Accettare un’offerta di lavoro: perché è aperta questa posizione? – parte 4

un'offerta di lavoro

Foto di Andrea Piacquadio

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Accettare un’offerta di lavoro? Valuta con attenzione ogni dettaglio

Accettare un’offerta di lavoro non è mai una scelta banale: dietro l’entusiasmo iniziale si nascondono variabili importanti da considerare. Per prendere una decisione consapevole, è essenziale analizzare il ruolo, il contesto e gli aspetti pratici.

Ecco alcuni punti chiave per orientarti nella scelta.

 


 

1. Analizza il ruolo offerto

Anche se sei soddisfatto della “serietà” dell’azienda, è fondamentale esaminare da vicino la posizione che andrai a ricoprire.

  • Quali saranno le tue responsabilità quotidiane?
    Ogni ruolo ha compiti stimolanti e altri più monotoni. Quello che conta è il giusto equilibrio.Ad esempio, se accetti un lavoro per il contatto con le persone ma finisci isolato in un reparto amministrativo, potresti ritrovarti insoddisfatto.
  • Le tue competenze saranno valorizzate?
    Un ruolo troppo distante dalle tue abilità e inclinazioni potrebbe risultare frustrante a lungo termine.

Vuoi confrontarti per capire se questo ruolo è adatto a te? Prenota una sessione di coaching.

2. Poni domande dirette durante il colloquio

Non avere timore di chiarire ogni aspetto del ruolo durante il colloquio di lavoro. Ecco alcune domande utili:

  • Perché questa posizione è disponibile?
  • È un ruolo nuovo o si tratta di una sostituzione?
  • Quali sono le principali mansioni e responsabilità?
  • È previsto un periodo di formazione per integrarsi al meglio?
  • Come verranno valutate le prestazioni?

Queste domande ti aiuteranno a scoprire le aspettative dell’azienda e ad anticipare eventuali criticità.

3. Informati sul team

Il team con cui collaborerai avrà un impatto significativo sulla tua quotidianità e sulla tua soddisfazione lavorativa. Per comprendere meglio la dinamica del gruppo, puoi chiedere:

  • Chi sarà il mio referente diretto?
  • Come è composto il team e quali sono le sue sfide principali?
  • Con quali dipartimenti il team collabora più frequentemente?

 


 

4. Indaga sulla chiarezza del contratto

Un’offerta di lavoro non riguarda solo il ruolo, ma anche le condizioni contrattuali. Prima di firmare, assicurati che:

  • Il contratto specifichi chiaramente inquadramento, benefit e clausole accessorie.
  • Non ci siano termini ambigui o clausole inserite senza una discussione.

Un consiglio pratico:
chiedi una bozza del contratto prima di accettare e affidati a un professionista (HR, commercialista o agenzia del lavoro) per una verifica approfondita. Se non vuoi avere rimorsi una volta accettato, evita l’amica quella-che-sa-tutto, il partner che se ne esce con “Ho letto. È tutto ok! Mi sembra …”

5. Valuta le risorse e le aspettative

Per evitare sorprese dopo l’assunzione, è utile chiedere dettagli pratici sulle risorse disponibili e sugli obiettivi del ruolo:

  • Quali risorse saranno messe a tua disposizione?
  • Quante persone faranno parte del tuo team?
  • Le aspettative di performance sono realistiche?

Vuoi essere sicuro che l’offerta sia in linea con le tue ambizioni? Confrontati con un coach esperto.

Accettare un’offerta di lavoro è una decisione cruciale che richiede tempo e analisi. Non lasciare che l’entusiasmo ti porti a trascurare dettagli importanti. Con il supporto giusto, puoi affrontare questa scelta con maggiore sicurezza e serenità.

Prenota una sessione di coaching e scopri come fare la scelta giusta per la tua carriera!

Continua a leggere anche la parte 5 > Il nuovo lavoro ti renderà felice?

Accettare un’offerta di lavoro: come è stato il colloquio di lavoro? – parte 3

offerte di lavoro

Foto di Andrea Piacquadio

 
STAI LEGGENDO LA PARTE 3
 

Il colloquio di lavoro potrebbe essere il “termometro” dell’azienda

Assicurati di ottenere una risposta a tutte le tue domande.
“Leggi tra le righe”.

Cerca di “scavare” più a fondo e di saperne di più di questa offerta di lavoro:

  • Le persone coinvolte nel processo di selezione come ti sembrano?
  • Motivate, esauste, disinteressate?
  • C’è qualcosa che ti ha colpito durante le interviste di lavoro?
  • Parlano di un ritmo di lavoro convulso? Difficoltà a condividere feedback?
  • Una direzione assente o “lontana”?

Hai incontrato i tuoi potenziali nuovi colleghi e collaboratori?

  • Come ti sei sentito in loro compagnia?
  • Durante l’attesa alla reception … che tipo di interazione hai osservato tra i vari membri del personale?
  • Senti un buon feeling?
  • Saresti in grado di adattarti facilmente?

Trascorrerai molto tempo con queste persone, probabilmente più che con la tua famiglia e i tuoi amici.
Non devi provare (necessariamente) affetto per loro.

Il colloquio ti è sembrato troppo breve? Hanno fretta?

Il colloquio di lavoro serve all’azienda per capire se tu sei il candidato giusto.
Anche per te l’intervista di lavoro è utile per comprendere se l’azienda è giusta per te.

Durante l’interazione vuoi capire. Sapere tutte le informazioni … sul luogo di lavoro, sul ruolo, il (possibile) futuro capo e i futuri colleghi.

È nell’interesse di entrambi (tuo e dell’azienda) avere il tempo necessario di chiarire tutti gli aspetti.

Se il processo di intervista ti sembrasse affrettato, l’azienda disorganizzata,
sopraffatta o senza documentazione di formazione potrebbero essere tutti segnali di avvertimento.

Offerta di lavoro: vogliono “chiudere” nel giro di 24ore?

Proprio come tu non vuoi dare l’impressione di essere con l’acqua-alla-gola,
nemmeno l’azienda dovrebbe mostrare di esserlo.

Un processo di selezione rapido (accompagnata da un’offerta salariale più alta del previsto) può essere sintomatico di un’organizzazione con poca pianificazione, con problemi a reperire personale valido e professionale per motivi (che non conosci) che non la rendono attrattiva.

Chiediti il perché!

È lusinghiero essere chiamati per un colloquio,
ma procedi con cautela quanto ti sembra che l’azienda abbia l’acqua-alla-gola.

Prima di accettare il nuovo lavoro,
chiedi in anticipo manuali aziendali e programmi di formazione.


SEI INDECISO SE FIRMARE? > CONFRONTATI CON IL COACH

Hai capito che in azienda i dipendenti sono tutti “nuovi”?

A meno che l’azienda non sia una start up o non stia investendo in un nuovo dipartimento,
questo potrebbe essere un segnale di un elevato turnover dei dipendenti.

  • Come mai tutto questo turnover?
  • C’è una cultura del lavoro tossica?

Ti viene chiesto di svolgere un compito importante (aggratis)?

Può capitare che un’azienda voglia mettere alla prova le tue capacità assegnandoti un compito da svolgere.

Se ti accorgi che ti viene chiesto di fare (a titolo gratuito) un lavoro che richiede tempo, energia,
allora ci potrebbe essere qualcosa che non funziona.

Se ti viene chiesto di svolgere incarichi di lavoro, prima di accettare,
assicurati di porre domande dettagliate su durata, investimento di tempo, ecc.

Il processo di selezione è poco chiaro?

  • Le HR dell’azienda sono oberate di lavoro e non riescono a programmare i colloqui?
  • I selezionatori usano parole troppo generiche e un gergo pomposamente “troppo” aziendale?
  • Hai capito che non sanno bene che tipo di figura stanno cercando?
  • Sembra che abbiano qualcosa da nascondere?

Tutto è (o meglio sembra) fantastico ma al-netto non ti stanno dicendo proprio nulla.

 


 

Le fasi successive di selezione sono troppe vaghe?

Se non è chiaro come proseguire … forse l’azienda non sa davvero cosa stanno cercando,
addirittura non hanno (nemmeno) bisogno di assumere.

Alcune volte, le aziende non hanno bene in chiaro la direzione,
stanno semplicemente esplorando una possibilità di assunzione (valutare l’espansione in nuove aree/zone)

Se devi valutare un’offerta di lavoro, non sentirti sfacciato e invadente a porre tante domande specifiche al tuo potenziale datore di lavoro.

Ti senti intrappolato nell’indecisione? È il momento di chiederti cosa vuoi davvero. Con il coaching, puoi fare chiarezza e riprendere il controllo della tua carriera.

Continua a leggere anche la parte 4 > Perché è aperta questa posizione?

Accettare un’offerta di lavoro: è l’azienda giusta per te? – parte 2

accettare un'offerta di lavoro:

Foto di Andrea Piacquadio

STAI LEGGENDO LA PARTE 2

È davvero l’azienda giusta per te?

Una cultura aziendale tossica può logorarti nel tempo, esaurendo le tue energie e minando la tua autostima professionale.

Prima di accettare un’offerta di lavoro che sembra perfetta sulla carta, è importante analizzare attentamente la cultura aziendale.

 


 

1. Comprendi la cultura aziendale

La cultura aziendale è la somma di atteggiamenti, valori e pratiche che definiscono un’organizzazione. Spesso, è rappresentata nei contenuti del sito web aziendale.

Per iniziare:

  • Esamina le sezioni “Chi siamo”, “About” o “Mission”.
  • Cerca informazioni su dipendenti, clienti, partner e successi recenti.
  • Verifica i dettagli sull’organizzazione: numero di dipendenti, sedi operative, prodotti lanciati e strategie.

Poniti alcune domande:

  • Quale immagine trasmette l’azienda?
  • Qual è il tono del loro linguaggio: informale, tecnico, pomposo?
  • L’azienda enfatizza etica, diversità, inclusione e meritocrazia?


Scopri come posso aiutarti a scegliere con consapevolezza e analizzare al meglio le informazioni disponibili.

2. Fai domande dirette durante il colloquio

Il colloquio non è solo per il selezionatore: è anche il tuo momento per capire se l’azienda è davvero adatta a te. Non temere di fare domande mirate su:

  • Storia aziendale e posizionamento sul mercato.
  • Tipo di attività e responsabilità del tuo ruolo.
  • Valori e priorità aziendali.

Chiediti anche:

  • I valori aziendali corrispondono ai tuoi?
  • I dipendenti sembrano motivati e coinvolti?
  • Come sei stato trattato durante il processo di selezione?

3. Osserva l’ambiente aziendale sui social

I social media, soprattutto LinkedIn, sono strumenti preziosi per ottenere informazioni sui dipendenti e sulla cultura aziendale. Ecco cosa cercare:

  • Chi sono i dipendenti attuali? Che tipo di persone sono e da quanto tempo lavorano lì?
  • C’è un alto turnover? Potrebbe indicare problemi interni.
  • L’azienda celebra successi e fa team building?

 


 

4. Valuta la stabilità dell’azienda

Un sito web ben fatto o un’immagine curata non garantiscono la stabilità di un’azienda. Prima di accettare, verifica questi aspetti:

  • I prodotti o i servizi offerti sono competitivi?
  • Qual è il posizionamento dell’azienda sul Mercato?
  • L’azienda opera in un settore consolidato o sta entrando in un mercato emergente?

Se si tratta di una startup o di un’azienda in un mercato nuovo, considera i rischi. Queste realtà possono offrire visibilità e stimoli, ma comportano anche minori garanzie di stabilità.

Chiediti:

  • Quanto è solido il tuo “cuscinetto di sicurezza” finanziaria?
  • Il ruolo offerto è centrale per l’azienda o potrebbe essere marginalizzato?

Il coaching come supporto per una scelta consapevole

Accettare un’offerta di lavoro è una decisione che può influenzare la tua carriera e la tua vita personale. Non lasciare che la fretta o l’entusiasmo iniziale ti portino a sottovalutare i segnali di allarme.

Prenota una sessione di coaching per ricevere supporto personalizzato nella valutazione della tua prossima mossa professionale.

Con il giusto approccio, puoi prendere una decisione ponderata e costruire una carriera in linea con i tuoi obiettivi.

Continua a leggere la parte 3 > come è stato il colloquio?

Accettare un’offerta di lavoro? La difficoltà di una scelta – parte 1

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Foto di Andrea Piacquadio

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Hai lasciato un’ottima impressione durante il colloquio.
Nel giro di 24 ore, hai ricevuto l’offerta e il contratto è già pronto da firmare.

Wow! Uhm… O forse no.
Troppo bello? Perché tutta questa fretta?

Oppure, ti arriva una telefonata inaspettata: un’ex collega che lavora per la concorrenza ti informa di una nuova posizione, perfetta per te. Ti vogliono subito.

Ma c’è un problema: sei nella tua nuova azienda da meno di sei mesi.

