Riunione online: 8 spunti per essere efficaci e autorevoli

Foto di Anna Shvets da Pexels

Le riunioni online hanno avuto un’impennata esponenziale in concomitanza del primo lockdown.

In questa nuova dimensione la videochiamata può diventare “lo strumento” di comunicazione ma è fondamentale rendersi conto che una riunione in videoconferenza è un’esperienza completamente nuova.

Richiede di adattare la tua prospettiva, le tue abitudini e il tuo atteggiamento.

1. La riunione online richiede preparazione

La pratica rende fiduciosi. Autorevoli.

Come ho scritto nel capitolo 4 dedicato alle riunioni (in presenza e online) nel mio libro “Autorevolezza– ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025 – , parlare in videoconferenza non è così facile come sembra.

Non sottovalutarlo. È un errore che si paga caro.

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Dovrai trasmettere competenza e autorevolezza solo attraverso un’immagine piatta su uno schermo.

Nelle riunioni virtuali, non potrai ricambiare uno sguardo, non avrai una mano da stringere, non potrai far sentire la tua “presenza”.

In effetti, non sono pochi i professionisti che, nonostante indubbia preparazione e capacità, davanti una fotocamera riescono, complice il nervosismo, a “incartarsi” da soli, apparendo impreparati e incompetenti.

Non-esperti. Finiscono con auto sabotarsi. Perdendo in efficacia.
Pagando in autorevolezza.
 

“Se la riunione online è efficace e produttiva
chi l’ha organizzata risulta autorevole”

Michele Ferrarelli

 

Registra una conversazione di prova in modo da poter verificare “come esci in video”.

La prima volta potrebbe essere scioccante. Eh, sì, quella presenza anonima con voce mono-tono e anestetizzante potrebbe essere proprio la tua!

Fai uno sforzo. Ne vale la pena.

2. È incredibile quanto puoi apprendere dalla tua immagine registrata

Ti consente di concentrarti su tutte le aree di miglioramento.

Sarai in grado di identificare e prevenire quegli errori che potrebbero compromettere la tua immagine online.
Potrai renderti conto che parli troppo piano o troppo veloce.

Notare i continui e dispersivi intercalari “effettivamente, sicuramente, decisamente, teoricamente, ehm.., ah.., hm..” che minano l’incisività della tua comunicazione.
 


 
Quando esamini le tue registrazioni video, considera anche:

  • L’utilizzo delle mani: sono in vista? Gesticoli troppo/poco?
  • Il linguaggio del corpo: è naturale? Sei diritto?
  • L’inquadratura è bilanciata? Centrata?
  • L’illuminazione è corretta? Vedi zone d’ombre sul tuo viso?
  • Hai un aspetto fiducioso e sicuro?
  • Riscontri problemi tecnici?
  • Sei nella tua abitazione? Quali imprevisti potrebbero capitare? Abiti con altri?
  • Aspetti una consegna? Potrebbe suonare il campanello?

3. Scegli attentamente l’illuminazione

Considera l’ambiente in cui effettui la videochiamata.
Se hai una finestra dietro di te, il tuo viso si oscurerà.

Girati in modo che la luce dall’esterno sia su di te.

Assicurati di avere il volto ben illuminato (la luce naturale è la migliore) con la fonte di luce dietro il computer, non dietro di te.

Controlla l’illuminazione dell’ufficio,
spegni/accendi/abbassa le luci o spostati da sotto la luce diretta.

4. Adotta una postura adeguata

Migliorare la tua postura ti aiuterà ad apparire più affidabile e carismatico durante la riunione online:
Più autorevole:

  • Mantieni le spalle rilassate e la schiena dritta.
  • Non accasciarti sulla sedia, non piegarti di lato.
  • Mentre ascolti, annuisci leggermente con la testa per esprimere la tua comprensione o il tuo accordo (anche per evitare che il tuo interlocutore presuma che lo schermo si sia bloccato).
  • Mentre parli, inclina il tuo corpo in avanti e usa gesti delle mani per aggiungere entusiasmo a ciò che stai dicendo. Non esagerare.
  • Per evitare di apparire sfocato non gesticolare o annuire troppo velocemente.
  • Non sederti troppo lontano o troppo vicino rispetto la fotocamera.
  • Assicurati di non risultare troppo piccolo o troppo grande sullo schermo. Per essere ben proporzionato, fa in modo che ci sia un po’ di “spazio” sopra la testa e che le spalle (e la parte superiore del torace) siano visibili.
  • Cerca di sollevare il laptop o la fotocamera e inclinalo verso il tuo viso, assicurandoti che la fotocamera sia appena sopra la linea dei tuoi occhi.
  • Guarda direttamente la fotocamera
  • Fai attenzione a non uscire fuori dal raggio visivo della telecamera.
  • Ricorda di sorridere e di battere le palpebre. Sembriamo tutti così inquietanti quando teniamo gli occhi aperti per troppo tempo.
  • Esercitati a guardare nella videocamera durante le videoconferenze quando parli, anche per brevi istanti. Più la usi, più ti sentirai a tuo agio.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

5. Vestiti in modo professionale

Se sei abituato a presentarti in un certo modo, mantieni tali standard anche quando partecipi alle videoconferenze.

Proprio come non ti presenteresti a una riunione in azienda in tuta da ginnastica,
dovresti vestirti in modo appropriato per un meeting online.

Questa consapevolezza ti aiuterà a mantenere il tuo livello di professionalità.

I tuoi clienti, colleghi o collaboratori continueranno a vederti come il professionista che sei e, soprattutto, anche tu ricorderai consciamente che sei ancora al lavoro… solo in una modalità diversa.

6. Imposta una riunione online breve

La riunione online troppo lunga diventa velocemente stancante. Demotivante.

È importante mantenerla breve in modo che siano più efficace, senza farla diventare talmente stringate da diventare inconcludente.

Adotta un approccio “meno è meglio”.

Immagina che le persone ti dicano:
“Okay. Dimmi cosa vuoi… veloce, però!”.
Vai diritto al punto.

Anche se non è sempre possibile,
in linea generale sarebbe efficace contenere le riunioni in 30-45 minuti.

7. Alza il tuo livello di energia nella riunione online

 

La sfida più grande degli incontri virtuali è
mantenere le persone coinvolte e interessate.

Michele Ferrarelli

 

L’obbiettivo di una fotocamera può essere il più grande critico che tu abbia mai incontrato.

Risalta il tuo livello di energia basso e ti “inchioda subito” quando il tuo entusiasmo cala.

Non puoi fingere il coinvolgimento.
E senza passione, ti ritroverai scarico e poco attrattivo davanti alla fotocamera.

Solo una persona ad alta energia riesce a coinvolgere l’interesse degli interlocutori:

  • Parla più forte di quanto parli normalmente. Non è necessario gridare e non devi confondere l’essere disinvolto con l’essere volgare.
  • Pronuncia le parole in modo chiaro e conciso, a un ritmo ragionevole, sempre naturale.
  • Ricorda che online pochi secondi di silenzio potrebbero essere fraintesi come un “ritardo” di comunicazione.
  • Prenditi il tempo per rispondere ma mantieni un ritmo di conversazione medio-alto.
  • Assicurati di essere appassionato e appassionante quando parli.
  • Abbina un sorriso caloroso e datti il permesso di parlare con le mani, come faresti normalmente.
  • Abbraccia il tuo stile comunicativo, gesticolando (non troppo) con entrambe le mani mentre parli.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua autostima sul lavoro
 

8. Non interferire con il flusso della conversazione. Non interrompere e non “andare sopra”

Se negli incontri faccia a faccia è chiaro quando l’altra persona ha finito di parlare,
negli incontri digitali potrebbe non essere sempre evidente.

Se parli troppo presto, puoi interrompere il flusso della conversazione,
facendoti sembrare agitato e ansioso.

A nessuno piace essere interrotto nel mezzo di una frase.
Inizia a parlare solo quando il tuo interlocutore ha completato la sua frase.

Se la riunione la guidi tu, come team leader, opta per i microfoni disattivati oppure per “alzata di mano” (una piccola icona a forma di mano) che segnala quando qualcuno ha una domanda,
un input o bisogno di attenzione.

Importante:

Se durante la riunione hai necessità di prendere note oppure cercare un file dichiaralo senza esitazione.

Una precisazione inutile negli incontri faccia a faccia (in quanto facilmente visibile) diventa fondamentale in una riunione virtuale in quanto il tuo interlocutore non riesce a vedere cosa tu stia realmente facendo.

Potrebbe pensare che tu sia distratto, poco interessato o affaccendato in altre pratiche.

Stiamo acquisendo sempre più esperienza e familiarità con gli incontri online ma spesso, chi gestisce una riunione non ha completa coscienza delle difficoltà.

Pochi si pongono domande su come ottimizzare e gestire al meglio una riunione online.

È a queste domande che cercherò di darti soluzioni pratiche nel mio libro “Autorevolezza – ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025 – .

Come gestire la strisciante sensazione di incertezza che ci scende lungo la schiena – 2

convivere con l'incertezza

Foto di Aleksandar Pasaric da Pexels

LEGGI ANCHE LA PARTE 1

6. Riduci il livello di stress

Lo strumento migliore per convivere con l’incertezza è assicurarsi di avere una vita sociale attiva e significativa.

La solitudine (non ricercata) mina fondamentalmente il senso di sicurezza di una persona. Rende molto difficile affrontare la natura imprevedibile della vita.

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Mantenersi in forma con attività fisica è uno dei modi più utili per scaricare le tensioni e lo stress quotidiano.

L’attività fisica stimola la produzione delle endorfine, migliora i movimenti, ci mantiene elastici, ci rimette in forma. …
insomma, è proprio un balsamo.

Anche la corretta dieta può giocare un fattore importante per aiutare a diminuire lo stress.

Evita cibi grassi, mangia tanta frutta e verdura, combinata con la giusta attività fisica,
ridurranno notevolmente il livello di stress.

7. Rimani positivo se vuoi convivere con l’incertezza

I pensieri positivi placano la paura.
Aiutano a focalizzare la tua attenzione.

Dovresti “selezionare” consapevolmente qualcosa di positivo a cui pensare.
Quando le cose vanno bene e il tuo umore è buono, questo è relativamente facile. Quando sei stressato e la tua mente è invasa da pensieri negativi,
potrebbe risultare più difficile.

In questi momenti, pensa alla tua giornata e identifica una cosa positiva che ti è accaduta,
non importa quanto piccola.

Il punto è trovare qualcosa di positivo per spostare la tua attenzione quando i tuoi pensieri diventano negativi a causa dello stress da incertezza.

8. Non soffermarti solo sui problemi

“Oddio …. cosa succede se?”

E così alimenti il fuoco dello stress e della preoccupazione.
La tua attenzione determina il tuo stato emotivo.

Le cose possono andare in direzioni diverse. Più tempo passi a preoccuparti,
meno tempo spendi concentrandoti sull’azione che ti calmerà e manterrà lo stress sotto controllo.

 


 

Quando ti concentri sull’azione, crei un senso di efficacia personale che produce emozioni positive e migliora le prestazioni. Le persone emotivamente intelligenti non si lasciano travolgere.

Focalizza tutta la tua attenzione e sforzo su ciò che puoi fare, nonostante l’incertezza,
per migliorare la tua situazione.

Quando sei ossessionato da un domani che non puoi controllare, sei troppo impegnato a cosa accadrà nel futuro e non riuscirai a sperimentare appieno ciò che sta accadendo in questo momento.

9. Ascolta il tuo intuito

Dovresti essere cosciente che non prenderai sempre la decisione giusta.

Convivere con l’incertezza riguarda la “pianificazione” sia del successo quanto del fallimento. È importante comprendere gli errori in modo da poter prendere decisioni migliori in futuro.

Non avere paura di ammettere che potresti sbagliarti.
Dai più spazio alle tue intuizioni.
Prenditi del tempo e dai ascolto all’intuito.

