che qualcuno possa attaccarti.
Questo perché la contro-difesa non è una risposta efficace.

Più cerchi di difenderti, più dai forza alle opinioni altrui.

Trova un accordo dove puoi

Vuoi la fiducia del tuo team? Porta pazienza.
Mantieni la calma. È la cosa più difficile ma senza dubbio è la più utili che puoi fare.

Non importa quanto tu possa essere fastidioso o irriverente il punto di vista del tuo interlocutore, fai uno sforzo per trovare un minimo di accordo.

Esprimi un consenso parziale, anche se, al momento, non lo pensi,
anche se ne dubiti e pensi non sia possibile:

  • “Posso capire che la vedi in modo diverso.”
  • “A volte, questo potrebbe essere vero.”
  • “Potresti avere ragione.”

Se la persona non è d’accordo con il tuo feedback, cerca di comprendere il motivo del suo disaccordo.
Riconosci la sua reazione ma non giudicarla.

Chiediti con onestà:

  • Ho interpretato male i fatti?
  • Ho frainteso le sue intenzioni o motivazioni?
  • Il feedback è impreciso o ingiusto?
  • Il disaccordo è solo una risposta emotiva?

Mantieni una mentalità aperta

Poni domande che dimostrino che desideri veramente comprendere le sue opinioni. Chiedi, sinceramente, come si sente. Fai domande finché non capisci.

Come ho scritto nel capitolo 5 del mio libro usa affermazioni “aperte” per attenuare la sua reazione difensiva.

  • “Alessandro, riconosco che questo può essere difficile da ascoltare e voglio assicurarmi di capirti chiaramente. Potresti dirmi esattamente su cosa non sei d’accordo?”
  • “Quali diversi punti di vista pensi che dovremo valutare?”
  • “Vedo questo come una tua responsabilità… parliamo del perché non la vedi allo stesso modo.”

Una volta che hai riconosciuto il suo punto di vista, la persona potrebbe sentirsi meno sulla difensiva,
essere più aperta e vedere le cose in modo diverso.

Finché rimani nel dialogo, puoi andare avanti

In conclusione, se vuoi ottenere la fiducia del tuo team, non puoi controllare le reazioni dei collaboratori, puoi unicamente provare a comunicare nel modo più costruttivo e bidirezionale possibile.

Quando accetti di “non difenderti”, apri al dialogo, accogli le critiche, dimostri che ascolti e non hai paura di un confronto.

Dimostri il tuo “potere”.
La tua forza.

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. La motivazione parte da te
  2. Mostra ascolto attivo
  3. Riconosci i meriti
  4. Parla chiaro e diretto
  5. Evita simpatie e favoritismi
  6. Scegli colloqui di persona
  7. Non stare sulla difensiva
  8. Frasi celebri sul conquistare la stima

Conquistare la stima del tuo team: scegli colloqui di persona – parte 6

la stima del tuo team

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 6
 

I progressi tecnologici (messaging, videoconferenze, social networking ecc.) hanno creato alternative comunicative più flessibili, veloci ed efficaci soprattutto se relazionate a fattori come distanza e tempo.

Tuttavia, l’uso eccessivo del digitale e dell’elettronica può portare, col passare del tempo, a interazioni personali aride, sterili, senz’anima che causano sentimenti d’isolamento e la pericolosa sensazione di essere disconnessi da tutto.

Se vuoi conquistare la stima del tuo team non dovresti mai trascurare la comunicazione in presenza perché offre la possibilità di ristabilire il contatto umano.

Ecco 4 buone ragioni per privilegiare colloqui di persona con i tuoi collaboratori:

1. Le persone preferiscono l’esperienza diretta dei colloqui di persona (soprattutto con il capo)

I tuoi collaboratori o dipendenti sanno che sei occupato.
Hai poco tempo a disposizione.

Ecco perché apprezzano il tuo “sforzo”, sanno che hai dovuto ritagliare del tempo per incontrarli.
Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” le persone desiderano più di ogni altra cosa il contatto autentico.

Oggi il valore aggiunto non è quasi mai quello che “viene detto” durante gli incontri, le riunioni ecc.

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Che cosa conta di più?

Il modo in cui “accogli” i tuoi collaboratori, come ti approcci, come interagisci, come rispondi alle domande,
la tua postura, … anche il vestito che indossi, perfino il profumo che hai scelto.

I tuoi collaboratori sono lì e … osservano tutto.
Attentamente.

2. Solo i colloqui di persona ti permettono di comprendere (davvero) le reazioni delle persone

L’incontro faccia a faccia ti offre la possibilità di osservare il linguaggio del corpo altrui.

È indubbio che poter osservare i comportamenti verbali e non verbali,
non visibili da remoto (per esempio i gesti delle mani),
ti permette di comprendere le prospettive e il “non detto”.

 
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Puoi prevenire e risolvere (eventuali) conflitti nel tuo team.

Questi segnali di comunicazione aggiuntivi (di reazione alle tue parole) possono fornirti spunti per comprendere al meglio le dinamiche nel tuo team.

La capacità di osservare il “non detto” dei collaboratori o dipendenti è un fattore chiave per la tua team leadership.

La stima del tuo team e i rapporti di lavoro migliorano quando ci sono interazioni in presenza. Una pacca di apprezzamento sincero sulla spalla del tuo collaboratore vale più di 1000 parole!

3. Diminuisci notevolmente il pericolo di incomprensioni

I colloqui di persona ti permettono di spiegare (al meglio) le ragioni di una decisione, illustrare un’informazione complessa, comunicare modifiche imminenti, fornire informazioni rilevanti e ricevere feedback da parte dei tuoi collaboratori.

Se gestiti in modo mirato, efficace e tempestivo, questi incontri possono ridurre il rischio di malintesi, divergenze o disinformazione.

Mettere a tacere le pericolose “voci di corridoio” che provocano tensioni nel team.

 


 

4. Puoi gestire al meglio una valutazione negativa di un collaboratore

La comunicazione faccia a faccia offre anche l’opportunità di gestire un collaboratore che sta ricevendo un feedback negativo, un richiamo o un provvedimento disciplinare.

Il lavoratore deve avere la possibilità di difendersi. Far valere la sua opinione personalmente (via mail è più veloce e diretto ma la valutazione si fa guardandosi negli occhi).

Se gestito in modo obiettivo e professionale, un incontro disciplinare in presenza può disinnescare emozioni negative, evitare incomprensioni che possono essere ostacoli al cambiamento.

Il tempo investito può produrre benefici sia per il lavoratore che per l’azienda.
Può migliorare la performance e aiutare la persona a raggiungere gli obiettivi.

Vuoi la stima del tuo team? Investi nei colloquio faccia a faccia!

Le sessioni più efficaci sono quelle quando “scendi in campo” in prima persona. Incontri i tuoi collaboratori o i dipendenti faccia a faccia.

I colloqui di persona “fanno sangue”.

Se vuoi migliorare notevolmente la tua comunicazione con il tuo team,
investi nei colloqui in presenza.

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  1. La motivazione parte da te
  2. Mostra ascolto attivo
  3. Riconosci i meriti
  4. Parla chiaro e diretto
  5. Evita simpatie e favoritismi
  6. Scegli colloqui di persona
  7. Non stare sulla difensiva
  8. Frasi celebri sul conquistare la stima

Conquistare la stima del tuo team: evita simpatie e favoritismi – parte 5

la fiducia del team

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 5
 

È naturale sentire maggiore feeling con alcune persone rispetto ad altre.
Tendiamo a voler essere circondati da persone che la pensano come noi.

Tuttavia, rapportarci con prospettive diverse stimola la creatività.
È difficile “crescere” se lavori solo con persone che la pensano come te.

Se ti accorgi di avere tendenza a fare favoritismi, oppure eviti una persona perché non ti piace, dovresti lavorare sulla creazione di legami professionali.

Fai uno sforzo.

Evita simpatie e favoritismi: cerca aree di interesse comune

Forse siete entrambi tifosi della stessa squadra di calcio o siete appassionati dei film di Quentin Tarantino.

Coltivando conversazioni su aree comuni, potresti passare dall’ostile, non dico al positivo,
ma almeno al “neutrale”.

Dovresti saper trattare allo stesso modo ogni membro del team.

Ricorda che i tuoi collaboratori sono attentissimi al tuo comportamento; favoritismi e preferenze all’interno del team creeranno sfiducia e perdita di stima.

Detto questo, non potrai essere sempre “giusto”.
Equilibrato e imparziale.

Nei momenti importanti o di crisi,
è logico e ragionevole dirigere la tua attenzione ed energia verso i collaboratori (favoriti o no) che hanno competenze e meritano considerazione in queste determinate situazioni.

