Leadership e collaboratori difficili: come gestire l’irrispettoso

collaboratore irrispettoso

Gestire un team non è mai semplice, soprattutto quando ci si trova ad affrontare comportamenti difficili che mettono alla prova la tua pazienza e capacità di leadership.

Che si tratti di collaboratori arroganti, passivi o ipercritici, ogni situazione richiede un approccio specifico e strategie efficaci.

In questa serie di post, esploreremo insieme le sfide più comuni che i leader affrontano con diversi tipi di collaboratori e come trasformarle in opportunità di crescita e miglioramento.

Oggi iniziamo con un caso particolarmente spinoso: il collaboratore irrispettoso.

 


 

Chi è il collaboratore irrispettoso?

Immagina questa situazione: Andrea, un membro del tuo team, ha elevate competenze tecniche, ma mostra atteggiamenti problematici. Durante le riunioni interrompe i colleghi, alza la voce per imporsi e non dimostra rispetto per le opinioni altrui.

Spesso usa un tono sarcastico per sminuire le idee degli altri: “Davvero pensi che sia una buona idea? Speriamo non come l’ultima volta!”.

Anche nelle email il suo tono risulta brusco e accusatorio: “Fai come ti pare, ma non credo funzioni!”.

Quando gli viene chiesto di lavorare su un progetto di gruppo, rifiuta con la motivazione che “gli altri rallentano solo il processo”. Questo crea tensione, frustrazione e un clima di sfiducia nel team.

Di fronte a questo comportamento, è fondamentale intervenire per ristabilire un ambiente di lavoro sano e produttivo.

Prenota una sessione di coaching per confrontarti con me su questo tema.

Cosa fare

Valuta la situazione

Prima di intervenire, fermati a riflettere su alcune domande chiave:

  • Si tratta di episodi isolati o di un comportamento ricorrente?
  • Quali atteggiamenti specifici consideri irrispettosi?
  • Ci sono fattori esterni (stress, problemi personali) che potrebbero influenzarlo?
  • In quali contesti si verificano questi comportamenti?
  • Qual è il miglior approccio per affrontare la situazione in modo professionale?

Se il comportamento è frequente, annota episodi specifici con date e dettagli. Questo potrebbe tornarti utile per un eventuale intervento formale.

Affronta la questione direttamente

Parla con Andrea in privato, lontano dagli altri colleghi.

Spiega con chiarezza quali atteggiamenti hai osservato e perché sono problematici. Fai esempi concreti senza essere vago o generico. Ascolta la sua prospettiva e cerca di comprendere eventuali motivazioni dietro il suo comportamento.

 


 

Stabilisci aspettative chiare

Una volta discusso il problema, concorda con Andrea i cambiamenti necessari.

  • Quali atteggiamenti deve correggere?
  • Quali comportamenti sono inaccettabili?
  • Quali azioni può mettere in pratica per migliorare?

Annota i punti principali della conversazione e le azioni concordate per monitorare i progressi.

Domande da fare nell’incontro individuale

Quando affronti un collaboratore irrispettoso, è importante fargli domande mirate per chiarire la situazione, comprendere le sue motivazioni e guidarlo verso un comportamento più rispettoso.

  • “Ho notato che hai avuto (specificare comportamento ) durante la riunione/presentazione. Puoi spiegarmi cosa è successo?”
  • “Come pensi che il tuo comportamento influenzi i tuoi colleghi e l’ambiente di lavoro?”
  • “Quali cambiamenti potresti fare per collaborare in modo più rispettoso?”
  • “Come possiamo migliorare la comunicazione per evitare problemi simili?”

Alla fine dell’incontro, per verificare che abbia compreso il feedback:

  • “Come ti senti riguardo a ciò che abbiamo discusso?”
  • “C’è qualcosa che non ti è chiaro o su cui vorresti confrontarti?”

Anche se il comportamento del tuo collaboratore può essere frustrante, è fondamentale mantenere un tono professionale.


La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza. Vuoi migliorare il tuo impatto?
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“Prima volta Leader” è pensato se hai assunto da poco un ruolo di leader.

Cosa non fare

Ignorare il problema

Non sperare che il comportamento migliori da solo. Ignorare l’irrispettosità rischia di creare un ambiente tossico e demotivante.

Rispondere con aggressività

Alzare la voce o usare un tono duro davanti al team può solo peggiorare la situazione, minando la tua leadership.

Dare feedback vaghi

Frasi generiche come “Devi migliorare il tuo atteggiamento!” non aiutano. Usa esempi specifici per far comprendere esattamente cosa deve cambiare.

Gestire tutto da solo

Coinvolgere le Risorse Umane potrebbe essere necessario se il comportamento persiste, per affrontare la questione in modo adeguato.

L’errore TOP da evitare con un collaboratore irrispettoso

Agisci subito. Se non affronti tempestivamente il problema, il collaboratore si sentirà autorizzato a continuare.

Il resto del team potrebbe perdere fiducia nella tua leadership. Dimostra che rispetto e collaborazione sono valori fondamentali nel tuo team.

Intervenire subito previene escalation e ristabilisce un ambiente di lavoro sano e produttivo.

Vuoi migliorare la gestione del tuo team? Parliamone in una sessione di coaching.

Continua a leggere il post > il collaboratore saccente

Buone vacanze!


Buone vacanze!

I servizi di coaching sono sospesi, riprenderanno a settembre.

Buone vacanze a tutti!

Michele

Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 5

il silenzio del leaderFoto di ZuluZulu su Pixabay

LEGGI ANCHE LA > parte 4.

13. Taci, non dare consigli o pareri (quando non richiesti)

  • “Sai perché sei in questa situazione? Perché …”
  • “Non dovresti fare così!”
  • “Stai sprecando la tua vita …”.

Metti da parte il tuo ego. I tuoi bisogni personali come quello di parlare, di avere ragione, di fare il salvatore-di-anime, il guru. Farti valere a tutti i costi.

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Farai impazzire con la tua analisi e la tua esperienza, sul modo in cui si dovrebbe fare/non fare.
Che palle!

Togliti quel sorrisino ironico dalla faccia mentre qualcuno sta parlando.
Smettila di scuotere la testa beffardamente quando qualcuno sta spiegando il suo punto di vista.

Prendi gli altri seriamente se ti aspetti che gli altri prendano sul serio te.

È importante che tu sappia distinguere quando parli per renderti utile e quando parli solo per renderti “visibile”.

Evita con cura le frasi fatte.

Presta attenzione all’impatto di alcune frasi ostentate con troppa leggerezza. Non cedere al finto entusiasmo e sorrisi di circostanza per mascherare disagio e dispiacere.

  • “Capisco quanto sia difficile questo cambiamento”
  • “So quanto sia faticoso, avete lavorato tanto e come deve essere deludente…”
  • “Sono sicuro che andrà tutto bene”
  • “So quanto sia triste per te”

Potresti sentirti dire: “No, mi spiace… non lo sai”.
Soprattutto se non sei stato mai coinvolto dalle conseguenze negative (esempio, un licenziamento).

Quando non riesci a immaginare l’effetto delle tue parole, quando rischi di sembrare insensibile, vittima, ingrato, permaloso, esagerato, inadeguato. È meglio mordersi le labbra. Stare zitti!

Tira fuori la borsa dei consigli o pareri solo quando ti sono esplicitamente richiesti.

 


 

14. Taci, quando (nonostante il grande impegno) i risultati non sono quelli auspicati

Non appena comprendi il reale potere delle parole, cominci a prestare sempre maggiore attenzione al loro peso.

Poche parole ben indirizzate possono dare speranza, dopo una sconfitta.
Alcune parole maldestre possono rovinare una vittoria, un traguardo appena raggiunto.

Se dici “Avresti potuto fare di più” dopo che la persona ha dato il massimo, si è data completamente alla causa, togli forza. Causi scoramento.

Non puoi dare energia con parole negative.

Non puoi raggiungere il massimo potenziale, se parli di debolezze.

Riserva le tue osservazioni, critiche, suggerimenti (riguardo le cause e gli errori commessi) in un secondo momento.

Prima di confrontarti, prima di avanzare le tue opinioni o suggerimenti devi capire se è il momento giusto per confrontarti, parlare o piuttosto aspettare un momento migliore.

Se la persona è già stressata e demoralizzata di suo, condividere la tua opinione in quel momento può non essere una buona idea.

Al momento, riconosci solo l’impegno e il lavoro fatto.

 


 

15. Taci, quando viene commesso un errore (saltuario)

Ogni errore sul lavoro dovrebbe essere affrontato e “studiato”,
per trovare il rimedio e non ripeterlo.

Ma se si tratta di un errore saltuario, se è successo una prima volta (e non è qualcosa di tremendo e irreparabile) non hai bisogno di tirarlo fuori.

Farai solo sentire male la persona che si sentirà attaccata e criticata,
al primo passo falso commesso.

È importante sapere quando è il momento di tacere. Lasciare che un errore saltuario passi senza troppo clamore.

Quando un collaboratore (generalmente affidabile) commette una svista occasionale, rimarcare l’errore potrebbe minare la fiducia e creare un ambiente di lavoro stressante.

 
LA TUA AUTOREVOLEZZA SUL LAVORO > puoi prendere spunti interessanti dal mio libro “Autorevolezza”.
 

È più costruttivo focalizzarsi sui successi.

Dimostrare fiducia nelle sue capacità.

La leadership efficace non consiste nel sottolineare ogni errore,
ma piuttosto nel riconoscere quando è opportuno (strategicamente) tacere.

La tua capacità di saper distinguere tra errori occasionali e problemi ricorrenti è una qualità essenziale per costruire una cultura aziendale basata sulla fiducia, il rispetto reciproco.

Un ambiente di lavoro positivo e produttivo.

In conclusione

In un mondo dove la comunicazione è spesso vista come sinonimo di parlare,
il silenzio strategico emerge come una potente abilità di leadership.

Tacere nei momenti giusti non solo favorisce l’ascolto attivo e il rispetto reciproco,
ti permetterà anche di prendere decisioni più ponderate e valorizzare le opinioni del tuo team.

Se saprai tacere in alcuni momenti cruciali dimostrerai saggezza, empatia e umiltà.

I tuoi collaboratori si sentono veramente ascoltati e apprezzati.

Questo approccio non solo migliorerà la qualità delle tue interazioni, ma contribuirà anche a costruire relazioni di fiducia. Un clima di lavoro più armonioso e produttivo.

La prossima volta che ti trovi di fronte a una decisione, una critica o una conversazione difficile, ricorda che a volte, il potere di un grande leader risiede nel tacere.

In conclusione, il silenzio del leader, non è mancanza di comunicazione, ma una forma di trasmissione raffinata e intenzionale che può portare più valore alla tua leadership.

Diventerai un leader ancora più attento, rispettoso e influente.

Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 4

il silenzio strategicoFoto di ZuluZulu su Pixabay

LEGGI ANCHE > la parte 3.

9. Taci, quando porgi un feedback solo negativo

Alcuni feedback sono più produttivi in una conversazione one-to-one,
altri lo sono se effettuati davanti il team, e altri ancora è molto meglio … non parlarne affatto.