L’istinto non può essere forzato.
L’intuizione funziona meglio quando non stai premendo per trovare una soluzione.
È quella sottile capacità che ti permette, in un breve istante, di capire (per esempio) se una persona è affidabile o meno.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

Nessuno può garantirti che seguendo l’intuito prenderai la giusta decisione.
Ciò nonostante, farai un passo verso il tuo equilibrio interiore.

Agirai in accordo alla tua natura, i tuoi valori, le tue emozioni.

10. Convivere con l’incertezza? Poniti domande potenzianti

La domanda giusta non è come eliminare l’incertezza,
ma piuttosto come massimizzare le opportunità.

Per le decisioni quotidiane, considera i risultati desiderati, le persone interessate, le risorse necessarie e quindi ricerca il massimo della chiarezza.

Chiediti:

  • Cosa mi manca?
  • Quali sono le opzioni?
  • Cosa voglio veramente?
  • Cosa sto cercando di realizzare?
  • Chi potrebbe aiutarmi?

Sul lavoro invece puoi chiedere al tuo team/colleghi:

  • Quali risorse potrebbero essere disponibili?
  • Come possiamo chiarire le priorità?
  • Quale procedura potrebbe essere eliminata?
  • Quale suggerimento è più rilevante per noi?
  • Quando possiamo prendere questa decisione?
  • Abbiamo più opzioni?
  • Cosa possiamo provare a breve termine (senza causare danni)?

11. Aspettati maggiore chiarezza man mano che vai avanti, non prima

Convivere con l’incertezza è come guardare in una stanza buia.
La luce si accende solo dopo essere entrati.
 


 

La strada emerge mentre avanzi, non prima.
È come camminare di notte in un vialetto illuminato da faretti che si accendono automaticamente al tuo passaggio. Non riesci a vedere in fondo ma solo a pochi metri da te.

L’azione definisce le tenebre, chiarisce la complessità.
Rispondere all’incertezza stabilisce la traiettoria,
incide sul potenziale e determina la qualità della vita.

Il futuro è incerto … i comportamenti che scegli oggi non dovrebbero esserlo.

Prendi decisioni che riflettono i tuoi valori. I valori sono punti di stabilità in tempi incerti:

  • Cosa è importante?
  • Chi scegli di essere?
  • Qual è l’esito ideale?

La capacità di gestire strategicamente l’incertezza è una delle competenze più importanti da coltivare in un mondo sempre più incerto.

Prova queste strategie e la tua capacità di gestire l’incertezza farà un enorme passo nella giusta direzione.

Le cose potrebbero non funzionare domani,
ma puoi essere orgoglioso di come hai affrontato l’incertezza,
in questo momento.

Come gestire la strisciante sensazione di incertezza che ci scende lungo la schiena – 1

gestire l'incertezza

Foto di Aleksandar Pasaric da Pexels

“Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.”
Pablo Neruda

Stiamo diventando sempre meno tolleranti all’incertezza.

Siamo sempre più stressati, ansiosi, depressi e arrabbiati.
Non amiamo l’insicurezza.

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L’incertezza può tenerti sveglio la notte,
ossessionarti nella ricerca di prevedere (e prevenire) tutto ciò che potrebbe andare storto sul lavoro.
Oppure può motivarti a vivere nel momento, “accettare e abbracciare” la vita.

L’unica costante nella vita è il cambiamento (in questo momento storico poi …)
È inutile cercare di controllare il futuro.

A volte tutto ciò che puoi fare è fidarti. Qualunque cosa accada, puoi adattarti,
e trarne il meglio.

Se vuoi gestire l’incertezza dovresti restare in equilibrio tra familiarità e ignoto,
ridurre le aspettative per il futuro,
imparare a ridurre l’intolleranza dell’incertezza.

Questa settimana (per fortuna o sfortuna – dipende dalle tue convinzioni) sembra incerta come quella appena passata. Ci vuole un cambio di approccio per scegliere come passarla.

1. Accetta che la certezza non esiste

Niente è certo.

Quando vuoi gestire l’incertezza, anche quando pensi di esserti raggomitolato ben-bene in un accogliente “rifugio” di prevedibilità, di aver creato una vita controllabile e prevedibile, puoi essere certo che si tratta solo di un’illusione.
 


 
Tutto potrebbe cambiare in un attimo.
Prima lo consapevolizzi, più facilmente affronterai la vita.

Quello che verrà domani potrebbe non essere facile,
o non soddisfarti completamente.

Meglio abbracciare la realtà dell’incertezza e godersi “il viaggio”.

Se ti concentri sulle illimitate possibilità del domani, non sulla paura,
ti sentirai molto meglio.

2. Sostituisci le aspettative con i piani

Le aspettative possono condizionare la tua vita.
Quando crei delle aspettative, ti stai preparando alla delusione.

Scontentezza, frustrazione, amarezza sono conseguenza delle aspettative non soddisfatte.

Puoi indirizzare il tuo domani,
ma difficilmente potrai controllarne il risultato esatto.

Invece di aspettarti che il futuro ti debba dare qualcosa,
concentrati su ciò che farai (nel concreto) per creare ciò che desideri.

Tutto ciò di cui hai veramente bisogno è un piano e (tanta ma tanta) flessibilità.

3. “Immergiti” volontariamente e gradualmente nell’incertezza

Quando vogliamo gestire una preoccupazione (per placare l’ansia che sentiamo) cerchiamo immediatamente le risposte.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

Riguardo il tempo, il traffico, le azioni del Mercato … controlliamo i social, Google, le news, inviamo vocali, messaggi ecc.

Tutto questo evitare l’incertezza, porta a un sollievo a breve termine ma riduce la nostra capacità di “allenamento”.
ci rende sempre più sensibili (e intolleranti) all’incertezza.

Se non abbiamo risposte andiamo in panico.

La tolleranza all’incertezza è come un muscolo che si indebolisce se non utilizzato.
Quindi, quando affronti l’incertezza, resisti alla tentazione di controllare in modo eccessivo.

Appena ne hai occasione dovresti allenarti a “convivere” con il disagio dell’incertezza.
Con il tempo, la pressione dell’ansia diminuirà.

4. Per gestire l’incertezza concentrati solo su cosa puoi controllare

Le cose che non ti hanno disturbato ieri ti potrebbero darti fastidio oggi.
Non cercare di controllare gli eventi futuri o il comportamento di altre persone.

Se continui a tentare di controllare gli eventi,
potresti finire per essere deluso e demotivato.

L’incertezza è parte della vita.
La gestione dell’insicurezza rivela la tua forza interiore.
Non rimanere bloccato nelle decisioni.

Ogni scelta contiene almeno un piccolo fattore di incertezza.
È inevitabile.
 


 
Concentra la tua energia sulle cose che contano.
L’unica cosa che puoi controllare (veramente) è il processo attraverso il quale prenderai le tue decisioni.

Spesso, trascuriamo le piccole cose che possiamo fare (per rendere la nostra vita più facile),
mentre siamo ossessionati dalle grandi cose su cui non abbiamo il minimo controllo.

Non dipingere le situazioni migliori o peggiori di quello che sono nella realtà.
Analizza i fatti per quello che sono.

Muoviti sulla base di ciò che sai.

Potresti commettere errori, ma è molto meglio che rimanere fermi.
Questo è l’unico modo razionale per gestire l’ignoto.

5. Gestire l’incertezza? Inserisci l’imprevisto in agenda

Che piaccia o no … accade l’inaspettato.
E non sempre è negativo.

Spesso, le cose migliori sono quelle impreviste perché prive di aspettative.
Le strade più panoramiche e spettacolari sono le deviazioni e non volevi prendere.

Aspettati che qualcosa possa andare storto, anche se non sai cosa.
Se vuoi apprendere come gestire l’incertezza … metti “in agenda” l’inaspettato.

Organizzati la giornata e pianifica con metodo ma non farlo in modo maniacale e dettagliato!
Lascia uno spazio per l’imprevisto. C’è sempre la possibilità che l’imprevisto ti attenda dietro l’angolo.
Sempre.

La gestione dell’imprevisto può essere spiazzante.
Paralizzante.

Quando accetti l’imprevedibilità e l’incertezza non significa che sei diventato incosciente,
rassegnato o irresponsabile, ignorando tutto quello che ti circonda.

Ma se riesci ad accettare che non puoi pianificare ogni eventualità,
sarai effettivamente più equipaggiato per affrontare le sorprese della vita.

LEGGI ANCHE LA PARTE 2

 

Esito colloquio di lavoro: come gestire l’ansia dell’attesa

esito colloquio di lavoro

Foto di cottonbro da Pexels

L’intervista di lavoro è finita. Non è la prima. Sai che siete rimasti in tre. Oramai siamo al rush finale. Alla decisione finale.
Il colloquio si è concluso con il prevedibile “Le faremo sapere.”

Tempi d’attesa?
1 settimana .. Uhm! 7 giorni, 168 ore d’attesa.
Uno stillicidio.
 

“Il buio e l’attesa hanno lo stesso colore.”
Giorgio Faletti

 

A quel punto, inizia (l’ossessiva) ricerca di indizi per scoprire “come andrà a finire”.
Questo screening è spesso accompagnato da tensione e ruminazione.

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Non ti dico poi se … oltre a questa risposta, ne attendi anche un’altra precedente.
Che fare? Cosa scegliere?

Se stai pensando di aver parlato troppo, o di non averlo fatto abbastanza, o che alla domanda dove ti vedevi tra 5 anni hai balbettato,
ricorda che non vale la pena stressarti.

Non puoi tornare indietro nel tempo per cambiare,
quindi perché preoccuparsi?
Macché!

Aspettare con trepidazione la telefonata, controllare “se c’è linea”, è estremamente logorante.
Finisci per perdere la concentrazione e sprecare tempo prezioso che potrebbe essere speso per altre opportunità di lavoro.

Indirizza la tua energia nell’e-mail di follow-up,
e reinvesti quel vigore nella tua ricerca di lavoro.

Continua la ricerca di lavoro

Perché? Non è meglio aspettare che rispondono prima?
No. Non dimenticare l’obiettivo finale: trovare un lavoro.

Mandi una candidatura e aspetti la risposta, speri magari che ti chiamano per il colloquio, pensi che sia andata bene … aspetti la risposta … sei preparato e competente ma la scelta è andata su un altro candidato, peccato!

Peccato sì, perché da quando hai mandato la prima mail di candidatura alla risposta sono passati quasi 2 mesi. E tu cosa hai fatto nel frattempo?
Niente. Hai solo aspettato.

Non aspettare che finisca l’intero iter di selezione di una singola selezione. Apri più canali, più alternative, più sbocchi. Porta avanti più selezioni alla volta.

Non fermarti. Rilancia.
Non aspettare. Non sperare.

 


 

Continuare la tua ricerca di lavoro ti consente di distogliere la mente dall’esito del colloquio e tornare a usare il tuo tempo con saggezza.

Resta concentrato e produttivo.
Inoltre, il tempo passerà molto più velocemente.

Il tempo non scorre allo stesso modo per tutti!

Non c’è dubbio che, quando si aspetta una risposta importante, il tempo si dilata.
Sembra scorrere più lentamente.

“Le faremo sapere tra una settimana” per te (che sei in attesa) diventa uno stillicidio di sospensione e di logorio. Per l’altra parte è solo un appuntamento decisionale da comunicare …tra una settimana.

Non credere che HR, il datore di lavoro, il manager che deve apporre la sua firma per redigere il tuo contratto stia pensando “Meglio sbrigarsi perché il candidato è in fervida attesa della risposta”.

Oppure facciano volutamente aspettare i candidati sui carboni ardenti.

Le priorità sono diverse.
Come ogni lavoro, le priorità spuntano inaspettatamente e richiedono un’attenzione immediata.

È importante ricordarlo, fare un respiro profondo e concedere al responsabile delle assunzioni il tempo necessario.


“Un colloquio di successo inizia molto prima di entrare nella stanza. Vuoi sapere come prepararti al meglio per impressionare il selezionatore? Contattami e lavoriamo insieme sulla tua strategia vincente.”

Non saltare alle tue conclusioni

Se stai cercando di decifrare i messaggi nascosti durante il colloquio di lavoro,
rischi solo di farti del male.