 


 

La fiducia del team: cerca di essere il più possibile imparziale!

Avrai certamente notato come i tuoi collaboratori ti osservano costantemente,
sono attenti(ssimi) al tuo comportamento e sensibili(ssimi) a come interagisci con ognuno di loro.

Favoritismi, preferenze e simpatie, emergono tuo malgrado,
e all’interno del team creano sfiducia e demotivazione.

Puoi essere un capo esigente e criticone … l’importante che quest’approccio sia comune a tutti i tuoi collaboratori, e ogni membro del team sia trattato in modo equo e coerente.

Prova a trasformare te stesso e il tuo team

Prendi a cuore gli interessi di tutto il tuo staff, i loro problemi personali, aiutali a bilanciare lavoro e vita privata. Evita disparità e differenze tra i tuoi collaboratori.

Vediamo assieme i comportamenti da evitare per scongiurare il pericolo di preferenze e favoritismi nel tuo team:

 
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Fai rispettare le regole. A tutti.

Se vuoi conquistare la fiducia del team evita di sorvolare o non dire niente per amicizia o simpatia.

Capisco che richiamare o rimproverare una persona con la quale hai un certo feeling,
non è mai piacevole e può compromettere il rapporto ma così facendo rischi di perdere la faccia e la stima del resto del personale, dando un’immagine di leader debole.

In questo modo penalizzi tutti i collaboratori che lavorano con dedizione e rispetto delle regole.

I membri del tuo team non vogliono sentire scuse o giustificazioni.

Desiderano solo che sia rimarcato un concetto molto semplice e basilare:
se le regole esistono, tutti devono rispettarle.

Tieni traccia delle tue scelte

Uno dei modi migliori per assicurarti di non favorire determinati dipendenti (a scapito di altri) è suddividere gli incarichi in modo giusto ed equo.

Le persone che non vengono nominate per gli incarichi migliori sono molto consapevoli (e può darsi anche deluse e amareggiate) di non essere state scelte.

Quindi, tieni traccia di chi ha partecipato all’ultima presentazione o progetto importante.

Chiediti: “A chi tocca adesso?”.
Semplici iniziative (come dare il leading a rotazione del briefing mattutino) possono aiutare a mantenere l’equità nel team.

Coinvolgi tutto il team

Se vuoi la fiducia del team evita di discutere, confrontarti o coinvolgere sempre e solo la stessa persona o il solito gruppetto, a te gradito!

Ovviamente ci sono collaboratori che sono e devono essere più coinvolti rispetto ad altri,
ma devi cercare di coinvolgere (con le dovute differenze) ogni membro del tuo team.

Anche le persone con compiti “secondari” desiderano fare un buon lavoro,
avere degli obiettivi da raggiungere e partecipare al successo dell’azienda.

 


 

Rendi partecipi tutti i tuoi collaboratori di ogni iniziativa e attività

Grazie ad una comunicazione semplice e trasparente.
Si sentiranno importanti.

Migliorerà la loro autostima e aumenteranno impegno e produttività.

Vuoi la fiducia del team? Sii inclusivo

È importante (mentre assegni progetti, incarichi e mansioni) pensare in modo inclusivo,
piuttosto che esclusivo.

Chiediti:

  • Posso aggiungere un’altra posizione, anche in un ruolo minore?
  • Come posso incoraggiare tutti i miei report a parlare e dire la loro?
  • Posso creare piccoli sottogruppi in modo che tutti abbiano l’opportunità di dare input?

Evita di dividere il team in categorie

La divisione del team in categorie, anche solo mentale o per tua comodità,
ti porta inevitabilmente (anche senza volerlo) a creare differenze:

  • nuove assunte vs vecchia guardia
  • tempo pieno vs part time
  • junior vs senior

Nel tuo team non ci devono essere “seconde linee”.

Usa sempre il “NOI”;
racchiudi idealmente tutti i membri del tuo staff (dalla tua assistente, che è sempre al tuo fianco, alla part time che incroci si-e-no una volta la settimana).

 
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Non manifestare simpatie e preferenze personali

È naturale e normale,
sentire maggiore feeling e simpatia per alcune persone rispetto ad altre, soprattutto in momenti di pausa ma prova a pranzare o fare pausa caffè, a rotazione, con ogni singolo componente del tuo staff.

È un ottimo modo per coinvolgere tutti e migliorare le relazioni nel tuo team.

Offri a tutti le stesse opportunità di crescita

Essere sempre esclusi da corsi, training, meeting o sentirseli raccontare dai colleghi (magari con toni entusiastici), non aiuta la motivazione e la produttività delle persone.

Nel limite del possibile, delle tue possibilità decisionali,
offri a ogni membro del tuo staff le stesse opportunità di formazione e di crescita professionale.

Segui una linea comune per permessi o vacanze

Quando non c’è una linea guida che regola i permessi e le vacanze,
è facile che si creino confusione o malintesi che favoriscono l’idea che queste concessioni vengono gestiti sulla base di favori e preferenze.

Molto meglio stabilire subito una linea guida chiara,
cristallina e flessibile nella gestione dei collaboratori.

In caso eccezionale comunica in modo chiaro a tutti le motivazioni,
specificando che si tratta di un caso particolare, urgente o importante.

Più comunichi perché/per come di una certa decisione,
più i tuoi collaboratori non coglieranno incoerenza o malafede nelle tue scelte.

E tu che pensi?
Ti sei mai chiesto quanto spesso coinvolgi i tuoi collaboratori in pause caffè o pause pranzo?

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. La motivazione parte da te
  2. Mostra ascolto attivo
  3. Riconosci i meriti
  4. Parla chiaro e diretto
  5. Evita simpatie e favoritismi
  6. Scegli colloqui di persona
  7. Non stare sulla difensiva
  8. Frasi celebri sul conquistare la stima

Conquista la stima del tuo team: parla chiaro e diretto – parte 4

fiducia del team

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 4
 

Che tu sia manager di una multinazionale, un piccolo imprenditore,
un professionista o un responsabile di settore,
che il tuo staff sia di 2 o 200 persone poco importa,
ricorda che stai comunicando con … persone!

Parla chiaro e diretto soprattutto nei momenti difficili…

Guarda le persone negli occhi, “senti” la loro preoccupazione.

Stabilisci un contatto visivo (senza esagerare) per evidenziare l’interesse che provi nei loro confronti.

Sei il leader.
Dai il tuo appoggio. Sostieni e incoraggia la “tua gente”. Costantemente.

Fai sentire che ci sei.
Fai sentire che sei un capo attento. Presente.

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Usa le emozioni

Non lasciare che usino te.

Se ti concentri sulla paura, aumenti ancora di più l’ansia.
Se lotti l’agitazione, crei ancor più preoccupazione.

Piuttosto, infondi fiducia negli altri.
Condividi le esperienze, spiega le azioni.
Dai la possibilità di esplorare nuove opportunità.

La tua disponibilità verso una persona (che sta attraversando un periodo difficile) del tuo team ti rende un leader. Maturo.

Esprimi il tuo lato migliore come … persona!

 
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&nbsp

Non ignorare le preoccupazioni del team

Non nasconderti.
Fatti trovare.
Il meglio che puoi fare è “rispondere” alle preoccupazioni.

Condividi la visione.
Quando i mari sono agitati, non “nasconderti” … il capitano cammina sul ponte.

Dai consigli con semplicità. Tieni i piedi per terra.
Pretendi di più da te stesso che dai tuoi collaboratori.

Non dire mai “Io sono il capo”,
a meno che tu non debba assumerti la piena responsabilità.

Ascoltare è una questione di qualità

Non devi ascoltare per un’ora oppure farti trascinare in una seduta terapeutica…
con finale a singhiozzi!

L’ascolto attivo non è una questione di quantità. È qualità.

Qualche minuto può bastare, se ti impegni ad ascoltare.
In modo attivo.

 


 

Non hai tempo? Benissimo … dillo!

Quando sei molto occupato, sei stressato, sei stanco, è meglio scusarsi.
Accordati per un altro momento, in cui potrai essere più attento e partecipe.

Non c’è nulla di male nel dire: “Adesso non posso,
ne possiamo parlare alle 16.00/domani mattina/lunedì prossimo?”.

Mantieni l’impegno preso.
Anche questo vuol dire gestire il team!

Vuoi la fiducia del team? Parla in modo chiaro e diretto!

Parole dispersive e slegate creano solo confusione.
Non te lo puoi proprio permettere.

Le persone hanno bisogno di rispetto.
Non nascondere, raddolcire o minimizzare i fatti.

Troppo spesso…

la comunicazione è preceduta da troppe (o troppe poche) spiegazioni e informazioni. Un linguaggio (forzatamente) rassicurante che tenta di diminuire l’impatto.