La proposta è allettante: stipendio maggiorato, nuove sfide… ma lasciare un’azienda dove ti trovi bene è una decisione complicata.

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Se ti riconosci in questo scenario, sappi che non sei solo.

Cambiare lavoro può sembrare semplice sulla carta, ma nella realtà è una decisione che può influire significativamente sulla tua carriera e sulla tua vita personale.

Come fare la scelta giusta?

Ecco una guida per aiutarti a valutare con consapevolezza e chiarezza i pro e i contro di un’offerta di lavoro.

1. Prendi tempo per riflettere

La prima cosa da fare è resistere alla tentazione di dare risposte affrettate.
Anche se l’offerta sembra fantastica, prenditi il tempo necessario per valutarla con attenzione.

Quando qualcuno ti cerca e ti fa un’offerta, è normale sentirsi gratificati. L’autostima sale, e l’entusiasmo può prendere il sopravvento.

Ma è importante non farsi guidare solo dalle emozioni.

2. Analizza i dettagli del nuovo lavoro

Durante il colloquio, mostrati autentico e, al tempo stesso, assicurati di ottenere tutte le informazioni necessarie:

  • Quali saranno le tue responsabilità specifiche?
  • Le competenze richieste corrispondono alle tue?
  • Quali sono gli orari e le modalità di lavoro? Smart working è possibile?
  • Dove si trova la sede di lavoro?

Chiedi chiarimenti, fai domande e non temere di approfondire i dettagli che ti interessano. Più informazioni hai, più sarai in grado di prendere una decisione consapevole.

3. Valuta la tua situazione attuale

Se hai già un lavoro, chiediti:

  • Quanto ti soddisfa il tuo ruolo attuale?
  • Tra un anno, il nuovo impiego sarà ancora migliore di quello attuale?

Non sottovalutare la stabilità e i vantaggi del tuo attuale lavoro solo per l’entusiasmo di una nuova opportunità.

 


 

4. Non farti prendere dalla fretta

Come dimostra la storia di Manuela (una mia cliente), agire d’impulso può portarti a pentirti della tua decisione.

Manuela era convinta di essere stata assunta per occuparsi di social marketing. Invece, si è ritrovata a dover contattare persone a freddo per promuovere un servizio in cui non credeva.

In breve tempo, la gioia di un “nuovo lavoro wow” si è trasformata nella frustrazione di un “nuovo lavoro flop.”

Il problema? Manuela aveva preso una decisione affrettata, senza analizzare a fondo il ruolo e senza verificare se fosse davvero in linea con le sue aspettative e competenze.

Evita questo errore: prima di accettare, rifletti con calma e chiediti se l’offerta rispecchia davvero ciò che desideri.

5. Se sei disoccupato, valuta con attenzione

Essere senza lavoro può portarti a sentirti con le spalle al muro, ma non significa che tu debba accettare qualsiasi offerta senza pensarci.

Assicurati che l’azienda sia solida e che il ruolo proposto abbia prospettive di crescita.

Un salto nel vuoto potrebbe complicarti ulteriormente la vita, facendoti affrontare nuovi problemi, come ritardi nello stipendio o instabilità finanziaria dell’azienda.

Prenditi cura della tua carriera

Cambiare lavoro è una decisione importante che richiede tempo, riflessione e, spesso, il supporto giusto.

Vuoi confrontarti con un esperto per chiarire dubbi e paure?
Il coaching può aiutarti a fare chiarezza, analizzare le tue priorità e prendere una decisione consapevole.

Scopri il mio servizio di coaching per ricevere supporto personalizzato e trasformare le tue scelte di carriera in opportunità di successo.

Continua a leggere > la parte 2: può essere l’azienda giusta per te?

15 motivi perché non piaci ai colleghi: 9 è colpa tua, 6 no – parte 2

non piacere ai colleghi

Foto di NoName_13 da Pixabay

LEGGI ANCHE LA > parte 1.

Hai provato a capirli,
hai tentato di parlarci, discuterci.

Ti sei fatto un esame-di-coscienza (magari hai detto/fatto qualcosa di male?).
Boh!

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Hai provato ad essere ancora più gentile (magari cambiano idea)
Ignorarli (forse capiranno), hai arrischiato anche un profilo-più basso … ma niente!

Proprio non vai a genio!

Se riflettendo o parlando con qualcuno, scopri che non stai facendo niente di male,
è il momento di imparare a gestire le tue emozioni,
per non influenzare il tuo stato d’animo e la tua comunicazione.

Ecco 6 motivi perché non piaci ai tuoi colleghi di lavoro: ma – stavolta – la colpa non è tua!

 

1. Fai da “specchio” agli altri

Non è colpa tua se non piaci a qualche collega,
li ricordi (inconsciamente) i suoi stessi tratti,
quelli che non li piacciono.

Ci sono aspetti della personalità e del carattere che vediamo negli altri che ci infastidiscono e non accettiamo (spesso inconsapevolmente).

Cerchiamo di nasconderlo anche a noi stessi.

Proiettando continuamente sugli altri, notiamo (e mal sopportiamo) nell’altro proprio gli atteggiamenti, il comportamento e le posture che non ci piacciono.

Cosa puoi fa
Veramente poco o niente.


“Le relazioni sul posto di lavoro sono fondamentali per il successo. Non aspettare, cambia il tuo approccio oggi stesso con il coaching!”

2. I tuoi successi suscitano invidia

Se ottieni un successo nel tuo lavoro, (anche piccolo, poco importa) susciti immediatamente approvazione e riconoscimento ma anche invidia e gelosia da parte di qualche collega (che inizia improvvisamente a mostrare moderazione nelle relazioni).

Il malcontento si intuisce nei sorrisi poco sinceri.

Quando possiedi carisma, creatività, talento (ma anche una “bella famiglia” o tanti follower di Instagram!), che attirano l’attenzione,
anche il semplice fatto di “essere te stesso” è sufficiente per far risentire alcune persone.

L’invidia è un’emozione comune. Universale.

È una sensazione frustrante che proviamo quando qualcuno (a noi vicino) viene congratulato,
ottiene un riconoscimento o una promozione.

Le manifestazioni più comuni di gelosia sono la paura, l’insicurezza riguardo al proprio valore,
l’invidia.

Molte relazioni “ospitano” questi sentimenti negativi sotto la superficie,
come uno scorpione che si nasconde sotto la sabbia,
aspettano con impazienza l’errore del bersaglio, per cogliere ogni opportunità per criticare e condannare.

La persona potrebbe non mostrare in modo evidente la gelosia,
ma non perderà l’occasione di svalutarti e sabotarti.

 


 

3. Aspetto fisico

Potresti non piacere ai colleghi perché sei di bell’aspetto qualche collega potrebbe essere invidioso.
La persona ti vede come una minaccia.

La bellezza sul luogo di lavoro porta dei vantaggi,
ma è anche un’arma a doppio taglio,
costringe a convivere (e lottare) contro pregiudizi e luoghi comuni.

C’è addirittura chi consiglia alle giovani donne piacenti in cerca di lavoro di non allegare la loro foto sul CV.

Le selezionatrici (solitamente donne), considerandole una minaccia, potrebbero scartarle proprio in virtù della loro prestanza fisica.

Le persone di aspetto gradevole – a volte – godono di scarsa considerazione sia tra i colleghi (invidiosi) sia tra i capi, (più attenti a valutarne le doti fisiche che quelle professionali).

 


 

4. Non piacere ai colleghi: hai il coraggio di dire la verità

Potresti non piacere ai colleghi perché non hai paura di dire la verità.

Sei trasparente, sincero, leale.
Ti comporti con gli altri come vorresti che gli altri si comportassero con te.

La sincerità paga sul lavoro? Spesso non è la scelta migliore.
Dire quello che si pensa può far nascere qualche malevolenza.

Nascondersi dietro a bugie è più facile … e forse “paga” anche di più!
Perché la verità, in alcuni casi, fa male.

Non tutti sono pronti a ricevere “verità” estremamente negative o drammatiche.

L’ideale sarebbe pensare prima a cosa vogliamo dire,
valutare se la persona sia pronta a recepirlo a livello emotivo.

Inoltre, tieni conto che alcune persone non amano chi sa “pensare in modo indipendente”.
Non è facilmente manipolabile.


“Riconoscere i propri errori è il primo passo per crescere. Se vuoi evolvere e costruire rapporti più forti, il coaching ti aiuta a farlo.”

5. Sei vittima di pregiudizi

  • “Le donne sono nevrotiche e poco affidabili”
  • “I giovani sono fancaxxisti”
  • “I senior sono lenti e per niente tecnologici”

Non è colpa tua se qualche tuo collega ha dei preconcetti su di te.
Sei vittima di una mente chiusa e pregiudizievole.

Il pregiudizio si può basare su una serie di elementi.

L’elenco è lungo: dal modo in cui ti vesti, parli, al luogo da cui provenite, il genere, l’etnia, l’età, la classe sociale o la taglia corporea.

Preconcetti su sesso, età, cultura, nazionalità, orientamento sessuale, per l’aspetto fisico e per milioni di altre cose…

I pregiudizi sono limitanti.
Impediscono di aprire in modo completo la mente, di godere davvero di libertà di pensiero.

Liberarsi dai pregiudizi non è così semplice perché è un modo facile di “ragionare”.

Li abbiamo interiorizzati, ci siamo “dentro”,
ci alleggeriscono la mente.

6. Sei bersaglio della frustrazione di hater seriali

Non è colpa tua se alcune persone hanno solo bisogno di attenzione,
e il solo modo in cui riescono a farsi ascoltare e notare è creare dissapori.
Pettegolezzi.

Sono persone che provano ad affievolire la frustrazione e l’insoddisfazione della loro vita nel diffondere in ufficio dicerie e malignità. Fare commenti inopportuni sulla vita lavorativa o privata degli altri.

Anche in questo caso non puoi fare molto poco.
A parte non condividere con i colleghi più di quanto sia necessario per le attività lavorative quotidiane.

Non piacere ai colleghi? In conclusione …

Se un collega ti mancasse di rispetto, potresti avere la tentazione di ripagarlo con la stessa moneta.

Prima di reagire a una provocazione, è importante imparare a mantenere la calma e a non lasciarti condizionare dal comportamento dei tuoi colleghi.

La situazione può essere gestita in modo più razionale,
evitando di mostrare uno stato d’animo alterato di fronte al resto del team.

Dimostrando puntualità, integrità, dedizione al lavoro e rispetto per gli altri.

Le relazioni sul posto di lavoro sono fondamentali per il successo. Non aspettare, cambia il tuo approccio oggi stesso con il coaching!

15 motivi perché non piaci ai colleghi: 9 è colpa tua, 6 no – parte 1

piacere ai colleghi

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Avere dei problemi relazionali al lavoro è (quasi) la normalità.

“Non si può piacere a tutti” è più che una bella frase.
È una verità.

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Tuttavia, quando il problema diventa consuetudine e le difficoltà sono costanti,
allora è necessario fermarsi e fare una riflessione su sé stessi.

Non piacere ai colleghi, non sentirsi accettati sul luogo di lavoro è un’esperienza che può influenzare la tua autostima.

Ecco 15 motivi perché non piaci ai colleghi.

Di questi, 9 motivi la colpa è (anche) del tuo approccio, la tua comunicazione,
le aspettative su cosa deve/non deve fare o dire i tuoi colleghi.

Ecco 9 motivi perché non piaci ai tuoi colleghi: e la colpa è tutta tua!

 

1. Sei un menzognero seriale

A nessuno piacciono i bugiardi.
Anche se, sul luogo di lavoro, tutti mentiamo.
Sicuro.

Se dicessimo sempre la verità e quello che realmente ci passa per la testa in ogni momento,
le nostre relazioni professionali sarebbero disastrose e spiacevoli.

Quindi, sul lavoro, mentiamo per evitare imbarazzo e non essere considerati rudi e inopportuni.

Mentire è parte normale ed essenziale delle relazioni professionali.

 


 

La maggioranza sono le cosiddette “bugie bianche”,
ovvero ciò che è detto/non detto per non urtare i sentimenti e la sensibilità dei colleghi.

Ma se menti di continuo, su cose serie, se sei un bugiardo seriale,
allora la colpa è tua! Ti troverai ben presto isolato.
Giustamente.

Sul luogo di lavoro, l’autenticità continua comunque a essere considerata un valore importante,
capace di creare una cultura lavorativa più forte e migliorare le relazioni con i colleghi e i clienti.

2. Sei presuntuoso e arrogante .. difficile piacere ai colleghi!

Ti comporti come se sapessi tutto?
Non solo è arrogante, è (davvero) irritante.

Sei convinto che il mondo del lavoro è una giungla, una lotta continua, dove “la miglior difesa sia l’attacco”; così se qualcuno ti fa un’osservazione, parti subito al contrattacco.