Solo perché hanno detto di avere qualche candidato in più da intervistare, non significa che non siano stati impressionati da te.

Nella maggior parte dei casi, le domande o le osservazioni durante l’intervista intendono solo tenerti informato.

Non cercare di leggere tra le righe.
Evita di saltare a qualche conclusione prestabilita dopo un colloquio.

Eviterai delusioni se la decisione non è quella che ti aspettavi. Mantenendo la mente fredda e aperta, non ti farai scappare il maggior numero di opzioni possibili per ogni situazione.

Non vedere solo i lati negativi

Anche se è necessaria una valutazione del colloquio di lavoro (per individuare qualche errore),
non dovresti nemmeno lasciare che prenda il sopravvento sulla tua vita.

Se ti stai soffermando su cose che potresti aver sbagliato, o sei eccessivamente negativo e ritieni di non aver fatto la giusta impressione,
peggiorerai solo la tua fiducia in vista delle interviste future,
per non parlare dello spreco dell’opportunità di imparare e crescere.

Invece di sabotarti, impara dai tuoi errori e sii costruttivo con la tua autocritica.

Non analizzare eccessivamente, probabilmente non è così male come pensi!


“Le parole contano, ma anche il tuo corpo parla. Vuoi imparare a usare il linguaggio del corpo per apparire più sicuro e convincente? Scrivimi e ti aiuterò a padroneggiare questa abilità.”

E se la risposta ritarda …

Ogni volta che passa “troppo tempo” (che può davvero variare secondo la persona o la situazione) la mente inizia a correre, fantasticare, divagare, vaneggiare.

E presumere il peggio.

Più o meno funziona così …
se non mi rispondono, è perché c’è un problema … il problema sono io … non sono piaciuto … e poiché non sono piaciuto non prenderò la posizione … e la mia carriera si arenerà miseramente.
Sic… sic… che sfigato!

Esagerazioni?

Eppure, non sono pochi i professionisti e manager che da questi segnali (complice anche l’ansia) si lasciano inghiottire e lentamente consumare … nel fisico e nell’anima!

La mania fa galoppare la fantasia. Porta a vedere fantasmi ovunque.

  • Riesci (davvero) a sentire queste emozioni negative contro di te?
  • Stai giudicando le intenzioni degli altri attraverso il filtro della tua mente?
  • Non è che stai sentendo l’ansia dell’esito colloquio di lavoro e stai travisando/esagerando il tutto?

Quando aspetti l’esito colloquio di lavoro è importante fare un passo indietro, un bel respiro profondo, raccogliere i pensieri,
e chiederti se stai reagendo nel modo giusto.

A volte lo stesso datore di lavoro non ha le idee chiare

Se non ti hanno spiegato i prossimi passi dopo il tuo colloquio,
non significa che l’esito del colloquio sia negativo.

Nella maggior parte dei casi, l’intervistatore è stato sincero con te.
Non conosce davvero i passaggi successivi.

 


 

Complice la pandemia e l’attuale situazione socioeconomica, diverse aziende sono in attesa davanti all’incertezza del Mercato. Hanno deciso di mettere in stand-by eventuali posizione aperte.

Sono molto più concentrate sulla riduzione dei costi,
non hanno ancora le idee chiare, prima di investire nel personale vogliono comprendere meglio come si svilupperà il Mercato.

Mi auguro che questi suggerimenti per superare l’ansia da esito del colloquio siano stati utili.
Non fare galoppare la fantasia.
Spesso è forviante e ansiogena.

Per quel che riguarda esito colloquio di lavoro … la calma è (davvero) il potere dei forti.

Un buon curriculum ti apre la porta, ma è il colloquio a farti ottenere il lavoro.
Vuoi essere davvero pronto per la tua prossima opportunità?
Contattami e scopri come rendere ogni colloquio un successo.

Sarebbe tutto più facile se smettessi di credere in un percorso di carriera lineare

come fare carriera oggi

Siamo tutti (chi più chi meno) contagiati dal mito della carriera “lineare”.

Immaginiamo un percorso che inizia dal basso, e grazie al duro lavoro, si eleva (in modo progressivo quanto inesorabile) verso la prestigiosa destinazione finale…

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… un ruolo dirigenziale, una posizione importante, il coordinamento del tuo team,
essere promossi a capo del dipartimento all’interno della nostra azienda …

Insomma … arrivare da qualche parte, raggiungere il massimo del tuo potenziale (al tuo livello – non conta diventare VIP o essere riconosciuti per strada).
Il giusto riconoscimento per la nostra ambizione e anni di duro lavoro.

Siamo tutti (ripeto chi più chi meno) condizionati dall’idea che arrivati ad una certa età avremo necessariamente un bel lavoro, un partner meraviglioso, la casa dei nostri sogni, dei figli adorabili.

E fino a non molto tempo fa, questo concetto funzionava (non al 100% ma funzionava).

Oggi questa visione corrisponde molto meno alla realtà

Almeno non completamente.
E non per tutti.

Purtroppo, la complessità e l’incertezza dell’attuale mercato del Lavoro, gli effetti sociali ed economici della pandemia stanno sgretolando certezze e previsioni. Chi si trova in alto viene scaraventato in basso. Chi (finalmente) può raccogliere i frutti di un duro lavoro si ritrova in un frutteto completamente essiccato.

Un continuo salire-e-scendere sulle montagne russe che ci lascia spiazzati. Esausti.
Sfiancati nel continuo sforzo di mantenere la direzione professionale che ci eravamo prefissi.
E il nostro sogno professionale che sembra svanire…

  • E se ci rendessimo conto che non esiste più una formula standard?
  • Non ci aspetta una strada dritta e prevedibile?
  • Non sarebbe meglio mollare l’idea che promozioni e denaro sono gli unici indicatori di successo?
  • Che è impossibile arrivare alla destinazione senza deviazioni o percorsi alternativi?
  • Non sarebbe meglio non avere in mente un percorso di carriera così delineato?
  • Ma piuttosto adattarlo, di volta in volta, di conseguenza?

 


 
A volte, ti costringi a far funzionare a tutti i costi qualcosa che non funziona.
Essere troppo legati a un percorso specifico può trasformarsi in una trappola, renderti cieco su altre opportunità e convenienze.

Se pensi alla tua carriera senza troppi preconcetti prestabiliti … potresti prendere una nuova decisione. Liberarti. Concentrarti sulla “sostanza”. Trovare nuovi obiettivi.

Imparare nuove cose a cui sei interessato (anche se non vedi una connessione diretta con il tuo lavoro attuale o la visione futura).

Come fare carriera oggi?

Potresti fare qualcosa di diverso da quello che hai programmato, perché “non sarà mai troppo tardi”

Non metteresti tanta pressione su te stesso per sapere con certezza cosa farai i prossimi decenni. Ti concedi il lusso di poter cambiare con il passare del tempo. Di volta in volta.

Se pensi alla tua carriera in modo non lineare … chiudi con il concetto del percorso diretto e inequivocabile,
potresti non considerare un cambio o la perdita del lavoro come qualcosa di fallimentare, vergognoso,
ma piuttosto solo come una tappa della tua carriera professionale.

Se approcci la tua carriera come un percorso “tortuoso e imprevedibile”,
penseresti a tutti i modi in cui puoi usare le tue competenze.

L’elenco dei tuoi potenziali prossimi passi si espanderebbe.
La tua nuova mentalità potrebbe aiutarti a far fronte ai forti cambiamenti che sono in atto.

Per quel che mi riguarda …

ho avuto grandi sogni e grandi obiettivi.
C’è stato un periodo della mia vita in cui sembrava che tutto fosse possibile.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per la tua carriera di successo
 

Poi inizi a chiudere la porta, poi un’altra. Inizi a usare il passato …
E tutto sembra impossibile.

Non so tu …. io non sono mai stato uno che si accontenta. Uno che segue.
Sono irrequieto.

A volte ho vinto … senza merito!
Altre volte ho perso …senza colpa!

Altre volte ti arriva una randellata tra capo-e-collo che mi lasciato frastornato.
Disorientato.

Pensavo di aver le risorse per rialzarmi, di avere tutte le risposte e invece … mi sono ritrovato al punto di partenza!

La carriera “lineare” non è più una formula standard

Non rotolarti nel dilemma “Che cosa faccio adesso?
L’unica cosa che conta è … il tuo atteggiamento!

Quando si parla di carriera professionale quello che più conta è il tuo approccio e le tue convinzioni.

Come vedi te stesso e cosa vuoi ottenere.
Una volta che sai come affronterai la situazione…
“Che cosa faccio adesso?” avrà la sua risposta!
 


 

  • Quale sarà la tua prossima mossa?
  • Come affronti gli ostacoli?
  • Sei disposto a cadere e rialzarti? Sempre ogni volta?
  • Sai gestire le attese? Le frustrazioni?
  • Ridiscutere le tue credenze e le tue certezze?
  • Come puoi trovare la forza per andare avanti?

Viviamo in una società che punta tutto sul successo.
Dovresti smettere di vivere in base agli obiettivi e giudicarti solo per i successi raggiunti.

Impara a vivere con ciò che hai, con flessibilità, in base alle risorse e alle situazioni che si presentano, volta per volta, e non solo per obiettivi programmati (che non vuol dire non avere obiettivi determinati).

Scopri il mio coaching per la carriera:

  • Preparare un piano d’azione concreto per cambiamento di ruolo, azienda o settore
  • Potenziare il tuo approccio e renderlo più strategico nella ricerca di lavoro

Leadership femminile: 9 spunti per guadagnare rispetto sul lavoro

leadership femminile

Foto di RAEng_Publications da Pixabay

Se vuoi che i tuoi collaboratori o colleghi ti trattino come una professionista,
devi comportanti come tale.

Trova l’equilibrio tra business e femminilità.
Soprattutto lascia che, non solo i tuoi vestiti e il tuo trucco, la tua personalità ed etica del lavoro parlino per te.

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Ecco 9 suggerimenti per le donne (e non solo) su come guadagnare il rispetto sul posto di lavoro:

1. Non “scusarti” così tanto

Come ho scritto nel capitolo 2 del mio libro “Autorevolezza” – ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025 – , molte persone utilizzano come riempitivo inconsciamente parole tipo “Mi dispiace” oppure “Scusa”.

  • “Mi dispiace, vorrei semplicemente aggiungere qualcosa?”
  • “Mi scusi, vorrei parlare del punto iniziale”
  • “Scusa ma … non avevo ancora finito”.

Sei veramente dispiaciuta?
Hai fatto qualcosa di sbagliato?
Nella maggior parte dei casi, no, non l’hai fatto.

C’è bisogno di chiedere così tanto scusa per condividere i tuoi pensieri?

Le persone forti e fiduciose,
sono disposte ad ammettere l’errore ma dire sempre “scusa” è fuori luogo.

Non è necessario continuare a scusarsi.
Costantemente. Tutto il giorno.
Per tante piccole cose che non hai fatto.

2. Non cadere nella trappola del perfezionismo

L’errore più grande che commettono molte donne è cercare di … essere perfetta come collega e team leader (ma anche come … moglie, madre, amante).

Si abbandona al confronto e alla “disperazione” quando si compara con altre donne.
L’asticella è sempre più alta.
Si sentono sfiduciate e fallite per non aver raggiunto l’obiettivo.
Irrealistico e inarrivabile.
 


 

Non restare bloccata nel tentativo di voler fare tutto.
Perfettamente.

Non fare tutto da sola.
Non cadere nella trappola di pensare che gli altri (colleghi, collaboratori, partner, figli, ecc..) non fanno mai le cose come le faresti tu.

Decidi cosa è “necessario”. Accontentati di “buono” e “abbastanza”.
Non annegare nella perfezione.

Leggi il post.

3. Leadership femminile? Evita i pettegolezzi

Per quanto possa essere divertente, a volte anche “distensivo”,
sparlare dei tuoi colleghi di lavoro ti darà un’immagine di persona poco affidabile.

Invece di spettegolare,
tieni gli occhi e le orecchie aperti su ciò che sta accadendo intorno a te.

Quando gli altri cercano di coinvolgerti, cambia argomento così i tuoi colleghi e collaboratori si renderanno conto che non sei interessata.