L’evasività fa perdere l’immediatezza del messaggio.
Le persone non capiscono, sono confuse. Possono fraintendere il reale peso della situazione.

La tua comunicazione deve essere breve, chiara e diretta.

Le persone vogliono risposte dirette, non giochi di parole.

 


 

Mostra coerenza e congruenza

Le promesse non mantenute creano sfiducia e demotivazione nel team perché i collaboratori si sentono traditi, delusi o presi in giro.

La cosa più negativa nelle relazioni umane (perdere la fiducia del team) è promettere cose che non si riescono a mantenere.

Molto meglio promettere poco e mantenere tutto!

Conquistare la fiducia del team? Assumiti le responsabilità!

Evita di scaricare le responsabilità sul team, sulle politiche e la politica aziendale.

Assumerti le tue responsabilità è un mezzo potente per creare rispetto e fiducia e, allo stesso tempo, incoraggia gli altri a fare lo stesso.

Comprendere queste sfumature è la chiave per gestire team di lavoro anche estremamente complessi.

Evita comportamenti ambigui, falsi o manipolatori

Sii autentico. Non cambiare la versione secondo la circostanza.
Quando manca la fiducia, ogni tuo comportamento sarà guardato con sospetto.

Diventa una persona integra che pensa quello che dice. Mette in pratica quello in cui crede.

Tanto più sei sicuro tanto più ti puoi permettere di esporti;
mostrare anche i propri limiti e le proprie debolezze.

Ascolta … davvero!

Ascolta cosa hanno da dire le persone, prima di esprimere il tuo punto di vista.
Non interrompere.

Ascoltare va oltre il semplice “sentire” … è empatia. Esprime interesse. Mostra rispetto.

Ascoltare significa fare silenzio interiormente. Calmare il tuo borbottio interno. Prestare la più totale attenzione a quello che l’altro sta dicendo.

Ascoltare significa …prima capire, poi offrire un consiglio o una soluzione. Se sei disposto a metterti in discussione e cerchi costantemente evoluzione e crescita vuol dire che sei … un leader. Un grande leader.

Non interrompere

Ogni volta che interrompi, stai uccidendo la comunicazione.

L’empatia si “prende cura” delle persone.
Se interrompi l’altro, rompi questo “incantesimo”.

La capacità di entrare in empatia ti permette di capire il messaggio nel suo giusto contesto,
dimostrando sincero interesse per gli altri.

Fai sentire il tuo coinvolgimento personale.

Le persone vogliono che le loro paure e preoccupazioni siano ascoltate.
Riconosciute.

Parla con fiducia, non spavalderia

Non ridimensionare le problematiche.

E non confortare una persona ansiosa sdrammatizzando le sue preoccupazioni.
Evita di negare l’evidenza con banali frasi di circostanza.

Se minimizzi, quello che è importante per la persona, diventi all’istante inaffidabile ai suoi occhi.

Piuttosto, resta aperto e disponibile:

  • “Per favore, inviami una mail se vuoi condividere altri pensieri/preoccupazioni”
  • “Puoi contare su di me, mentre proviamo a recuperare maggiore informazioni”
  • “Grazie per i tuoi suggerimenti.”
  • “Mi piacerebbe essere più specifico. Desidero risponderti con informazioni adeguate e veritiere. “

Ottenere la fiducia del team: evita “FORSE” …

FORSE mantiene aperte tutte le opzioni, è disordine e stagnazione.
Se sei tentato di dire FORSE, meglio dire no.

Se hai bisogno di un po’ di tempo, fai sapere che deciderai più tardi (per esempio a fine giornata).
Non puoi pianificare e andare avanti con i FORSE.

FORSE è pericoloso. Blocca.
Porta inazione e confusione.

… “MA”

Ogni volta che usi MA, cancelli inevitabilmente quanto hai detto prima!
“Andrà tutto bene MA …”.

Come ti suona? Che cosa senti?
Che non intendo quello che ho detto.

Il “MA” cancella, limita, diminuisce, giustifica
Sostituisci il “MA” con “E”.

Oppure puoi anche solo interrompere la frase e sostituire il MA con un punto.
“Hai fatto un ottimo lavoro MA c’è ancora tanto da fare”.
“Hai fatto un ottimo lavoro. C’è ancora tanto da fare”.

… “Non lo so”

Affermare di non conoscere la risposta non è un segno di incompetenza e insicurezza.
Anzi, può essere una dimostrazione di forza.

Usare spesso “Non lo so” ti potrebbe costare credibilità e influenza.

Ogni volta che te-ne-esci con un arrendevole “Non lo so “, spingi le persone ad andare da altri …
a non venire da te!

Piuttosto di “Non lo so” predefinito, preparati risposte più potenti. Leggi post.

… e le frasi fatte

Presta attenzione all’impatto di alcune frasi ostentate con troppa leggerezza.
Non cedere al finto entusiasmo e sorrisi di circostanza per mascherare disagio e dispiacere.

  • “Capisco quanto sia difficile questo cambiamento”
  • “So quanto sia faticoso, avete lavorato tanto e come deve essere deludente …”
  • “Sono sicuro che andrà tutto bene”
  • “So quanto sia triste per te”

Potresti sentirti dire “No, mi spiace… non lo sai”.

Soprattutto quando non hai partecipato o non sei stato coinvolto dalle conseguenze negative.
Quando non riesci a immaginare l’effetto delle tue parole.

Quando rischi di sembrare insensibile, vittima, ingrato, permaloso, esagerato, inadeguato.

Se non vuoi perdere la fiducia del team … è meglio mordersi le labbra.
È meglio stare zitti!

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. La motivazione parte da te
  2. Mostra ascolto attivo
  3. Riconosci i meriti
  4. Parla chiaro e diretto
  5. Evita simpatie e favoritismi
  6. Scegli colloqui di persona
  7. Non stare sulla difensiva
  8. Frasi celebri sul conquistare la stima

Conquistare la stima del tuo team: riconosci i meriti – 3

la fiducia dello staff

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 3
 
La positività non costa nulla e può produrre risultati sorprendenti.

Le persone vogliono essere tenute nella giusta considerazione. L’autostima è un bisogno umano; si alimenta di riconoscimento e fiducia in sé stessi.

Riconosciamo i meriti con due tipi di feedback: feedback costruttivo o lode/critica

Un feedback costruttivo è specifico, potenziante (almeno nelle intenzioni);
si sulla base su osservazioni.

L’elogio e la critica sono entrambi giudizi personali (uno favorevole e l’altro sfavorevole) su un comportamento o un risultato.

Le informazioni sono generalmente vaghe e (spesso) depotenzianti, incentrate sulla persona e basate su opinioni, interpretazioni o sentimenti.

Se vuoi la fiducia dello staff evita di dare riconoscimento esclusivamente a seconda dei risultati ottenuti.
Riconosci invece i comportamenti che hanno portato a quei risultati.

Riconoscere ai propri collaboratori il lavoro fatto e i risultati che hanno ottenuto (anche se l’obiettivo non è stato raggiunto) crea un ambiente di lavoro positivo, motivato e molto produttivo.

 


 

Non considerare la performance positiva come … dovuta, doverosa, ovvia!

Addirittura qualcuno pensa che con un feedback positivo “qualcuno si potrebbe montare la testa”.
Il complimento riduca l’autorevolezza e l’autorità del superiore.

Per questo, a volte, ti trattieni volontariamente dal gratificare i tuoi dipendenti.

La fiducia dello staff? Inizia da oggi. Non costa nulla!

Se vuoi conquistare la fiducia dello staff trova qualcosa di positivo da dire ad ogni persona con cui lavori.

Potrai aumentare la loro motivazione e soddisfazione per il lavoro e il rapporto professionale si rafforzerà, immediatamente.

Ecco come porgere feedback potenzianti:

1. Preparazione adeguata

Prova a sintetizzare il tuo intervento, anche se breve, in punti chiave.

Scrivi cosa devi dire.
Cerca di formulare frasi brevi.

Qual è il messaggio che vuoi far passare. Chiediti:

  • “Qual è il punto?”
  • “Che cosa deve passare assolutamente?’”
  • “Che cosa posso evitare?”

 
LA TUA CARRIERA DI SUCCESSO > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

2. Diretto

Sembra semplice e ovvio,
ma è sorprendente come molti team leader evitino di dare un feedback onesto e diretto. E poi si sorprendono se non hanno la fiducia dello staff!

Utilizzano un’affermazione positiva prima di un feedback correttivo per “addolcire la pillola” senza sapere però che … entra in un orecchio ed esce dall’altro.