Lasci poco spazio, incalzi e tendi a importi in continuazione. Non ammetti quasi mai di avere torto. Usi il sarcasmo e le battute per svalutare gli altri.

Sei critico. Ogni occasione è buona per mettere in difficoltà i colleghi.
Non stai scambiando arroganza e prepotenza per grinta e carattere?

Spesso se siamo aggressivi, prepotenti o arroganti è in genere un tentativo (peraltro vano) di nascondere un profondo complesso d’inferiorità.

La fiducia in sé stessi si può manifestare in molti altri modi.
Essere sicuri e avere fiducia in sé stessi è sentirsi a proprio agio nei propri panni.

La fiducia più profonda è quella che si manifesta in modo tranquillo, calmo e contenuto.


“A volte, la ragione per cui non piaci a colleghi e collaboratori non ha nulla a che fare con loro, ma con il tuo comportamento. Scopri come il coaching può aiutarti a migliorare la tua relazione con il team.

3. Sei sempre ipercritico

  • Hai standard eccezionalmente alti?
  • Vuoi che anche i tuoi colleghi siano al tuo livello?
  • Devi fare sempre una puntualizzazione?
  • Usi il tono sarcastico o un’osservazione provocatoria?

Potresti vedere le critiche come positive,
un modo per stimolare gli altri a ottenere di più, ma non è così.

Non è “simpatico” ricevere costantemente valutazioni negative.
Così facendo logori le tue relazioni professionali.

Susciti reazioni aggressive, tensione. I colleghi cominciano a evitarti.
Rendendo inconcludente ed estenuante ogni discussione.

Dovresti trasformare la polemica (soprattutto quella gratuita).
Convogliare l’energia creativa in forme più costruttive.

 


 

4. Ricerchi costantemente attenzioni

  • Hai un disperato bisogno di attenzione?
  • Giochi a fare la vittima?
  • Vuoi essere costantemente al centro dell’attenzione, con comportamenti eccessivi e teatrali?

Se non riesci ad essere al centro della scena, inventi storie, gesticolano in modo eccessivo, usando molto la mimica facciale, tendi a usare toni impressionistici, esageri sul tuo stato di salute,
(comunque sempre con modi provocatori e seduttivi per piacere ai colleghi).

Il tutto con il solo scopo di attirare l’attenzione.

Il tuo comportamento risulta inappropriato perché è attuato con persone (colleghi, capo, datori di lavoro) che magari non nutrono un particolare interesse per le tue vicissitudini.

Nonostante i tuoi sforzi per attirare l’attenzione degli altri, farai comunque molta fatica a raggiungere una profonda e sincera vicinanza emotiva con le persone che ti circondano.

5. Sei per tutti empatia-zero

  • Non condividi alcuni sentimenti con i colleghi?
  • Lo vedi come un segno di debolezza e fragilità?

Non mostrando una certa sensibilità, nascondi il tuo lato più umano.
Non rivelando le gioie e i dolori, non ti “sintonizzi” con i tuoi colleghi.

Così facendo,
non consenti una conversazione più profonda.

Comincia a condividere (non intendo particolari troppo personali) un po’ di più le tue esperienze e prospettive.

Vedrai che anche gli altri seguiranno il tuo esempio …
senza che diventi un festival del singhiozzo o una seduta terapeutica!

 


 

6. Non ti assumi mai le responsabilità

  • “Non è colpa mia”
  • “Ero di libero”
  • “Scusa. Quale progetto?”
  • “Boh! Non lo so, chiedete a Manuel …”

Te ne tiri sempre fuori.
Non eri lì, e se c’eri, eri occupato a fare altro…ne hai sempre pronta una!

Possibile che sono sempre gli altri gli incompetenti, quelli che non capiscono niente, quelli che sbagliano?

Riversare la colpa sugli altri è un atteggiamento frequente soprattutto quando ci sentiamo insicuri o abbiamo paura di fallire.

Assumersi le responsabilità è un mezzo potente per creare rispetto e fiducia nei tuoi colleghi, allo stesso tempo, incoraggi gli altri a fare lo stesso.

7. Sei un ambizioso “tritatutto”

Ogni occasione è favorevole, per metterti in buona luce, sminuire gli altri,
utilizzando bugie che feriscono in maniera mirata una determinata persona davanti al capo o ai colleghi.

Molte persone sono predisposte a mettere in cattiva luce gli altri,
per apparire migliori di quello che sono.

Le persone arriviste e calcolatrici manipolano gli altri per i propri interessi. Ignorano le problematiche degli altri. Essere manipolatori è un modo sicuro per farsi dei nemici.

Anziché svalorizzare gli altri, cerca di dimostrare sul campo il tuo valore,
porta pazienza e vedrai che la tua costanza sarà premiata.

 


 

Esiste una GRANDE differenza tra essere arroganti e “vendere” sé stessi.
Dovresti trovare un sano equilibrio tra “essere ambizioso e fare il coxxione“.

Essere egoisti non offre chance di successo. Di piacere ai colleghi.
Ti porterà solo scarse relazioni interpersonali.

Se usi le persone a tuo vantaggio, o le fai sentire insicure,
non dovresti sorprenderti di non piacere agli altri.

Se i tuoi colleghi non si sentono “sicure” con te,
eviteranno (giustamente) la tua compagnia.


La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza: con la nuova edizione 2025 del mio libro “Autorevolezza” e il volume complementare “Prima volta Leader” hai due strumenti pratici per migliorare il tuo impatto, carisma e leadership.

8. Parli sempre e solo di te stesso

  • “So bene cosa provi. Anche a me è successo che …”
  • “E io? Cosa dovrei dire? La settimana scorsa stavo … “

Hai iniziato bene, con una buona intenzione (ascoltare il tuo collega che vuole condividere con te la discussione avuta con il capo) ma adesso sei partito per la tua tangente,
stai parlando al posto dell’altro.

Hai preso spunto dalle sue parole per parlare di te e dei tuoi problemi,
delle cose che hai fatto, di quello che ti è successo,
i tuoi viaggi, i tuoi hobby, di quanto sei bravo e brillante.

Sempre e solo di te!

Niente di male, per carità, ma pensi davvero che riuscirai a impressionare, interessare e piacere ai colleghi?

Una cosa è certa, alla lunga diventi sicuramente scontato,
e spingi gli altri a evitarti.

9. Sei un lecchino

Ti rivolgi agli altri con modi umili e complimentosi,
per il tuo tornaconto.

Con i tuoi salamelecchi vuoi ingraziarti i favori di colleghi e capi per ottenere qualcosa in cambio:
un avanzamento di carriera, un permesso speciale ecc.

Non dici mai quello che pensi, perché vuoi solo compiacere e non dire qualcosa di sgradito al tuo interlocutore: “Certo, giustissimo, hai ragione, lo pensavo anch’io ecc.”

Ma davvero credi di poter manipolare gli altri con quattro complimenti e l’occhio languido?. CONTINUA …

LEGGI ANCHE LA > parte 2.

Scarsa leadership: 11 segnali che non dovresti mai ignorare – parte 2

la scarsa leadership

LEGGI ANCHE > la parte 1.

7. Puntare solo sui risultati

Gestire le persone può essere appagante ma anche sfiancante.

Richiede tempo e applicazione. Energia.
I collaboratori impegnano. Stancano. Fiaccano.
Prosciugano.

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La gestione delle persone è un tema ricorrente nelle mie sessioni di coaching;
i team leader lamentano problemi di rapporti con i collaboratori, con tutto il seguito di conflitti,
scarsi risultati, bruciori di stomaco e… notti insonni.

Non concentrarti solo sui risultati, sulla prestazione,
sui punti deboli dei tuoi collaboratori.

Non ricordarti dei tuoi dipendenti solo quando ci sono problemi,
quando si tratta di valutare o criticare.

Esprimi il tuo lato più umano e sarai apprezzato anche sul lato personale.
A volte, basta un pizzico di disponibilità in più.

 


 

Non devi essere “amico” dei tuoi collaboratori, ma anche le piccole attenzioni significano molto per le persone che lavorano con te: i loro compleanni, i nomi dei figli, dire ‘Ciao, come va?” con sincerità.

La scarsa leadership è concentrata solo sul successo personale.

Prima di intraprendere qualsiasi azione sul posto di lavoro,
chiediti quale sarà il beneficio per tutto il team.

8. Mancanza di fiducia in sé stesso

I dipendenti si nutrono della fiducia dei loro leader.

Quando il leader non è proattivo o fiducioso nel prendere decisioni,
lascia un’impressione sbagliata.

Il team leader che non ha fiducia in sé stesso crea frustrazione (poiché è indeciso),
oppure fornisce feedback di scarso valore (dice solo cosa non va).

Dovresti fornire feedback attraverso il coinvolgimento e la pianificazione.
Creare una visione, avere passione.

La scarsa leadership porterà perdita di informazioni strategiche, scadenze non rispettate,
efficienza mancata e conseguenze rovinose.

 
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9. Non essere in contatto con il lavoro quotidiano

L’efficacia di un leader si basa sulle informazioni che riceve dai suoi dipendenti.

Alcuni team leader per evitare l’etichetta (non proprio lusinghiera) di micro-manager,
cercano di coinvolgere meno i propri dipendenti.

Elargendo a “piene mani” fiducia e libertà (che detto-fra-noi è una bella cosa!).

L’intento è nobile, ma quando “indietreggiano” troppo, il risultato è inefficace perché perdono la prospettiva sul lavoro. Diventano improduttivi nella gestione del team.

I dipendenti iniziano a risentirsi per la mancanza di coinvolgimento del loro manager,
iniziando così a coinvolgerlo sempre meno.

Portando a più risentimento e ancor meno coinvolgimento.

Se ti trovi in questa situazione, prima che si trasformi in un ciclo fatale,
puoi interrompere la sequenza e trovare il giusto bilanciamento tra essere abbastanza “vicino” da relazionarti con il team senza essere oppressivo e invadente.

 
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10. Giudicare le persone sulla base delle ore lavorative

È importante assegnare il lavoro in base alle competenze e alle personalità dei vari membri del team.

Diversi team leader sono impressionati solo da chi-lavora-tanto,
dai grandi-lavoratori, i “drogati” degli straordinari.

Ma non è detto!
I grandi-lavoratori possono impiegare il doppio del tempo per svolgere il lavoro.
Hanno perso ogni prospettiva di un sano bilanciamento lavoro-privato.

I dipendenti Smart comprendono meglio il concetto di gestione del tempo e multitasking.

Sono metodici nel pensiero e generalmente raggiungono il successo grazie alle loro capacità di gestione delle competenze e del tempo.

11. Agire in modo diverso di fronte ai propri leader

I leader deboli hanno dubbi sulla propria capacità di guidare,
e si comportano come bambini quando è presente l’autorità (titolare, CEO ecc.).

Mostrano un atteggiamento sottomesso e compiacente di fronte a chi viene considerato superiore.

Una persona sicura di sé si comporta con tutti allo stesso modo.
Porta rispetto per tutti, ma soprattutto per se stesso.

Il tuo valore non dipende da quello che pensano gli altri,
dall’approvazione che riceverai da chi occupa una posizione gerarchicamente superiore.

La scarsa leadership può influire l’organizzazione

Provocare la perdita delle figure più qualificate del team.

Per rendere le aziende più efficienti è necessaria una leadership consapevole e comunicativa,
creare un ambiente in cui le persone siano incentivate al lavoro,
portando il loro valore aggiunto.

11 segnali di scarsa leadership che non dovresti mai ignorare – parte 1

scarsa leadership

Foto di Pixabay

La scarsa leadership può distruggere il clima di lavoro,
provocare la fuga dei migliori dipendenti.

I restanti collaboratori diventano ansiosi e alienati, scarsamente motivanti,
diffondono tossicità nell’ambiente, degradando ulteriormente la produttività di tutta l’organizzazione.

Molti team leader hanno difficoltà a potenziare i propri collaboratori perché non hanno le giuste qualità innate,
oppure non conoscono le tecniche di gestione adeguate per farlo.

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La leadership è un’abilità che dovrebbe essere sviluppata, ridefinendo e attuando le giuste strategie.

La leadership riguarda l’azione, non lo status. Ha il potere di cambiare, innovare e costruire la strada per il successo.

Vediamo insieme 11 segnali di scarsa leadership che non dovresti mai ignorare o sottovalutare:

1. Sì o no! Nessuna spiegazione!

Ridurre tutte le risposte a un semplice e assoluto sì/no,
senza spiegare la motivazione del caso e senza dare spiegazioni,
a lungo andare (questo comportamento autoritario),
causerà malumore e demotivazione in tutto il team.

Piuttosto, condividi le ragioni delle tue scelte, confrontati per ricercare una soluzione comune,
senza prevaricare il pensiero dei tuoi collaboratori,
mostrando sicurezza e infondendo fiducia.

 
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2. Confondere arroganza con fiducia in sé stessi

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” il leader arrogante comunica a tutti i suoi successi, non importa quanto piccoli siano, dà una visione eccessivamente positiva,
mascherando la realtà che (spesso) non è così ideale.