Tacere e sorvolare.

Sorvolare non vuol dire “lasciar andare”: ovvero non fare/dire e aspettare che il problema si risolva da solo.

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Nascondere la testa sotto la sabbia non è mai una buona soluzione. I problemi non gestiti portano a un calo di produttività e di motivazione.

Se sei deluso o infastidito da qualcosa che è stato fatto/detto, ma non hai (almeno per il momento) alcun suggerimento positivo (e costruttivo) su come si possa migliorare in futuro, è meglio tacere.

Formula il tuo feedback solo quando è effettivamente utile e positivo.
Produttivo.

Un grande leader sa che offrire solo feedback negativo può avere un impatto devastante sul morale e sulla motivazione della singola persona o del team.

Usa il silenzio strategico. Evita critiche immediate per offrire (in un secondo momento) feedback che siano realmente utili e motivanti.

 


 

10. Taci, se devi dare un feedback negativo a una persona che sta affrontando un momento di difficoltà

Le performance scarse non sono sempre ciò che sembrano.

Spesso c’è una ragione per cui qualcuno commette errori di frequente o sembra non impegnarsi più come prima. Scava a fondo per capire quale sia la radice del problema.

  • Il tuo collaboratore sta affrontando un carico di lavoro eccessivo?
  • Non riesce a lavorare per priorità?
  • Sta affrontando problemi personali che influenzano la sua capacità di concentrazione (stress, malattia, divorzio, burn out ecc.).

Fai un passo indietro per assicurarti di non criticare la performance quando la persona sta attraversando un momento di difficoltà (malattia, problemi familiari, economici, ecc.).

In questo caso sarai più efficace se diventi un supporto per la persona.

11. Taci, se il feedback negativo è davanti ad altre persone

Non c’è niente di sbagliato nel complimentarsi con alcuni dipendenti di fronte a tutto il team.

Tuttavia, non è mai una buona idea correggere o criticare qualcuno di fronte a un “pubblico” (team, colleghi, clienti, titolari ecc.).

Se ritieni che una critica fatta alla presenza di altri collaboratori sia utile per incoraggiare (in modo indiretto) tutto lo staff, questa non è la tattica migliore per motivare la singola persona.

Oltre a essere imbarazzante, dai anche motivo alla persona di pensare che le tue intenzioni siano tutt’altro che nobili. Hai sottolineato l’errore. Hai evidenziato la falla.

Le persone oggigiorno sono sempre più sensibili e suscettibili, sono più facili a offendersi.

Una parola sbagliata, una correzione inappropriata, un gesto di troppo e il rapporto professionale sparisce nel nulla!

E chi se ne frega! Potresti dire … sono il capo!
Uhm… anche no!

 


 

Il tuo lavoro dipende (anche) dalla buona relazione con gli altri.

Non è un caso che la capacità di lavorare in team sia diventata un requisito indispensabile (e molto richiesto: basta guardare gli annunci di lavoro) per tutti coloro che si muovono nell’attuale mercato del Lavoro.

Il feedback più costruttivo è quello individuale.
Di fronte a un gruppo, la persona può sentirsi in difficoltà.
Ridicolizzato.

In privato, è più probabile che la persona ascolti davvero, faccia domande,
e alla fine metta in pratica ciò che stai dicendo.

Essere autoritario quando sottolinei una correzione, servirà solo a farti sembrare pretenzioso e arrogante.
Inoltre, dando al tuo collaboratore la possibilità di salvare la faccia, rafforzerai il tuo rapporto personale, invece di demolirlo.

Poni il focus sull’errore e non sulla persona.

La stragrande maggioranza delle persone si identifica con quello che fa.

Ciò significa che sono portate a pensare che, se fanno qualcosa di sbagliato è perché c’è qualcosa di sbagliato in loro.

La chiave è creare una distanza tra le loro azioni e la percezione della loro autostima.

È indispensabile correggere qualcuno pubblicamente solo se l’errore porterà a gravi conseguenze o farà risparmiare tempo e fatica a tutti o, ancora, è stato fatto intenzionalmente, per mancanza di attenzione e grave superficialità.

Per esempio, se in una riunione si sta partendo con l’ordine del giorno sbagliato, intervenendo, potrai far risparmiare tempo ed energie.

 
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12. Taci, quando la conversazione diventa pettegolezzo

Anche se muori dalla voglia di condividere particolari “succulenti” è sempre meglio stare zitti!
Il pettegolezzo da ufficio non è una buona cosa.

Partecipare, anche solo con un commento (apparentemente) innocuo,
può facilmente ritorcersi contro di te, e alla tua immagine di leader, e con gli interessi.

Quindi, tieni la bocca chiusa e finemente esci dalla conversazione.

Il gossip da ufficio solitamente genera sfiducia nell’interlocutore.
Se parli male degli assenti, quando l’assente sarò io, parlerai male di me.

Si parla male di un assente per instaurare una sorta di “alleanza” con chi è presente.

È una strategia per sentirsi protagonisti.
In realtà si utilizza lo screditare come tattica per aumentare il proprio valore e nascondere le proprie carenze.

Sparliamo degli altri anche quando riconosciamo in una persona una nostra caratteristica che non ci piace (e magari non ne siamo consapevoli).

Maligniamo per prendere (inconsciamente) le distanze dal nostro stesso atteggiamento.

Oltremodo, evita di gestire tensioni e conflitti all’interno del tuo team “triangolando”:
ovvero non gestendo direttamente la questione con il diretto interessato, ma mediante una terza persona utilizzata quale “messaggero”.

CONTINUA A LEGGERERE > la parte 5

Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 3

silenzio del leaderFoto di ZuluZulu su Pixabay

LEGGI ANCHE > la parte 2.

6. Taci, se non puoi tenere fede alle tue parole

Quanto è irritante qualcuno che promette e poi sistematicamente non mantiene?

Se poi tiri fuori le solite scuse, giustificazioni e mai fatti concreti,
rischi di essere pericolosamente etichettato come “quello che parla”.

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Quando non viene nulla di costruttivo dalle tue labbra, le persone non saranno molto interessate a quello che hai da dire.

Se non inviti mai all’azione… non realizzi quello che prometti, non lamentarti se nessuno ti segue. Recriminazioni e giustificazioni sono gli strumenti preferiti di insicuri e incompetenti.

Una promessa è una promessa.

Se dici che farai-o-non-farai qualcosa e non mantieni la promessa, le persone non avranno alcun motivo di ascoltarti. Mai più!

Se non è tua intenzione mantenere fede alle tue parole,
se stai parlando solo per fare il brillante o stai scimmiottando il “grande uomo/donna”, meglio tacere.

Non aspettarti entusiasmo e passione se la tua comunicazione è ambigua.
La gente ascolta solo le parole di chi-si-fida.

 


 

Silenzio del leader? Sa quando parlare e quando tacere.

Promettere qualcosa di irrealizzabile può minare la tua credibilità. Il rispetto dei tuoi collaboratori. Specialmente quando si tratta di fiducia.

Per esempio, a volte è meglio prendere tempo per valutare realisticamente le risorse e le priorità, piuttosto che fare promesse affrettate che non possono essere mantenute.

La trasparenza e l’onestà sono fondamentali per costruire un ambiente di lavoro basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco.

Il silenzio del leader non è un segno di debolezza, ma di saggezza e integrità.

7. Taci, quando sei arrabbiato o sfiduciato

Quando le emozioni sono forti, le parole (anche nelle e-mail) possono fare male.

È un momento frenetico che rischia di danneggiare la tua immagine davanti ai tuoi collaboratori. Una volta che hai parlato (o inviato la e-mail) non hai la possibilità di fare rewind per cancellarle.

Il danno è fatto.

Quando ti senti intimamente demoralizzato, deluso, amareggiato, afflitto … dai risultati sul lavoro, dal comportamento delle persone, dalla vita … se parli troppo, corri il serio rischio che dalla tua bocca usciranno sterili piagnistei, patetiche lamentele. Meglio tacere!

È molto meglio scegliere il silenzio del leader. Libero sfogo alle amarezze e delusioni davanti ad una birra al bar, con un caro amico.

 


 

Il modo in cui scegli di rispondere intensifica le emozioni coinvolte.

Prenditi almeno una mezzora per “riconquistare” logica e prospettiva. Calma.

Non esprimere valutazioni, critiche o giudizi … quando sei arrabbiato o turbato.
Il più delle volte, finisci per dire qualcosa di cui ti penti o che in definitiva peggiora la situazione.

Se ti senti arrabbiato, è meglio dire/scrivere il meno possibile. Le tue emozioni influiranno la tua professionalità. Discutere in pieno scisma emotivo è raramente produttivo.

Meglio prendere un po’ di tempo, allontanarsi dalla situazione e guardarla oggettivamente. Ti aiuterà a evitare una reazione istintiva. Sarà più facile, in un secondo periodo, affrontarla nuovamente.

Nel frattempo … non scaricare la tua frustrazione o incazzatura sul tuo team.

Il tuo successo come leader dipende (anche) da questo.
Esprimere la tua rabbia o sfiducia in questi momenti potrebbe demoralizzare il team.

Invece di sfogarti, scegli di tacere (temporaneamente) e adottare un approccio più calmo e costruttivo.

Esprimere rabbia o sfiducia in modo impulsivo può avere solo effetti negativi sulla motivazione e sul morale del tuo team.

L’autocontrollo (silenzio del leader) è una qualità cruciale della leadership: sapere quando tacere è una dimostrazione di forza e saggezza.

 
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8. Taci, se sai di essere suscettibile, sospettoso o scatti per un nonnulla

  • Metti il broncio alla minima osservazione?
  • Hai difficoltà a sorridere dei tuoi difetti?
  • Ti manca autoironia? Spirito di autocritica?

Un leader mentalmente debole si avvelena la giornata per un nonnulla. Si prende sempre troppo sul serio. S’innervosisce non appena riceve una osservazione.

Ha spesso crolli emotivi.
Ogni parola di troppo la prende come una mancanza di rispetto, una presa in giro. Una cattiveria.

Non reagire in modo eccessivo.

Rivelando una personalità ossessionata dal giudizio degli altri.

Se la tua giornata è rovinata da una critica, un parere discordante o una battuta è sintomo di un malessere più profondo.

Evita di mascherare l’insicurezza.

Se possiedi vera fiducia in te stesso non hai bisogno di convalide. Se hai il coraggio di ascoltare gli altri, accettare feedback e i tuoi errori (piuttosto che fingere o trovare ogni volta giustificazioni) è il segnale che sei un grande leader.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 4.

Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 2

silenzio strategicoFoto di ZuluZulu su Pixabay

LEGGI ANCHE LA > la parte 1.

3. Taci, se rischi di dire banalità

Se la tua intera conversazione è basata su luoghi comuni e frasi fatte allora è comprensibile che le persone siano poco interessate alle tue parole.

Esistono parole adeguate ad ogni situazione. Non utilizzare sempre le stesse, riciclandole ad ogni occorrenza. Non aprire continuamente parentesi perché creano dispersione e confondono chi ascolta.

La chiarezza è la chiave.

Smettila con il tuo ronzio. Taglia i discorsi prolissi. Non aspettarti entusiasmo e passione se la tua comunicazione è ambigua.