Per esempio:
“Michele, hai sempre lavorato bene e in modo professionale, ma …“;
tutto quello che segue, dopo il “ma” è qualcosa che non sto facendo bene ed è il vero focus del messaggio.

Si dice che un’idea è intelligente quando è semplice.

Arriva al punto ed evita giri di parole.
Sia il feedback negativo che quello positivo devono essere dati in modo semplice.

3. Sintetico

Un feedback ridondante, dispersivo, inconcludente trasmette l’impressione che tu sia impreparato,
insicuro e poco focalizzato.

Rischia di compromettere l’incisività del tuo messaggio.

Non devi essere robotico, insensibile e distaccato ma devi andare velocemente al punto,
senza tentennamenti.

 


 

4. Aperto e sincero

È fondamentale che tu sia sincero e che eviti di trasmettere messaggi ambigui e contrastanti.
Essere sincero non significa essere buonista ma piuttosto dire-quello-che-devi con rispetto.

Evita di utilizzare parole come “ma”, “però” e “anche se”,
perché possono creare contraddizioni e dubbi.

5. Specifico

Senza le specifiche, otterrai solo elogi o critiche.
Non serve dire “Hai un atteggiamento scorretto” oppure “Hai sbagliato”.

Il feedback deve essere riferito a qualcosa di specifico e non a qualcosa di generico.

Devi essere chiaro sul cosa/dove/quando:
spiega le azioni fatte, i comportamenti avuti o le cose dette/non dette.

6. 1 feedback = 1 “fatto”

Utilizza il feedback per un solo evento, circostanza o episodio.

Se hai bisogno di comunicare qualcosa che abbia a che fare con un’altra mansione, un progetto,
un compito, un incarico, non usare lo stesso feedback (anche se ti può sembrare più comodo e veloce).

Così facendo disperdi le informazioni,
paghi in incisività ed efficacia.

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

7. Frequente

Utilizza un feedback costruttivo regolarmente per riconoscere o correggere le prestazioni dei tuoi collaboratori.

Quanto frequentemente? Dipende.

Da una parte non puoi “rompere l’anima” ogni giorno al tuo team perché diventa controproducente, ma non puoi neanche riconoscere le prestazioni solo 1-2 volte l’anno.

Trovare la giusta cadenza temporale dipende dalla tua “sensibilità” di team leader.
Il giusto equilibrio tra “troppo” e “mai”.

8. Tempistica adeguata

Quando devi dare un feedback per uno sforzo (o un comportamento) che vale la pena di riconoscere?

Se è positivo, la risposta è … appena possibile.
Il feedback positivo deve essere dato il più vicino possibile a quando si verifica il “fatto”.

Più il tempo passa, più si aspetta,
più il valore del feedback diminuisce.

Nel dare un feedback negativo, invece ti consiglio di applicare una diversa linea temporale … ovvero … quando sei pronto.

L’emotività è cattiva consigliera

Se, appena accade l’evento o il fatto, non sei in grado di gestire e controllare quello che provi, aspetta.

Meglio non approcciarti a qualcuno quando non sei pronto.

Rischi di dire o fare qualcosa di sconveniente che può compromettere definitivamente il tuo rapporto lavorativo. Ricorda che … aspettare non vuol dire evitare.

Non aspettare troppo,
se lo fai, il tuo collaboratore penserà che stai raccogliendo le prove per una punizione.

7. Di persona

Offri il feedback di persona, non via mail o SMS.

La natura di un feedback costruttivo è verbale.

Questo può essere fatto solo parlando faccia-a-faccia (videoconferenza o per telefono) quando non è possibile altrimenti.

8. Confidenziale

Non dare mai un feedback a un tuo collaboratore davanti ai colleghi o ai clienti (anche se a volte è inevitabile), si sentirà sminuito davanti agli altri, ferito e poco propenso ad aumentare il suo impegno e la sua produttività.

Utilizza feedback solo nel privato e faccia-a-faccia.

Chiama la persona nel tuo ufficio, in una saletta conferenze libera o in qualsiasi altro posto lontano da occhi e orecchie indiscrete.

9. Potenziante

In situazioni di feedback positivi, esprimi un apprezzamento specifico.
L’apprezzamento da solo si riduce a lode o elogio.

Se è espresso male “suona” scontato e ruffiano.

Rilevando un aspetto specifico di una situazione, dai prova d’attenzione e d’interesse. Tocchi tasti motivazionali molto sensibili per le persone che lavorano con te.

  • Normale: “Ottimo lavoro, ben fatto”.
  • Potenziante: “Il modo in cui hai gestito il reclamo del signor Rossi è stato ottimo. Hai avuto un approccio gentile e comprensivo e allo stesso tempo deciso ed efficace”.

 

  • Normale: “Ottimo approccio, bravo!”.
  • Potenziante: “Il modo in cui hai risposto alle domande del cliente stamattina è stato eccellente. Hai dimostrato di aver compreso le nostre procedure e la nostra filosofia”.

Lo scopo di un feedback negativo non è quello di incolpare o accusare il tuo collaboratore/trice ma creare piuttosto la giusta consapevolezza che può condurre alla correzione o al miglioramento delle sue prestazioni.

10. Osservazioni non interpretazioni

Le osservazioni sono tutto ciò che si vede o si sente;
sono (semplicemente) la descrizione di un fatto.

Senza giudizi o pareri.

Le interpretazioni (invece) sono la tua analisi, la tua spiegazione o la tua opinione di quello che hai-visto-o-sentito.

Riporta quello che hai notato, non ciò che hai pensato, dedotto, ipotizzato o interpretato.
Le osservazioni si concentrano sul fatto e non sono giudicanti come le interpretazioni.

Basta dire quello che si vede:

  • “Ho notato …”
  • “Ho osservato …”
  • “Ho visto … “
  • “Mi hanno riferito …”

Banalmente, guarda la differenza:

  • “Ma cosa hai detto/fatto? Il cliente è andato via scuro in volto”
    anziché
  • “Ho notato che il cliente è andato via scuro in volto”

11. Focus sul comportamento, non sulla persona

Questo è probabilmente il punto più importante (se vuoi la fiducia dello staff).

Il feedback non deve essere un attacco personale,
ma dovrebbe essere utile e pensato per ottenere il miglioramento di un certo comportamento o risultato.

Esponi il problema in modo oggettivo e senza pregiudizi.
Concentrati solo sulla prestazione o sul comportamento.

Evita attacchi personali o commenti sulla persona.

L’autostima del tuo collaboratore non va toccata!

Qui siamo su un terreno minato e molto sensibile.
Un passo falso … e il rapporto si può danneggiare per sempre.

La critica si deve riferire esclusivamente a un comportamento, un compito, una situazione o un problema particolare.

Evita di usare parole tipo “Ogni volta, sempre, mai” che rischiano di trasformare il feedback in un rimprovero scoraggiante “Sei sempre in ritardo con le consegne” oppure “Ogni volta sbagli il conteggio”.

12. Non focalizzarti sui motivi dei dissapori o sulle intenzioni

Non nutrire rancore.

Rischi di infilarti in tortuosi percorsi di rinfacci reciproci.
Un leader eccellente, che vuole la fiducia dello staff, non deve stabilire un vincitore e un vinto ma evitare rancori e rivincite.

Nel Mondo del lavoro di oggi ci sono pochi feedback efficaci delle prestazioni,
la stragrande maggioranza sono lodi o critiche (spesso esposte in modo superficiale e poco potenziante).

Una cattiva abitudine si modifica soltanto con la costanza.

Se vuoi ottenere la fiducia dello staff, da domani, presta attenzione a quello che dici ai tuoi collaboratori,
scrivi cosa devi dire e con l’aiuto di questa piccola guida prepara i tuoi feedback potenzianti.

Comincia a invertire la tendenza (feedback potenziante e non più critica scoraggiante).
Vedrai che, giorno dopo giorno, diventerà naturale!

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. La motivazione parte da te
  2. Mostra ascolto attivo
  3. Riconosci i meriti
  4. Parla chiaro e diretto
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Conquistare la stima del tuo team: mostra ascolto attivo – 2

la stima del team

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 2
 

Ascoltare in modo attivo è il segreto per conquistare la fiducia del team.

Cosa c’è di più frustrante, per un tuo collaboratore vedere come la sua richiesta o problematica sia stata poco ascoltata, mal compresa o fraintesa?

Se non ascolti,
come puoi pretendere di comunicare efficacemente?

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Ascoltare significa fare silenzio dentro di te

Vuol dire placare il tuo parlottio interno. Prestare la più totale attenzione a quello che l’altro sta dicendo.

Ascoltare va oltre il semplice “sentire”. Vuol dire capire il messaggio nel suo giusto contesto,
dimostrando sincero interesse per gli altri.