Il più delle volte, vuole nascondere un’autostima bassa.
Vuole apparire più competente e più bravo degli altri.

Si comporta con arroganza semplicemente perché non ha ancora capito cos’è in realtà la fiducia in sè stessi. Essere arroganti, strafottenti e stronzi non vuol dire “essere sicuri di sé”.

Anche se spesso, quelli che lo sono, sono messi su un piedistallo e osannati perché sono riusciti a diventare qualcuno. Chiediti:

  • Cosa vuol dire essere sicuro?
  • Come posso essere fiducioso senza cadere nella trappola dell’arroganza?

 
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3. Essere inflessibile

Una buona leadership richiede molta flessibilità mentale per rispondere alle dinamiche dell’azienda e al Mercato del lavoro così fluttuante.

Una leadership rigorosa può portare a un ostinato rifiuto di tutti i nuovi concetti o processi,
una rigida aderenza alle tempistiche,
un’organizzazione non produttiva.

Dovresti essere un leader risoluto dove conta,
ma non inflessibile e intransigente (su questioni di poca importanza),
per il bene del team e del raggiungimento degli obiettivi.

In qualità di leader, dovresti migliorare la flessibilità, ascoltando le critiche (costruttive) dei dipendenti,
per creare una cultura positiva del lavoro.

 


 

4. Essere troppo sensibile con i collaboratori

Alcuni team leader hanno un approccio troppo indiretto con i loro collaboratori.

Sono in soggezione (o al contrario boicottano) il collaboratore competente e preparato.
Sono ancora insicuri e dovrebbero lavorare sulla loro scarsa leadership!

Non temere la concorrenza e non sabotare il talento, anzi guidalo, incoraggialo e diventane il più grande alleato.

Inoltre, non lasciarti condizionare dal desiderio di “essere amato” e non tralasciare gli obblighi fondamentali come manager (feedback negativi, richiami ecc.).

Quando non sei ancora sicuro della tua autorità e cerchi di essere amato, ricorda che …
i problemi non si risolvono, ma crescono, i collaboratori sono frustrati,
e si lamentano … con tanti saluti … all’amore verso il loro leader.

5. Segnale di scarsa leadership? Non ascoltare

Alcuni leader faticano a parlare, altri quando lo fanno creano una discrepanza tra ciò che dicono e ciò che i dipendenti “sentono” (presumono che tutti conoscano le loro intenzioni).

Molti non riescono ad ascoltare. Peccato! La comunicazione efficace è sinonimo di buona gestione.

Non farti fregare dal presupposto che tutti ti capiscano.
Fai domande chiarificatrici (anche quando le cose ti sembrano chiare).

L’ascolto attivo è una capacità che dovresti sviluppare per la tua crescita di team leader.

I leader che ascoltano in modo efficace hanno il “polso” dei dipendenti,
ma è fondamentale ascoltare senza giudicare e con una mentalità aperta.

Quando presti tutta la tua attenzione a chi parla, inconsciamente rispetti anche il suo tempo e la sua persona.

6. Gestire le persone con regole e procedure

Il leader insicuro ha dimenticato che regole e procedure esistono per accelerare e disciplinare l’organizzazione, non per ritualizzarla o santificarla.

Alcune regole e politiche sono necessarie, ma non puoi usare regole e procedure per risolvere i problemi delle persone.

L’amore ossessivo per la procedura (spesso) maschera un’incapacità,
che può diventare letale.

Una tendenza che porta a perdersi e smarrirsi (consciamente o inconsciamente) in lungaggini concettuali, complesse teorie e procedure prolisse anziché “calarsi” su priorità vitali sono in spasmodica (e pericolosa) attesa. CONTINUA

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Lasciare attuale lavoro? I dubbi di Manuel – parte 2

lasciare il lavoro

LEGGI ANCHE > la parte 1

Lasciare il lavoro? Non ci sarà mai un momento perfetto

Vedi Manuel, a volte è solo sfortuna, troppa concorrenza, crisi del settore, altre volte si tratta di un problema di approccio, di mentalità, di pensieri negativi e credenze depotenzianti che compromettono (pesantemente) la ricerca impiego.

Se sei focalizzato sul negativo, ogni porta si chiude e l’unica possibilità che hai è quella di stare fermo e sentirti in trappola nel tuo attuale lavoro.

Ma, se credi che avere una possibilità “là fuori”, puoi prepararti, lavorare sodo per riuscirci.
Per tirarti fuori da un lavoro che non ti piace!
Se insisti, alla fine ce la fai.

Cerca di concentrarti sui risultati probabili.
Evita di speculare (quando pensi di lasciare il lavoro) su cose che non puoi assolutamente prevedere.

Quello che più conta è il tuo atteggiamento

Manuel, quanto riesci a perseverare di fronte gli ostacoli?
Hai mai allenato i “muscoli” della perseveranza, necessari quando la strada va in salita?

  • Sei disposto a non cedere alle difficoltà?
  • Sei disposto a cadere e rialzarti? Sempre ogni volta?
  • Dove trovare la forza per andare avanti?
  • Mettere in discussione le tue credenze e le tue certezze?

Purtroppo, la maggior parte delle persone si arrende al primo ostacolo o difficoltà,
gettando sogni e obiettivi.

Invece di mettere energia e tempo per superare difficoltà e impedimenti … potresti prendere l’ostacolo come un segnale che non sei “capace”, che non sei “tagliato” e …
mollare di schianto.

La perseveranza è quella dote che ti permette di andare oltre la fatica e le circostanze.

Ti permette di andare oltre i “No grazie” e “Le faremo sapere” che troverai (di sicuro) sulla tua strada di ricerca di un nuovo lavoro.

Lasciare il lavoro: la perseveranza ti porterà al successo

Non puoi raggiungere il traguardo senza fatica, senza un impegno straordinario.

All’inizio – se non sei abituato – troverai difficoltà.
Dopo varie volte – tale sforzo – diventa naturale e istintivo.

Quando la salita si fa dura, quando (sembra) che non c’è alcuna ragione di continuare, quando tutto intorno a te invita a mollare, arrendersi, rinunciare, a non continuare.

Proprio a quel punto che se vuoi ottenere qualcosa dalla vita,
devi perseverare.

La chiave è COME affronti la situazione

Una forte motivazione aiuta a vincere molte difficoltà.
Uno sforzo affannoso o occasionale sarà di poco valore (perché una volta esaurito si spegne).

Per ottenere risultati devi applicarti tutti i giorni, fino a quando diventerà un’abitudine.
Perseveranza vuol dire “attaccare” giorno dopo giorno.

Non puntare solo sulla competenza e gli studi

Vedi Manuel … sei bravo e competente ma il solo talento non è sufficiente.
Occorre duro lavoro e tenacia.

Perseveranza.

“Arrivare da qualche parte nella vita” non è solo questione di talento, intelligenza, bellezza.

Tra una persona talentuosa senza tenacia e un’altra perseverante ma senza talento, probabilmente sarà quest’ultima a ottenere i risultati migliori. Leggi post.

Davanti al prossimo ostacolo non paralizzarti … pazienza e perseveranza.

Riprova.

E Manuel?

Dopo il colloquio conoscitivo, in cui mi ha illustrato i suoi obiettivi e i suoi desideri, ma anche le sue paure e i suoi dubbi.

Ha capito che non era ancora pronto a cominciare il percorso di coaching.
Ha passato alcuni mesi nel dubbio e nelle riflessioni per capire quando fosse il momento giusto per cominciare.

A un certo punto (stufo della situazione di stallo) si è deciso e mi ha contattato per dare inizio al percorso.

In questo periodo il percorso di coaching è stato focalizzato sul mantenimento della direzione.
Non perdersi nella giungla dei dubbi e delle difficoltà.

In realtà Manuel era spaventato dall’idea di lasciare la ditta in cui è cresciuto professionalmente

Li sembrava di lasciare il “nido” che lo aveva accudito e custodito.

Anche se il contesto attuale era completamente diverso e adesso Manuel doveva affrontare l’uscita dalla zona di confort.

In effetti, la ricerca del lavoro è stata la parte più “facile” del processo.

Manuel ha un solido background di studi e di esperienza (anche con una sola esperienza alle spalle) ed ero sicuro che avrebbe avuto “successo”.

Tuttavia, l’idea del cambiamento lo eccitava e attraeva tanto quanto lo spaventava.

Dopo aver un sistemato creato in dossier di candidatura (curriculum vitae e la lettera di presentazione) ci siamo focalizzati sul settore dove incominciare la sua ricerca di lavoro.

Manuel ha effettuato diversi colloqui di lavoro che non sono andati a buon fine ma poi dopo circa tre mesi è stato assunto da una ditta concorrente alla sua (sempre dell’hinterland milanese).

Per superare la paralisi dell’analisi di lasciare il lavoro …

Potrebbe essere efficace confrontarti con un professionista (coach o consulente di carriera) o qualcuno di cui ti fidi.

Il professionista è da preferire perché ti darà feedback più oggettivi e concreti rispetto al familiare o all’amico/a, che (forse) non vuole essere diretto o passare per insensibile.

Il coach ti può far riflettere in maniera diversa da quella abituale, affrontando la questione da un’ottica differente.

A volte è sufficiente un semplice input, per uscire dallo stallo in cui ti sei arenato, per trovare la strada, e poter proseguire da solo.

Guarda il coaching per fare carriera.

Lasciare l’attuale posto di lavoro? I dubbi di Manuel – parte 1

lasciare l'attuale posto di lavoro

La notte non riesci a dormire al pensiero di lavorare il giorno dopo?
Non fai altro che guardare l’orologio e aspettare il venerdì?
Il tuo lavoro attuale non c’entra niente con le tue abilità acquisite (studi e specializzazione)?

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Stai pensando di lasciare l’attuale posto di lavoro?

L’ambiente è sempre pesante, le aspettative di performance sempre più irragionevoli,
non ti senti sufficientemente apprezzato economicamente (e non solo),
il capo ti mette il fiato sul collo (anche per cose futili),
le possibilità di crescita sono zero e soprattutto …

non vuoi passare tutta la vita al palo!

Come nel caso di Manuel (un mio cliente 34enne che lavora nel settore IT di un’azienda lombarda da oltre 6 anni) che mi spiegava quanto si sentisse sempre meno riconosciuto all’interno del suo contesto di lavoro.

Manuel sta vivendo una sorta di abbattimento generale,
gli diventa difficile sforzarsi di agire o anche (solo) pensare di dover reagire.

Tende a non riconoscersi più nel suo ambito aziendale,
anche il senso di appartenenza sta venendo a mancare.

Sta scivolando in un atteggiamento apatico che gli impedisce di cogliere le opportunità e utilizzare le risorse che ha a disposizione.

 
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Manuel sente un senso di fallimento e di sconforto diffuso

Manuel inizia a vagliare alcune ipotesi, un lavoro diverso, lo stesso lavoro ma in un altro dipartimento o in un ambiente diverso, oppure quel sogno finito nel cassetto….

Il tempo passa senza che nulla cambi, Manuel si sente come una pentola a pressione che sta per esplodere, sente rabbia e se la prende con sé stesso.

La rabbia d’altro canto (se ben indirizzata) può dare l’energia necessaria per “aprire quella porta” e uscire allo scoperto!

Forse è il tempo di lasciare l’attuale posto di lavoro

Cosa ne dici Manuel?

E poi non sei l’unico, le ultime statistiche dicono che milioni di persone stanno pensando di lasciare il loro attuale posto di lavoro e centinaia di migliaia lo hanno già fatto negli ultimi mesi.

Tuttavia, lasciare un lavoro – anche se è stressante e con poche soddisfazioni – significa di questi tempi prendersi un rischio.

Significa affrontare un cambiamento.

 
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Il cambiamento può spaventare

Allora Manuel … che fare?
Non fare nulla e mantenersi (il mal di stomaco) e l’attuale lavoro?

O anche … mantenere il lavoro, cambiare approccio per renderlo più “digeribile”. Ricercando (e consapevolizzando) alcuni aspetti positivi che possono aiutarti a “mandare giù la pillola”.

Oppure …
creare un CV accattivante e lasciare il lavoro non appena ne trovi uno (non è detto che sia migliore).

Infine,
(in modo più radicale) creare un CV accattivante e lasciare il lavoro, anche senza un nuovo lavoro.
Quel che accade… accade!

Se in ogni possibilità non riesci a ridurre l’incertezza che senti, capisci perché tante persone si “perdono” professionalmente.

Restano bloccate in vortici di dubbi e pantani d’indecisione.

 
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Quando lasciare l’attuale posto di lavoro?

Difficilmente sarà in un fremito improvviso,
un istante magico.

Un sussulto inatteso di estrema chiarezza, dove tutto “s’incastra”.
Miracolosamente.
E avrai pianificato di colpo tutta la tua vita.