Non fare premesse infinite.

Vai dritto al punto! Vai subito al dunque, non ti perdere in rivoli e fronzoli. I tuoi colleghi o collaboratori devono capire fin da subito, cosa dici e cosa vuoi da loro. Si aspettano da te esattamente questo: una direzione chiara e precisa!

4. Taci, quando non conosci l’argomento o i fatti

“Meglio tacere e dare l’impressione di essere stupidi,
piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio!”

Oscar Wilde

Non valutare o giudicare prima di aver capito (bene) come sono andate le cose, prima di conoscere-i-fatti.

Se parli prima di sapere, rischi di dover fare imbarazzanti dietro-front. Reagire in modo eccessivo per poi andare a scusarti e “ricucire” rapporti incrinati.

È imbarazzante.

E sicuramente è meglio stare in silenzio su un argomento che non conosci. Piuttosto che blaterare idiozie. Meglio tacere.

Quando hai in testa un’idea vaga, un pensiero che non è stato ancora formulato con precisione, anche il tuo linguaggio risulta poco accurato.

È necessario conoscere bene il concetto che vuoi esprimere. Il silenzio può essere imbarazzante; tuttavia, è meglio stare in silenzio su un argomento che non conosci, piuttosto che blaterare idiozie.

5. Taci, se vuoi fare il brillante (e non lo sei)

“OH! Questo è facile.”
Ciò che è facile per te potrebbe essere difficile per un altro.

La stupidaggine che hai detto “suona” intelligente. Solo nella tua testa.

Fare il brillante (quando non lo sei) ti fa correre il serio rischio di essere l’unico a ridere alle tue battute. Raccontare freddure che nessuno capisce. Risultare patetico e ridicolo.

E poi ti lamenti di non essere ascoltato.

Meglio mordersi la lingua, non parlare, se non hai effettivamente qualcosa di sostanziale da dire.
Lo apprezzeranno tutti.

Nel tentativo di rendere i tuoi discorsi più autorevoli e competenti, aggiungi parole ed espressioni per dare più enfasi e (ironicamente) produci esattamente l’effetto opposto: indebolisci la tua comunicazione.

Non minare la fiducia di chi ti ascolta.

Conoscerai anche tu quella persona che sembra apprezzare solo il suono della sua voce.

Quando inizia a parlare a sproposito… tutti alzano gli occhi al cielo. Attraverso un lessico troppo semplificato riduce un’idea complessa, avvilendone il concetto,
banalizzandolo o dandone una raffigurazione indefinita.

Viceversa, divagare nel tentativo di dimostrare quanto tu sia brillante e competente.

Rimbalzare da un punto all’altro. Usare cliché, luoghi comuni, frasi fatte. Non arrivare mai al punto.

Poco focus, tanta dispersione.

Un leader autentico sa quando è il momento di far parlare gli esperti.

Tentando di fare il brillante in un campo in cui non hai competenza, puoi minare la tua credibilità.

Saper tacere, dare spazio a chi ha le giuste competenze è un segnale di grande saggezza e umiltà.

Delegare la parola agli esperti non diminuisce il tuo valore di leader, anzi, rafforza la fiducia del team nelle tue capacità decisionali e nella tua trasparenza.

Come leader non hai bisogno di sapere tutto, ma devi sapere a chi rivolgersi per ottenere le migliori risposte.

Tacere al momento giusto. Valorizzare le competenze degli altri sono qualità essenziali per una leadership efficace e rispettata.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 3.

Silenzio strategico: 15 volte in cui un leader deve tacere – parte 1

silenzio strategicoFoto di ZuluZulu su Pixabay

“Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità,
se non provoca male a qualcuno, se è utile,
ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire.”
Il Budda

Dovremmo parlare molto meno. Tutti.
(Spesso) parliamo troppo, male, oppure più del dovuto.

Anche non volendo, quando parliamo, diventiamo offensivi, incompetenti o poco corretti … insomma facciamo danni!

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Oggigiorno siamo travolti e soffocati dalle parole. Dalle chiacchiere.
Da un cicaleccio continuo. Le parole perdono di senso, di valore. Significato.
Di vitalità.

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” , – ora nella NUOVA edizione aggiornata 2025 – la verità è che siamo distratti, poco interessati agli altri, concentrati su noi stessi, prevenuti, sempre pronti a giudicare. Criticare.

Non trasmettiamo empatia.

Siamo poco consapevoli della potenza delle parole.

Eppure, ti basterebbe pensare, come a volte, un semplice lapsus, una svista, una parola di troppo o fuori posto può distruggere … un intero progetto, un colloquio di lavoro, un rapporto con un cliente importante, con il collega o il capo, la tua immagine di leader!

I leader parlano per stimolare le persone ma i grandi leader usano anche la strategia opposta.
Stare in silenzio.

A volte, la cosa più intelligente da dire è … non dire niente!
C’è un tempo per parlare e un tempo per tacere.
E ascoltare.

 


 

Spesso stare zitti vuol dire essere più forti.

Non c’è bisogno di parlare solo perché l’altra persona sta chiedendo,
si aspetta una risposta o una reazione da parte tua.

Il silenzio è una parte “normale” della comunicazione.

Silenzio strategico: è un comportamento (non verbale) che, se usato correttamente può portare un significativo effetto positivo sul tuo modo di comunicare.

Chi riesce a stare in silenzio e ascoltare possiede carisma. Ha relazioni più forti e durature.
Infatti, la leadership sta (spesso) nel tacere.

Dare disposizioni, porgere feedback ai tuoi collaboratori è fondamentale per un manager eccellente. Ricorda che come-e-quando è tanto importante quanto il feedback stesso.

Il silenzio “parla”.

In un clima di rabbia o insicurezza, dare troppe spiegazioni è solo tempo perso.

Nell’amarezza, le persone potrebbero beneficiare più della tua presenza silente piuttosto che delle tue commiserazioni di circostanza.

Se non sei sicuro su come/cosa dire, fermati un attimo,
prendi il tempo di pensare prima di parlare.

Magari sei stressato o hai un’urgenza che ti sta “riempendo” la mente,
è facile essere distratto, pensieroso, essere in “un altro luogo”.

Se (ancora) non riesci a pesare, selezionare, scegliere al meglio le tue parole. Se rischi di sembrare insensibile, vittima, ingrato, permaloso, esagerato, inadeguato … meglio tacere!

 


 

Silenzio strategico? Spesso è meglio tacere

Se non riesci a immaginare l’effetto delle tue parole.
È meglio il silenzio.

La tua immagine professionale include anche ciò che (non) dici.
C’è il rischio di parlare troppo. Monopolizzare la conversazione.

Quando apri la bocca … offri contributi di valore!

Ecco 15 volte quando (come leader) dovresti scegliere il silenzio strategico:

1. Taci, quando qualcuno parla, non interrompere

Devi saper ascoltare, se vuoi praticare l’ascolto attivo.

Ascolta attentamente. Non interrompere, se vuoi comprendere meglio le preoccupazioni, idee e feedback dei tuoi collaboratori.

Questo approccio dimostra rispetto e valorizzazione delle loro opinioni.
Permetti alle persone di esprimere pienamente i propri sentimenti e sentirsi ascoltati.

Durante una discussione con il team dovresti tacere, in modo da permettere a tutti di partecipare equamente.

Questo incoraggia una maggiore condivisione di idee e una partecipazione attiva da parte di tutti i membri del tuo team, promuovendo un ambiente collaborativo.

 
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2. Taci, se non hai qualcosa di significativo da aggiungere

Saper comunicare vuol dire (innanzitutto) avere qualcosa da dire.
Se non hai nulla d’interessante da dire … meglio tacere!

Anche i contributi più interessanti possono perdere di efficacia se si dilungano eccessivamente,
portano a una perdita di attenzione e di interesse da parte degli ascoltatori.

Questo approccio non solo dimostra rispetto per il tempo e l’attenzione degli altri,
ma permette anche di valorizzare maggiormente i tuoi interventi.

La vera leadership non consiste nel dire sempre qualcosa,
ma dire le cose giuste al momento giusto.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Empatia e leadership: perché i migliori leader sono empatici – parte 2

empatia e leadership:

Foto di StockSnap

LEGGI ANCHE > la parte 1.

Empatia e leadership: coinvolgimento negli obiettivi

I leader empatici migliorano la motivazione coinvolgendo il team nella definizione della visione e degli obiettivi.

Quando i tuoi collaboratori comprendono il “perché” del loro lavoro aumentano il senso di appartenenza. Si sentono parte integrante del processo decisionale,
sono più propensi a essere coinvolti.
Motivati.

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Questo avviene perché vedono il loro lavoro non solo come una serie di compiti da svolgere,
ma come un contributo a un obiettivo più grande e significativo.

I leader empatici facilitano questo coinvolgimento attraverso una comunicazione chiara e coinvolgente. Allineano gli obiettivi individuali e di squadra con la missione complessiva dell’azienda.

Coinvolgi il team nella definizione degli obiettivi a breve/lungo termine.
Chiedi input e suggerimenti.

Sviluppo professionale

Se sei un leader empatico riconosci l’importanza dello sviluppo professionale e delle opportunità di crescita per mantenere alta la motivazione.

Investi tempo ed energie per comprendere le aspirazioni di carriera di ogni tuo singolo collaboratore.

 


 

Questo non solo aumenta la competenza e il valore per l’azienda,
ma motiva anche le persone a impegnarsi maggiormente,
sapendo che i loro sforzi saranno riconosciuti e premiati.

Potresti incontrare individualmente ciascun membro del tuo team per discutere i loro desideri professionali.

Creare piani di sviluppo personalizzati che includono opportunità di formazione, coaching e altri progetti sfidanti.

 
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La tua crescita personale e professionale

L’empatia non è solo benefica per il tuo team,
ma anche per te stesso.

Ti aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza. Migliorare la comprensione delle dinamiche interpersonali.

L’empatia è una competenza fondamentale per la tua leadership.

I leader empatici non solo creano ambienti di lavoro più sani e produttivi,
ma sono anche in grado di guidare con maggiore efficacia.

Creano un ambiente di lavoro positivo, inclusivo e stimolante,
in cui i dipendenti si sentono apprezzati. Motivati a dare il meglio di sé.

Empatia e leadership: equilibrio tra critica e feedback costruttivo

Riconoscere i sentimenti dei tuoi collaboratori non significa evitare critiche. Adottare un approccio buonista. Empatia non è permissività.

I leader empatici sono in grado di mantenere standard elevati.
Responsabilizzare i collaboratori.

Leadership empatica implica fornire feedback costruttivo in modo da promuovere la crescita e il miglioramento. Rispettare (al contempo) le emozioni e le esigenze dei membri del team.

 


 

Per esempio, se un membro del tuo team ha commesso un errore, prima di criticare o offrire suggerimenti,
potresti chiedere quali difficoltà ha affrontato.

Invece di “Hai gestito male il progetto”, puoi dire “Ho notato che ci sono state difficoltà nel rispettare le scadenze del progetto. Potremmo discutere come migliorare la gestione del tempo e affrontare eventuali ostacoli?”.