Non pensare di saper ascoltare, per il solo fatto di sentire quello che la persona sta dicendo.

Forse non sei così consapevole del fatto che ogni tuo collaboratore desidera essere ascoltato con attenzione, vuole sentire la tua partecipazione e la tua empatia,
(anche se solo per pochi minuti).

 
POTENZIA LA TUA LEADERSHIP > scopri il percorso di coaching ideale per te
 

Il tuo collaboratore si sentirà importante (finalmente!)

Si renderà conto di essere guidato da un leader competente e aumenterà il suo desiderio di comunicare. Si crea così un rapporto di fiducia e di empatia (che per te si traduce in maggiore produttività e “fedeltà”).

Quando incontri un collaboratore, per prima cosa ascolta.
Poi, fai domande.

Ecco tante buone ragioni per imparare ad ascoltare le persone del tuo team:

  • Crea empatia, collaborazione e dimostra sincero interesse
  • Evita incomprensioni e fraintendimenti
  • Conosci le vere esigenze e i reali bisogni del tuo collaboratore
  • Giungi più velocemente al “nocciolo” della questione
  • Le persone apprezzano di più chi ascolta
  • I buoni ascoltatori sono spesso leader di successo

Ascoltare in modo attivo è impegnativo

  • Quando ti parlano, sei spesso distratto e ti guardi attorno?
  • Sei aperto al dialogo, desideri veramente capire?
  • Oppure stai semplicemente sentendo cosa l’altra persona sta dicendo?
  • Sei capace di ascoltare con attenzione e disponibilità?

Se sei una persona che ha difficoltà ad ascoltare, non scoraggiarti!
L’ascolto attivo è una competenza che si può acquisire e “allenare”.

Le vecchie abitudini sono difficili da sradicare e, per praticare l’ascolto attivo, avrai bisogno anche di una grande pazienza.

Ascoltare è una competenza fondamentale per la tua leadership

L’ascolto richiede una grande concentrazione e attenzione da parte tua;
è una prova di rispetto, verso il collaboratore come persona (non solo come risorsa produttiva).

Come leader sei spesso troppo occupato (a parlare, valutare e giudicare) per ascoltare davvero le esigenze dei tuoi collaboratori.

Metti da parte tutti gli altri pensieri, non concentrarti su cosa devi ribattere o rispondere. Focalizzati su chi sta parlando.

 


 

Conquistare la stima del team? Presta attenzione!

“Preparati” ad ascoltare.

Libera la mente dalle tue preoccupazioni personali (spesso non è facile, lo sappiamo, siamo stressati, sempre a “rincorrere”) e concentrati sull’ascolto.

Osserva direttamente chi parla,
è un modo per indicare al tuo collaboratore “Sì, sto ascoltando attentamente quello che mi stai dicendo”.

Non lasciarti distrarre dai rumori ambientali (il telefono che squilla, una porta che sbatte, una risata, etc.).

Non fingere di aver capito

A volte è comprensibile … sei stanco, di fretta o sei stressato, però è meglio non fingere, perché se non ascolti (non si sa come) “si vede e si sente”.

È necessario ammettere di non aver capito e chiedere chiarimenti.

  • “Scusa, ho perso il filo”
  • “Ti ho seguito fino ad adesso, può ripetere per favore?”

Non concentrarti su cosa rispondere

Mentre il tuo collaboratore sta parlando, se stai pensando a cosa chiedere o cosa dire,
come fai a prestare attenzione?

Se non vedi l’ora di contraddire, sentenziare o giudicare, come puoi ascoltare?

Non devi ascoltare solo per rispondere, ma anche per comprendere e per aiutare.
Astieniti dal fare commenti durante l’ascolto, mentre l’altro sta parlando.

Non trarre subito le tue conclusioni

Se vuoi conquistare la stima del team, non interrompere il tuo dipendente con le tue conclusioni o deduzioni, presumendo di aver compreso, in anticipo, quello che ti sta dicendo.

La trappola è di voler sembrare brillanti e arrivare subito alle conclusioni,
qualcosa del tipo “Sono sveglio! Capisco al volo”.

Attento!
A volte funziona, spesso no.

 


 

La stima del team? Mentre ascolti non interrompere

Devi placare la voglia d’interrompere per aggiungere qualcosa, per correggere, per dire la tua. Consenti al tuo collaboratore di concludere il suo discorso.

Non interrompere,
è solo uno spreco di tempo, chi parla si deprime e si riduce la comprensione del discorso.

Evita di dire “Ti sto ascoltando” mentre stai facendo qualcosa d’altro.

Non ho dubbi che senti cosa la persona ti sta dicendo, ma ascoltare richiede uno sforzo d’interesse, di attenzione e soprattutto, il desiderio di concedere all’altro del tempo (anche breve, se sei occupato).

Ascoltare richiede tutta la tua disponibilità!

Mostra che stai ascoltando

Guardare da un’altra parte mentre qualcuno ti parla,
è scortese e fastidioso.

Ascolta con tutto il corpo, mantieni il contatto visivo, aiuterà l’altro a sentirsi ascoltato.

Sorridi, fai cenni di assenso con il capo, di tanto in tanto.

Chiedi conferma e annuisci. Annuire, non significa essere d’accordo con il tuo interlocutore ma semplicemente trasmette l’idea “Ti sto seguendo”.

Incoraggia il collaboratore a parlare con piccole asserzioni verbali tipo “Sì, si”, “Ha-ha”, “Capisco”.

Riformula quanto ascoltato

La riformulazione è una tecnica che consiste nel ridire ciò che l’altro ha appena detto, utilizzando le stesse parole o termini più concisi, non aggiungendo nulla di proprio, per evitare distorsioni interpretative.

Riassumendo quello che hai ascoltato, hai la sicurezza di aver compreso davvero l’esigenza del collaboratore. Anche lui/lei ha la conferma di essere stato realmente ascoltato ed è portato a esprimersi liberamente e collaborare.

Puoi approfittare del momento in cui il tuo collaboratore è alla fine di un discorso per intervenire e riprendere:

  • “Mi stai dicendo che … ”
  • “In altre parole, desideri … ”,
  • “A tuo avviso quindi … ”
  • “Così, secondo te … ”.

La riformulazione è particolarmente indicata quando il collaboratore è esitante, contraddittorio, dispersivo o non riesce a focalizzare/spiegare la sua esigenza.

Evita frasi-boomerang

  • “Ti capisco” quando non conosci abbastanza il collaboratore, la situazione o il problema
  • “Vieni al punto” perché così mostri irritazione
  • “Parla pure, ti sto ascoltando” mentre stai facendo qualcosa d’altro
  • “Continua … mi interessa” e poi ti guardi intorno, guardi l’orologio, fuori dalla finestra, agiti il piede … così mostri impazienza e disagio.

Impara a prestare vero ascolto se vuoi conquistare la stima del team.
Diventerai un punto di riferimento importante e irrinunciabile.

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. La motivazione parte da te
  2. Mostra ascolto attivo
  3. Riconosci i meriti
  4. Parla chiaro e diretto
  5. Evita simpatie e favoritismi
  6. Scegli colloqui di persona
  7. Non stare sulla difensiva
  8. Frasi celebri sul conquistare la stima

Conquistare la stima del tuo team: la motivazione parte da te – 1

stima del team

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 1
 

L’obiettivo di questo articolo (diviso in 7 parti) è aiutarti con un approccio molto realistico e concreto,
a prendere coscienza che he persone del tuo team possono determinare il successo o l’insuccesso della tua attività, azienda, store e della tua carriera professionale.

Se dirigi i tuoi collaboratori solo dicendo “cosa fare e come farlo” otterrai un effetto immediato ma questo approccio sarà produttivo per poco tempo.

Un po’ alla volta i tuoi collaboratori perderanno entusiasmo e motivazione, con effetti negativi sull’ambiente di lavoro e sui risultati in azienda.

Stima del team? Inizia da te stesso!

Fermati un minuto e chiediti con onestà:

  • Sono sempre entusiasta e positivo?
  • So ascoltare i miei collaboratori?
  • Ho un obiettivo chiaro e definito?
  • Dare una pacca sulla spalla accompagnata da frasi stimolanti, vuol dire motivare?

Finto entusiasmo e complimenti forzati raramente creano “brividi” motivazionali.

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E se anche funzionasse … quanto potrebbe durare?
Pochi giorni (forse) e ti ritrovi al punto di partenza.
L’ambiente torna passivo e lentamente si perdono di vista gli obiettivi.

Allora ti chiedo …

  • Come motivare le persone che lavorano con te in tempi così complessi?
  • Credi davvero che semplici frasi serviranno a scuotere le persone?
  • Scatenare entusiasmo nel tuo staff?