4. Sii professionale … sempre

Semplice. Lineare. Ovvio.

Il modo migliore per ottenere leadership femminile e rispetto sul posto di lavoro è fare il tuo lavoro.
E farlo bene!

Quando vuoi ottenere guadagnare rispetto e influenza,
devi dimostrare di essere degna e capace di tali responsabilità.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership al femminile
 

Una professionista di successo rispetta sé stessa e rispetta il tempo degli altri.

Quando scrivi una mail,
ricorda che potrebbe essere inoltrato a qualsiasi persona nel tuo ufficio.
Evita mail frivole.

Ogni e-mail, dovrebbe includere un saluto e una firma appropriata.
Quanto più formale sei,
tanto più seriamente (e chiunque stia potenzialmente leggendo le tue e-mail) ti stimerà.

Non essere una dilettante.
Se vuoi diventare leader, sii professionale. Sempre.

5. Osa un po’ di più

Durante le sessioni coaching,
molte delle mie clienti-donne (anche se molto competenti) “spiccano” per la loro mancanza di fiducia.

Dichiarano che si “trattengono” (invase dal dubbio e dalla poca fiducia).
Perdono le opportunità che invece i loro colleghi-maschi, anche se non hanno idea di cosa stanno facendo, riescono a cogliere.

La paura di fallire ti impedirà di avanzare.
Se ti angosci di ciò che può andare storto, non progredisci.

Vale la pena investire tempo ed energia.
Sii entusiasta di una nuova sfida. Sii coraggiosa.
Almeno un po’.

Prenditi qualche rischio.
Decidi di essere più visibile al lavoro.
Preparati domande durante le riunioni. Sii più audace nella tua rete pianificata e parla con le persone che sanno come andare avanti.

Usa i tuoi punti di forza.
In ogni situazione.
Sempre.

6. Trasmetti fiducia attraverso il tuo linguaggio del corpo

Se vuoi guadagnare leadership femminile, essere percepita come credibile e sicura di sé,
devi essere consapevole dei segnali (soprattutto quelli non verbali) che stai inviando.

Spesso le donne al lavoro sono inconsapevoli dei loro messaggi non-verbali che riducono la loro autorità.
Esprimono vulnerabilità, soggezione o asservimento.

Il tuo atteggiamento, i tuoi occhi, la tua voce devono trasmettere forza e sicurezza.
Parla con fermezza, chiarezza e sicurezza nelle tue opinioni.
 


 
Leggi il post.

7. Non avere paura di prenditi il merito

Troppe donne odiano dover parlare di sé stesse, perché si vedono “vantarsi”.
Arroganti.

Ma finiscono con auto sabotarsi.
Ricorda che … parlare dei tuoi successi e realizzazioni, non è boria.
Arroganza o presunzione.

Quando si parla di un risultato, è un dato di fatto!

Non aver paura di affermare che … sei la persona di riferimento perché sei ben informata, disponibile e amichevole.
Hai risolto un problema, hai imparato una nuova abilità o hai collaborato con il team.

Concentrati sull’obiettivo del progetto e prenditi il merito di quello che fai bene
ecco la leadership femminile!

8. Non farti schiacciare dalle emozioni

Al lavoro,
devi lasciare i tuoi problemi personali fuori dalla porta.

Se coinvolgi gli altri sfogandoti della tua vita amorosa, se trascini le persone nelle tue diatribe familiari, perderai il rispetto di colleghi e collaboratori.

Diventare emotiva ti farà sembrare instabile e inaffidabile.
Non essere lamentevole e piagnucolosa.
Soprattutto sul tuo luogo di lavoro.

9. Impara a dire di no

Molte donne hanno l’idea sbagliata che per ottenere rispetto sul posto di lavoro devono essere educate e fare tutto ciò che le viene chiesto.
Per paura di dire NO, dicono SI.

SI a quel nuovo impegno, SI a più lavoro, SI a quel progetto che le farà tornare a casa alle 9.00 di sera.
Dire sempre SI dimostrerà la tua gratitudine e il tuo valore per la tua azienda, ma non ti farà sentire apprezzata o rispettata.

  • Hai difficoltà dire no?
  • Cerchi sempre di essere gentile con gli altri?
  • I colleghi se ne approfittano?
  • I collaboratori l’hanno capito e sanno come prenderti?

Spesso ci sentiamo in dovere di acconsentire a tutte le richieste, per paura di sembrare poco collaborativi.

Dicendo no,
stai rispettando e valorizzando il tuo tempo e il tuo spazio.
Dire no è una tua prerogativa.

Se vuoi approfondire scopri il mio servizio di coaching per la team leadership

Interpretare il movimento degli occhi durante una conversazione

movimento degli occhi

Foto di Anna Shvets da Pexels

“Gli occhi non mentono mai”
“Basta uno sguardo per capire”
“Gli occhi sono lo specchio dell’anima”

Il movimento degli occhi ha un significato profondo.
Uno sguardo può essere denso di significati.

Ci fidiamo più della vista che di altri sensi. Per interpretare il comportamento degli altri, spesso li guardiamo negli occhi.

Siamo convinti che le parole possano ingannare, mentre gli occhi no.

Ma che cosa significano i vari movimento degli occhi?

Il presente post non ha preteso di offrire una trattazione esaustiva sull’argomento tanto complesso della comunicazione “non verbale”. L’intento è piuttosto di offrire un semplice contributo sul l’interpretazione del movimento degli occhi.

Contatto diretto

Il contatto visivo concentrato e rilassato, durante l’ascolto, rivela attenzione. Onestà. Impegno.
È generalmente positivo. Potrebbe significare che il messaggio ha suscitato interesse.
Se invece qualcuno non ti guarda negli occhi potrebbe “nascondere qualcosa” per vergogna o colpa.

Guardare in alto

Generalmente guardiamo in alto quando pensiamo al senso della conversazione, elaboriamo le informazioni e le mettiamo in relazione con un’esperienza o un sentimento.
Altre volte può voler dire anche rassegnazione o frustrazione.

Fissare negli occhi

Fissare chi ci sta di fronte, senza mai distogliere lo sguardo, può appare il più delle volte come un atteggiamento di sfida. Può essere un tentativo di intimidire.
Se non è uno sguardo duro indica invece interesse e considerazione.

Socchiudere gli occhi

Socchiudere vuol dire creare una barriera o un filtro. Gli occhi socchiusi accompagnati da un’espressione dura del viso è un messaggio di minaccia mascherata,
un avvertimento di ostilità.

 


 

Guardare in basso

Guardare in basso è un atteggiamento negativo.
Può indicare colpa, imbarazzo, paura. La ricerca di un’improbabile via di fuga.

Guardare di lato

Guardare di lato è associato al ricordare un pensiero, un’esperienza recente o
al valutare cosa sta dicendo l’altra persona.
Astraendoci dal contatto visivo, raccogliamo dati utili per mettere a punto idee, precisare meglio il punto di vista.
Se invece riguardiamo più volte di lato potrebbe voler indicare ansia e impazienza, desiderio di parlare, ribattere.

Distogliere lo sguardo

Uno sguardo sfuggente indica che la persona è evasiva o vuole nascondere qualcosa. Se si evita del tutto lo sguardo può essere interpretato come un segnale di disprezzo, ma anche di insicurezza e scarsa fiducia in sé stessi.
In caso di eccessiva tensione, distogliere lo sguardo può essere un segnale distensivo.

Occhi che vagano

Lo sguardo che vaga può essere sinonimo di insicurezza, smarrimento e fragilità. È uno sguardo ansioso, che rivela una scarsa comprensione di un concetto che risulta poco chiaro e comprensibile.
Una situazione di agitazione che non permette un dialogo completo e sereno.


Vuoi approfondire?
Scopri le migliori tecniche di leadership, comunicazione e carisma con il mio libro (edizione aggiornata 2025):
“Autorevolezza – strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi.”
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Guardare lontano

Una persona che guarda oltre, lontano, all’orizzonte vuole prendere le “distanze” dalla situazione in cui si trova.
Sta cercando di non lasciarsi imbrigliare dal discorso.

Sfregarsi gli occhi o un occhio

Indica stupore, incredulità, turbamento, oppure noia o voglia di dormire,
non voler vedere qualcosa che non si gradisce,
Se fatto subito dopo aver parlato, indica una bugia.

Sbattere le ciglia

Può indicare eccitazione o agitazione. C’è la necessità di “vederci chiaro” e quindi, chiudendo o aprendo di continuo,
si cerca di rendere la visione più nitida.
Chi muove gli occhi con grande rapidità (mantenendo uno sguardo attento) è ritenuta una persona Smart,
a cui non sfugge niente.

Sgranare gli occhi

A occhi spalancati “vediamo meglio”. In generale è un segnale di interesse e di gradimento.
È una espressione tipica di stupore.

Dare un feedback: 7 volte quando è meglio tacere e sorvolare

dare un feedback

Dare un feedback (positivo e costruttivo) ai tuoi collaboratori è fondamentale per essere un manager eccellente.

Ricorda che come e quando è tanto importante quanto il feedback stesso.
Alcuni feedback sono più produttivi in una conversazione one to uno, altri effettuati davanti il team,
e altri ancora è molto meglio … non parlarne affatto.

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Dare un feedback: a volte è meglio glissare e dimenticare

Voglio precisare che sorvolare non vuol dire “lasciar andare” ovvero non fare/dire e aspettare che il problema si risolva da solo o che la situazione difficile passi.

Nascondere la testa sotto la sabbia non è mai una buona soluzione.
I problemi non gestiti portano a un calo di produttività e di motivazione.

Ecco 7 occasioni quando è meglio tacere e sorvolare. Nel mio libro “Autorevolezza” ho riservato un intero capitolo al modo più efficace di ricevere/dare un feedback:

1. Quando le emozioni sono ancora forti

Riesci a mettere da parte l’emozione e riflettere?
Oppure, usi l’emozione per giustificare e biasimare?

È umano,
ma non è costruttivo e implica un inutile spreco di energie.

Non peggiorare la situazione arrabbiandoti,
rispondendo in modo sproporzionato, aggressivo, lanciando la “bomba” scappando via.

Prenditi almeno una mezzora per “riconquistare” logica e prospettiva.
Calma.

2. Quando non sei preparato o non sei pronto

È raro che scaturisca una conversazione straordinaria quando nessuno (tu in primis) non sa cosa dire.

È inutile non sei pronto.
Non programmare incontro uno a uno…solo perché devi farlo.
Oppure sei stressato e un’urgenza ti sta riempendo la giornata e (soprattutto) la … mente.
 


 
È facile essere distratto, pensieroso, essere in “un altro luogo”.
Meglio rimandare.
Non annullare.

3. Dare un feedback? Sorvola quando è solo negativo

Se sei deluso o infastidito da qualcosa che è stato fatto/detto,
ma non hai (almeno per il momento) alcun suggerimento positivo su come si possa migliorare in futuro,
è meglio tacere.

Formula il tuo feedback solo quando è effettivamente utile e positivo.
Costruttivo.

4. Se il feedback è davanti ad altre persone (colleghi, collaboratori, clienti ecc.)

Non c’è niente di sbagliato nel complimentarsi con i propri dipendenti di fronte a tutto il team.

Ma se ritieni che una critica fatta alla presenza di altri collaboratori sia utile per incoraggiare (in modo indiretto) tutto lo staff a ottenere prestazioni migliori,
questa non è la tattica migliore per motivare la singola persona.

Il feedback più costruttivo è individuale.
Di fronte a un gruppo, la persona può sentirsi in difficoltà.
Ridicolizzato.

In privato, è più probabile che la persona ascolti davvero,
faccia domande e alla fine metta in pratica ciò che stai dicendo.

5. Quando la persona sta affrontando un momento di difficoltà (stress, malattia ecc.)

Le performance scarse non sono sempre ciò che sembrano. Spesso c’è una ragione per cui qualcuno commette errori frequenti o sembra non impegnarsi più come prima.

Scava a fondo per capire quale sia la radice del problema.
Sta affrontando un carico di lavoro eccessivo
oppure fatica a dare le giuste priorità?