Fornisci feedback in modo chiaro e specifico, ma anche con attenzione!

 
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È cruciale bilanciare critica e riconoscimento

Questo approccio aiuterà i tuoi collaboratori a percepire le critiche come parte di un processo di crescita continuo, piuttosto che come un attacco personale.

L’empatia aiuta a comunicare le aspettative, in modo che le persone comprendano l’importanza della responsabilità. Del miglioramento continuo.

La critica costruttiva (accompagnata da empatia) crea un ambiente di apprendimento in cui i collaboratori si sentono sicuri di fare domande, chiedere aiuto e sperimentare nuove soluzioni,
senza paura di essere giudicati.

Per esempio, come leader potresti incoraggiare il collaboratore a riflettere sull’errore e proporre soluzioni, chiedendo:

  • “Cosa pensi sia andato storto?
  • “Come potremmo evitare questo errore in futuro?
  • “Quali supporto ti servirebbero per migliorare?”

Conclusione

Un leader empatico riesce a bilanciare critica e empatia. Crea un ambiente in cui le persone si sentono supportate e motivate a migliorare costantemente.

L’empatia, non è buonismo, ma un approccio efficace per il miglioramento delle performance e la crescita professionale. È un elemento fondamentale per una leadership efficace.

Puoi fare una grande differenza nel tuo stile.
Ti invito a riflettere su come puoi integrare l’empatia nel tuo approccio di leadership.

Prova a chiederti:

  • “Come posso dimostrare maggiore comprensione e supporto al mio team?”

Inizia oggi stesso a costruire relazioni più forti e autentiche con il tuo team.
La tua leadership ne trarrà senza dubbio un grande beneficio!

Empatia e leadership: perché i migliori leader sono empatici – parte 1

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Foto di StockSnap

Il tuo team è sotto pressione per la scadenza di un progetto importante.

Noti che il tuo collaboratore Fabio mostra segnali di stress e commette errori di concentrazione (anche banali), che non fanno parte della sua attitudine.

Inviti Fabio a un caffè, per parlare.

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Durante la conversazione, ascolti con attenzione le sue preoccupazioni senza interromperlo.
Riconosci le sue difficoltà.

Offri un feedback costruttivo,
sottolineando l’importanza di affrontare e correggere gli errori,
sempre in modo rispettoso e comprensivo.

Proponi a Fabio di alleviare il suo carico di lavoro,
redistribuendo (per un breve periodo) le attività con un collega,
dimostrando il tuo impegno per il benessere di tutto il team, ma anche del singolo.

Empatia e leadership: ascolto e supporto

Concludi la conversazione riconoscendo i punti di forza di Fabio e il suo ottimo contributo al team,
bilanciando così la critica con l’apprezzamento.

Grazie al tuo intervento Fabio si sente ascoltato e supportato, migliora il suo morale e la sua motivazione. Il team beneficia così di un ambiente di collaborazione e rispetto, dove le critiche sono viste come opportunità di crescita.

Questo esempio (semplificato quanto chiarificatore) dimostra come un leader empatico possa riconoscere i sentimenti dei collaboratori e fornire feedback costruttivi, creare un ambiente di lavoro produttivo e armonioso.

 


 

Che cosa è l’empatia?

L’empatia consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne pensieri, sentimenti ed emozioni.

Semplificando è la capacità di riconoscere, comprendere e condividere i sentimenti degli altri.

Essere un leader empatico vuol dire riconoscere le emozioni e le preoccupazioni del tuo team,
in modo da creare un ambiente di lavoro più armonioso e produttivo.

Questa connessione emotiva (fra te e il tuo team) facilita la comunicazione aperta e il rispetto reciproco,
elementi essenziali per costruire relazioni di fiducia.

La tua leadership.

Migliora la motivazione e il coinvolgimento del team

Se mostri empatia, i membri del tuo team si sentono valorizzati e compresi.

Questo senso di considerazione aumenta la motivazione e il coinvolgimento delle persone,
spingendole a dare il massimo nel loro lavoro.

Aumentando morale e produttività.

I leader empatici sono in grado di riconoscere e celebrare i successi individuali e di gruppo.

 


 

Gestione efficace dei conflitti

L’empatia gioca un ruolo chiave nella gestione dei conflitti.

Se sei un leader empatico potrai ascoltare attivamente tutte le parti coinvolte,
comprendere i diversi punti di vista. Trovare soluzioni che soddisfino tutti.

Questa capacità di mediazione riduce le tensioni, promuove un clima di collaborazione nel tuo team. Un ambiente di lavoro inclusivo dove tutti si sentono accolti e rispettati.

L’empatia ti aiuta a comprendere le diverse prospettive.
Avrai così un impatto significativo sulla motivazione e sul coinvolgimento delle persone che lavorano con te.

Questo senso di apprezzamento personale è un potente fattore motivante che può trasformare l’ambiente di lavoro. Migliorare le prestazioni di tutto il team.

 
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Empatia e leadership? Comunicazione aperta e sincera

Se sei un leader empatico sarai capace di ascoltare in modo attivo,
prestare attenzione non solo alle parole ma anche ai sentimenti e alle emozioni che le accompagnano.

L’ascolto attivo crea un ambiente professionale in cui tutti si sentono liberi di esprimere idee e preoccupazioni, senza timore di giudizio.

La tua comunicazione aperta e onesta rafforzerà la fiducia con il tuo team,
facilitando una maggiore collaborazione e condivisione delle responsabilità.

Permetti a ogni membro del tuo team di esprimere preoccupazioni (per esempio) di sovraccarico di lavoro.

Potresti prendere nota di ogni problema e ringraziare i tuoi collaboratori per la loro onestà. Assicurarti che le loro preoccupazioni saranno prese in considerazione per migliorare la situazione.

 
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Riconoscimento e apprezzamento

Riconoscere e celebrare i successi,
è fondamentale per mantenere alta la motivazione del tuo team.

Offrendo feedback positivi e ringraziamenti sinceri,
non solo aumenterai la soddisfazione personale dei tuoi collaboratori,
li incoraggerai a continuare a impegnarsi e migliorare le loro prestazioni.

Se ti rendi conto che il tuo team ha bisogno di una spinta motivazionale potresti decidere di organizzare settimanalmente uno “spazio” di riconoscimento e celebrazione.

Per esempio, ogni venerdì, dedicare 15-20 min. per riconoscere i successi della settimana (grandi o piccoli che siano, poco importa).

Potresti offrire feedback positivo e riconoscimento a tutto il team, creare un senso di realizzazione e di apprezzamento tra i tuoi collaboratori.

Empatia e leadership: supporto emotivo e benessere

Il leader empatico conosce l’importanza del benessere emotivo dei suoi collaboratori.

È in grado di rilevare segnali di stress, sovraccarico o burnout.
Offrire un supporto tempestivo e appropriato.

Quando dimostri un interesse genuino per la salute dei dipendenti,
le persone si sentono sicure e supportate, aumentando così il loro impegno e la loro lealtà.

Se noti, per esempio, che alcuni membri del tuo team mostrano segni di sovraccarico lavorativo potresti introdurre pause regolari durante la giornata lavorativa, flessibilità lavorativa, incoraggiando a fare brevi passeggiate o a praticare esercizi di rilassamento.

Inoltre, potresti invitare un esperto di gestione dello stress per presentare un workshop.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Leader al telefono: come essere autorevole con la sola voce – parte 3

leadership al telefono

Foto di Sammy-Sander da Pixabay

LEGGI ANCHE > la parte 2

11. Leadership al telefono: usa un tono fermo

Il tono della tua voce dovrebbe essere fermo e deciso, determinato, ma non aggressivo.
Non dovresti mai sconfinare nell’aggressività o l’ostilità!

L’assertività non è intimidazione,
è (piuttosto) esigere rispetto con professionalità e compostezza.

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Evita ambiguità o esitazioni. Esprimi i tuoi punti in modo diretto, assicurandoti che il tuo messaggio sia facilmente comprensibile al tuo interlocutore.

Leadership al telefono: parla con convinzione e certezza.
Credi nella validità delle tue affermazioni. I tuoi valori. La tua personalità.

Mantieni la coerenza nel tono e nel comportamento nelle diverse situazioni e interazioni. L’autenticità è la chiave per stabilire fiducia e credibilità. Anche al telefono, evita toni artificiali o esagerati.

L’equilibrio tra fermezza e disponibilità ti permette di trasmettere autorevolezza pur rimanendo rispettoso e coinvolgente.

12. Elimina i riempitivi

Se utilizzi spesso “Ehm” e “Ahhh…” non sei autorevole.
Sembri incerto e insicuro.

Se oramai è diventata per te un’abitudine,
non sarà facile non utilizzare “Ehmmm” mentre cerchi di raccogliere i tuoi pensieri.

 


 

Sostituisci “Ehm” e “Ahhh” con parole di riempimento più forti tipo “Ora… vedi… comunque… “.

Per esempio: “ Ehm” … stavo pensando …” suona molto più potente se la adatti leggermente “Vedi… stavo pensando…“.

Sembra intenzionale e infonde fiducia.

13. Utilizza le pause in modo efficace dà potere

I migliori oratori conoscono il potere del silenzio.
E delle pause.

Il silenzio intenzionale è autorevole.
Carismatico. Utilizza le pause.

Non solo alla fine ma anche nel mezzo delle frasi.
Facendo una pausa, dai il tempo alle tue parole di fare effetto!

Ecco …l’autorevolezza della voce!

Se non fai una pausa,
l’incisività del tuo messaggio si perde nel flusso della conversazione.

14. Pausa prima e dopo una parola/frase/concetto importante

Devi esprimere un pensiero fondamentale per trasmettere la tua competenza?
Bene. Fai una pausa. Prima.

La pausa attira l’attenzione del tuo ascoltatore … e lo prepara a ciò che verrà dopo …
ecco aspetta ancora un attimo … così bene…
sta aspettando curiosamente quello che hai da dire.

Hai appena espresso un concetto/una proposta fondamentale?
Fai una pausa.

 


 

Non c’è bisogno di lanciarsi immediatamente a parlare d’altro tipo “Giusto? … Vero? Sai …”.
Se fai silenzio, darai all’ascoltatore il tempo di elaborare ciò che hai appena detto.

Quel piccolo intervallo di silenzio dimostrerà la forza del tuo pensiero,
e la tua autorevolezza. Che potenza!

15. Leadership al telefono? Mantieni la tua professionalità

Mantieni un comportamento professionale durante tutta la telefonata.

Evita un linguaggio informale.
Rivolgiti all’altra persona sempre in modo rispettoso e professionale.

Mantenere la professionalità (non solo nelle conversazioni telefoniche) è fondamentale per stabilire credibilità, promuovere e costruire relazioni positive.

Evita di “fare altro” mentre sei al telefono. Concentra la tua attenzione esclusivamente sulla conversazione e alla persona con cui stai parlando.

Dopo la conversazione, dai subito seguito a qualsiasi azione o impegno che hai assunto durante la chiamata.

Dimostrare affidabilità e responsabilità rafforza la tua immagine di leader.
Mantenendo le tue promesse e i tuoi impegni, crei fiducia nell’altra persona.