Non dico che non esiste un momento topico, ma sarà molto più facile che ti ritroverai a prendere (in modo naturale) nuove decisioni. Decidere nuove azioni.

In effetti, la vita cambia costantemente e dovrai riconsiderare più volte la direzione del tuo “nuovo” viaggio.

 


 

Il dubbio la fa da padrona

Manuel, hai paura di prendere la decisione sbagliata?
Capisco! Chi non avrebbe paura di farlo!

Tuttavia, evita ogni volta che pensi alla tua carriera ti farti assalire da dubbi tipo: “Bello! … Ma … Però …Forse… E se … Non posso…”?

Sei troppo concentrato su risultati incerti e catastrofici!

Come un mantra ribadisci complessità e difficoltà, ripeti senza fine quanto “È difficile”.
Diventi negativo e pessimista.
Sfiduciato.

Per rivoltare questa negatività ti dico che … hai ragione!

In effetti è difficile …

Ma scusa, cosa ti aspettavi? Il tappeto rosso?
La coda che si “apre” quando arrivi davanti ad un locale (stile invitato VIP)?

Se c’è un momento sbagliato per essere nuovamente sul mercato del lavoro … è questo, non c’è dubbio!
Qualcuno ti direbbe che sei già fortunato solo ad avere un lavoro (bello o brutto che sia).

Detto questo … per favore, non discutiamo più di quanto potrebbe essere dura e difficile cambiare lavoro.
Perché lo è!
Parlarne di continuo ci porta solo ansia e perdiamo energie preziose.

Evita di impantanarti nei dettagli

Sai come Manuel disperdeva energia preziosa?

Studiava … ricercava … indagava… investigava … e proprio quando aveva la sensazione di avere la soluzione, decideva che non era abbastanza.

Voleva essere ancora più sicuro … e riprendeva la ricerca!

Perdersi in un vortice di ricerca di lavoro infinita è un segnale evidente che stai pensando troppo.
È ora di agire!

Nulla cambia senza azione e il viaggio più lungo inizia con il primo passo.
Fai quel primo piccolo passo.

Se i sentimenti di incertezza ti spingono a pensare troppo,
impantanarsi nei dettagli è solo un altro modo per rimandare le grandi decisioni.

 
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È una forma di procrastinazione

Raccogliere più dati, focalizzarsi su ogni potenziale risultato,
potrebbe illuderti di avanzare verso un obiettivo.

In realtà, stai solo girando attorno al problema.
Semplicemente. Inutilmente.

Quando ti ritrovi a pensare troppo, prova a riportarti al momento presente attraverso respiri profondi e pensando a qualcosa di rilassante.

Non continuare a usare il condizionale

“Farei” o “Vorrei” non ti faranno partire mai.
Non parlare di ciò che farai. Un giorno.

Devi fare il primo passo adesso.
Non esiste il giorno o l’ora giusta per iniziare a fare qualcosa.

Non lasciarti immobilizzare dalla sindrome del “domani”.
Il tempo giusto per l’azione è oggi.

Iniziare “da domani”, “da lunedì”, “dal mese prossimo”, ecc. non ti farà cominciare mai.

Quando un’opportunità si presenta,
nessuno si sente mai pronto al 100%.

Lasciare l’attuale posto di lavoro: nessuna scelta potrebbe essere quella ideale

La mente di Manuel giocava costantemente a “ricercare tutti gli scenari possibili” diventando chiassosa.
Così è difficile decidere in modo sensato.

Le alternative possono diventare contorte e confuse, causando la scelta sbagliata.

Se hai già accumulato tante informazioni, probabilmente è il momento di prendere una decisione.

Impegnati a ricercare 2-3 opzioni, una volta trovate è il momento di agire, invece di tornare indietro per ulteriori informazioni. Se ti mancano ancora informazioni, continua la ricerca!

Una volta che le hai acquisite, fermati.
E decidi!

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2.

Cosa dire i primi giorni di lavoro per fare colpo sui nuovi colleghi – parte 2

 i primi giorni di lavoro

LEGGI ANCHE > la parte 1

Fai domande – parla poco – ascolta tanto

I primi giorni di lavoro sono il momento giusto per familiarizzare con i flussi di lavoro e le politiche della nuova azienda. È anche un buon momento per chiedere chiarimenti su qualsiasi cosa di cui non sei (ancora) sicuro.

  • Fai domande.
    I primi giorni è facile cadere nel vortice di parlare molto di sé stessi.
    Lascia ai tuoi nuovi colleghi l’ultima parola.
  • Ascolta.
    Mostra rispetto e ascolta i loro suggerimenti o pensieri.
    Dimostra la tua curiosità e il desiderio di imparare.
    Sii amichevole, sorridi.
  • Tieni sempre a portata di mano un quaderno o un’agenda per prendere appunti.
    Annota tutti i dettagli che dovrai ricordare.

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I primi giorni di lavoro avrai tante domande ma non disturbare il collega che vedi occupato,
assorto nei suoi pensieri, impegnato in una chiamata o in una conversazione con un altro collega.

Non interrompere.
Puoi fare un gesto tipo “Ciao, a più tardi”.

Metti il cellulare in modalità silenziosa

Soprattutto i primi giorni di lavoro,
devi essere presente al 100% al lavoro.

Non c’è altro da aggiungere!

Primi giorni di lavoro? Non lamentarti

  • “Mi è stato insegnato a svolgere questo compito in modo diverso”.
  • “Questo non è il processo migliore per terminare questa attività”.

A volte, quando inizi un nuovo lavoro, potresti notare processi migliorabili, inefficienti o obsoleti.

Tuttavia, i primi giorni di lavoro non è il momento di criticarli.

Un cliente mi ha raccontato come i primi giorni del suo nuovo lavoro si sia lasciato andare a critiche (ironiche e poco velate) riguardo un programma informatico per la gestione delle ore lavorative delle PMI, senza rendersi conto che lo stava facendo con la persona che ha sponsorizzato (in azienda) l’acquisto di tale programma.

Fai uno sforzo per svolgere le tue mansioni lavorative nel modo in cui ti viene chiesto.
Avrai sempre tempo per le proposte, le migliorie e la revisione delle prestazioni.

 
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Chiedi consigli

  • “Davvero? Lavori qui da così tanto tempo! Hai qualche consiglio per qualcuno che ha appena iniziato?”
  • “Potrei avere il tuo suggerimento su questo?”

Le persone sono sempre lusingate quando vengono trattate come esperte.
Non aver paura di chiedere consigli e assicurati di far sapere alle persone che apprezzi le loro opinioni.

Porre domande ai tuoi colleghi su come ottenere risultati migliori nel tuo lavoro può aiutarti a sviluppare relazioni professionali. Darti informazioni preziose sui modi in cui puoi migliorare.

 


 

Primi giorni di lavoro: non spettegolare

  • “Ho sentito che il mio capo sta uscendo con la figlia del direttore finanziario. È vero?”
  • “Chi è la biondona alla reception?”

Ricorda di mantenere conversazioni educate e professionali durante le prime settimane di lavoro.
Astenerti dai pettegolezzi può aiutarti a guadagnare rispetto nel tuo nuovo posto di lavoro.

Qualunque cosa succeda, evita di spettegolare i tuoi primi giorni di lavoro (e non solo).

È facile cadere nella trappola di gossippare sugli altri per fare il simpaticone o sembrare uno “della banda”
ma se lo fai, danneggerai la tua reputazione.

 
SUGGERIMENTO > Se qualcuno ti lancia una battuta o lamentele sul collega oppure sul capo, non seguirlo solo perché vuoi creare un legame. Piuttosto, accoglilo con un sorriso di circostanza. Capirà che con te non attacca.
 

Non fare il saputello

Questa è una buona regola da ricordare, non solo i tuoi primi giorni di lavoro.

Soprattutto quando incontri per la prima volta i tuoi nuovi colleghi.

Il tuo primo istinto potrebbe essere di mostrare (in tutti i modi) quanto sei brillante e capace.

La verità è che, se ti manca l’umiltà e il rispetto per gli altri, non sarai mai visto dai tuoi nuovi colleghi come un giocatore di squadra.

La voglia di impressionare può portarti fuori strada, quindi ricorda che sei un già stato assunto:
non devi stupire i tuoi nuovi colleghi (almeno non ancora).

Resisti alla tentazione di impressionare a ogni costo, osserva il tuo ambiente lavorativo,
cerca (veramente) di capire come lavora l’azienda,

Mostra il tuo genuino interesse per le persone, vedrai,
i risultati saranno potenti!

 
SUGGERIMENTO > leggi il post con la storia di Edoardo (arrivato nel nuovo lavoro con tanta sicurezza ma poi ..)
 

Goditi il momento

Potrebbe esserci voluto del tempo ed energia per ottenere questo nuovo lavoro.
Essere assunto in questa azienda, per questa posizione.

Quindi, non dimenticare di … essere felice!

Sorridi.
Sorridi quando incontri nuove persone e stringi loro la mano.
Presentati a tutti e metti in chiaro quanto sei felice e impaziente di essere lì.

Farai colpo sui tuoi colleghi!

Mostra interesse per i ruoli dei tuoi colleghi

Se vuoi – sin da subito – lavorare in modo più efficace, sapere da chi andare con determinate domande o richieste (piuttosto che vagare senza meta),
è necessario avere una solida conoscenza di ciò che esattamente fanno i tuoi colleghi.

Scopri cosa fa ogni persona in azienda.

Anche se hai appena cominciato a lavorare – facendo domande sul ruolo – oltre a dimostrare il tuo sincero interesse, sarai apprezzato per il fatto di voler dare subito il tuo contributo,
senza andare a traino degli altri.

 


 

Primi giorni di lavoro: esprimi il piacere di unirti al team

Tutti amano sentirsi apprezzati.

Se (davvero) ti senti eccitato e grato di avere l’opportunità di lavorare con queste persone,
esprimilo apertamente.

Ringraziali per i loro contributi e il loro aiuto.

Ricorda anche che …
il tuo arrivo per qualcuno del team potrebbe essere visto come una minaccia.

Anche se sei l’ultimo dei carrieristi,
può succedere che qualcuno ti veda come un temibile concorrente.

In conclusione …

è importante capire come interagiscono le persone e regolare il tuo stile di lavoro sulla base di ogni personalità. Almeno i primi giorni.

Tuttavia, non dovresti essere troppo duro con te stesso se non va tutto alla perfezione.
Se cerchi di ottenere troppo da te stesso, potresti sentirti sopraffatto.

REMINDER > Il tuo approccio iniziale farà una notevole differenza sul successo o fallimento della tua permanenza in azienda!

Cosa dire i primi giorni di lavoro per fare colpo sui nuovi colleghi – parte 1

i primi giorni di lavoro

I primi giorni di lavoro, di solito, c’è un divario tra ciò che dovresti fare e ciò che accade effettivamente.

Non dovresti trascurare alcun compito o dovere,
ma potrebbero essercene alcuni che i tuoi colleghi si aspettano implicitamente da te.

Meglio scoprirlo il prima possibile.

Sii disponibile

  • “Di cosa hai bisogno?”
  • “Posso aiutarti in qualche modo?”
  • “Vuoi una mano con quello?”

I primi giorni di lavoro, dare priorità alle persone rispetto ad altre attività, può aiutarti a costruire buone relazioni professionali con i tuoi nuovi colleghi.

Aiutare è sempre un buon modo per impressionare.
Mostrare la tua energia positiva e spirito di squadra saranno contagiosi.

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Fai sapere ai tuoi nuovi colleghi che sei lieto di dare una mano,
anche su progetti che non sono nel tuo to-do.

Non puoi sapere se il tuo aiuto sarà apprezzato o visto come un’imprudente intrusione, ma se lo fai con rispetto, prudenza e senza prevaricazioni, dimostri la tua volontà di lavorare nell’interesse della squadra,
e non solo per te stesso.

Offrire il tuo aiuto è un ottimo modo per dare un’impressione positiva ai membri del tuo nuovo team,
ma è anche un’ottima strategia per acquisire esperienza pratica e una migliore comprensione di “come funzionano le cose”.

Non rifiutare l’invito a pranzo

  • “Sì, mi piacerebbe pranzare con te/voi. A che ora?”

È importante creare una prima impressione positiva.
Dimostrare che sei pronto a socializzare con la tua nuova squadra.

Se ti viene offerto di andare a pranzo con il tuo nuovo capo e colleghi,
non esitare, vai!

Se l’ora dell’invito a pranzo è in conflitto con una riunione o un’altra attività urgente,
rifiuta gentilmente l’invito e chiedi la disponibilità per il giorno successivo.

Tuttavia, detto questo, i primi giorni del nuovo lavoro potrebbe capitare anche di mangiare da soli.
Perché farne un dramma? Non c’è confidenza, familiarità, ognuno resta sulle sue.