Certo, le persone possono anche trovarsi ad affrontare problemi personali che influenzano la loro capacità di concentrazione. Se riesci a scoprire la causa del problema, sarai facilitato nell’affrontarlo.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

Fai un passo indietro per assicurarti di non criticare la performance quando la persona sta attraversando un momento di difficoltà (malattia, problemi familiari, economici, ecc.).

In questo caso sarai più efficace se diventi un supporto per la persona.

6. Quando nonostante un grande impegno i risultati non sono quelli auspicati

Non appena comprendi il reale potere delle parole,
cominci a prestare sempre maggiore attenzione al loro peso.

Poche parole ben indirizzate possono dare speranza.
Alcune parole maldestre possono rovinare un traguardo appena raggiunto.

Se dici “Avresti potuto fare di più” dopo che la persona ha dato il massimo,
si è data completamente alla causa, togli forza e causi scoramento.

Non puoi dare energia con parole negative.

Non puoi raggiungere il massimo potenziale se parli solo di debolezze.

Riserva le tue osservazioni, critiche, suggerimenti (riguardo le cause e gli errori commessi) in un secondo momento.

Al momento riconosci solo l’impegno e il lavoro fatto.

7. Quando viene commesso un errore (saltuario)

Ogni errore dovrebbe essere affrontato e “studiato”, anche se si tratta di uno sbaglio stupido,
per trovare il rimedio e non ripeterlo.

Se si tratta di un errore saltuario, se è davvero successo una volta (e non è qualcosa di tremendo e irreparabile) non hai bisogno di tirarlo fuori.

Farai solo sentire male la persona che si sentirà attaccata e criticata al primo passo falso commesso.

In conclusione, ti servirà molta attenzione. Dare un feedback mal indirizzato può avere tanto “peso” emotivo, motivo per cui è fondamentale pensare pima di porgerlo.
Il come è più importante del cosa.

Riunioni con il capo, direzione, CEO: un estratto dal mio libro “Autorevolezza”

libro michele ferrarelli

  • Vorresti essere più carismatico e meno impacciato?
  • Emanare più rigore e autorevolezza?
  • Hai bisogno di raccogliere più credito e considerazione con i capi, il board, il CEO?
  • I feedback e le riunioni ti agitano il sonno?
  • Mostri buone maniere e toni pacati ma anche nessun contraddittorio?
  • Ti senti continuamente sotto esame?

L’autorevolezza non è solo una questione pratica

È quella particolare abilità che motiva e coinvolge gli altri a “fare alcune cose” perché lo vogliono e non perché si sentono obbligate.

Autorevolezza come riconoscimento della tua influenza e del ruolo di guida, di leader; chiedere piuttosto che ordinare, senza dover dire “Si fa così e basta!”.

Trasporre il tuo pensiero in parola con la massima chiarezza ed equilibrio, con una comunicazione chiara e diretta, sia quando ti rapporti faccia a faccia con una singola persona sia quando si tratta di parlare davanti a un “pubblico” (anche se di poche persone: i capi, il team, i clienti, i colleghi ecc.).
 


 

Un estratto del capitolo 5 del mio libro (riunioni con il capo, direzione, CEO – e uscirne bene):

“Capita a molti di vivere con forte disagio la presenza di una o più figure autorevoli (e spesso anche autoritarie) che vengono considerate “superiori”.

Questa soggezione ci toglie spontaneità, ci limita nell’esprimere le nostre idee e capacità.

Ci boicotta proprio quando dovremmo rendere al meglio. Infatti, nell’occasione di presenziare e conoscere la “gente che conta” della sua azienda,
Agnese si sta sempre più focalizzando sugli aspetti negativi e ansiogeni (l’AD è descritto come uno sempre serio, che parla poco e guarda dritto negli occhi) perdendo di vista opportunità e vantaggi di una chance (imperdibile) che le si sta presentando. Ha paura di sbagliare completamente la prima impressione.

E fa bene… come ci ricorda Oscar Wilde:

“Non c’è una seconda occasione
per fare una buona prima impressione.”

Siamo esseri umani sociali, influenziamo e siamo influenzati. Quando interagiamo, reagiamo anche al successo, allo status o al potere dell’altra persona.

Infatti, molti dipendenti sono intimiditi dai loro manager, gli studenti dai loro professori.

Qualcuno si sente a disagio nei confronti di buttafuori, poliziotti e soldati in divisa oppure professionisti come medici e avvocati, autorità politiche e religiose ma anche al superiore, il datore di lavoro, tutte le persone molto sicure di sé che si esprimono con toni decisi.

Anche quando siamo confrontati a individui ritenuti intelligenti e competenti o VIP possiamo sentirci timorosi e impacciati. Siamo preoccupati di fare/dire qualcosa di stupido. Non essere all’altezza.

Per di più ci sono persone insicure e arroganti che usano deliberatamente la loro personalità, posizione, fisicità o potere per intimidire e approfittare degli altri. Fanno i prepotenti per sostenere il loro (fragile) ego. Ne abbiamo già parlato in merito all’essere autoritari, nel Capitolo 1.

In primo luogo, Agnese deve comprendere che non sta scegliendo questo comportamento in modo consapevole.

Le sue esperienze passate (prima di ogni cosa l’imprinting familiare) la stanno facendo reagire con timore.
Il primo passo è riconoscere consapevolmente quanto sta accadendo.

È perfettamente normale provare una fitta d’ansia all’idea di interagire con persone importanti.
Immagino anche che la prima volta potrai sentirti un po’ intimorito ma dopo venti volte, gran parte della paura sarà svanita.

Il timore che senti non ha nulla a che fare con gli altri: riguarda te.

Continuando a osservare e dare importanza agli altri, la tua vita perde consistenza e i tuoi gesti assumono meno forza e meno valore.

Non sono gli altri a pensare che tu non sia abbastanza bravo, la verità è che sei tu a credere di non essere abbastanza “capace”.

La maggioranza delle persone sperimenta qualche insicurezza quando affronta nuove sfide. Agnese non è in grado di interiorizzare e accettare il suo successo, accusando un vero e proprio sentimento di paura e di inadeguatezza. Ha difficoltà a credere di esserne degna, attribuendo il successo alla fortuna piuttosto che alla sua capacità.

Teme che, prima o poi, il capo e i colleghi smascherino la sua incapacità, il suo inganno (ecco perché questa particolare condizione psicologica è denominata “sindrome dell’impostore”).”

Il libro Michele Ferrarelli è in versione cartacea e digitale

Una buona parte di ciò che leggerai sono riflessioni e considerazioni sulla base delle esperienze dei percorsi di coaching che ho vissuto con i miei clienti.

Il libro contiene strumenti, strategie pratiche e concrete che ti permetteranno di “costruire” la tua reputazione, evitare di “nasconderti” dietro atteggiamenti arroganti e posture autoritarie, potenziare i tuoi talenti, il tuo carisma, le tue abilità comunicative per creare forti relazioni con le persone che ti circondano.

Diventa il punto di riferimento carismatico del tuo team.
Buona lettura!
 

Chiedere una promozione: cosa fare se la risposta è NO

chiedere una promozione

Foto di Kat Jayne da Pexels

Hai lavorato sodo nell’ultimo anno.
Ti sei messo in gioco con progetti improbabili che nessuno voleva.
Hai dato fondo a tutte le energie per essere la persona giusta giusto al momento giusto.

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Hai chiesto la promozione al lavoro ma … la risposta è stata no.

Ahia! Che botta.
Un cazzottone in pieno viso che ti lascia spiazzato e disorientato.
È facile provare delusione e frustrazione.
Rabbia. Ci sta.

Chiedere una promozione: il no fa male

Appena ti sei ripreso, la tua prima reazione è stata di rispolverare il tuo CV,
escogitando un piano per uscire appena possibile.
Non ti meritano.

Stop.
Non lasciare che questa battuta d’arresto faccia saltare tutto.

Non sono pochi (nella mia esperienza) i clienti che iniziano un percorso di coaching dopo una bocciatura per una promozione che pensavano di meritare.

Molti sono tornati più “forti” di prima.

Calma e ancora calma

Il boccone è difficile da digerire. Aspetta di calmarti prima di fare qualsiasi cosa.
Non agire in modo impulsivo, non aggravare il problema con uscite sprezzanti o comportamenti vendicativi.
Taci. Non muoverti.

Rabbia e risentimento rischiano di infilarti in una spirale di atteggiamenti rancorosi e contestatori che possono portarti a pericolosi comportamenti sabotanti.

Indirizza le tue emozioni negative.
Ricorda il grande sforzo che hai fatto per costruire la tua reputazione professionale.

Riprendi il controllo emotivo, reindirizza i tuoi turbamenti negativi.
Trasforma quest’esperienza negativa in un’opportunità di apprendimento.

Torna in ufficio con rinnovata energia e intensità,
desideroso di non permettere che questa battuta d’arresto abbia strascichi sulla tua fiducia e la tua carriera professionale.

Chiedi un appuntamento

È il momento di scoprire “cosa è successo”.

Troncare, il prima possibile, le supposizioni che si intrecciano pericolosamente nella tua mente.
 


 
Meglio evitare anche confronti e pareri con i colleghi (“Secondo te perché mi hanno detto no?”).
Iniziare la caccia agli indizi.

La mossa migliore per scoprirlo è andare direttamente alla fonte:
le risorse umane, il titolare o il tuo capo/a.

Lo scopo dell’incontro non è quello di vociare e accusare le persone che sono state coinvolte nella decisione. Puoi solo renderli difensivi e arrabbiati, giustificando così la loro decisione di non promuoverti.

Piuttosto prova a coinvolgere la persona in una conversazione professionale (sincera e produttiva) dove poter mostrare le tue ragioni e trovare la soluzione migliore.

Non stare sulla difensiva

Richiedi risposte dirette. Ascolta.
Non danneggiare l’incontro con uno atteggiamento astioso.
Almeno non ancora.

Prepara i punti di discussione.
Decidi cosa vuoi dire e come vuoi dirlo.
Inizia spiegando che la tua intenzione è ottenere il meglio del tuo ruolo.

Prova a dire qualcosa del tipo “Come posso lavorare/cosa posso fare per ottenere la promozione in futuro?”

Presenta il problema in modo costruttivo e assertivo.
Resta ai fatti. Lascia da parte i tuoi giudizi personali.
Cerca di essere il più specifico possibile e porta esempi concreti.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per la tua carriera di successo
 

Non c’è niente di sbagliato nel mostrare le tue emozioni ” Sono davvero amareggiato”.

Se sei stato “bocciato” perché non hai alcune competenze tecniche o abilità personali, è il momento di lavorare su te stesso attraverso una formazione individuale.

È il momento di confrontarti con … te stesso!

  • Credi di meritare la promozione?
  • Hai dato qualche motivo per non essere meritevole?
  • Sei stato in malattia, hai accumulato ritardi, non hai rispettato le scadenze?
  • Dato l’impressione di essere annoiato o disattento?
  • C’era qualcosa che avresti potuto fare (con più impegno da parte tua) oppure tutti i fattori-chiave erano completamente fuori dal tuo controllo?

Se non è possibile ottenere una risposta diretta (o è meglio non svegliare malumori assopiti) cerca una persona fidata e competente, all’interno del tuo ambiente lavorativo, che possa darti consigli pertinenti.

Otterrai un’idea delle aree in cui migliorare,
una prospettiva esterna per sapere se hai –davvero- le competenze e l’esperienza giusta per quel tipo di lavoro.

Trasforma in positivo questa battuta d’arresto

Un NO non è la fine del mondo.
Riconoscilo per quello che è … una (grande) delusione.
Punto.

Stabilisci la tua prossima mossa e un intervallo di tempo per provarci nuovamente.

Se ti sembra di essere stato manipolato o sfruttato,
potresti -davvero- pensare di rispolverare il tuo CV e cercare un’altra azienda.

È importante avere un piano alternativo,
nel caso ti fosse negata per una seconda volta.

Mantieni la tua rete sociale aperta e attiva in modo di cogliere la prossima opportunità,
sia all’interno sia all’esterno della tua organizzazione.
 