 
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In conclusione

Implementando questi strategie durante le conversazioni telefoniche potrai ispirare fiducia e rispetto nelle persone, indipendentemente dalla natura o dal contesto della conversazione.

La leadership non riguarda solo ciò che dici, ma il modo in cui lo dici.

Padroneggiare la leadership anche al telefono è essenziale. Affinando le tue capacità di comunicazione, sfruttando le parole potenti, mantenendo la professionalità e adottando strategie efficaci, puoi ispirare, influenzare anche al telefono.

Segui questi 15 suggerimenti ed eccellerai nelle conversazioni telefoniche. Sviluppando la tua presenza di leader al telefono, rafforzerai i tuoi rapporti di lavoro.

I tuoi colleghi e collaboratori si chiederanno come fai a essere così equilibrato,
sempre a tuo agio e sicuro di te stesso!

Leader al telefono: come essere autorevole con la sola voce – parte 2

leader al telefono

Foto di Sammy-Sander da Pixabay

LEGGI ANCHE > la parte 1

7. Leader al telefono: controlla il tono della tua voce

Abbassare leggermente il tono può rendere la tua voce più autorevole,
trasmettere serietà e sicurezza rendendo le tue dichiarazioni più efficaci.

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Evita di parlare in mono-tono.
Manca energia. Il tuo interlocutore può perdere rapidamente l’interesse.

Piuttosto, varia il tono, aggiungi cadenza alla tua voce, rendendola più coinvolgente.

Proprio come gli attori usano l’intonazione per trasmettere emozioni e significato,
puoi usare la modulazione del tono per enfatizzare i punti chiave del tuo messaggio.

Crea contrasto.

Potresti usare un tono leggermente più alto quando poni una domanda, vuoi mostrare eccitazione, sorpresa o esprimere incertezza, poi abbassalo quando fai una dichiarazione o dai una disposizione decisiva.

Questo contrasto di toni aiuta a evidenziare le parti più importanti del tuo messaggio,
guidando la comprensione dei tuoi ascoltatori. Rafforzando la tua autorevolezza.

Aggiungendo profondità e sfumature alla tua comunicazione.

Tieni conto che, il tono ascendente alla fine di una frase può segnalare una domanda, mentre il tono discendente indica un’affermazione.

 


 

8. Sii conciso e vai al punto

Messaggi chiari e concisi.
Evita di divagare. Arriva rapidamente al punto. Rimani concentrato sull’argomento principale della conversazione.

Prima della telefonata, chiediti:

  • Cosa voglio ottenere o trasmettere?
  • Ho un obiettivo chiaro che mi aiuterà a essere concentrato? Evitare deviazioni inutili?

Prima di parlare, delinea i punti chiave che desideri affrontare. Evita dettagli irrilevanti che potrebbero allontanarti dall’argomento principale

Mantieni la tua comunicazione focalizzata e direttamente correlata alla questione.

Elimina parole o frasi non necessarie, introduzioni o preamboli, che non aggiungono valore alla tua comunicazione. Punta alla chiarezza e alla semplicità.

Vai direttamente al nocciolo della questione!

Alla fine della telefonata, riassumi i punti chiave e ribadisci il messaggio principale. In questo modo rafforzi la comprensione e ti assicuri che il messaggio sia chiaro e memorabile.

9. Leader al telefono: usa parole “potenti”

Che tu parli al telefono, in una riunione o in un colloquio one-to-one,
padroneggiare l’arte della sintesi è la chiave per diventare un comunicatore più efficace.

Puoi usare parole come “decisivo”, “determinato”, “determinante” simili per comunicare che sei impegnato ad agire e prendere decisioni:

  • “Con il supporto di tutto il team, sono determinato a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.”
  • “Il contributo di ognuno di voi sarà determinante per il risultato finale di questo progetto.”

Usa parole come “strategico”, “pianificato” e simili per enfatizzare la tua capacità di sviluppare piani futuri ben ponderati:

  • “Il nostro piano strategico prevede investimenti significativi in ricerca e sviluppo per innovare i nostri prodotti.”
  • “Abbiamo pianificato ogni fase del progetto per garantire che tutto proceda senza ostacoli.”

 


 

Parole come “ispirare”, “motivare”, “incoraggiare” possono energizzare i membri del tuo team:

  • “Sono qui per motivare e sostenere il vostro impegno. Insieme, possiamo raggiungere obiettivi straordinari.”
  • “Ogni errore è un’opportunità di apprendimento. Ti incoraggio a sperimentare e innovare.”

Usa parole come “fiducioso”, “sicuro” “assertivo” per trasmettere convinzione e sicurezza nella tua comunicazione:

  • “Sono fiducioso che con il talento e l’esperienza del nostro team saremo in grado di superare qualsiasi ostacolo che si presenterà sul nostro cammino”.
  • “Dobbiamo essere assertivi nel comunicare i nostri obiettivi e nel perseguirli con determinazione.”

Usa parole come “di forte impatto”, “influente”, “efficace” per enfatizzare i risultati e gli esiti delle tue azioni.

  • “Concentriamoci su strategie di grande impatto che porteranno forniranno risultati tangibili per la nostra organizzazione.”

Inserire queste parole potenti nel tuo discorso ti permetterà di attirare l’attenzione,
influenzare gli altri e trasmettere forti qualità di leadership, anche al telefono.

Tuttavia, usali con attenzione e sincerità per assicurarti che risuonino con autenticità.

 
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10. “Prendere” il tempo di rispondere è autorevolezza

Se sei apprensivo, il tempo si dilata e pochi secondi sembrano minuti.

Concediti qualche secondo per elaborare quello che è stato appena detto.
Se ti viene posta una domanda delicata, prenditi del tempo per pensare.

Puoi sempre dire qualcosa del tipo “Mi dia un attimo di tempo per riflettere”.

Prenditi il tempo di rispondere.

Leader al telefono: non è un “botta e risposta” in velocità. Mantieni il controllo.
Una persona sicura di sé non ha paura di raccogliere i suoi pensieri.

Affrettarsi a rispondere ti fa apparire ansioso.
Prendi il tempo per pensare a una frase completa prima di pronunciare la tua prima parola.

Hai più tempo di quanto pensi!
E apparirai più sicuro e autorevole se te lo prendi.
Tutto.

CONTINUA A LEGGERE > la parte 3.

Leader al telefono: come essere autorevole con la sola voce – parte 1

leader al telefono

Foto di Sammy-Sander da Pixabay

In questo post esploreremo strategie e suggerimenti per diventare un leader fiducioso attraverso il potere della voce.

Sfruttando la “potenza” della tua voce, puoi attirare l’attenzione,
trasmettere autorevolezza, ispirare fiducia nel tuo ascoltatore.

Leader al telefono? Fai la differenza

Se nel tuo lavoro usi spesso il telefono per allineare le priorità del tuo team, delineare strategie e piani d’azione, fornire indicazioni per la giornata, promuove un ambiente favorevole in cui tutti si sentono apprezzati e motivati … dovresti assolutamente affinare la tua leadership al telefono.

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Durante la telefonata, sprigionare autorevolezza diventa ancora più difficile,
poiché il linguaggio del corpo non entra in gioco. Il tuo unico “strumento” è la voce.

Padroneggiare queste 15 strategie sono fondamentali per affermare la tua leadership,
essere un leader al telefono.

1. L’autorevolezza comincia con “Pronto”

Proprio per questo motivo, se ricevi una telefonata da un numero “nuovo” a te sconosciuto
meglio evitare il poco professionale “Siii…”.

Il classico “Pronto” oppure il mix spiazzante “Siii…Pronto” che lascia chi chiama nel dubbio di aver composto il numero giusto e lo costringe a chiedere conferma.

Rispondi con il tuo nome (con un tono di voce vivace), in modo che l’intervistatore sappia di aver raggiunto la persona giusta. Energico ed entusiasta, sempre educato.

Non essere troppo familiare. Non iniziare a parlare come se stessi parlando con un amico (anche e soprattutto se percepisci che la persona è giovane).

Indicazioni scontate? No, per niente.

Le accortezze di una buona “partenza” telefonica sono molto semplici … talmente semplici… che le applichiamo con superficialità o nessun riguardo rendendole (appunto per questo) …
banali e scontate.

 
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2. Alzati in piedi se vuoi “suonare” autorevole

Solo perché la persona non può vederti,
non stravaccarti sulla sedia e non tenere le braccia incrociate sul petto.

Se ti alzi, avrai immediatamente una postura migliore.

I polmoni possano espandersi liberamente. È più facile respirare.
Stai “pompando” energia, aumentando il potere della tua voce.

Ti sentirai una persona più fiducioso se alzi le spalle indietro e ti siedi con la schiena dritta invece di accasciarti in avanti come se ti stessi rannicchiando.

Come minimo siediti dritto.
Ti aiuterà a sentirti più fiducioso e vigile.

Sarai più sveglio ed energico.
Non essere “troppo” rilassato.

 
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3. Sorridi

Un sorriso sincero è percepito anche al telefono.
Sorridere proietta un’immagine positiva.

Cambia il tono della tua voce.
Sorridendo, la comunicazione diventerà più piacevole e rilassata.

Trasmette disponibilità e positività.
Anche se non hai voglia di sorridere, prova almeno a rilassare i muscoli facciali.

Una voce che “suona” rilassata è più comunicativa di una voce tesa e nervosa.

4. “Imposta” bene la voce

Il suono della voce può trasmettere molti stati d’animo.

Professionalità ed esaltazione ma anche irritazione e nervosismo.
Molti di noi sono abbastanza bravi a nascondere le proprie emozioni. Altri perdono il controllo, soprattutto al telefono.

 


 

Sii sintetico. Non bisbigliare. Alza il tono della tua voce.
Pronuncia le parole in modo chiaro e conciso.

Cerca di non parlare velocemente. Sembra che sei di fretta.
Il tuo interlocutore potrebbe interpretare il tuo tono come impaziente.

Nessuno vuole parlare con una persona impaziente al telefono.
Neanche a te piacerebbe!

Parla senza fretta.
Lentamente … che non vuol dire mosciamente!

5. Ascoltare in modo attivo ti porta autorevolezza

L’ascolto attivo richiede, da parte tua, uno sforzo d’interesse, di concentrazione e d’attenzione per mostrare realmente la tua disponibilità verso il tuo interlocutore.

Ascoltare significa fare silenzio interiormente. Vuol dire calmare il tuo parlottio interno.
Prestare la più totale attenzione a quello che l’altro sta dicendo.

Fai un respiro profondo, prima di rispondere.
Mostra un sincero interesse ponendo domande sull’argomento.

Anche se non possono vederti, dai cenni di assenso “Certo” e “Sì”, “Capisco” o “Comprendo” per far capire che “ci sei”. Sei presente.

Per quanto possa essere difficile, non “interferire” con il flusso della conversazione.

6. Leader al telefono: non interrompere

Ascolta attentamente.
Non interrompere e non “andare sopra”.

A nessuno piace essere interrotto nel mezzo di una frase.
Inizia a parlare solo quando il tuo interlocutore ha completato la sua frase.