Se il Mercato del Lavoro sta cambiando (anche in conseguenza della crisi che ci sta investendo),
allora gioco-forza deve cambiare anche il tuo modo di approcciare il tuo lavoro e il tuo team.

È necessario coinvolgere le persone che lavorano con te.

Non concentrarsi solo sui compiti da eseguire.
Sui progetti da gestire.

Il tuo team è la chiave del tuo successo

Le persone sono il fulcro del tuo successo.

Se i tuoi collaboratori sono demotivati o “molli” chi pagherà le conseguenze del mancato raggiungimento dell’obiettivo? Il progetto fallito?

Il conto lo paghi tu!

È tempo di diventare leader del tuo team.
E motivare (davvero) i tuoi collaboratori.

 


 

La motivazione del tuo personale passa inevitabilmente da te

La motivazione non “nasce naturalmente”.

Non la puoi delegare a un corso, un formatore o a un coach (pur bravo che sia!).
È a carico tuo!

Sei tu quello che per primo deve motivarsi, entusiasmarsi, ispirarsi.

Dopo (solo dopo) la puoi chiedere, anzi pretendere, dai tuoi collaboratori.
La motivazione del team parte da te!

Se avessi, come coach, l’obiettivo di motivare il tuo team mi concentrerei su di te!

Non te l’aspettavi vero?

La titolare di tre centri estetici (ben avviati) di Lugano mi ha contattato per fare coaching con l’obiettivo la motivazione del suo staff.

Dopo le prime “resistenze” e riluttanze, la stessa imprenditrice ha riconosciuto che in tema di motivazione è stata piuttosto passiva.

“Spettatrice” a volte anche indolente (tanto da ammettere che durante un mio corso in uno dei suoi centri estetici -pur essendo presente – non ascoltava, pensando che il tema motivazionale fosse di solo appannaggio del suo personale).

Ha anche riconosciuto di non avere alcuna idea sul come motivare i suoi dipendenti,
e di essersi (fino a quel momento) affidata solo a riconoscimenti economici.

Anche lei (come te, forse) si aspettava una trovata geniale, una formula magica,
Invece si è sentita dire che la prima che doveva darsi una mossa … era lei!

Allora … nessuna scorciatoia? No, mi spiace. Niente formule magiche!

 
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E ti spiego perché …

Motivare è impegnativo!
È un impegno quotidiano.

È un paziente “costruire” giorno per giorno.
Necessita di tutta la tua attenzione e il tuo coinvolgimento.

Il tutto “condito” da un reale interesse verso le persone che lavorano con te.

Se pensi di ottenere la stima del team con l’impegno e l’entusiasmo con cui vai alle riunioni condominiali serali … sprechi tempo ed energie preziose!

Motivare vuol dire disponibilità, dedizione e tempo da dedicare al tuo team

Siamo onesti. Non hai tempo. Scadenze imminenti.
Grane da risolvere. Il target da raggiungere.
Chi più ne ha più ne metta.

Devi però riconoscere che …
saper motivare è una competenza fondamentale per ogni persona responsabile di un team (grande o piccolo che sia).

Se non hai tempo, sei stressato, sei stanco, hai altro cui pensare o in fondo non ti interessa … la tua “capacità motivazionale” è nulla!

Se trovi difficile e faticoso tutto questo, hai ragione.
Lo è!

Concentrati sulla crescita motivazionale del tuo staff

Crea uno spirito di squadra attraverso l’apprezzamento e il riconoscimento.

Un leader eccellente riesce a trovare anche (e soprattutto) il tempo per motivare.
Non solo per criticare.

Fai in modo che ogni tuo collaboratore sappia che lo consideri la chiave del tuo successo.

Fermati un secondo e rispondi con onestà:

  • Ti senti un modello per il tuo team?
  • Sai creare entusiasmo nel tuo staff?
  • Sei essere motivante nel comportamento e nelle parole?
  • Parti con un bel “Buongiorno! radioso e positivo già da prima mattina?
  • In altre parole, hai una personalità dinamica che coinvolge chi ti sta intorno?

Solitamente quando chiedo al team leader se si ritiene motivante nel comportamento e nelle parole …
la risposta è … “In che senso?”.

È venuto il momento di risvegliare la tua motivazione.
La forza interna che stimola, regola e sostiene tutte le tue azioni.

Stima del team? Parti da te stesso!

Frequentare un corso motivazionale (a prescindere dalla bravura e la competenza del coach),
non ti basterà a diventare un bravo motivatore. E ottenere la stima del team.

Prendi coscienza che devi “scendere in campo” in prima persona.
Ci deve “mettere del tuo”.

Carica la tua energia.
Motivati al massimo … e con quell’energia trasmetti fiducia ed entusiasmo attorno a te.

Tutti se ne accorgeranno ben presto … qualcosa si sta muovendo … qualcosa di nuovo sta crescendo …
il primo mattone è stato posato!

Se ti impegni in questo, farai grandi cose.
Credimi!

CONTINUA A LEGGERE LE ALTRE PARTI DELL’ARTICOLO:

  1. La motivazione parte da te
  2. Mostra ascolto attivo
  3. Riconosci i meriti
  4. Parla chiaro e diretto
  5. Evita simpatie e favoritismi
  6. Scegli colloqui di persona
  7. Non stare sulla difensiva
  8. Frasi celebri sul conquistare la stima

Buone vacanze


 

La pubblicazione di articoli e i servizi di coaching sono sospesi.
Riprenderà mercoledì 13 settembre.

BUONA PAUSA ESTIVA A TUTTI!

Michele

 

 

 

Accettare un’offerta di lavoro: firmare o non firmare? – parte 7

offerte lavorative

Foto di Andrea Piacquadio

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 7
 

Offerte lavorative … alla fine firmare o non firmare?

Hai notato come la parola “scelta” sia spesso raffigurata con un’immagine di un bivio in fondo ad un sentiero boscoso oscuro, senza indicazioni?

Vai a sinistra? … E se sarà piena di insidie e finirai per rimpiangere questa scelta?
Forse dovresti andare a destra … ma se non è quello che pensi?

Magari dovresti semplicemente sederti davanti a questo bivio.

Non decidere finché non saprai con certezza quale sarà la scelta perfetta.
Anche non-scegliere è (in fondo) una scelta.

Gran parte dello stress e delle difficoltà della vita dipendono dal prendere decisioni.
Grandi e piccole.

Prendiamo decine di decisioni ogni (santo) giorno

Piccole o grandi, poco importa.

  • Lanciare (finalmente) la tua attività freelance di consulenza?
  • Proporti per la posizione di team leader … e se poi gli ex colleghi non ti accettano?
  • Riparare l’auto o aspettare gli incentivi di settembre e prenderne una nuova?
  • Che colore scelgo per lo smalto semipermanente delle unghie?
  • Mi taglio i capelli a-zero? Mi faccio crescere la barba?

I risultati di queste scelte non cambieranno il mondo.
Neanche il “tuo” mondo.

Tuttavia, alcune scelte ci danno la sensazione inconfondibile che se sbagliamo …ci facciamo male!

  • Quanto devi essere sicuro prima di scegliere?
  • Lanci la monetina? Testa-o-croce?
  • Analizzi con cura oppure ti butti senza pensarci troppo?
  • Fai la conta dei pro-contro?

Se sapessi già cosa accadrà, decidere sarebbe facile

Accettare le nuove offerte lavorative ti porterà più motivazione (pro), meno tempo per la famiglia (contro),
uno stipendio migliore (pro) ma anche più tensione con il tuo partner (contro), e chissà che altro…

oddio cosa faccio?

Contrariamente a quanto ci è stato insegnato, non dobbiamo scegliere tra giusto o sbagliato.

Ci sono solo scelte, ognuna con i propri potenziali vantaggi e sfavori.
Prendi la decisione migliore possibile in questo preciso momento.

Semplicemente, perché …

Non esiste la decisione “giusta”

È incredibile come questa verità fondamentale, possa essere così facilmente dimenticata.
Ancora una volta, non c’è scelta giusta o sbagliata.

Ma ovviamente ce ne sono di migliori e peggiori.

La vita va avanti, comunque. Se è la scelta giusta, fantastico!
Se è quella sbagliata, potrai sempre trarre vantaggio da questa esperienza.

Il futuro è sempre incerto

Non sai mai cosa succederà, né cosa accadrà in seguito.

Puoi solo decidere e fare una scelta.
Ma l’idea che ce ne sia una “giusta” è una favola che continui (anzi continuiamo) a raccontarci.

Ci possono essere scelte migliori o peggiori, risultati positivi o negativi ma non esiste una linea d’azione da seguire che ti porti alla decisione giusta.