 
Mantieni la prospettiva.
Guarda il tutto da una diversa angolazione.
In fondo è un’opportunità per imparare e crescere.

Spesso le persone di successo parlano delle loro battute d’arresto come grandi momenti d’introspezione e di consapevolezza.

Forse c’erano (davvero) buone ragioni per cui non hai ottenuto il lavoro.
Probabilmente eri appagato, poco determinato.

Ora hai l’impeto giusto per concentrarti di più,
migliorare le tue capacità e raccogliere nuove opportunità.

La promozione passa, la passione resta

Il web è pieno di richiami e citazioni sul vivere la vita, perseguendo le nostre passioni e i nostri sogni.

Ci sarà ben un motivo!

Le persone che raggiungono traguardi importanti, quelle che arrivano in alto, siano sportivi, manager, musicisti, chef, stilisti o imprenditori sono spronate dalla vocazione.
Fanno (davvero) quello che amano.

Quando ami ciò che stai facendo, ti senti euforico, eccitato, desideroso di creare, pieno di energia,
ottieni maggiore successo.

Chiediti cosa vuoi veramente dalla promozione

Alcune persone si fissano eccessivamente sulla carriera perché vogliono mettersi alla prova,
altri per rivincita personale o sociale, chi per raggiungere uno status,
altri ancora non sanno neppure perché la ambiscano!

Chiediti quanto davvero desideri la promozione.
Cosa ti interessa di più in una carriera professionale: il rispetto, il titolo, i soldi.

Ci possono essere altri modi per ottenere le stesse cose,
anche senza la promozione.

Quello che più conta è il tuo atteggiamento e le tue convinzioni, come vedi te stesso e cosa vuoi ottenere.

Se rinunci quando fallisci, non imparerai mai nulla.

Se guardi al fallimento come un’opportunità, come l’inizio di un nuovo viaggio, scoprirai che l’esperienza ti aiuterà e la prossima volta che farai la stessa cosa, la farai molto meglio.

Ma se non provi ancora, non lo saprai mai.
Rinunciare per paura di fallire ancora … è il fallimento più amaro!

Colloqui individuali: 6 errori assolutamente da evitare

colloqui individuali

Foto di cottonbro da Pexels

Colloqui individuali, incontri singoli, uno a uno, faccia a faccia, 1 a 1 …
chiamali come vuoi, sono uno degli strumenti più potenti che hai come team leader.

Molti manager pianificano incontri uno a uno con i loro collaboratori,
sono ben intenzionati e predisposti, ma troppo spesso li sprecano.

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Un momento potenziante viene dissolto in semplici aggiornamenti e passaggio di informazioni,
ripetizioni verbali di mail e report,
per non parlare di frequenti cancellazioni e costanti rimandi,
ecco come sprecare colloqui individuali!

Perché i colloqui individuali diventano improduttivi?

La mancanza di un modello o di una struttura di come-fare,
impedisce a molti manager di ottenere il massimo dai propri incontri individuali.
La mancanza cronica di tempo fa il resto.

Se non riesci a ottenere valore dai tuoi incontri uno contro uno, la differenza di solito è nei suoi fondamenti. Senza fare i passi giusti è molto facile che i tuoi incontri individuali non raggiungano il loro pieno potenziale.

I migliori leader del mondo investono tempo ed energie,
dichiarano che non c’è investimento migliore che tu possa fare,
incontrare una volta alla settimana o almeno una volta ogni 2 settimane i tuoi collaboratori.

Ecco i 6 errori top che ti aiuteranno (se li eviti) ad avere incontri individuali più produttivi,
a sviluppare ottime relazioni e costruire una cultura di fiducia con i tuoi collaboratori:

1. Non fare incontri uno a uno

L’errore peggiore che puoi commettere è non programmare colloqui individuali con i tuoi collaboratori.

Non ti senti in comfort nell’uno-a-uno, non sai cosa dire e come dirlo, e allora … li eviti!
Aspetti le revisioni delle prestazioni semestrali (o annuali!) per scambiarti feedback e avere “conversazioni” con i tuoi collaboratori.

Fortunatamente, le aziende lungimiranti stanno incoraggiando una comunicazione sempre più frequente (e diretta) tra manager e report, stabilendo incontri one-to-one come norma aziendale.
 


 
I vantaggi degli incontri individuali (se fatti bene) sono enormi.
Ti consentono di promuovere ottimi rapporti di lavoro,
migliorare la produttività del team e rimanere aggiornato sui problemi.
Evitare sorprese.

2. Credere che i colloqui individuali siano efficaci … per te

Un altro errore che puoi commettere come manager è credere che tutti i tuoi collaboratori traggano beneficio dalle riunioni individuali.

Ok, sei sicuro che per te funzioni … ma sei sicuro che per il tuo team sia lo stesso?

  • Hai mai pensato di chiederli cosa ne pensano?
  • Hai mai chiesto ai tuoi dipendenti un feedback sui tuoi one-to-one?
  • Ritengono che questi incontri siano produttivi?
  • C’è una modalità diversa che vorrebbero provare?

Chiedere feedback sulle riunioni è una parte importante per migliorare la cultura aziendale e lo spirito di squadra!

Dopo un incontro faccia a faccia, poni ai tuoi collaboratori una domanda tipo: “Quando hai visto in calendario la pianificazione del nostro incontro, qual è stata la tua reazione? Cosa hai pensato?”:

  • “Oh no! Ancora”
  • “Cosa ho fatto stavolta …”
  • “Mi sento a disagio …”
  • “Bene! Ho davvero bisogno di parlare di …”

Puoi utilizzare questo feedback in modo costruttivo per migliorare la qualità delle tue riunioni e delle tue relazioni con i tuoi collaboratori.

3. Discutere di cose secondarie

Sguardi vuoti e silenzi imbarazzanti.
“Non ho molto di cui parlare” non è il massimo per iniziare un colloquio individuale.
Evita di rendere l’incontro solo un aggiornamento.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

Questo è il motivo per cui non dovresti trascorrere l’intero incontro scambiando aggiornamenti sul progetto o condividendo informazioni facilmente reperibili come statistiche, dati e report.
Potresti semplicemente inviarli via e-mail.

È raro che scaturisca una conversazione straordinaria quando nessuno (tu in primis) non sa cosa dire.
Dovresti organizzarti (e prepararti) prima dei tuoi incontri individuali.

Prepara un elenco di domande per ogni persona con cui ti incontrerai.
Le domande sono il miglior strumento per capire “cosa sta succedendo”.

Non programmare incontri uno a uno…solo perché devi farlo,
oppure ti senti trend nel farlo.

4. Non essere “presente”

Ovvero, lasciarsi distrarre dalle … distrazioni.

Ascolta la persona per mostrare che davvero vuoi sentire quello che ha da dire.
Spegni il telefono.
Non scarabocchiare.
Non guardare fuori dalla finestra, il cellulare, le notifiche.

Ti sei mai chiesto se …
dovessero farlo i tuoi collaboratori o dipendenti mentre si rapportano con te?
Ne dubito!

Non puoi essere “presente” quando sei interrotto da notifiche acustici, ronzii del cellulare.
Assicurati di non distrarti.
Concentrati sull’ascolto.

Concentrati sullo stabilire un contatto visivo con il tuo collaboratore.
 


 
Assicurati che la persona seduta dall’altra parte del tavolo si senta ascoltata.
Prendi nota di ciò che viene detto e (soprattutto) di cosa non viene detto.

5. Acquisire spiate o soffiate “sottobanco”

L’obiettivo degli incontri individuali è ascoltare, chiarire.

Aggiungere spunti da discutere riguardo …
priorità, dinamiche di squadra, impegno, sfide e ostacoli, aspirazioni e obiettivi di carriera, feedback e richieste di cambiamento.

È un “momento magico”.
È il tuo modo di far sapere ai tuoi collaboratori che tieni a ciò che hanno da dire.

Non rovinare questo momento potenziante con richieste/scambio di spiate, confidenze e soffiate per mantenere il controllo sulla “truppa”.

È puerile.
Lontano dall’immagine di leader autorevole che vuoi trasmettere.

Crea uno spazio riservato dove esplorare una nuova idea,
esprimere preoccupazioni e scetticismi, fare programmi e fantasie di business,
in un ambiente riservato, con la tranquillità di poter riflettere ad alta voce ed esprimere la propria creatività.

6. Ascoltare solo “cosa viene detto” è un grande errore dei colloqui individuali

“Ascolta” il livello di energia della persona che hai davanti.

Le parole sono concilianti ma il suo viso dice altro?
Senti entusiasmo? Ci sono molte esitazioni?
Parla velocemente?
Potrebbe essere ansiosa o arrabbiata?

Essere un grande comunicatore, ascoltare ciò che non viene detto, vuol dire essere consapevole che la “fetta più grande” del messaggio passa attraverso il linguaggio corporeo.

Ciò che non diciamo è più importante di quello che diciamo.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi” la mimica facciale, gesti, posture e il tono della voce,
possono cambiare di molto la tua percezione e la tua comunicazione.

In conclusione, fai del colloquio individuale un momento potenziante per il tuo collaboratore ma ricorda che la “crescita” può essere reciproca.
Come ci ricorda Carl Gustav Jung:

L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche;
se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.

Ambizione professionale: è positiva oppure malsana? – parte 2

ambizione professionale

Foto di jae park da Pexels

Leggi anche la parte 1.

Una sana ambizione professionale non “spiana” tutto e tutti

Riconosci il lavoro degli altri o stai prendendo tutta la gloria per te?
Domini e manipoli gli altri per i tuoi scopi?

Stai sacrificando la famiglia, gli amici, i colleghi e le persone vicine per ottenere ciò che vuoi?
Il tuo partner ha cercato di comunicarti le sue frustrazioni ma lo hai ignorato?

Una cosa è l’ambizione.
Un’altra la spietatezza.

Non sono poche le persone che giustificano le loro azioni per avere successo e lo chiamano aspirazione.
Desiderio. Ambizione.

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L’ambizione ti può “armare la mano”.
Pur di raggiungere i tuoi obiettivi non ti preoccupi di calpestare gli altri.

Le persone intorno a te cominciano a vederti come una persona malvagia.

La spietatezza deriva da un’ambizione incontrollata. Non è l’unica spinta nella vita, ci sono anche i tuoi affetti e le tue passioni.

Osserva come la tua ambizione professionale sta influenzando chi ti sta intorno.
Stai dedicando tempo a queste persone?
Esprimi il tuo apprezzamento per loro?

Una sana ambizione è equilibrata

Fai delle pause regolari per dormire e riposarti?
Dedichi tempo agli hobby che ti piacciono?
O sei “action” tutto il tempo?

Quando trascorri del tempo con amici e conoscenti, lo fai perché ti piace (sinceramente) la loro compagnia?
O perché possono aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi?

Hai sacrificato la tua socialità per il tuo impegno costante?
Le persone ti contattano per una chiacchierata amichevole? O solo per lavoro?

L’ambizione (come detto) è la forza trainante, non dovrebbe sconvolgerti la vita, ma l’equilibrio è tutto.

Alcune persone (poche in verità) utilizzano la loro ambizione per raggiungere il successo.
Poi “utilizzano” quella ricchezza per aiutare gli altri. Sono coinvolti in beneficenza e in attività no profit.

Quando non utilizzi la tua ambizione solo per il tuo successo personale, ma anche per aiutare gli altri, allora hai una sana ambizione.

 


 

La cattiva ambizione professionale è desiderare potere e prestigio solo per sé stessi.
È la spinta al successo a tutti i costi.
Avidità.

Se ti senti ancora eccitato e felice di perseguire i tuoi obiettivi allora probabilmente sei ancora sulla buona strada.

Al contrario, se la tua ambizione si traduce in stress, ansia, problemi di salute fisica e mentale -per te e per chi ti circonda- allora è il momento di frenarla.

Sii onesto con te stesso.
Su come ti senti, chiedi alle persone più vicine a te.
Chiedile di essere oneste, chiedile di rischiare di dirti cose poco piacevoli.