Se ritieni di avere qualcosa da dire che potresti dimenticare,
tieni pronto un blocco note e una penna (i suggerimenti old-school funzionano ancora molto bene. Anche in questi tempi ultratecnologici.)

 


 

Non utilizzare il vivavoce.

L’uso del vivavoce dice alla persona dall’altra parte che sei multitasking perché non è abbastanza importante da attirare tutta la tua attenzione.

Inoltre, rende la tua voce più “piccola” e distante.
Poco accattivante.

CONTINUA A LEGGERE> anche la parte 2.

Giornata no al lavoro? 8 attività che puoi rimandare per riprendere il controllo

giornata no al lavoro

Ti sei svegliato con un inizio di emicrania, hai versato caffè dappertutto,
la chiave gira a vuoto nella toppa della porta, come fai a chiudere adesso?
e sono solo le 6.45 di mattina …

Per qualche strano motivo ti sei svegliato con il piede sbagliato,
e tutto sembra più pesante e difficile del solito.

Alcuni giorni sono semplicemente peggiori di altri. Siamo sopraffatti, sfiduciati, ansiosi.

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Ci sentiamo “non abbastanza” per niente e nessuno. Sai di cosa sto parlando…

Quando hai una giornata no al lavoro,
probabilmente non dovresti prendere grandi decisioni o cimentarti in compiti importanti,
perché potresti facilmente peggiorare la situazione.

Certo, rimandare, posticipare, annullare … non sempre sono opzioni realizzabili!

Mettiamola così …
ecco 8 attività che dovresti rimandare (se ne hai la possibilità) se ti accorgi di avere una giornata no al lavoro:

1. Non soffermarti su numeri sensibili

Non farti male!

Se non è improrogabile …
non soffermare la tua attenzione su “numeri sensibili” (incassi, rendiconto, budget, previsioni, etc.) che sono generatori di stress e pensieri negativi, capaci di farti vivere costantemente in uno stato d’allerta. Crearti costantemente un’ansia di fondo.

Stabilisci un appuntamento fisso con i “numeri” e le tue preoccupazioni: una mezz’ora può bastare per riflettere. Dare libero sfogo ai tuoi pensieri.

Quando non è strettamente necessario,
non soffermarti inutilmente a rimuginare sulle cifre e non saturarti d’informazioni inutili.

Ti basterà raccogliere solo i dati strettamente necessari.

 
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2. Compiti che richiedono creatività

Se fossi stanco o stressato,
potresti avere difficoltà a concentrarti su compiti che richiedono creatività o un pensiero strategico.

È meglio rimandare questi compiti a quando ti sentirai più fresco. Concentrato.

Focalizzati piuttosto su attività meno impegnative o ripetitive che richiedono meno sforzo mentale.

3. Evita una conversazione o una telefonata difficile

  • Un cliente aspetta la tua telefonata per discutere il prossimo rinnovo contrattuale?
  • Quanta voglia hai di discutere (proprio oggi) con il tuo collaboratore o il collega?

Poca di sicuro, non ho dubbi!

E sicuramente stai sperando che per qualche motivo l’appuntamento salti.

Se sei già di cattivo umore, diventa praticamente impossibile contenere la rabbia o il risentimento. Avvicinarti alla conversazione in modo appropriato.

 


 

È nel tuo interesse rimandare l’incontro in modo da essere più preparato sia mentalmente sia emotivamente.

Se non è urgente, rimanda, in modo di avere una conversazione più produttiva in seguito.
Prova con qualcosa tipo:

  • “Capisco che abbiamo programmato un incontro per discutere di …, ma oggi è stata una giornata estremamente impegnativa per me. Vorrei assicurarmi di poterti dedicare la mia piena attenzione e fornirti il feedback più accurato possibile. Potremmo quindi spostare l’appuntamento per (data…) in modo da affrontare la questione nel modo migliore?”

4. Aggiornamenti e compiti amministrativi

Compiti come aggiornare manuali, documenti di procedure o report non urgenti possono essere rimandati,
a quando avrai più energie mentali disponibili.

Attività come compilare report, compilare fogli di calcolo o archiviare documenti possono essere posticipati,
se non sono urgenti o se non c’è una scadenza imminente.

5. Non chiedere spiegazioni o feedback

Hai ricevuto un feedback del capo che ti ha spiazzato, ferito, messo al tappeto,
che ti ha fatto male.

Ti senti attaccato, arrabbiato, sbagliato … e sottovalutato.

Pretendi ulteriori spiegazioni. Chiarimenti.

 


 

Non sempre è possibile migliorare le cose,
ma è sempre possibile peggiorarle.

Se sei nel pieno di una giornata storta al lavoro … taci!
Non muoverti.

Rischi solo di infilarti in una spirale di atteggiamenti rancorosi e contestatori che possono portarti a pericolosi portamenti sabotatori.

6. Non rispondere a una mail incazzosa

Se il tuo collega, capo o cliente si sono lasciati sopraffare dalle emozioni, non ripetere lo stesso errore.

Prendi tempo.
Ti aiuterà a evitare una reazione istintiva.
Uno dei vantaggi del mailing è che non devi per forza rispondere immediatamente

Sfrutta tutto il tempo che hai a disposizione. Lascia un po’ sbollire e potrai rispondere in modo professionale.

Non è che (forse) stai esagerando il tutto? Resisti alla tentazione di saltare subito alle conclusioni.

 
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7. Evita di trovare una soluzione

Trovare la soluzione giusta richiede apertura mentale, ricettività e creatività.

Dove le vai a prendere in una giornata storta sul lavoro?
In questi momenti è impensabile.

Quando non siamo in vena … è come se avessimo davanti agli occhi un velo che non ci lascia vedere,
e spesso nemmeno pensare.

Per trovare la soluzione migliore,
è necessario mettere una distanza tra noi e il problema,
guardarlo da un altro punto di vista, in un modo diverso da quello cui siamo abituati.

Anche se non trovi la soluzione perfetta,
di sicuro scoprirai molte opzioni in grado di risolvere il problema in un modo adeguato.

8. Non prendere decisioni

  • Qualcuno sta aspettando che tu decida il budget mensile?
  • Devi completare entro sera questo compito così importante?
  • Come puoi fare questo tipo di scelta proprio oggi?

Ancora una volta, quando qualcosa non è urgente,
è strategico (da parte tua) spostare la scadenza in modo da prendere la decisione migliore.

Se hai bisogno di rinviare la scadenza,
fai sapere (a chi è in attesa) che sei-sul-pezzo e che riuscirai in quel giorno specifico a soddisfare le aspettative di tutti.

Se reputi che questo incarico non è il meglio che puoi fare/dare,
ricorda che in futuro avrai molte altre opportunità per riscattarti e creare qualcosa di grande.

Concediti il diritto di sentirti giù – almeno per oggi

Tutti abbiamo una giornata no al lavoro.
Non devi prenderlo come un segnale di debolezza.

Le energie in questi momenti storti, sono risorse vitali.
Impara a staccare la spina e gestire tutte le tue risorse mentali e fisiche.

Anche se è naturale voler sfuggire alla negatività del momento, i momenti di rabbia, tristezza, sfiducia, paura,
o di sentimenti negativi fanno parte della nostra vita quotidiana. Anche professionale.

È inutile ripetersi l’imperativo (tanto di moda) di essere UP a tutti i costi …
positivi, brillanti, e felici e che … esiste sempre un lato positivo!

7 spunti per diventare un esempio per il tuo Team

diventare un esempio

Pronto a diventare un esempio per il tuo team?

Esploreremo 7 spunti fondamentali che ti aiuteranno a guidare con efficacia i membri del tuo team.

Dalla comunicazione autentica alla condivisione della visione, questi suggerimenti ti forniranno una solida base per “coltivare” un ambiente di lavoro positivo e produttivo.

Scopri come diventare il leader che motiva, guida e ispira gli altri verso il successo.

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1. Anche sotto pressione resta calmo e freddo

L’ignoto crea disagio.
In questi tempi così caotici, è fondamentale che tu mantenga la calma e la compostezza.

Il tuo ruolo di leader implica non solo mostrare sicurezza, ma anche di fornire un sostegno costante al tuo team.

Anche quando le acque sono agitate, devi dimostrare di avere il controllo della situazione. Essere pronto a guidare il gruppo attraverso le difficoltà.

La tua capacità di rimanere saldo e freddo sotto pressione sarà un faro di sicurezza per i tuoi collaboratori.

 
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2. Vuoi diventare un esempio? Mostra la direzione!

I tuoi collaboratori vogliono avere una chiara prospettiva per il futuro.

Vogliono esser certi che c’è una meta.
Vogliono sapere dove-si-deve-andare.

Devi mostrare una visione, motivare, ispirare le persone a seguirti.

Descrivi un’immagine dettagliata di dove vuoi portare il team/l’azienda nei prossimi anni. Parla dei tuoi valori. Dell’impatto che vuoi avere nel settore.

 


 

La tua visione non solo deve ispirare fiducia e motivazione, ma fornire anche una guida chiara su cui basare le tue decisioni e le azioni quotidiane.

Un gruppo guidato da un leader indeciso si ritrova smarrito, senza una bussola che indichi la strada da percorrere.

Allo stesso modo, un team privo di una direzione rischia di essere sopraffatto dall’incertezza e dalla paralisi. Incapace di progredire.

3. Interessati (davvero) alle persone

Se vuoi diventare un esempio, mostra un autentico interesse per le persone. Dedica attenzione al tuo team trattandoli come individui, persone.

Questo non implica essere eccessivamente premuroso o adulatore, ma piuttosto di stabilire (anche) un rapporto personale .

È importante che i tuoi collaboratori si sentano sicuri di poter fare affidamento su di te. In ogni situazione.

Dimostra integrità, onestà e competenza. Sii trasparente riguardo ai tuoi valori etici. Comportati sempre in modo coerente e affidabile.

Non devi desiderare di “avere ragione”,
ma piuttosto di “fare la cosa giusta”.

4. “Costruisci” rapporti di fiducia

Sii un faro di speranza.

Oltre a garantire stabilità e fiducia, fornisci al team la motivazione necessaria per affrontare le sfide più ardue.

Ricorda che nei momenti difficili, di cambiamenti organizzativi o di gestione, mostrare speranza è fondamentale. La fiducia è il fondamento su cui si basano i rapporti umani.

È uno dei pilastri essenziali della leadership.

 


 

Le persone non tollerano la disonestà. Una volta che la fiducia è persa, è difficile (se non impossibile) riconquistarla.

La fiducia è influenzata più dalle azioni che dalle parole. Solo se le tue azioni saranno coerenti con le tue parole, le persone avranno fiducia in te.

La costruzione richiede tempo,
la distruzione pochi secondi.

5. Bilancia forza e umiltà

Leadership è un delicato equilibrio di vera fiducia e genuina umiltà.
Un grande leader non dimentica mai da dove è venuto. Non si prende troppo sul serio.

Non considerare il tuo successo come il risultato di uno sforzo solitario, ma riconosci il contributo di tutta la tua squadra.

L’umiltà è la chiave per mantenere un approccio aperto con gli altri.