Non aspettare che siano gli altri a estendere l’invito.
Fai un respiro profondo, mettiti in gioco e chiedi di sederti con un gruppo di nuovi colleghi durante il pranzo.

Fare il primo passo ti farà apparire una persona (oltre che fiduciosa) anche amichevole e disponibile.


Se vuoi migliorare il tuo modo di comunicare la NUOVA edizione aggiornata 2025 del libro “Autorevolezza” ti dà strumenti immediati e concreti. Se sei all’inizio del tuo percorso, “Prima volta Leader” ti accompagna nei primi passi con chiarezza e concretezza.

Mostra la tua personalità restando professionale

Fai domande pertinenti man mano che conosci i colleghi.
Pensa ad alcuni fatti che puoi condividere quando ti viene data l’opportunità.

Ecco alcuni argomenti che ti permettono di mostrare ai colleghi la tua personalità il primo giorno di lavoro:

  • Animali domestici: gli animali domestici sono un ottimo modo per trovare interessi in comune con altri colleghi.
  • Evento: può essere un evento in azienda, nel mondo oppure un avvenimento sportivo o culturale, un fatto di cronaca (senza entrare in quella becera e violenta).
  • Hobby: condividere che frequenti un corso di ballo o una particolare serie televisiva può aiutarti a fare amicizia con i tuoi colleghi.
  • Luogo: hai vissuto per tutta la vita in questa città? Magari ti sei trasferito per il tuo nuovo lavoro, questo può essere un altro spunto interessante da condividere con i nuovi colleghi.

 


 

Non parlare male della tua vecchia azienda o capo

  • “Questi computer sono il Top. Dove lavoravo prima erano davvero obsoleti”.
  • “Il mio vecchio capo era veramente pessimo nella gestione del team”.

Parlare negativamente di un’esperienza lavorativa può sminuire l’esperienza positiva che stai iniziando nel nuovo lavoro.

Concentrati su quanto sei entusiasta di questa nuova opportunità e lascia il tuo ultimo lavoro nel passato.
Questo può mostrare ai tuoi nuovi colleghi che hai un atteggiamento positivo e rivolto al futuro.

 
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Non criticare la nuova azienda

Se non devi disapprovare l’azienda precedente, ancor di più non criticare l’organizzazione, la struttura o l’equipaggiamento digitale dell’attuale azienda.

Se la tastiera del tuo PC non funziona puoi chiederne gentilmente la sostituzione,
ma se il modello del tuo smartphone non è di ultima generazione,
non essere negativo, critico o ironico (almeno non ancora).

I primi giorni di lavoro? Prepara una presentazione di te …

Ehi! Non penserai davvero di nasconderti dietro lo schermo del PC.

Non aspettare che siano i tuoi nuovi colleghi a contattarti.
Fatti coraggio, prendi iniziativa e presentati.
A tutti.

 


 

I primi giorno di un nuovo lavoro presumibilmente dovrai presentarti di frequente.
Condividere ripetutamente le stesse informazioni su di te:

  • Il tuo nome
  • Il tuo titolo
  • La tua nuova posizione: potrebbero esserci colleghi che hanno solo una vaga idea del tuo ruolo oppure vogliono semplicemente avviare una conversazione.
  • La tua precedente azienda: molti nuovi colleghi probabilmente ti chiederanno del tuo precedente posto di lavoro, la precedente esperienza lavorativa. Potresti condividere il tuo background e creare connessioni con colleghi che potrebbero avere un bagaglio simile.
  • Un fatto interessante: se ti sei trasferito in un nuovo posto per la posizione o stai iniziando una carriera in un nuovo settore, queste informazioni possono aiutare i tuoi colleghi a conoscerti meglio.

Non devi dire la stessa identica frase a tutti i colleghi che incontri, ma puoi pensare in anticipo a cosa vuoi dire ai tuoi nuovi colleghi per facilitare il processo di presentazione.

  • “Ciao, sono Michele e sono nuovo nel team di vendita. Sono originario di Lugano, ma mi sono trasferito qui a Milano per questo lavoro. Non vedo l’ora di conoscere tutti!”

SUGGERIMENTO> Prepara un elevator pitch. Preparati a spiegare in 30 secondi chi sei e dove hai lavorato prima.

 


 

… e per le presentazioni di gruppo

Potrebbe capitare che siano i team leader o i manager ad assumersi il compito di accompagnarti per presentarti a team interi o dipartimenti al completo:

  • Ricordati di indicare il tuo nome e il tuo nuovo titolo in azienda.
  • Parla chiaramente. È importante parlare chiaramente in modo che il gruppo possa ascoltare la tua presentazione.
  • Sorridi mentre parli. Questo può dimostrare che sei amichevole e dare un tono positivo per l’introduzione con i nuovi compagni di squadra.
  • Sii breve. Non tutti gli scambi devono essere lunghi. Stabilisci un contatto visivo.

Termina con una dichiarazione positiva.
Può aiutarti a concludere la tua introduzione con una nota positiva.

  • “Ciao, team di vendita! Sono Michele. Sono il nuovo marketing specialist. Non vedo l’ora di conoscervi tutti!”
  • “Sono entusiasta di conoscere tutti”
  • “Non vedo l’ora di iniziare questo progetto”

Cerca di ricordare i nomi di chi lavora con te (saranno colpiti se li saluterai per nome il giorno dopo).
I gesti (come questi) possono fare una grande differenza!

CONTINUA A LEGGERE > la parte 2

Cosa dire quando qualcuno ti interrompe in un meeting – parte 2

qualcuno ti interrompe

LEGGI ANCHE > la parte 1.

Come tornare all’argomento/punto interrotto

  • “Tornando a quello che stavo dicendo…”
  • “Come stavo dicendo/spiegando …”
  • “Continuando da dove avevo interrotto …”

Quando usi queste frasi, assicurati di mantenere la tua intonazione amichevole.
Se la tua voce è troppo piatta, sembrerai infastidito dall’interruzione.

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Se qualcuno chiede chiarimenti, assicurati di fornirli!

Prova a ripetere la tua idea con parole diverse.
Questo ti dà la possibilità di spiegarti di nuovo ed essere molto più chiaro.

Se qualcuno è d’accordo con ciò di cui stai discutendo

Se qualcuno ti interrompe, potrebbe anche significare che stava ascoltando con interesse ciò che hai da dire.

È d’accordo con te, mostra partecipazione,
addirittura, entusiasmo!

Dovresti rispondere in modo di incoraggiare questa connessione. L’interruzione potrebbe essere un desiderio di stabilire una relazione con te.

Se ignori questo tipo interruzioni (che mostrano interesse per ciò che stai dicendo),
stai perdendo un’opportunità.

Potresti dire qualcosa tipo:

  • “È fantastico! Vero?”
  • “Sono completamente d’accordo! Come dicevo …”.
  • “Sapevo che l’avresti trovato interessante!”
  • “Ecco perché l’ho sto promuovendo”.

 
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Espressioni utili per mettere in “attesa” le interruzioni

  • “Ne parleremo sicuramente dopo. Fammi solo finire quello che stavo dicendo…”
  • “Sono curioso della tua idea/proposta. Ci torniamo tra un minuto.”
  • “Certo! Voglio parlare anche di questo.”
  • “Mi interessa. Ma prima che perda il filo dei miei pensieri…”

Se qualcuno ti interrompe riferendosi a un argomento correlato puoi utilizzare queste espressioni per finire il tuo pensiero. Mettere l’argomento suggerito “in attesa”.

Mostra alla persona che stai ascoltando,
hai notato il tentativo di connettersi con te e sei interessato a ciò che dirà.

In questo modo puoi tornare all’argomento suggerito,
ma solo dopo che avrai finito di parlare.

E se l’interruzione continua …

  • “Non ho ancora finito. Vorrei concludere il mio pensiero.”
  • “Per favore, fammi finire quello che stavo dicendo…”
  • “Mi lasceresti finire?”
  • “Per favore, non interrompermi.”
  • “Non voglio perdere il filo dei miei pensieri.”
  • “Voglio assicurarmi che ascolti tutto il mio ragionamento.”
  • “Ti dispiacerebbe se finissi quello che stavo dicendo?”

Suggerisco di usare queste frasi solo dopo aver provato una risposta più “gentile” o se la conversazione si è trasformata in un’accesa discussione.

Presta attenzione alla tua intonazione.
Cerca di assicurarti di guardare le persone in modo neutro e che il tuo tono sia amichevole.

Se sembri infastidito, la conversazione potrebbe concludersi prima che tu abbia avuto la possibilità di esprimerti pienamente.

 


 

Se la situazione diventa imbarazzante o stressante, dopo l’incontro,
prova a contattare la persona che ti ha interrotto e chiarisci le tue intenzioni.

Prova a parlarne in privato.

Spiega come ti ha fatto sentire la costante interruzione,
e cosa vorresti facesse (diversamente) la prossima volta:

  • “Ho notato che, spesso, mi interrompi quando parlo.
    Quando lo fai, sento che non sei interessato a quello che ho da dire. Ti sarei davvero grato se potessi stare più attento e non parlarmi sopra. Essere interrotto costantemente mi impedisce di spiegarmi in modo adeguato”.

Smettila di parlare

Un altro modo per affrontare un’interruzione è smettere di parlare non appena qualcuno ti interrompe.
E ricominciare ad illustrare il tuo punto dall’inizio.

Fai finta di non ascoltare quello che la persona sta dicendo.

Il proposito è muoversi come se non avesse detto niente,
mostrarli che interrompendo non si ottiene nulla.

Le argomentazioni dell’interruzione non vengono affrontate e non ricevono attenzione.

Questa strategia può sembrare facile da attuare,
ma è meglio usarla con parsimonia.

 
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Qualcuno che interrompe? Continua a parlare

Non sempre è necessario dire qualcosa per stoppare un’interruzione.

In alternativa, puoi provare a ignorare l’interruzione e continuare a parlare.
Non è sempre l’ideale, poiché potresti finire per parlare uno sopra l’altro.

Se hai intenzione di utilizzare questa tecnica,
assicurati di parlare chiaramente e con un volume medio-alto.

Dai un’occhiata alla persona che ti ha interrotto per mostrare che l’hai notata.
come dire: “Ti ho visto, aspetta! Non ho ancora finito”.

Dopo aver finito il tuo punto, puoi dire: “Volevi dire qualcosa?”.

Se ad interrompe è il tuo capo

Attendi che la riunione finisca.

Contatta il tuo capo più tardi per programmare un incontro uno-a-uno,
chiedendo come potreste allinearvi meglio la prossima riunione.

Puoi dire qualcosa tipo:

  • “Ho notato che sei intervenuto durante il meeting di ieri.
    Hai qualche pensiero che vorresti condividere?
    C’è qualcosa che avrei potuto dire/fare diversamente per presentare al meglio i miei risultati/idee/argomenti?”

L’interruzione dice più sulla persona che su di te

In conclusione, tieni presente che tempismo e consapevolezza sono fondamentali per gestire le interruzioni durante i meeting.

Conoscere il momento giusto per parlare/non parlare durante una riunione,
può aiutarti a costruire il tuo marchio personale.

La comunicazione è il cuore dell’autorevolezza: con la nuova edizione aggiornata 2025 del mio libro “Autorevolezza” e il volume complementare “Prima volta Leader” hai due strumenti pratici per migliorare il tuo impatto, carisma e leadership.

Cosa dire quando qualcuno ti interrompe in un meeting – parte 1

qualcuno ti interrompe

Immagina di essere nel pieno di un meeting,
è il tuo turno di parlare, non vedi l’ora di condividere la tua idea brillante.

Appena inizi però, qualcuno, ti interrompe, deviando l’intera conversazione.

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Un momento di sorpresa, un altro per raccogliere i pensieri,
e continuare con quello che stavi dicendo.

(Non sai se è maggiore il disagio di tollerare l’interruzione oppure la difficoltà di affrontarlo.)

Non sempre chi ha interrotto riconoscerà che si è intromesso

Si scuserà e ti permetterà di continuare.

Infatti, prima che tu te ne accorga, tra un’esitazione e un’interruzione, è troppo tardi.
Il meeting finisce!

Potresti essere sorpreso che qualcuno intervenga quando è il tuo turno di parlare.
Non dovresti, succede!

Se l’interruzione proviene dal tuo capo, il titolare o il CEO (anche se poco gradevole) potrebbe essere classificata come “comunque accettabile”.

Se l’impedimento (palese e continuo) viene da un tuo peer o un collaboratore,
questa intrusione potrebbe avere un impatto negativo sulla tua leadership.

Anche se l’interruzione dice più sull’altra persona che su di te,
essere interrotti può farti sentire sminuito e poco rispettato.

 
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Perché le persone interrompono

Quando qualcuno ti tronca, pensa innanzitutto al motivo per cui sta intervenendo.
Considera il suo obiettivo.