Non esiste la scelta giusta

Eppure, ci comportiamo come se ci fosse, da qualche parte là fuori,
una giusta linea di condotta.

Abbiamo un disperato bisogno di identificarla.
Forse scopriremo nel modo più doloroso che non esiste.

Non saprai mai quale sia la scelta giusta.

Rinuncia all’idea di inseguire la decisione giusta.
Può essere liberatorio!
Può essere un enorme sollievo riconoscere che è un obiettivo impossibile.

 
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C’è una grande differenza fra scelta ponderata e scelta giusta

Non voglio essere equivocato.

Prima di decidere se accettare nuove offerte lavorative,
è fortemente consigliabile verificare e controllare tutte le informazioni in tuo possesso.

Ciò non toglie che … il futuro è complesso,
e il Mercato del lavoro di oggi è quanto mai incerto e volatile.

Una probabilità vantaggiosa non ridurrà l’incertezza che provi!

Ulteriori dati potrebbero essere utili, ma potrebbero non essere sufficienti.
Anche se raccogli tutte le informazioni sull’azienda non ti assicurerai la scelta giusta.

Per esempio, l’azienda è in linea con i tuoi valori,
è conosciuta, stabile finanziariamente, la proposta è molto interessante e adeguata,
con i colleghi ti trovi benissimo ma con il capo (sin da subito) non funziona a livello relazionale.

Questa unica “anomalia” potrebbe rendere la tua quotidianità stressante e logorante.

Una sola persona (un solo dato negativo) potrebbe portarti a etichettare come “sbagliata” la decisone di accettare l’invito in questa azienda.

Per questo ti invito a … non concentrati sulla decisione “giusta”.

Offerte lavorative: l’unica cosa che conta è il tuo atteggiamento!

Se decidi di accettare quell’offerta di lavoro …
quello che più conta è il tuo approccio e le tue convinzioni.

Come vedi te stesso. Cosa vuoi ottenere.

Se si rivelerà un’esperienza negativa, saprai come affrontare la situazione!

La perseveranza è la dote che ti permetterà di andare oltre le circostanze.
Ti permette di superare questo passo falso!

La domanda giusta è “COME affronto quello che succede?”

  • Quale sarà la tua prossima mossa?
  • Come affronti questo ostacolo?
  • Sai gestire le attese? Le frustrazioni?
  • Ridiscutere le tue credenze e le tue certezze?

Devi trovare dentro di te la forza.
E andare avanti.

La competenza, la bravura, il talento non è tutto, non è sufficiente, occorrono duro lavoro e tenacia.
Perseveranza. Grinta.

Il successo professionale non è solo aver fatto la “decisione giusta” ma anche questione di …
pazienza e perseveranza.

Non mollare!

 
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Ce la farai!

In questo (lungo) articolo abbiamo visto quali sono gli aspetti fondamentali da tenere in considerazione, quando devi valutare una proposta di lavoro.

Anche se non è semplice,
non farti prendere dalla fretta di accettare una nuova offerta di lavoro.

Ancor di più, se non ti trovi bene nel tuo attuale lavoro.

Il rischio è (anche inconsapevolmente) di enfatizzare la nuova proposta, sopravvalutare gli aspetti positivi,
non vedere i segnali di pericolo, prendere una decisione affrettata,
che ti può far finire in un lavoro ancora peggiore di quello attuale.

Nel breve termine sarai costretto a cercare nuovamente un altro lavoro.

Accettare nuove offerte lavorative: cosa ti dice il tuo istinto?

Ascolta la tua voce interiore.
Il tuo istinto di solito ha ragione, anche se non riesci a dare una spiegazione concreta e razionale.

In bocca al lupo per la tua scelta!

Accettare un’offerta di lavoro: lo stipendio è in linea con le tue attese? – parte 6

proposta di lavoro

Foto di Andrea Piacquadio

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 6
 

Proposta di lavoro: lo stipendio è in linea con le tue attese?

Un discorso speciale riguarda il compenso.

Sebbene la retribuzione sia un fattore importante nelle trattative con i potenziali datori di lavoro,
non è l’unica cosa di cui preoccuparsi quando si riceve una proposta di lavoro.

Assicurati di considerare l’intero pacchetto di compensazione.

Valuta attentamente le prestazioni che l’azienda offre: il parcheggio gratuito, la mensa o un asilo nido convenzionato nelle vicinanze, ecc.

Oltre a uno stipendio fisso, c’è una parte legata al raggiungimento di obiettivi?

Considera anche le ferie e permessi.

  • Ti offrono la flessibilità di lavorare (anche) da remoto o spostare l’orario di lavoro?
  • Hai considerato gli spostamenti?
  • Dovrai recarti al lavoro in automobile o con i mezzi?

Considera (l’eventuale) tempo di percorrenza dilatato che potrebbe influire sui tuoi tempi personali,
rubare tempo essenziale per te e la tua famiglia.

Un tragitto più lungo potrebbe anche spingerti ad avvicinarti all’ufficio.
Oltre allo stress, un trasloco è una spesa in più da considerare e da confrontare con la tua situazione attuale.

Quello che inizialmente sembra un aumento di stipendio potrebbe diminuire drasticamente,
se non hai tenuto conto di tutte le spese.

Il pacchetto salariale e di benefit è un fattore cruciale quando consideri un’offerta di lavoro.

 


 

Proposta di lavoro? Guarda la realtà. Chiediti:

  • Il tragitto giornaliero è accettabile?
  • Devo spendere più soldi in benzina o caselli d’autostrada?
  • Questo nuovo lavoro mi richiederà di assumere una tata?
  • L’orario di lavoro mi soddisfa?
  • Dovrò fare straordinari? L’azienda li pagherà?
  • Dovrò rinnovare il guardaroba perché è richiesto un dress code diverso da quello attuale?
  • Offrono un bonus di trasferimento?
  • Un abbonamento in palestra?

Quando ottieni un nuovo lavoro, anche se affronti un tragitto più lungo,
non ti dispiace perché sei ancora in fase “luna di miele”.

Entusiasta del lavoro e di tale opportunità.

Qualche tempo dopo, quando rimani bloccato nel traffico per l’ennesima volta, come ogni giorno, inizi a logorarti. Dopo pochi mesi, inizi a cercare un nuovo lavoro.

  • Ne vale ancora la pena?

“Quanto desidera guadagnare?”

  • Hai in mente una cifra salariale da richiedere?
  • Conosci lo stipendio per il tuo ruolo/settore/area?

Non farti trovare impreparato a questa domanda.

Informati e pensaci bene,
in modo da essere pronto a rispondere all’eventuale domanda riguardante il salario.

È preferibile indicare una “forchetta” salariale piuttosto che una somma precisa.

Certe aziende preferiscono parlare di salario annuo, altre di salario mensile.

Calcola entrambi ed annotali per non essere preso alla sprovvista durante il colloquio (nel loop emotivo dell’intervista rischi di sparare-troppo-basso o troppo-alto).

 


 

Prenditi tempo e rifletti bene:

  • La retribuzione corrisponde (davvero) alle tue esigenze?
  • È in linea con posizioni comparabili al tuo settore e alla tua area?
  • Cosa include il pacchetto di benefit?
  • Ci sono altri vantaggi che l’azienda offre ai suoi dipendenti?

Lo stipendio è inferiore al tuo proposito, ma l’azienda potrebbe offrire abbonamenti a palestre, orari di lavoro flessibili, asili nido, programmi benessere o mezza giornata di libero durante l’estate.

Questo è un compromesso che potresti considerare se corrisponde ai tuoi obiettivi di equilibrio lavoro-privato.

Se ti propongono una cifra inferiore alle tue attese …

non bocciarla subito (a meno che non ti sembri palese strozzinaggio).

Ti invito a calcolare (prima) in salario minimo che saresti disposto ad accettare (come si dice tappandosi-il-naso). Al di sotto di quella cifra … non se ne fa niente!

Il mansionario potrebbe essere in linea con la retribuzione di livello base o medio,
ma dai colloqui di lavoro hai sentore che ci siano ulteriori responsabilità?

Tipo … paga da venditore ma con responsabilità di personale e di budget!

Attenzione anche a proposte salariali interessanti a fronte di aspettative aziendali elevate o irrealistiche.

Proposta di lavoro? Ora tocca a te!

Soltanto una volta conosciuti tutti i risvolti di queste valutazioni,
potrai decidere se tornare dal responsabile delle assunzioni per negoziare la tua offerta di lavoro.


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Sei in grado di negoziare il tuo stipendio?

In un mondo del lavoro ideale, la soluzione sarebbe facile:
“Vuoi più soldi, basta chiederli”. Semplice, vero?