Un grande leader sa quando cedere il passo e lasciare che gli altri brillino. Questo equilibrio tra forza e umiltà crea un ambiente di fiducia e rispetto reciproco.

Essenziale per il successo a lungo termine di qualsiasi squadra o organizzazione.

6. Tira fuori il meglio dalle persone

Non parlare sempre di quello che i tuoi collaboratori non riescono a fare.

Piuttosto, focalizzati sui loro punti di forza. Lavora attivamente per favorirne il successo.

Quando si verificano errori, concedi tempo e opportunità per correggerli.
Pensa frequentemente come massimizzare il valore che apporti al tuo team:

  • “Sto facendo il meglio per il mio team?”
  • “Come posso aggiungere valore?”

 
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7. Concentra tutte le tue risorse e “porta a casa” il risultato

Resta concentrato (con tutte le tue energie) sul risultato.

Non essere dispersivo. Non allentare la presa dall’obiettivo.
Inquadra il bersaglio.

Se vuoi diventare un esempio per il tuo team, focalizzati con tutte le tue energie sul raggiungimento del risultato prefissato. Mantieni uno sguardo fisso sul bersaglio.

Non ti scoraggiare, trova soluzioni ai problemi.

Mantieni un atteggiamento vincente,
supera le difficoltà e prosegui nel cammino per la realizzazione dei tuoi sogni.

Mantieni sempre un atteggiamento positivo e orientato al successo, continua a progredire verso la realizzazione dei tuoi sogni.

5 circostanze in cui è preferibile accettare un risultato “sufficiente” anziché perfetto

pericolo della perfezione

Tutti vogliamo fare del nostro meglio sul lavoro.
Tutti desideriamo essere professionali, precisi,
perfetti.

Ma c’è un’enorme differenza tra dedizione, passione,
ricerca della qualità e ossessione per ogni dettaglio, assillo per ogni particolare.

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Il pericolo della perfezione

Non è mia intenzione criticare o scoraggiare chi lavora ricercando la perfezione al lavoro. Ci sono alcuni casi specifici in cui è accettabile accontentarsi di “buono”. Smettere d’inseguire la perfezione assoluta.

Accontentarsi di “sufficiente” potrebbe sembrare un approccio apatico e approssimativo,
ma ci sono momenti in cui è completamente giustificato. Accettare le cose così-come-sono diventa la scelta più efficiente ed efficace.

Ecco 5 occasioni in cui puoi accontentarti:

1. Quando si rischia di compromettere un rapporto consolidato

Ogni giorno, può capitare di ricevere critiche e in genere non fa mai piacere.

Essere un perfezionista accanito può mettere a rischio le tue relazioni, poiché si tende a essere critici e esigenti nei confronti degli altri. Può portare ulteriore irritabilità e maggiore nervosismo.

Il pericolo della perfezione è che vuoi che anche gli altri siano perfetti. Poni obiettivi fuori dalla tua portata,
quasi impossibili da raggiungere.

Sei critico sia con te stesso sia con gli altri,
pretendi che anche gli altri siano impeccabili quanto te.

 
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Questa puntigliosità potrebbe causarti inevitabilmente rapporti professionali difficili.

Sarebbe un vero peccato compromettere un rapporto personali per un puntiglio trascurabile.
L’insistenza su un dettaglio irrilevante. Ecco il pericolo della perfezione!

Il tuo lavoro potrà essere perfetto, ma le tue relazioni non lo saranno sicuramente.

2. Quando i livelli di stress nell’ambiente di lavoro è già al massimo

Il perfezionista incallito è costantemente preoccupato per gli errori e i dubbi sulle sue azioni.

Teme che un errore porterà gli altri a pensare male di lui/lei;
la prestazione è intrinseca alla visione di sé.

Quando i livelli di stress sono già elevati, insistere sulla perfezione può portare a un aumento della tensione e della pressione psicologica

La tensione sale così alle stelle, si crea un’escalation di problemi e complicazioni.

 


 

3. Quando la tempestività è prioritaria rispetto all’eccellenza

Il Mondo del Lavoro di oggi è complesso. Si muove molto velocemente.
Come puoi pensare di raggiungere la perfezione al lavoro in tempi così stretti?

Come puoi credere di finire un lavoro, un progetto, in poco tempo senza mettere in conto imprecisioni? Approssimazioni o ritocchi?

Se il tuo capo o i clienti (sempre più impazienti) aspettano di vedere un qualche progresso, o hai bisogno di dare un feedback per non arrivare alla riunione completamente a mani vuote,
forse non è il momento di ossessionarsi con i dettagli.

È meglio concentrarsi sull’ottenere un risultato soddisfacente in tempo, piuttosto che cercare l’eccellenza assoluta a scapito della puntualità.

4. Quando sei sotto pressione e necessiti una soluzione immediata

Cerca di calmarti quando sei sotto pressione al lavoro.

Fai un respiro profondo e ricorda che spesso “buono” o “fatto” è meglio che …
“perfetto”.

Invece di farti prendere dal panico e cercare di perfezionare ogni dettaglio,
è meglio concentrarti sul fare il proprio meglio nelle circostanze date.

Regalarti una pausa qua e là, per e avere più tempo per controllare il tuo lavoro.
Quando conta davvero.

So che può essere difficile da accettare, se sei una persona alla costante ricerca della perfezione,
ma non puoi pensare che ogni “pezzo del tuo lavoro” sarà il migliore in assoluto.

 


 

5. Quando tutti pensano sia “buono”

La scadenza si sta avvicinando. Soprattutto la notte “escono fuori” miglioramenti così evidenti che sembra impossibile (il giorno dopo) non calarsi nuovamente su dettagli e rifiniture.

Sei troppo vicino alla scadenza di quel progetto,
e stai perdendo rapidamente di vista il quadro generale.

Siamo i nostri peggiori critici. Non è una novità.

Per questo motivo, in questi frangenti,
è meglio ascoltare il feedback di collaboratori e colleghi.

Se la maggior parte delle persone coinvolte nel progetto ritiene che il lavoro sia soddisfacente, è probabile che sia così! Non c’è bisogno di “ritoccarlo continuamente” in modo ossessivo.

Il pericolo della perfezione al lavoro? Punta al miglior risultato possibile

Quando vogliamo essere perfetti, efficienti e sempre “all’altezza”,
ci mettiamo sulle spalle carichi emotivi molto pesanti …
anneghiamo in ansia da prestazione o nella fantasia che gli altri ci stiano giudicando male.

Con questo presupposto …
vivere e lavorare diventa estenuante!

Non devi puntare alla perfezione al lavoro,
ma al migliore risultato possibile.

Per esempio …

Stai organizzando un evento aziendale importante che si terrà tra pochi giorni.

Hai lavorato per pianificare ogni dettaglio, ma ti rendi conto che alcune delle decorazioni nella sala conferenze potrebbero richiedere ulteriori ritocchi per essere perfette.

In questa situazione, “buono” o “fatto” è meglio che “perfetto”.

Piuttosto che passare ore a cercare di perfezionare le decorazioni, è più importante concentrarsi sul completamento di altre attività cruciali per l’evento: la conferma degli ospiti, la gestione delle attrezzature tecniche ecc.

Mantenere un buon livello di decoro è importante, ma è prioritario assicurarsi che l’evento si svolga senza intoppi. Soddisfi le aspettative complessive degli ospiti e dei partecipanti.

Come mostrare la passione in un colloquio di lavoro – parte 2

mostrare la passione in un colloquio di lavoro

Fai domande rilevanti

Alla fine di ogni colloquio, ti verrà concessa l’opportunità di porre domande.

Questo momento è un’occasione per dimostrare il tuo interesse e la tua curiosità per il ruolo offerto.

Preparare una lista di domande pertinenti in anticipo è essenziale, poiché non avere una buona domanda potrebbe far sorgere dubbi sul tuo effettivo interesse.

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Evita di concentrarti su dettagli come lo stipendio o gli orari di lavoro, poiché ci sono domande più significative che potresti porre. Ad esempio, potresti chiedere il motivo per cui l’azienda ha deciso di adottare un nuovo piano pubblicitario.

In questo modo, non solo dimostrerai una curiosità genuina, ma anche una conoscenza approfondita dell’azienda e del settore in cui opera.

Ricorda, le domande che poni alla fine del colloquio possono fare la differenza. Contribuire a lasciare un’impressione positiva sugli intervistatori.

Sii autentico

Durante un colloquio di lavoro, è impossibile nascondere la passione autentica. I responsabili delle assunzioni sono molto attenti a individuare azioni sincere.

Mostrare la tua passione può davvero distinguerti dalla concorrenza.

 


 

Raccontare ai datori di lavoro quanto sei personalmente motivato e interessato al ruolo e all’azienda è fondamentale. È importante mostrare interesse, è ancora più importante essere sinceri.

Lascia emergere la tua vera passione per il lavoro.

Sostieni la tua passione con prove concrete

Le azioni parlano più delle parole. Durante il colloquio, è fondamentale evidenziare esperienze o risultati concreti che dimostrino la tua passione.

Portare con te un portfolio dei tuoi progetti e realizzazioni è un modo efficace per evidenziare la tua dedizione al lavoro.

Nel caso di un colloquio nel campo dell’architettura, potresti condividere un aneddoto personale che risale alla tua infanzia, come il Lego che ha stimolato il tuo interesse per il design degli edifici.

Potresti raccontare come il tuo stage presso lo studio di architettura X sia stato un punto di svolta nel tuo percorso accademico, contribuendo significativamente alla tua crescita professionale.

 
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Follow-up dopo un colloquio

Dopo un colloquio, inviare un follow-up può essere una mossa strategica per rafforzare la tua candidatura. Mostrare il tuo interesse per la posizione.

Invia il tuo follow-up entro 24-48 ore dal colloquio per assicurarti di mantenere la tua candidatura “fresca” nella mente dei selezionatori. Ringrazia il responsabile delle assunzioni per il tempo e l’opportunità concessi durante il colloquio.

 


 

Dimostrare gratitudine è sempre apprezzato. Riafferma il tuo interesse per la posizione e l’azienda. Sottolinea ciò che ti ha attratto maggiormente della posizione. Perché credi di essere adatto per il ruolo.

Fai sapere che sei disponibile a fornire ulteriori informazioni o chiarimenti, se necessario. Questo dimostra la tua disponibilità e il tuo impegno verso il processo di assunzione.

Prima di inviare il messaggio, rivedilo attentamente per correggere eventuali errori grammaticali o di battitura.
Un messaggio ben scritto contribuirà a creare una buona impressione.

In definitiva

durante il colloquio è importante concentrarsi non solo su ciò che hai fatto, ma anche sul motivo per cui hai scelto una determinata carriera.

Ad esempio, se hai promosso iniziative di sviluppo professionale per i tuoi colleghi, potresti discutere del tuo desiderio di costruire una comunità all’interno del tuo ambiente di lavoro.

Potresti descrivere situazioni in cui hai superato le aspettative. Hai dedicato più tempo ed energie del previsto a un progetto o a un’iniziativa.

Questo dimostra il tuo impegno e la tua passione per il lavoro, evidenziando la tua capacità di andare oltre ciò che ci si aspetta da te.