Ecco alcuni motivi per cui le persone interrompono:

  • Dimenticanza: sono preoccupate di dimenticare ciò che vogliono dire, quindi interrompono per esprimere il loro punto di vista.
  • Condivisione: alcune persone interrompono quando sono entusiaste di una conversazione.
  • Visibilità: competono per riconoscimenti e ricompense.
  • Maleducazione: sono maleducate e irrispettose. Alcune persone credono che ciò che vogliono dire sia più importante delle opinioni degli altri. Preferiscono dominare la conversazione,
    mostrare la propria esperienza o conoscenza.
  • Inconsapevolezza: molte persone che interrompono non si accorgono nemmeno che lo stanno facendo. Sono nel loro loop mentale. Non si rendono conto che non hai finito di parlare.
  • Arroganza: alcune persone pensano sia segno di forza e assertività, presumono che siccome sono senior possono interrompere chiunque. Ma non vogliono essere a loro volta troncati e bollano subito l’interruzione come conflittuale, maleducata o fuori luogo.

Ci sono modi per gestire in modo strategico ed efficace le interruzioni nelle riunioni,
senza perdere la tua credibilità.

È importante che tu sia pronto a “difenderti” quando la tua posizione viene messa in discussione.

Se qualcuno ti interrompe, non è necessario essere prepotenti o drammatici per essere “ascoltato”.

Ecco alcuni dei modi migliori per gestire al meglio un’interruzione durante una riunione.

 
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La gestione efficace dell’interruzione può aumentare la tua leadership

Può essere difficile continuare a parlare subito dopo essere stati interrotti.
Probabilmente sentirai disagio o imbarazzo.
È normale.

Perdi il filo del discorso, non sai come/cosa rispondere,
e potresti essere tentato di far finta di niente.

Quando qualcuno continua a interromperti, fai un respiro profondo,
concentrati sul tuo messaggio e continua a parlare con sicurezza.

Questo indica chiaramente che intendi finire di condividere i tuoi pensieri,
e non sarai scoraggiato dalle ripetute intrusioni.

Potresti aver respinto con successo la prima interruzione, ma ciò non significa che non ce ne saranno altre. Se così fosse, rispondi alle interruzioni prima di arrabbiarti.

 


 

È più efficace parlare, prima di arrivare al punto di ebollizione.

Anche se può essere difficile tenere sotto controllo le tue emozioni,
cerca di non essere agitato!

Cerca di non prenderla sul personale

Non esigere rispetto.
Se lo chiedi, vuol dire che lo hai già perso.

Il rispetto deve essere guadagnato piuttosto che richiesto per via di un titolo o di una posizione.

Quando avvertiamo la mancanza di rispetto, sentiamo il bisogno dell’autorità.
“Se non smetti, lo dico al capo (al grande-boss, al CEO, al titolare).”

Se qualcuno ti interrompe, non fare affidamento all’autorità (almeno non subito).

Non minacciare.
Ti rende piagnucoloso. Lamentoso.
Quando minacci di “dirlo alla maestra”, ti atteggi a un bambinone piagnucoloso.

 
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Sii conciso

Più parli in modo dispersivo, provi a trattare molti punti contemporaneamente,
più è probabile che qualcuno ti possa interrompere.

Pianifica ciò che dirai. Cerca di focalizzare un singolo punto alla volta (puoi sempre sollevare altri punti in seguito), spiega la tua posizione/idea e poi dai spazio alle altre persone.

Se vuoi davvero sollevare più punti insieme, considera di numerarli. Potresti dire:

  • “Ho due pensieri su questo tema. Il primo è …”

Questo indica che (dopo il primo punto)non hai ancora finito di parlare,
gli altri dovranno aspettare per parlare!

Se hai molte informazioni da condividere, dì loro che sarai felice di rispondere alle domande,
e chiarire eventuali malintesi, quando avrai finito di parlare.

Qualcuno ti interrompe: ascolta e rispondi con decisione

Se qualcuno ti interrompe per cambiare argomento o per farti smettere di parlare,
dovresti stabilire un contatto visivo diretto con l’interlocutore e dire:

  • “Questo è un ottimo punto, Annamaria, e se potessi aggiungere un altro punto di vista …”
  • “Annamaria, finirò il mio punto. Questo argomento è importante e voglio assicurarmi che tutti siano informati”.
  • “Su questo punto, Annamaria, vorrei condividere alcuni dati che possono aiutare a spiegare…”.
  • “Annamaria, sarò lieto di ricevere il tuo feedback dopo aver condiviso il mio punto di vista”.

In questo modo, non stai invalidando la dichiarazione di Annamaria ma stai aggiungendo valore in modo collaborativo.

Una volta che hai finito di parlare, puoi rivolgerti ad Annamaria e chiederle di condividere i suoi pensieri.

  • “Ho notato che Annamaria ha avuto qualche idea prima. Ti piacerebbe condividerla?

CONTINUA A LEGGERE VAI > la parte 2.

Come fare un’ottima ULTIMA impressione in 7 mosse

ultima impressioneFoto di Yan Krukau

In diversi miei post ho parlato dell’importanza della prima impressione in alcune situazioni sociali e professionali (colloquio di lavoro, meeting, presentazioni ecc.),

Come presentarsi nel migliore dei modi, partire con il piede giusto e stupire da subito i nostri interlocutori sia la via migliore per ottenere il successo.

Come professionisti e team leader ci concentriamo (comprensibilmente) sulla prima impressione,
tuttavia, alcuni studi dimostrano come le persone ricordino chiaramente l’inizio e la fine,
e quanto facciano fatica a fissarsi nella memoria la parte centrale dell’esposizione.

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Quindi …
non dovresti solo puntare a una buona PRIMA impressione, ma anche a un’ottima ULTIMA impressione (perché è la più “fresca” nella nostra memoria).

Iniziare bene è positivo, ma finire bene è (altrettanto) importante.

Cosa fai o dici per creare un’ultima buona impressione?

Innanzitutto, non lasciarla al caso.
Dovresti sapere cosa fare/cosa dire.

Tra la PRIMA e l’ULTIMA impressione possono verificarsi molte interazioni. Non le sto minimizzando (ci mancherebbe, i contenuti sono importanti) ma devono essere gestite bene.

L’ultima impressione dovrebbe essere quella che crea il “tuo marchio” finale e duraturo.
L’impressione che farà dire alle persone:

  • “Che persona affascinante!”
  • “Voglio fare di nuovo affari con lei/lui”.
  • “Vorrei che lavorasse nella nostra azienda”

Di seguito alcuni suggerimenti su come migliorare l’ULTIMA impressione. Sono abbastanza semplici sulla carta, tuttavia, spesso non siamo consapevoli delle nostre abitudini.

Piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza!

 
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1. Tieni l’argomento più potente per ultimo

Fai come gli avvocati di grido, gli speaker e i politici internazionali,
che creano un’impressione finale molto potente e portano il pubblico ad applaudire,
magari persino una standing ovation.

Sono d’accordo con te, non è così semplice come potrebbe sembrare.

Devi davvero adottare un approccio strategico per lasciare quell’impressione duratura.

L’ultima impressione è il risultato del tuo aspetto, del tuo atteggiamento e della tua esposizione,
combinata con un sorriso genuino, una frase/risposta accattivante, una proposta seducente,
oppure un semplice “arrivederci” o “buona giornata” detto con sincerità.

 
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2. Stabilisci un “contatto”

Come ho scritto nel mio libro “Autorevolezza” nella fase finale dell’interazione, stabilisci un contatto,
guarda l’altra persona negli occhi e sorridi.

Il contatto fisico favorisce il “legame” con la persona,
anche una stretta di mano può rendere il rapporto più affabile e memorabile.

In un colloquio di lavoro o in una riunione con un cliente, stringi la mano all’altra persona mentre ti alzi dal tavolo o dalla scrivania, e poi di nuovo mentre ti allontani dalla porta (quindi due volte).

Una stretta di mano calda e sicura (assicurati che le tue mani non siano sudaticce).

3. Ringrazia

Quando hai terminato, per esempio il colloquio di lavoro, cerca il contatto visivo e sorridi.

Alzandoti dalla sedia, non stare lì in piedi titubante, imbarazzato,
ringrazia per il tempo che la persona ti ha dedicato “Grazie per l’opportunità. Lo apprezzo molto.”

Poniti di fronte rispetto la persona, piuttosto che ad angolo, darai l’impressione di un professionista aperto, diretto e caloroso.

Poi, quando stai uscendo dalla porta, puoi un’altra volta: “Grazie ancora per il colloquio” oppure semplicemente: “Grazie!”.

Sii amichevole ma fermo nei tuoi saluti.

 
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4. Sii brillante e breve

Che tu stia presentando una riunione o facendo una call di aggiornamento con il tuo capo,
centra il punto con un linguaggio semplice e soluzioni semplici.

Se usi un linguaggio semplice e porti soluzioni chiare e brillanti, sarai ricordato!

Attenzione però!
C’è una linea sottile tra l’essere assertivi e l’essere arroganti.

Le persone sono attratte dalla fiducia, quando ti comporti in modo troppo sicuro, sfacciato, sembra che tu stia compensando una celata insicurezza.

Può anche essere antipatico, specialmente quando incontri qualcuno per la prima volta.
 


 

5. Ascolta con attenzione

Ciò che rende piacevole una conversazione è l’ascolto.
Piuttosto di concentrarti su te stesso partecipa all’interazione presumendo che tu abbia qualcosa da imparare.
Ascolta, “semplicemente”.

Dai la tua totale attenzione e presta interesse ai tuoi gesti non verbali.

Non lasciarti distrarre dalle attività che ti aspettano (o dal tuo smartphone!).
Ascolta attentamente e fai domande, sii sinceramente interessato a ciò che l’altra persona ha da dire.

Non solo la farai sentire rispettata,
ma le lascerai un’ottima impressione di te.

6. Fai una domanda significativa

Poni una domanda ponderata che dimostri il tuo genuino interesse a saperne di più sulla persona, sull’azienda oppure sulla professione.

È l’opportunità di dimostrare che sei un professionista appassionato e curioso degli argomenti che hai discusso.

7. Invia un messaggio di follow-up/nota di ringraziamento

Inviare un messaggio di ringraziamento o un biglietto di ringraziamento,
è davvero un bel tocco per consolidare la tua immagine professionale.

In conclusione

Quando esci dalla stanza, assicurati di prendere tutti i tuoi effetti personali.

Non puoi puntare ad un’ottima impressione finale, se poi devi (timidamente) rientrare nella stanza scusandoti per aver dimenticato il cellulare, la penna, il cappotto ecc.

Credo che sia davvero importante nei tuoi incontri professionali essere consapevole dell’importanza di ricercare l’ultima impressione straordinaria (ovvero non-ordinario).

L’ultima impressione è ugualmente rilevante

Quello che dici/fai per ultimo può essere ricordato ancora più di quello che hai detto/fatto all’inizio

La PRIMA impressione dà il tono a ciò che ci aspetta, stabilisce le aspettative.
L’ULTIMA impressione è ciò che ci resta, probabilmente è ciò che ricorderemo di più.

Ma non otterrai uno senza l’altro.
Ci sarà un’ottima ULTIMA impressione solo dopo una PRIMA buona impressione.

Adesso, sai cosa devi fare!

15 frasi da non dire al colloquio di lavoro

frasi da non dire al colloquio

Foto di Skyler Ewing da Pexels

Durante il colloquio di lavoro è sicuramente importante focalizzarsi su-cosa-dire.
Altrettanto fondamentale è sapere cosa-non-dire.

Ecco 15 frasi da non dire al colloquio di lavoro.

“Scusate il ritardo”

Eccessive giustificazioni ti mettono immediatamente in cattiva luce.

Non va bene neanche “Scusate l’anticipo.”

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L’intervistatore dovrà lasciare quello che sta facendo e occuparsi di te. Diventi un’ospite da “piazzare” da qualche parte prima del colloquio.

“Sono alla ricerca di un’occupazione meno stressante”

Dichiarare di essere interessato ad un’occupazione meno gravosa non ti farà apparire come una persona attiva.

Meglio focalizzarsi sulle opportunità di crescita professionale che la posizione offre.

“Vorrei avviare una mia attività il prima possibile”

Anche “Sto cercando un’occupazione temporanea” non funziona.

Un cliente mi spiegava che durante il colloquio di lavoro condivideva le sue ambizioni imprenditoriali per dare un’immagine di sé proattiva.

Uhm! Nessuna azienda vuole sentirsi la seconda scelta.

Se c’è il sospetto che tu sia interessato solo allo stipendio, fino a quando non sarai in grado di fare le tue scelte, probabilmente non otterrai il lavoro.

“Farei qualsiasi cosa pur di lavorare per la vostra azienda”

Anche se può sembrare accattivante proporsi per più ruoli, nessuna azienda vuole assumere un dipendente che tende a svalutare sé stesso e il proprio lavoro.

Il selezionatore è alla ricerca di persone appassionate del ruolo che stanno ricercando.
Indirizza la tua ricerca a un ruolo specifico.