Un’ambizione professionale malsana gestisce le critiche in modo negativo

Quando sei eccessivamente ambizioso potresti essere molto sensibile alle critiche e al fallimento.

Stai investendo energie e tempo nel tuo lavoro e di conseguenza hai sviluppato un forte “attaccamento” al tuo lavoro. Pur non essendo necessariamente una cosa negativa, può rendere difficile guardare le cose in modo obiettivo.

Le critiche possono essere facilmente prese come un attacco personale.
Portare a emozioni negative.
A perdita di autostima.

Quando fai riferimento a standard elevati,
le critiche possono essere un indicatore di non essere “abbastanza bravo”.
Queste emozioni possono manifestarsi in una luce distorta negativa.

Potresti mettere in discussione la tua autostima, valutandoti solo sulla base dei risultati raggiunti,
influenzare i tuoi stati d’animo in situazioni sociali,
aggravando ulteriormente il problema.

Un’ambizione malsana fatica a mantenere le relazioni personali

Una persona molto ambiziosa ha la capacità di fare sacrifici per raggiungere i propri obiettivi.

Potrebbe sembrarti, a prima vista, una qualità positiva ma non lo è. Quando eccessiva, può diventare negativa a scapito delle relazioni personali.

 


 

L’ambizione smisurata può far allontanare le persone,
farti investire poco tempo in una relazione,
impedirti di “essere presente” quando sei con loro.

Le persone eccessivamente ambiziose difficilmente si “spengono” fuori dal lavoro.
Sono molto focalizzate e attratte da pensieri relative al lavoro.

Sembrano disinteressate. Tendono a trascurare le pause, il riposo, il dormire.
Non si rilassano quando non sono al lavoro.

Essere completamente “inghiottito” dal compito su cui stai lavorando, non riuscire a prendersi una pausa e rilassarsi, può effettivamente influenzare la tua creatività.
Invece, prenderti una pausa e rilassare la mente può portarti nuove idee e soluzioni creative.

Valuta il tuo “livello” di ambizione professionale

In conclusione,
il nostro costante desiderio di migliorare (a volte) crea tanta sofferenza.

Valuta onestamente “il grado” delle tue ambizioni e le conseguenze dirette e indirette che hanno su di te e sulle persone che ti circondano.

Alcuni diventano ossessive e compulsive.
Può essere difficile liberarsi da queste ossessioni senza un aiuto professionale. Se ritieni che le tue ambizioni ti stiano controllando, piuttosto che ispirandoti, rivolgiti a un terapeuta.

Se pensi che le tue ambizioni siano malsane (ma non pericolosamente ossessive) e vuoi riallinearle con la tua vita e i tuoi valori, parlarne con un coach potrebbe essere un buon investimento.

Indirizzare in modo produttivo e sano questa “spinta motivazionale”.

Potresti capire cosa vuoi veramente, lavorare su un piano d’azione equilibrato.
Lavorare sull’essere felice, proprio qui.
Proprio ora.

Ambizione professionale: è positiva oppure malsana? – parte 1

ambizione

Foto di jae park da Pexels

L’ambizione può guidarti verso i più grandi traguardi della vita.
Al riconoscimento e al potere.
È la spinta per andare avanti.
Ti fa alzare dal letto ogni mattina e ti spinge a fare tutto ciò che è “necessario” fare.

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L’ambizione può essere sinonimo di motivazione. Per avere successo, raggiungere gli obiettivi, i sogni, l’ambizione è essenziale.

Essere molto ambiziosi è positivo?

L’ambizione ti “pressa” ogni giorno. Ti fa desiderare sempre di più.
Ti fa saltare al di là degli ostacoli, nonostante le difficoltà. Quotidianamente.
È così che migliori la tua vita!

L’ambizione ti fa ambire a cose sempre più grandi e migliori.
Può aiutarti a raggiungere traguardi incredibili.
Cose che non avresti mai pensato fossero possibili.

L’ambizione è positiva, perché senza determinazione e volontà, non raggiungi gli obiettivi. Una persona ambiziosa ha molte più probabilità di riuscire rispetto a chi non lo è.

Sfortunatamente, l’ambizione è un tratto positivo che potrebbe anche …
rivoltarsi in negativo.

Un’ambizione eccessiva ti fa desiderare sempre di più,
ti porta a non essere mai soddisfatto.
A non raggiungere i tuoi propositi.

Come puoi sapere se la tua ambizione si è trasformata in qualcosa di tossico?

Esistono diversi modi per determinarlo.
Ecco alcuni esempi di buona ambizione versus cattiva ambizione, così puoi verificare te stesso ….

Una sana aspirazione è un obiettivo che ti ispira

Hai studiato Legge perché hai sempre voluto aiutare le persone?
Provi una grande soddisfazione quando (grazie alle tue capacità) difendi i più deboli?

Oppure stai solo cercando di mostrare ai tuoi genitori che sei una persona intelligente e degna di rispetto?
Volevi fare il videomaker, ma ti sei iscritto all’Università per non “fare un torto” ai tuoi genitori?

 


 

Vuoi renderli orgogliosi, non perché Legge è la tua materia preferita?
Qualcuno o qualcosa ti sta spingendo ad essere quello che non sei?

Ecco! La cattiva ambizione è questa … un obiettivo “indirizzato” da altri.

Una sana ambizione non ricerca la perfezione

Sei spinto dal bisogno di emergere, raggiungere (il modo ossessivo) il successo?
Senti la “necessità” di compensare una sensazione di inadeguatezza che provi in qualche area della tua vita?
Ti butti a capofitto nel lavoro (ricercando la perfezione) solo per ottenere riconoscimenti e soddisfazioni?

Attenzione però, un po’ alla volta potresti essere ossessionato, senza che tu te ne accorga,
a rimproverarti se non riesci.
Oppure inizi a vedere i primi risultati e potresti … volere di più. Di più. Sempre di più.

Alzando la posta. Criticando gli altri perché non perseguono gli obiettivi come fai tu.
Dando raccomandazioni, sputando sentenze.

Trascorrere ore ed ore ossessionato da dettagli poco importanti può impedirti di terminare il lavoro nei tempi stabiliti rendendoti inefficiente e improduttivo.

Stai cercando la perfezione, piuttosto che il miglioramento.
La perfezione non esiste.
Ricercare un ideale perfetto è un lasciapassare per la delusione.

Una sana ambizione mantiene la “rotta”

Molti di noi vogliono “salvare” il mondo.
Creare grandi progetti per aiutare gli altri.

Potresti investire tempo ed energia in cause sociali e aiutare i meno fortunati.
Con il passar del tempo puoi diventare dipendente dal tuo lavoro, dalla tua passione per il tuo lavoro e dalla volontà di aiutare gli altri.

 


 

Può non sembrare una cosa negativa, in realtà avrai un impatto negativo sulla tua vita. Potresti diventare un maniaco del lavoro e sacrificare il tempo in famiglia per il tuo lavoro.

Potresti sacrificare la tua salute lavorando troppo.
Quello che era cominciato con una buona intenzione può finire con il peggiore dei risultati perché perdi di vista lo scopo iniziale, aiutare gli altri.

Potresti aiutare gli altri su “larga scala”, ma snobbare le persone più vicine a te, la tua famiglia e i tuoi amici. Questo tipo di ambizione (che sembra un mix tra buona/cattiva) è facilmente identificabile da chi ti circonda, molto meno da te che la stai vivendo.

In definitiva, è importante essere molto chiari sul motivo per cui fai quello che fai e stabilire dei limiti fin dall’inizio. Quando il prezzo è la tua salute o le tue relazioni, allora diventa un costo molto alto.
Forse non ne vale la pena.

Una sana ambizione ha obiettivi realistici

Un obiettivo è considerato concreto se è raggiungibile.
Quando hai la possibilità di realizzarlo.

Diciamo che, per esempio, hai deciso di avviare una tua attività di formazione & coaching.
L’obiettivo di avviare un’attività indipendente è realistico. Al contrario, l’obiettivo di essere autonomo finanziariamente in 3-5 mesi lo è molto meno.

Anche se tu fossi molto bravo, potresti essere in grado di raggiungere un buon livello in pochi mesi. Ma anche allora, avrai ancora molta strada da fare prima di essere economicamente autosufficiente.

Quando scegli un obiettivo irrealistico, ti stai preparando per la delusione. Al fallimento.
La tua autostima precipiterà perché hai provato e hai fallito miseramente.

Se vuoi davvero raggiungere qualcosa, rendilo ragionevole.
Crea un sistema un piano d’azione che passo-dopo-passo (misurabili) ti faranno andare avanti finché non avrai realizzato il tuo obiettivo.

Continua a leggere la parte 2.

Il mio libro “Autorevolezza”: da settembre su Amazon

libro di ferrarelli

Strategie e tecniche per diventare il riferimento carismatico dei tuoi collaboratori e colleghi.

 

A settembre su Amazon (cartaceo e digitale)

 

Che tu sia manager di una multinazionale, il piccolo imprenditore della tua zona,
un professionista con il suo studio ben avviato,
lo store manager del centro, un quadro aziendale,
il coordinatore con il suo piccolo team,

che il tuo team sia di 2 o 20 collaboratori, poco importa …
trasmettere forza, autorevolezza, utilizzare una comunicazione efficace, è una sfida che può risultare ostica e faticosa.

Da cui rischiamo di uscirne perdenti!

Il mio proposito di coach è allenare i tuoi “muscoli caratteriali”: la fiducia, l’intraprendenza e la determinazione.

Questo libro è un valido spunto per darti tutti gli strumenti che servono per potenziare le tue doti personali, migliorare la tua comunicazione,
i tuoi rapporti interpersonali, il tuo carisma,
il rispetto dei tuoi collaboratori e dei tuoi colleghi.

Spesso, chi gestisce (oppure ha intenzione di farlo) un team non ha completa coscienza delle difficoltà. Pochi si pongono domande su come ottimizzare e gestire al meglio i propri collaboratori.

È a queste domande che cercherò di darti soluzioni pratiche.

Buone vacanze


 

I servizi di coaching sono sospesi per la pausa estiva.
Riprenderanno lunedì 6 settembre.

BUONE VACANZE A TUTTI!

Michele

 

 

 

Come essere leader in tempi difficili: 8 spunti da mettere in pratica

come essere leader

Foto di Florin Radu da Pixabay

Siamo tutti impreparati ad affrontare questa nuova situazione socio-economica.

Ignoriamo o sottovalutiamo il cambiamento.
oppure reagiamo male di fronte alle difficoltà che incontriamo.

A volte con eccessivo entusiasmo e smisurata fiducia, oppure al contrario…
troppa benevolenza e scarsa intraprendenza.

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Come essere leader?
È necessario guidare le persone e non concentrarsi solo sui compiti da eseguire e sulle mansioni da gestire.

Devi andare oltre a distribuire incarichi,
inviare messaggi di posta elettronica e assicurarti che ognuno faccia il suo lavoro.

La vera leadership viene da chi sei,
non solo da quello che dici o fai.

Ecco come essere leader in questo momento così particolare:

1. Dai speranza

L’ignoto crea disagio.
Nei momenti difficili, di cambiamenti organizzativi o di gestione,
mostrare speranza è fondamentale.

I tuoi collaboratori vogliono sapere che c’è un futuro.

Non si tratta semplicemente di copiare “le mosse” di un concorrente o creare nuovi processi aziendali rispetto al passato,
ma avere una “visione” che va oltre.

Le persone vogliono esser certe che c’è una meta.
Vogliono sapere dove-si-deve-andare.
Devi mostrare una visione, motivare e ispirare le persone a seguirti.

Un gruppo con un leader indeciso non ha direzione.
Un team senza direzione,
è sopraffatto da incertezza e paralisi.

2. Resta calmo e freddo anche sotto pressione

In questi tempi così caotici,
può essere difficile trasmettere stabilità e sicurezza.
 


 
Il tuo team ha bisogno di rassicurazioni, vuole sapere che hai una presa salda sul timone, anche nel bel mezzo di una tempesta.

3. “Tira” fuori il meglio dalle persone

Non parlare sempre di quello che i tuoi collaboratori non riescono a fare.