Come mostrare la passione in un colloquio di lavoro – parte1

mostrare la passione nel colloquio

Cosa cercano i reclutatori nei candidati?
Una delle cose più comuni è senza dubbio la passione.

Potrebbe sembrare semplice dimostrare la passione,
ma in realtà mostrare la passione in un colloquio di lavoro è piuttosto complicato.

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Affinché un reclutatore possa vedere veramente la tua passione, non solo devi dirglielo,
ma anche mostrarlo.

E devi sempre mantenere il giusto equilibrio tra sembrare entusiasta e troppo ansioso.

Il colloquio di lavoro è già stressante di suo

Se poi ci aggiungi in fatto di essere timido o introverso,
tra strette di mano e saluti introduttivi, il dover parlare di sé, fare il brillante,
doversi vendere ed essere al centro dell’attenzione.

Le persone introverse spesso odiano dover parlare di sé stessi, anche delle loro passioni,
perché lo vedono come “vantarsi”. Un esibizionismo.

Ricordiamoci che parlare di sé stessi, dei propri successi e realizzazioni, non è boria.
Arroganza o presunzione. Quando si parla di un risultato, è un dato di fatto.

Quando si parla di come hai risolto un problema, hai imparato una nuova abilità,
o collaborato con il team, stai parlando di fatti concreti.

Parla come se stessi raccontando la tua storia a un caro amico.

Prima del colloquio, prepara “storie” che dimostrino la tua passione

Nei giorni che precedono un colloquio, dovresti prenderti il tempo per effettuare ricerche sull’azienda.

Visita il sito web dell’azienda o del datore di lavoro, cerca le caratteristiche organizzative, il settore nel quale opera. Trova il maggior numero d’informazioni.

Queste informazioni si trovano, in genere, nella pagina “Chi siamo”, “About” o “Mission” del sito.

 


 

Se si tratta di una media-grande azienda informati su: numero di dipendenti, dove opera, dov’è la sede centrale e le sue succursali, il nome del direttore generale, i prodotti appena lanciati, quelli concorrenti e le strategie di marketing, in modo da farti una panoramica a 360 gradi, che ti tornerà utile durante il colloquio.

Se ti presenti a un colloquio di lavoro “armato” di questi informazioni,
l’intervistatore saprà immediatamente che ti sei appassionato alla posizione.

Non devi aspettare che ti faccia una domanda del tipo:

  • “Perché è interessato a questo ruolo?”

 
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Hai in mente la domanda “Mi parli di lei?”

La maggior parte delle risposte, durante i colloqui di lavoro, sono un lungo elenco di “cose” che hai fatto. Successi che hai conseguito nel tuo percorso sia personale che professionale.

È il momento di specificare il “perché” di alcune decisioni.

  • Perché hai scelto quella determinata attività?
  • Quale impatto ha avuto sul tuo lavoro?

Invece di limitarti ad affermare che sei interessato al lavoro offerto,
racconta il motivo perché sei così appassionato nel tuo lavoro.

 


 

Non concentrarti solo sui tuoi vantaggi

  • “Sono entusiasta di entrare nel vostro fantastico ufficio.”
  • “La vostra azienda ha una buonissima reputazione.”
  • “La vostra azienda sarebbe per me un salto importante nella mia carriera.”

Se vuoi trasmettere passione, non dovresti parlare dei tuoi vantaggi o concentrarti su come quel lavoro prestigioso ti porterà al livello successivo.

Concentrandoti su di te, perdi l’opportunità di mostrare ciò che ami (veramente) del tuo lavoro.

Va bene se ammiri (sinceramente) l’azienda e i suoi prodotti/servizi,
ma è meglio ricollegarlo a qualcosa di più valore, come la missione o i valori dell’azienda.

Se dici che vorresti lavorare nell’azienda perché tutti la conoscono non risalterà un granché!
Non aver paura di affermare che ami il tuo lavoro.

Tuttavia, se vuoi mostrare la passione in un colloquio sii specifico su ciò che ti attrae.

 
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Come mostrare la passione in un colloquio di lavoro: condividi una storia personale

Parla della tua storia personale.

Se ha un senso, legato alla tua ricerca di lavoro, condividi la tua storia personale, per includere la tua passione:

  • “Sono cresciuto in una famiglia dove ..”
  • “Sin da piccolo ho … crescendo poi … sono stato attratto da ..”

Indipendentemente da come si sono sviluppati i tuoi interessi,
puoi trasformarli in una narrazione veritiera e avvincente.
Appassionante.

Non essere arrogante o saccente

A volte, nel tentativo di sembrare entusiasta e informato,
potresti risultare altezzoso o pretenzioso.

Uno showman oppure una super woman. “È il lavoro dei miei sogni”.

Se dichiari di essere esperto in qualcosa,
magari potresti essere troppo giovane per definirti esperto.

Magari l’intervistatore è davvero un esperto in quel campo e vorrà metterti alla prova con domande che potresti non sostenere.

Parla delle competenze che possiedi, ma stai lontano da affermazioni generiche. E false.

Evita, a meno che non sia vero:

  • “So praticamente tutto quello che c’è da sapere su …”
  • “Ho praticamente scritto io la guida su …”.

Non è una buona idea esagerare in un colloquio di lavoro, soprattutto perché i responsabili delle assunzioni possono individuare la falsità a un miglio di distanza.

Una tattica migliore è parlare degli aspetti del lavoro che ti ispirano.
Concentrati sulle parti del ruolo che ti hanno reso entusiasta.

Più cerchi di mostrare una passione che non provi veramente,
meno sembrerai sincero!

Spiega dove/come investi il tuo tempo libero

Per la maggior parte delle posizioni, un candidato idoneo dovrebbe essere intelligente, lavorare sodo e ottenere risultati concreti.

Un candidato eccezionale racconta agli intervistatori di quando/come ha lavorato oltre il suo orario lavorativo.

Hai mai lavorato gratuitamente?
L’idea non è quella di parlare del tuo amore (per esempio) della pittura, a meno che non sia rilevante per il ruolo, ma piuttosto discutere di ciò che ami così tanto che lo faresti gratuitamente.

Quando sei appassionato di qualcosa, la tua passione tende a riversarsi in tutti gli aspetti della tua vita.

Condividi i tuoi hobby

  • Hai creato App, programmi ecc.?
  • Ha fatto video? Progettato siti Web?
  • Hai scritto contenuti di un blog? Pubblicato fotografie?
  • Hai fatto volontariato? All’interno di gruppi comunitari o organizzazioni di beneficenza?

Parla dei tuoi hobby.

Se sei appassionato di “qualcosa”,
è probabile che coltiverai questo interesse anche al di fuori del tuo orario di lavoro.

Se questo è il tuo caso, vale sicuramente la pena menzionare le tue attività extra-lavoro.

CONTINUA A LEGGERE> la parte 2.

Come motivare il team: 7 spunti

come motivare il team

Come motivare il tuo team?

Che tu sia manager, piccolo imprenditore o responsabile di un piccolo team, di questi tempi, una delle sfide più grandi per chi, come te, si trova a gestire un team di collaboratori è di tenere alto il morale della truppa.

Le persone oggi possono determinare il successo o l’insuccesso della tua attività.
Come motivare il team?
Come puoi chiedere risultati ai tuoi collaboratori senza avere la possibilità di dare compensi economici?

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Se dirigi i tuoi collaboratori solo dicendo cosa fare e come farlo avrai un effetto immediato ma questo approccio sarà poco produttivo nel tempo.

Quando i collaboratori sentono che la loro “voce” non è ascoltata o non sono coinvolti perdono, un po’ alla volta, entusiasmo e motivazione, con effetti negativi sull’ambiente di lavoro e sui risultati in azienda.

1. Inizia da te steso

Per motivare gli altri, innanzitutto dovresti essere te stesso motivante e positivo in ogni situazione.

Sei tu quello che per primo deve motivarsi, entusiasmarsi, ispirarsi. Dopo, solo dopo, la puoi chiedere ai tuoi collaboratori.

Fermati un secondo e chiediti con onestà:

  • Sono sempre entusiasta, positivo e con qualche buona notizia da comunicare a tutti?
  • So ascoltare i miei collaboratori?
  • Ho un obiettivo chiaro e definito?

2. Comunica empatia

I grandi leader sanno come motivare il team, hanno sempre e prima di tutto competenze elevate con le persone. Non perdono mai l’occasione di essere amichevoli nel comportamento e nei gesti.

Prendi a cuore gli interessi del tuo staff, i loro problemi personali, aiutali a bilanciare lavoro e vita privata.

 


 

3. Focalizzati sui punti di forza

La gratificazione è il motore che ci spinge a dare il massimo per ottenere risultati sempre migliori.

Sentirsi apprezzati, è un bisogno assoluto per chiunque.

Un complimento genuino da parte del leader (del capo) gratifica e motiva una persona più di qualunque altro incentivo.

Ricorda: la gratificazione deve essere sincera. L’apprezzamento falso e di convenienza è un boomerang per la tua leadership.

4. Riconosci i meriti

Le persone vogliono essere tenute nella giusta considerazione.

L’autostima è un bisogno umano; si alimenta di riconoscimento e fiducia in se stessi.

A volte sei distratto, fai solo finta di essere interessato, si vede, si “sente”, chi ti parla ha la netta sensazione di non essere ascoltato.

Non c’è niente di più frustrante e irritante vedere come la sua richiesta o problematica sia stata poco ascoltata, capita o fraintesa.

Riconoscere ai tuoi collaboratori il lavoro fatto e i risultati che hanno ottenuto (anche se l’obiettivo non è stato raggiunto) crea un ambiente di lavoro positivo, motivato e molto produttivo.

 


 

5. Crea entusiasmo e positività

Siamo talmente focalizzati sul futuro che raramente ci concediamo una pausa per apprezzare e celebrare i successi nel nostro lavoro.

Celebrare ti permette di condividere sensazioni positive e di creare unità e alleanza con il nostro team.

I grandi leader sanno come motivare il team.

Ogni occasione (una vendita importante, il raggiungimento del target, etc.) deve essere l’opportunità per celebrare con tutto il tuo staff.

6. Assegna obiettivi specifici

Dai obiettivi specifici, quantificabili e raggiungibili a ogni singolo collaboratore.
Diventa il supporto attivo e concreto per ognuno di loro.

Chiedili:

  • “Questo è il tuo obiettivo. Come posso esserti d’aiuto?
  • “Cosa ti serve?”
  • “Quali strumenti ti occorrono?”

Sostieni e incoraggia costantemente il tuo team.

7. Crea rapporti di fiducia

Condividi le responsabilità, i compiti, le informazioni e il successo;
è un grande atto di fiducia e un riconoscimento molto potente.

Rendi partecipi i collaboratori di ogni iniziativa e attività attraverso una comunicazione semplice e trasparente.
Si sentiranno importanti, l’autostima migliorerà e aumenterà l’impegno e la produttività.

  • E tu come la pensi?
  • Quanto spesso festeggi, con tutto lo staff, il raggiungimento di un obiettivo importante?
  • Il tuo capo/a gratifica ognuno dei suoi collaboratori facendoli sentire fondamentale per il successo dell’impresa?