 
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“Non ho mai avuto insuccessi nella mia carriera”

Questa affermazione denota arroganza e poco senso della realtà.

Nessuno è perfetto e, sicuramente, anche tu avrai commesso degli errori.

Subito insuccessi e battute d’arresto professionali.

Se ti viene chiesto, senza oscillare dall’esaltazione all’eccessiva umiltà, racconta le tue esperienze con capacità analitica e concretezza.

 
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Qualcosa di negativo sul precedente datore di lavoro

Tipo “Ho lasciato il lavoro precedente perché non andavo d’accordo con il mio capo”.

Non importa quanto sia stato mostruoso il tuo ultimo lavoro, non parlare male di un tuo ex datore di lavoro.

Anche se fosse vero, questa informazione non ti agevolerà e non ti aiuterà a fare una bella impressione.

Mantieni il tuo tono tra il neutro e il positivo, concentrandoti su ciò che hai imparato da questa esperienza e su ciò che speri di fare in futuro.

Così facendo puoi mostrare la tua capacità di rimanere professionale e positivo indipendentemente dalla situazione.

Con questo approccio, l’intervistatore avrà la certezza che non dirai nulla di negativo sull’azienda in futuro.

 
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“Non lo so”

Per quanto tu sia preparato potresti ricevere una domanda a cui non ti eri preparato, o che ti lascia perplesso.

Dire “Non lo so” raramente è l’approccio giusto.

Questa può essere una grande opportunità per dimostrare il tuo pensiero critico. Le tue capacità di problem solving.

Potresti chiedere ulteriori informazioni per mettere insieme una risposta accurata.
Oppure dire “Vorrei prendermi un minuto per pensarci.”

Discutere di benefit, ferie, pause, straordinari e stipendio

Evita di chiedere immediatamente informazioni su ferie e retribuzione, a meno che questi argomenti non vengano prima sollevati dall’intervistatore.

Sembri arrogante, poco attraente.

L’azienda vuole sapere (in primis) cosa puoi fare per loro.
Cosa puoi fare per migliorare i processi aziendali e far crescere le performance e l’organizzazione.

Se proprio vuoi, puoi menzionare questa conversazione verso la fine del colloquio in modo indiretto.

Tipo: “Non vedo l’ora di saperne di più sui benefit e sulla retribuzione durante la nostra prossima conversazione”.

 


 

“È sul mio curriculum”

Se il selezionatore ti domanda una cosa che potrebbe benissimo essere scritta sul tuo curriculum, dovresti sempre rispondere con parole tue e fornire maggiori dettagli.

È probabile che l’intervistatore ti stia chiedendo di un particolare lavoro o esperienza, vuole che tu dica di più (al di là di cosa hai scritto sul CV).

Sta semplicemente ricercando ulteriori informazioni e sta valutando le tue abilità comunicative.

Rispondi utilizzando esempi specifici che dimostrino come la tua qualifica, esperienza e abilità siano rilevanti per la posizione.

“Sto attraversando un momento difficile in questo momento.”

La maggioranza delle persone, probabilmente anche il tuo intervistatore, sarà comprensivo nei confronti di qualcuno che sta affrontando un momento difficile (salute, divorzio ecc.) della sua vita.

Ciò non toglie che, potrebbe anche chiedersi se la tua vita personale influenzerà sulle tue prestazioni sul lavoro.

Quindi, tieni i tuoi problemi nascosti.
Mantieni la conversazione del colloquio focalizzata sulla tua vita professionale.

“Non ho domande”

La maggior parte degli intervistatori, verso la fine del colloquio, chiederà se hai domande.

Una parte importante della preparazione di un colloquio è pensare a domande significative che mostreranno il tuo interesse per l’azienda o la posizione.

Non avere domande vuol dire non essere abbastanza interessato per saperne di più.

Poni domande.
Il tuo colloquio diventerà una conversazione piuttosto che un botta-e-risposta.

Chiedere informazioni scontate sull’azienda

Fai ricerche online sull’azienda.

Prendi contatto con un dipendente che lavora o ha lavorato in questa azienda.

Cerca di avere una chiara comprensione della mission e la vision dell’azienda, ciò ti consentirà di porre domande più dettagliate.

Non puoi presentarti a un colloquio senza sapere quasi nulla della posizione o dell’azienda.

“So di non avere molta esperienza”

Le tue (poche) esperienze le hai già raccontate nel curriculum vitae.

Quando ti scusi per l’esperienza che non hai, dimostri che non sei la persona giusta per quel ruolo, o addirittura che partiresti da zero.

Invece di attirare l’attenzione sulle tue debolezze, rimani positivo.

Cerca di concentrarti sui tuoi punti di forza e su come le tue competenze aggiungeranno valore all’azienda.

Parla delle tue abilità (di comunicazione, organizzazione, risoluzione dei problemi e gestione del tempo) e mostra entusiasmo per la posizione offerta.

“Prima di decidere devo consultare il mio partner”

Se realmente hai questa necessità, puoi chiedere al selezionatore di darti qualche giorno per decidere, senza menzionare che la scelta dipenderà anche da un’altra persona.

Far vedere che la scelta dipenda dal partner denota insicurezza e poca professionalità.

“Sa dirmi per che ora avremo finito?”

Ecco una delle frasi da non dire al colloquio,
non dovresti mai dare l’impressione di avere fretta.

Il selezionatore potrebbe percepire la tua domanda come una mancanza di interesse nei confronti dell’azienda e della posizione lavorativa; ma anche come una mancanza di rispetto e di disponibilità.

“Il perfezionismo è la mia più grande debolezza”

Il giochetto-risposta alla domanda “Qual è la sua più grande area di miglioramento?” dove celebri il tuo perfezionismo che portato all’eccesso diventa un difetto … non è molto originale!

È un cliché oramai abusato.

Inoltre, non offre una vera visione del tuo stile di lavoro e della tua personalità.

10 errori stupidi che fanno anche i manager intelligenti


Molti professionisti sono convinti che essere leader sia una “conseguenza logica” di una posizione o un titolo.

Tuttavia, la leadership riguarda più il comportamento che le abilità o le conoscenze specifiche.

Ha molte sfaccettature. È un’abilità che deve essere affinata ogni giorno. Il pericolo di commettere errori è sempre presente.

Anche i manager che si ritengono intelligenti-e-smart commettono errori. Alcuni degli errori “poco intelligenti” (tipo dare cattivo esempio “Fai come dico, non come faccio”) derivano da un senso di eccessiva sicurezza e potere.

Ecco 10 errori stupidi fatti da manager e leader considdetti intelligenti:

Proclamare la propria competenza

Non dichiarare la tua preparazione,
lascia che si parli di te attraverso i tuoi gesti, le tue parole o la tua presenza.

Se proprio devi dimostrarla, porta esempi concreti di situazioni realmente accadute che mostrino come ti sei comportato o hai reagito.

Pensare di sapere tutto

La cosa peggiore che puoi fare è smettere di essere curioso.

Rispondere sempre “Lo so!”.

Pensare di avere una comprensione della situazione e fare supposizioni senza un riscontro (oggettivo) della realtà.

Aspettarsi buone prestazioni dai nuovi arrivati e principianti

Un processo di inserimento ben strutturato permette alle persone di ambientarsi rapidamente e diventare produttiva quanto prima.

I collaboratori hanno bisogno di capire la cultura aziendale, come avere successo nel loro nuovo ruolo …

e devono ricevere feedback regolarmente.

Parlare in videoconferenza come in presenza

Nelle riunioni online dovrai trasmettere competenza e autorevolezza solo attraverso l’immagine piatta dello schermo.

Non potrai ricambiare uno sguardo, non avrai una mano da stringere, non potrai far sentire la tua “presenza”.

Adatta la tua prospettiva, le tue abitudini e il tuo atteggiamento.


Non specificare

Non dare per scontato che comunichi in modo chiaro.

Abbassa il volume del tuo chiacchiericcio interno e aumenta il tuo ascolto.

Poni domande chiarificatrici: “Cosa significa? Può essere più preciso? Come sei arrivato a questa conclusione?”.

Voler impressionare a tutti i costi

Non metterti sempre in mostra.

Foto condivise sui social con pseudo-celebrità, diplomi e certificati in bella mostra in ufficio, weekend meravigliosi ecc.

Niente è più patetico di un costante tentativo di impressionare gli altri.

 

Usare la mail per evitare una discussione difficile

È molto più autorevole risolvere un conflitto sul lavoro con un incontro faccia a faccia.

Sei il leader. Dai l’esempio. Non “nasconderti” dietro una email.

Parla dei fatti. Non fare supposizioni sul carattere della persona in base alle sue azioni.

Poni domande, mostra rispetto e raggiungi un accordo reciproco.

Delegare la motivazione del team a un formatore/coach

La motivazione non “sgorga naturalmente”.

Sei tu che per primo deve motivarsi, entusiasmarsi, ispirarsi.

Dopo (solo dopo) la puoi chiedere, anzi pretendere, dai tuoi collaboratori.

La motivazione del tuo team parte da te!

Mettere le persone sotto (troppa) pressione

Le cose ti vengono facile? Bene. Potresti tendere l’asticella troppo in alto, e se gli altri non riescono, presumere che sia dovuto a scarso impegno.

Quindi spingi ancora più forte.

Dovresti semplicemente capire quanto (duramente) queste persone hanno lavorato per realizzare quello che definisci il-minimo.

Lamentarsi del proprio team

Costruisci sui punti di forza dei tuoi collaboratori.

Non continuare a cercare (lamentandoti) qualità che non ci sono. Non sei un talent scout.

L’atteggiamento “vittimista” è un’indicazione di uno scarso livello di proattività e leadership.

10 cose da evitare se vuoi il successo professionale

il successo professionale
Foto Pixabay

Se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi (grandi o piccoli, poco importa) è senz’altro utile comprendere cosa-fare per avere il successo professionale.

Altrettanto importante è conoscere anche cosa-non-fare.

Ecco 10 cose da evitare se vuoi ottenere il successo professionale:

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Non aspettare il “momento perfetto” per agire

Non aspettare il momento giusto per agire perché il momento perfetto potrebbe non arrivare mai.

Non avere timore di fallire e di sbagliare, nella vita non ci sono certezze e non esistono garanzie di successo.

Tuttavia, se non provi (e non ti butti) è garantito che fallirai.
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Non lasciare “lievitare” i problemi

Affronta i problemi appena possibile.

Le cose più difficili vanno affrontate subito. Rimandare o (peggio) ignorare un problema vuol dire trasformarlo in “qualcosa” di sempre più grande, magari ingestibile.

Sarai ancora più logorato dallo stillicidio di attesa, ansia e stress.

Non aspettarti risultati immediati

Non pensare che il successo professionale arriverà “rapido” e “facile”.

Occorre tempo e fatica.

Ognuno si evolve al suo ritmo, nessuno sa quanto tempo ci vorrà per ottenere progressi rilevanti.

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Non percepire le difficoltà come ostacoli insormontabili

Quando sei di fronte a una difficoltà, non fare drammi, non disperarti o rassegnarti.

Vedi questo impedimento “semplicemente” come un problema da risolvere … un ostacolo da superare!

Questa esperienza ti renderà ancora più forte.

 


 

Non preoccuparti di piacere a tutti

Riconosci che non hai bisogno di accontentare tutti, in ogni momento.

Non aver paura di dire “no” o “perché”, quando è necessario.

Sforzati di essere gentile e leale. Non essere sconvolto se non piaci o non sei accettato da tutti.

Non sprecare energia per cose che non puoi controllare

Non sprecare energia e capacità su cose/fatti che non dipendono da te.

Non puoi controllare gli altri ma solo gestire la tua reazione, il tuo atteggiamento.

Concentrati sulle prossime azioni e solo su ciò che puoi controllare nella tua vita.

 
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Non rinunciare dopo un fallimento

Invece, usa il fallimento come un’opportunità per crescere, imparare, fare un progresso e correggere la direzione.

Gli errori ci insegnano cosa non ha funzionato, cosa dovremo fare di diverso la prossima volta.

Gli errori sono i gradini che ci portano al successo.

Non cercare scuse

Assumi la responsabilità dei tuoi errori.

Se le cose non vanno come previsto o qualcosa va storto, prenditi l’onere di risolvere il problema.

Non trovare giustificazioni. Le scuse sono a uso esclusivo di indecisi e incompetenti.

Non lasciarti condizionare da persone negative

Ignora gli scettici, i lamentosi e i pessimisti.

L’energia è contagiosa.

Ascoltando continuamente problemi, lamentele, pessimismo ti sentirai a tua volta stanco e logoro.

Non mollare. Mai!

Ottenere il successo professionale non è cosa-facile.

Ci vuole tempo. Fatica. Dedizione, coraggio, costanza.

Anche al tuo livello (grande o piccolo che sia, non importa).