Concentrati piuttosto sui loro punti di forza,
aiuta (davvero) i tuoi collaboratori ad avere successo.

Porta pazienza,
e sfrutta ogni opportunità per aiutare il tuo team a crescere e svilupparsi.

Anche quando sbagliano, dai tempo,
concedi altri tentativi. Dagli errori arrivano i miglioramenti.

Chiediti spesso:

  • “Sto facendo il meglio per il mio team?”
  • “Come posso aggiungere valore?”

4. Ascolta con attenzione

In tempi di cambiamento, potresti sentirti spinto in molte direzioni, più del solito.

Ascolta le persone che ti circondano.
Meno sei isolato come leader, meglio è.

Fai un check ogni giorno, anche se non l’hai fatto prima.
Assicurati di chiedere al tuo team: ‘Cosa posso fare per supportarti?’
Ascolta le risposte.

 
More: scopri il percorso di coaching ideale per potenziare la tua leadership
 

È importante che le persone che stanno attraversando il cambiamento si sentano come se avessero voce in capitolo.

Dovresti dedicare tanto tempo all’ascolto dei dipendenti,
quanto agli aggiornamenti.

5. Interessati (davvero) alle persone

Occupati del tuo team come fossero … persone!

Questo non significa che devi coccolarle o adularle ma semplicemente “entrare in contatto” (anche) a livello personale.
I grandi leader si preoccupano della “loro gente”.

I tuoi collaboratori devono sapere di poter contare su di te nel momento del bisogno.

Mostrati come qualcuno che ha (veramente) a cuore le persone,
che vuole costruire un impatto positivo nella vita degli altri.

6. Dimostra integrità …

Dimostra correttezza e onestà.
In tutto quello che fai.

Devi comportarti in maniera coerente e affidabile, essere trasparente quando si tratta di etica e valori.

Non devi desiderare di “avere ragione”,
ma piuttosto di “fare la cosa giusta”.

… fiducia …

La fiducia è uno dei pilastri fondamentali della leadership.
Le persone non tollerano la disonestà.

Quando la fiducia è persa, non può più essere recuperata.
Fiducia, comunicazione, sostegno e rispetto sono alla base di tutte le relazioni solide e ben funzionanti (anche personali).
 


 
La capacità di fidarsi è essenziale e non puoi permetterti di darla per scontata.
La fiducia è influenzata più dalle azioni che dalle parole.

Solo se le tue azioni saranno coerenti con le tue parole,
le persone avranno fiducia in te.
Nella tua leadership.

La costruzione richiede tempo, la distruzione pochi secondi.

… credibilità e autenticità.

La credibilità è un attributo di leadership importante in qualsiasi situazione, ma in un periodo di cambiamenti diventa ancora più critica.

La trasparenza è essenziale.
Se manca, cresce l’immaginazione, le voci si agitano, si riduce la produttività e il morale.

Assicurati che le persone siano informate su ciò che è importante fare/non fare,
su-cosa è necessario spostare l’attenzione.

7. Come essere leader: bilancia forza e umiltà

Leadership è un delicato equilibrio di vera fiducia e genuina umiltà.

Un grande leader non dimentica mai da dove è venuto.
Non si prende troppo sul serio.

Non considerare il tuo successo come il risultato di uno sforzo solitario ma riconosci il contributo di tutta la tua squadra.

8. Focus sul risultato

Resta concentrato –con tutte le tue energie– sul risultato.
Non farti fregare dalla tentazione di essere dispersivo, allentando così la presa dall’obiettivo.

Inquadra il bersaglio.
Resta determinato, fai i sacrifici necessari per raggiungere lo scopo.

Come essere leader: non ti scoraggiare, trova soluzioni ai problemi

Mantieni un atteggiamento vincente,
supera le difficoltà e prosegui nel cammino per la realizzazione dei tuoi obiettivi.

Come essere leader: titoli e competenze non bastano.

Requisiti e preparazioni sono importanti,
ma non darli per scontati.

Se essere un leader è una delle tue aspirazioni, inizia a chiederti, in totale onestà:
“Perché le persone dovrebbero seguirmi?”.
Te lo sei mai chiesto?

Raggiungere gli obiettivi ha il suo prezzo: 13 citazioni lo ricordano

raggiungere gli obiettivi

Sono poche le persone disposte ad accettare il disagio (e il sacrificio) necessario per raggiungere i loro obiettivi.

Desiderare il successo professionale non basta,
soprattutto se non sei disposto a fare i sacrifici necessari.

Non ti sorprendere.
Non c’è niente di nuovo, è vecchio quanto il mondo.

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Il successo non è in vendita e … il pagamento è anticipato

Se vuoi diventare un atleta professionista devi pagarne il prezzo. Potrai guadagnare milioni ma dovrai allenarti per anni più duramente di quanto faccia la maggior parte delle persone.

Se vuoi diventare un avvocato di grido devi pagarne il prezzo. Passerai anni con il naso sui libri (per non parlare dei fine settimana quando la maggior parte dei tuoi amici è impegnata a organizza i weekend al mare)

Se vuoi diventare un fotografo top nel settore della moda devi pagarne il prezzo. Non è per tutti.
Ma vuoi mettere la gratificazione di guadagnare da vivere (e più) con la tua passione!

Qualunque sia l’obiettivo che scegli di perseguire,
(al tuo livello, piccolo o grande non importa)

… devi pagarne il prezzo.

Non è garantito che realizzerai tutti i tuoi desideri,
se sei coraggioso e persegui i tuoi sogni,
e supererai i momenti di delusione … potresti farcela,
piuttosto che conformarti a una vita di cui (alla fine) potresti rammaricarti.

Se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi dovrai fare delle scelte che non saranno necessariamente gratificanti,
soprattutto all’inizio.

Ecco 13 frasi celebri per ricordarti che il “successo” ha sempre un prezzo da pagare.

“Se non c’è un prezzo da pagare,

allora non ha valore.”

Albert Einstein

“Non cadere nell’errore di abbandonare un’idea solo perché incontra delle resistenze iniziali.”

Seth Godin

“Ogni volta che il mondo vede una persona di successo, nota solo la gloria pubblica, e mai i sacrifici fatti in privato per raggiungerla”

Vaibhav Shah

 


 

“Non ho altro da offrire che sangue, fatica,

lacrime e sudore.”

Winston Churchill

“Il successo è come qualsiasi altra cosa di valore: ha un prezzo. Devi pagare quel prezzo per vincere, lo devi pagare per raggiungere il punto in cui il successo diventa possibile. Ma soprattutto devi pagare quel prezzo per restare una persona di successo.”

Vince Lombardi

“È importante lavorare assaporando il gusto di ciò che fai. Il sacrificio passa inosservato se fai le cose con slancio ed entusiasmo.”

Alex Zanardi


“Essere bravo nel tuo lavoro non è sufficiente per fare carriera. Vuoi sviluppare le soft skills che fanno davvero la differenza? Il coaching può aiutarti a emergere.”

“Impegnarsi vuol dire soprattutto rischiare.

Non solo la vita, ma la propria serenità.”

Roberto Saviano

“Quando ho pregato per il successo, mi sono dimenticato di chiedere anche un buon sonno e una buona digestione.

Mason Cooley

“Le tue idee non ti renderanno ricco e famoso.

Saranno il duro lavoro e le tue abilità che lo faranno.”

Elon Musk

“Il successo è la somma di piccoli sforzi,

ripetuti giorno dopo giorno.”

Robert Collier

 


 

“Raggiungere un obiettivo ha un prezzo:

il rischio di fallire.”

Diego Agostini

“Il dizionario è l’unico posto dove successo viene prima di sudore.”

Vince Lombardi

“Alcune persone sognano il successo…

mentre altre si svegliano e lavorano sodo.”

Anonimo

11 credenze sul percorso di personal coaching da sfatare. Subito.

Ci sono molte idee preconcette sul coaching.
Alcuni di queste sono infondate. Veri e propri miti.

Sono tante le convinzioni la cui credibilità si basa non su chi, ma su quanti ne parlano.
Queste opinioni si sono diffuse fino a radicarsi.

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Ecco le principali credenze sul percorso di personal coaching che andrebbero sfatate. Subito.

1. “Non ho problemi. Sto lavorando bene. davvero. Non ho bisogno di un coach.”

Benissimo. Sono contento per te!

Anche se stai lavorando bene, il coaching non si concentra sui problemi e le difficoltà ma piuttosto sullo sviluppo delle potenzialità.

Il coaching è una formazione individuale all’avanguardia ideale se desideri qualcosa di più (più responsabilità, un livello più alto di efficacia come team leader o responsabile, un migliore equilibrio lavoro-privato ecc.).

Lavorare con un coach professionista (riservato e non giudicante) al di fuori della tua organizzazione può aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi in meno tempo e meno dispendio di risorse.

2. “Ho delle domande e il coach mi dà le risposte.”

Esattamente il contrario.

Come coach ti pongo domande per aiutarti a scoprire e trovare le risposte “dentro di te”.
Una domanda ben ponderata può essere un valore immenso.

Il coaching non è consulenza.
Sei tu che devi rispondere alle domande.

Piuttosto che dirti cosa fare utilizzo vari approcci per tirare fuori le soluzioni dal “tuo interno”.

3. “Ho delle domande e il coach mi dà dei consigli”

Il coaching non comporta il dare consigli.
 


 
Piuttosto, si basa sul presupposto che le persone siano naturalmente creative,
e siano in grado di ottenere risultati migliori.

4. “Voglio risposte, voglio sapere cosa-fare e non sentirmi rivolgere domande.”

Le risposte sono dappertutto.
Non avrai problemi a recuperarle. Ti basta digitare.

E infatti ne trovi tante. Tantissime.
Purtroppo … le conosci già.

Le risposte che trovi sono generiche e tutt’altro che significative.
Il problema che (spesso) sono risposte standard e poco personalizzate.
Generiche e poco incisive.

Ecco perché è necessario un approccio individuale personalizzato sulle basi delle tue necessità.
Il percorso di personal coaching. Appunto.

5. “Posso semplicemente parlare con il mio migliore amico.”

A volte, un caro amico è la persona migliore per aiutarti a scavallare una situazione delicata.

Ma sarà difficile per lui/lei essere imparziale.
Non ti farà le domande difficili che “devono essere fatte”.

Il coach riuscirà a far emergere l’efficace prospettiva di un professionista,
non coinvolto e non giudicante,
e per questo più efficiente.

6. “Il coaching per essere efficace necessita di molto tempo”

La realtà è esattamente l’opposto.
 


 
Se parliamo di obiettivi specifici il coaching è molto efficace in “dosi” brevi e mirate.

Ovviamente è irragionevole proporre miglioramenti importanti in un paio sessioni di coaching!

Per un obiettivo ampio e complesso (come potenziare la leadership e la comunicazione) è necessario discutere insieme la durata e la pianificazione.

7. “Il personal coaching è costoso. È solo per grandi manager, atleti e professionisti famosi.”

Potrebbe essere vero per alcuni coach altamente specializzati o molto famosi,
ma certamente non per tutti.

Nella mia esperienza, il costo non rientra nelle “resistenze”, perché le persone lo vedono come un investimento su loro stesse.

Il focus è sulla crescita e lo sviluppo degli obiettivi personali.

8. Personal coaching è una specie di terapia

Questo è causa dei molti malintesi e danni d’immagine che ha subito il coaching nel corso degli anni.

È importante essere chiari …
l’analisi dei traumi passati esula dall’attività di coaching, che si basa prevalentemente sul presente e ciò che sarà il futuro.

Personalmente non propongo terapie, non curo disturbi o problemi psicologici.

Nel mio lavoro, se e quando è il caso, mi avvalgo della collaborazione e del supporto di colleghi professionisti (psicologo, psicoterapeuta, ecc..)

9. Il coaching non produce risultati

Il coaching è ottenere risultati!

Il percorso di personal coaching comporta la definizione e la pianificazione (di tutti i passi intermedi utili al raggiungimento) degli obiettivi.

Non si può parlare di coaching senza parlare di risultati.