Peccato che la questione qui si complica, si blocca.
Si arena.

Quanto te la senti di negoziare il tuo salario?
Incassare un primo NO, rilanciare, aspettare, cogliere l’attimo buono nella trattativa?

No, non è facile.
Roba da avvocatoni-di-grido, vero?

Se sei titubante per iniziare una trattativa sul tuo stipendio … è comprensibile!

Il successo di una negoziazione di uno stipendio non è garantito

Dipende dal tuo stile negoziale, da quello della controparte, dalla tua motivazione,
dalla tua assertività e da altri aspetti situazionali, che non sono prevedibili a priori.

Hai paura di parlare di soldi … in tempi di crisi?

Potresti sentirti in imbarazzo a parlare di denaro,
in particolare negoziare in tempi così complessi come quelli che stiamo attraversando.

Vero anche che, se la crisi ha colpito tanto e in vari settori, ci sono (non poche) nicchie felici e floridi aree in cui la parola “recessione” non si è minimamente sentita.
Anzi.

 


 

Salvo che tu non lo faccia in maniera sprovveduta …

una contrattazione sul vile-denaro non è assolutamente fuori contesto, inadeguata o irrispettosa (crisi-o-non-crisi).

Ma è necessario ricordarci che “no” la prima volta non significa (necessariamente) che l’argomento sia fuori discussione per sempre.

La trattativa, in realtà, inizia spesso con una richiesta negata.

Altrimenti non si chiamerebbe trattativa.
Negoziazione.

Devi essere pronto almeno a incassare un primo “no”

La volta dopo, puoi prepararti meglio ed entrare nella trattativa con dati e fatti concreti,
cifre ben ponderate, i dati sul tuo rendimento e valore di mercato.

Se riesci a separare la parte emozionale,
rimuovi la maggioranza dell’attrito.

Nulla si apprende senza esercizio e perseveranza,
ancor meno la negoziazione.

In definitiva, fai un’attenta analisi dei costi

  • Come valuti la proposta di lavoro di questa azienda con la tua posizione attuale o quelle passate?

In genere, c’è spazio di manovra, quindi affina le tue capacità di negoziazione prima di firmare il contratto di lavoro.

Vuoi migliorare le tue capacità di negoziazione?
Scopri come farlo con un coach. Contattami.

CONTINUA A LEGGERE LA PARTE 7 > Alla fine … firmare o non firmare?

Accettare un’offerta di lavoro: questo ruolo ti renderà più felice? – parte 5

offerta lavorativa

Foto di Andrea Piacquadio

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 5
 

Non guardare solo l’aspetto economico. Sarai più felice?

Accettare una nuova offerta di lavoro è qualcosa di più che lasciare il tuo attuale lavoro (che forse non ti piace più) e guadagnare uno stipendio più consistente.

Al di là di valutazioni prettamente economiche, un cambio di lavoro dovrebbe rappresentare un passo in avanti verso la tua “realizzazione” professionale.

È una nuova avventura.
Dovrebbe essere anche soddisfacente, sfidante.
Emozionante.

Prima di accettare il nuovo lavoro, chiediti se nella nuova posizione potrai utilizzare completamente le tue abilità e i tuoi punti di forza. Eviterai di dover fare marcia indietro dopo pochi mesi!

Chiediti onestamente dove vorrai essere tra 3-5 anni?

Ti ricordi questa domanda? Chissà quante volte l’hai sentita (e odiata) nei vari colloqui di lavoro. Beh! Eccola qua!
Mai come adesso è così pertinente!

Quando sai chiaramente cosa vuoi dal tuo lavoro,
sarà molto più facile prendere una decisione obiettiva.

Viceversa, se ritieni che il nuovo lavoro non ti aiuti ad avanzare verso i tuoi obiettivi di carriera,
forse vale la pena riconsiderarlo.

 


 

Pensa alla tua offerta lavorativa:

  • Cosa vuoi ottenere da questo ruolo?
  • Ti spingerà ad apprendere nuove competenze?
  • È importante per te (a livello personale)?
  • Ti permetterà di entrare in un nuovo settore? Lavorerai con altri dipartimenti?
  • Ti darà la possibilità di prepararti a un altro ruolo o una scuola di specializzazione?
  • Avrai uno scopo/valore più profondo nel tuo nuovo lavoro?

In definitiva…

Quali sono le opportunità di avanzamento?

Durante il colloquio di lavoro (magari più di uno) chiedi agli intervistatori informazioni sulle opportunità di sviluppo professionale e di crescita con l’azienda:

  • L’azienda offre opportunità di sviluppo professionale?
  • Offrono opportunità di avanzamento di carriera?
  • Ci sono esempi di persone che sono salite di grado?

Esamina i programmi interni di apprendimento e sviluppo.

Scopri se l’azienda sosterrà (finanziariamente e non solo) anche la tua partecipazione a corsi di formazione, conferenze, convention, eventi di networking.

C’è spazio per crescere?

È importante che i tuoi (eventuali) nuovi datori di lavoro ti aiutino a raggiungere i tuoi obiettivi professionali.

Assicurati di avere opportunità di sviluppo professionale nel tuo nuovo ruolo. Non vuoi entrare in una nuova posizione per poi accorgerti, nel giro di un anno, che stai correndo sul tapis roulant.

Di essere già arrivato al massimo del tuo potenziale in quell’azienda!

Se in fase di selezione l’intervistatore non ha parlato esplicitamente di crescita professionale, e tu non hai chiesto. Adesso con chi te la prendi!

 


 

Questo lavoro ti renderà più felice?

Ok, magari prima distinguiamo tra felicità e soddisfazione lavorativa.

La soddisfazione potrebbe essere uno stato a lungo termine,
mentre la felicità è una forma di “estasi” momentanea, destinata a svanire,
che riscontri solo per un breve periodo di tempo.

Hai in mente il finale di “La ricerca della felicità?” con Willy Smith?
Quando gli è stato comunicato che è proprio lui il candidato scelto per l’assunzione, la sua gioia è stata incontenibile:

“Questa parte della mia vita,
questa piccola parte della mia vita si può chiamare Felicità!”

Potresti sentirti completamente soddisfatto del tuo percorso professionale,
pur accusando momenti di altissimo stress (in cui non sei felice).

Se stai valutando una nuova offerta lavorativa, un motivo ci sarà!

Nel lavoro attuale ti senti bloccato nella tua posizione attuale, poco riconosciuto e apprezzato?
Oppure ti stai lasciando andare? Pochi stimoli, ancor meno motivazione?

Queste situazioni potrebbero darti la sensazione di essere intrappolato nel tuo attuale lavoro.

Chiediti:

  • Questo lavoro mi renderà più soddisfatto?
  • Il nuovo lavoro migliorerà la mia vita?

Se necessario, annota un elenco di pro/contro.
Includi tutte le domande sopra elencate.

Parla con il tuo partner, la tua famiglia,
chiunque possa aiutarti ad acquisire una prospettiva oggettiva e aggiuntiva.

Accettare un nuovo lavoro è un passo importante,
non lasciare che impazienza e superficialità ti spingano ad accettare un’offerta di lavoro senza un’attenta considerazione.


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Il nuovo lavoro come si concilierà con la tua vita?

Valuta attentamente se la nuova offerta lavorativa rischia di precluderti spazi importanti dedicati a te e alla tua famiglia.

Se hai esigenze specifiche legate ad altri impegni ti conviene essere trasparente sin dall’inizio.

Fai presente che avrai bisogno di qualche ora per finire il corso di formazione che stai frequentando oppure prendere i figli dal doposcuola.

Essere chiaro fin da subito crea un rapporto di fiducia,
senza equivoci o false aspettative,
da parte di entrambi.

Chiediti:

  • Sono entusiasta di questo lavoro, dell’azienda e delle persone con cui lavorerò?
  • Oppure sono eccitato solo perché ho ricevuto un’offerta di lavoro?
  • Mi sento lusingato? Compiaciuto dal punto di vista personale?
  • Oppure sono solo stuzzicato dall’incremento economico?

Anche se non vorremmo (mai) ammettere che il denaro aiuta a prendere le nostre decisioni,
di solito lo fa.

Se trovi che sei concentrato più sull’aspetto economico,
concediti più tempo per valutare la questione.

In un’offerta lavorativa valuta anche la questione-tempo

Il tempo ha un valore inestimabile,
ancora di più con ritmi frenetici, le agende traboccanti e le settimane volano.

Prova a cambiare prospettiva.
Potresti negoziare qualche ½ giornata di libero.

“Sei indeciso se firmare? > confrontati con me.”

CONTINUA A LEGGERE LA PARTE 6> Lo stipendio è in linea con le tue attese?